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LA NECESSITÀ DELLA CROCE NELL’APOSTOLATO

MO107[19-11-1966]

MO107,1[19-11-1966]

1.Stiamo camminando sulla traccia di Gesù, e stiamo avviandoci verso la passione; e abbiamo visto che Lui, Gesù, ha cercato l'abiezione; e abbiamo visto che se noi non camminiamo per questa strada... bisogna andar per questa strada per salvare gli uomini. Anche noi siamo chiamati a salvare gli uomini; salvare gli uomini prima col sangue e poi distribuendo il sangue versato: attraverso la parola, attraverso i sacramenti. Però, prima parte: sacrificio nostro, immolazione nostra.
Abbiamo visto che l'abiezione può essere volontaria o accettare, cioè andar in cerca volontariamente dell'abiezione, ovvero accettare... che necessariamente dobbiamo trovare sul nostro cammino. La ricerca volontaria dell'abiezione non è di tutti. È facile però lasciarci ingannare e ci vuole il padre spirituale ben accorto perché non si caschi nell'inganno del demonio, perché è facile un'anima che può partire... A un dato momento, per esempio, come potrebbe capitare in questi giorni che, morto Giorgio, dinanzi alla morte di un fratello così, a un dato momento uno viene illuminato dallo Spirito Santo e dice: "Bisogna che io parta perché insomma è inutile; non si può andare avanti in questo modo: ti vedo e non ti vedo, santo e non santo, dare o non dare. Ho capito: 'quod aeternum non est, nihil est'... perciò io devo donarmi interamente al Signore... e allora parto, parto". Ecco, fin qui tutto bene. Adesso parto! Cosa vuol dire questo parto? "Che bisogna far penitenza, che bisogna far...". Eh, piano, piano... Può darsi che lo Spirito Santo guidi qualcuno anche a fare delle pazzie, ma le pazzie lo Spirito Santo le permette soltanto qualche volta, soltanto per far vedere agli uomini che anche coi matti si può salvare le anime. Ma normalmente, normalmente attenti qui c'è una tentazione... Uno che vuol fare qualcosa di strambo... qualcosa di... No! No! Basta accettare normalmente quell'abiezione che il Signore manda, quella disponibilità nelle mani del Signore e accettare dalle sue mani vuoi tante pecore e tanti buoi, vuoi il letamaio come Giobbe, no? "Abbiamo ricevuto dalle mani del Signore - ha detto alla sua cara moglie - le cose buone; perché non dobbiamo ricevere anche le altre? Perché non dobbiamo ricevere dalle mani di Dio anche le umiliazioni? Perché non dobbiamo veder segnata, segnata da Dio anche la croce?".

MO107,2[19-11-1966]

2.Ecco l'anima che veramente cammina, cioè che si mette totalmente a disposizione di Dio, che mette già in preventivo le ore nere, le ore della croce, le ore del tormento: il Signore che si nasconde, il corpo che non fila bene, l'ora in cui si vede tutto nero, il malessere; e poi le croci che ti vengono così, dal tuo prossimo, dai tuoi superiori, che vengono dalla insufficienza magari dei superiori, che vengono un po', come vi ho detto più di una volta, anche coi superiori che vi trovate. Mettete sempre in preventivo che sono uomini, che hanno la loro parte umana e perciò anche loro possono sbagliare moltissime volte; però mettete in preventivo questo: che è il Signore che permette tutto questo, permette tutto questo, per la nostra santificazione, perché possiamo, possiamo vero, versare sangue per la salvezza degli uomini.
Ora, da questo punto partiamo e cioè: l'abbiezione ricercata sarà nelle mani dello Spirito Santo, nelle mani del padre spirituale e lì andiamo piano, però l'abbiezione accettata, questa è "conditio sine qua non" per poter fare un vero apostolato, altrimenti facciamo soltanto che un fuoco di paglia. "Questo desiderio di poter accettare, vero, così, è inseparabile da un vero amore di Gesù", dicevamo l'ultima volta, no? Se tu dici di voler bene a Gesù e non sei contento quando soffri... Intendiamoci: "contento" non vuol dire che il dolore sia divenuto una caramella. Badate che questo è importante. Perché mi trovo spesso io con anime che stanno salendo verso Nostro Signore, ma veramente salendo verso Nostro Signore, e si accusano: "Sa, insomma, non son ancora pronto ad accettare il dolore, cioè quando mi capita qualche cosa sa...". “Ma, senti: dici di sì al Signore?”. "Eh, certo che dico di sì! Ma, insomma, sento che...".

