1.(Don Luigi Furlato: “Questa mattina, verso le sette, sono partiti i primi quattro missionari per Zacapa; si sono recati a Roma, e fra qualche giorno prenderanno l'aereo per Zacapa”.)Fidatevi un pochino di chi è in testa qui, indegnamente e miseramente è in testa della barca qui, ultimo pur essendo messo là al timone della baracca: fidatevi! Guardate che il Signore è presente! Quando don Giovanni Calabria, smontato dalla macchina là, dinanzi all'Istituto di là, nel suo modo un po' fermo, austero, ha gridato: "Don Ottorino, non senti? Qui c'è Dio! C'è Dio! C'è Dio. Non lo senti, qui c'è Dio!".Ebbene, io vorrei dirvi, figlioli, ma con una voce ancora più forte: "Guai a voi se non sentite Dio che qui è presente!". Qualcuno... adesso: "Non... forse non è stato il Signore che... non è stato il Signore che... non è stato il Signore che...". Non essere stati attenti per non sentire la presenza del Signore, per non vedere anche in varie circostanze l'intervento proprio paterno e amoroso di Dio.Questi quattro nostri fratelli che stanno sgomitolando il filo: sono ancora in principio, il primo gomitolo è ancora grosso. Staranno adesso, in questo momento lì, appena a trenta Kilometri da Vicenza; hanno ancora qualche kilometro da fare prima di arrivare alla meta, dove sono attesi. Pensate: dove sono attesi, dal Cielo e dalla terra, sono attesi dal Cielo e dalla terra! Sono attesi dal Cielo. Pensate un momentino: quando succede una cosa, per esempio fanno una cerimonia, vedi il fotografo... corre, fa una corsa fino al ponte degli Angeli. L'avete mai visto? Ecco, mi pare che adesso il Signore, i se ga divisi in due squadre: una squadra da qua xe de corsa de là a preparare, e una squadretta volante li compagna nel viaggio... un gruppetto de angeli li accompagna in Guatemala.Ricordiamo: crediamo un pochino a Dio, all'esistenza di Dio! Pensate che già la grazia ha preparato, ha preparato Estanzuela, ha preparato Rio Hondo! Il Signore, forse rispondendo alla immolazione di quel piccolo bambino che è morto, ha preparato il terreno, sta preparando il terreno.
MO103,2[11-11-1966]
2.Quando qualche giorno fa i nostri cari giovani si sono recati a Bassano a salutare le suore di Maria Bambina, una suora di quarant'anni, quaranta-qurantadue anni, che ha un tumore e sa che deve morire, ha detto a don Guido piano piano: "Sa, padre, dice, ho offerto la vita per quei quattro missionari lì, e muoio volentieri sa, dice, e poi nel Paradiso continuerò ad aiutarli". Che bellezza, no?, che bellezza! Una creatura consacrata a Dio che è stata colpita dal male e che deve, deve naturalmente ritornare a Dio entro qualche mese, e sa che entro qualche mese deve morire, che accetta volentieri le sofferenze e la morte e dice: "Signore, io te lo offro volentieri per questi quattro figlioli affinché possano conservare la fede, possano propagare il bene".Qualcosa di grande, quello che sta avvenendo, cioè Dio, Dio che sta preparando; Dio li ha preparati qui dentro, Dio ha preparato il posto, Dio li precede con la sua grazia. Non arrivano tra gli sconosciuti là; sono già... ci sono già, mi pare, le grazie del Signore ad attendere, la Madonna, un tabernacolo ad attendere.E, figlioli, sono attesi anche dagli uomini! Mons. Luna vuole arrivare prima di loro. Perché? Eh, perché, poveretto, vuole salutare i ragazzi, vuole radunare la gente, vuole che facciano un po' di festa quando che arrivano, poveretti; perché, sa, il primo arrivo dopo un lungo viaggio così: hanno lasciato la mamma, famiglia, lasciato tutto: che sentano un po' di calore, che sentano un po' di calore! È la volta che piange anche don Ugo, questa volta! Arriveranno e troveranno la festa, troveranno anche esternamente in po' di calore; troveranno un domani le loro croci, le loro difficoltà, forse il loro martirio, non importa, però il Signore è tanto buono.La prima missione "oltre tomba"... di là dal mare, il Signore ha voluto fare che sia un po' calda un po'. Qualche altra, potrà capitare qualche altra missione, che sia fatta in mezzo a mille difficoltà: quante volte è capitato che qualche parroco è andato nel paese e non lo volevano, e ha dovuto andare con i carabinieri! Mons. Luna non è stato mica accolto bene quando che è andato là, lo sapete? È rimasto in sacrestia di Rio Hondo, nella sacrestia di Rio Hondo, per parecchio tempo è rimasto là: dormire, mangiare, tutto là! Ora, può darsi che voi, caro Antonio, nel Chaco, siate ricevuti a bastonate. E allora, perfetta letizia come Francesco d'Assisi: "Quando arriveremo ci prenderanno... eccetera, perfetta letizia! Perfetta letizia!".
