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SANTITÀ, UOMINI, MEZZI

MO122[24-12-1966]

MO122,1[24-12-1966]

1.... l'amicizia... Voialtri poi l'avete letto e avete presente: "Gesù, Re d'Amore". E mi ricordo che una delle cose un po'... come lui parlava in una forma piuttosto umana, parlando dell'amicizia, parlando di Betania. E lui dice, padre Matteo, che le cose press'a poco si saranno svolte così: dovete pensare che era uomo.
Quando mi incontro io la prima volta con una persona è un incontro, vorrei dire, un po' ufficiale. Dopo, piano piano, diventa un discorso anche di amicizia. Anche mons. Sebben, la prima volta che mi sono incontrato, è stato un incontro ufficiale: sono andato a domandare là per mandare i ragazzi a fare gli esami. Dopo, sa, dall'incontro ufficiale vien el sottufficiale... l'incontro de caporale e de fanteria, no? A un dato momento si arriva anche a un senso di amicizia. E Gesù era uomo, e come uomo anche lui l'è entrà in quella forma lì. Lo dice il padre Matteo, eh! La prima volta sarà successo così: che Gesù è andato lì a Betania e... sti tizi gavarà dito: "Maestro, (davanti la nostra cara Maria, eh, una delle donne lì, Lazzaro o Marta) maestro, vieni in casa nostra, va là, te poli vegner lì a magnare un boccon, dai, vien dai... te poli fermarte lì...". All'inizio l'è andà lì a mangiare... come è andato in casa di Zaccheo, no?, è andato lì. Alla fine del pranzo... con le gambe sotto la tola se combina tante bele robette, se smove un pochettin, no?: "Ben! Senti, maestro. Co te vien a Betania qua, liberamente, vien qua a mangiare". La seconda volta: "Oh! Maestro! Ti sì vegnù qua!". La seconda volta el sarà andà là: "Oh, maestro, ben arrivato, bene, ma qua, ma là". La terza volta, la terza volta... a un dato momento sa... ormai xe casa sua, la terza volta. Marta deve aver detto al maestro: "Maestro, eravamo in tre in casa; siamo in due soli". E avranno incominciato a piangere, Marta e Lazzaro: "Avevamo un'altra sorella, Maria, ma è lo scandalo della casa, è il dolore della casa... È in giro per il mondo: è a Gerusalemme, da una parte e dell'altra... fa una vitaccia...". E Gesù deve aver risposto: "Coraggio! Lazzaro, Marta, non aver paura; vostra sorella tornerà, vostra sorella tornerà!". E voi sapete che, in casa di Simone, Maria è tornata, no? E quando Gesù è andato un'altra volta a Betania e c'era la sorella... potete immaginare che bel pranzetto! "Varda là me sorela, la sta là incucià davanti a ti a ciacolare, no?, e noialtri qua ghemo da fare el pasticcio perché xe Natale... ghemo da far questo, ghemo da far queo... Noialtri, ah?, e me sorela là a ascoltare". "Porro unum est necessarium! Marta, Marta, ti affacendi intorno a troppe cose... te fe massa mestieri... pasticci... antipasto... va là, va là; una cosa sola è necessaria, e Maria ha scelto la parte migliore". No?

MO122,2[24-12-1966]

2.E io voglio sottolineare questa mattina questo particolare: Gesù e gli amici, Gesù e gli amici.
Quando si è entrati nella cerchia degli amici di Gesù, proprio in amicizia con Gesù, vuol dire che si è partecipi della sua onnipotenza. Quando tu sei amico di una persona, hai il coraggio di domandare a prestito una cosa, no? Scusate: "Don Ottorino, el varda, garìa pressa da andare fino lì; me prestarisselo la so macchina, per piacere?". Vero, Zeno, capita mai una roba così? "El me scusa sa....”. Ora state attenti: questo senso di amicizia fa sì che a un dato momento quel che è tuo è mio e quel che è mio è tuo; ma in un senso proprio così, fraterno. Mentre che una volta, supponiamo... Ciapa Toni: non hai avuto il coraggio di domandarme una roba, adesso, scusa... questo fatto non urta niente quando si entra nella cerchia dell'amicizia. Ora, vedete, fra noi e Gesù ci deve essere questa amicizia, questo proprio legame, questo legame. Questo Gesù che noi non vediamo, ma che è presente, che noi tocchiamo ogni mattina (e anche se non lo tocchate con le mani lo toccate col corpo, lo ricevete, no?, realmente presente), è lui che desidera che noi domandiamo con questa confidenza; è lui che desidera che in casa sua noi ci diportiamo come fossimo in casa nostra; e permettere a lui in casa nostra di diportarsi come fosse in casa sua; che desidera questi rapporti... È proprio lui che lo desidera.

