1 È arrivata ai nostri Religiosi una lettera dal Guatemala: è di un nostro confratello, partito di qui poco più di un mese fa, il quale scrive ai suoi fratelli. È un assistente che, dopo avere lavorato una giornata nel fare catechismo, giocare al pallone, sforzandosi di farsi intendere con un po' di fatica da quei ragazzi che non parlano certo il nostro veneto, ma la spagnolo, finalmente alla sera ha un momento libero, prende in mano la penna e si rivolge... a chi? Ai suoi amici, ai suoi fratelli, a coloro che qui stanno preparandosi a partire verso dove vorrà il Signore.Ebbene, la lettera è arrivata ieri, però porta la data del 12 dicembre. Forse, pur viaggiando per via aerea, data la circostanza delle feste natalizie avrà sostato in qualche parte, ma la sua è una data però, che a noi ricorda un grande avvenimento: trenta giorni prima un nostro caro confratello, Giorgio Pieropan, moriva sulla strada del ritorno, dopo avere condotto a Roma proprio quei missionari che ora si trovano in Guatemala. Il nostro caro Severino, mentre scrive, ricorda questa data, dicendo: "Sono trenta giorni che è morto il nostro caro Giorgio, trenta giorni che un nostro fratello ha offerto per noi la vita perché potessimo fare un po' di bene, trenta giorni che un fratello ha detto al Signore: Signore, accetta la mia vita e fa santi i miei confratelli".Questi confratelli sono arrivati in Guatemala verso la fine del mese di novembre, perciò da dodici tredici giorni si trovano allora nel campo del lavoro. Il caro Severino ricorda un piccolo avvenimento capitato proprio in questi giorni, dice: "Mentre sto scrivendo nella mia stanza, un giovane qui di Zacapa è seduto sopra il mio letto e aspetta che io termini di scrivere per condurmi, poi, a giocare con lui. Intanto, mentre è gettato un po' sul letto scopre il crocifisso. A un dato momento, rivolgendosi a me e interrompendo il mio lavoro, mi dice: ‘Senti, senti... Dimmi chi è quell'uomo? Perché l'hanno ammazzato? Chi è stato?’".
MO133,2 [1-01-1967]
2 Chi è quell'Uomo? Cari giovani che vi siete consacrati questa mattina interamente al Signore, voi sapete chi è quell'Uomo. Quell'Uomo è quel Dio che vi ha creati, quel Dio che vi ha concesso la grande grazia di essere nati non nel Guatemala, non dove Dio non è conosciuto ma nei nostri paesi, vicino a tante anime buone. Quante volte, cari giovani, io ripeto in questa nostra comunità che noi dobbiamo continuamente ringraziare il Signore per i nostri genitori, per le nostre famiglie. Sì, è festa vostra, oggi, ma ricordatevi: è la festa dei vostri genitori! Quando noi- dico noi - siamo nati, le nostre mamme, i nostri babbi ci hanno preso in braccio e hanno detto: "Signore, questo figlio è tuo. Ti ringrazio che me lo hai dato; se lo vuoi, eccolo, Signore! Piuttosto che divenga cattivo, chiamalo con te, fallo morire, ma se lo volessi consacrato, ebbene noi te lo offriamo".Ringraziate Dio, cari genitori, che ha accolto la vostra preghiera; ringraziate Dio perché oggi avete avuto la gioia di vedere i vostri figli, prostrati dinanzi all'altare, offrire la loro giovinezza.Si, questo Dio, cari giovani, che in Guatemala non si conosce, questo Dio è quello che vi ha messi nelle nostre buone famiglie e prima di voi ha creato i vostri genitori, ha acceso nelle nostre case tanta fede che noi abbiamo potuto attingere.Si, voi andrete, cari giovani, a far conoscere questo Dio; e allora, ecco non solo nel Guatemala, ma in tante altre parti del mondo tante creature sono ad attendere e aspettano che voi andiate a dire loro che quell'Uomo messo in croce non solo è il nostro Dio, ma è stato messo in croce per i nostri peccati e per la nostra salvezza.Cari fratelli cristiani, ringraziamo il Signore insieme con i vostri figlioli!
MO133,3 [1-01-1967]
3 Vedete, qualche mese fa, proprio in ottobre, ci trovavamo in Brasile con il carissimo don Aldo, vicario generale della Congregazione. Don Aldo - mi pare - aveva appena celebrato la S. Messa, stavamo uscendo dalla cappellina e un vecchietto si è avvicinato a me dicendomi: "Padre, fammi un piacere, manda qualcuno che insegni il catechismo!".Ecco la missione dei vostri figlioli! Lo so, sarà per voi uno strappo, domani, quando sentirete che partiranno. Fra pochi giorni alcuni dei nostri partiranno per l'America. Bene, sarà uno strappo per voi genitori, ma è una gioia, fratelli miei, è una gioia sapere che i vostri figlioli andranno a piantare nell'America Latina quella fede che hanno imparato da voi. Scusate, ma se vanno la, la colpa è un pochino anche vostra. Se li aveste fatti diventare un po' più cattivi, non sarebbero qui, no? Invece avete tanto voluto che divenissero buoni, che crescessero buoni, perciò il Signore ve li manda via. Dovete farli diventare cattivi! Ringraziamo il Signore!Ecco, allora, la gioia di questa giornata: gioia sofferta, ma gioia grande nell'intimo nostro, anche se porterà domani, forse fra qualche anno, un po' di strazio, un po' di separazione.Perché sentiamo che le nostre famiglie sono ancora benedette da Dio, sentiamo che Dio ha rivolto ancora una volta il suo sguardo sulle nostre famiglie e ha scelto in esse queste creature per portarle là dove Dio non è conosciuto, Dio non è amato.Più di una volta noi ripetiamo questa frase: "In Paradiso metteremo tutto insieme". Sì, cari parenti di questi giovani, cari amici della Congregazione: lavoriamo, preghiamo, soffriamo insieme! Ricordatevi che quello che fanno i vostri figli non è fatto solo per loro. In paradiso metteremo tutto insieme.