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LA SANTITÀ È LA SOLA FECONDITÀ APOSTOLICA

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19 dicembre 1969 Meditazione ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell’Immacolata. Don Ottorino, prendendo lo spunto dal libro di padre Matteo SS.CC. “Ritiro sacerdotale”, illustra come non ci possa essere fecondità apostolica senza santità. Il teso originale è registrato e la sua durate è di 28’.

L’introduzione della meditazione è evidentemente in tono scherzoso, come subito dopo quando accenna alle vacanze della scuola nel seminario diocesano, nominando mons. Giovanni Sartori, allora rettore. Don Ottorino nomina il diacono Livio Adessa che era in procinto di partire per il Guatemala, poi Giorgio Girolimetto o Giorgio De Antoni ambedue del corso teologico, e infine Zeno Daniele.

Anche per questa meditazione don Ottorino si serve del libro di padre MATTEO SS. CC., Ritiro sacerdotale, Direzione Generale Intronizzazione, Grottaferrata (Roma) 1958. Le citazioni, tratte dalle pagine 93-98, sono sempre riportate in corsivo senza ulteriori richiami.

Il riferimento è a Francesco Ragno, un giovane aspirante proveniente da Crotone che si trovava nella Casa dell’Immacolata per discernere la propria vocazione e che all’epoca si trovava nel periodo del noviziato.

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1. 1. Introduzione
Sia lodato Gesù Cristo! Qui continuiamo a diminuire di numero. Se ne mandiamo via ancora degli altri, restiamo senza nessuno. Sarebbe il caso di domandare: “Volete partire anche voi?”. Forse per l’America? Non è vero, Giorgio... Livio? “Volete partire anche voi?”. Domani ce ne andremo! Però fate un piacere di mandarci qualcuno di quelle parti, qualche indiano, qualcuno, visto che dall’Italia non vengono vocazioni. Zeno si presterebbe volentieri a venirlo a prendere, se fosse necessario. Non è vero, don Zeno? Continuiamo le nostre meditazioni con la guida di padre Matteo. Prima di tutto, però, do una notizia un po’ triste... non so se sia il caso di dirvela: ieri sera, alle dieci, monsignor Sartori mi ha telefonato dicendo che in seminario avrebbero portato le vacanze fino al cinque gennaio. Unitevi al dolore comune, perché i seminaristi torneranno il cinque e la scuola riprenderà il giorno sette di gennaio. Così sarà contento anche don Girolamo per quanto riguarda la legatoria. Credo di interpretare la volontà di Dio proponendovi di trascorrere, magari tutti insieme, una giornata ad Asiago in mezzo alla neve; si potrebbe andarvi con un pullman e passare una mezza giornata lassù. Penso di interpretare la volontà di Dio, ma penso che sia anche la vostra volontà, il vostro desiderio. 2. La santità sta alla base della fecondità apostolica Il tema che padre Matteo propone questa mattina è questo: “La santità è la sola fecondità”. Egli inizia facendo un certo parallelo tra la Madonna e il sacerdote; non sto qui a ripetere che sacerdote e diacono sono per noi sullo stesso piano. Tralascio la lettura di alcune righe. Dunque, poiché la Madonna «... è la Regina e il modello degli Apostoli, apprendiamo dal suo Cuore materno e sacerdotale il segreto della sua fecondità: “Omnis gloria ejus - ed io aggiungo - omnis potestas ejus, ab intus” (Salmo 44,14)». Penso che anche Ragnosi capace di tradurre queste parole latine: "Tutta la sua gloria, e padre Matteo aggiunge anche tutta la sua potenza, le viene dall’interno".

