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LA COMUNITÀ RELIGIOSA

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1.Adesso pensavo, mezz'oretta di meditazione, dopo la meditazione un po' di buona volontà e mezz'oretta per mettere a posto la casa: metterla a posto meglio che è possibile. I cari fratelli, che sono qui ad Asiago, presenteranno le scuse ai ragazzi se proprio qualche cosina non andasse. Voi cercate di mettere a posto più che è possibile; voi poi, cari fratelli di Asiago, metteteci un po' di olio, perché capite, per quanto buona volontà... è difficile che non ci sia una scarpa storta... Oh, dopo la pulizia, ho sentito don Guido che vi è stato concesso ancora di andare a sciare: avete la proibizione però di farvi male all'ultima ora. Il pranzo mi pare che sia a mezzogiorno e trequarti e poi partiremo per... Quelli che devono venir giù con me, sono pregati di sapere che, cinque minuti dopo finita la meditazione, parte la macchina... Qualche altra notizia da dare?
Pregherei, quando partite per andar giù, di passare dalle donne a ringraziare... scusatemi se vi dico questo. Non volete accettare quello che vi avevo proposto ieri sera, di fermarvi qui un'altra settimana, di finire 'sto libro... Avete visto che... siamo stati costretti ieri sera a fare in fretta: sul più bello che stavamo scaldandoci un pochino, avviandoci un pochino... Pazienza: cosa volete fare? Bisogna fare la volontà del Signore che viene espressa attraverso i suoi ministri. "La comunità Religiosa". Stamattina è una paginetta qua, una paginetta: "La comunità Religiosa". Mi è venuta una distrazione stamattina... di farla come ieri mattina, ma l'è così bella 'sta pagina: l'è un delitto, l'è un delitto non commentare 'sta paginetta qua! Volevo partire con un esempio che non può essere scritto giù. Quando il nostro caro Vinicio si trova con un ammalato che ha, per esempio, mal di fegato e l'è fiacco, el mal de fegato, dise: "Gnente magnare certe robe"; la fiacchezza dirìa: "Un polastrin, un par de goti de vin, eccetera eccetera, no?". Ghe xe delle malattie qualche volta contrastanti: una domanda da magnare e, esempio el diabete, dise: "Gnente tante robe". Ci sono delle malattie che una vorrebbe una cosa e l'altra vorrebbe quell'altra. Capita questo, in medicina: voi che siete pratici di medicina... Ora, vedete, invece no: nelle nostre comunità è tutto diverso. Perché il cibo che va bene per uno va bene per tutti: siamo insieme, siamo insieme, radunati dallo stesso Signore, per le stesse finalità, diretti allo stesso posto. Ma, una società più bella non ci potrà mica essere, no? Perché, vedete, anche le società umane, le unioni umane: sì, sì, va ben, ma dopo ognuno cerca i suoi interessi; de solito i va d'accordo un tochetèlo e dopo incomincia gli interessi. Uno: "Ti te lavori manco, mi lavoro de più, mi questo, mi quello...". Invece no, questa è una società fatta in modo tale che se uno lavora di più prende di più, perché la paga l'è dà dal Signore, e poi è fatta in modo tale, vero, che è impossibile non andare d'accordo.

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2.Adesso la descriveremo; però, prima di leggere questo, vorrei dirvi quello che ho detto ieri riguardo alla castità: non dimentichiamoci che restiamo uomini! Ho detto ieri: mettere in preventivo, uomini consacrati, ma uomini! Qua, uomini uniti insieme, con lo stesso ideale, consacrati alla stessa causa, consacrati a Cristo e alla salvezza delle anime, ma, restiamo uomini!
