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LA VOCAZIONE RICHIEDE CORAGGIO, PERSEVERANZA E UMILTÀ

MO19 [17-05-1965]

17 maggio 1965 Meditazione ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell'Immacolata. Don Ottorino, richiamando il tema dei fioretti serali, commenta alcuni episodi della vita di San Francesco di Sales e sottolineando la necessità del coraggio e della perseveranza nella vocazione, e dell’umiltà e dell’obbedienza a Dio nella vita apostolica. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 30’. Sia lodato Gesù Cristo!

MO19,1 [17-05-1965]

1.Intanto vorìa avvisare che il nipote di Erasmo... Veto a casa subito?... Credo che sia da pregare per quell'anima, ma 'l gera preparà quella creatura là, no? cosa disito, Erasmo!... Poareta quella famiglia là quanto, quanto!... era attesa perché te l'aspettavi da un momento all'altro quella notizia là, e certo che é notizia tremenda, un ragazzo di quell'età figlio unico ecc..
Questo deve essere un richiamo per tutti quanti noi. E' stato uno che ha vissuto in mezzo a noialtri, che ha partecipato qui alla vita nostra, che attualmente si trova già a contatto con il Signore. Penso deve essere un richiamo per tutti quanti noi, alle realtà eterne, ad essere preparati. E penso anche che le azioni della giornata dovremo offrire in suffragio di quest'anima perché qualcosina abbiamo da riparare tutti quanti. Non vi pare? Perciò io direi: ricordiamo quest'anima durante la giornata, offriamo la meditazione di questa mattina, il lavoro della giornata in espiazione, in suffragio di quell'anima. Piuttosto che fosse successo durante gli Esercizi Spirituali di don Erasmo... Succede, non succede... Dopo, capite, la morte e te devi andare... Meglio... Però preghiamo tutti quanti per Erasmo stesso perché possa sostenere la prova, perché era legatissimo a 'sta creatura!... Torniamo a noi. Credo sia conveniente stamattina invece che continuare le meditazioni nostre... Beh, é vero che siamo interrotti perché son tre-quattro giorni che ho perso il libro, ma per sottolineare qualche particolare sulla vita S. Francesco di Sales. Voi capite che alla sera dicendo il fioretto, vuoi per l'ora, vuoi per il pubblico che abbiamo dinanzi, dobbiamo sottolineare specialmente un po' piccoli aneddoti, cercare di accontentare, di cavare qualche piccolo pensiero, pensiero che per i piccoli sarà un pensiero, e dopo dovranno pensare gli assistenti caso mai a masticarlo ecc. I più grandi lo devono capire.

MO19,2 [17-05-1965]

2.Per esempio, ieri sera quando ho sottolineato, la barca che va a farsi benedire... che sa, lui sale nella barca, 'sta siora no lo vole, lu vole, là, domanda, supplica, e la i voleva quasi andare alle mani con 'sta siora, e invece la barca va sotto, e noi subito vediamo il castigo di Dio, invece io direi: vediamo un pochino la Provvidenza di Dio che prevedeva che la barca andava a farsi benedire e il Signore non voleva che Francesco andasse a farsi benedire. Più che vedere subito, immediatamente il castigo, io direi: vediamo invece la Provvidenza del Signore che voleva liberare dalla morte il suo uomo, il suo apostolo, non vi pare. Ecco, vorrei proprio che vi abituaste, o che ci abituassimo un pochino a vedere in tutti gli avvenimenti la mano del Signore. L'abbiamo imparato da piccoli nelle nostre case: "Se il Signore ha permesso questo! Sa".
Mi ricordo a casa mia quando c'era il mio povero papà che aveva ricevuto tutti i soldi dell'assicurazione, cioè della pensione della guerra ‘15-’18. Aveva dei soldi da ritirare, l'è stà forà i polmoni!, tirare gli arretrati, cinque, sei anni di arretrati, un capitaleto! Poi, presta a un ingegnere dove lavorava lui, fà fallimento, perde completamente tutti quanti i soldi, e non solo quei, più cinquemilalire di mia povera mamma che mio povero nonno li gaveva imprestà, sicché tutta quanta la dote, cioè tutta quanta la parte di mia povera mamma mangiata fuori anche quella. In tutto tredicimilalire, a quel tempo! Vi rendete conto? Parlo del '25-'26-'27. Torna a casa mio papà disperato, disperato: "Te gò rovinà, fiolo, te gò rovinà!". Me pare ancora de vedarlo: "Fiolo, te gò rovinà! Clorinda, te gò rovinà!". El pianseva come un putélo. E me mamma invece: "Bepi, senti: se 'l Signore gà permesso questo vol dire che andava ben così!". Me ricordo che me mamma li... Capì, cosa che vol dire no? Podeva comperarse un quindese, venti campi a quel tempo, i soldi i gera anche de più, e aver qualcosa da parte no?, e gavaria possudo portare in Congregazione la me campagna!... "Il Signore ga permesso questo, fiolo, Bepi caro, lassa stare, no stà piansere, lassa stare, senti, el Signore te ga lassà la salute, te poi lavorare, na sciantina de pension te la ghé lo stesso, va ben, se il Signore gà permesso così, vuol dire che va ben così!

