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LA CRESCITA SPIRITUALE ESIGE TEMPO E TAPPE

MO90[16-08-1966]

MO90,1[16-08-1966]

1.Nell'ipotesi, state attenti, nell'ipotesi che il tempo continui così, affronteremo il problema in altro modo, e cioè: cerchiamo di fare delle riunioni e delle discussioni sui programmi nostri. In modo che il tempo non sia perso. Ora, lasciamo oggi al tempo di fare quello che vuole e oggi cerchiamo di dormire, giocare le carte, studiare, pregare, di fare quello che ognuno crede conveniente di fare, purché non faccia peccati; poi, se vediamo che continua così, allora prima di sera prenderemo delle disposizioni: riuniremo lo "stato maggiore" e ci metteremo d'accordo. In modo che le giornate non siano soltanto un gran dormire: siano sì un gran dormire. Domani ci sveglieremo alle 8 della mattina, per cominciare la Messa alle 9 e far meditazione alle 11. Va bene? Ma, state attenti, verso le 10 sai... vorrei che caso mai mettessimo sul tappeto alcuni problemi che servono poi per la Congregazione.

MO90,2[16-08-1966]

2.Gesù cresceva.
"Dice il santo vangelo: 'Frattanto il bambino cresceva e si fortificava'. Gesù non ha voluto sottrarsi al tranquillo scorrere del tempo e nemmeno alla lenta e progressiva formazione degli anni dell'infanzia". Sarebbe stato facile per Lui apparire in mezzo agli uomini all'età di 25-30 anni per cominciare la sua missione. Invece no, volle scorrere anche Lui gli anni dell'infanzia. E quando diciamo gli anni dell'infanzia, diciamo anche gli anni della prima infanzia quando... Marco "faceva" tutto, sul lettino... e là, eccetera. Progressivamente Gesù cresceva, anche Lui... "... solo a poco a poco Egli arriva all'età dell'uomo maturo". A poco a poco... "Quanti anni apparentemente inutili mentre l'opera della Redenzione appariva così urgente.". Guardate che la lezione che sta per darci Gesù questa mattina penso che sia proprio veramente di grande importanza. Gesù, come Dio, conosceva in pieno la situazione del mondo a quel tempo, conosceva quante anime si trovavano in peccato mortale, quante anime avrebbero potuto essere come Pietro e come Giovanni, cioè quante anime sarebbero state disponibili alla grazia se qualcuno avesse loro portato la grazia. Quante anime avrebbero potuto "volare" nel mondo della grazia. Nonostante questo, Gesù attende. C'è un mistero nella Redenzione, proprio un mistero.

MO90,3[16-08-1966]

3.E quando mi son portato con don Aldo nell'America Latina, mi son ripetutamente domandato: "Ma perché il Signore non ha mandato prima qualche sacerdote qui, a Estanzuela, a Rio Hondo, qui nel Brasile, nel Chaco, eccetera, perché non ha mandato prima il Signore? Perché queste anime si trovano in questa situazione?". Non era ancora arrivata l'ora di Dio.
Noi, vedete fratelli, dobbiamo mettercela tutta, ma che guida tutto, ricordatevi, è il Signore con la sua grazia. Perciò non dobbiamo reclamare: "Ma dovevano... Ma, era necessario... Ma, la Chiesa... Ma, i vescovi... Ma, i preti...". Abbassiamo un pochino la testa e diciamo: "C'è un piano nella Provvidenza di Dio che guida tutto.". Non scagliamoci neppure contro Giuda perché a un dato momento la Chiesa ha 'perso la testa' e ha cominciato a gridare: "O felix culpa.", no?, "o felix culpa.". Perché anche dal male il Signore sa trarre il bene. Ora, l'esempio che ci dà il Divino maestro che per tanti anni, potendolo fare e non lo fa, e cioè non esce dalla sua botteguccia di Nazareth per mettersi nella sinagoga come maestro - lo vediamo durante la vita pubblica una volta che a Nazareth si mette come maestro e i suoi cercano di prenderlo e di ucciderlo, no?-; avrebbe potuto restare 15-16 anni e mettersi a fare catechismo e cioè predicare il Regno, predicare l'amore, predicare la carità: e invece no. Anche al tempio, a 12 anni, noi troviamo Gesù che interroga ed ascolta. C'è un mistero in tutto questo. C'è il mistero che Gesù si prepara al Suo momento e valorizza la vita dell'amore, della preghiera, del sacrificio per la salvezza.

