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L’APOSTOLO DEVE TRASMETTERE GESÙ

MO91[17-08-1966]

MO91,1[17-08-1966]

1.Prima di cominciare la meditazione, facciamo come ha fatto ieri monsignore... facciamo anche noi "composizione di luogo".
Ieri mattina telefonava don Luigi Mecenero per chiedere, a nome di monsignore di Asiago, se potevo concedere udienza a quell'ora lì. Ed è venuto - che ora era, Girolamo? - alle 10.15 circa, cioè subito dopo è venuto lui, assieme con i due che hanno pranzato qui ieri a mezzogiorno e con un altro monsignore di Roma, mons. Scalzotto. Il quale è stato molto soddisfatto di aver trovato don Luigi e quell'altro che era insieme a lui quel giorno. Chi era? Don Lino. Ha detto solo questo: "Io la Congregazione l'ho conosciuta incontrandola in quei sacerdoti". Di solito, lasciate che parliamo con santa semplicità, fa parte anche questo della meditazione. Ha detto: "Io non la conoscevo, mi trovavo alla FIAT". Vi dico, facciamolo con santa semplicità e per vedere un po' come si deve fare, quello che può servire oggi. Ha detto: "Mi trovavo lì alla FIAT e naturalmente avevo la macchina targata Torino e, avendo la macchina targata Torino, è chiaro che gli altri che mi hanno visto hanno pensato che io non fossi di Vicenza e allora hanno pensato che io mi trovassi lì per caso con la macchina rotta. Di solito, quando capita qualche cosa, si sta alla lontana, specialmente fra noi preti per paura che abbiano da dire: 'Mi dai da mangiare, mi dai da dormire?', o qualcosa del genere. Invece si sono avvicinati, hanno salutato, hanno chiesto così... Le parole che hanno dette non me le ricordo. Io ho visto soltanto due sacerdoti che sono venuti vicino, con carità, con fraternità, disposti a far qualunque cosa se avessi avuto bisogno, e questo mi ha veramente commosso. Tanto è vero che io ho domandato – non volevo rivelare un po' chi io fossi, ma monsignore di Asiago ha detto: “Vi voglio presentare un pezzo grosso, ci vuole almeno un quarto d'ora per dire i suoi titoli, ecco, ma facciamo a meno di dirli”, ha detto”. Era venuto ad Asiago per predicare il giorno dell'Assunta. Fuori per la città c'erano tanto di manifesti, vero, che annunciavano la sua venuta. “Ebbene, io ho visto questo e ho chiesto: "Siete della diocesi di Vicenza?" e loro hanno detto: "No, siamo della Pia Società San Gaetano". Ne avevo sentito parlare di questa Pia Società, ma quando ho visto questi, io ho visto il "timbro" della Pia Società, e non vi nascondo che ne ho conservato un ricordo veramente bello, un'impressione della Pia Società. E quando poi mi hanno mandato fascicoletti illustrativi - tra l'altro non ho ancora ringraziato e approfitto per ringraziare adesso - (hai mandato anche 'quello bianco: Pia Società?'. Non era ancora pronto? Beh, comunque è là, oggi forse ti manderò a salutarlo e allora gli porti il 'Libretto bianco'), allora ho capito lo spirito".

MO91,2[17-08-1966]