MO107,3[19-11-1966]

3.In altre parole, tu vai in fondo e senti che le anime dicono questo: sa non sono ancora riuscito fare in modo che quando mi capita una bastonata sulla testa, dire: "Che bene che sto! Che gusto che...". Anima de Dio te dirè: "Che male che me fa; Signore te la offro", no? Capito? Ma resta sempre che el male xe male, senno no la xe più croce, no? In altre parole non può pretendere l'anima santa di far diventare dolce il dolore, perché anche Gesù dinanzi alla croce ha detto: "Padre, se è possibile passi questo calice". La natura umana tira sempre indietro, anche la più santa; e quando l'hai accettata e ti vien messa sulle spalle, dirai: "Ahi! Ahi! Ahi! Che male! Non ne posso più!”.
Però l'accettazione è un'altra cosa: "Signore, dammi la grazia... con la tua forza di poter, vero, sostenere le varie croci, le varie difficoltà". Hai delle prove? "Signore, se è possibile passi questo calice, ma però sia fatta la tua volontà, Signore...". Piangerai dinanzi al tabernacolo: "Signore, non ne posso più... però, Signore, fa' quello che vuoi. Ohi, ohi! Che mal de pansa! Ohi, ohi, ohi! Che mal de pansa! Signore, sia fatta la tua volontà... se xe possibile passi... Ahi, ahi, ahi!... Signore, per le anime, per le anime. Ahi, ahi, ahi! Signore...". Ecco, questa è l'accettazione umana, umana, fioi. Restiamo uomini, sapete... fino ad almanco due giorni dopo morti; e dopo non so... Capito? Perciò, ecco, guardate che è importante questo, perché ho trovato tante anime che arrivate a questo punto spirituale si scoraggiano, si scoraggiano. Perché? "Mi no ghe voio ben al Signore; se ghe volesse veramente bene al Signore, dovaria amarla la croce, desiderarla la croce". Va là, macaco, desiderare la croce... Adesso te ve basso in refettorio e te desideri che el latte sia andà de male, te desideri che a mezzogiorno che le donne te metta la minestra senza sale, te desideri che el pan gabbia la muffa... Beh, insomma, insomma, chi se che dixe cussì? Te lo accettarè... te desidererè: "Signore, ben ben va là, chissà che vegna qualcosetta, ma no tutto, perché senno xe massa, no? Chissà che vegna qualcosetta e se el vegnarà accetterò... però se te te accontenti solo del desiderio, mi son contento”. Ecco, vardè che la santità è una roba umana, è una roba... No, Vinicio, cosa ghin dito ti? Adessa, ti che sì consigliere che te ghe lo Spirito Santo, semo fora de strada? No xe giusto? Così con semplicità, ma con semplicità... però attenti, eh! Questo desiderio... è, però, "questo desiderio di soffrire (implicito così) è inseparabile da un vero amore per Gesù". Per esempio, se venisse qua adesso el Signore e domandasse: "Caro Giovanni, adesso te ve in America e, dimmi un po', desiderito soffrire... o desiderito che la vita sia senza sofferenza?". "Eh Signore, cosa gonti fatto de male che te vui darme anche sofferenze?". Ecco, vedito: non puoi... Se mi dicessero, per esempio: "Senti, caro don Ottorino, adesso che te ghe ormai 57 anni... va ben? Sta' attento un momento: adesso, ormai, te ghe sofferto... Sito contento che per il resto non ghe sia più sofferenze?". A ghe digo: "Signore, senti, le sardele senza sale non le se conserva mia. I funghi senza olio non i se conserva mia... Cerca de essere misericordioso nelle pache, avendo misericordia delle spalle vecie... ma però, attenti, abbi di me pietà, abbi di me pietà...". Non accetterei un sacerdozio senza sofferenze perché non sarebbe sacerdozio, no? Non vi par mica? Non sarebbe sacerdozio. E ricordatevi bene: un apostolato senza sofferenza non sarebbe apostolato; perché l'apostolato vero è se perdi il sangue. Sarebbe come dire una donna che fa... che... una cuoca che distribuisse solo el magnare... Ma una cuoca si sente offesa...