E vi ricordate la storia che raccontava quell'altro, del ragno che alla mattina si è alzato di cattivo umore, e gira, gira no? "Cosa sta a fare 'sto filo?". Pum. Taja el filo e casca el palco, no? Ecco, come uomini possiamo alzarci qualche volta di cattivo umore, o qualche volta possiamo vedere nero, torbido, un pochino. E tu vedi allora anche nel caso umano qua, una giornata uno che... "ancò son fiacco... vò a buttarme in letto un'ora!”. Ecco, sa, portiamo con noi il nostro corpo, figlioli! E il corpo nostro sapete quanto influisce anche nello spirito, nello spirito, qualche volta! Portiamo il corpo e portiamo tutte le semenze del male, caro, tutte le semenze del male. Ecco allora una giornata in cui il cuore di quel Religioso si fa sentire in modo particolare, sente il vuoto, che gli manca qualche cosa... È chiaro che quella giornata quel Religioso... Beh, fasèmo un altro... Facciamo conto che il seminario minore sia una comunità, no? Dieci tosi: quanti xei? Dodici? Dieci. Ecco là, ecco là una giornata: prendiamo uno dei due nuovi... Brugnolo, Brugnolo, Brugnolo, tanto per non offendere Smiderle, poareto! Ecco, Brugnolo un giorno è stato a scuola, so io come sia come non sia... pretendeva di prendere dieci... ha preso solo che nove. Allora viene a casa un po' avvilito, perché sa, ha studiato come un disperato: ha preso nove. L'altro invece, suo amico, che aveva studiato molto meno di lui, gli è andata giusta e ha preso dieci. Insomma, è una cosa che mandarla giù xe fadiga: siamo sinceri, no? Vedi magari il suo confratello che non studia e, accidentalmente i ghe domanda 'na robeta che se i te la gavesse domandà a ti te gavarissi ciapà undese, facile; e ti, che te ghe studià come un disperà, paf, te ciapi nove! Capì: invesse che nove mettì otto, sette; insomma: mettì quel che volì. Pol capitare 'ste robe qua, no? Uno che ce la mette tutta, e ciàpa un brutto voto, quell'altro... Niente. Ed ecco là, una mezza luna, el vien casa, el se vede così, messo in quella situazione lì.

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3.Ora, ecco, bisogna che mi metta in preventivo che è uomo, e dinanzi a un fatto de 'sto genere qua, per quanta santità che abbia, è difficile che la natura umana non si faccia sentire. Chiaro? È, vorrei dire, quasi impossibile che lui sia contento del caso, che non vi sia proprio niente, proprio neanche un filo: almeno una mamma lo vedrebbe quel filo, no? "Ti no te sì mia come ieri!”. "Sì, sì, son come ieri!”. "No, te ghe qualcosa!...". Te ghe proprio 'sta roba qua! Si cercherà di soffocarla per dimostrare esternamente, mostrare il sorriso, ma dentro, dentro, ma dentro: vivadio, niente da fare, par quanto santi che se xe, quelle robe lì le pesa! Piero Simonetto, cosa gh'in dito ti? Te sì fora da quelle robe là, ma, le pesa, le pesa. Una preferenza fatta a uno, eccetera, pesa, pesa all'altro: vivadio, pesa! Ora, queste cose qua le sentiremo anche se cominceremo a far miracoli, perché anche se fe miracoli, se anche... se sì santi che ve in estasi ogni mattina co scoltè Messa o dixì Messa, anche se vedì... Dopo ve capita 'na roba de quel genere là: la sentì, la sentì. Dico male? Ecco: un caso!

