L’EFFICACIA APOSTOLICA DELLA TESTIMONIANZA DELLA CARITÀ
MO58[27-01-1966]
Sia lodato Gesù Cristo!
MO58,1[27-01-1966]
1.Padre Lombardi, questa mattina, si sente poco bene. L'infermiere ga subito alzà le recie a sentire che el sta poco ben. Ho detto che padre Lombardi stamattina si sente poco bene e allora l'ho lasciato in riposo, e ho invitato un altro allora, che lo sostituisca...Questa mattina, invece che prendere in mano padre Lombardi, prendiamo in mano una delle "18 storie vere", il libro dei Focolarini. Anche se lo avete letto tutti questo libro, anche se lo avete meditato tutti, penso che valga la pena fermarsi su una di queste, per cavarne poi la nostra meditazione e le nostre considerazioni.Certo che se avete letto questo, questa storia che leggo adesso, non avete letto le distrazioni che verranno in mezzo a questa storia, perciò queste saranno un nuovo capitolo del libro."A diciassette anni ero partigiano, ero partigiano nelle brigate garibaldine, e simpatizzavo per l'idea marxista. Ma, (attenti perché questo che leggo qui, è quello che troverete voi domani nel mondo. Troverete così: uno simpatizzava, si trova in situazioni particolari, ci casca dentro) ma la mia grave crisi spirituale in questo senso scoppiò dopo la laurea in medicina, che avevo raggiunto attraverso sacrifici inumani. Poiché, essendo la mia famiglia poverissima, avevo dovuto contemporaneamente studiare e fare lo scaricatore nel porto”.Qualche... si crede... crede di far miracoli perché, sa, riesce a dare un'ora di lavoro alla settimana: "Non ce la faccio, sa, non posso, ho tante occupazioni. Ecco, tante occupazioni". E, dico, state attenti perché, questo qui, questo qui, studia medicina, no?, e per guadagnarsi il pane, fa lo scaricatore nel porto. "Quod superest, date pauperibus!". E qualche volta, quel quod superest potrebbe essere quando, sa, e, quod super, potrebbe essere levarsi da tavola con un po' di fame, sarebbe anche privarsi un pochino, accontentarsi de fasoi invesse de polastro a rosto, vero? "Quod super", vero Smiderle... che anche Smiderle le sappia 'ste robe qua! Sto tizio qua si è guadagnato la laurea, capisci, studiando all'università e facendo lo scaricatore del porto. Che vole dire: guadagnarse el pan! Trovava el tempo de studiare, andar scola, e anca fare el scaricatore del porto. Qualche signorino che fa teologia, magari: “Mmmm, no, no ghe la fasso mia portare un par de ore alla settimana de lavoro , no ghe la fasso mia!”. Par farse la righetta alla mattina, sì, el ga tempo...Avanti!"Per di più ora mi era necessaria anche una specializzazione, e dovetti scegliere la più breve, quella di anestesia, sacrificando le mie aspirazioni alla medicina interna".
