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AMORE E DOLORE: MATERIE PRIME DEL GIOCO DIVINO

MO6 [25-04-1964]

25 aprile 1965

MO6,1 [25-04-1964]

1...per fare questo uomo di Dio, il Signore adopera che cosa?
“Dolore a amore, dolore e amore, sono le materie prime di questo gioco divino”. Quando il Signore prende un'anima, attenti perché... "Xé par quelo che el gà pochi amici el Signore", ga dito quell'altra, no? Quando prende un'anima... prende Mariano e vuol farlo santo, cari fioi, non ghe xé via de scampo! Ghe xé amore e dolore. Desideri Luciano che il Signore ti voglia bene? Si o no? Tanto, no? Beh, hai firmato già la cambiale: ti arriverà il dolore, un careto de dolori. Non scoraggiarti! Vuoi tu, vero Apostoli, fabbricare che so io... la parte esterna dei pannelli? Devi rassegnarti che ti arrivi in laboratorio lana-vetro e resina, sennò non te li fe mia, no? Senza lana-vetro e resina non ce la fai. Se tu vuoi fare quei pannelli lì, per forza bisogna che ti arrivino quelle due materie prime lì, no?

MO6,2 [25-04-1964]

2.Ebbene, tu vuoi l'amore di Dio?
Orfano, lo vuoi l'amore di Dio? "Sì, Signore, io ti voglio tanto bene, desidero amarti tanto". E va bene: ricordati che quando che tu compri l'arancio arriva l'arancio, ma riva: scorsa... riva... preparate: riva sugo, l'arancio é quello che é. "Vao comprare un chilo de naranse - dixe Marcheto – ma mi vui solo che el sugo!, la scorsa non la vui mia, la butto via mi la scorsa!". Poareto! Va a Grossa i ghe dixe, va a Grossa... Co te compri un chilo de naranse i te dà tutto, no? Tutto completo: la naransa xé quel che xé.

MO6,3 [25-04-1964]

3.Ora, tu vai, ti metti nelle mani di Dio: Lui ti dà l'amore. Drìo l'amore, caro, vien anca la scorsa, e che razza de scorsa! Necessario é il dolore. "Ecco le materie prime del gioco divino".
Fioi, é inutile, ve l'ho detto tante volte, ve l'ho ripetuto – e quando che sentì don Ottorino lo ripete tanto vuol dire che sta provando anche lui, sta provando anche lui – Guardate, ieri e l'altro giorno, due giornate che erano proprio al bacio per il dolore, proprio al bacio! L'inventiva divina é qualcosa di stupendo! Il Signore sa... Proprio guardate... dove xé che le cata fora? Giorni fa mi arriva la gioia di 25 milioni là basso, in bassa Italia... "Oh, che bellezza!, go dito, ah? Riva un po' qualche cosa che é stata venduta... Che bellezza! Cominciamo un pochino, adesso podemo scomissiare a fare..." Tasi, tasi!, che el Signore non lo sappia, che el Signore non lo sappia che le va puitin le robe. Parché se vien saverlo el Signore che le va puitin le robe, stà sicuro che el rabalta qualche altro saco sule spale. E infatti, riva la telefonata, riva qua, riva là... Ma ieri é stata una sfilza uno dietro l'altro, non ne potevo più! Avanti, per amore di Dio...

MO6,4 [25-04-1964]

4.E queste robe qua sono segno dell'amore di Dio.
"Dolore, per affondare nell'anima – ohilà - voragini (che parola diffisile!), amore per lenire il dolore, e amore ancora che riempie l'anima donandole l'equilibrio della pace". Qua non se capisse gnente, cari. "Amore per lenire il dolore": ma varda che rassa de mestiero! El te dà el dolore e l'amore, l'amore per lenire il dolore... el te dà el dolore ancora... co te ghe lenìo na s-cianta el te dà ancora... misterium... misterium. "...Amore ancora che riempie l'anima (che riempie l'anima) donandole l'equilibrio della pace".