MO122,3[24-12-1966]

3.E allora vede. Io ho fatto quella proposta famosa di fare la società, la società S.U.M. Pensate un momentino a questa presenza di Gesù nella nostra Casa... Non sai mica che cosa sia società SUM? Non la conosci? È una nuova società religiosa, un secondo Ordine... SUM: S vuol dire santità, sapienza, eccetera; U. = uomini e M = mezzi, magari intieri, vero?, magari intieri. Sono i tre requisiti necessari per salvare il mondo, no?
Allora state attenti, con questa società S.U.M. presentarsi dinanzi a Gesù e dire: "Senti, Signore, senti, Signore, se tu vuoi... A me non interessa niente essere l'ultimo uomo de sta terra, scomparire, andare a finire anche in manicomio, interessa niente distruggere anche quello che è stato fatto, umiliazioni, mettermi in carcere... se tu vuoi questo per la salvezza del mondo, ma a me non m'interessa niente questa roba qui! Però adesso, puta caso che te vui servirte de mi, te me ghe ciamà a essere prete, a essere assistente, puta caso che vui servirte de mi per fare qualche cosa di bene, ti te capissi, Signore, che mi go bisogno della santità perché senno non ghe xe gnente da fare... Umiltà prima de tutto, in modo che domani se ho santità non veda... se ho dell'oro non xe roba mia... ma go bisogno dello Spirito tuo, non c'è niente da fare. Tu devi fare in modo che lo Spirito tuo, lo Spirito di Dio, abbia a scendere su di me come è sceso sui profeti tuoi". Quando... Chi è? Il profeta Eliseo ha detto ad Elia: "Senti, io domando una cosa. – dice - Fa' che quando tu sarai portato via dal Signore, che sopra di me venga il doppio del tuo spirito", mi par che ha detto il doppio, no? "Ciò, te ghe domandà una roba grande qua, ouh! Pian, pian, pian! Te ghe domandà una roba grande, comunque - el ga dito - varda: se al momento in cui sarò trasportato via mi vedrai, vuol dire che scenderà su di te e se no pazienza!". E nel momento che l'è scappà via el ghe tegneva el mantello, el ghe ga tegnù el mantello, no?, per paura che non ghe restasse el spirito, eh... un pochettin de Spirito el xe attaccà al mantello, no?

MO122,4[24-12-1966]

4.Fratelli miei! Ora noi, noi che siamo gli amici di Gesù, per prima cosa a Gesù dobbiamo domandare questo, questo Spirito suo, Spirito che è... Guardate figlioli, bisogna domandare al Signore lo spirito di fede.
Vedete, caro Filippi mio. Non è mica detto che tu debba metterti là a San Paolo a far dei miracoli; ma tu devi avere la fede, e tu la domandi al Signore perché è un dono di Dio la fede, che, se fosse necessario, se il Signore volesse risuscitare un morto per mezzo tuo (il Signore non lo farà, perché il Signore... non è mica detto che farìa i miracoli con tutti e sempre, perché non è mica il segno della santità fare un miracolo; quello è un intervento straordinario di Dio), però tu devi aver una fede tale che, se il Signore vole, fa anche quello lì. È giusto, no? Se il Signore vuole, dici: "Alzati e cammina", tu tocchi un morto e il morto salta in pìe. Ora, una fede tale che invece di essere usata per far risuscitare un morto, sarà usata per risuscitare un peccatore, no?, sarà usata in qualche altro modo. Sarà usata, sarà usata per credere l'"hoc este enim" alla presenza dell'Eucarestia. Comunque quella fede arrivata al grado tale che se c'è da risuscitare un morto, va ben, con santa semplicità come se fusse... come che ga fatto San Paolo quella volta che ha predicato là, me pare che sia nell'isola me par de Cipro, no?, quando... In che posto xe sta? Scusa, a Efeso, sì, el stava predicando e ghe gera el bocia là, el xe andà xo e... "Xe morto el bocia!". E allora lo manda a tore, lo tocca e lo risuscita... Con semplicità el risuscita el bocia, vero? Domani... semo qua ca parlemo e ghe xe el bocia Umberto sulla finestra: casca xo... e more. Eccolo là, miracolo, l'è sta risuscità! Vedìo, questa fede, guardate nel mondo... la fede che non si riconosce perché tu risusciti i morti... Non è che... ecco: quello risuscita i morti, allora el ghi n'ha tanti gradi... quello risuscita soltanto le formighe... ne ha tanti gradi... quello fa star mejo i sorzi, tanti gradi... No! Non si misura dai prodigi esterni. Può darsi che vengano, ma non importa niente. Può darsi che invece il Signore non ci chieda neanche; ma succede qualche volta di fare quei prodigi là...