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4.Perciò dico, caro Brugnolo, metti in preventivo che quel giorno sarai un po' nero, tu vedrai tutto nero, e hai bisogno di essere compreso e compatito, compreso e compatito. Il fratello che ti è, il fratello che ti è vicino, deve comprenderti e dirti una parola buona: "Ben, va là, ciò... go visto... Me capita anca mi quelle robe là!". Che capisca, il fratello, anche se tu non lo dici... "Ciò, varda, quell'altro el ga ciapà una classificazion bella e...". Fa' vedere a tuo fratello che hai capito, povero disgrazià! E allora quell'altro el capisse... "Ma va là, el Signore, l'è quello che dà il voto tondo: cossa vuto che sia!". "Sì, sì, par carità!". Ma quella parolina, detta dall'amico: "Varda, poro Angelo, cosa che ghe xe capità stamattina a scuola!". Quell'altro, magari quello stesso che ga fatto bella figura, el dise: "Varda, mi che son sta un lazzaronsèlo, a go studià poco, la me xe 'nda ben; ti, poro fiolo che te ghe studià...". Ecco, questa parola, questa parola, ecco: questa parola ci vuole, da una parte o dall'altra. Dunque, può darsi, vero: il tuo confratello deve comprenderti, dirti una parola; deve anche compatirti, perché se per caso Angelo non è talmente virtuoso da saper mandar giù 'sto boccone amaro, e esternamente: "Sì, sì, va là, va a farte benedire!”. "Ciò, ancò, Angelo, 'ndemo a passeggio!”. "Mah, fe quel ca volì!”, e non ha ancora digerito, vero, 'sto boccone, e vien fuori in una escandescenza: ecco la comprensione. È chiaro?
Perciò, dico, restiamo uomini e restando uomini può venir fuori una giornata che tu hai mangiato un boccone, un boccone che, insomma, fai fatica a digerire; o anche, se lo digerisci, pure ti resta un qualcosa qui, un qualcosa qui. E cari, siccome la superbia l'abbiamo tutti, caro don Erasmo, se vieni là in Esternato e viene il preside, dopo che te ghe lavorà come un disperà, el te dise su parché ghe xe un tochetèlo de carta par terra, te vien voia da dire: "Ma te vignesse i peoci sul...". Basta, semo sinceri, la xe così, no, la xe così! State buoni, guardate che è così: quando veniamo feriti sul nostro io, ricordatevi, primo istante, no ghe vedèmo più, come quando che se passa in macchina e ghe xe una sbianzada... brrrrum, i primi istanti no te ghe vedi più; dopo il tergicristallo pulisce, eccetera, ma intanto, il primo istante no te ghe vedi più. Questo xe anca dei più grandi santi, va ben? Ora, ecco, abbiamo bisogno in quel momento, noi, di vincere noi stessi, ma gli altri devono sapere che oggi: "Hodie tibi... no, hodie mihi, cras tibi!”. Gli altri ga da saver questo: ancò la tocca a ti, doman la me tocca a mi, perciò io avrò bontà e comprensione per te. Capito? Perciò gli altri devono tener presente questo: che l'io viene ferito, viene ferito, e perciò aver bontà, comprensione, ecco, verso i fratelli così. Questo è un genere...

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5.Un'altra cosa... restiamo uomini, restiamo uomini!
Ecco Smiderle, dato che è qui che non si... che sogna il sacerdozio, sogna la prima Messa, prepara i suoi bei santini con la sua fotografia in cima... No, no, no: lui prepara bene... il crocifisso in cima, il crocifisso... Poi, quando che poi farà il suo trionfo, per le strade del paese, i regali, eccetera, la bambola che gli regalano, tutto: sogna tutto. E arriva, e arriva. Passa un mese, due, comincia andar a confessare, comincia il terribile quotidiano... Lui che sognava di andare chissà dove, e poi te lo mandano magari in Bassa Italia, a Crotone, supponiamo lo mandano a Crotone, e incomincia il terribile quotidiano. E a Crotone, là, il primo mese, oh, arrivano lettere: "Sa, conversioni... Un altro Savonarola che è arrivato giù!”. Poi, dopo un mese, due, tre, due, tre, incomincia a sfiatarsi: te lo mandano a far scuola nelle magistrali... e lui va a far scuola, e di giorno in giorno, di giorno in giorno la pressione atmosferica esternamente va diminuendo. Che cosa c'è? Niente. "Don Luigi, cosa hai? Stai poco bene?". "No!”