MO6,5 [25-04-1964]

5.Quando che voialtri accettarì el Signore come l'é, come l'é, così come l'é, amore e dolore insieme, quando lo accettarì senza dire: "mi vui soltanto che la polpa e gnente l'osso", no?, accettate l'arancio come l'é, così come che el Signore l'ha creato, così. Quando voi accetterete integralmente l'amore di Dio, senza mettere riserve: "Signore, ti voglio bene, però che la vaga ben a scola. Signore, ti voglio bene, però che tutti quanti me diga che son el pì bravo, un bon putelo. Signore, ti voglio bene, però...", tirate via quel "però". "Signore, ti voglio bene, però che sia fatta sempre la tua volontà".
"L'anima avverte di essere sotto la possente mano di Dio e sta in silenziosa attesa a guardare, pur fra le lacrime, il lavoro della mano di Dio!" Quando che ti si sotto el dottore, là dal dentista, no?, sentà sulla sedia del dentista... eccolo là... el dentista va indrìo e avanti, el tole na pinza, el prova de qua... "Ahi!", el prova... te sé che te si sotto la man del dentista. El te fa verxare la boca, te si là con la boca verta che te speti, e lu el va de qua e de là in meso ai so mestieri: e dopo dentro e dopo qua e dopo là... Ecco, sei sotto la mano di Dio. E' Lui! Ti lascia anche stare un momentino: ti fa bere un pochino d'acqua, risciacquare la bocca un pochino qualche volta... "Sotto la potente mano di Dio".

MO6,6 [25-04-1964]

6.Leggevo ieri di una delle sorelle di Santa Teresina del Bambino Gesù. La mamma le aveva educate al sacrificio, proprio al spirito di sacrificio. E diceva sempre la mamma, quando che voleva educare le sue figlie: "Guardate, facciamo questo per consolare il Cuore di Gesù. Questo sacrificio, fallo figliola, per salvare un'anima, per salvare un'anima". Ed era morto il nonno, e doveva andar dal dentista questa piccola. E la mamma ga dito: "Senti: andiamo dal dentista, e offri tutto il tuo dolore per liberare il nonno dal Purgatorio". "Sì, mamma"; la gaveva nove anni sta piccola. E, sa, forse allora i dentisti erano un po' meno esperti di adesso, no? Vi ricordate il nostro assistente Danilo... chi era?... l'assistente Giuseppe, quando che faceva teatro: el cavava el dente e vegneva fora la testa, me pare, o qualcosa del genere vegneva fora, tira tira tira: el ghe cavava el toco de testa. Penso che le operazioni di una volta forse erano più dolorose delle attuali. Ma forse anche adesso, un piccolo che se cava un dente non credo che sia come mangiare le caramelle. Sta piccoletta: "Sì, sì, mamma, volentieri!". E va là: il dentista guarda, ecc., e dice: "deve tornare tra alcuni giorni". Forse era un po' gonfia. Tornare tra alcuni giorni, e la piccola andando a casa si rammarica: "Mamma – dice - mi dispiace sai, perché adesso il nonno deve stare in purgatorio ancora alcuni giorni. Il nonno deve restare in purgatorio per alcuni giorni".

MO6,7 [25-04-1964]

7.Ecco l'educazione cristiana, che abitua i piccoli a offrire al Signore per... “Sotto la potente mano di Dio...” vedere il dolore come un dono di Dio. "Signore, metto nelle tue mani la possibilità di soffrire per fare del bene, per guadagnare bene per l'anima mia, per aiutare i fratelli, per lenire le sofferenze delle anime del purga torio". Sapere, anche durante la giornata, dire: "Signore, ti offro questo sacrificio per la mia famiglia, te lo offro, Signore, per le vocazioni". Non ho voglia di giocare: beh, Signore, faccio un sacrificio, gioco quest'oggi anche se non ne ho voglia, perché c'è quella tal persona al mio paese, so che non riceve i sacramenti.

MO6,8 [25-04-1964]

8.Diceva un parroco giorni fa: "Son contento, ringraziando el Signore la parrocchia va bene"; lassù in montagna, vi ricordate, no?. "Ci son dieci, dieci che non hanno ricevuto i sacramenti. Proprio sono atei, sono dieci". Per un giovane che é avviato alla vita sacerdotale, alla vita religiosa, apostolica, quei dieci dovrebbero essere rimasti qui dentro. "Tutto bene nella parrocchia: hanno fatto Pasqua tutti, ce ne sono dieci... ce ne sono dieci". E allora, un bel momento, viene il momento che ho un sacrificio da fare. Bisogna andar fare pulizia, e in quel momento la natura direbbe di no. "Signore, per quei dieci, per quei dieci".