MO122,5[24-12-1966]

5.Ma una fede insomma, amici miei, che ti fa aderire a tutte le verità, ma aderire coscientemente... che dentro di me abita lo Spirito Santo. Miga scherzi, eh! Avessimo sempre il Papa con noialtri... Supponiamo che nell'appartamento là degli ospiti avessimo il Santo Padre là, ospite il Santo Padre per un anno intero. Non si può vivere qua senza pensare al Papa che è lì, senza salutarlo alla mattina magari due minuti, senza partecipare in qualche modo alla sua vita. Figlioli miei, abbiamo Dio con noi, sapete, mica scherzi! Dio è dentro di noi, Dio è qui presente, Dio è presente nel tabernacolo. Ora... com'è la frase della Sacra Scrittura? "Il giusto vive di fede". Vive di fede!
Ora noi al Signore, al nostro Signore Gesù, con il quale viviamo in intimità, prima cosa che domandiamo: "Signore, fa' che io viva di fede". Dobbiamo essere gli uomini della fede; gli uomini che proprio con santa semplicità vivono su questa terra, ma non vivono su questa terra, vivono su questa terra ma hanno una mano protesa di là. Quello che non è eterno a me non interessa. Io mi servo delle cose del mondo, mi servo di tutto, ma che me ferma... a me interessa l'anima, a me interessa la vita eterna, a me interessa salvare gli uomini. Cioè, che vediamo tutto sotto il profilo della fede, dell'eternità. Ah, figlioli miei, questa è la prima cosa che dobbiamo domandare al Signore! Maria, cioè Marta ha detto al Signore: "Avevamo un'altra sorella, che non c'è più". "Ritornerà", dice Gesù. "Signore, prima cosa: tu mi hai chiamato ad essere apostolo. Prima cosa, Signore, io ho bisogno di credere, ho bisogno di credere". Guardate, vi direi un'altra cosa: ho bisogno di credere anche nella mia grandezza. Dico male, Mario? Credere: "Fecit mihi magna qui potens est". La Madonna credeva alla sua grandezza; alla grandezza che non è grandezza-superbia, che non è grandezza-vanto di cose proprie: è confusione per i doni che il Signore ti ha dato, confusione nel vero senso della parola, confusione...

MO122,6[24-12-1966]