MO103,3[11-11-1966]
3.Quello che interessa, figlioli, è che noi, noi, siamo disposti a fare quel che il Signore vuole e a partire. Che bello, questa mattina, questo gruppo di giovani, cominciando dai piccoli, dai bociete: “Ciò, 'ndarissito ti?”. “Oh, magari, ma son massa piccolo! 'Ndaria de corsa de corsa, 'ndaria de corsa!”. Che bello vedere dei giovani che sarebbero pronti a partire, che sarebbero pronti a salire sopra l'aereo e andare! Però, eccovi qui, figlioli: preparatevi, preparatevi! Perché arriverà anche per voi il giorno, e allora bisogna essere pronti.Vedete, vedete, è una giornata di grande gioia... però è una giornata di trepidazione per un padre, ricordatevelo bene! Ho celebrata la Messa per loro, e ho detto al Signore: "Signore, conservali buoni, conservali buoni!". Vedete, figlioli, il demonio è tremendo, sapete, perché, se sono arrivati i santi di Dio a preparare il posto, purtroppo c'è anche l'inimicus homo che ha preparate le sue batterie. Chissà cosa il demonio ha preparato per rovinare quei quattro figlioli!E allora io vi dico: preparatevi, preparatevi! Guardate che anche per voi arriverà presto, molto presto, forse quasi improvvisamente l'ora della partenza. Voi direte: "Ma, se in calcoli umani...". Non state a far calcoli umani, perché siamo tutti nelle mani di Dio, e può arrivare qualche telegramma improvviso da parte del Signore, e devo prendere magari Vinicio o qualche altro, così... La xe così! Cosa vuto fare, la xe così, no? La xe così! Perciò no stemo a far calcoli, caro signor ingegnere là in fondo, no stemo far calcoli: ancora un poco, un altro esame, un altro poco e un altro esame, e magari giunge improvvisamente l'ordine. “Metti in ordine le tue strasse: è d'uopo partire, è d'uopo partire!”. Quello che è interessante, fratelli miei, è che siamo preparati, che viviamo la nostra consacrazione e che siamo preoccupati della nostra fisionomia giusta, ci siamo dati al Signore, figlioli, ci siamo donati al Signore.