MO6,9 [25-04-1964]

9.Ora vedete, passando, così, o un momento perché vedete il giornale, o un momento perché sentite il giornale radio, un momento perché vedete la televisione, voi non potete rimanere indifferenti, voi apostoli, dinanzi al problema della grazia, dinanzi al problema di qualcuno che nel mondo soffre.
Mi ha detto, mi pare il Superiore Generale di quelli di don Orione... vi ho accennato niente? no?... Bene, durante la settimana Santa mi diceva un padre di don Orione che é venuto qui, per affari, no?, per affari... Ride il Maestro dei Novizi... per invitarmi a predicare un corso di esercizi ai loro ragazzi, ai padri, a alcuni padri... (don Luigi Furlato: Ai Superiori Maggiori!) Siccome i gera distante da Roma a qua e non i conosse, veramente, allora i me ga invità a predicare a Roma al Superiore Generale, ai Padri Provinciali e al Consiglio... Insomma, i me ga domandà un corso de Esercizi. Ghe go domandà se i ga sbaglià strada. Insomma, conclusione go dito: "Fé un piassere, non sté gnanca parlare! Te pol imaginarte!". Conclusione: quel Padre Generale che ha avuto l'ardire di invitarmi a andare là, cioè, poareto, era nescienza, no ignoranza, perché l'é distante, l'é massa distante... Questo Padre Generale é partito la settimana santa per andare a Varsavia, cioè in Polonia per trovare... loro hanno dei religiosi, loro là, ed é partito insieme col Vicario generale. E' partito con un aereo che trasportava voi sapete chi... i giocatori, bravi! Vedo che siete molto esperti. I giocatori sono andati là a giocare. Permesso regolare dell'ambasciata polacca, tutti i documenti a posto. Quando sono arrivati a Varsavia, all'aeroporto, controllano i documenti: loro due, alt! Fermi! In una stanza, li hanno messi là, fermi. E sono stati là cinque ore. E, mentre erano lì, vengono perlustrati, portati via i documen ti, portati via i soldi, portato via il passaporto, portato via tutto... e lasciati là in braghe de tela insomma. Praticamente avevano il vestito e basta. Dopo cinque ore li hanno invitati ad uscire. Era pronto un piccolo apparecchio: salgono in cima e via! "Dove ci portano?". Ora di volo. "Adesso, dove ci portano?". Un punto interrogativo. "Dove ne portelo? Semo andà in casa del Diavolo", no? Li hanno riportati a Budapest, siccome l'apparecchio aveva fatto Budapest-Varsavia. Arrivati là, li hanno messi giù, l'apparecchio é partito e li hanno lasciati là. E senza documenti, senza soldi. Una hostess ha avuto un po' di compassione di loro e si é interessata: ha pagato il viaggio a loro fino a Vienna, é riuscita a caricarli in un apparecchio e a mandarli via senza documenti. A Vienna naturalmente eran fuori "cortina", perciò lì se la son cavata perché avevano altri amici, ecc. E sono venuti a casa, ringraziando la Madonna e tutti i santi di essersela cavata.

MO6,10 [25-04-1964]

10.Figlioli miei, questo può capitare a voi e a me, e anche qualcosa di peggio, che invece di andare a finire a Budapest, andare a finire a Pechino magari, no?, per fare una conferenza a Mao, predicare un corso de Esercizi a Mao e ai suoi, a tutti quanti i "superiori maggiori"... là, un corso di Esercizi a Mao, chu en Lai e a Kruscov magari, sa, anca quei che xé in pension, i ciama anca quei per la circostanza.

MO6,11 [25-04-1964]

11. Figlioli miei, figlioli miei, bisogna che vi prepariate a patire. Dura la parola: bisogna che amiate il patire! Bisogna che valorizziate il patire! Quando durante la giornata trovate qualcosina, valorizzatelo, valorizzatelo. E' l'unica ricchezza che abbiamo. Peccati ne facciamo tutti, miserie ne commettiamo tutti. Durante la giornata, indirizzatelo a Dio.
"Per me fioi", dixeva le bone mamme. "Par me fiolo che xé militare, poareto... Go un mal de denti, ma ghe lo offro par me fiolo... ghe offro par me fiolo", le mamme, no? E voialtri, offrite per i vostri figlioli, che son tutte le anime che son sopra la terra, che hanno bisogno di aiuto. Divenite padri, divenite mamme di questi figlioli! Cercate di dare, di dare, di dare! Siete stati chiamati qui per dare agli altri. Eccolo qui. La teologia nostra, é sempre questa qui: "e il dolore e amore sono le materie prime di questo gioco divino".