. “Ti conferisce poco l'aria?”. “No! Sono contentissimo, bene!”. “Come ti trovi a scuola?”. “Ah, benissimo a scuola... Tutto bene!". E un bravo educatore comincia a capire... perché un giorno: "Non capisco perché i ga fatto vacanza proprio la seconda A!”. "Senti, Smiderle, vuto... gheto caro che cambiemo... se podaria cambiare la scuola...". "No, no, no per carità...". "Se te fe un po' fadiga con le magistrali, vùto andare ai chimici?". "No, no, no per carità: sto così bene, là!”. "... per evitare, magari, te sè, le tòse grandi...". "No, no, amben, mi no parlo mia, vero...". Eh, figlioli, figlioli, tante storie... Quando parti in su, miri là; dopo, a un dato momento ti appiatti un pochino: e bisogna vincere quel momento lì. Poi parti in tromba e non hai più paura di niente, se vuoi... se sei tutto di Cristo. Ma verrà quel momentino che, sa, può essere venuto per don Venanzio, può darsi che venga fra otto giorno; può darsi che sia venuto per don Erasmo o che venga fra quindici giorni, ma verrà il momentino. E allora te vedi Smiderle lì: eccolo, ha bisogno di tanta comprensione e di tanto compatimento, perché è uomo; cominciando ad essere prete restò vero uomo, cominciando ad essere vero prete, restò vero uomo, restò uomo, con tutte le sue doti e le sue miseruole.

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6.E allora ecco la comunità, figlioli, la comunità. Bisogna essere mamma a tutti, papà e mamma verso i Confratelli. Bisogna dare ai propri Confratelli quel calore, quel calore che darebbero i figli, che darebbe la moglie in famiglia; non darlo a sdolcinature, ma quel po' di calore, in modo che il cuore non senta il bisogno di qualcosa altro fuori. Toni, dico la verità o dico busìe, caro? Ti che te te ne intendi de 'ste robe qua parché ti sì sta' apostolo missionario. Eh?
Direi che la comunità calda è un bisogno naturale. L'aveva anche Gesù: ecco là i tre amici, i prediletti, i tre fioi: "Andiamo". Gesù, insomma, el sentiva el bisogno anca lu della parte umana, di sentire un appoggio umano. Dico male, voi figlioli? E allora ecco: tener presente che siamo tra uomini, che siamo uomini e trattiamo con uomini, e restiamo uomini. E allora bontà, comprensione, saper compatire. "Ma parché el ga quei scatti là...". Ma va, che xe proprio in quel momento, poareto, che el ga più bisogno, proprio in quel momento. Supponi che fussimo mi e Toni, toh, mi e Toni e ciapàrghene un altro: chi vuto? Chi? Berto, Alberto, va ben. Vien casa Alberto... un altro prete allora te me mettarè insieme, no?, don Erasmo che l'è tò amico: don Erasmo, sì. Ben, semo insieme noialtri quattro; vien a casa Toni, te lo vedi là... mah... E allora, va ben, va ben, vol dire che el ga bisogno. "Toni, ciò Toni, varda, gavarissimo da andare... gavarìa da andare fino a Roma, mi. Viènto ti con mi, par piassere? Te dispiasaria?". Ecco, trova fora un pretesto, no? "Ma, sa', la povertà...". Ma va là, la povertà! Co te ghe perso Toni, cosa fèto? Te ghe perso de pì, no? Vale la pena crearla la necessità di un viaggio, o di qualche cosa, per distrarre, per stare insieme. Manco di povertà? Bisogna averle 'ste vedute, figlioli, bisogna averle 'ste vedute. Se non le hanno quelli che sono superiori domani, ditemelo: fin che son vivo mi, penso de tirarghe el còlo. Ma tutti, anche gli altri. Illuminare, illuminare da buoni fratelli. Superiore è don Erasmo? E va bene: "Senti, don Erasmo, dirà Berto, scusa se mi te digo questo, ma te sìto accorto che Toni... un pochetin... ghe xe quella Teresina... scusa se... me pare un pochetin... no le xe mia robe da dire, poareto, parché se no el se avvilisse, par mi sarìa el caso forse de darghe una sciantina de soddisfassion, poareto, parché in fondo in fondo el ga rinuncià sì, ma: lu ga rinuncià, ma el Signore bisogna che el ghe daga qualcosina attraverso i superiori!”. "Xe vero!”. "No, digo, alla sera quando che te ve a bèvare le bottiglie, sempre ti e l'altro, ciama anca Toni 'na volta, ciama anca lu, poareto!”.