MO90,4[16-08-1966]

4.Quante volte noi lo abbiamo detto che in due modi noi salveremo il mondo: cioè preghiera e sacrificio, e predicazione. Vi è stato detto in tante circostanze che noi dovremmo essere dei 'carmeli ambulanti', e cioè vivere la vita di un carmelitano, di un trappista, cioè la vita intima di unione con Dio, della sofferenza, dell'amore, della carità, del sacrificio, e cioè: della immolazione unita all'azione. Ecco la nostra vocazione. Del resto, mi pare, che questo è quello che continuamente ci ripete lo Spirito Santo attraverso il Concilio, attraverso i discorsi del Santo Padre: oggi il mondo ha bisogno di vittime, ha bisogno di creature che si immolino per la salvezza del mondo. E queste vittime dobbiamo essere noi.
Perciò, come Gesù, avendo fretta e senza avere fretta... Dobbiamo non avere fretta, non fremere, non gridare, non impazientire. Perché? Perché non ci mandano presto, in fretta, nel Chaco? Perché? Perché ci vorrebbe questo, ci vorrebbe quello... no, no, no, no. Abbiate pazienza, l'ha avuta il Divino maestro. "Potete spartire?". "Sì.". “Potete pregare, potete soffrire?”. “Offrite quello”, e al momento giusto, quando sarà l'ora del Padre, come ha fatto Gesù, anche voi uscirete dalla botteguccia di Nazareth - che può essere la tipografia, che può essere l'officina, può essere il laboratorio delle case prefabbricate o la scuola - uscirete anche voi e, continuando ad essere vittime, incomincerete ad essere apostoli predicatori. Cerchiamo di non diminuire il nostro concetto, vero?, di questo... un po' ecco... di valorizzare questo. Dobbiamo dare la massima importanza: al mattino quando ci alziamo, il sacrificio di saltar giù dal letto, il sacrificio di far meditazione quella mattina che abbiamo sonno, il sacrificio anche di lavarsi gli occhi quando non vogliamo lavarceli. Qualunque sacrificio che facciamo, ricordatevi che per noi è apostolato.

MO90,5[16-08-1966]