MO103,4[11-11-1966]
4.Se io ricevo in dono da Soprana un orologio, eccolo qui, me l'ha regalato lui, e poi venisse qua Soprana e mi dicesse: "Don Ottorino, per piassere el me lo daga de ritorno!". Ghe dirìa: "Beh, te dovevi fare de manco darmelo!". È chiaro? Me l'hai regalato, adesso faccio quello che voglio io dell'orologio: perché vuoi portarmelo via?Ora, quando ci siamo consacrati al Signore, ci siamo donati al Signore, figlioli, ricordatevi che non ci apparteniamo più. Diceva San Giovanni Bosco a Domenico Savio: "Vedi, devi essere come un fazzoletto, così, nelle mani dei superiori, nelle mani di Dio, nelle mani di Dio". Fosse anche un porcaio quello che rappresenta Dio, ricordatevi che noi siamo nelle mani di Dio, e non nelle mani del porcaio. Scusate la brutta parola. Dico: se il Signore mettesse anche un custode di porci per custodirci, importa niente a me; a me interessa essere solo dove Dio mi vuole in quel momento.Al Signore ho dato i miei beni, beh, pochi ne avevo! Però quando son vignù qua all'Istituto gavea un mas-ceto, gavea un poche de galline, un pochi de nissui: go dà...Al Signore abbiamo dato il nostro corpo, al Signore abbiamo dato la nostra volontà! “Eh, disèa don Bosco, la santità dipende da tre dii qua in sima, el disèa, qua in sima!”. Ora, ci siamo dati al Signore, donati al Signore: beni, corpo e volontà, e nostro desiderio deve essere uno solo: "Signore, fa' di me quello che vuoi, ma proprio quello che vuoi!”. Ecco il requisito indispensabile per poter essere domani degni di uscire da quella porta ed andare dove Dio ci aspetta. Bisogna che viviamo la nostra consacrazione, che sentiamo che non siamo più nostri: "Signore, sono tuo! A me non interessa l'umiliazione, a me non interessa niente!”. Come dicevamo nella meditazione di ieri mattina: “A me interessa solo: fa' di me quello che vuoi tu, sono tuo!”.Capite quello che vuol dire: "Sono tuo!”. E se una cosa è mia, ne faccio quello che voglio. Se voi mi donate un libro, io ne faccio quello che voglio: posso anche regalarlo via. "Ma allora!”. "No te me lo ghe regalà? Adesso fasso quel ca vui, no?".Al Papa si regala, per esempio, un calice, e lui magari lo dà alle missioni. Cosa interessa a voi? Quello l'avete regalato al Papa, e il Papa può regalarlo a un missionario, no? Ora voi non dovete più discutere sul fine di quel calice: l'avete regalato al Papa, e il Papa lo ha accettato. Ora noi ci siamo donati a Dio; Dio ci ha accettati e siamo di Dio, siamo di Dio. Ma bisogna viverla questa consacrazione, sentire la gioia di essere nelle mani di Dio, il quale si serve anche degli ultimi uomini, dei più miseri uomini per guidarci, per accompagnarci.
MO103,5[11-11-1966]
5.Vedete, c'è un "misterium", un grande mistero che è appunto questo: per esempio, adesso, state attenti, sono lì in quattro che sono partiti, no?, in quattro sono partiti. Don Gianni rappresenta il Signore, perché è stato nominato superiore della Comunità. Però, però, ecco l'atteggiamento: sono in quattro, sono là radunati intorno ad una tavola, che stanno, per che cosa?, per cercare insieme. Allora, ecco l'atteggiamento dei tre e l'atteggiamento di uno: l'atteggiamento dei tre dovrebbe essere questo: noi ce la mettiamo tutta la nostra personalità, tutta; però, se domani don Gianni mi dicesse: "Senti, caro Severino, o senti, caro don Ugo; varda che io trovo che conviene far così!”... convinti, convinti che stanno facendo la volontà di Dio.Vista da una parte, vista da una parte, don Ugo, come quando prende in mano un pezzo di pane e dice "Hoc est enim Corpus meum" e si inginocchia, così deve essere convinto che quando don Gianni... Lui dice a don Gianni: "Senti, don Gianni, xe mejo ca fèmo questo"; don Gianni: "No, varda, xe mejo ca femo quell'altra roba!”. Bene, quando don Gianni dice: "È meglio che facciate quell'altra roba", anche se sbaglia, deve avere la convinzione che sta facendo la volontà di Dio; a meno che don Gianni non comandi una cosa sbagliata, cioè un peccato; ma se non comanda il peccato, vero, deve avere la convinzione, don Ugo, che sta facendo la volontà di Dio, come quando dice: "Hoc est enim...”. Vista da questa parte qua, cioè dalla parte di chi obbedisce, guardate che non c'è altra via.Visto dall'altra parte, don Gianni ha il dovere, dico il dovere, di telefonare al Signore e di dire: "Signori fratelli, siamo qua cari, adesso ghemo da fare quel mestiero là, eccolo là, e cosa ghe ne disìo, che sia mejo così o che sia mejo colà?", e ricercare insieme la volontà del Signore, ricercarla insieme. Vedere un po': ha il dovere, se c'è un pezzo di pane, lui deve mangiare l'ultima briciola che resta: morire di fame lui, prima, perché prima devono mangiare gli altri. Se c'è uno che deve sacrificarsi, deve sacrificarsi lui; se c'è uno che deve patire, deve patire lui; se c'è uno che deve morire, deve morire lui. Questo è il superiore! Se no, se no lui può andare all'Inferno e gli altri in Paradiso. Vedete, figlioli, vedete figlioli, e se il superiore non fa questo, a te non importa che faccia questo il superiore: tu non sbagli mai quando obbedisci.