MO19,3 [17-05-1965]

3.Ecco, abituarsi a questo, abituarsi a questo, specialmente noi apostoli, dopo aver lavorato, lavorato, lavorato e vedi improvvisamente cadere le tue speranze e poter dire: "Senti, se il Signore ha permesso questo, vuol dire che va ben così, va ben così!". Qualche volta, con lo sguardo umano, é difficile vedere che... perché che vada ben così.
Quando, per esempio, io andavo alla ricerca del denaro per comprare la terra qua della Casa dell'Immacolata, i primi diecimila metri, vi ricordate, sentire che va ben così, e dai, prova de qua e de là. Tutto diceva che ci voleva la Casa dell'Immacolata, ci voleva, in fondo no? e avete visto che é andata,e poter dire: "Vaben così, va ben così". Quando poi i muratori non cominciavano mai a costruirla, e i gà tirà vanti un mese prima di cominciare. E dopo invece di cominciare con le piere i gà comincià con i forati e mi me gò rabìa perché, no, ma almanco i metesse i... e dopo i casca sò. E vedere che avevamo già combinato di entrare l'11 di ottobre e vedere la Casa Immacolata che magari bisogna incominsiare da novo, perdere un anno ecc., ecc., e va ben così, e va ben così. Nella vita saremo costretti continuamente noi, a ripetere la frase di Francesco: "Se il Signore ha permesso così va ben così". Ecco dopo un altro punto, e varda che é importante questo, io lo passo avanti così, ma fatelo oggetto delle vostre riflessioni; voglio dire fatelo vita della vostra vita, anche... ma vardate é facile sentire, e sottolineo ancora il pensiero, é facile dire: "Il Signore ha permesso questo, vuol dire che va ben così", se per esempio vi capita un mal di testa... Capita, supponiamo, domani alla mamma di Matteo, capita un tumore e muore; per carità!... Matteo: "Se il Signore ha permesso questo vuol dire che va bene così!". Capita una cosa dove che non centra gli uomini, no? Ma, per esempio, capita questo che, il vescovo di Vicenza dice: "Niente concelebrazioni!". Va ben, se il Signore ga vosudo così vol dire che va ben così. Te fé pì fadiga, é vero, non so se sia vero!. Dopo magari don Luigi Furlato te fa na roba a tradimento e ae nove e mezza te fa dir Messa anche se no te voi, e dire: "Se il Signore ha permesso questo vuol dire che va ben così". Te sé, fadiga dirlo e bisogna che te lo disi! El fà el sorrisetto par sotto, el dise: "Galileo, ho vinto! Galileo, ho vinto", el gà dito; ma sà, ciapar le circostanze come che le xé vignù, come che le xe vignù e dir: "Vol dire che va ben così!...". "Ti tasi adesso, se no te fé massa el bravo!".