6.Sentite, adesso in questi momenti che stiamo vivendo delle pagine gloriose nella nostra Congregazione, perché non credere anche alle cose grandi che il Signore sta facendo in noi, sta facendo nella nostra Casa, e sta facendo in ciascuno di noi? Bisogna vivere di fede, proprio vivere di fede. Non sempre... quando, supponete, nessun capisce. Toni Donà, vero Toni?
Non solo vivere di fede, ma vivere di carità. Che il Signore ci faccia vivere di carità e di speranza. E speranza vuol dire, vero, con lo sguardo rivolto sempre verso la meta. "È tanto il bene che mi aspetto, che ogni pena mi è diletto". Cosa m'interessa se trovo difficoltà, sofferenze, contrasti... Io vivo la tua grazia. Basta non i me porta via el traguardo. Il traguardo è il mio incontro con Cristo, no?, è la mia risurrezione finale, è la gioia di essere con lui per tutta l'eternità. Cosa m'interessa a me trionfi o non trionfi, primo posto o ultimo posto? Quello che m'interessa è questo: cioè "Signore, che io veda, che io viva sempre, che non si oscuri mai questa meta". Come i Magi, che sono arrivati là a Gerusalemme, non hanno più vista la stella e si sono trovati un po' disorientati, no? Bene, che non scompaia mai questa stella, che è la stella che ci deve guidare su tutto il cammino. Cioè, io le mie azioni le devo sempre misurare alla luce dell'eternità: "Quid prodest ad aeternitatem?", che cosa serve per l'eternità? Cosa serve? Cosa vuole Dio, cosa vuole Dio? Va ben, e... ma cosa vuole Dio? Avrei pensa... ma cosa vuole Dio, Che cosa vuole? Ecco il mio sguardo là. E tutto questo immerso nell'amore, nella carità. Questo noi dobbiamo al Signore; questi sono gli uomini che devono affrontare il mondo di oggi. Ora vedete, questi uomini pieni di fede, illuminati dalla fede, con lo sguardo rivolto verso il Cristo risorto trionfante, ripieni di amore che agiscono solo per amore e basta; questi uomini, poi, ripieni di Spirito Santo, per cui lo Spirito di Dio dà a loro anche il dono della sapienza nel discriminare, distinguere le cose, sa... Noi abbiamo bisogno di luce, no?

MO122,7[24-12-1966]

7.Non è mica lo stesso accettare Paolo e non accettare Paolo, tanto per dirne una; accettare Umberto e non accettare Umberto; andare là a cercarne uno e non andare là a cercarne uno. Capite che cosa vuol dire adesso andare in giro di qua o di là. Non è mica lo stesso adesso che tu parta per il Chaco e che ne abbia trovato dieci o che non ne abbia trovato dieci. Capisci che cosa vuol dire avere dieci grani di frumento o averne venti da piantare? E dopo l'anno venturo piantare, piantare, piantare. Fra cento anni vuol dire il doppio, il doppio di raccolta, no?
Ora, figlioli miei, figlioli miei, mica lo stesso uno di più o uno di meno; mica lo stesso metter dentro uno con la voglia di farsi santo o mettere dentro un Giuda. Perché possiamo, capite, possiamo sbagliare mettendone dentro uno di più; e possiamo sbagliare non metterne dentro uno. E allora capite: per questo lavoro di formazione, per questo lavoro di ricerca, per questo lavoro di lancio, abbiamo bisogno della sapienza. "Veni Sancte Spiritus, Vieni Spirito Santo!", non vi pare? Ed ecco allora la prima cosa che dobbiamo domandare al Signore. Con la parola "Esse" noi domandiamo tutte queste cose qui... Ma questo vedete dobbiamo domandarlo "opportune e inopportune". Questa mattina nella Messa, l'ho detta per quelli di Zacapa perché è il giorno di Zacapa, ma dopo ho aggiunto immediatamente la seconda intenzione: per domandare l'"S", cioè domandare il SUM completamente, ma mi son fermà sull'"S": "Signore, dà a noi la santità, dà a noi lo Spirito". E quando dico "Spirito" intendo fede, speranza e carità, intendo la sapienza divina che ci deve guidare. Vidito Filippi, adesso ti te ve a San Paolo: non è mica lo stesso avvicinare una persona e non avvicinarla, dire una parola e dirne un'altra, mica vero? C'è una persona e il Signore ti ispira di avvicinarla... "Ben ben, forse non xe conveniente...", e forse era il momento di avvicinare quella persona. E allora saper captare la voce di Dio che ti dice: "Avvicinala quella persona". Mica lo stesso, per esempio, per Filippo famoso (no ti, Filippo), avvicinare o no l'eunuco. Quando l'eunuco è convertito, el te porta una semente cristiana nel suo regno. Non vi pare? Ora vedito, domani è mica lo stesso che resti indifferente dinanzi alla voce di Dio che ti dice di avvicinare magari quell'ingegnere, o l'ingegnere o il professore, che dopo a sua volta porta questo nella sua scuola o nel suo ambiente. Può essere sbagliato avvicinarlo, perché non è il momento giusto della grazia di Dio, e può essere sbagliato non avvicinare. Ed ecco una delle cose che dobbiamo domandare al Signore: "Dimmi, o Signore, quello che debbo fare; perché io non voglio fare quello che mi piace, ma voglio fare quello che piace a te. Se tu mi dici di avvicinare dieci, dieci, ma se tu mi chiedi il sacrificio di fermarmi oggi, mi fermo". Mica giusto? Ecco, questa preoccupazione di fare, fare per amore di Dio, ma di fare quello che vuole Dio; e di fare tanto, ma di fare sempre quello che vuole Dio. Cioè essere... vi rendete conto, voialtri... strumenti messi nelle mani di Dio, in una forma così, cosa possono fare?