5.Anche quello, per esempio, oggi di non poter andare a fare una gita e restare qui, dentro, star dentro qui, andare... il sacrificio che dovremo fare di andare nella casetta, lì, centrale... è l'unica, dove piove dentro: vado dentro e là in mezzo c'è una pentola che raccoglie acqua. "Sia benedetto il Signore perché le cose non vanno a modo mio", no? Avrei potuto quest'oggi mettermi lì calmo, tranquillo. Niente. La volontà del Signore è questa. "Sit nomen Domini benedictum". Accettare questo sacrificio, qualunque sacrificio. Stamattina sarebbe stato bello venir su, no? una bella giornata... E invece venir su con la macchina che continua a slittare in mezzo al paltano, fatica venir su. Pazienza. volontà di Dio, avanti, avanti. Ricordatevi, valorizziamo queste cose.
Vedi, parlavamo prima di quel figliolo santo, che è morto in concetto di santità, san Tarcisio della nostra Congregazione, vero?, Tessarollo Tarcisio, ve lo ricordate bene, no?, quel bravo figliolo. Sempre in giro con la macchina, portando i pacchi da una parte e dall'altra. E va bene, si salvano le anime così. Ma dobbiamo sentire, fratelli miei, sentire, sentire che le anime le salviamo nel posto che la Provvidenza ci ha messi, compiendo bene, con amore, quello che il Signore vuole, istante per istante. In questo modo, vedete, non si tratta di svalorizzare l'apostolato. No. L'apostolato deve avere questo. Vorrei dire, in un termine un po' tecnico, che la nostra azione apostolica, se non porta con sé questa unione intima col Signore e lo spirito di sacrificio, è un'azione apostolica non "catalizzata". E voi che ve ne intendete... C'è Francesco che mi ha fatto un po'...: cosa vuol dire? Ecco per coloro che non fossero al corrente, la resina che si adopera per fare i pannelli deve essere catalizzata. Se non viene catalizzata resta resina tenera, resta liquida e non diviene dura. E invece se si catalizza, si butta dentro il catalizzatore, allora dopo pochissimo tempo diviene dura, diviene come il vetro, vetrosa. E altrimenti resta sempre liquida. Per esperienza rivolgersi caso mai al nostro caro Vittorio, vero don Vittorio? Non è stato così? L'anno scorso, o l'altro anno che sia stato, doveva fare alcuni pannelli; parlando di filosofia e di teologia, si è dimenticato di catalizzare. "Questi pannelli non vengono duri, non vengono duri"... mancava il catalizzatore. State attenti, fratelli, che don Vittorio l'ha fatto una volta sola e l'ha fatto con i pannelli, ma nelle nostre azioni apostoliche lo facciamo molto spesso. E se non vedete le parrocchie trasformarsi, e se non vedete tante volte l'opera degli apostoli che porti frutto, ricordatevi che molto spesso è perché l'azione apostolica non è "catalizzata". Manca lo spirito di sacrificio, di immolazione. Manca quella donazione intima al Signore, quella intima unione a Dio per cui si dice al Signore: "Signore, parla. Eccomi qui, o Gesù, io voglio fare quest'oggi quello che vuoi tu: cinque ore di confessionale, tre ore per mettere a posto la tenda perché piove dentro, cinque ore per riparare il camino perché, venendo dentro, il camino ha rotto la testa alla perpetua? E va bene, Signore, quello che vuoi Tu. Io sono tuo, Signore. Io non seguo le mie azioni oggi. Io desidero solo consumarmi per te e per la salvezza delle anime".

MO90,6[16-08-1966]

6.Vedete, questa donazione intima di noi a Lui, questa nostra unica preoccupazione di piacere a Lui, di fare quello che vuole Lui senza scegliere da parte nostra le azioni, accettando tutto per amore suo, "catalizza" l'opera nostra apostolica. Per cui tu, apostolo, vai supponiamo in un negozio e vai a comprare qualche cosa, ma siccome tu hai una intenzione sola, e cioè l'intenzione di amare il Signore, di servire il Signore, senza che tu te ne accorga, finirai per lasciare un pochino di Signore dove passi, ma senza accorgerti. Perché per te sarà naturale tirar fuori una parola e quelle persone che tu hai avvicinato al momento giusto, al momento giusto finiranno per cercare te. E tu ti domanderai: ma come mai sono venute in cerca proprio di me queste persone? E tu poi andrai dal Signore: "Ma Signore, ma perché sono venute queste persone in cerca di me?". E Lui ti dirà: "Tu sei sempre con me e quando vedi, poniamo, tu sei stato in quel negozio, io ho messo fuori il naso un pochino da te e hanno visto me e sono venute in cerca di te perché volevano vedere me".
Sarà così, fratelli, vedrete, sarà così. Tarcisio caro, tu vai in giro, anche per domandare soldi, ma senza volerlo tu hai Gesù dentro di te e siccome Gesù vuole venire fuori... Ti ricordi quella volta, figliolo mio, che è andata la Madonna da san Giovanni, a trovare sua mamma Elisabetta: avevano ancora da nascere e l'uno e l'altro, e già si sono scambiati i complimenti, no? Ve ne ricordate bene. Gesù era appena concepito nel seno purissimo di Maria, san Giovanni si trovava al sesto mese là e mancava ancora un poco e ha cominciato a tirare calci... "Oh, fora, fora, fora, qua.", el ga dito, no? Si salutano, qualcosa così. Ghe xe gnente da fare, no? "Sum tuba" dice sant'Agostino, no?, "tuba: canto", no? "Sum signum": segno. E xo calci, e so mamma là, poareta, che la ballava... Era arrivato Gesù, era arrivato Gesù, era arrivato Gesù. Non scandalizzarvi, è nel Vangelo.... robe sante, no? Quando uno porta Gesù, la Madonna portava Gesù, san Giovannino si è accorto, santa Elisabetta si è accorta, no?, e la Madonna ha incominciato: "Come, cosa succede?".

