Meditazioni Originale > 1967 > IMPEGNO DI VITA, AMORE FRATERNO, VOLONTÀ DI DIO

IMPEGNO DI VITA, AMORE FRATERNO, VOLONTÀ DI DIO

MO135 [7-01-1967]

7 Gennaio 1967

MO135,1 [7-01-1967]

1 Sono qui anche quelli che hanno fatto i voti un anno fa?
Ma vorrei fare, siccome che hanno detto che bisogna stabilire il dialogo, vero Paolo?, vorrei sentire ciascuno di voi, secondo voi come va il noviziato. Poi, se avanziamo tempo, vi dico come penserei di impostare in una forma nuova l'impegno di vita... se non vi è già stata riferita. E allora incominciamo con quella per rompere il ghiaccio e dopo cominciamo col resto. Intanto come distrazione...

MO135,2 [7-01-1967]

2 Mantenere lo spirito nella Comunità, cioè continuare, continuare lo spirito e anzi aumentarlo nella nostra Comunità. È un incontro per far vivere la Comunità di cui abbiamo parlato lassù ad Asiago. Vi ricordate bene! Abbiamo detto: se vivi la comunità, la fraternità fra noi, siamo sicuri che l'apostolato sarà fecondo di bene e se no moriremo perché le credenziali stabilite proprio dal Signore sono proprio queste qua. Non c'è niente da fare! È il Vangelo e Lui le ha stabilite: "Da questo vi riconosceranno se siete miei discepoli", no?
Ora, perché "l'impegno di vita" sia vivo è necessario che non sia una conferenza da parte del superiore o di uno, ma sia un po' uno scambio di esperienze, sia un'effusione di Spirito santo... che dixe una parola a tutti.

MO135,3 [7-01-1967]

3 Ora, ho sentito che in seminario da don Piero Lazarini... alcuni chierici con don Piero, siccome che è un lavoro che stanno facendo insieme con don Piero, lavorano insieme, hanno fatto un esperimento che è valido e cioè: fissano praticamente quei famosi gruppi del Vangelo, fissano un brano del santo Vangelo, se lo leggono ognuno per conto proprio, ma con l'intenzione non di far uno studio di ascetica... se è necessario, ben, danno un'occhiatina per rendersi conto che cosa voleva dire il Signore, poi è un'applicazione a se stessi del Vangelo... ma sentire un po' cosa il Signore vuole dire adesso con quel brano del Vangelo, cosa vuol dire a me perché il Vangelo è scritto per me, mica lo ha scritto per gli altri no, è scritto per tutti ma, ma per me! È arrivato a me questo Vangelo in mano, è una lettera scritta che arriva a me, no, e allora l'individuo prende questo tratto del Vangelo, se lo legge, se lo medita e dice: “Guarda, sento proprio che il Signore voglia da me questo, dalla comunità questo, dal nostro apostolato questo”. A fine settimana si raccolgono insieme e ognuno dice le impressioni che ha avute sul santo Vangelo, leggendo il santo Vangelo.
E allora capite che per far questo voi sareste già un numero troppo grande: bisogna fare due gruppi - È chiaro o dico male? - per fare una cosa di questo genere qui. E allora io direi: portiamo nel nostro "impegno di vita" questa esperienza, e cioè "impegno di vita". Supponiamo questo mese è di pregare per le vocazioni, sotto in fondo a questa paginetta mettiamo riferimenti biblici ovvero pensiero biblico, insomma tutto quello che si vuole... o brani biblici; primo... prima settimana, secondo... seconda settimana, terzo... quarto, secondo se le settimane son tre-quattro, le settimane potrebbero esser quattro settimane. Allora: 1° San Giovanni cap. 13, versetto... ta ta ta; secondo...; terzo... È una cosa che per gli amici se non conoscono il nostro lavoro non dice niente, ma quelli che lo conoscono questo lavoro... per noi dice tutto, e per gli altri... quelli che lo conoscono dice qualche cosa... potrebbero fare questo lavoro che facciamo noi. L'amico che vuole piano piano vivere la vita nostra, o nel seminario di Padova o in qualche altra parte, piano piano cominceranno a fare un lavoro che facciamo noi. Ma questo è un lavoro comunitario; non può l'amico farlo solo, cioè sì può farlo da solo meditare la pagina... È un lavoro comunitario. E allora, supponiamo, adesso viene fuori una paginetta di "impegno di vita", spiegazione di "impegno di vita", in fondo le quattro citazioni delle quattro settimane; al principio della settimana ognuno si prende il suo Vangelo e si prende e si guarda... o il Vangelo o l'Antico Testamento, si legge quel brano, se lo medita un pochino. Quando facciamo l'impegno di vita e allora si legge l'impegno di vita e poi si fa specialmente... Tenete presente che questo brano evangelico deve essere in relazione con "l'impegno di vita", no, e questo è un lavoro che bisogna fare in redazione, va ben! Allora che cosa si fa? Si comincia a dire: “Ben! Tu, Zeno, hai letto quel brano del Vangelo?”. “Sì!”. “E allora cosa ti pare?”. “Ecco, guardi, ho scoperto una cosa nuova...”.