MO122,8[24-12-1966]

8.Seconda cosa che dobbiamo domandare al Signore: uomini, uomini.
Perdonate, ma sono impaziente, sono impaziente. Son come uno... (non stè miga scrivare sta roba qua) uno che è alcoolizzato, un contadin alcoolizzato che el beve 4-5 litri de vin al giorno, che el se trova in marzo che el ga finìo el vin e che nol ga schei da comprarghine, e che el ga le vigne, e ogni giorno el va a vardarle con la speranza che cresa i pampini. Non so se avete capito il pensiero? Vedete, non so se devo accusarmi di questa impazienza in confessione; me son accusa xa qualche volta... non so se devo accusarmi, ma non mi accontenterei di 50; mi ghi n'ho 50... dopo dovrò rassegnarmi forse averne cinque o sie solo novizi st'anno che vien, ma non mi accontento di cinquanta. Guardate che il mondo ha tanto bisogno di uomini. Guardate questa idea mi va aumentando ogni giorno più. Ho visto quel famoso giovane di cui parlavo, Centomo Vittorio, nostro ex-allievo qua: è stato anzi uno dei primi assistenti un po' dell'Istituto, dopo però un po' di tempo si è ritirato. Era un piccolo orfano, lo go conossu a Santa Chiara, da Santa Chiara è passato qua. È andato fuori, ha cinque figlioli, ma si mantiene cristiano... di quei cristiani quadrati, disinvolto, eccetera, el va in giro, lui adesso lavora sotto Marzotto, e va negli alberghi del famoso Marzotto in giro per l'Italia, el xe sempre in giro per fare gli impianti per l'aria condizionata, eccetera, lui lavora per Marzotto, cioè... Ha detto: "Son contentissimo della mia situazione economica, va ben. Ho, netti, 150mila lire al mese dopo aver mangiato e tutto; vengo a casa ogni mese o 40 giorni, mi fermo un dieci giorni a casa, spese o in aereo o in macchina... Adesso go da andar in Sicilia...". Ma ha detto: "Guarda, mi son vegnù via dall'Istituto con un mestiere... gaveva sì, ma gaveva... Dopo infatti lo go cambià completamente tutto - el ga dito- e go passà dei momenti tragici; però, ghe digo, me son sempre fidà... del patrimonio che go portà via dall'Istituto, qui, della Casa dell'Immacolata, xe sta quel senso di fede e di fiducia in Dio; per cui te senti anche con me mojere, la gaveva comincià con un negozio di materia elettrica e lo gestiva per conto suo, le cose gaveva comincià ad andar male, eccetera". E lui ga sempre dito: "Ma senti, noialtri gavemo fatto tutto da parte nostra, vero, sforzemose e femo de tutto. El Signore non ne abbandona". "Ma ti te dixe sempre cussì". "Mi go imparà così, e bisogna che te impari così anche ti, te impari così anche ti. Bisogna fidarse del Signore, chè el ghe xe, che nol ne abbandona neanche per sogno!". Ci siamo trovati in difficoltà; el Signor ne ga mandà anca tanti fioi; per la grazia del Signore i sta ben; qualchedun con un stipendio molto più alto del mio nol xe bon mantegnerghene uno - el ga dito - e noialtri siamo contentissimi e li mantegnemo bene e se il Signore el nin manda degli altri li accettemo... i cresce bene, i xe boni, i xe boni putei che i cresce che xe uno spettacolo".