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7.Vardè ca no ghèmo mia macchine in mano, figlioli. Non è la riunione, non è... come i Vigili del fuoco che i ga quattro-cinque macchine e basta un autista e su e via. Abbiamo uomini, uomini che hanno abandonato la famiglia, hanno abbandonato tutto per amore di Dio e bisogna, a questi uomini, dare un cuore: chè magari, tanto cuore grande fuori per tutta la gente, e quei pòri disgrazià che xe a casa bisogna che i magna i ossi che xe sta magnà dai can, prima. Sbaglià? Primo dovere è lì. Prima carità lì. Primo sangue lì. Lassa stare le Fiole de Maria, e sta coi Figli di Gesù, coi Fratelli di Gesù, prima. A me vardè?
È un dovere, figlioli, è un dovere, è un dovere. Fra dieci ammalati, tu vai dal più grave, prima. Vai da quello che da trent'anni non si confessa. Bene, i più gravi ammalati, quelli che hanno più bisogno, sono i tuoi fratelli che sono in casa. Avete il dovere di pregare: sì signori. E io vi dico: se avete tre corone da dire, piuttosto di non stare insieme dieci minuti, dìtene una, ma sta' insieme dieci minuti o un quarto d'ora, chè quel quarto d'ora è preghiera. Sì mia d'accordo? Basta, scominsiemo! Son fatto così! Ah, ma capì che... Oh, mia scherzi! Ghìo obiezioni da fare? Toni, dime dime dime... No se pol, vedìo... Ghèmo bisogno tutti de 'na sciantina de roba umana, no? Adesso ve al Chaco... dove xelo don Lino? Dove xelo, oh? Giovanni, dove sìto? Va ben. Doman può capitare che don Luigi Mecenero: Paradiso... Don Lino e ti, don Lino e ti, vero, Purgatorio, va ben? E cosa succede? Che a un dato momento don Lino va fòra, che el va con quei che xe fora, al Limbo, e ti te resti in Purgatorio. A un dato momento vien fora che a ve tutti tre all'Inferno. Perché, dal Paradiso celeste, vien fora el Paradiso terrestre, dal Purgatorio... resta el Purgatorio e dopo con un scivolòn te ve a finire in fondo; e dal Limbo, caro... - adesso la Chiesa... se el ghe xe o nol ghe xe! - Capìo? Siccome un po' di caldo umano ci vuole, ci vuole, dunque non te poli pretendere che uno viva contro natura. Per me, quello xe contro natura, uno là, isolato completamente. Può essere una vocazione particolare, ma, scusa, il Signore ci ha creati a vivere in società, a vivere insieme, no? Digo eresie forse? No, ah.

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8.Ora, attenti, il campo di apostolato sì, ma non creare nel campo dell'apostolato il centro dell'affetto umano. Pure volendo bene a tutte le anime, pure essendo pronti a morire per tutte le anime, ma il centro dell'affetto umano, della comprensione umana, la famiglia è quella religiosa, è lì, figlioli. Lo so anch'io che se si vuole non c'è mai tempo, perché, scusa, anime, anime, anime, ma a un dato momento, anime, anime, anime, vi incontrate coi corpi e vien fora i tusìti. Ecco la storia, parlèmose ciari. Moltiplichemo i tùsi... Scusè sa parlo massa ciaro, vero; forse Farina el gera massa giovane a vigner qua in mezzo a noialtri, ma pazienza, pazienza! Adessa, cosa dìsito, Livio caro? Parlo massa forte?