CONSACRAZIONE santità

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2 .«Apostolo silenzioso, - la Madonna - anzi muto, dal 25 marzo a Natale... muto e grande apostolo dal Natale al Calvario... muto e grande apostolo dal Calvario alla sua Assunzione... Come?
Dalla sovrabbondanza del suo Cuore, pieno di Dio, Ella dispensa Dio. Dispensa Gesù Cristo. Poiché essendo Madre di Dio, Ella è il deposito santissimo della grazia sostanziale che è Gesù, suo Figlio e suo Dio, ed essendo Mediatrice universale, dispone del tesoro dei meriti acquistati dal Redentore. Ella non ha mai predicato, e, ciò nonostante, nessuno è mai stato come Ella un “Missionario del Padre” e un “Apostolo del Figlio”. “Omnis gloria ejus ab intus”. Ecco una delle più belle lezioni che Maria dà agli apostoli e ai missionari. La Regina vuol farvi per mezzo della mia bocca questa importantissima lezione: ascoltatela filialmente». Perdonate se vi leggo un paio di paginette, ma sono talmente piene di spunti di meditazione che possiamo, poi, masticarle con un po’ di distrazioni in mezzo. «Malgrado il gran male che si può constatare ovunque, io rimango ottimista, perché credo a questa divina parola: “Ego sum resurrectio et vita” (Giovanni 11,25). Ma notate immediatamente che al ricordarvi questa parola io mi riferisco principalmente a Nostro Signore presente nel Santissimo Sacramento dell’Altare. Eppure il tabernacolo, col suo celeste tesoro, da solo non basta. Guardate quanti Tabernacoli nel mondo e quanto male attorno di essi, malgrado la Presenza reale...! È dunque evidente che, secondo il piano divino, accanto al Tabernacolo Eucaristico, ve ne sia un altro che lo integri. Quale? Il cuore di un santo prete! Senza di questo, si direbbe che il Tabernacolo Eucaristico diviene piuttosto la prigione silenziosa di Gesù Signor nostro. Mentre che ogni volta un cuore di un santo prete si trova al servizio dell’altare, allora il tabernacolo Eucaristico diventa sorgente ineguagliabile di vita». Avere un tabernacolo senza un santo prete è come avere un pozzo pieno d’acqua senza la corda e il secchio per attingere: voi la potete guardare, ma non vi arriva. E adesso, il nostro caro padre Matteo, sulla sua affermazione, ce la farà capire questa verità.

SACERDOZIO prete

EUCARISTIA tabernacolo

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3 .«In altri termini, della stessa maniera che Dio ha voluto servirsi di Maria come mediatrice dell’Incarnazione e sempre si serve di Maria come mediatrice di tutte le grazie, ancorché Egli possa agire direttamente, senza passare per il ponte e il canale ch’è Maria, così il prete è mediatore necessario di Cristo Mediatore. Siamo tutti stabiliti come dispensatori della grazia, come un ponte fra il Mediatore Crocefisso e le anime. Ma questa mediazione non si esercita per il solo fatto di lavorare e di amministrare i tesori della Chiesa, ma divenendo, come Maria, una potenza irraggiante, “ab intus”. Il primo, il grande segreto della fecondità del prete risiede nel suo cuore modellato sul Cuore della Corredentrice. “Omnis gloria et omnis potestas ejus ab intus”, tanto per il prete come per Maria. Infatti che cosa è la fecondità apostolica? Una vita divina che irraggia da un’anima tutta divinizzata, silenziosa o in piena attività... Come Gesù durante trenta anni a Nazareth, o come Gesù che predica alle folle... E cos’è un apostolo? Un calice pieno di Dio, di Gesù fino all’orlo, che riversa l’eccedente sulle anime... come S. Francesco o una piccola S. Teresa. L’attività non è che una forma e la via ordinaria dell’apostolato, quello missionario, per esempio, ma la sostanza di questo apostolato, la sua anima, non è per niente l’attività, sebbene eccellente e ordinariamente obbligatoria. Il segreto dell’apostolato risiede in un’anima di fuoco, in un cuore di fuoco, in una vita intima e profonda, nel soffio dello Spirito “ab intus” ».