MO122,9[24-12-1966]

9.E el dixe: "Me son ripromesso che... in giro per il mondo dove il Signore me ga mandà (attenti perché xe interessante questo) me son domandà: perché mi son vegnù fora e go pensà a una cosa... Vedelo (e el me ga mostrà le man con i calli, piene de calli), vedelo - el ga dito - penso una cosa: che oltre chi predica il Vangelo ghe sia bisogno, anche in mezzo agli operai, qualchedun che mostra che cosa vuol dire essere cristiani; che mostra... E la mia missione l'ho sentita questa: mostrare... e mi son ripromesso dinanzi al Signore de mostrare el cristianesimo così con semplicità: non arrabiandome, non andando in giro a donne, mostrarme serio, mai... quando che uno vien fora con qualche stupidaggine, mostrarme serio, allegro e sereno in tutto, ma mostrarme serio, rispettare gli altri e vivere così con la bontà, con il sorriso...".
E allora el me contava esperienze... Gente che el ga avvicinà al bene, ma proprio fatto cambiar la testa completamente. "Perché a un dato momento - el ga dito - go osservà una roba: prima, ingegneri, superiori i me vardava dall'alto in basso sa, sa... dopo i ga scomissià a rispettarme; non solo... i ga scomissià intanto a cresarme el stipendio, ciaparme in simpatia; adesso co i fa una roba: "Cosa ghin dixelo, signor Centomo? Cosa ghin dixelo?", per qualunque cosa... E i vien a confidarse anche de robe familiari, robe loro, i vien a confidarse. Proprio così. Perché? Perché go cercà de essere coerente". Ora, pensate figlioli, e senza arie, senza niente... ma con semplicità, senza far prediche. "Mi me son proposto de non far prediche". "Ma parché non te me dixe ca bestemo?". "Te ghe da capire anca ti che non te fe ben". "Ma dime che son scemo". "Senti, par cosa gonti da dirte che te si scemo?". "Ma mi son scemo parché bestemo". "Senti, fiolo, amico mio, mi te voio ben; ma se ti te bestemi certo te me fe un grande dispiacere, ma perché te offendi el Signore". "Senti, a vui confessarme; domani vo a confessarme!". Capitano, capitano!

MO122,10[24-12-1966]

10.Ora vedete, io penso questo: se noi attraverso i nostri sacerdoti, i nostri assistenti, riuscissimo a seminare il mondo di uomini così, non vi pare?, seminare il mondo, proprio portare migliaia e migliaia di uomini così, potremmo fare qualche cosa contro... Il demonio ha seminato milioni di altri apostoli, di comunisti in giro per il mondo, da una parte e l'altra, ha seminato un'altra... la zizzania in giro per il mondo; e perché allora noi non dovremmo seminare un'altra semente buona? Una semente fatta così potrebbe portare la rivoluzione.
Ma sentite, se il Signore ha detto: "Qualunque cosa chiederete al Padre in nome mio, il Padre ve la darà", se noi domandiamo santità per noi e per quelli che verranno e domandiamo al Signore: "Senti, Signore, mi te domando questo (stamattina...), ti domando la grazia di farmi santo, di essere santo e santi tutti quanti i miei Confratelli; ti domando poi la grazia di mandare migliaia e migliaia di uomini e tutti quanti con la santità. E dopo, vuoi lasciare me? Lascia me! Vuoi mandare un altro? Manda un altro, ma una organizzazione proprio alla comunista via". Capìo? Una organizazione capillare... "E dopo manda i milioni necessari; ciò, ghe vole anca quelli. No massa, perché senno femo, minaccemo de andare fora de strada... ma senti: 'na ciopeta de pan... anca el gotin de vin se xe necessario, una scudeletta de caffè-latte, un tochetelo de mandolato se xe la vigilia de Natale, perché no? Però Signore, quello che vui...". Ecco, era il punto dove volevo arrivare. Volete voi che noi domandiamo al Signore che cambi abitudine, che un po' alla volta el se corregga lu, el vaga un pochettin più in pressa? Senti, de solito, vero, el Signore fa crescere una Congregazione un po' alla volta, un po' alla volta, un po' alla volta; ma senti, a un dato momento se succede una guerra, i fa mobilitazione generale, no? No i fa così de solito i militari? In momento di emergenza, i fa una mobilitazione generale, i ciama uomini. In questo momento che il demonio sta lavorando tremendamente, perché il Signore non podaria fare una mobilitazione generale, un pochino? Perché non... che male sarebbe se il Signore mandasse qua due-tremila omini, per esempio? E i ride! Ve rendìo conto voialtri cosa che sta facendo i nostri fratelli a Crotone, a Monterotondo? E ve rendìo conto, ti, Toni, te sì andà zo, se per esempio là a Rocca di Neto, per esempio, ghe fusse un gruppetto dei nostri? A Strongoli, se ghe fusse un gruppetto dei nostri... Strongoli... Ora attenti, figlioli miei, avere un centro così, quanto bene che se podaria fare!