La comunità, figlioli, la comunità va coltivata come il fiore più bello. Bisogna viverla, bisogna viverla. Ghe sarà certe giornate, tipo Pasqua o Natale, qualche momento, ma bisogna sentire il bisogno di stringersi insieme, di stringersi insieme; e non soltanto per bevare un goto, anche per pregare insieme. Nelle famiglie cristiane i dise la corona in compagnia; solo noialtri no podemo dire 'na corona in compagnia alla sera? Perché non dire: "Ben, speta, va là, disemo la corona in compagnia, 'stasera, la disemo là in compagnia, preghemo, almanco come una fameja cristiana”. La famiglia di Papa, del Papa Paolo VI, la... cosa xe che i ghe ciamava a so zia, so amia? Non so cosa che i la ciamasse... ogni sera... la "Filotea" di San Francesco di Sales, là, un toco insieme. Perché non mettere insieme una frase lì: "Tusi, vardè, ancò go letto...", e fare il commento, discutere insieme, una frase della Bibbia, qualcosa, un pensierino in compagnia, almeno ogni tanto, almeno una volta alla settimana! Fioi, vardè, per conto mio, manchè di più - vardè che digo 'na bestèma, eh, ormai ghe n'ho dito tante... - sa manchè nel coltivare la comunità, che non se abbandonè un ammalato che sta per morire. Non è più grave abbandonare... no adesso dire... la comunità ogni giorno, capì: parlo nel suo insieme; uno che abbandonasse la comunità, per conto mio, fa peggio che non abbandonasse un ammalato che sta per morire. Perché, abbandonando la comunità manda in sfacelo gli apostoli. Mentre là rovini un'anima, qua rovini un gruppo di anime, rovini, rovini delle anime consacrate, rovini tutte le anime, danneggi tutto. Sarebbe come lasciare una centrale termica senza controlli, senza cellule, senza niente: salta per aria tutto. A un dato momento salta per aria tutto. E quanto più forte è la centrale termica tanto più è grave il pericolo.

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9.Ma io mi domando, figlioli, ma io mi domando: ma perché, perché dobbiamo aver paura, dobbiamo tremare, che domani parte don Guido e a un dato momento el ga buttà via la veste e l'è 'nda via con una donna, ma perché, perché 'sta roba? Perché dobbiamo aver paura di questo? Perché non abbiamo... non ci siamo fidati di chi ci ha guidati e non abbiamo usato quei mezzi che dovevamo usare. Perché, due anime consacrate che vivono unite insieme, ma è impossibile che il demonio faccia qualche cosa. Uno cade perché va cercando quella parte un po' di affetto umano fuori di casa. Perché un uomo che vuol bene a sua moglie, che vive con sua moglie, non fa porcherie fuori. E mi fa paura, sapete, e vedete che grido forte, che grido forte, perché...
Giorgio, manco se digo quel che me ghe dito ieri? Senza mormorare, lo dico? ... Don Calabria, poveretti... Quando è successo il fatto? Un mese fa... hanno venti Religiosi in America Latina, circa una ventina, diciotto-venti tra preti fratelli e chierici, circa una ventina; e due sacerdoti, due sacerdoti, nello stesso giorno, buttata via la veste per andare insieme con le donne. Mi diceva don Carlo, vicario generale, l'anno scorso è capitato a un altro prete; non molto tempo prima, ha detto che un altro prete ha buttato via la veste. Quando che è morto Giorgio mi ha telefonato e dice: "Venti giorni fa è morto un prete, dice, in un incidente!”. Benedetti dal Signore, vi faccia morire tutti: incidente, zo con la corriera dal Costo, ve fassa morire tutti piuttosto, ma a tochetèi, vegno mi a tirarve sa volì. Bisogna mia scherzare, figlioli. Guardate che ogni Congregazione ha le sue disgrazie. Quella di don Calabria: è appena morto un santo, c'è la causa a Roma, inoltrata, di canonizzazione, sono nel fervore della loro vita religiosa, e guarda cosa che succede: mica scherzi. E perché? Concilio, dirà... Giorgio, cosa hai detto? Apertura conciliare, è vero Giorgio? Cosa? Preoccupàti dell'apertura conciliare. Bisogna essere aperti, bisogna... il Concilio ha aperto... ha aperto, sì. Anca massa. E le ragazze, allora, sa, adesso... fino adesso, sì.... adesso! Per apertura vuol dire, no, che no ghe resta più el peccato originale: non c'è più. Per apertura vuol dire che, sa, l'agnello e il lupo vanno a spasso in compagnia. Spetta 'na sc-ianta fora da la siesa, te vedarè cosa che fa el lupo. Figlioli, sono le ragazze che provocano, sono le ragazze! Alcune ragazze, a Crotone, senza offendere adesso el caro Mario, hanno detto: "Se non ci fosse don Marcello che ci fa paura, ci terrorizza, don Antero e Vittoriano sarebbero già nostri!”. Capito? Siccome c'è l'orso bianco, o moro, i ga paura. Capito?