L’esempio che padre Matteo riporta, e che don Ottorino riassume in poche parole, è narrato alle pagg. 99-102 del libro. Un ammalato, scomunicato per le gravi offese arrecate, alla religione dopo molte resistenze alle pressanti preghiere di padre Matteo si confessò e chiese alla moglie non cattolica e ai figli non battezzati di seguire il suo esempio, cioè quello di convertirsi e di farsi battezzare per entrare nella Chiesa cattolica. Più tardi padre Matteo scoprì che la conversione di quella famiglia era dovuta all’umile e fiduciosa preghiera di una loro domestica.

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4. 3. Ogni conversione è frutto della grazia
Queste cose, magari un po’ più alla buona, le abbiamo dette tante volte; si può dire che sono la dominante dei nostri incontri, delle nostre meditazioni. Ma io vorrei, proprio, che divenissero la vostra vita e ve ne convinceste. Dinanzi a un peccatore, a un grande peccatore, le argomentazioni non valgono niente. Per spiegare questo padre Matteo porta più avanti anche degli esempi; citerà un caso.In una casa il capo famiglia non si confessava da quasi venticinque anni; alla fine si è confessato, e ha voluto il battesimo della moglie e dei figli. Si è poi scoperto il segreto di tutte queste conversioni: una povera donna di servizio ogni notte faceva un’ora di adorazione e di preghiera per tutta la famiglia e aveva chiesto al Signore la grazia della conversione del padrone di casa e di tutta la famiglia. Alla fine questa povera vecchietta ha detto: “Signore, ti ringrazio! Adesso muoio contenta perché mi hai concesso la grazia che ti ho chiesto per tanti anni”. Padre Matteo riferisce anche un altro caso. Un prete che scriveva articoli, teneva prediche, eccetera, dopo trent’anni di lavoro ha avuto l’occasione di ascoltare una predica di padre Matteo, nella quale il padre insisteva su questi principi. Alla fine della predica alcuni giovani sacerdoti si sono messi a parlare tra di loro facendone il commento. Allora questo prete anziano ha detto: “Guardate, posso assicurarvi io che questo padre missionario ha ragione. Da trent’anni io scrivo e voi mi conoscete. Voi mi apprezzate perché scrivo libri, perché scrivo articoli, perché, insomma, sono un po’ sul piedistallo, però io vi confesso che in trent’anni non ho mai assolto un peccatore convertito da me”. Guardate che è grave, eh, dover dire: “Non ho mai assolto un peccatore convertito da me”! Sì, va bene, può capitare di entrare in una chiesa e che una persona venga chieda: “Padre, mi confessa?”. Va bene, ma chi è stato ad ottenere quella confessione? Magari una vecchietta, magari una suora ammalata, magari una mamma ammalata... chissà chi ha convertito quell’anima! Tu sei stato lo strumento di una assoluzione, e va bene, sei stato ministro di Dio. Però ricordatevi bene che il Signore ci domanderà conto anche di quanti abbiamo convertito noi, non solo di quanti abbiamo assolto. Perché ci può essere un bravo papà di famiglia che per anni e anni segue un suo amico e piano piano lo porta ai sacramenti, e tu vieni qui, potresti essere anche in peccato mortale, gli dai l’assoluzione, e l’assoluzione è assoluzione: lui se ne va santificato e tu resti con un peccato in più perché hai amministrato male i sacramenti. Non facciamo scherzi! Dunque: un uomo, da trent’anni sacerdote, portato un po’ sulla cresta dell’ onda perché scrittore, conferenzista, eccetera, fa questa confessione: “Non ho mai assolto uno convertito da me, uno convertito da me”.

PECCATO peccatore

GRAZIA Confessione

CONVERSIONE

APOSTOLO ambasciatore di Dio

FAMIGLIA papà

Durante la seconda guerra mondiale don Ottorino era spesso chiamato a confessare nelle carceri di Vicenza, dove erano tenuti prigionieri, assieme a detenuti comuni, anche perseguitati politici e nel 1945, dopo la liberazione, anche i gerarchi fascisti.