MO58,2[27-01-1966]
2.Xe necessario guadagnarse il pane, e allora el sceglie la più breve. Qua, che qualcuno magari crede: “Sa, bisogna, bisogna”. Se fa quel che se pole, cari, varda qua, la xe la vita! Sa, saria sta più bello andare a studiare medicina senza andare a fare lo scaricatore del porto, e poi scegliere la specializzazione che piase, ma nella vita bisogna fare anche quel che se pole, caro amico. Te pare? Se no se pole andare a... parché no se pole, pazienza!."Ricominciarono così altre privazioni, perché la scuola di specializzazione era in un'altra città, a quattro ore di treno dalla mia".Quattro ore di treno, ma penso che el treno nol sarà mia sta fora dalla porta; almanco, per lo meno, un paro de chilometri de distanza. Allora, el tempo de alzarse, de andare fino al treno, al treno de solito se va cinque sei minuti prima, per non perderlo, e, dopo, quattro ore di treno. Il che vuol dire quattro ore anche a tornare: che xe otto ore de treno."E iniziai la scuola, partendo al mattino con un panino in tasca".No par colazion questo, par merenda, sèto Giovanni, per pranzo! Va ben che ti no te te gustarissi gnanca un dente, ma ghe vol pazienza!"Ma con amarezza, con amarezza constatai presto che in questo modo imparavo ben poco, poiché, non potendo farmi strada presso i professori, non avevo modo di fare alcuna pratica".Farsi strada, far un po' de amicizia: anche i nostri a Roma ì sta fasendose strada presso i professori, vero, eccetera; parte umana, rapporto un po' umano. E naturalmente, solo che teoria senza pratica, a un dato momento non te ghe possibilità; e noi che vi diamo occasione invece lavorando di fare pratica, voi non la volete fare! Si, sì!"Fu allora, fu allora che la società (ecco il momento critico. In questa situazione: quattro ore andare, quattro tornare, un panino solo in tasca, non può farse strada, no ghe vede chiaro, e allora scominsia a maledire la società!), fu allora che la società nella quale vedevo mille ingiustizie, e solo quelle vedevo, mi venne in odio e mi accostai al marxismo considerandolo la sola idea capace di creare una nuova giustizia sociale".E, perciò, eccolo comunista! A diciassette anni simpatizzava, si trova in questa situazione, e zo, eccolo là! Noi apostoli vediamo un'anima alla deriva, è chiaro? Quest'anima alla deriva noi dobbiamo salvarla. Come si deve salvarla? Come si può salvare? Perché voi vi incontrerete con molte anime di questo genere qua, voi vedrete nella parrocchia, vedrete o per il marxismo, o nel marxismo o in altra parte, anime che a un dato momento si sono disorientate, e le vedi là: parabonbonbon: abissus abissum invocat, no? i se rabalta! Come si possono salvare?Ecco l'analisi che dobbiamo fare: come si è salvato lui, e vedere come possiamo noi agganciare. Salvarli, bisogna salvarli! Il Signore ci ha mandato a salvarli: bisogna trovare il modo di salvarli.
MO58,3[27-01-1966]
3."In quel periodo vi fu il congresso nazionale di anestesia a Firenze. Nel corso di esso, mi fece un'impressione profonda un anestesista che tenne una relazione. Esponeva la materia con semplicità, senza dire una parola più del necessario, era molto umile, modesto nel vestire, aveva degli occhi tanto sereni. Chiesi chi fosse, e mi dissero che era un docente anestesista di Milano".Insomma, nol ga dito gnente, nol ga parlà de Vangelo, nol ga parlà de gnente. Beh, el lo ga colpio per la bontà, la semplicità, perché nol disea parole alte, paroloni; semplicemente, ha esposto con semplicità. Varda ti cosa che ga da essere, no? Il bambino di due-tre anni, colpisce perché? Per la sua semplicità; il Signore ha detto che dobbiamo diventare come bambini. È vero, la semplicità colpisce: eccolo qua! È stato colpito dalla semplicità; mia dalle parole, parché el ga parlà de anestesia, no?, mia dalle parole del Vangelo o questo o quelo, de anestesia. Ma quando el ga parlà de Vangelo? Nel modo de fare nella persona umana, nella parte umana: però la parte umana imbevuta di cristianesimo, che fa trasparire qualche volta allo esterno anche se non parla di cristianesimo."Il suo ricordo mi tornò vivo alla mente nei giorni in cui, qualche tempo dopo, stavo per trasferirmi all'università di Genova, presso la quale avevo buone raccomandazioni".Dunque, el vol trasferirse a Genova, perché? Per poder fare pratica, perché a lu ghe interessava andare in sala operatoria a far pratica, non solo in aula a scoltare. E là el gavea raccomandazioni, e allora el ga pensà de trasferirse all'università di Genova."Avevo saputo, nel frattempo, che egli dirigeva ora una scuola di anestesia nell'Italia Centrale, più vicino a me. Cominciai allora ad esitare nella scelta dell'università, perché, istintivamente mi sentivo spinto ad avvicinare quel professore così simpatico: io ne sentivo il bisogno. La decisione definitiva la presi quando ero già in stazione diretto a Genova".El ga fatto la conferenza, con la semplicità... l'è drio partir par Genova, no! Niente da fare!."Alla clinica (el va alla clinica...) mi dissero subito che non era possibile parlare con lui perché stava operando.Lo vidi infatti attraverso i vetri della sala operatoria, lui e l'ammalato. Dopo un po', però, l'infermiere lo avvertì della mia presenza. Con mia meraviglia, quasi subito, al primo spiraglio libero, uscì dalla sala venendomi incontro sorridente. Io credevo che si sbagliasse, scambiandomi per un'altra persona, o che ci fosse qualche altro dietro a me, tanto che mi girai: invece, sorrideva proprio a me. Allungò la mano e con una stretta calorosa mi si presentò. Nel viaggio, avevo preparato un discorsetto fatto di tante bugie, perché ci sono critiche e gelosie nei nostri ambienti, per cui, se ti presenti da una scuola all'altra, di solito non ti accettano".