2.Siamo restati parecchio tempo lì, nella saletta, insieme, ieri sera e ha voluto sapere un po' lo spirito, l'anima, eccetera: "Mi dica un po', dice, i vescovi, specialmente quelli del Veneto, conoscono?". E io ho detto: "E perché dobbiamo farci conoscere? Perché dobbiamo fare réclame di quello che stiamo facendo?". E gli ho detto un po' quello che è lo spirito nostro: fare e tacere; prepararsi, essere a disposizione. Vi assicuro che è stato profondamente commosso nel vedere che cosa sta facendo lo Spirito Santo in seno alla Chiesa.
Ha detto: "Ecco la Chiesa, ecco lo Spirito Santo cosa sta compiendo - dice - ecco i miracoli dello Spirito Santo. Continuate, continuate su questa strada e ringraziamo il Signore che ha voluto far sorgere una Congregazione di questo genere qui. La Chiesa, in questo momento, desidera sopprimere alcune Congregazioni religiose ormai che non hanno più motivo di essere, piene di soldi, piene di beni, ma che sono là, tisiche. Si vede che proprio non hanno motivo di essere. Queste sono le Congregazioni, o meglio, questa è la Congregazione che oggi ci vuole, per poter infiltrarsi in mezzo al clero secolare per portare quella rivoluzione conciliare che solo una Congregazione così può portare, perché non sono le parole, non sono le altre storie che smuovono la gente. Bisogna mettere vicino, vicino ai sacerdoti diocesani, dove c'è bisogno di una riforma spirituale, intima, delle anime impregnate del santo Vangelo, della Sacra Scrittura, che sono preoccupate di testimoniare con il loro esempio quello che è la Chiesa viva, eccetera". Vi assicuro che è stato impressionato, ma fortemente impressionato. Di cosa? Di niente, perché c'erano alcuni sacerdoti nostri, c'erano... Pensate che stamattina c'erano sette sacerdoti in casa, su a Val Giardini, c'era Battistella e c'erano tutti gli altri. Ieri sera, quando è arrivato, eravamo tutti lì ad aspettarlo, no?, e c'era questo gruppetto. Intanto, fin che noi abbiamo parlato, loro sono andati a giocare le carte e poi sono usciti a salutare. Sa, è stato impressionato forte, forte, e ha raccomandato fortemente: "Conservate lo spirito, conservate lo spirito". Ecco, proprio prima di partire, ha messo le mani giunte per supplicarci di conservare lo spirito. È vero, Venco? C'eri presente anche tu. Niente: ha messo le mani giunte: "Conservate lo spirito, conservate lo spirito.". Cosa galo dito, Zeno?

MO91,3[17-08-1966]

3.Mi digo el resto, quel che ghe go dito dopo, va ben.
(Voci: Dai, dai. Mai paura. Disi ti, Momi, come che te pare). (Girolamo: "Non ha parlato tanto, ma ci ha ha fatto capire, con i gesti più che con le parole insomma, la grazia che abbiamo di avere quei sacerdoti che abbiamo in mezzo a noi, e che cerchiamo di venerarli..., in particolare don Lino e Novello, insomma"). El me ga vardà.... "Tignighene da conto, tignighene da conto, tignighene da conto.....". Ecco, e mi me xe vegnù da ridere, no? Quello che ho detto poi, tanto per calmare un pochino questo che aveva detto questo benedetto prete, è stato questo: “Il Signore avrebbe potuto scegliere uno con cinquanta talenti di più, con tanta santità di più. Ma, ricordatevi bene, moltiplicare cinque pani o cinquanta pani per dare da mangiare a cinquemila persone, per il Signore è la stessa cosa. Ma fa molto più colpo, no?, pochi pani e tanta gente”. Il Signore, le sue opere, ricordatevi che le fa sempre così: prende poca cosa, un santo Curato d'Ars, e fa grandi cose. E quando poi prende uno che non è santo, fa cose più grandi ancora, no? Se prende un santo Curato d'Ars, poca cosa, e fa grandi cose; e se prende un macaco e fa grandi cose; e se prende un peccatore e fa grandi cose.... più abbiamo distanza da una parte e più la cosa è grande dall'altra parte.

MO91,4[17-08-1966]

4.Ora, ricordatevi, io vorrei proprio.... Mi son permesso di sottolineare questo particolare non per me, ma perché vi rendiate conto che gli altri che entrano se ne accorgono che noi siamo le braccia di Dio, noi portiamo quel Gesù di cui parlavamo ieri mattina, no?, che dobbiamo mostrare; devono scoprire quel Gesù - parlavamo della Madonna e di santa Elisabetta, vi ricordate? - noi dobbiamo con semplicità mostrarlo, proprio mostrarlo. Vedete la nostra vocazione non è da Certosini. Perciò mentre da una parte vi dico: "Guardate, state nascosti, servite al Signore, siate umili", dall'altra parte vi dico: "Bonunm est revelare mysterium Dei". È la parola dell'angelo Raffaele a Tobia, no? "Bonum est revelare mysterium Dei". Il mistero di Dio deve essere rivelato con santa semplicità: "Haec fecit Dominus". Queste cose le ha fatte il Signore, non le abbiamo fatte noi. Gli uomini ce le buttano sulle spalle nostre: no, no, non le abbiamo fatte noi.
Ecco perché con semplicità ho parlato di don Luigi, ho parlato degli altri. Questo domani devono dirlo di Ferrari, devono dirlo di Mirko, devono dirlo di tutti noi. Ma devono dirlo perché? Perché devono vedere il Signore. Cioè, devono vedere delle anime che con semplicità, con umiltà, vero, così con grande semplicità, si presentano dinanzi agli uomini e parlano di Dio come della cosa più interessante, e gli altri si meravigliano che noi parliamo del Signore, facciamo delle cose nostre, che siamo interessati prima di tutto di Dio e poi del mondo, no? E dicono: "Ma questi non sono degli uomini come gli altri". Ed è quello che noi desideriamo che dicano, perché devono capire che noi siamo gli uomini di Dio.