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4.Mi ricordo don Aldo quando è venuto mons. Bigarella, no? È capitato all'ultimo momento, e el povero Giorgio poaretto è andato a comperare della roba fuori; è andato a comperare il pesce già fritto; mi ricordo che ha comperato i vari tipi di pesce, dolce... insomma aveva preparato una robetta in chic, andà a comprarla. E dopo mons. Bigarella: "Oh, che roba bona! Che spettacolo! Veramente... Chi xe sta fare el dolce? Quala xela sta la donna che ga fatto el dolce?". "Eh, non la xe mia qua", la ga dito me pare la Tilde... i lo gavea comprà fora. "E il pesce! Anca el pesce, ma veramente bon!”. Te sè, se mons. Bigarella se gavesse fermà lì un pochi de giorni, el gavesse dito: "Voio vedare un po' come che fe a farlo. Vui vedare come ca fe a cusinare el pesce", el saria sta un imbarazzo non indifferente. Cosa ve pare, no? "Voio vedare come ca fe!”.
Va ben, fioi cari, xe la stessa roba nostra, vero. Per un po' di tempo podemo anca dar via la roba dei altri, vero, podemo darghe el sangue de Cristo; ma a un dato momento bisogna dar anche del nostro, insieme a quello de Cristo. Perché vedìo, scuseme la brutta parola... digo bestemmie, speremo che non ghe sia registratori che va, senno guai... Ghe xe registratori là in fondo? Vedìo, il sangue di Gesù farà effetto, proprio produrrà l'effetto nel campo apostolico, se sarà catalizzato dal sangue nostro nostro. Mia capìo? Se tu apostolo, tu apostolo, vai in una parrocchia e ti sforzerai di lavorare per le anime e di versare il tuo sangue, il sangue di Gesù entra in azione, entra in azione, sarà catalizzato, vero, in altre parole, una parola adesso un po' profana, soltanto se cascherà il tuo sangue insieme con quello di Gesù, il tuo sangue sarà quasi quella piccola corrente elettrica che apre l'interruttore, il quale interruttore lancerà la corrente elettrica. Ecco, ci vuole questa piccola goccia di sangue; cos'è questa piccola goccia di sangue in confronto del sangue di Gesù? È niente, no? Però, è niente, da sola è niente, ma se è unita a quella di Gesù, è potenziata dalla grazia capite che è tanto, no? Però, ancora anche quella potenziata dalla grazia, in confronto a quella di Gesù è ancora niente. Ma quel piccolo sacrificio che tu fai, per quanto grande sia, è piccolo il nostro a confronto con quello di Gesù, quel sacrificio sarà proprio l'apertura della grazia che si getterà nelle anime. Perciò, andare in una parrocchia e non soffrire, andare in un Istituto e non soffrire, è come non andare a salvare... Poi si distribuisce il sangue di Gesù, ma ci vuole il tuo per aprire il canale del Sangue di Gesù... se non c'è il tuo!