MO135,4 [7-01-1967]

3 Ricordo che il giorno che è morto Giorgio è venuto qui il professor Tovo e c'era il professor Vicari, il professor Carraro, le signore, eccetera. Il prof. Tovo ha detto: "Guarda, - dice - io vi assicuro che in questi giorni ho scoperto una frase del Vangelo che non avevo... che già conoscevo, l'avevo letta tante volte, l'avevo citata tante volte, ma l'ho scoperta in questi giorni... ma mi ha fatto un'impressione che non avete neanche idea e dice: "Dopo che tu hai fatto tutto, sei servo inutile, servi inutiles sumus"; tu hai fatto tutto, hai lavorato, eccetera, "siamo servi inutili!".
Ecco, vedete, questo qui ha scoperto... a cinquant’anni! Voi credete d'aver scoperto il Vangelo... Ma scusate, non avete scoperto il Vangelo, forse avete scoperto qualche parola del Vangelo; scusi, sa, maestro dei novizi, ma neanche lei ha scoperto... e neanch'io ho scoperto tutto il Vangelo, ed ecco appunto allora cosa si deve fare: scoprire il Vangelo. E allora succederà che in una riunione uno dirà un pensiero, uno dirà un altro e alla fine tu ti accorgerai che leggendo quella pagina del Vangelo hai non soltanto le tue nozioni, ma quelle che hanno dette tutti gli altri, e per te allora tal Vangelo parlerà molto di più, e forse di qui a sette otto anni scoprirai ancora cose nuove. In questo modo noi facciamo parlare tutti, facciamo che ognuno metta, così, con semplicità, il suo pensiero, la sua ispirazione, quello che il Signore gli ha detto un pochino. Almeno che non siano proprio cose intime, intime vero, chiaro? E si fa così alla portata di tutti e allora ecco un elemento di carità, queste esperienze, questo dire insieme le cose, ecco un elemento di fusione.

MO135,5 [7-01-1967]