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5. 4. L’apostolo è l’esperto della santità e dell’unione con Dio
Era facile andare in prigione durante la guerra o sotto i bombardamenti, e la gente veniva a confessarsi, ma bisogna chiedersi: “Quali di queste persone io ho convertito con la mia santità e con la mia preghiera? Quali ho trasformato un pochino perché hanno sentito Dio, hanno sentito la potenza di Dio attraverso la mia parola o la mia azione?”. Amici miei, non bisogna scherzare, sapete! E non bisogna illudersi perché un domani andate in un posto, in una parrocchia e c’è un po’ di gente che viene, si fa un po’ di chiasso. Se non siete uomini di Dio, anche se in quella parrocchia di diecimila anime a un dato momento ne vengono in chiesa settecento o ottocento o mille e, illudendovi, dite: “Guarda quanta gente viene in chiesa!” e simili cose, finché non siete pienamente di Dio, dovete rispondere di peccato di omissione. Le anime vengono da noi per cercare Dio. In un’osteria si cerca vino; se fuori vedi scritto “Osteria”, non vai a prendere il latte, un litro di latte, là dentro vai a prendere vino, non c’è niente da fare, e se c’è scritto “Latteria”, vai a prendere il latte e non il vino. Il sacerdote e il diacono, cioè l’uomo di Dio, come adesso Livio, che va in Guatemala, potrebbe appendere al suo petto un cartellino con questa scritta: “Qui si dispensa santità. Io sono una fonte di santità. Se qualcuno ha bisogno di santità venga da me”. Non può scrivere su quel cartellino: “Io sono un fotografo: chi vuole fotografie venga da me”, oppure: “Io sono un musicista: chi vuole imparare a cantare venga da me”, o anche: “Io sono un ballerino: chi vuole imparare a ballare venga da me”, ma: “Io sono un santo: se uno ha bisogno di santità venga da me”. Gli altri sono tutti mezzi per avvicinare, ma poi si deve scoprire che io sono l’uomo di Dio. Questa unione con Dio non è uno studio di Dio: lo studio di Dio dovrà precedere, dovrà seguire, dovrà accompagnare, ma questa unione con Dio è proprio quell’unione di cui abbiamo parlato tante volte e che vuol dire comunione di vita con Dio, vita a due. Per cui quando mi alzo al mattino, mi metto a parlare con lui; prima di andare a letto alla sera, parlo con lui; nelle mie difficoltà, parlo con lui e mi apro con lui. Se non lo fate adesso, che siete in condizioni abbastanza buone, mi pare, sia per la temperatura che abbiamo in Italia, sia per i mezzi che ci sono, perché se fa caldo andiamo in montagna, se fa freddo accendiamo il termosifone, come lo potrete fare un domani quando vi troverete in zona di operazione, dove tutto è un po’ contrario?

GRAZIA Confessione

CONSACRAZIONE santità

APOSTOLO uomo di Dio

PECCATO omissioni

ESEMPI apostolo

MISSIONI

L’allusione è a un sogno che don Ottorino aveva avuto e in parte anche raccontato, nel quale gli era apparso il vescovo mons. Rodolfi per indicargli una terribile prova che la Congregazione avrebbe dovuto attraversare.

Cfr. Mt 27,46 e Mc 15,34.

La definizione della santità come vita da cani venne riferita a don Ottorino dall’amico mons. Vincenzo Sebben, rettore del collegio vescovile di Thiene (VI), il quale l’avrebbe sentita da un santo religioso anziano.