MO58,4[27-01-1966]
4.El gavea parecià un mucio de bugie per dire el motivo per cui vole passare da una scuola all'altra."Ma, di fronte ad una accoglienza del genere, non mi sentivo di raccontare le storie, ed esposi tutta la verità, cioè, che avevo bisogno di lavorare piuttosto presto, e che ero venuto lì nella speranza di imparare un po' di più che nella scelta precedente. Disse che mi accettava senz'altro. E, alla domanda di quando potevo incominciare, rispose premuroso: immediatamente!".Lu che el sercava de far pratica, no?: immediatamente!“Chiamò la suora e chiese un camice per me, ma la suora non lo trovava; allora lui stesso andò in giro a cercarlo e me lo portò. In sala operatoria mi fece iniziare subito un'anestesia. Gli obiettai che non ne avevo mai fatta una completamente da solo. Mi rispose che sarebbe stato lì con me e che perciò non c'era nessun pericolo per il paziente, incominciassi pure tranquillamente, e se non sapevo qualche cosa, lo domandassi a lui. Difatti, fu un continuo chiedere spiegazioni, anche per minimi particolari, e l'anestesia arrivò in porto bene.Ricordo, giunsi a casa davvero un altro: ero felice! Mia moglie, che fino allora mi aveva visto sempre preoccupato, scontroso, capì che era successo qualcosa, e disse che erano anni che non apparivo così contento. Risposi che avevo trovato una persona eccezionale, un collega che mi aveva trattato in modo diverso da tutti gli altri".Cristianesimo! Nol ga dito gnanca 'na parola lu del Cristianesimo: un fratello si avvicina, el lo tratta ben. Ma sentiremo: xe giusto?."Continuai a frequentare regolarmente quella clinica, imparando e lavorando. Mi sentivo bene, circondato da fiducia".E l'è un comunista, eh?“Ricordo che dopo due giorni che ero in sala operatoria, un altro medico mi salutò calorosamente chiamandomi per nome, e io non sapevo neppure chi fosse. Poi appresi che si trattava dell'aiuto chirurgo. Era gioviale, sportivo, pieno di vitalità, ma nella sua allegria c'era qualcosa di particolare e di profondo: una sfumatura che lo accomunava nei suoi atteggiamenti al professore di anestesia".