5 Per esempio, supponiamo un particolare: io da un mese vedo un po' nero Bertelli, per esempio, per alcune cose importanti, così, così... Bertelli, leggendo quel brano del Vangelo dice: “Guarda, vorrei dir una cosa che ho osservato. Ecco: quanto cattivi siamo noi quando ci mettiamo non so, magari, abbiamo poca carità, una storia o l'altra, insomma facciamo... noi siamo preoccupati così... eccetera”. Io, mentre sento parlare Bertelli, dico: “Questo, questo è un altro Bertelli, quello che mi parla”. Per me, senza volerlo, il Signore si serve di questi sentimenti di Bertelli per mostrarmi che il Bertelli che io osservo quando che vedo che mi ha pestato i piedi una volta... Avete mica capito? Vediamo l'aspetto buono di questo nostro fratello anche...
Ma specialmente, guardate, che l'aspetto buono non è tanto quando uno tira fuori bei pensieri, è specialmente... guardate che l'aspetto buono è specialmente quando uno si umilia, quando che uno riconosce le proprie miserie perché la vera grandezza comincia dal basso. Perciò supponiamo che uno a un dato momento, facciamo un commento del Vangelo, e uno si mette con un bel sproloquio, non state a credere che sia quello l'aspetto buono: l'aspetto buono è quando che uno si vede che veramente dice... perché quando ci si incontra con Cristo si abbassa la testa. Xe sbaglià sto qua? Quando ci si incontra con Cristo ci si abbassa, ci si abbassa, e quando tu vedi uno abbassato, senti il bisogno di porgergli la mano, di rialzarlo. "Donna, chi ti ha condannato?". “Nessuno!”. "Neanch'io ti condanno... Va’ in pace!". Ecco, questo è Vangelo, questo è Vangelo. Ora vorrei che l'impegno di vita ci portasse a questa forma, così, di incontro comunitario fraterno e nello stesso tempo, mentre i Teatini avevano San Gaetano, vero, cioè aveva imposto ai Teatini di leggere tutto il Vangelo ogni mese per potersi improntare al Vangelo, noi non lo leggiamo, ma quattro volte al mese mastichiamo un pezzo di Vangelo, lo mastichiamo insieme con i fratelli, o assorbiamo qualche cosa dai fratelli, o lo assorbiamo noi o se non altro facciamo un atto di umiltà per dire: “Guarda, i miei fratelli sanno mangiare questo pane e io non lo so mangiare, io non ho ricavato niente. Forse la colpa non è del Vangelo... la colpa è mia”. “La colpa non è del sole, non è del sole... ma la colpa è mia! Se loro la vedono questa luce e io non la vedo, la colpa non è della luce, ma la colpa è mia”, dirìa el padre Matteo, no? Cosa ve ne pare? Ecco! Sarà per la settimana ventura; spero non rinunciate mica a questo, no non rinunciate... Bene, a digo questo, che ho parlato con quelli, gli assistenti del seminario minore poche parole sole, no stamattina ne ho parlato con don Piero, con Bottegal, ho parlato con qualcuno, ho parlato separatamente per vedere un po'. Tutti l'han presa bene. Bisognerà che studiamo la possibilità di farla, di sperimentarla. No! San Paolo, l'Antico Testamento... è Dio che parla, è Dio che parla! Ci sono dei punti meravigliosi, dei punti meravigliosi! Le vocazioni, per esempio, dei profeti, guardate che è meraviglioso! Vocazione, per esempio, di Eliseo, e degli altri, insomma; infatti sono meravigliose! Cosa ve ne pare? Ma procedamus! D'accordo? Andremo ai particolari adesso, io ho voluto soltanto enunciarvelo un pochino; io vorrei fare un'esperienza, la studieremo l'esperienza, la annunceremo in una forma un pochino più chiara.

MO135,6 [7-01-1967]

6 Ma io vorrei, adesso, questa sera, che ci si fermasse sull'argomento che proporrei... Vedere, secondo voi, luci ed ombre del noviziato, secondo voi...
Voi sapete qual è il programma del noviziato: "Incominciare ad amare Dio, volerci bene fra noi", e dopo e dopo? Guardate che io dico siccome, siccome qui il monopolio del noviziato non lo ho né io né il maestro dei novizi, né voi, lo ha lo Spirito santo, no, e siamo tutti preoccupati di fare la volontà del Signore in tutto, ma specialmente in quella che è la parte formazione, io direi... e vorrei sentire da voi, secondo voi se stiamo camminando sulla strada tracciata dallo Spirito santo o se stiamo andando troppo a destra o troppo a sinistra, e in che cosa secondo voi potremmo insomma dire: “Oh, qui siamo fuori di strada o no, siamo sulla strada”. Dico male, maestro? Cominciamo da qui, dai più vecchi ai più giovani, ma vorrei sentire il pensiero di tutti; chi non dice niente vuol dire che... Si va d'accordo se siamo tutti animati dallo stesso ideale e se siamo tutti parimenti impegnati con lo stesso ideale: hai capito? Perché, state attenti, se siamo adesso, supponiamo, Giorgio è impegnato nell'ideale l'80 per % o il 90 per %, è chiaro che non si può andar d'accordo; non è l'età che non fa andar d'accordo, è l'impegno nell'ideale che ci deve far andar d'accordo. Hai capito? Ora, finché, vero, uno è impegnato l'80% o il 90% o il 98% non può andar d'accordo con uno che ne ha 100 per 100; difficile andar d'accordo, ma se sono impegnati tutti e due il 100 per 100, anche se continuano a capriole tutti e due perché uno ci riesce l'altro non ci riesce, eccetera, si va d'accordo! Vedito, vedito... Se il più anziano ha capito cosa vuole dire darsi al Signore, discende dal piedistallo dove che si trova, si abbassa e diventa piccolo: è tutto qui, tutto qui, capisci? Ecco, allora io vado... ancora più basso! Io dico che è possibile... quando che ti ho detto se uno parte col cento per cento per darsi al Signore, bon! Ma se uno è 98%, non si può andar d'accordo. Allora io vi spiego cosa vuol dire questo cento per cento adesso. Quando uno si è donato al Signore, comincia... capisce che bisogna diventar bambino perché il primo passo è sempre la capanna di Betlemme, il secondo passo è il Calvario, il terzo passo è il tabernacolo. Ecco i tre passi!