MO107,5[19-11-1966]

5.E allora, vedete, ecco allora che se tu ami veramente il Signore devi desiderare di gettare questo sangue per aprire, aprire il canale della grazia di Dio per le anime. Sono discorsi che sembrerebbero duri, ma sono necessari, figlioli. Anzi vi dico di più, credo che nella Congregazione siamo arrivati al momento, e ve lo dice un po' il Signore con quello che è successo in questi giorni, che bisogna cominciar a fare anche qualche saggio.
Qualche volta a scola il prof. Bolfe diceva: "Ehi, amici, adesso cominciamo un piccolo saggio, saggio sa... adesso facciamo un piccolo assaggio per vedere come che la va no?". Credo che quest'anno o lo facciamo noi il saggio o ce lo fa fare il Signore. Guardate che qualche piccola manovra quest'anno bisogna farla per vedere se siamo disponibili nelle mani del Signore, se siamo capaci, per esempio, di fermare la mano a metà. Nei primi tempi dell'Istituto ho provato io a dar di questi saggi; magari a mandarvi su a Cima 12, aprire una lettera, aprire un'altra lettera, vi ricordate bene no?, e arrivati là tornare indietro, proprio ai piedi di Cima 12: "E adesso tornate indietro". Vi ricordate? Ne ho fatti saggi di questo genere qua. Allora eravamo agli inizi, c'era anche l'entusiasmo, forse era una roba poetica. Vero, don Luigi; che te ne pare? Ma qui adesso, adesso credo che quest'anno il Signore ha cominciato a dar dei saggi un po' più pesantini; un saggio, per esempio, che ti trovi in chiesa là a pregare, te arriva una telefonata che devi andare a Este improvvisamente a raccogliere il sangue di un fratello. Son fatti, mica commedie; questi son saggi un po'... sì... son saggi di maturità classica questi qua... saggi un pochino... Ecco, guardate che qualche saggio di questo genere qui forse il Signore quest'anno potrebbe riservarcelo ancora... di altro genere; potrebbero essere dei saggi individuali. Perciò...

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6.Dicevamo in seminario: "Xe arrivà la stagion dei saggi, del saggio cattolico noi dicevamo, del saggio cattolico", quando che cominciava la processione dei saggi: "Xe arrivà la stagion del saggio cattolico". State attenti che quest'anno non sia l'anno del saggio cattolico. Perché? Perché il Signore vuole lanciarci in su, lanciarci in su!
Vedete, me lo fa supporre questo: il discorso che ha fatto il Santo Padre qualche giorno fa ai Gesuiti. Leggetelo bene; non è il caso che adesso ci fermiamo a leggerlo, adesso facciamo meditazione; leggetelo bene e vi accorgerete che il Papa ha lodato i Gesuiti perché nella revisione delle Costituzioni sono ritornati a 400 anni fa, e ha detto: “Avevo paura che una corrente, che si era infiltrata in mezzo a voi, avesse da dominare, una corrente che era preoccupata del rispetto della personalità, che era preoccupata dell'attività esterna; per cui l'obbedienza bisognava fosse molto ragionata, molto discussa; per cui la questione preghiera un po' limitata; l'esame di coscienza un po' limitato perché, sa, c'è l'attività, c'è da lavorare, c'è da fare. Avevo paura che dominasse quella. Ringraziando Dio, avete capito e siete ritornati alle fonti. Ebbene la Chiesa, in poche parole dice: vi affida la difesa della fede, la Chiesa vi prende, dà la fiducia piena a voi, Compagnia di Gesù, e non sarete una Congregazione, ma sarete la Congregazione sulla quale fonda, un pochino, si appoggia la Chiesa in questo momento per la difesa della verità”. Leggetela questa qua, che è forte, guardate che è forte; è il Papa che parla. Figlioli, ricordatevi che noi siamo sullo stesso cammino; i Gesuiti lavorano nella cultura e leggete bene i particolari: nelle università, in certi campi specifici; noi lavoriamo in mezzo al popolo. Mettetevi sulla stessa linea dei Gesuiti; non ci chiameremo Gesuiti, ma mettetevi sulla stessa linea. Firmate tutto quello che ha detto il Papa dei Gesuiti. Però ricordatevi che la nostra missione è in mezzo al popolo. Perciò non è la Congregazione degli intellettuali, perché non siamo chiamati ad essere i professori delle università; dev'essere la Congregazione dei santi, dei santificatori, degli uomini che si avvicinano al popolo, che si avvicinano ai lavoratori e che insegnano ai lavoratori e insegnano al popolo a salire, a salire verso Dio, a spiritualizzare il lavoro. Tocca ai Gesuiti spiritualizzare l'intelletto; tocca a noi, si potrebbe dire, spiritualizzare la materia, spiritualizzare la casa, spiritualizzare l'officina, lo stabilimento, la campagna; dove c'è un uomo che ha in mano una macchina dobbiamo entrare noi, avvicinarci noi e portare il flusso di Dio.