MO19,4 [17-05-1965]

4.Ma digo, prendere digo anche quando questo dipende dalla cattiveria di qualcuno, dalla "perfidia" di qualcuno - dato che te ghe tante arie! -, guardate che nella vita apostolica vi troverete spesso intralciato il passo, da, come che Francesco di Sales si trova questa donna, questa siora e insomma: "Ma no, ma no, ma faccia il piacere!... ma no, questa l'ho rintracciata io e non voglio seccature!"... Vi troverete dinanzi, vorrei dire, alla cattiveria della gente, no? E proprio la cattiveria della gente fa realizzare senza volerlo il piano di Dio. E questo senza che andiamo tanto adesso, nei santi che qualcuno potrebbe dire: "Mah, ghe xé la storiella de mezo! ". Basta che apriamo il santo Vangelo: la nascita di Gesù a Betlemme, é stata proprio la cattiveria di uno, la superbia di uno, no? E se guardiamo nella vita di Gesù vediamo proprio che le circostanze l'hanno portato a quel dato punto, a quella data cosa.
Ora abituiamoci, state attenti, metterci tutta la nostra buona volontà per montare in una barca che non si rovesci, dobbiamo agire umanamente in modo da fare meglio che é possibile. Se poi troviamo delle difficoltà, troviamo... eccetera, cerchiamo di evitarle; scusa, troviamo un'altra barca: no l'è mia stà fermo, el ghi n'ha ciapà n'altra no? Scusa, bisogna muoversi, mia star là: "Ben, vol dire che il Signore, vol che nò parta!". Questo xé da macachi!. "Se nol me gà vossudo dentro in barca, vol dire che el vol ca no parta!". No, no! Ciapa 'naltra barca! E avanti, se prova, se xerca... ma no rabiarse parché l'altro ga dito de no! Ghe sarà el so motivo, lassa stare! Se non altro, se 'l Signore volea che soffrissimo... Ecco: abituarsi a guardare le difficoltà in questa forma. Sei d'accordo, Vinicio. Anche là, nei laboratori per esempio, nei laboratori, sà... ecc., vedere, vederle tutte le cose sotto questa luce qua. Seconda cosa, solo un pensiero. Qui sul primo vi dico, insisto; tenetelo presente questo qua nella vita e fate spesso oggetto della vostra meditazione, e del vostro esame di coscienza. Domandatevi: io so vedere il Signore in tutte le piccole cose, grandi cose, so vedere, so accettare dalle mani del Signore?

MO19,5 [17-05-1965]