MO90,7[16-08-1966]

7.Portate Gesù, portate Gesù. E vedrete che a un dato momento voi vi porterete nelle varie parti del mondo anche senza pensarci, e voi sarete apostoli. E verranno in cerca di voi. Non cercheranno voi, ma cercheranno quel Gesù che hanno visto spuntare da voi. E verranno in cerca di Lui, non di voi. Guai a voi se alzerete la testa a dire: "Sono venuti in cerca di me". Disgraziati. Cercano Gesù, non voi. Questo vedete, permettetemelo, ma ricordatevi: vi capiterà spesso.
Porto un esempio capitato non molto tempo fa: avete visto ieri arrivare Baffo, no? Tutti lo conoscete più o meno, quello di Padova, no? Lo conoscete? Bene. Siamo andati qualche volta fin là a farci... imbrogliare, cioè sì, a comperare qualche cosa, no? Ma che è, che non è, è stato un po' colpito. Ha visto uno di noi, ha visto quell'altro, ha detto: "Questi non sono come gli altri, qui c'è qualche cosa". E aveva bisogno, si trovava un po' in una certa difficoltà, si è chiesto: cosa faccio? Da chi posso andare a consigliarmi? Ed è venuto su appositamente da Padova per venire qui a parlare, di questa difficoltà, con me. Era prima delle funzioni, e mi ha detto: "Senta, avrei bisogno di confidarmi un momentino. Può darmi una mezz'oretta di tempo? Ho sentito che lei ha le funzioni prima, vengo anch'io - dice - alle funzioni. Poi possiamo parlare un pochino". Ci siamo parlati una mezz'oretta nel bosco assieme. E lì, quello che è avvenuto ve lo dirà il Signore in Paradiso, se vorrà dirvelo, no? Quello che è commovente è questo: vedere quest'uomo che ha detto: "Non lo so neanch'io perché, ma ho cominciato a pensare tra i miei amici, uno, l'altro, 'st'altro, con chi potrei aprire il mio cuore? E ho pensato: beh, mi aprirò con quella persona là". E sì che sono andato solo per comprare roba, no? Sono stato io? No. Siete stati voi: poi c'è stato Bottegal, poi c'è stato Venco, quelli che sono stati là... Qualche cosa hanno visto. Che cosa hanno visto? Quel Gesù che noi ci sforziamo di amare, per il quale viviamo e del quale tutti hanno bisogno. È chiaro? E allora continuiamo la nostra lettura.

MO90,8[16-08-1966]