MO107,7[19-11-1966]

7.Per questo dobbiamo essere come i Gesuiti consacrati, consacrati, e cioè disposti a fare solo la volontà di Dio, che ci venga espressa dall'alto o dal basso, da uno stupido, da un cretino o da un personaggio, che so io, che ha tutte le doti... non importa niente; che il pezzo di carta sia una pergamena con caratteri d'oro o sia una carta da formaggio, vero, scritta un po' con un certo inchiostro sporco: non importa niente. Quando c'è una firma a noi basta: la volontà di Dio, la volontà di Dio! Ed è questa ginnastica che è necessaria. La volontà di Dio ti viene espressa attraverso don Ottorino? E va bene...! Siamo in cortile e stiamo giocando: l'ultimo degli assistenti, il più scemo degli assistenti, quello che non sa neanche giocare, quello che non sa neanche lavarsi gli occhi, ma è l'assistente, è l'assistente! "Ehi! Amici, basta adesso giocare". "Ma come? Ma se abbiamo appena incominciato!”. Basta giocare: Dio ha parlato. Ha parlato anche attraverso una mussa; el sarà un poco de più de una mussa quello lì, no? Sentire, figlioli, anche nella incoerenza, anche nella cretinaggine di quello, se non ti ordina cosa contro Dio, che Dio vuole anche quella cosa.
Ma guardate, se non avessimo l'esempio del Vangelo allora sarebbe anche da domandarsi: "Ma come?". Ma guardate, sto benedetto Gesù, 'sta benedetta Madonna. "Via in Egitto!”. Ma, ohh! Trovateci una logica voialtri... Fuga in Egitto... morte degli innocenti... Ma non vedete che il Vangelo è tutto contro la logica del mondo? Ma non vedete che in questo momento il Signore sta proprio sconvolgendo là gli uomini proprio... Ehh! Guardate lì: Suore maestre Dorotee: santa chi? Una maestra? Te pol immaginarte! Quell'altro, chi è? Quel fratello portinaio? San Martino de Porres dei Domenicani, Dottori! Un santo: portinaio! E va ben! Monte Berico: c'è... anzi hanno fatto un ateneo lassù, va bene, una bellissima cosa. Hanno aperto, adesso chiuso il processo diocesano di uno, di un dottore in teologia? Un povero fratello laico, eccolo là!

MO107,8[19-11-1966]

8.Non vedete che il Signore scherza, non vi accorgete mica che il Signore sta scherzando? Cosa è, figlioli, ve l'ho detto tante volte, no?, un granellino di sabbia visto da dodicimila metri di altezza? Guarda in giù, ma neanche un campanile si distingue da un granetto di sabbia dall'altezza, dall'altezza non si distingue; invece che dodicimila metri, andate su all'altezza della luna: ecco la differenza tra un granellino di sabbia e l'altro! Eccolo lì...
Dio, Dio, Dio, Dio, figlioli... Dio, Dio, Dio... e allora ecco la vera santità, la vera santità: è quell'uomo che si tuffa nella volontà di Dio. "Cosa vuole il Signore da me in questo momento?". Che studi! E allora studiare. Non fai mica il tuo dovere: fai la volontà di Dio. Io vi dico lo stesso di studiare, di fare... anzi, anzi di più ancora; però io vi dico: fate la volontà di Dio istante per istante. "Age quod agis". In ogni istante Dio ti trovi a fare la sua volontà. In questo momento il Signore vuole che io studi: e studio! In questo momento il Signore vuole che mi metta a lavorare: a lavorare! In questo momento il Signore vuole che predichi: predica! In questo momento il Signore mi vuole sul pulpito di Notre Dame, e alza il tuo braccio e grida! In questo momento il Signore ti vuole là a pulire le code dei maiali: e va e fai. Con la stessa semplicità.