MO135,7 [7-01-1967]

7 Primo passo è divenire bambini, è capire, è capire Gesù Bambino e cioè "exinanivit semetipsum formam servi accipiens". Se tu capisci questo hai capito tutto, se non hai capito questo hai capito niente e allora ci perdiamo nelle stupidaggini umane, e allora ci perdiamo nelle piccole mancanze disciplinari, ci perdiamo nelle piccole piccinerie e allora si vede qua, si vede là... "Incipit... incipit evomere ex ore meo... incipit”. Capisci? Primo passo: indispensabile perché ci sia l'unione è che ogni individuo abbracci Gesù Bambino e desideri diventar bambino e capisca cosa vuol dire "exinanivit semetipsum", ma finché ognuno non prende se stesso e non si butta a terra dinanzi a Dio, e non si butta a terra dinanzi a Dio, è impossibile, proprio spiritualmente impossibile che poi si possa avere la vera unione; ci avrai l'unione di un mese, di quindici giorni, è un frutto di virtù esterna umana, ma non la vera virtù!
Perché? E io vi dico allora e siamo sinceri... Perché quando ho domandato a Giorgio se è possibile questo, me ga dito de sì? Perché ancora Luciano non è arrivato al cento per cento... Scusa, Luciano, se digo questo, ma non pretendo miga che te si' già santo, ma Giorgio, ringraziando il Signore, desidera... l'è santo, no? Cosa vuol dire essere santi? Perché se no Giorgio fa un peccato de superbia. Vuol dire: desiderare di donarci interamente, non soltanto... E allora guardate che se si vuole farci santi bisogna cominciare col dire: “Io so che se voglio fare qualche cosa, devo desiderare di essere umiliato”. E qui ti voglio! E tu, se ti fanno un'osservazione: "Ma è sbagliata!"..., obbedire al superiore come incaricato da Dio. Se tu non desideri di essere pestato per amore di quel Dio che "exinanivit semetipsum", hai capito niente, figliolo, hai capito niente, hai sbagliato strada, hai sbagliato strada! Vuoi salire? Comincia ad abbassarti. Costa, sapete, eh? Sì che costa! Ad Asiago vi ho detto ripetutamente che non dobbiamo aver desideri noi, il desiderio di far la volontà di Dio in sanatorio, in manicomio, umiliati, eccetera. Belle parole, no, belle parole... Ma mi ieri sera, lassé che ve diga, stavo poco ben, mi sentivo venir... non ce la facevo più e non gavevo la forza de venir qui a incontrare voialtri; vi confesso non avevo la forza, perché avevo paura di manifestarvi un senso di tristezza e di amarezza... Sono andato in chiesa a piangere, ho detto tre corone e non ero capace di andare avanti con queste tre corone, ho fatto la Via Crucis... “Signore, ecco! Signore, pestami... fa’ quel che vuoi di me”. Ah! Son ritornato alle tre, ma mi è costato un paio di ore di lavoro, eh!... un paio di ore! Niente da fare, figlioli! E il Signore pesta, eh! È il Signore che pesta! Tante volte si trovano dei papà di famiglia, delle mamme di famiglia, che i vorria coparse: "Ma mi non ghe posso più, mi volaria massarme, eccetera". Don Erasmo l'è andà a confessare in quel paese oltre Castelfranco e uno dei sacerdoti voleva ammazzarse. I giornali non mettono mica la cronaca nera, ma guardate che sono moltissimi quelli che i se ammazza, che i more dalla disperazion! Il Signore invece di ammazzarsi: "Padre, se è possibile passi questo calice, verumtamen, non mea, sed tua voluntas fiat!". Capissi, caro Mario? Questo lo dico per chi va prete e per chi diventa papà de famiglia o per chi va nel mondo. Il cristianesimo fino a un certo punto è uguale per tutti, e questa parte che stiamo trattando adesso è uguale per tutti; non c'è un vero cristiano se non ha capito la prima parte, cioè “exinanivit semetipsum”, e non desidera di imitare Cristo nell'”exinanivit semetipsum". Pensate che cosa in latino vuol dire questa parola qua "exinanivit semetipsum", quasi a distruggere se stesso, annientare se stesso: quella xe la parola!