5.Secondo pensiero, e son tre pensierini che vorrei cavare, é questo: guardate come Francesco si sente chiamato a essere sacerdote.
Ha una paura tremenda di suo papà, perché a quel tempo i papà i gera dei piccoli "duce" nelle case e fra l'altro ha avuto la disgra zia di essere il primogenito. Quegli altri figli se fossero andati anche tutti preti e frati so papà saria stà contento, no? Infatti un altro l'é andà prete, ecc., e l'é stà felicissimo. Ma purtroppo el gà vudo la disgrazia di essere primogenito e tra l'altro el gà vudo la disgrasia di essere intelligente, un toso che si presentava bene, un toso che riusciva bene: per cui il papà quando quea volta che el gà ciapà in man la spada, cioè el cortelo per correre drìo a le galine, el ga dito: "Questo l'é el me sangue, vero, questo l'é el me sangue"... Cioè, é un piccolo particolare infantile, ma vol dire che il papà ha visto in tante manifestazioni di eleganza, di signorilità, di intelligenza, ecc., ha visto insomma un figlio che ghe gavaria fatto onore, un figlio che, insomma saria stà l'onore certo del casato! E sà, crescendo sto figlio, perché lo gavemo visto a un certo momento a Padova che el savea maneggiare la spada per ben, dunque vol dire che qualche torneo, qualcosa, chissà quante volte han fatto bello onore, sà, in queste piccole gare che facevano, in queste serate, che sò io, vol dire che si diportava da cavaliere. Era santo, ma era anche cavaliere! Stì santi, ga dito quelo de Padova, no? Stì santi, lassei stare el ga dito: l'é santo si ma non sté tocarlo perché l'é bon anche a manegiar la spada, e puito anca! Ora attenti, el papà lo vede così; ogni giorno che passa Francesco si compromette sempre di più, perché diventava più vecchio, ogni successo scolastico, ogni successo della cavalleria ecc., accresce sempre più nell'animo del padre la sicurezza che quello sarà la gloria della famiglia, no? Eppure lui non rinuncia alla sua vocazione. Attende il momento buono, tant'è vero che, non ve l'ho neanche detto che il primo a cui lui ha rivelato il suo segreto é stato quel sacerdote famoso che gli faceva da precettore, no? Quando che é tornato da Padova, un giorno stavano cavalcando insieme e dice: "Senta, dice, io vorrei chiederle un piacere, é questo: io vorrei farmi sacerdote". - "Cosa? - dice l'altro -. Me l'aspettavo, lo supponevo io, lo supponevo". - "E vorrei chiederle un piacere, - però dice - e potesse lei dire una parola a mio papà, cioè, la prima volta dirlo al papà". E l'altro el se ga fermà col cavalo: "Cosa - el ga dito - ,schersemo; mi parlare con so papà? Ghe vole un avvocato per fare quele robe là, e l'avvocato le lù, mi son prete, non son mia avvocato, mi son prete, non son mia... non gò mia corajo a ciaparle. Dopo i dise che son sta mi a scaldarghe la testa chel vada prete, che son sempre stà insieme. Sé stà un prete da piccolo in sù che ghe se sempre stà visin, no? e dopo i dixe che son stà mi e sicché le ciapo mi, e devo sostenere tutte le ire paterne... No no, per carità, non mi chieda!..."

MO19,6 [17-05-1965]

6.E dopo i gà cavalcà per un'altro par de ore verso casa e no i ga più dito gnanca na parola. Sicché, lu che el sperava de avere un aiuto nol ga vudo gnente. Ora, pensé, vuol dire che el gaveva paura de so papà e tanta; el gera un papà che el faseva paura eppure guarda, guarda che perse veranza di tendere alla sua vocazione. Lui ha capito che la volontà di Dio su di lui era che si facesse sacerdote, e tutti i suoi studi avete visto li ha portati là, li ha portati là. Cosicché non occorre che studi niente perché in pochi mesi poi verrebbe ordinato prete.
Lui é a Parigi un poche de ore libere, potrei studiare un poco de ebraico, studia l'ebraico, studia la sacra scrittura, studia la dogmatica, no?, poi a Padova cosa fa: diritto, naturalmente a quel tempo sapete che l'università de Padova era nelle mani della Chiesa; era il Vescovo il capo dell'università, beh, praticamente fa diritto, ma fa diritto ecclesiastico e civile insieme, no, erano insieme una volta almanco, non sò adesso, ma allora essere laureato in diritto vuol dire essere laureato in diritto "utroque jure", no? Praticamente lui si prepara al sacerdozio senza che suo papà se ne accorga. Lui fa la sua teologia si può dire senza che suo papà se ne accorga, ha sempre fisso: io devo arrivare là, arriverà il momento, la provvidenza mi aiuterà, ma io devo arrivare là, e tutta la sua vita intima, intima, é tutta quanta pur continuando a andare nei salotti a Parigi, pure continuando una certa vita anche un po' brillante sotto tutti i punti di vista, perché doveva farlo, non poteva farlo diversamente, però non c'è momento in cui non pensi al suo sacerdozio. E tant'è vero che a Padova, come vi dicevo ieri sera, quello che colpisce i suoi insegnanti, oltre alla sua intelligenza, é la sua virtù. Loro non sapevano che volesse farsi prete a Padova, però sono stati ammirati della sua purezza, mai un "et", tanto che hanno sentito il bisogno in un discorso pubblico, trovato poi negli archivi, di fare questo elogio pubblico: "Questo qua ha mantenuto in un ambiente come quello universitario, ha saputo mantenere la sua virtù, la sua castità ecc., ecc., e mai mai ha accettato un compromesso".