MO107,9[19-11-1966]

9.Vedete, noi non dobbiamo desiderare niente, niente dobbiamo desiderare; il nostro desiderio dev'essere solo questo: "Signore, io voglio dare il sangue, la vita per te". Dicevo questa mattina nella meditazione, nella comunione: "Ma, Signore, ma fa' quel che vuoi". Ho cercato di pensare a tutte le disgrazie che ho visto: gente senza braccia, gente scema, gente che si trascina, gente qua... "Se vuoi questo... quello che vuoi, quello che vuoi". Tutti insieme? Tutti insieme! Anime! Purchè io possa salvare anime! Purchè io possa lavorare, aver tanti preti, tanti assistenti tutti santi, che vanno in giro per il mondo, che trasformino il mondo, che gli uomini ti amino... E poi lascia fare. M'interessa qualcosa a me! Bisogna che ci buttiamo nelle mani di Dio, così buttati là che faccia Lui, faccia Lui.
Quante volte: "Cosa...?". "Faccia lei, faccia lei!". C'è tutto da guadagnare, sapete! Guardate, siamo andati su a Monte Berico giorni fa: siamo stati lì un giorno a discutere i nostri problemi spirituali, ci siamo chiusi in una stanzetta là dei Padri di Monte Berico; poi siamo andati al 'Pellegrino' a mangiare, e, han detto le signorine là del Pellegrino: "cosa volete oggi da mangiare?". "Ah! Quello che volete voi, quello che volete voi... Ah!, Fate voi quel che volete". Abbiamo mangiato meglio e speso meno... Vi assicuro: mangiato meglio e speso meno! È così sapete. Dite al Signore: "Fa' quello che vuoi tu!". Mangiate meglio, in Paradiso, e spendete meno, in terra... Però ecco qui, quello che vuole il Signore: questo spirito di donazione di obbedienza; domandarci: ma io sto facendo quello che vuole Dio o quello che voglio io?. In tutte le cose, anche nelle piccole cose. Poi lo spirito di unione con Dio con la preghiera; e poi pian piano cresceremo...

MO107,10[19-11-1966]