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6.Non vi leggo tutte le lettere che arrivano dai confratelli perché molte sono riservate, ma in più di una i vostri fratelli che sono in America ammettono di trovarsi con difficoltà. Questo capita anche in Italia, non solo in America, e anche tanti sacerdoti diocesani sono nelle stesse condizioni - anche tanti papà e mamme di famiglia sono nelle stesse condizioni - per cui, a un dato momento, si vede nero, nero, nero, non si sente più Dio, non si prova nessuna soddisfazione per mesi e mesi, e qualche volta per anni, si sente l’aridità più squallida, quasi il senso della disperazione: papà di famiglia che vorrebbero abbandonare la famiglia, mamme che vorrebbero abbandonare i figli, sacerdoti che vedono nero un po’ tutto.
Amici miei, è la prova, è il momento della prova, direbbe monsignor Rodolfi.Appunto perché tu hai cercato al volontà di Dio, appunto perché tu desideri solo la volontà di Dio, è necessaria la prova. Ed è necessario, vorrei dire, che anche tu arrivi a quel momento di Gesù: “Padre, Padre, perché mi hai abbandonato”, e nel quale devi sentirti quasi solo, quasi solo e, nonostante tutto, dire: “Sì, sì!”. L’amore puro si prova specialmente in quel momento: quando non hai nulla da ricevere, tutto e solo da dare. L’amore è donare! E allora ecco: il Signore ci prova, vuole vedere se siamo capaci di dare soltanto, senza ricevere. Questa prova, ricordatevelo, sia che siate un domani papà di famiglia o preti o diaconi, presto o tardi l’avremo tutti, perché è necessaria per andare in Paradiso, cioè è l’attestazione dell’amore, è la risposta all’amore di Dio. Noi che dovremo sostenere gli altri, incoraggiare i papà, incoraggiare nel confessionale le mamme, sostenere un pochino gli uomini di governo, i datori di lavoro e gli operai, noi che dovremo insegnare a tutti la strada per poter portare generosamente la croce, come lo potremo fare se non saremo imbevuti di questo spirito? Sembra una cosa difficile, ma a un dato momento è più facile di quanto crediate. Si tratta solo di questo: o noi entriamo in pieno in questo spirito, e allora la cosa diventa in seguito facilissima, o non entriamo, anche solo facendo mancare un centesimo della nostra donazione a Dio, e allora la cosa è difficile, è una ‘vita da cani’.O fate una vita da santi, e allora sarete sempre contenti: nuvole o sole, caldo o freddo, il Signore presente o non presente, gioia o dolori, sarete sempre contenti, sorriderete anche nel dolore. Ma se non farete una vita da santi, la vita sarà insopportabile: questa, quella matrimoniale, qualsiasi altra vita! Perciò la nostra forza, ricordatevelo, è “ab intus”, proprio dentro, nell’intimo nostro; la nostra potenza è proprio lì, nell’intimo.

CROCE aridità

FAMIGLIA

CROCE prove

VOLONTÀ

di DIO

GESÙ

sequela

APOSTOLO chi è

l’

apostolo

APOSTOLO missione

CONSACRAZIONE offerta totale

Nell’esempio don Ottorino nomina Raffaele Testolin, che all’epoca frequentava il 1° anno del corso teologico.

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7. 5. La fecondità apostolica è frutto dell’unione con Dio
Ed ecco allora quello che dice il nostro caro padre Matteo. «La fecondità apostolica è sempre assai più il frutto di un’anima di orazione, che il coronamento delle sue fatiche, dei suoi discorsi, delle sue opere: queste presuppongono indispensabilmente quella. Un’anima di fuoco, un cuore santo, sono già per se stessi e senza l’attività esteriore una potenza apostolica di prima importanza. Esempio: quello di Maria, e dopo lei, delle migliaia di apostoli per l’immolazione silenziosa. Mentre che la più grande attività, senza questo motore interiore, è una febbre, uno zelo, una attività vuota che può mutarsi anche in un pericolo». Permettete che adesso passi d’un balzo un pochino più avanti. Padre Matteo parla di un giovane sacerdote che ha tentato tutto, ha tentato questo e quello, ma senza alcun risultato. «Espressamente, io volli fargli ripetere questa frase: “Tutto ho tentato, ma senza alcun risultato”. Quindi gli domandai: “Avete mai provato a divenire un santo prete?", e davanti alla sua risposta negativa e piena di sorpresa, continuai: "Ebbene, voi non avete ancora tentato niente! Perché non si incomincia con le campane, con l’organo, o con le processioni... Si comincia con l’altare, guardando il Tabernacolo e nel Tabernacolo il Ciborio e nel Ciborio l’Ostia Divina!”». È una tentazione tremenda, Livio, anche per te che sei in partenza per l’America e per gli altri che partiranno, andare in missione e darsi subito alle opere: opere, opere opere! Non vi dico di non dedicarvi ad esse, anzi! Ma è più facile dedicarsi alle opere che non all’opera vera e propria della santità delle anime. Perché si va là, si comincia una casa, si comincia una scuola, si comincia... E la gente: “Ma guarda! Questi sono preti!”, e già in questo, senza volerlo, viene stuzzicato l’amor proprio. E si comincia a darsi da fare, e si vede un certo movimento, e si vede fervore... Bellissime cose! Eh, scusate tanto, voi fate presto ad attirare l’attenzione: avete una cultura superiore di quella povera gente, cominciate con un’orchestrina, cominciate col suonare l’organo, non è vero, Raffaele, con l’avviare una bella ‘schola cantorum’...Bellissime e sante cose, ma noi siamo mandati ad evangelizzare, a santificare!