8."Le anime si perdono, nel mondo le folle corrono dietro ai giuochi e ai falsi dei, anime angosciate cercano la luce, tanti malati sospirano la guarigione, il mondo intero attende la Redenzione. E Lui, Gesù, si attarda, si compiace di questi anni della infanzia, fanciullo, giovinetto, senza muoversi, senza affrettare nulla. Per fare qualche cosa aspetterà fino a trent'anni, fino alla completa maturità, senza fretta. Forse non ci rendiamo abbastanza conto di quanto tempo rappresentino questi anni di incapacità e di inattività umana che furono per Gesù gli anni della prima infanzia fino al termine dell'adolescenza.
O Gesù, insegnateci a saper attendere come voi, a saperci come voi assoggettare all'azione del tempo e alle leggi della crescita spirituale. Noi abbiamo assai più motivi di voi di assoggettarvici, perché voi sì potevate sottrarvi e non l'avete fatto. Non sappiamo attendere (figlioli), non ci sappiamo rassegnare ad una prolungata impotenza: e tuttavia la nostra crescita spirituale avviene in modo così insensibile che si manifesta solo a lunghi intervalli, tra i quali non è percettibile alcun progresso". Vedete, anche nella crescita spirituale, cioè nella nostra unione con il Signore, non dobbiamo essere impazienti. Dobbiamo essere attivi, dobbiamo sforzarci, mettercela tutta, ma dobbiamo aver pazienza. Se uno di voi va a piantare una vite e poi va a guardare ogni giorno e si arrabbia perché non dà uva, voi capite che è un pazzo quello. Deve aspettare almeno qualche anno perché dia uva, almeno un anno. Ora, figlioli miei, la vita spirituale è qualche cosa di più: non dovete pretendere di avere la santità immediatamente. Non dovete impazientirvi, non dovete scoraggiarvi. Dovete aspettare. Il granellino di frumento viene gettato a terra, e poi viene su un filo d'erba, piano piano, la neve ci va sopra, poi viene fuori la spiga. Ora, anche nel campo nostro spirituale, mentre io vi dico: "Mettetecela tutta per essere uniti al Signore, mettetecela tutta per vivere intimamente con Dio", ma nello stesso tempo vi dico: "Abbiate pazienza.". Ecco lì, per esempio, il nostro caro Gianfranco che vuole a qualunque costo vivere solo per il Signore, vuole a qualunque costo fare la volontà del Signore, e poi può darsi che si spaventi perché per una giornata intera non ha pensato al Signore. Deo gratias... che non hai lasciato passare una settimana intera. Arrivato alla sera, ti accorgi: "Signore...". Allora mi scoraggio. No.. Prova un giorno, prova due, un mese, un anno e verrà il momento che ti troverai completamente immerso nel Signore.

MO90,9[16-08-1966]

9.Dobbiamo saper accettare, fratelli miei, anche la nostra debolezza, la nostra impotenza, la nostra poca volontà. Accettarla non vuol dire dormirci sopra: mettercela tutta e aspettare, perché ricordatevi che ci vuole del tempo per arrivare alla santità, per poter dire il "Vivo ego, iam non ego" di san Paolo ci vuole del tempo. Anche per Paolo ci è voluto del tempo.
Guardate gli Apostoli che sono rimasti con Gesù tre anni e più, e alla fine, quando il Signore ha fatto gli esami per ammetterli... alla prima tonsura e poi agli ordini sacri, cosa è successo? È successo che ha detto: "Avrei dovuto insegnarvi certe cose, ma verrà lo Spirito Santo. Agli esami di riparazione perciò". Ora vedete, se Gesù ha avuto pazienza con gli Apostoli, nonostante tutti i miracoli, nonostante le parole del Divino maestro, nonostante la sapienza del Divino maestro, "spiritus quidem promptus est, caro autem infirma". Rassegniamoci anche noi ad avere lo spirito pronto e la carne debole. Ma il rassegnarci non significa: rinunciamo alla salita. Invochiamo anche noi continuamente lo Spirito Santo, invochiamo l'aiuto della nostra buona mamma, la Madonna, e abbiamo pazienza. Vedrete che verrà il momento in cui il Signore improvvisamente ci ricoprirà della sua luce, e allora vedremo e allora sentiremo Dio. Procedamus.....