MO19,7 [17-05-1965]

7.Ora, vedete figlioli, questo, diciamocelo proprio, é un rimprovero per noi, che tante volte, noi, guardate, in casa, non abbia mo trovato le difficoltà che ha trovato Francesco; nell'ambiente in cui ci troviamo non abbiamo trovato certo le difficoltà che ha trovato Francesco, ma ditemi un po': quanti "raffreddori" durante la nostra giovinezza, quanti raffreddori alla nostra vocazione!
Francesco vien, sà, a Padova ripetutamente tentato da principesse o altre persone, tentato a destra a sinistra perché, sà, i "partiti" si presentano ecc., sà, una persona così, eppure ha l'idea chiara, non si discute, va avanti per la sua strada! Ditemi un po', la nostra vocazione che é stata sempre un po' in serra, che non é mai stata in mezzo a questi pericoli come quella... é forte come quella di Francesco. Ho detto quanti raffreddori forse nella nostra vocazione, quanti momenti: "Ah, ma insomma, seguire il Signore"..., ma se ci fossimo trovati nelle circostanze di Francesco, quante di quelle vocazioni che sono qui presenti avrebbero perseverato... Vero, Magnaguagno, gavarissela perseverà la tua, caro? Eh! Proprio trovato nelle stesse situazioni di Francesco: onori, ricchezze, piaceri, soddisfazioni, tutto che ti portava verso il matrimonio, le signorine ti corteggiavano, balli alla sera... e dai, e dai, dai... no! duro!, senza parlare, senza far scenate, paf!... Tutta la tua vita integgerrima, tutto quanto così, paf, arrivar là. Ah, dopo, dopo noi troviamo in Francesco un santo, lo troviamo un eroe, troviamo quello che non si scoraggia mai, quello che non si perde di coraggio neanche, dinanzi alle più grandi difficoltà, troviamo il vero, si può dire, martire, missionario, ecc., ma guardate che si é fatto prima eh! Guardate che in autunno raccogliamo i frutti dei fiori primaverili. Non so se dico bene, don Luciano: é giusto no? In primavera ci sono i fiori, poi in estate, autunno si raccolgono i frutti, ma se non vien fiori in primavera, non so, vien fora i frutti?... patate!, no gnanca quele perché gà fiori anche quele, fiorise anche le patate. E' chiaro.

MO19,8 [17-05-1965]

8.Ora guardate che se nella vostra giovinezza, nella vostra giovinezza non coltivate lo spirito missionario, non coltivate lo spirito della vocazione ma ardete come dicevamo sabato scorso, per cui in voi ci sia, non tanto la "poesia" della vita religiosa, della vita apostolica, quanto la vera ansia di salvare anime, di essere tutti del Signore, il vero desiderio intimo di consacrarvi al Signore. Se in voi non alimentate questo spirito missionario, proprio missionario intimo che é immolazione...
Diceva Francesco di Sales quando, sa, so papà gli ha detto: tu vuoi farti missionario, vuoi andare là, perché si è offerto lui poi andare, là, verso Ginevra da quele bande, no? E so papà non voleva assolutamente, é andato dal vescovo, ha protestato, io ve l'ho dato perché sia prevosto, si prevosto sì, ma martire no, el ga dito, e alora Francesco ghe gà risposto: ma io mi son dato per fare la volontà di Dio, per essere tutto del Signore, gà risposto. E al Signore non se ghe mete mia limiti quando se se dà al Signore! E quando va, e parte e, sa, e so papà continua: "La maledizione non te la dago mia, ma la benedizione gnanca! Non vi maledico, perché non vi maledico, ma benedirvi non vi benedico". E l'é passà par casa per 'ndar saludare casa, quando é andato via con suo cugino, e so papà gnanca saludarlo, niente, va via, el va via dal sò castello. Proibi sce a so mama e ai altri de darghe qualcosa, so mama ghe da de scondon un poco de mudande, un poco de biancheria ste pore done sempre de scondon: proibito mandarghe qualunque aiuto eccetera; e la mamma de nascosto, sà le mamme ghe manda la sestéla par sotto, continua a mandarghe sempre de nascosto qualcosa. Nessun servo lo deve seguire, assolutamente, nessun servo lo deve seguire; e parte.