MO91,5[17-08-1966]

5.E dove andremo noi ad attingere questa forza? Ecco, fratelli, io proprio vi supplicherei questa mattina: l'attingete questa forza nella Sacra Scrittura.
È stata una 'distrazione' che ho avuto questa notte, che non ero capace di dormire. È stata questa. Ho detto: “E i nostri giovani sono innamorati della Sacra Scrittura, almeno tanto quanto sono innamorati del fante di coppe, o della 'vecia' de spade? I nostri cari Assistenti che partono fra poco per il Chaco, o per Estanzuela, o per altre parti, hanno letto tutta la Sacra Scrittura, tutta la Bibbia? I Protestanti l'hanno letta, la leggono, la studiano. E noi siamo preoccupati di leggerla, almeno nelle parti principali?; ma di leggerla, fratelli - attenti. - con fede, non per conoscere la storia, sottolineando certi particolari, vedendo in tutto la mano di Dio, con semplicità, proprio con una semplicità di un bambino?”. Vedete, se vogliamo che la macchina corra bisogna metterci 'Super' dentro, e il 'super' che noi possiamo attingere è quello che possiamo attingere dalla Sacra Scrittura: Antico Testamento, santo Vangelo, Atti degli Apostoli, Lettere degli Apostoli. Che bello. Io avevo portato su i dodici volumi del Salani, quassù, con la speranza che qualcuno venga a prendersene qualcuno, che si metta nella tenda, che sia lì qualche oretta là a leggere, a leggere con Dio. Che bello che sarebbe. Non dico tutto il giorno. Giocate pure le carte, divertitevi, ma attingete, attingete dalla Bibbia. Proprio mettersi lì con il Signore, vedere, sentire un po' quello che il Signore ha detto agli Ebrei, quello che ha detto a noi; quello che ha detto agli Ebrei perché si preparassero, come ha sottolineato... Intanto troverete tanta materia che vi servirà domani per la conversazione, per la predicazione, per le conferenze. Ma, figlioli, ricordatevelo, il Concilio insiste, proprio fortemente insiste che bisogna prepararci apostolicamente studiando i libri sacri e meditando, leggendo ogni giorno.... Figlioli, bisogna leggere ogni giorno un po' di Bibbia. Guardate, io ho preso l'abitudine da giovane sacerdote, anzi prima, di avere sul comodino la Bibbia, di leggere qualcosina ogni giorno di Bibbia. Mangiate ogni giorno un po' di Sacra Scrittura. Proprio vi dico: mangiatela, mangiatela, meditatela. Anche nei Decreti pubblicati in questi giorni dal Santo Padre; ne avrete sentito parlare, no?, e caso mai nel pomeriggio leggeremo un pochino "L'Avvenire d'Italia" e discuteremo un pochino su quelli lì. Il Santo Padre proprio raccomanda vivamente che le Costituzioni, ordina anzi, che le Costituzioni delle Famiglie religiose siano tutte rivedute entro due anni. E saranno rivedute, le Costituzioni, sulla base della Sacra Scrittura, del Vangelo e delle Costituzioni conciliari. Ordina che siano rivedute, ma in forma proprio energica e batte continuamente: in base alla Sacra Scrittura, Sacra Scrittura.

