1.Ora, vedete, voi siete stati a lavorare nelle resine, e sapete che se non si mette il catalizzatore, è inutile il vostro lavoro, è inutile che prepariate gli stampi, che li puliate, che diate il distaccante, che mettiate poi... che diate il colore, e dopo che buttiate giù la resina, e poi, quando è giunto il momento di levare lo stampo, vien fuori un pastrocchio. Perché? Non avete messo il catalizzatore! “Ho messo tutto, prima!”. Avete messo tutto, ma mancava quella piccola robetta là, no? Quella robetta là! Gavì messo, ma ghe mancava quello, e tutto el vostro lavoro l’è andà a finire a quel paese perché non avete messo quel po’ di liquido che si chiama catalizzatore.Nella nostra vita apostolica, se non ci sono le croci, le sofferenze, capito?, manca il catalizzatore. E devo dirvi: non le crocette d’oro, le piccole croci d’oro che portano le signore, come si vedono, magari con qualche piccola pietra sopra, no, no! Le croxe, quelle che ga portà Nostro Signore, quelle fatte de legno storto coi groppi, no?, quelle che te manda Lu, che manda Lu! Quelle sono quele che purifica; ma bisogna riceverle, le croci, con gioia, anche se la natura non vuol saperne.Ecco, mi pare che oggi, giovedì santo, dinnanzi a Gesù che viene condotto alla morte, dinnanzi a Gesù che istituisce il grande sacramento, una cosa dovremmo imparare: conoscere il valore della croce e la necessità della croce, per poter capire l’Eucaristia ed essere efficaci nel nostro apostolato. Vedete, siamo sinceri: l’Eucaristia crediamo di capirla, ma non la capiamo.
MO62,2[07-04-1966]
2.Quando son tornato dall’America, mi diceva don Guido: “Don Ottorino, go capio na roba: che finora no gavea capio gnente della carità. Go compresa la carità. Lu el me lo ga dito tante volte la parola amore e carità, ma la go copìa adesso; no la gavea copìa; ghe confesso che adesso go capio la carità”. Sa vò in America n’altra volta, ve assicuro che don Guido, co torno a casa: “Salo, don Ottorino, quella volta credevo de aver capìo la carità, ma adesso la go capìa”. E se dopo vò in Australia, vegno casa e el me dise le stesse robe ancora. Perché? Perché “Deus charitas, Deus charitas!”.Perché, capì chiaramente, che uno va insima a Monte Berico: “Adesso go capìo cosa che ze le montagne”. Dopo el va su ad Asiago: “Adesso go capìo! Credea de aver capìo, adesso go capìo!”. El va a Cima Dodici: “Adesso go capìo”. E se dopo Cima Dodici el va sulle Ande: “Adesso go capìo...!”. E se dopo el pol andare più su ancora, el se accorze che le Ande...Mi so che dall’aereoplano go visto parecchi monti, alti sì, ma mi gera a diesemila e quei altri i gera a seimila, no? Se fusse rivà a centomila metri de altezza, le Ande sarìa deventà dei bagoleti così.Ora, più ci si avvicina a Dio, più si capisce che se non gaveva capìo gnente. Questo, riguardo alla carità, e questo riguardo all’Eucaristia...14 aprile 1966