MO90,10[16-08-1966]

10.“"Dobbiamo saper ardere d'un immenso desiderio di arrivare alla meta, di donare tutto in un grande amore, di compiere totalmente la missione per la quale Gesù ci ha chiamati accanto a sé".
Ecco il grande desiderio: io desidero, Signore, di essere tuo, di consumarmi per te. Mi hai chiamato ad essere apostolo, a consumare la mia vita per farti amare, per farti conoscere. Questo dev'essere il mio grande desiderio. "Ma dobbiamo anche aspettare che cresca in noi la vita che dovremo dare...". "Ma io mi sento incapace, che cosa posso dare agli altri? Non ho niente. Ho la purezza che è traballante, ho l'umiltà che mi schiaccia, cioè la superbia che mi schiaccia. Che cosa posso fare? Spirito di sacrificio ne ho poco...". Bene: desideri essere puro?, desideri essere umile?, desideri essere generoso? "Sì, sì, lo desidero da tanti anni, ma poi dinanzi alla caramella ci casco sopra". Ebbene, abbi pazienza. Lascia crescere in te la vita che dovrai dare. "... Dobbiamo anche saper essere come i fanciulli, che si abbandono all'azione della crescita senza pensarci".

MO90,11[16-08-1966]

11.Se un fanciullo cominciasse a sconvolgersi perché non è grande abbastanza... Eccolo là che ogni giorno si misura, e ogni giorno dai con il calibro: "assistente Vinicio, per piacere mi misuri". "Ah., non sono cresciuto niente da ieri a oggi, ma non cresco, ma non diventerò mai grande, ma allora resterò sempre un bambino, ma dai...", e misura e misura... Lascia stare e verrà tempo che ti lamenterai di essere troppo vecchio, anche tu come gli altri, verrà tempo che tu dirai: "Che stangone che son diventato senza accorgermi, son cresciuto di notte".
La vita spirituale è la stessa cosa. Lasciate fare allo Spirito Santo. Controllate l'olio che c'è in voi, perché se manca l'olio è un disastro, cioè l'amore di Dio, il desiderio di essere suoi, il desiderio di crescere per il Signore. Capito, Adriano? Tu non sta a misurarti ogni giorno, va là. Lascia fare al Signore, anche se ti diranno gli altri: "Come sei diventato piccolo. Non cresci mai, sei un povero 'nane'". Deo gratias. "Gesù fanciullo intravedeva la sua missione. Come uomo, egli la comprendeva in proporzione della sua età: l'episodio del suo ritrovamento nel Tempio all'età di dodici anni ce ne offre la sua migliore prova. Ma, nel frattempo, nulla, tanto che i suoi genitori perdevano talvolta di vista il filo della sua esistenza e della sua missione. Egli attenderà così fino a trent'anni, in un'apparente inazione. Quante volte noi rischiamo di guastare tutto per voler andare troppo in fretta. Certe tappe della nostra formazione spirituale e della educazione del cuore non le possiamo sopprimere o scavalcare senza gravi conseguenze per l'avvenire. Dovremo sempre combattere la tendenza ad abbreviare il lento cammino che ci è imposto non solo dalla nostra condizione umana, ma spesso anche dal modo con cui Gesù tratta le nostre anime. Noi vorremmo subito essere adulti in troppe cose (in troppe cose. E qui mi fermerò per 'bastonare' me stesso e voi.): adulti nell'orazione, nel giudicare, nel disporre di noi stessi. Vorremmo subito metterci all'opera alla quale ci sentiamo chiamati".

MO90,12[16-08-1966]