MO91,6[17-08-1966]

6.Vedete, è la lettera di Dio, è il Signore che ha parlato a noi, è il Signore che ci insegna qualche cosa.
E allora sentite, adesso continuiamo un pensiero della meditazione di ieri mattina. La faremo breve, questa mattina, la meditazione. E poi, se non vi dispiace, leggiamo insieme un pezzettino della Sacra Scrittura, questa mattina, un pezzettino di Bibbia. E la leggiamo così, con semplicità, per vedere un pochino che cosa c'è nascosto in mezzo a quella là, in modo da abituarvi a voler... 'andare a funghi'. Guardate che leggere la Bibbia è come andare a funghi: se tu cammini in mezzo al bosco, senza guardare per terra, vedi piante, vedi bellezze naturali; ma se tu guardi bene, vedi spuntare i 'cochi', vedi spuntare... sotto uno, ce ne sono quattro, cinque, no? Bene, se tu leggi la Bibbia con quello spirito che vuole il Signore, prima di leggere la Bibbia dici: "'Veni, Sancte Spiritus', o Spirito di Dio illuminami, Signore fammi capire quello che va bene per me, dammi la grazia, o Signore, illuminami, vero?, che io possa trovare nella Bibbia quel pane che è necessario per la mia santificazione". E ad un dato momento tu scoprirai dei funghi. Vi posso assicurare che certi libri della Bibbia li ho letti molte volte - non dico il numero, ma molte volte -, ma credo che ogni volta che li ho letti ho scoperto ancora... 'funghi', ci ho scoperto sempre qualche cosa di nuovo. E allora con questo spirito leggeremo poi un quartino d'ora di Bibbia. Vi dispiace? Allora adesso partiamo con la meditazione, o consideriamo meditazione anche quello che abbiamo fatto.

MO91,7[17-08-1966]

7."Dio ha tanto amato gli uomini che ha dato il suo unico Figlio".
Dio ha tanto amato gli uomini che ha dato il suo unico Figlio. Prendiamo un giovane che ha la vocazione, un giovane veramente cristiano che legga queste parole di san Giovanni, si metta lì dinanzi al tabernacolo e dica: "Beh, un momento, Dio. Chi è questo Dio, diceva l'Innominato, no? Dio ha tanto amato gli uomini che ha dato il suo unico Figlio".... Capisci, caro don Matteo? Uno che veramente ci crede e si ferma dinanzi all'altare a meditare queste parole qui: Dio, Dio Creatore, ha tanto amato gli uomini, dunque ha amato me... Non si può leggere la Bibbia e non sentirsi un pochino, ad un dato momento... Ma è parola di Dio questa qui, non è mica parola mia. Questa asserzione che Dio ha amato gli uomini fino al punto di dare suo Figlio. Una mamma... Per capire, ecco qui, prendiamo la mamma di uno di voi, la mamma di Graziano; la mamma di Graziano, si deve dire così: "La mamma di Graziano ha tanto amato Zeno che ha ammazzato Graziano per salvare Zeno". Vi rendete conto? Ha tanto amato Zeno, la mamma di Graziano, che ha ammazzato Graziano per salvare Zeno. Dio ha tanto amato gli uomini che ha dato suo Figlio alla morte per la salvezza degli uomini. Siamo sinceri, certe cose le sappiamo, le conosciamo, ma non le meditiamo. I santi ne hanno saputo forse meno di noi, ma le meditavano e si sono fatti santi. "Gesù ha desiderato ardentemente la salvezza dei suoi fratelli (dei suoi fratelli. Ha desiderato ardentemente, Gesù, la salvezza dei suoi fratelli.) e l'avvento del Regno del Padre". Ecco le due cose che ha desiderato Gesù: Gesù ha desiderato salvare i fratelli e che venga il Regno del Padre. "Io desidero due cose, Padre: salvare i miei fratelli e che venga il tuo Regno". E io che cosa posso desiderare sopra la terra? Lo champagne o l'Ortigara che mi è offerta da monsignore o lo spumante? Sì, sì, vengano anche quelli, per carità. Grazie e magnemo anca quella, no? Devo desiderare il sole, la pioggia? Ma sì, venga il sole, Deo gratias. Devo desiderare una gita? Ma sì, quello che il Signore ci manda. Però, ricordatevi, io desidero due cose: a salvare i fratelli e che venga il Regno del Padre. Io non posso desiderare cose diverse da quelle che ha desiderato Gesù. Lui ha desiderato che venga il Regno del Padre e allora io, quando mi alzo al mattino: "Sia fatta la tua volontà, venga il tuo Regno". Quando vado in chiesa: Signore, io ti chiedo una cosa sola. È vero che ho debiti da pagare, è vero che ho difficoltà, è vero che..., ma non mi importa niente: "Venga il tuo regno e salva i miei fratelli".