MO6,12 [25-04-1964]

12.Guardate adesso: quel generale parte per amore di Dio, per amore dei suoi confratelli, arriva là, fa un viaggio, parte, arriva là: cinque ore là, senza magnare e senza gnente, portano via tutto, monta in un apparecchietto... via! Dove ne meneli? Arriva là. Ecco. Amore e dolore, amore e dolore, dolore e amore. Solo che qualche volta i sbaglia: dolore dolore dolore, amore, e ancora dolore, dolore... I sbaglia nel mettere i strati, vero, qualche volta.
"L'anima avverte di essere sotto la possente mano di Dio, e sta in silenziosa attesa a guardare, pur fra le lacrime, il lavoro dell'amato".

MO6,13 [25-04-1964]

13.Sentire quando sei sotto il dolore, che sei nelle mani di Dio che ti ama e che ti vuol bene, e che ti vuol bene.
Ecco, il mio caro Ferracin, che riceve un affronto dal suo caro Girolamo, o dal suo caro Bertelli, il suo amatissimo Bertelli e immediatamente dica: "Signore, grazie, perché sento che mi vuoi bene". Col va via da lì, el trova don Venanzio che el ghe dixe: "Ma dove sito sta’ fin desso?, xé mezz'ora che te serco per avere i soldi!". "...Grazie, Signore, perché mi vuoi bene". Va a dare i soldi a don Venanzio, viene giù e trova Vinicio: "Ma senti Pierangelo, xé due ore ca te serco... ghemo el camion che parte, ecc.". Sa portar pazienza e dire: "Signore, ti ringrazio, perché mi vuoi bene". Sentire che, anche quando un fratello mancasse di carità verso di te, tu non devi mancare di carità verso il fratello. Anche se un fratello manca di carità verso di te, quello é un bacio di Dio.

MO6,14 [25-04-1964]

14.Costa, savìo! Ma sentire che é la mano di Dio che ti lavora, che ti lavora. E ci son certe giornate in cui Dio vuole tutti a sua disposizione per lavorare uno, qualche volta. Sul serio, eh. Guardate, qualche giorno il Signore prende a disposizione tutto quanto il personale che ha, per lavorare uno. Lo dico per esperienza. Non é vero don Erasmo, che é così? Altro se non xé vero! Sentire la mano di Dio, la mano di Dio lì, lì con quel professore lì, con quel compagno pesante qualche volta. Sentire che lì é Dio. E' fatica sapete eh, é fatica! Non é il caso che tiri fuori particolari, perché ne avrei fin che voglio. Eppure sentire che anche in quella cosa illogica ancora c'è la volontà di beneplacito di Dio, voi che la sapete lunga di teologia.
"Ma alle volte Dio lavora l'anima al punto tale che essa é triturata in strazi più dolorosi della morte, strazi più dolorosi della morte! Non sente più aiuto o appoggio spirituale da nessuno".

MO6,15 [25-04-1964]

15.Guardate che queste robe che son scritte qui, che voi le troverete forse in qualche altro libro, scritte da qualche altro, vero Non son mica cose che il Signore ha usato solo con Santa Bertilla, che é là, trattata male dalla sua superiora, o santa Teresina, trattata male dalla sua superiora. E dopo magari la superiora, magari, la va più alta de santa Teresina, non se sa mia come che la sia là, sebben che la ghe vol ben al gattin.

MO6,16 [25-04-1964]

16.Figlioli, state attenti! Queste cose che il Signore usa coi suoi uomini e con le sue creature. Perciò il Signore usarà questo metodo con me e con voi. Per il fatto stesso che ci ha chiamati vicino a Lui, userà questo sistema, così. "Alle volte lavora l'ani ma...".
E siccome che tu, caro Conocarpo, desideri essere lavorato da Dio, desideri farti santo, perciò ricordati che... "Quando é che arriverà, Signore il momento che mi lavorerai fino a sto' punto? – dovresti dire - fino al punto di essere triturato in strazi più dolorosi della morte? Non sentire più l'appoggio, l'aiuto spirituale di nessuno? Finché la terra diventa uno sterminato deserto? Quando é Signore che arriverà il momento in cui tu mi tratterai in questo modo?". Chi é che ha el corajo de dire ste robe qua? Eppure, devono venire, devono venire... verranno! Per molti forse possono essere anche venuti certi momenti. E' la strada che va al cielo. Se voi mi domandate la strada che va a Padova, non posso dirvi che per andare a Padova devi andare verso Verona, per Padova bisogna che te vai per Padova: xò par de là. Te podaré andare attraverso i campi fin che te vuli, ma quela xé la strada per Padova.