MO19,9 [17-05-1965]

9.E a un dato momento l'altro canonico, suo cugin se perde de corajo: come se fa, te vedi non racogliemo gnente, racogliemo gnente! E i và nella fortezza a dormire prima de 'rivare, e poi tutta la giornata in giro per la campagna, gli eretici gli Ugonotti, sa, i se gà messo d'accordo; gnanca parlare insieme!, proibìo! Vardé che i se stregoni, e vardé che i ve strìa e che i gà questo, e i gà quelo, guai se parlé insieme, guai, guai, e parfin i scapava via tuti quando che indava là; e lori duri, duri, passa un anno duri, duri, senza mai raccogliere gnente, capite gnente. Ah, dove sé che el gà ciapà el corajo, dove se che el gà ciapà la forza. Perché ha aspettato anni prima e lui sapeva soffrire, ha saputo aspettare prima; e diceva quel suo amico, cugino: "No te vedi che non femo gnente! Non femo gnente? Femo la volontà de Dio, te par de non fare gnente, semo drio fare la volontà del Signore. Ma non racogliemo gnente. Non racogliemo gnente? Queste fadighe che fasemo in giro par de qua, che le semenemo in meso ai boschi, al freddo, coi geloni su par le mano, coi geloni su per i pie, semo intrigà a caminare, questi sacrifici che femo in giro per le campagne in cerca de anime e non ne trovemo gnanca una te par che valga proprio gnente. E anche se morissimo senza aver raccolto gnente, cò ghemo fatto la volontà del Signore, cò ghemo seminà sacrifici in mezzo quà, non gavemo fato el nostro dovere? el Signore non l'é contento?".
Ah, fioi, ricordeve che questo spirito missionario xé el riflesso de tutti quegli anni che lù gà vissudo con questo spirito missionario. Se nò non ghe saria stà possibile la seconda parte della vita se la prima non fosse stà alimentata dallo spirito missionario.

MO19,10 [17-05-1965]