MO91,8[17-08-1966]

8.Queste sono le due cose che desiderava Gesù e queste sono le due cose che io "ardentemente" devo desiderare. Desiderare ardentemente vuol dire far qualche cosa perché avvengano.
"Noi non possiamo desiderare una cosa diversa - non possiamo. non possiamo. -: col pretesto di una vocazione personale alla povertà o alla umiliazione della croce, non possiamo dunque desiderare in certo modo l'insuccesso delle nostre attività apostoliche". Per esempio, ecco don Matteo che va a scuola all'università, e lui dice: "Signore, io desidero tanto di essere umiliato, fa' che mi boccino, in modo che io possa, vero?, essere umiliato...". No, no, no, no signore. Tu devi desiderare di essere umile, di essere tanto umile, ma devi desiderare di essere promosso, di essere promosso bene, devi anzi prendere... undici su dieci. Perché? Per poter domani, anche dinanzi al mondo "ut videant opera vestra bonaet glorificent Patrem vestrum". Ecco là che tu Mirko, vai, assieme con i tuoi fratelli, nel Chaco. "Io desidero proprio, Signore, che vada là, che faccia fiasco, e che lavori e che non raccolga niente"?. Devi essere disposto a lavorare e non raccoglier niente, ma tu devi desiderare il trionfo della causa. "Ma sa, ho paura poi di divenire superbo se un domani mi cominciano a dire san Mirko di qua, san Mirko di là."... Ma lascia che ti dicano pure san Mirko fin che vuoi, tu devi desiderare che dove vai passi il fuoco, passi l'incendio. Capito? L'umiliazione sì, noi dobbiamo desiderare di essere umili, dobbiamo sentirci umili soprattutto, sentire che non siamo noi che facciamo, che il Signore si serve di noi, si serve del poco per fare tanto, ma guardate che non sarebbe santità vera il desiderare l'insuccesso. Dobbiamo desiderare il trionfo, non nostro ma di Dio, dobbiamo desiderare il trionfo nella predicazione, nella confessione, nelle conferenze, dobbiamo desiderare proprio che la massa si converta; e dopo che ti dicano santo o che non ti dicano santo, quello che ci dicono non importa niente, a noi interessa il Regno di Dio. E il Regno di Dio deve avvenire. È giusto, no?

MO91,9[17-08-1966]

9.Ecco, questo mi pare. State attenti che non prendiamo una umiltà falsa e bugiarda: "Signore, io predico, ma fa, o Signore, che...". Ma cosa "fa". "Che tutti si convertano.". O forse predichi nella speranza che non vengano a confessarsi, sì, per non stare là tre o cinque ore a confessare?
"Non sarebbe questo un accettare anche che Gesù sia meno conosciuto e che molti dei nostri fratelli non arrivino alla pienezza della grazia nella Chiesa? Gesù ha dolorosamente sentito la miseria spirituale degli uomini e l'assenza della fede fra essi...". Anche qui una parola. Gesù ha 'dolorosamente' sentito che i fratelli non amino il Padre, e lo ha detto nel santo Vangelo: "...Egli ebbe compassione della folla, perché erano come pecore senza pastore". E noi dobbiamo con Gesù sentire compassione. Proprio la prima cosa del santo Curato d'Ars, quando che è arrivato ad Ars e ha visto 'sta gente che bestemmiava, o meglio che non ascoltava la Messa alla festa, che lavorava di festa, che ballavano, eccetera, la prima cosa che ha avuto il santo Curato d'Ars: un senso di compassione. Compatire: patire insieme. Ed eccolo là che... Quando domenica scorsa c'è stato il funerale di quel povero giovane, al cimitero di Verona, don Erasmo è salito in macchina e c'era il papà del povero morto; è salito in macchina e si sono abbracciati. Diceva don Luigi che è stata una cosa commovente questo abbraccio tra il padre e l'uccisore del figlio. Figlioli miei, questo abbraccio deve avvenire spesso tra noi e Gesù. Compatire: patire insieme. Andiamo in luogo di missione, ci accorgiamo della miseria: "Misereor super turbam": ho compassione, Signore, guarda. Sono andato fuori quest'oggi e ho visto centinaia e centinaia di bambini, ragazzi che non hanno avuto il catechismo, non sono stati battezzati, che son tutte povere creature che bisogna portare a Te. Signore, "misereor super turbam". Bisogna proprio sentire compassione, proprio sentire compassione.