MO58,5[27-01-1966]
5.Questo el gera sportivo e quell'altro no; sportivo, giocava: ghe gera qualche cosa che lo accomunava con l'altro: cosa ch'el sia?"Tra loro notavo anche un rapporto di particolare affiatamento, in cui mi trovavo molto a mio agio. Con me poi, ultimo arrivato, si prodigavano di più in tutti i modi per aiutarmi.Dopo qualche giorno che ero lì, mi vennero tanti interrogativi: ma perché questa gente è così piena di attenzioni nei miei riguardi? Non riuscivo a darmi una spiegazione. Pensai subito a delle cose strane: questi sono una società, una massoneria, e mi fanno tanti piaceri perché passi dalla loro parte. Ero comunque convinto che ci fosse sotto qualche interesse particolare. Un fatto è certo: che per due o tre mesi non mi accorsi che quelle persone erano dei cristiani. Se l'avessi scoperto non avrei accettato la loro amicizia".E invece quei nostri, subito, dopo el primo giorno i parla de cristianesimo, no? “Bisogna che vai in ciesa!!!! No, no, no xe così!”. Ecco lo sbaglio nostro tante volte: noi vogliamo immediatamente: “Ti, va in ciesa!”. Sta buono, conquistali con la carità! Per due tre mesi: poi parlerai di cristianesimo. Difatti el lo dise: se me fusse accorto, no gavaria accettà l'amicizia, no? No, colleghi, basta, colleghi, però colleghi di eccezione, che si vogliono bene."Fu solo la loro vita fatta di amore, di carità, senza nessun discorso, che mi riempì di ammirazione".Questo deve essere il cristiano, che... dovaria fare questi cristiani, questi deve essere i cristiani che santifica gli ambienti di lavoro, trasformare gli ambienti di lavoro, santificare, eccetera, convertire con l'operaio: ghemo da fare i cristiani così, noialtri, con l'aiuto di Dio!"Ricordo innumerevoli fatti che mi lasciavano letteralmente sbalordito; come questo: un giorno, che avevo lavorato fino a tardi, sto pranzando, poi si mette a tavola il professore, dopo pochi bocconi però, mi chiede perché non sono ancora partito. Gli dico che oramai non faccio più in tempo per il treno, e prenderò quello successivo. Lui guarda l'orologio, mi chiede a che ora parte il solito treno, smette di mangiare, mi spinge fuori dalla porta, prende la macchina e mi accompagna in stazione...L'episodio che fece traboccare il vaso avvenne qualche tempo dopo. L'aiuto chirurgo fu chiamato a Milano per fare un importante intervento. Nel partire disse, con la solita gentilezza, che mi avrebbe accompagnato in macchina fino alla mia città. Cercai di rifiutare, perché sapevo che ciò gli sarebbe costato una notevole deviazione, ma non volle sentir nulla e mi fece salire senz'altro con lui. Poi, quando fu nella via Aurelia, sapendo che a me piaceva la velocità e le macchine sportive, lanciò la sua "sprint" a centosessanta-centoottanta all'ora. Ad un tratto, a Marina di Massa, il motore incominciò a sternutire, e ad un garage il meccanico constatò che c'era un pistone rotto, per cui la macchina non poteva proseguire. Fui preoccupato per il collega, io non avevo alcun impegno urgente, ma lui, lui lo attendeva quell'operazione, a Milano.Entriamo in un bar ed io immagino che si preoccupi di chiedere informazioni su come proseguire il suo viaggio e invece dopo un po' mi accorgo che sta perdendo minuti preziosi in telefonate, per informarsi dei mezzi e delle coincidenze per la mia città: per sè non aveva ancora chiesto nulla!".Ah che la xe grande, eh!"Fu lì che mi decisi di domandargli come mai legasse lui e il professore a me, per trattarmi così.Egli rispose che non c'era sotto nessun motivo particolare: aggiunse parole per me indimenticabili: 'Ho imparato dal tuo professore di anestesia (... el ga imparà da quell'altro, no?) che nella vita quello che conta è voler bene al prossimo'".