MO135,8 [7-01-1967]

8 E il secondo passo: Cristo Crocifisso = Calvario che non xe miga tanto lontan dal primo, no! Dopo che xe el tabernacolo...
Scuséme se go interrotto con questo lungo discorso, ma gera giusto che sottolineassi questa cosa qua, che per conto mio è vero: diversità di età, ma umanamente parlando, perché logico umanamente parlando, umanamente parlando stessa età, stesso carattere, stessa cultura, cioè, tiremo via tutte le difficoltà che può esserghe: sì e allora podarissimo in fondo dire: lo stesso anno! Se volessimo tirar via tutte le difficoltà umane... le difficoltà che ci sono. È logico che, scuseme tanto, che Giorgio, par vignere con un vecioto come mi, ghe tocca fare un sacrificio, xe logico, no te pare, Giorgio? Avere un vecioto, saria mejo un giovanotto, mejo ancora una giovanotta... umanamente parlando, eh, per carità, senza pensar male; xe logico, però la virtù lo porta piuttosto a ndare insieme con uno che, ben, sa, la esperienza della vita sacerdotale, perlomeno me tegnarà, se mi cerco de andar fora de strada, me tirarà par un brasso, no? Altro è sentire, altro è desiderare... In nome di Dio, avanti! Il maestro dei novizi, per esempio... tira fora: “Te si qua, te si là”, el tira fora qualche particolare, anca se el ghin sbaglia qualche d’un, no l'è mia el Spirito santo, el pol anca sbagliare... xe per farve del bene. Ora voialtri da lì... cioè, cioè in pratica deve essere quello che ve dixe, che ve aiuta nella parte esterna vedendove, che ve aiuta a giustarve le braghe, pulir la giacchetta, far vigner fora l'uomo e l'uomo di Dio, no, cioè el dovaria dirve un po' quello che più o meno gli altri possono vedere esternamente, no, ma ma... Lassé stare, lu el dixe quel che el vede, quel che ghe ga parso, dopo non ste a perdarve a far un processo, parchè... par dimostrare che gavì rajon: cossa interessa anche se el sbaglia qualche volta? L'essenziale xe che el ve vol bene, e sentì: se xe vero xe vero, se no pazienza! Ma questo lavorio... vorrei dire, ecco scusate, che dovrebbe essere una collaborazione fra voi, il maestro dei novizi e quello che fa da confessore, in "foro interno" insomma ecco, per cui il materiale dovrebbe essere unito insieme, ecco quasi vorrei dire tra giovane e maestro dei novizi deve essere trattato un pochino il materiale, un pochino di lavoro vero e proprio. Dico male? Comunque avanti...

MO135,9 [7-01-1967]

