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L’APOSTOLO È CHIAMATO AD ABBRACCIARE LIBERAMENTE LA CROCE

MO138 [28-01-1967]

28 Gennaio 1967

MO138,1 [28-01-1967]

1 È l'ultima volta che abbiamo la gioia di avere con noi il nostro carissimo don Lino. Di qui ad alcune settimane sarà lui che avrà una squadra di giovani, là, e farà la meditazione... Eh, de sta pasta se fa i gnocchi, vero don Lino? Fra un puchi de anni te vedarè che gavemo la nostra Casa dell'Immacolata anca là, e allora el nostro reverendissimo padre, là, provinciale, chissà cosa che el fa! Intanto, ringrazia el Signore che là ghe xe le anime che aspetta e che ga bisogno del tuo sacerdozio: e Dio te ga creà par quello, e guai chi che lo tocca!
E quello che diciamo a te lo diciamo ai tuoi confratelli che non sono presenti, vero; sappi che sarete sempre presenti con noi. Tuttalpiù, guarda, quello che ti dicevo ieri, e lo ripeto a tutti, ogni giorno, nella visita al santissimo, faccio il giro delle nostre chiese: Estanzuela, Rio Hondo, adesso andremo a finire a Resende; faremo el giro, quantunque io ci vado già da un pezzo a Resende per prepararvi il posto! Cerchiamo, come diceva mons. Fanton quella sera famosa quando sono partiti: "Lighèmo un spago qua, el ga dito, no, vissin al banco, e uno in fondo de là, el ga dito, e tachèmosse, tirèmosse!". Perciò, quel Gesù che riceviamo ogni mattina è lo stesso, solo che c’è qualche ora di differenza, ma è lo stesso: io l'ho in mano, tu l'hai in mano; io lo ricevo, tu lo ricevi, perciò siamo “unum, unum" proprio, se non siamo fisicamente, lo siamo spiritualmente, siamo nel lavoro, siamo nell'unione. Perciò, vai figliolo... saremo con te "fino alla consumazione dei secoli"... amen! Manda presto una bella letterina per consolare don Piero, perché se no don Piero parte avvilìo, poareto, con tutta la so compagnia... Procedamus! State attenti qua: procedamus.

MO138,2 [28-01-1967]

2 Ieri ci siamo fermati a meditare su San Paolo; questa mattina invece che proseguire il nostro cammino su quella lettera lì, ai Tessalonicesi... invece che proseguire il nostro cammino lì, volendo fermarmi ancora sul pensiero della prima meditazione, perché è un pensiero che va sottolineato, ho pensato di prendere in mano il Voillaume, e di proseguire un pochino la meditazione.
E il Voillaume parte da una frase di San Marco: "Il Figlio dell'Uomo è venuto per servire e dare la sua vita in riscatto di una moltitudine". Il pensiero che vorrei un po' sottolineare è questa necessità dell'unione con Dio, questa necessità di vivere solo per il Signore, questa necessità di essere donati veramente a questo amore. Dice il Voillaume: "Il tuo amore per Gesù è solo una parola o un sentimento superficiale se non ti porta a condividere la Sua croce con Lui". Ieri sera leggevo da "Rocca" un articolo che vi direi, cercate di leggerlo, ma leggerlo attentamente, scritto da Carretto, dove lui dice: "Credevo di conoscere il Signore, ma ho conosciuto il Signore nel deserto, mi sono incontrato con Lui nel deserto. Primo passo, però per incontrarmi con Lui, ho tagliato le amicizie e ho stracciato tutti quanti gli indirizzi di tutti i miei amici: quarantamila! Ne avevo tanti, però, nel deserto tornavano dinanzi a me - tornavano mentre è rimasto là tre anni nel deserto - tornavano nella preghiera, e allora me li rivedevo davanti con tutti i loro bisogni, e pregavo per loro e sentivo il bisogno di darmi, di offrirmi". Dice: “È successa la guerra in Algeria, ma credo che l'ho sofferta più io nel deserto che non gli altri in Algeria! La guerra nel Vietnam si soffre più nel deserto che là al fronte, perché a un dato momento tutto quello che è il dolore, la sofferenza, lo si prende insieme col Cristo”.