CROCE tentazioni

MISSIONI

APOSTOLO salvezza delle anime

APOSTOLO attivismo

APOSTOLO missione

Il riferimento è alle esperienze pastorali che i giovani religiosi facevano nei fine settimana in alcune parrocchie della diocesi.

Il riferimento è all’episodio dell’incontro di Gesù con la Samaritana, raccontato da Giovanni 4,5-26.

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8.Per esempio, anche negli incontri che fate adesso, negli oratori dove siete mandati, negli incontri domenicali, non è sufficiente fare un po’ di baccano.Gesù ha convertito le anime vicino al pozzo, ad una ad una, portandole su, portandole avanti. Questo lavoro di santificazione delle anime, di portarle in alto, è frutto di una vita intima, di una solida vita interiore.
Voi dovete proprio portare la santità. Avete mai visto i pini, quando colano la resina? Dal loro tronco escono piccoli grumi di resina. Ebbene, da voi dovrebbero uscire grumi di santità, e le anime che vi vengono vicine dovrebbero rimanere attaccate, appicicate senza accorgersene. “Dove sono andato a sporcarmi? Ecco qui un pezzetto di resina, forse perché sono andato vicino al pino! Sono andato vicino a Mario e ho portato via un pezzo di santità, guarda qua, ecco un pezzo disantità!”.La santità dovrebbe essere talmente attaccata a voi per cui un giovane o un uomo o una mamma che si avvicinino a voi, dovrebbero quasi senza accorgersene, andandosene, portare via con sé qualcosa di voi, cioè qualcosa di Dio. Amici miei, amici miei, sarete apostoli in tanto in quanto vivrete questa vita intima e sarete capaci di trasmetterla e avvicinando un’anima sentirete il bisogno di parlare di Dio. Quando accostate un’anima, se siete pieni di Dio, vi capiterà quello che è capitato alla Madonna: il piccolo Gesù ha sentito il bisogno di santificare il piccolo Giovanni. Voi avvicinerete un giovane e sentirete il bisogno di dargli Gesù, di farlo contento, di mettere qualche cosa dentro a quell’anima. E tutto questo, vedete, non è frutto di uno studio: è impossibile! Questo è frutto di una vita, proprio di una vita. La vostra potenza è proprio qui, vorrei dire che la caratteristica del vero apostolo è proprio qui!

PASTORALE

GESÙ

APOSTOLO salvezza delle anime

CONSACRAZIONE santità

APOSTOLO chi è

l’

Don Ottorino si riferisce sempre alle esperienze pastorali che i giovani religiosi facevano il sabato e la domenica in qualche parrocchia della diocesi, e nel caso concreto in quella di Sandrigo (VI). Nomina nell’esempio Giorgio Girolimetto, che all’epoca frequentava il 4° anno del corso teologico, come subito dopo S. E. mons. Costantino Luna, vescovo di Zacapa (Guatemala), ricordando una frase che questi spesso ripeteva.