10.E dopo, ecco qua il terzo punto, un pochino.
Un giorno, e termino con questo, un giorno Francesco si trova in una chiesa (capì che i xé pensieri che non posso mia fare in Chiesa, nò, questi qua, i xé un pochettin massa, stì qua i xé piccoli e bisogna ca me contenta de corer via un pochino), ma me pararia, de Francesco di Sales che sottolineassimo quei punti che i xé quei che te mostra l'anima dell'uomo! Attenti: se trova... là ghe gera una chiesa, ufficiata dai protestanti ma siccome che ghe gera el duca che lo proteggeva perciò con una certa libertà i podeva anche luri qualche ora dar dentro, ufficiare anca lù. E un giorno l'é andà dentro ghe gera sette persone, dentro in ciesa, ghe gera ancora dodese-tredese cattolici in tutta la città, el va là: i gera là mesi indormensà in ciesa. Pena che l'é 'ndà dentro, Francesco el sente dentro: "Per quele sette persone lì, sette giuste" (te le vedevi là mezze indormensà) eh!, el dise, spetta che fassa la predica co quella gente lì! el ga dito. E bello che el se gaveva preparà 'na bea predica sui santi, sulla devozione ai santi: naturalmente le sò prediche le gera un pò... dato il protestantesimo che nega la devozione ai santi, per dimostrare chiaramente come il venerare i santi non é contro la nostra religione, non é un'idolatria, non é offesa al Signore. Lui si era prepara to bene la sua predica. Si preparava bene, ma non con l'arte di quei tempi, con la semplicità di Francesco di Sales, parlava così ma incantava, perché el gaveva la santità dentro, no? Perciò le cose grandi le diseva con semplicità. Non che non fosse capace lui di parlare in una forma grande, anzi, ma parlava... intelligente. Santo, che parla cose grandi con semplicità, con semplicità. Primo momento dunque, primo momento: "Nò, basta no fasso mia la predica, ca fassa la predica a sette persone"; anca perché la predica la gera un po' contro i protestanti - siccome tante volte 'ndasea a scoltarlo apposta, te sé, per combatterlo. Ma a un dato momento el sente una voce che ghe dise dentro de lu: "Senti, el Signore 'ndaseva in xerca ancha de un'anima sola, no, là con la Samaritana, con Nicodemo... e perché mì a gò da essere così superbo, perché le xé sette persone solo no gò da farghe la predica; e alora devo farla come se la chiesa fosse piena". E infatti el se gà alzà, fata la preghiera, el gà scomisìa far la predica; e la gà fata con la stessa lunghezza con la stessa signorilità come se la chiesa fosse piena. A metà predica, o poco dopo insomma, uno se gà messo a singhiozzare, el pianse, pianse e ala fine de la predica el va, el se insenocia davanti a Francesco, el ghe dise: "Senta, la ringrazio perché lei ha salvata la mia fede. Io stavo già per passare coi protestanti, stavo per passare coi protestanti ed é stata l'ultima cosa che gò fato. Ho detto: beh! facciamo così - siccome che i protestanti mi avevano convinto che la chiesa cattolica era caduta nell'idolatria perché adorava i santi – allora facciamo così: io vado in chiesa, e se il padre predicatore parlerà dei santi, e parlerà anche sebbene che ci sono poche pesone vuol dire che il Signore, il Signore vuole che io resti cattolico, perché se parla sebben che ci sono poche persone, vuol dire che é santo lui, prima roba, perché é umile, perché una persona come lui, di un casato com'è, intelligente com'è laureato com'è, sa adattarsi a parlare con semplicità a sette persone solo, vuol dire che ha un umiltà tale che vale la pena seguirlo. Secondo: se parla dei santi, e ha parlato che... prima di tutto mi ha tirato via qualunque dubbio che avessi, perché ha risposto così... rispondeva a tutte le obiezioni che avevo dentro di me! E perciò lei mi ha tirato via ogni dubbio, sa, e nello stesso tempo mi inginocchio davanti perché ho pensato un pochino male di lei, ho dubitato". Da quel momento é stato un cattolico ferventissimo! Francesco di Sales, ha cominciato davanti al Signore: "Varda, son stà lì, lì per rovinare un'anima. A xé un mucio de tempo che son qua che serco anime, e perché ghe gera sette persone solo, son sta lì li per non fare la predica, va ben; e me rendevo responsabile de la rovina eterna de un'anima!". Ecco il pensiero.

MO19,11 [17-05-1965]