MO138,3 [28-01-1967]

3 Ecco, vedete fratelli miei, bisogna che noi arriviamo a quello che abbiamo detto altre volte: a questo incontro col Signore; che a un dato momento non ci interessi più niente delle cose del mondo, non ci interessi più niente il piacere del mondo, non ci interessi più niente di tutto quello... delle stupidaggini che possono succedere nel mondo. Cioè, primo passo deve avvenire questa intima totale comunione nostra con Dio. Fatta questa unione, dice ancora Carretto, che dopo ogni dieci anni, loro ritornano un anno ancora nel deserto, a ritemprarsi: un anno per rincontrarsi col Signore, per vedere un po' se sono veramente in unione con Dio. E poi tornano in mezzo agli uomini perché, dice, perché bisogna portare Dio in mezzo agli uomini.
Noi abbiamo detto che bisogna essere carmeli ambulanti, loro dicono contemplativi sulla strada, però attenti, bisogna essere carmeli ambulanti, sì, carmeli, contemplativi sulla strada, ma contemplativi! Ora, vedete, noi siamo d'accordo su questa parola qui, ma, siamo sinceri, siamo già arrivati ad essere carmeli, siamo già arrivati ad essere contemplativi? Dove ci siamo incontrati? Ecco, caro don Luigi, il noviziato: il noviziato deve portare, deve essere questo deserto. Il noviziato... Nel deserto abbandonano tutto, lasciano tutto; il noviziato deve essere improntato a questo incontro con Dio. Qualcuno partirà dal deserto perché "non è la mia strada!"... e parta pure, per carità, parta pure! Ma il noviziato dobbiamo quasi improntarlo, pure con un senso di apertura, ma con un senso proprio di incontro col Signore. È l'uomo che abbandona il mondo, taglia le sue quarantamila amicizie del mondo, e si incontra con il Signore, e solo con il Signore!

MO138,4 [28-01-1967]

4 Ora, vedete, non è possibile: guardate, lo dicevo prima, leggetela quella lettera di Carretto, quell'intervista lì. Non è possibile, ci si illude cercando di incontrarsi con Dio e conservare ancora tanti fili e spaghi del mondo; cercando di qua e là amicizie a destra e sinistra, qua e là, ci si illude fratelli, ci si illude! Bisogna che prima avvenga questo incontro con Dio, questo vero incontro col Signore!
Anche San Paolo si incontra sulla via di Damasco, ma poi si ritira nel deserto, per un periodo di tempo. Ora, non voglio, per carità adesso, mettere in testa a don Luigi che bisogna fare un noviziato nel deserto, altrimenti chissà dove che el va a finire, vero, a impiantare el noviziato... perché, sa, el ga cambià de posto parecchie volte, no, el noviziato: da Monteviale, da una parte l'altra e st'altra... che non 'ndemo a finire che 'ndemo a piantarlo anca nel deserto, adesso! Ma però, però, un certo qual deserto dobbiamo tutti frequentarlo, dobbiamo tutti trovare un posto, trovare un momento insomma, può essere la tua stanza, dove tu ti incontri col tuo Signore! Ed ecco allora, ci deve essere un periodo della vita in cui voi dovete leggere opere di questo genere qua, leggere libri... per esempio, adesso ho tirato fuori quel di Carretto, tirar fuori qualche altro libro dove voi, vero, andate in cerca di Dio, andate in cerca di Dio! Nel deserto questi uomini si alzano di notte, pregano, e di giorno e meditano, per incontrarsi con il Signore. Ora, vedete, se io devo costruire una casa, prima mi preoccupo di scavare le fondamenta, poi impienare le fondamenta, poi su, su: non si mette il coperto prima delle fondamenta. Perciò, voi che state per costruire la vostra formazione, la vostra preparazione all'apostolato, la prima cosa, la primissima cosa, dovete, leggendo per esempio l'intervista con Carretto: "E mi, mi, sonti 'rivà a questo punto? Io sono arrivato, io ho lavorato sufficientemente per questo incontro col Cristo?". E se non sono arrivato a questo, buttate via tutti quanti gli altri libri che non sono scolastici, buttate via tutte le altri riviste che non sono necessarie, prendete in mano il crocifisso, prendete in mano il Vangelo, prendete in mano qualche opera, tipo queste qua del Voillaume o qualche altra di simile, e lavorate lavorate per incontrarvi col Cristo; poi andate avanti, poi venite fuori dal deserto e preparatevi; ma primo passo, figlioli, è questo qui! Perché altrimenti, guardate che andate a dispensare non latte, ma acqua con olio emulsionabile: vi ricordate che abbiamo parlato qualche volta, no? Ci assomiglia al latte, ma non è latte: sono parole, sono parole, ma non è Dio quello che portate in mezzo alle anime! Perciò guardate, vedendo queste anime tipo Carretto e qualche altra, e tutte quante pure, Carretto sembrava un dottore della Chiesa, vi ricordate che anima bella, scriveva bene, bellissime idee quelle che diceva, forse avrà avuto il torto di essere venuto troppo presto, no, che adesso sono state convalidate dal Concilio: benissimo! Optime! Ma lui stesso ammette: "Mi mancava qualcosa: l'incontro con Cristo! E adesso sento che sono un altro, ma perché è Lui che è in me, è Lui che lavora!".