9 A proposito della questione di Mario, varda che se tu prendi adesso, supponiamo, Fernando o Paolo, e dici: "Ciò, Paolo, mi non capisso, tutti ghe vol bene a Mario, Mario cussì colà... Me pare che el maestro dei novizi, me pare che Vinicio... me par che l'uno... me par che l'altro...". Questo si chiama mormorazione vera e propria, che non è calunnia: o è mormorazione o è calunnia; se è mormorazione ti confessi perché come minimo è peccato veniale. Ecco, forse non siamo arrivati a capire questa roba qua.
Ora tu ti accorgi che... supponiamo, attento un momento, supponiamo che il maestro dei novizi abbia una preferenza mettiamo anche per Mario, che ci sia, supponiamo che ci fosse, anche vera e propria, perché è fallibile anca lu, può sbagliare, come posso sbagliarmi. Va ben! Tu vedi che l'avvertono Mario, tu però non sei d'accordo, o qualcosa del genere. Due sono le cose: o offri al Signore e taci sempre, e cerchi anche dentro di te di dire: “Senti, può darsi che io mi sbagli”; ovvero vai a consigliarti con il tuo confessore e dici: “Guardi, mi trovo in una situazione... così, così, di disagio”; il tuo confessore ti dirà: “Varda, senti, va’ da don Ottorino e digliela o va’ dal maestro dei novizi, apri il tuo cuore e digliela.. o va’ da don Ottorino e digliela, apri il tuo cuore e digli: "Mi trovo a disagio per questo e questo... io non sono del parere, sto male, soffro tremendamente". Se c'è danno in questo, va bene, hai il dovere di evitare; non c'è del danno in questo, puoi soffrire e tacere; il confessore quando dà un giudizio deve dire... fossi io confessore potrei dire: “Ma senti... Vengono danneggiati gli altri? C'è qualche cosa di male, c'è qualche cosa così...”. “Eh! No, per quello... eh!”. Allora, scusa, non vedi che è la tua superbia che è umiliata, non vedi che stai facendo un confronto perché non sei... Ringrazia il Signore di essere umiliato, toso, ma se c'è qualche cosa che non va, va ben ti direi: “Va’, avvisa il superiore da buon figliolo, dici: varda, posso sbagliarmi per carità, ma io sento proprio il dovere di dirglielo e riferisco così con tutto il cuore”. Questa è carità, l'altra come minimo è mormorazione se non è calunnia; nell'uno e nell'altro caso come minimo c'è peccato veniale, è offesa al Signore; e peccato veniale potrebbe darsi che morendo te te ciuciassi un anno, due, tre, quattro, de Purgatorio e far tre-quattro anni de Purgatorio solo faxendo questo, da qui puoi capire quanto dispiacesse al Signore. No te pol miga andar a dirghe al Signore: “Ti amo con tutto il cuore”; non star a dire bugie... non ami il Signore con tutto il cuore! San Luigi Gonzaga è svenuto per aver fatto un peccato veniale no, e allora vuol dire che non hai il concetto del peccato, non hai concezione di che cosa vuol dire offesa di Dio, non hai concezione della grandezza di Dio perché fai un peccato veniale con una leggerezza di questo genere qua!

MO135,10 [7-01-1967]

10 E guardate che qua dentro, io ho sottolineato questa parola qui, si commettono spesso peccati veniali, e questo non va, ah, questo non va! Capito? Non va! Non va! Specialmente... in tutto... ma quel che riguarda la carità. Sa, tutto sopporta, tutto comprende, eccetera, il panegirico sulla carità di San Paolo... Tu puoi essere bravissimo e fare un bel discorso, un panegirico sulla carità di San Paolo, ma, ma a me interessa che tu prima viva la carità e poi parlare, perché se hai la bocca sporca contro la carità non puoi parlare della carità. È come un vino acido che viene fuori dalla tua bocca, è un vino buono messo in una botte dove che c'era l'aceto, lassé là otto giorno e poi andè là ad attingere... era buono il vino, era buono il vino ma la tua bocca era acida, il tuo recipiente era acido, e perché è acido non può venir fuori buon vino. D'accordo, figlioli?

MO135,11 [7-01-1967]