10.Guardate che non mi rassegno che restiamo qualche centinaio solo, non mi rassegno! È l'ora di moltiplicarci; ma bisogna moltiplicarci in fretta; ognuno di voi deve divenire un conquistatore di apostoli... andiamo alla ricerca... qui si tratta soltanto di cercarli, perché se vengono qui poi muoiono immediatamente, no? Bisogna andare alla ricerca degli apostoli perché il mondo ha bisogno.
Quando mi son trovato lì col cardinale Rossi a San Paolo ho detto: "Eminenza, l'assicuro che tornando in Italia non ci daremo pace, non ci daremo pace, lo grideremo a tutti i venti che qui ci sono anime che attendono, andremo in giro, glielo assicuro, con la stampa, con le chiacchere, con tutto... Vogliamo cercarle. Ce ne sono delle anime generose, disponibili, e bisogna avvicinarle queste anime”. E allora, voi volete sviluppare la vostra personalità? Fate bene, benissimo! Sviluppatela in questo senso. In che modo? Dando sangue al Signore, schiacciando voi stessi, alzando le mani pregando e muovendovi per le vocazioni, muovendovi. Volete permessi speciali? Ma ve li do. Volete andare a piedi fino a Crotone in cerca di anime? Vi lascio. Ma cercate vocazioni, cercatele. Ognuno deve domandarsi: "Che cosa ho fatto io per scoprire, cosa ho fatto per scoprire, per moltiplicare il bene?". Ognuno di voi, ma ricordatevi, dovete sentire questo assillo perché siamo qui neanche un centinaio, ma questo centinaio deve diventare un migliaio e poi ancora più e ancora... ma presto! Non possiamo rassegnarci che questo avvenga fra 20-30 anni: no! Presto, figlioli! Dipende da noi! I comunisti si sono moltiplicati in fretta. Perché? Con quella parola che hanno rubato: "Comunismo, comunismo". Noi sì abbiamo il vero comunismo e questo comunismo appaia a tante anime. Ci sono tante anime che lo sognano questo comunismo, che lo desiderano, che lo vorrebbero vivere, ma lo vanno cercando. Dove lo troveremo? Alzate la bandiera! Andiamo a cercarlo. Ma voi mi direte: ma come fare?, come fare? Buttatevi in Chiesa là davanti al Signore! Buttatevi in chiesa davanti a Dio e domandate a Lui; e a ciascuno di voi Dio insegnerà una strada e vi accorgerete che siete più intelligenti di quello che credevate di essere, e vi accorgerete che avrete un'iniziativa dentro di voi che non avevate mai pensato di avere. Perché? Perché Dio vi insegnerà.

MO107,11[19-11-1966]

11.Quante volte leggendo la vita dei santi, dei poveri santi, quelli poveri dinanzi al mondo no?, troviamo una sapienza che i teologi non avrebbero espresso forse in un libro e loro la esprimono in tre parole, no? Questi umili santi, tipo suor Bertilla, che so io: una frasetta così, così. Qualche volta teologicamente un po' anche barcollante se vuoi, ma essenzialmente precisa, perfetta. Sa cos'è? Lo Spirito Santo che ha parlato, lo Spirito Santo che è entrato in queste anime e ha mostrato delle cose che altri non vedevano; ed è questo che il Signore farà con voi.
Voi dovete salvare gli uomini, ma dovete salvarli tutti gli uomini, portarli tutti a Cristo. Che bello sarebbe se potessimo fare in modo che entro qualche anno tutti gli uomini fossero una grande Casa dell'Immacolata. Pensate che bello che sarebbe! Pensate che festa che sarebbe in Paradiso, no?, Orfano là... se tutti gli uomini, tutti gli uomini: bianchi, rossi, gialli, neri... Guardate, ero così contento ieri pomeriggio che ho visto il nostro caro Zordan a braccetto là col moro che andava su per le scale, no?; poi ho visto ieri sera un gruppetto lì basso insieme a questo moro... ho detto: "Guarda, guarda che bello che sarebbe se domani tutti gli uomini mori, bianchi, anche se là in America i ghe tira s-ciopettà perché, per la questione della razza, no?, se a un dato momento ci sentissimo tutti affratellati cussì!". Il Signore vi ha chiamati qui dentro perché vuole che trasformiate il mondo così. Voi direte: "Ma come facciamo noi?". Non state preoccuparvi: siete onnipotenti se vi agganciate a Dio; non state dire: siamo in pochi; non state dire: siamo in pochi; non state dire: siamo bambini; non state dire: siamo cretini, siamo ignoranti; non state dir questo perché, ricordatevi, che Dio è onnipotente. Abbiate fede nella vostra miseria, abbiate fede nella vostra pochezza; ma questa pochezza nelle mani di Dio trasformerà il mondo. E finché siete convinti di essere poco, finché siete convinti di essere niente, guardate che siete potenti; quel giorno che vi convincerete di essere qualche cosa, ricordate: bisogna recitare il De Profundis, non per Giorgio, ma per la Congregazione. 20 novembre 1966