MO138,5 [28-01-1967]

5 Ecco: "Il tuo amore per Gesù è solo una parola, o un sentimento superficiale, se non ti porta a condividere la sua croce con Lui".
Se tu non sai soffrire, è solo una chiacchiera il tuo amore: non sta' a dire che ami il Signore! "Gesù ha parlato della 'tua' croce..." Non ha detto "chi vuol venire dietro a me" prenda la croce di Raffaele: no, prendi la 'tua' croce! Il Signore fin 'ab aeterno' ha pensato a te, caro Giovanni, ti ha creato nel tempo per realizzare un piano che aveva, ma ricordati che nel pensarti fin 'ab aeterno' ha pensato alla tua giachetta e anche alla tua croce! Il Signore ha pensato al tuo bagaglio. E una delle cose indispensabili per il tuo cammino sulla terra è la croce: Lui che lo sa, l'ha preparata fin dall'eternità. Può essere don Ottorino la tua croce: pazienza! Per qualcuno che è sposato sarà la moglie, per qualche moglie sarà il marito: pazienza! "Perciò ciò è compreso nell'appello che ti è rivolto". Nell'appello quando ti ha detto, a te Lorenzo: "Vuoi venire con me? Vieni e seguimi! Vuoi farti cristiano?". In ogni chiamata di Gesù è compresa la parte croce, capisci? Quando uno è chiamato sotto le armi, è compreso il rancio, no? Eh, scusa, vero Ugo? Uno che va sotto le armi s'intende che il governo, "chi xe che me dà da magnare?" El governo te dà da mangiare! Sei chiamato da Gesù: compreso c'è la croce! Fa parte del cibo, fa parte del... Cosa xe ciò caporale, là, te se', la paga settimanale, quanto ciapavito? Quanto ciapavito de decade? Il Signore l'è più generoso forse con noialtri: el ne dà de pì! Bontà sua, misericordioso, l'è misericordia infinita, bontà infinita, perciò el ne dà, in fatto de croxe, el se fa molto più generoso. “Perciò, perciò - caro don Erasmo - occorre del coraggio per seguire Gesù, che ti chiede di accettare liberamente di soffrire con Lui!”. Per seguire Gesù ci vuole del coraggio, perché Gesù chiede, chiede a uno che lo segue, di accettare liberamente di soffrire con Lui, con Lui che xe sempre insieme: perché senza di Lui è impossibile soffrire.