MO122,11[24-12-1966]

11.Varda el vescovo de Prato, poaretto, poder dirghe: "Eccellenza, pronti, el me daga una parrocchia del tre-quattro-cinque mila anime, prendemo in man noialtri, mandelo là due assistenti e due sacerdoti, con un'esperienza nuova, con attività nuova". Pensè in quei posti lì, dove che i seminaristi torna indrìo dalla balaustra qualche volta perché il Signore nol ghe xe gnanca, i dixe lori, no?, nel tabernacolo... podere mandar là un paro, un gruppetto che vive... Ma ve rendìo conto che infezione cristiana che saria? Così con semplicità, senza tante arie, no?
Ora scuseme... Questo nella nostra cara Italia, in tante zone della nostra Italia; e fora d'Italia dove 'sti poveri vescovi i continua a domandar aiuto, dove savemo che ghe xe estremo bisogno? Vardè, l'ultima volta che son andà in Brasile a veder sti vescovi... ma sarà sta cinque-sie-sette mi penso che i me ga avvicinà privatamente: "El scusa, el se ricorda de mi per piacere, el se ricorda de mi per piacere. Guardi, guardi, segni nel suo notes... quel posto qua, quel posto qua...". Xe passà un vescovo, el gera vegnù dal nunzio per cose gravi, a mezzogiorno el se ga fermà a mangiare e lu el gera zo verso Porto Alegre, zo lì, in una zona, me l'ha descritta la zona. E dopo el me ga ciapà da una parte: "Padre, - dice – guardi, io mi trovo là, se lo ricordi questo nome, se lo ricordi. Se non può subito, in un secondo momento venga a darmi una mano per piacere, venga a darmi una mano. Ho 700.000 anime con una ventina, ventidue preti, ma soprattutto mi mancano uomini, uomini che abbiano lo spirito buono. Sapesse in che situazione ci troviamo noi vescovi qua...". Come una morsa, che te giri le viti e dopo a un dato momento la fa zac, la torna indrìo... xe sfasà, xe rotto el filo, el filetto proprio in fondo... Ti te sè cosa che vol dire, no? Te sari, te sari: dove magari te credi di avere el strucòn...xe sarà, crac, el dà indrìo, el casca zo. Le xe quele morse... Certe volte i se trova con preti così, no? I xe anca pochi, ma non la xe semente bona, no la xe semente come che dovaria essere.

MO122,12[24-12-1966]