MO6,17 [25-04-1964]

17.Ora per andare a Dio, eccolo qui: mettersi nelle mani di Dio, lasciarsi lavorare, Lui ci lavorerà con amore e col dolore, e più el te ama, più el te pesta, più el te ama, più el te mostra el so amore, più el te pesta, e più el fa vegner scuro... perché el Signore se gode lavorare de notte, più che de giorno, come i ladri che va de notte.

MO6,18 [25-04-1964]

18.“Nasce allora un miracolo nuovo (eh, ma el nasce in pochi, caro Marco, un miracolo nuovo), una fiducia sconfinata, una confidenza disperata in quel Dio che, per preparare al cielo l'anima, permette i suoi dolori e le sue notti”.
A un dato momento, più che te le ciapi, più te senti confidenza in Dio, più che el te pesta el Signore, più te senti lontano el Signore, più te lo senti vissin. Dixe Giacobbo: "Non capisso gnente". Vero Giacobbo? Non te ghé dito così quella mattina: "Non capisso gnente!". “E inizia tra Dio l'anima un colloquio nuovo, che solo Dio e l'anima conoscono. E' il colloquio che gli Apostoli hanno avuto con Dio dopo la discesa dello Spirito Santo”. Cambia il discorso, vero, cambia il discorso. Quando l'anima si lascia pestare, triturare, ecc., comincia un colloquio nuovo, un discorso nuovo, impossibile a dirsi. “Ella dice: "Signore, Signore, tu vedi come io sia circondata da tenebre di morte, tu avverti l'incertezza estrema del mio spirito e sai che nessuno sembra possa tranquillizzarmi. Prendi tu cura di me. Io mi fido di te. E nell'attesa di venire alla vita, lavoro per te, per gli interessi del cielo".

MO6,19 [25-04-1964]

19.Mi non capisso più gnente, Signore, te diré in altre parole, invese che dir tutte ste parole qua, mi Signore non capisso più gnente! Ah, non son bon fare gnente! Son qua che fasso el paiasso tutto el giorno. Mi, Signore... fa un piassere! Mi vedo son pien de miserie, mi lavoro par ti, dalla mattina alla sera, dime quel che te vuli, ca fassa quel che te vuli ti. Mi me sforzo... xé vero che dopo, alla sera, vedo che go impienà de pastrocci la me giornata, ma senti, fame na' carità, mi voio fare tutto par ti... e accetterò anca questo stato d'animo in cui sono, per la salvezza delle anime, e speto el giorno in cui non farò più sti pastissi, in cui verrò a te, o Signore. Quando sarà o mio Dio che io aprirò questi miei occhi per vederti nei giorni eterni lassù in paradiso? Mentre dico: ah, Signore, n'altra giornata de pastissi, pasiensa! vuto pastissi? Te li fasso! Vuto gnocchi? Te li fasso! vuto fritole? Le fasso! Vuto patatine fritte? Le fasso! Quelo che te vuli, Signore. Solo che le vegnerà un po' brusà, i gnocchi vegnarà un po' duri... Importa gnente! Noialtri li magnemo istesso, anca se i xé duri, no?
"É come la corolla di un fiore, apertasi all'amore di Dio, e che staccata dal gambo, sale nel sole, sempre più appresso alla sua luce e al suo calore. Finché nell'ora che Dio ha stabilito (nell'ora che Dio ha stabilito), si confonderà con esso (nell'ora che Dio ha stabilito). Non più incerta, non più sola, ma pacifica ormai per sempre nel mare infinito di pace che é Dio".

MO6,20 [25-04-1964]

20.Figlioli, la strada per arrivare a Dio, ve l'ho detto – non stè dire che ve gò contà storie -, la strada per arrivare a Dio é accettare la croce, giorno per giorno, per amore delle anime, per amore di qualche parente, di qualche amico... per amore. Accettatela, accettatela e offritela, accettatela e offritela.
Mano a mano che voi generosamente accetterete le piccole croci, e offrirete le piccole croci al Signore e per aver forza di offrirle abbiate un fine davanti, per esempio la conversione del Padre Maestro, la conversione di don Ottorino, la conversione di qualche compagno, perché no?... C'è Ferracin, ecc., che vedete che é tanto nervoso, offrite per la sua conversione, e lui offrirà per la conversione vostra perché vede che siete briganti, no Ferracin? Figlioli, offrendo giorno per giorno, come insegnava la mamma di...