11 "Dio è al telefono: perché lo fai attendere?"... e cioè questa telefonata a Dio prima di un'azione, durante e dopo l'azione! Tutte belle robe che noialtri diciamo, ma le facciamo?
Ecco, penso che la malattia del noviziato è una malattia un pochino un po' umana, diciamo, è questa: troppa superbia e troppa poca unione con Dio. Si è preoccupati più di vivere, vivere un po' il proprio io, vivere un po' la propria vita che fare la volontà del Signore; e allora è logico che vediamo un po' più facilmente la parte nera del nostro confratello e viviamo un po' alla giornata, così... Perciò io sottolineerei quello che hai detto tu, Piergiorgio, prima, che se vogliamo che vada bene il noviziato e se vogliamo che vada bene anche la nostra vita cristiana... Supponiamo che tu, Bertelli, abbia deciso di uscire prima di farti prete, ti direi le stesse cose, le identiche cose: “Guarda che se vuoi vivere veramente da buon cristiano tu in ogni tua azione devi essere preoccupato di fare la volontà del Signore e in ogni tua azione devi domandarti: qual è la volontà di Dio in questo momento? Sei papà di famiglia, beh! Io ho preso la busta-paga, tiro fora dieci mila lire per comprarme el fusile... diexemila franchi al mese e pago a rate, bene. È volontà di Dio che io lasci mancare alla mia famiglia, per esempio, il frigorifero per comprarmi el fusile? È volontà di Dio che io lasci mia moglie senza, supponiamo, quella lavatrice per comprarmi il fucile?”. E guardate che un cristiano deve vivere alla luce del Vangelo, alla luce di Dio, e se questo è per un cristiano, noi dobbiamo essere i maestri dei cristiani, domani. E perciò mi pare, ecco, che se... un difetto grave è questo: siamo troppo preoccupati di fare quello che ci piace, in due parole, che più che quello che piace al Signore.

MO135,12 [7-01-1967]

12 Se io, per esempio, quest'oggi volessi fare un po' di esame di coscienza, prendessi uno di voi qualunque e dicessi: “Adesso vieni qui, ma proprio onestamente dinanzi al Signore prendiamo in rassegna tutte le tue azioni della giornata e tutti i minuti della giornata”. Facciamo conto che io cominci a far la fotografia con la cinepresa: tan! tan! tan! tannn! No un 16 fotogrammi al secondo o 18 fotogrammi al secondo, e che invece che a 18 fotogrammi al secondo fate conto che la macchina scatti mille fotogrammi al secondo: ve rendìo conto cosa succede, no? Ben! Femo conto che... Ciapèmo uno. Chi si presta? Ti, Umberto, va’, te fotografo... mille fotogrammi al secondo, prendiamo in mano e vediamo se in ognuno dei fotogrammi c'è la firma di Dio, c'è la firma di Dio; tutti quelli che non hanno la firma di Dio li mettiamo da una parte e li distinguiamo, va bene?, fra quelli che sono fuori di posto e quelli che invece sono indifferenti, cioè sono azioni indifferenti senza firma di Dio e azioni invece fatte contro Dio. Guardate che sarìa da aver paura se per caso vado in letto alla sera pensando a ste robe qua; ciapo paura, eh! Se in noviziato non entrate in questo...
La prima roba in noviziato è quella di amare il Signore. Amare il Signore vuol dire fare la volontà del Signore, vuol dire che in ogni istante go da domandarme: “Adesso, in questo momento, cosa... qual è la volontà de Dio?”. Perché, vedete, figlioli, a un dato momento è facile scagliarsi contro i superiori, contro i compagni, contro l'ambiente, contro a destra contro a sinistra... ma, vedete, se tu sei preoccupato di metterti nella volontà del Signore guarda che anche sotto l'aspetto umano senza volerlo diventi simpatico. Perché se siamo tutti preoccupati della stessa cosa... Se uno è amante dei bolli è filatelico, no, e trova un altro che è amante dei bolli, senza volerlo finiscono per stare in compagnia volentieri, no. Capito? Ora guarda, guarda che forse la colpa non sia tua perché non si va d'accordo, per cui non ti trovi bene, perché non sei ancora entrato in questa, in questo ingranaggio, perché se tu a un dato momento ti trovi anche abbandonato, solo, trattato male, ma la volontà di Dio è quella e l'accetti volentieri per la salvezza delle anime, e guardate che... Ho paura, ho paura che non siamo entrati in questa linea qui, non siamo entrati in questa linea qui; ci manca questo ingranaggio qui. E è una cosa che mi sono domandato.