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10.Figlioli, bisogna aver paura, tanta paura! Io non ho paura di voi, se voi vivete la vostra consacrazione e vivete la comunità; ma vi mando in mezzo... a tutto il mondo, e son sicuro che non vi capiterà niente, perché, in fondo, avete Dio con voi. Chi è che vi può fare qualche cosa? È impossibile che un prete o un assistente cadino, abbiano da cadere in quelle porcherie, che abbiano da perdere la testa: è impossibile, è impossibile, se continuano a vivere la loro consacrazione e stanno stretti fra loro e non vanno cercando fuori; ed è meno difficile di quello che crediate: per conto mio non è difficile conservarsi buoni! È quando ci si sente sicuri del proprio io, sicuri di se stessi e si va per altre strade: "Ma io, io vado a sciare per conto mio; ma io, io, io...", e... papum, te te spacchi le gambe!
Ecco, vorrei proprio pregarvi in nome della Madonna: state uniti. State uniti insieme! Toni Ferrari, Mirko: stè uniti! Ghi bisogno de sfogarve, sfoghève in casa! Ghi bisogno de imbriagarve, - no stè mia farlo eh! - imbriagheve in casa. Ghi bisogno de cantare? Ciamè Marco: chissà che el fassa cantare... Stè atenti, ciò, a go dito adesso a Venco che el tira zo 'na filmina de Marco che fa quelle cose lì... e dopo la mandemo in giro: quando che gavì le patùrnie... Scusème se me go scaldà, Toni caro, ma... fin che ghèmo tempo, fin che ghèmo tempo, xe mejo parlarse ciaro, Piergiorgio caro, in seminario no i te sigava mia così, sèto. I gera più austeri là: cosa vuto fare! Qua bisogna che ve abituè a tutto, savìo. Sèto, caro Paolo, "ad omnia paratus", anche andar zo a Vicenza a piè, se fusse el caso. No, proprio ve prego, figliolini miei, ve prego, savìo. Capì con che... quanto contento mi son a vederve che si' così, perché, ve digo, per mi xe una consolazione vedere che si' uniti insieme, ca ve vulì ben, ca gavì lo stesso ideale, ca conservè.... ieri sera ve go dito: disì sempre de sì, continuè a dir de sì, conservandove come Dio ve ga creà. E mi me piase... per questo: ca si' donà al Signore, ma no ve sì imbottiglià, no ghi la testa tutti a destra o a sinistra; ognuno conserva il suo colore: e xe bello così, xe bello. Uno che xe sta creà pisacan, pisacan... eccolo là... uno che xe sta creà fior de suca, fior de suca... uno che xe sta creà...

MO131,11[31-12-1966]

11.Conservatevi come Dio vi ha creato! Perché, quella volta che il pavone ga vossudo cantare, ve ricordè, el ga fatto chèo. Se domani uno se... sa, el se la cava bene mettiamo... nelle cerimonie, o maestro dei novizi... el sente quell'altro che el canta ben, el vole anca lu, per far bella figura! No, caro! El Signore te ga dà a ti el dono dell'estasi, ma nol te ga dà quello della voce: cosa vuto fare? Accontentate... come mi: mi me accontento che el me ga dà quello de sigàre. Basta, cosa vuto fare?