MO103,6[11-11-1966]
6.La comunità ideale: insieme da buoni fratelli, si cerca la volontà di Dio, si cerca cosa si deve fare, ognuno pone i suoi talenti a disposizione, dice e dà i suggerimenti: che può essere magari Severino che ha le idee più belle, Lino che ha le idee più belle: "Ma sì, ma varda ciò... varda, sì mi fasso così... ma va benissimo, benissimo!”. E Dio parla, lo Spirito Santo parla; i carismi non si sa dove siano: cioè lo Spirito Santo può parlare, vero, attraverso l'ultimo, il più giovane... Questo ha il dovere di rispettare, il superiore. Però gli altri non hanno la possibilità di ribellarsi se questo il superiore non lo fa. Perché può darsi che il Signore chiuda il rubinetto anche della testa del superiore per mettere alla prova gli altri, perché gli altri si sacrifichino e col sangue abbiano da lavare le anime: col sangue abbiano da lavare le anime! È un mistero di grazia, mica vero? È un mistero di grazia!Vi dico subito che è una cosa meravigliosa una comunità quando si vive in questo modo, ma alla base, figlioli, ci vuole sempre un grande amore a Gesù, un grande amore alla croce, un grande desiderio di patire per salvare le anime: di patire! È un dovere da una parte di obbedire, è un dovere dall'altra parte di essere fratello maggiore e di servire chi obbedisce. Uno obbedisce... Sarebbe come dire... portiamo un esempio, vero, portiamo un esempio, e dico a Mariano: “Senti, Mariano, tu fai il piacere, vai a spazzare il corridoio”. Va ben? Lui va a spazzare il corridoio, e io dovrei accorrere a portargli la scopa, va ben?, dovrei portargli la secchia con le segature, e dopo, quando ha finito di spazzare, portare via le segature: ecco l'ufficio del superiore! Comanda lui di spazzare però desidera di servirlo, di servirlo nell'azione! Anche se non fai quell'azione lì, devo servirlo nell'azione, se no non sono degno del mio nome. Devo essere il servo di colui che sta facendo la volontà di Dio. Io dico a lui: “Don Mariano, fa’ un piacere, dici la Messa”, e lui fa la volontà di Dio, e io gliela preparo, e io gliela servo, e io vado a procurargli il vino e l'acqua per il sacrificio, e io vado a procurargli l'ostia per il sacrificio: allora siamo a posto! Se no, se no, lui è a posto, lui si fa santo: io no! Lui non può ribellarsi, lui non deve ribellarsi, perché non si fa santo, altrimenti; umanamente parlando soffrirà di più, e si farà santo di più, ma io... Ma, se il Signore permette che io non capisca niente? Ecco la croce, le inevitabili croci che il Signore permette e vuole per la salvezza delle anime. Però, ognuno nel suo posto deve essere pronto a questo: ecco la donazione! Dico male, don Luigi caro?Ecco, vedete, è questo che io sogno per tutte le nostre comunità; è questo che vi dovete sforzare di realizzare qui nella nostra Casa; è con questo spirito che dovete crescere cioè qui dentro; proprio, guardate, con questo spirito di donazione, di consacrazione: vivere la vostra consacrazione. Vi ripeto: questo è possibile solo se... insomma, a un dato momento avete scoperto il Vangelo e vi siete donati a Dio.