12.Fratelli, qui bisogna proprio che ci parliamo chiari: Gesù ha aspettato, non ha cominciato a dire: "Vedrete, quando diventerò grande io, metterò a posto io quei sacerdoti. Al tempio, un disastro: là hanno trasformato la casa di Dio in una spelonca di ladri. Quei sacerdoti, quei sommi sacerdoti così superbi, ipocriti, eccetera. Eh, crescerò io, metterò a posto io le cose, ci metterò io un po’ la mano, vedrete, vedrete.". Gesù non ha fatto così. Ha atteso giorno per giorno alla sua preparazione.
Ora vedete, il pericolo - scusate ma lasciate che ve lo dica - per voi può essere questo: voler fare oggi quello che dovrete fare domani, e non fare oggi quello che invece dovreste fare oggi. Guardate, state attenti, questo potrei dimostrarvelo. Tante volte avete trascurato di fare oggi quello che dovevate in coscienza fare oggi, per pensare a quello che dovreste fare domani o a quello che dovrebbero fare gli altri. E avete perso tempo a guardare e a vedere, a giudicare, a criticare, e quando arriverà il momento che voi dovrete incominciare a fare, vi troverete che vi manca il catalizzatore. Perché? Perché vi siete preoccupati di guardare il campo di lavoro e non avete speso il tempo necessario a preparare l'apostolo, che doveva lavorare. Guardate: lasciate stare il mondo, lasciate stare il campo dove dovrete lavorare domani. Pensate alla vostra preparazione intima, perché quello che vi domanderà il Signore domani è il Cristo che deve essere dentro di voi. Alla Madonna, Elisabetta non ha domandato qualche discorso sull'Antico o Nuovo Testamento, non ha chiesto, Elisabetta, la forma di vestito o la forma di lingua, ha chiesto il Cristo che la Madonna portava nel seno. Guardate, figlioli, che la vostra missione, il vostro dovere di oggi è di immedesimarvi col Cristo crocifisso. E voi dovete imparare a vivere solo per Lui, ad amare solo Lui, a desiderare quello che desidera Lui, a gioire con Lui, a soffrire con Lui. Proprio solo Lui, solo Lui. E per Lui studiate, e per Lui lavorate, e per Lui fate istante per istante quello che vi chiede. Quando domani voi, pieni di Lui, sarete chiamati a predicare il Vangelo, io vi dirò: "Voi, amanti di Dio, andate, fate quello che volete, perché: 'ama Dio e fa ciò che vuoi'".

MO90,13[16-08-1966]

13.Quando uno ama veramente il Signore, quando uno vive in unione con il Signore, non fa cose scriteriate, ve lo assicuro. Non fa cose... un po', vero?, che attirino l'attenzione in una forma non troppo buona, e se una volta alzerà la voce lo farà in nome del Signore come uno che ha autorità. E noi vediamo i santi che sanno fermare Erode, che sanno fermare Attila. Ma ricordatevi, queste cose le fanno non per un colpo di testa, ma perché inginocchiati dinanzi all'altare sentono una voce intima che dice loro: "Alzati, in nome mio va e compi questa e questa missione". Ricordatevi, compirete cose grandi e strepitose, voi stessi vi domanderete: "Come ho avuto il coraggio? Chi mi ha dato quell'idea?", soltanto se durante il periodo della vostra formazione diventerete quello che Cristo vuole che diventiate. Non preoccupatevi del domani, di come dovrete predicare il Vangelo, di come... Lasciate, per il momento, che il mondo vada per la sua strada. Domani dovrete essere "carmeli ambulanti". Adesso per voi è l'ora di diventare "carmeli", se non lo diventereste, vorrei dire una brutta parola, se non fosse in gergo di meditazione, vi direi: diventereste letamai ambulanti. Ma non posso dirvelo perché siamo durante la meditazione.
Terminiamo queste poche righe e poi andiamo. “Noi vorremmo subito essere adulti... "Che cos'è un anno di noviziato, che sono anche parecchi anni di vita religiosa, in rapporto a un tale sviluppo della nostra vita? Gesù ha aspettato trent'anni: e soprattutto, mese per mese, senza nulla precipitare né omettere nulla (nulla omettere), ha voluto passare attraverso tutte le impotenze e le acquisizioni così lente degli anni dell'infanzia. Bisogna che noi pure amiamo questo modo di assomigliargli. Non che questo impedisca le sante ambizioni e gli ardenti desideri del suo battesimo di sangue: ma dobbiamo accettare di attendere, di essere preparati, accettare di essere spiritualmente prima dei fanciulli e poi degli adolescenti. Dobbiamo accettare di essere deboli, vulnerabili, rassegnarci anche a barcollare e a cadere, come un bambino che impara a camminare. Come voi stesso, o Gesù, avete imparato a camminare fra le braccia tese di vostra madre: e tuttavia quei primi passi vacillanti e maldestri rappresentavano l'avvio del cammino pesante e doloroso che un giorno vi avrebbe portato alla Croce". 17 agosto 1966