12.Ora figlioli miei, voi adesso avete riso perché ho detto due-tremila uomini, avete riso. Vedete, mi fa paura il vostro sorriso, perché o son matto mi o non capì niente voialtri. Mi vorria domandarve se ga ridù, se el se ga messo a ridere San Piero quella volta, quando che i ghe ga dito, vero: "Duecento denari non bastano, darghe un pescetto da magnare par omo. - el ga dito - Dozento non bastaria. Ghe xe qua un piccolo che ga un pochi de pesci e un pochi de pani"; e il Signore ga dito: "Fateli sedere e distribuiteli". Va bene, oggi nel mondo, oggi nel mondo sta ripetendosi la stessa cosa. Ghe xe milioni e milioni di gente affamata, e ghe xe un poro piccolo, un poro bocia, che se ciama Ottorino, che ga un pochi de marsoni, un poche de sardele...
Ora mi domando, domando perché non deve avvenire il miracolo che io mandi quattro a Zacapa e non devo neanche accorgermi che ne ho mandati via quattro; ne mandiamo tre a... e non dovemo neanche accorgerse perché el Signore séita a mandarmine dentro, dentro, dentro, dentro, dentro? Perché non può vedersi... ripetersi i miracoli? I miracoli devono ripetersi solo quando si deve dar da mangiare alla gente che ha fame? E quando che spiritualmente ghe xe gente che dise: "Per piacere, mandi qualcuno che ci insegni il catechismo"? Quando che il vescovo di Santa Fe domanda: "Abbia pietà di me, qualcuno che insegni il Padre Nostro, ho bisogno che mi aiuti a governare la diocesi, a insegnare el Padre Nostro". Solo adesso non deve avvenire il miracolo? E si sorride dinanzi al miracolo? Guarda che chiedo un miracolo... so che chiedo un miracolo chiedendo migliaia di apostoli nel giro di pochi anni; lo so che chiedo un miracolo. Ma scusè, è inutile che mi parlasse di fede: o crediamo in Dio o non crediamo in Dio. Quando mia mamma è sceso nella piscina a Lourdes, sapeva che chiedeva un miracolo, ma è venuta su guarita. In questo momento solo un miracolo può dare quello di cui abbiamo bisogno per esplicare quella missione che il Signore ci ha dato da fare. Scusa, se te sì ciamà: "Parti per l'America!", e tu mi dici: "Come farò?". Non sta' ad aver paura! Tu vai là! Il Signore ha detto agli Apostoli: "Andate...". "Come faremo?...". Troverete un uomo, direte...". Quello che dobbiamo preparare... vardè, el Vangelo parla de ste roba qua, eh! Se tu, Vinicio, sei chiamato andare vicino a una bara e dire: "Alzati e cammina"... cosa che io non so... può darsi che qualcuno può essere chiamato un giorno o l'altro a fare cose del genere per il mondo... Non ci sarebbe niente da meravigliarsi che domani uno, un assistente magari o in un caso particolare un sacerdote, sia chiamato a compiere una roba del genere; non mi meraviglierei per niente. Domani mi scrivessero che Antonio Zordan là nel Chaco el ga risuscità un morto... Tu vedi che... io non mi meraviglierei; come non mi meraviglierei quando mi dicessero che, supponi, don Lino el xe andà là a confessare e xe arrivà uno che gera trenta anni che non si confessava... Non è un miracolo della grazia questo? E poi mi dicessero che è successo un incidente... e Zordan... Non mi meraviglierei: noi siamo strumenti nelle mani di Dio. Il Signore può servirsi di noi per andare parlare all'eunuco, per battezzare; e può servirsi anche di noi come si è servito di Pietro: "Aurum et argentum non habeo, quod autem habeo... surge et ambula!".

MO122,13[24-12-1966]

13.Ora, figlioli, non vi dico che la Congregazione un domani abbia uomini che fanno questi miracoli, ma anche se avvenisse questo, vi dico, non mi meraviglierei proprio niente, per niente, perché so che le altre grazie che succedono, gli altri miracoli che succedono sono più grandi di questi, sono interventi di Dio grandi, e più anche di questi.
Ma adesso io ne chiedo un altro, che è pazzesco chiederlo umanamente parlando, è pazzesco; ma guardate che le opere di Dio sono tutte fatte di pazzesco! Non so se c'è più pazzesco domandare adesso al Signore che ci dia migliaia di apostoli nel giro di pochi anni, o partire sotto un palco, senza niente, contro tutti; non so quale sia la pazzia più grande. E andare avanti giorno per giorno senza saper domani cosa tu mangerai, supponete no? Eppure, vi è mancato niente? Avete sentito forse mancare la presenza di Dio? Scusate, guardate che io mentre vi parlo, scusatemi tanto, ma non sto parlando da solo: siamo in due che parliamo, e cerco frase per frase di sottoporla Lui prima di dirla. Ma io vi dico: o crediamo o non crediamo! O siamo convinti che il mondo ha bisogno, o non siamo convinti. Dinanzi a cinquemila persone il Signore si è fermato e ha detto: "Questa povera gente ha fame! Questa povera gente non può tornare indietro, perisce per la strada... qua non ghe xe fornari, qua non ghe xe schei; solo un piccolo: pochi pani, pochi pesci". Oggi si sta verificando la stessa cosa: milioni di uomini, giovani e vecchi, stanno aspettando un pezzo di pane spirituale, stanno aspettando chi dia loro un pezzo di pane spirituale. Qui, ringraziando Dio, c'è un gruppetto di uomini che han capito queste cose, che vive queste cose. Io vi dico: moltiplicatevi! Ma ricordatevi bene che Mosè ha battuto due volte su quella pietra, e non è entrato nella Terra promessa. Andiamo! 25 dicembre 1966