MO135,13 [7-01-1967]

13 Guarda, proprio ieri don Luigi el ga dito quando ci possiamo trovare un momentino, dato che non si va neanche a Monteviale. Volentieri, perché da qualche giorno penso d'incontrarmi con voi per questo. Quando che io alla sera vi vedo camminare in corridoio e magari cominciar la Via Crucis quando che son già passate le dieci e un quarto, a me verrebbe voglia qualche volta, vero, avvicinare qualcheduno e dir: “Ma, senti un momentino... Adesso stai cominciando la Via Crucis: ma sei a posto con l'orario? Hai il permesso del tuo superiore per cominciar dopo le dieci e un quarto?”. Naturalmente non posso far giudizi temerari e suppongo di sì. Qualche volta ho visto incominciarla alle dieci e tre quarti. Faccio il giudizio: “Signore, avrà il permesso, per carità!”. Supponiamo; non ti ho detto niente a te, don Luigi, niente, perché avevo paura che mi dicessi. Ho cercato di fare un giudizio buono; però io mi domando: se voi non avevate il permesso, la Via Crucis non valeva niente. Quella Via Crucis era una disobbedienza e il Signore non sa cosa farne di quella Via Crucis, quella corona che tu hai voluto terminare e non sei stato all'orario.
Per esempio, una delle cose che ho detto a don Luigi che io non approvo e non vorrei più che faceste: dir la corona insieme alla sera, perché dopo si fa un commento spirituale e dopo naturalmente diventa umano-spirituale, e dopo magari anche in camera si continua con questa chiacchierata...

MO135,14 [7-01-1967]

14 Guardate, figlioli, che forse ci si dimentica che c'è Dio presente, e si è più preoccupati di vivere un po' alla buona che di piacere a Lui, solo a Lui. Io vi domando: “Sareste pronti voi questa sera lasciarvi prendere da Dio? Buttare nel centro dell'Africa, in qualunque parte, là, per amore di Dio? Senza compagni, senza conoscere la lingua, senza niente? C'è proprio questa disponibilità nelle mani di Dio?”. Ecco vedete, io sono preoccupato degli uomini, ma prima dell'U c'è la S, sono preoccupato della società SUM, ma prima della U c'è la S, e io ho sempre visto una cosa che la U e la M vengono se c'è la S prima: son tutte condizionate. Prima vien la testa del musso e dopo vien la coa, no? Evidente, perché prima vien la testa e dopo la coa! Ora, se la Provvidenza non viene, se gli uomini non vengono come io aspetto che arrivino, guardate che forse la S non è ancora arrivata del tutto! Ci siamo troppo umanizzati, troppo umanizzati!
Per esempio, un particolare: quello che dicevi prima tu, mi pare, riguardo al calcio, è semplicemente inconcepibile in noviziato; vi dico inconcepibile in noviziato! Scusa... il noviziato... vien dato l'ordine di interrompere la partita, sul più bello della partita, e va ben, s'interrompe la partita per andar magari a scaricar un camion de letame... ma se va a scaricare! Voi direte: ma queste cose! State buoni! Queste cose domani il Signore ve le domanda, domani il Signore ve le domanda! Perché guardate che domani, sul più bello che uno è fuori, è sposato, ha una famiglia, e improvvisamente, ingiustamente magari, vien licenziato e resta su una strada senza pane... Il Signore le domanda queste robe qua, e non può mica ribellarsi quell'uomo; deve accettare dalle mani di Dio. Eh, chi è vissuto fuori sa, e chi è a contatto col mondo sa quante cose tremende il Signore domanda nella vita degli uomini! Guardate che sono tremende qualche volta, sapete! Dove che mette alla prova proprio la fede, proprio nuda e cruda... E solo noi qui a mangiare... un po' di festa... eccetera eccetera eccetera... quando il Signore vi domanda qualcosina che costa, allora subito prima si giudica e poi si fa. Eh, no! Non è mica vita religiosa questa qui, non è vita religiosa. Ricordate ciò che diceva San Giovanni Bosco, cosa diceva di San Domenico Savio: “Devi tu essere come un fazzoletto nelle mani del superiore: così, alto, basso, eccetera”. Qui non si tratta, figlioli, di voler fare adesso qua l'idolatria, vero, dell'autorità; ma si tratta che tutti insieme dobbiamo fare la volontà di Dio. Questo sì! È una ricerca amorosa della volontà di Dio, della volontà di Dio, della volontà di Dio, non della volontà nostra; volontà di Dio che può essere anche espressa attraverso il più insulso dei superiori. Non importa niente! Facile obbedire quando l'obbedienza ci sembra logica, quando che ti sembra che proprio anche tu avresti comandato così, ma invece obbedire quando i superiori comandano qualche cosa che tu non avresti comandato...