Ognuno stia contento dei doni che ha ricevuto da Dio; cerchi di svilupparli, però attenti, con questo denominatore comune: offrire a Dio tutto, darsi a Dio tutto: ecco quello che è bello in questa Casa. Ognuno è quello che è, però tutti stiamo correndo verso la stessa meta: uno con la carriola, uno in bicicletta, uno con gli sci, uno con la macchina, con l'automobile... Dio ve la dà, Dio ve la dà! A seconda dei doni che avete ricevuti da Dio, però tutti siamo diretti verso là. Ecco, e allora uno aiuta l'altro: se ferma una macchina e uno ghe dà una man; uno... e l'altro ghe tacca un gancio e se tira... questa collaborazione; però ognuno restando quello che xe sta creà da Dio. Varda, questo xe bello, questo pro ringraziemo el Signore: questo ghe xe nella nostra comunità. Però go paura: tanta preoccupazione lanciandose lontan... sa, se fossimo qua a du passi, fusse domani a Crotone, posso scappare zo in macchina, ciàpo Toni e ghe do do stecche a destra e sinistra, vero, come che ga fatto ieri Mario. "E adesso, adesso va con le tose. Te metto a posto mi!”. O se no le ciapo e le butto zo... Digo Toni o qualche altro, vero? C'è Giorgio, e sento un doman che el va in giro per Roma a destra e sinistra: vado là mi, ghe cavo la veste... Ma dal Chaco, fa ora de arrivare i fioi de la seconda generazion!

MO131,12[31-12-1966]

12.Qua ghe xe Vinicio che scòrla la testa... Almanco ve digo questo: vardè che el nostro noviziato no l'è fatto così, ghi visto che go parlà ciaro! Se doman capita, bisogna ca fe così: mmmm! Parché ve le go dite! I pericoli ghe xe, però no i ghe xe, cioè meglio, i se vince se ste' uniti fra voialtri e se ghe volì ben al Signore; perché i stessi pericoli che ghe xe là i ghe xe qua, perché ormai, confessando, se vede quei che sbaglia qua e quei che sbaglia là.
I stessi pericoli ghe xe par i vostri papà e le vostre mamme. Voi avete i vostri papà e le vostre mamme che si sono mantenuti a posto. Perché? Perché i ghe crede in Dio e alla fedeltà coniugale e alla loro famiglia: i ga la loro casa e loro i vive nella loro casa. Va bene: anche voi avete offerto la vostra vita a Dio e vivete nelle vostra casa e questo, ricordatevi, vi darà in terra quel centuplo che vi ha promesso il Signore. E a un dato momento, non direte: "Ueh, che roba brutta la vita comune!", ma "quam bonum et quam jucundum habitare fratres in unum!”. A un dato momento sentirete la gioia di offrivi al Signore, di esservi offerti al Signore. Ditemi, ieri sera, ad Asiago, e concludiamo, chissà quanti gruppi si saranno radunati per far festa, forse per ballare, in qualche parte, forse per il cinema, forse in qualche ristorante, in qualche albergo, eccetera. Ma credo che non ghe sia sta' nessuno che gabbia avudo uno spettacolo come el nostro con Mario. Cosa ve pare? Credo che una allegria così piena, così gioiosa, anche un po' col nostro caro... vin brulè davanti, eccetera, proprio così serena, eccetera, che ga riempio l'anima, così, senza peccati, con la sua gioia di essere in grazia di Dio, di essere un gruppo di giovani tutti in grazia di Dio, tutti quanti lì che canta lo stesso inno, che scherza, che ride, ma così, con Nostro Signore. Permettì che, in fondo, el Signore no vol mia che 'stemo musoni, e voialtri... savì che mi son el primo che sa posso fàrghela a qualchedun e farlo cambattere, lo fasso... E così sia! 1966 - (senza data)