Don Ottorino non era dotato per il canto e nella sua umiltà si riteneva incapace, perché ‘stonato’ spiritualmente di trasmettere quella ‘musica’ meravigliosa, la spiritualità della Congregazione, che il Signore gli faceva sentire.

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9. 6. L’apostolo di Dio suscita vocazioni
Che cosa vuole il Signore dalla Pia Società? Vuole uomini sereni, gioiosi, aperti, ma questa vita, che abbiamo questa caratteristica, questa unione intima con il Signore, questa potenza. E, vorrei proprio dire, uno dei segni esterni di questa potenza è la questione delle vocazioni. Se voi passate in un paese pieni di questa vita, è impossibile che in quel paese, dopo uno o due anni, non sorga qualche vocazione, perché è impossibile che Dio, che è dentro di voi, non cominci a battere i piedini e a volere con sé un altro giovane che è vicino a voi. Se voi siete veramente pieni di Dio, quando andate in un paese, come potrebbe essere per Giorgio che va a Sandrigo, è impossibile che Dio non dica: “Guarda quel giovane, eccolo là! Va’, saltagli addosso, digli una parola! Parlagli di Dio, non di vocazione, parlagli di Dio, di Dio!”. D’altra parte, figlioli miei, queste cose le capirete soltanto a un dato momento. Come gli gnocchi a un dato momento vengono a galla nella pentola, così a un dato momento lo Spirito di Dio vi farà capire queste cose. A un dato momento, direbbe monsignor Luna, perderete la pace della coscienza perché sentirete delle cose che non avevate mai sentito, vi accorgerete che finora avete dormito molto: credevate di fare apostolato, ma l’apostolato è una cosa diversa. Andate qualche volta davanti al sole, a Gesù, rimanete lì un pochino e domandate a lui. Io sento dentro di me quello che il Signore vorrebbe da ciascuno di noi e come dovrebbe essere la nostra vita, ma è una musica che uno stonatocome me fa fatica a trasmettere. Però vedo che non c’è un’altra strada: se vogliamo che le nostre Comunità sparse per il mondo possano un domani portare quel frutto che Dio si ripromette da loro, bisogna che i singoli siano proprio così.

CONGREGAZIONE carisma

CONGREGAZIONE appartenenza

ESEMPI sapienza di Dio

ESEMPI Eucaristia

CONGREGAZIONE fondatore

CONGREGAZIONE spiritualità

Il riferimento è a Dario Crestani, che all’epoca frequentava il 1° anno del corso teologico.

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10.Quando nel Capitolo generale io ho insistito con quella frase: “Bisogna che ognuno personalmente si incontri con Dio, altrimenti, se non ha fatto i voti, venga allontanato e, se disgraziatamente li ha fatti, non gli venga affidata nessuna mansione importante”, intendevo dire proprio questo: se le nostre anime non sono piene di Dio, non possiamo fare quello che Dio si aspetta da noi. Perché è come se dovessimo fare una riserva di acqua con botti piene di buchi, forate: come è possibile fare riserva di acqua o peggio ancora di vino con delle botti bucate? Non è vero, Dario? Se ho in cantina sette od otto botti tutte piene di buchi, e le riempio di vino, che cosa mi resta? Niente, non è vero? Oppure se ho delle botti che sanno di muffa o di qualcosa del genere?
Il Signore vuole mettere dentro di noi se stesso, ma in recipienti che non abbiamo buchi, che non sappiano di muffa, che non sappiano da niente. La nostra nota dominante deve essere Dio e l’amore intimo con lui. Lascio alla nostra buona mamma, la Madonna, l’incarico di farvi capire queste cose. Specialmente in questo periodo di preparazione al santo Natale domandate alla Madonna che vi faccia conoscere la sua potenza, e la potenza di Maria viene proprio “ab intus” perché aveva Gesù dentro di sé. Ci insegni proprio lei la strada che ha seguito.

CONGREGAZIONE Capitolo

ESEMPI apostolo

DIO rapporto personale

CONGREGAZIONE spiritualità