11.Francesco di Sales, lui ce l'aveva in testa questo pensiero lì; che cioè nella vita apostolica quello che guida la barca, al timone é nostro Signore, e cioè siamo continuamente, nella vita apostolica, portati da una mano invisibile, che é la mano di Dio. La quale mano di Dio ci guida in tutto quanto il nostro lavoro.
Perciò siamo, siamo apparentemente uomini in mezzo agli altri uomini, ma siamo uomini di Dio, e bisogna che stiamo sempre attenti figliuoli, con un orecchio teso a captare gli ordini che ci vengono dal Signore. Francesco ha ricevuto l'ordine di fare la predica sui santi, no?, e di farla sebbene ci fossero sette persone solo; se fosse stato un po' distratto, forse non l'avrebbe fatta sui santi, e forse non l'avrebbe fatta perché c'erano sette persone solo. Ora guardate che noi dobbiamo essere gli uomini che sono in continuo contatto con il sopranaturale e che sono preoccupati di fare solo la volontà di colui che é di là, e che é di qua e che ci é vicino, no?, colui che ci ha mandato. Gesù era preoccupato di fare la volontà di Colui che l'aveva mandato. Anche noi dobbiamo essere preoccupati di fare la volontà di colui che ci ha mandati. Perché vedete, ci saranno dei momenti nei quali: ma varda, perché il Signore me gà mandà qua!... Magari, ciapé la macchina, si é un po' distratti, e invece di andare a San Felise vé per Porta Padova e a un dato momento: ma varda che testa!... Magari il Signore me gà mandà là, perché una volta el ciapava pal copin e el te portava vissin all'Eunuco, adesso può darsi che se rompa na gomma, che il Signore permetta che se rompa na gomma, perché te gabbi da andare dal meccanico a parlarghe del Signore! Non per, guardate, che non per caso il Signore vi porterà vicino a una persona, non per caso vi metterà in una circostanza, non per caso una volta vi farà venir sete, fortissima sete, e vi costringerà ad andar dentro magari a un bar a prendere un'aranciata, un chinotto!

MO19,12 [17-05-1965]

12.Non per caso, non per caso, ricordatevi bene, a un dato momento troverete per la strada uno che ha la macchina rotta, e voi dovrete fermarvi per dare una mano, non per caso!... Voi siete uomini, non siete gli uomini, così, della strada, siete degli uomini di Dio, e se siete gli uomini di Dio, siete guidati da Dio, portati da Dio, diretti da Dio. E l'uomo di Dio, difatti quando il diacono Filippo, é stato là, e dopo il Signore lo gà portà in Azoto... Perché lo gà portà in Azoto? Per metterlo insieme con "idrogeno" e "ossigeno", no, ah! Vi pare? Se lo gà portà là, perché ghe gera n'altra roba da fare, ghe sarà stà un altro Eunuco, un'altra Eunuca, calcossa altro!...
L'uomo di Dio...ta...ta...ta, desso qua, dopo là, dopo là! Se come l'infermiere quando che va fare le punture: prima el fa nà puntura de qua, poi te lo vedi col casseletto che el va par de là... Ecco l'uomo di Dio é portato dal Signore, portato dal Signore, é sempre uomo di Dio: l'apostolo deve dare, é sempre uomo di Dio, alimentare la sua vocazione, durante il periodo della formazione, continuare con lo spirito missionario durante la vita apostolica, ed essere sempre, a disposizione di Dio. Anche, dico, quando fate le azioni più... andate a fare una gita nel Pasubio, siete sempre uomini di Dio; fate una gita a Roma, vero Franco, siete sempre uomini di Dio. Magari va all'ospedale a trovare la mamma che é ammalata... é uomo di Dio, e vicino... lì c'è un'altra signora, e allora si attacca discorso, si comincia a parlare, dopo si manda un libro... é uomo di Dio, é uomo di Dio. Lo digo, perché, Franco hai fatto né più, ne meno il tuo dovere, capi to?, il tuo dovere... Ciò, se avessi trovato una signorina, ciò, allora saria da vedere un pochino, vero? Ma vedendo, esaminando la situazione, pensando che la gera na donna sposà, che la gà fioi, che la gera preoccupà dell'educazione dei figli, allora se manda il libro per l'educazione dei fioi, eccetera. Benissimo! L'uomo di Dio, l'uomo di Dio che lavora al cospetto di Dio, lavora solo per il Signore e non vuol rendersi responsabile di non portare l'amore di Dio. Ecco allora, adesso saria passà anca el tempo, ma almanco na sciantina solo disemoghe al Signore: "Signore, fa che io ti veda in tutte le circostanze della mia vita. Fa, o Signore, che dentro di me ci sia proprio il vero spirito missionario, in modo che la mia vocazione non abbia a prendere il raffreddore per un piccolo colpetto d'aria che gò incontrà. Signore, fa che io conservi sempre questo spirito e soprattutto che mi senta sempre nelle tue mani".