MO58,6[27-01-1966]
6.Voler bene a uno, voler bene a uno che te dà caramele, voler bene disinteressatamente: voler bene, voler bene!."Il prossimo, in questo momento sei tu, e quindi voglio bene con tutte le mie forze a te!".Parché el Vangelo, lo savemo tutti, ma dopo bisogna praticarlo."In questo momento il prossimo sei tu, e io perciò, con tutte le mie forze voglio bene a te. Cinque minuti fa, era quel meccanico che mi aggiustava la macchina, stassera, se arriverò a Milano, avrò vicino altre persone, e quelle saranno il mio prossimo da amare!".Vedìo, el prossimo nol xe quelo col quale mi go amicizia, corrisponde coi sorrisi e che risponde ricambiando, no! Il prossimo è quello che trovo sul mio passo. Oggi sei tu, ieri sera gera 'naltro, stassera sarà el sindaco de Vicenza! Giusto, no? e, i ritardi, sarà la media!. No, vardè che questo... questo spirito qua mi vorria che entrasse nella Congregazion, perché ognuno di noi vivesse così. El se trova per strada con una persona, quelo xe el prossimo che il Signore ti ha messo sui piedi per fargli del bene. Non la conosci, è simpatica o antipatica, eccetera: quello è il tuo prossimo; cinque minuti fa era il meccanico, e stassera, a Milano, sarà qualche altro, il mio prossimo, no? Questo è il mio prossimo! Io devo vedere il prossimo così; e noi dobbiamo capire in pieno questa cosa qui, viverla, oh, viverla al cento e dieci per cento, e poi trasformare i cristiani in cristiani così.Questa è la mia... Adesso è arrivata l'ora della sigla: abbiamo le linee chiare e precise in quel libretto che sta uscendo e ce le dà chiare e precise: adesso è l'ora di metterle in effetto, no? Perciò, tu vai in cortile e ti incontri con Toni, in quel momento il prossimo è Toni e tu devi trattarlo con carità; a un dato momento trovi invece un'altra persona, è Luciano, l'assistente Luciano, il prossimo è Luciano, devi trattarlo con carità: è Lui, Gesù che ti passa vicino e vuol essere trattato con amore, con dolcezza!Se domani i nostri cristiani riuscissero a capire 'ste cose qua, guardate, è un paradiso, è una gioia!
MO58,7[27-01-1966]
7."Questo discorso produsse in me come uno choc, ma non furono le parole in se stesse a scuotermi, fu il fatto che rividi ad un tratto davanti ai miei occhi il primo incontro col professore".Eccolo là, la gentilezza!"E poi quegli atteggiamenti così caldi e fraterni verso di me, verso i malati, con tutti!".Prima el crede che el lo fasesse solo con lu, quando che el ga scominsià a pensarghe, dise: varda, el lo fa anca coi malati, con tutti, el tratta tutti così! Allora si è accorto che non era per lui solo, ma era per tutti. Le parole de quell'altro, che el ga dito: oggi, adesso con ti, prima col meccanico, stassera con gli altri, el ga visto che effettivamente le xe così, che quell'atteggiamento era con tutti."E ora, tutto il bene che avevo ricevuto da lui e dal collega, prendeva d'improvviso un significato e un nome: cristianesimo!"In questo momento el ga capìo che quello era cristianesimo."I giorni successivi continuai a ripensare a quanto era successo, ed entrai in crisi (ecco la crisi!), perché mi sembrò evidente che il Vangelo non era un'utopia, come mi ero convinto, se c'era chi lo viveva in modo così meraviglioso".Ecco la testimonianza! Crederanno, hanno visto, crederanno! Affinché il mondo creda!"Intanto, scrissi subito al professore una lettera, in cui gli dicevo che aderivo con tutto il cuore a quella vita che avevo intuito e che ancora non conoscevo".Davanti a questo, crolla chiunque, no?"Ma la conversione definitiva venne in me più tardi, quando con mio enorme stupore, scoprii che il professore di anestesia e l'aiuto chirurgo non erano persone eccezionali, isolate, come avevo creduto; essi mi fecero conoscere dieci, venti, cinquanta persone, tutte come loro. Stando con esse, capii che quella giustizia sociale che cercavo, non era che un particolare del cristianesimo, il quale solo avrebbe potuto trasformare radicalmente la società con una battaglia d'amore!".