MO91,10[17-08-1966]

10.Vedi, caro Antonio, fra poco vi troverete là, ne vedrete migliaia di queste creature, migliaia, passerete in mezzo e vedrete la vostra impotenza. Ma allora dovrete dire dinanzi all'altare: "Signore, Signore, cosa dobbiamo fare? Insegnami cosa devo fare. Signore, io ce la metterò tutta, intanto, guarda, questa sera voglio fare un sacrificio: vorrei bere una aranciata perché ho una sete da cani, invece andrò a letto senza bere niente... Signore, tu dammi qualche anima; io ti do questo sacrificio, tu dammi qualche cosa". Ecco cosa che vuol dire il "Misereor". Devo sentire compassione, devo proprio sentire compassione: passando per la strada, vedendo questa povera gente, dobbiamo sentire che sono nostri fratelli e che noi, proprio noi, dobbiamo fare qualche cosa. E questo qualche cosa ce lo dirà il dovere, ce lo dirà la preghiera, ce lo dirà l'ispirazione di Dio. Ma dobbiamo fare qualche cosa. Questo qualche cosa sarà una goccia, ma noi lo dobbiamo fare.
Ecco, guardate Gesù, proprio venuto sopra la terra per salvare i fratelli e per fare la volontà del Padre e per portare il Regno di Dio sopra la terra, Gesù ci insegna questo: anche noi dobbiamo sentire nel modo di Gesù.

MO91,11[17-08-1966]

11."La messe è abbondante ma gli operai sono pochi: pregate dunque il padrone della messe che mandi operai alla sua messe..." (Luca, 10,2). "Ebbene, io vi dico, alzate gli occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura..." (Giovanni, 4,35). D'altra parte, affidando a degli uomini la predicazione del Regno, Gesù nello stesso tempo ha legato l'apostolato ai mezzi umani di insegnare...".
Eh, scusate. Lui ha legato l'apostolato alla grazia, ma anche ai mezzi umani, no? E perciò se uno è più intelligente, se uno è più furbo, se uno sa fare, porta più frutto di un altro, in proporzione, no? Cioè il Signore ne ga dà grazia e doni umani, doni umani. Perciò la parte umana è necessaria. Vedete che anche Gesù ha usato con la Samaritana la parte umana, la pedagogia che ha avuto in quel momento lì: "Donna, dammi da bere". Ha stuzzicato la sua curiosità. E l'altra: "Ma come Tu...". "Beh, ma se tu sapessi che...". E... e... e... "Sì, ma dimmelo, dammela...". Pum. e ci è cascata dentro, no? Ora Gesù ha legata la parte umana, perciò la parte umana noi ce la dobbiamo mettere, di diffondere, di convincere. Lui ha legato la conversione, no?... la parte umana per diffondere la verità e per convincere. "Anche l'organizzazione della Chiesa in società umana, organizzazione concepita e voluta dal Cristo stesso, concorre nel conferire all'apostolato il carattere di un'attività umana sociale. Dobbiamo dunque scegliere fra attività apostoliche assai diverse...". "... L'azione apostolica non può dunque sottrarsi alla misteriosa unione dell'umano e del divino che caratterizza il mistero dell'Incarnazione". Vedete, il mistero dell'Incarnazione, e, cioè, l'unione tra natura divina e natura umana. Si può dire che nell'apostolato c'è qualcosa di simile, cioè l'unione tra l'azione umana e l'azione soprannaturale della grazia. Io adesso sto parlando a voi, ma si può dire c'è un'unione ipostatica" in un certo qual senso: c'è un'azione umana che io compio, no?, e c'è una ispirazione di Dio che parla direttamente alle nostre anime. Io butto là una parola, la butto in nome del Signore, "in nomine Domini". Voi la ricevete, ma quella parola agisce catalizzata dallo Spirito Santo che è in noi. E allora cosa capita? Che io dico delle cose, e tu parli... "Ciò, hai presente?...". "Ah, no, stamattina gavevo tanto sonno". "Ma te ga fatto impression gnente?". "A dirghe la verità, sì, ma non savaria, son sta distratto stamattina". Un altro giorno el vien là: "Ma come è stata che ti sei cambiato modo di pensare?". "È stata l'altra mattina che lei ha detto una parola". "Io?.?". "Ma sì, lei ha detto quella frase, così e così".