MO103,7[11-11-1966]
7.Ed ecco allora che io vorrei stamattina, siccome ci sono due-tre minuti ancora a disposizione, abbreviamo un po' la meditazione perché dovete andare a scuola, leggervi la lettera che il cardinal Montini, cioè Battista Montini ha scritto a monsignore, no?, famoso: e mi pare che ci sia qualcosa da imparare. Dunque, si trattava di qualche giorno prima della ordinazione diaconale, perciò ecco qui, l'età: un povero fanciullo, un giovanotto, sa; quello che è impressionante, e vi prego di ricordarvelo bene, che leggendo questa lettera si ha l'impressione di leggere una lettera scritta dal Papa attuale... senti i discorsi che fa il Papa.Io ho dei compagni di scuola: chiudo gli occhi e li guardo, e li vedo identici di quando facevano terza liceo e teologia, terza liceo e teologia. Non sono cambiati in niente. Sono cambiati, se volete, per l'esperienza, sono cambiati nell'azione, ma quella che è la sostanza, il colore... quello che è il colore... Scusa, è chiaro che uno che ha venticinque anni di esperienza, ventisei anni di esperienza, è diverso da uno che non ha l'esperienza. Ma il colore spirituale, la spiritualità, la tonalità, la tonalità di ventisei anni, trent'anni fa, è la stessa, identica.Don Florindo Lucatello, arciprete di Trissino, è lo stesso, identico di terza liceo, di prima teologia: non ha cambiato niente di tonalità; avrà cambiato nelle virtù, perché naturalmente bisogna crescere di più nelle virtù, ma è restato lui. Se è una Millecento... avrà cambiato vernice, avrà cambiato un po'... gli avranno messo l'Abarth, un pochino, per correre un po' di più, ma è sempre Millecento, Millecento. Ora, è impressionante sapete.Se guardo, per esempio, un altro... un certo là... Zanon Ottorino, e mi guardo, sono sempre lo stesso? Vi assicuro, permettete che faccia da matto, ma che lo dica: quello che sentite che io dico qua adesso, lo gridavo a me stesso allora; quello che sogno adesso lo sognavo allora. È chiaro che invece che mettere l'Abarth io ho messo dentro un po' di polvere nello spinterogeno, in una parte e l'altra, destra e sinistra, sicché te ghe una macchina vecia, che ga i acciacchi; ma però, però, scusate, è la stessa cosa! Non trovo diversità, non trovo diversità in me e nei miei compagni: nessuna diversità.
MO103,8[11-11-1966]
8.E questo è una testimonianza. Monsignor Galloni ha detto quella sera, mi ricordo: "Era, quello che è adesso era allora!"; e se era alla vigilia del diaconato, signori miei, vuol dire che era... o perlomeno si è sforzato di essere. Perciò, o scoprite il Vangelo adesso o non lo scoprite più. Attenzione, eh? Perché uno che è fuori nel mondo, che è fuori nel mondo, che ha ventisei-ventisette anni, magari ragioniere, eccetera eccetera, a un dato momento può scoprire il Vangelo, e allora dice: "Adesso divengo un santo papà di famiglia o un santo prete o un santo assistente"; ma uno che viene qui dentro, che è già dentro, o lo scopre subito o non lo scopre più. Guardate che è inutile che impariate tante lingue, che impariate tante robe, e sapete che ci tengo, se poi non avete niente da dare alla gente.Guardate questo uomo qui."Carissimo don Francesco, provo vivissima gioia sapendo che hai voluto condividere meco la letizia e la solenne trepidazione della mia prima definitiva Ordinazione perché, condivisa, la letizia cresce, e la trepidazione lascia il posto a quel sentimento di fiducia che è proprio dell'amicizia in Cristo".Ghe xe amicizia che no xe sentimentalismo, ma proprio dell'amicizia in Cristo."E poi, ho così continua la sensazione della angusta capacità mia del comprendere, del contemplare i misteri impressimi nello spirito poverissimo dallo Spirito Santo, che temo di smarrire l'idea della loro trascendente grandezza, quando d'intorno l'occhio e la voce dei buoni non mi avverta della grazia che porto con me. Provo...”.Qui sarìa tutto da commentare, ma non posso; sottolineo solo un particolare.