MO58,8[27-01-1966]
8.Che no sia mia possibile che da casa nostra esca gente così? Adesso mandemo là, vero, don Guido, Vinicio, mandemo là in America Latina, quattro o dieci persone, e che pian, pian pian pian, trasforma. Varda, el professore de anestesia dell'ospedale trasforma l'aiuto chirurgo, no? L'aiuto chirurgo e il professore, trasforma questo, e dopo, questi i continua, parché i ga continuà, e vien fora una gnarà de gente che vive el cristianesimo!I nostri bisogna che i fassa così, che trasforma! La carità la fa cascare i pilastri uno alla volta: pan! pan! come le mura de Gerico, no? uno alla volta! Vardè che la xe 'na roba che, xe 'na roba così grandiosa, ma xe semplice! Xe de amare el prossimo, vedere el prossimo, aiutare; roba che fasea anche me mamma che no ga studià teologia!Vardè che el cristianesimo l'è qua! La conversion del mondo xe qua: 'sta robeta qua! No stè credere che la conversion del mondo sia nei grandi articoli. Xe 'sta robeta qua, 'sta robeta qua, lo ga dito Gesù! Portare l'amore verso tutti, aiutare, vedere el Signore in tutti, perciò pronti: con generosità, con carità! Dico male, lei? E anche i grandi, sa, i grandi, dinanzi a 'ste robe, i ghe casca dentro!“Tornai alla fede cattolica con tutto l'entusiasmo, ma era come conoscerla per la prima volta.Dodici, quattordici ore al giorno le passavo allora, come pure adesso, in ospedale; quello divenne il campo dove vissi di più la mia conversione. Concepii la vocazione in modo nuovo: tutto avevo ricevuto, tutto dovevo dare agli altri. Così, in primo luogo, cercai di comunicare con larghezza ai colleghi più giovani quello che il mio professore mi aveva insegnato. Ma questa non è cosa comune nei nostri ambienti; e così feci amicizia con molti assistenti: e insieme alle nozioni mediche, più di una volta circolarono le parole del Vangelo.Con i malati mi sentii ovviamente al servizio dei loro corpi e delle loro anime; e in ciò mi sembrava che l'unica misura di donazione, fosse non averne: (non aver misura) il mistero della croce era infatti sempre più davanti a me come un modello meraviglioso. E un po' alla volta andai facendo una scoperta: mi accorsi quanti frutti si potrebbero portare perseverando in un simile amore".Adesso il tempo sta stringendo, ve lo digo in poche parole l'episodio che segue. I ga portà dentro una giovane che se gaveva avvelenà. La gavea cercà, inghiottio settanta-ottanta pillole, insomma, per avvelenarse. E, insomma, in reparto, i ga cercà de rimetterla in vita, ma niente da fare: la gavea quaranta battiti al minuto, e, ormai no ghe gera più niente da fare: nessuna speranza. E allora i ghe ga domandà a lu: ciò, te sentito de provare, i ga dito, per anestesia di rianimazione, no? Te sentito de farlo? Ecco, e allora ..."Mi chiesero se me la sentivo di fare qualcosa per questa paziente, che aveva quaranta di pressione e faceva sì e no due o tre respiri al minuto, ed era proprio in uno stato pre-mortale. Io, malgrado avessi ben poca speranza, cominciai il trattamento.Respirazione artificiale, rene artificiale, fleboclisi, ossigeno, eccetera Furono due giorni di tentativi continui, senza che potessi allontanarmi neppure un minuto. Tuttavia constatavo che ogni sforzo era inutile: anzi la paziente si aggravava sempre più. Fui preso dalla stanchezza e da un certo sconforto; tutto pareva ragionevolmente indurmi a mollare: gli altri impegni, le critiche che potevo avere per la mia ostinazione, le forti spese per i medicinali costosissimi e per l'ossigeno, di cui consumavo ogni due ore una bombola da diecimila lire. Mi raccolsi allora in me stesso (ecco il cristiano) e mi misi di fronte a Dio, come mi era divenuto abituale fare nel prendere le decisioni più gravi. (telefonate... mi misi di fronte a Dio!) Mi parve di vederci chiaro: il mio compito, anche in questo caso, non era tanto di guarire il malato, il che poteva non dipendere da me, quanto di curarlo, finché c'era speranza, fino all'ultimo".Perché? Perché era il suo prossimo, perché gera, la ghea tentà de avvelenarse, forse la gera in peccato mortale: bisognava salvarla.12 marzo 1966