MO91,12[17-08-1966]

12.E proprio nel momento... Magari tu parli mezz'ora e umanamente parlando dici "su mezz'ora, venticinque minuti ero preso dallo Spirito Santo, sentivo che lo Spirito Santo passava dentro di me", ma in quei venticinque minuti non passava di là. Quegli altri cinque minuti, buttati un minuto qua - un minuto là, che tu non sentivi passare lo Spirito Santo da te, ma era un momentino così ti vedo non ti vedo - però, siccome tu volevi fare la volontà del Signore, passava lo stesso lo Spirito Santo, ma non lo sentivi tu passare, le hai dette magari un po' freddamente quelle parole -, però in quel momento cos'è successo? Che quelle parole hanno trovato lo Spirito Santo in azione di là ed è avvenuto il miracolo.
In ventisei anni di sacerdozio, sapeste quante umanamente 'stomegade' che go ciapà. E proprio le cose più belle le vien fora proprio in quei momenti là. Quando non avevo voglia di predicare, di parlare, di fare meditazione, l'ho fatta così per farla, la facevo, ma senza entusiasmo o nella meditazione è venuta fuori qualche frase che non era compresa nella meditazione ma che è entrata così per inciso... Come ci sentiamo strumenti nelle mani di Dio. Proprio sul serio, eh? È proprio il caso di dire che più di una volta noi ci sentiremo come il diacono Filippo, preso per i capelli e portato vicino all'eunuco. Ricordate bene? E poi saremo riportati dove eravamo prima; cioè durante la nostra conversazione, la nostra predicazione, ci troveremo improvvisamente portati in un posto col pensiero, a dire a fare..., e poi riportati dove eravamo prima. Perché? Perché il Signore voleva portare quella parola all'eunuco. E allora vi capiterà, figlioli, che perderete il treno e andrete a finire in una bottega vicina a prendere un panino, intavolerete un discorso... e il Signore vi ha portato vicino all'eunuco... Perché? Così, parlando insieme, voi mettete il germe dell'interesse delle cose di Dio.

MO91,13[17-08-1966]

13.Un'altra volta finirete per fondere il motore - accidenti a quel motore, accidenti a quell'altro che non ci ha messo l'olio, accidenti a Bottegal ch'el se ga dismentegà -, e allora capiterà che andrete a riparare il motore e vi metterete a discutere con il meccanico, eccetera, e parlerete, senza neanche accorgervi voi, così, con semplicità, delle cose nostre e lascerete una impressione buona. E quel tale, forse una parola che vi è sfuggita così, che avete detta così indifferentemente, colpirà nell'intimo quell'anima. Magari forse parlando insieme con lui e dicendo: "Cosa vuoi? D'altra parte purtroppo nel mondo ci sono tanti che non ci pensano a queste cose qui", ma la dite così, indifferente, questa frase, quella parola colpisce nel segno. E dopo voi andate via. "Purtroppo nel mondo tante persone non ci pensano a quelle cose lì. Eh, pensare mi, xe anni che non vo a messa, xe venti-trenta anni che fasso peccati mortali con mia moglie... Purtroppo che xe tante persone che non ghe pensa". "In principio non erat sic", in principio ero buono anch'io, mia mamma era buona". "E se andassi a confessarti?", dice lo Spirito dentro di lui. Ed ecco che quell'uomo là dopo quindici-venti giorni va a confessarsi, e in Paradiso voi saprete che si è rotta la macchina perché?, perché c'era una creatura che aveva bisogno di Dio. E voi avete guardato la macchina, avete guardato là, e in mezzo alla macchina vi è venuta fuori una parola, e quella parola che avete detta così, ma - siccome voi eravate strumenti nelle mani di Dio e desiderosi solo di fare la volontà di Dio- Dio si è servito di voi, vi ha preso per i capelli o per il motore, come questa volta, e vi ha messo là dentro. Avete portato Dio e vi riporta poi dall'altra parte.
Figlioli, questa è la storia dell'apostolo nelle mani del Signore. Questa sarà la vostra storia. E fermiamoci qui. 19 agosto 1966