MO103,9[11-11-1966]
9."Provo le vibrazioni del Magnificat, che Maria mi ha insegnato col Vangelo a ripetere dal primo giorno che ho sperimentato i disegni di Dio, e che ho capito di lodarlo attraverso la folle bontà che voleva d'un infermo un eletto".Che voleva... da quanto io ho scoperto praticamente il Vangelo, dunque, parla da diacono, quindi el lo ga scoperto... ho scoperto il Vangelo, ho capito una cosa: che il Signore da un infermo, perciò qua xe umiltà, no?, voleva fare un eletto, cioè ha coscienza di essere povera creatura, sento di essere un infermo, cioè che potrei... ho dentro di me le radici di tutti quanti i vizi, però sento che il Signore vuole fare un eletto. Cosa devo fare dinanzi a questo "Magnificat anima mea Dominum, quia fecit mihi magna qui potens est”? Ecco l'atteggiamento, questa è la radice della santità. Ha scoperto il Vangelo, ha scoperto il dono che Dio farà a Lui, riconosce di essere un infermo e capisce che Dio vuol cavare da un infermo un eletto. Deve allora dire: Magnificat anima mea Dominum! È meraviglioso!Rileggo il pensiero:"Provo le vibrazioni del Magnificat, che Maria mi ha insegnato - varda, una devozione Mariana, no? - che Maria mi ha insegnato col Vangelo - col Vangelo - a ripetere dal primo giorno che ho sperimentato i disegni di Dio e che ho capito di lodarlo attraverso la folle bontà che voleva d'un infermo un eletto. Il Signore che mi ha dato così chiara visione della mia nullità, mi dia anche quella della sua forza che mi conservi dalle astute menzogne che germogliano in noi, e sia la sua forza che agisca. Penso ch'essa è tale che per poco che noi cooperiamo essa trascina ciò che tocchiamo dal mondo al cielo, quasi nostro malgrado e a dispetto della nostra insufficienza; ma quale fatica per entrare in contatto con noi stessi e colle anime dei fratelli. O meglio, quale penoso lavoro si richiede. - Eh, figlioli! Quale penoso lavoro si richiede! - Ma sempre, quale speranza lo sorregge! Io non so come ancora mi sarà dato trafficare il talento - nol savèa mìa che el sarìa diventà Papa, no? - ma se tu vedessi...”.Ecco l'amicizia! Quante volte go dito: tusi, cercate di avere un amico, ma un amico no per far bàgolo insieme, par scherzare e far i paiassi insieme, un amico...“Io non so ancora mi sarà dato trafficare il talento, ma se tu vedessi un giorno che io confondo e maschero l'impotenza fisica colla pigrizia - parché el gera sempre gracile e debole, no? - maschero l'impotenza fisica colla pigrizia elegante del critico inerte e parassita nella casa del Signore, per carità di fratello, fammi ricco della fiamma che anima il tuo apostolato, per pietà di un cieco che diverrebbe guida dei ciechi, ricordami ciò che io più di ogni altro so dimenticare, quasi per predisposizione fisica, il dovere di moltiplicare energia e speranze per la gloria di Dio. So che non sono indarno queste parole. - Ecco la stima che el ga degli altri. - E sia questa la preghiera che m'aiuterà a compiere domenica prossima, che mi segnerà fratello di Stefano e di Lorenzo, e darà nelle mie mani il Pane da portare agli affamati, e il Vangelo da predicare a una società che tutto ha inventato e scoperto fuorché il Vangelo".Vardè che pensiero! E questo dunque: "... che mi aiuterai a compiere domenica prossima. che mi segnerà fratello di Stefano e di Lorenzo, e darà nelle mie mani il Pane da portare agli affamati, e il Vangelo da predicare a una società che tutto ha inventato e scoperto fuorché il Vangelo".E voi, l'avete scoperto il Vangelo? L'avete proprio scoperto il Vangelo?"Ti raccomando anche il papà che è stanco e parecchio triste. Quando vederti? Bada che si desiderano tue notizie precise. Buone le nostre. In osculo sancto Giambattista Montini".Ogni commento la rovinerebbe, la lettera.Vi auguro di scoprire il Vangelo.Sia lodato Gesù Cristo!14 novembre 1966