MO138,6 [28-01-1967]

6 "L'appello che Gesù ti ha rivolto, importa perciò una richiesta assai precisa di condividere la sua sofferenza anzitutto per puro amore, semplicemente perché tu lo ami".
Si presenta adesso qua Antonio per venire qua a farsi Religioso; si presenta Gabriele qui per farsi Religioso: bene, voi potreste dire che "ho sentito la voce del Signore che si fa forte dentro di me, e che mi chiama. A fare che cosa nella Casa dell'Immacolata, qua? Mi chiama a soffrire con Lui per aiutarlo a salvare il mondo con la mia sofferenza". Ecco cosa è per te la vocazione! Ricordatevi che ogni vocazione, vocazione a... vita missionaria, ad assistere gli ammalati, che so io; ogni vocazione porta come prima cosa Gesù che ti ama, e perché ti ama ti considera degno di soffrire qualche cosa per Lui. Mi ha impressionato, sapete, leggere la Sacra Scrittura e vedere come Dio ha trattato i suoi uomini. Guardate che è impressionante! I dodici Apostoli: vedete, San Giovanni el se la ga cavà messo nella pignatta de oio, ma gli altri, poveretti? No se sa quanta brustolada el gabbia ciapà anca quelo, però la vita degli Apostoli è stato un martirio continuo, no? E la vita dei missionari, e la vita dei nostri buoni sacerdoti? Cari miei, ricordate: questo è Vangelo, non è una cosa che potrebbe capitare come el totocalcio, sa, uno ogni tanto el vinse el Totocalcio... non è una cosa che può capitare, sa, uno può diventare poliomielitico, no, uno ogni tanti; no, questa è una cosa che è proprio inerente alla nostra vocazione, questa è per tutti! Dopo, uno può diventare monsignore, uno può diventare anche vescovo, può diventare ingegnere, vero Filippi? Ma queste sono eccezioni, sono grazie particolari; ma c'è una grazia particolare che viene data a tutti: è quella di soffrire. Altri doni speciali possono essere dati a Paolino, quello della musica, no, essere poi professore in "utroque iure", sònti mi che cosa, in che trappole che vorrà el Signore, non so, non so, non so! Qualche altro magari essere laureato in diritto... Daniele domandava ripetutamente de andare a Roma a studiare diritto, qualche altro... qualche altro... Va ben! Grazie particolari che il Signore può anche concedere, ma ce n'è una, ce n'è una che è concessa a tutti, ed eccola qui: l'appello che Gesù ti ha rivolto importa perciò una richiesta assai precisa: "Vuoi venire con me?".

MO138,7 [28-01-1967]

7 Guarda che quella parola comporta una richiesta assai precisa: di condividere la sua sofferenza anzitutto per puro amore. Uno soffre per piantare una fabbrica, ma ha una soddisfazione, no? Lavora, lavora, lavora per fare una cosa, invece no: per puro amore, per amore di Dio! Anche senza aver la gioia di un trionfo del nostro sacrificio. "Mi vuoi bene? Soffri con me!". È dura la parola, ma questo è cristianesimo! Non posso dirvene un altro! E vorrei ripetervi la frase di San Paolo: "Anche se venisse un angelo a predicarvi un cristianesimo diverso, una vita religiosa diversa: anatema sit!". Non si può fare di una vita religiosa una compagnia di esaltati che vanno, sa... olè, tutta gloria, tutti trionfi, eccetera! No, no, no, no, no: eccola qui! Ci vuole l'ottimismo, ci vuole vorrei dire un po' di autosuggestione, perché... naturalmente santa suggestione, ma, ma, ma, suggestione a questa, a questa vita, ad accettare questa vita: per puro amore, semplicemente perché tu Lo ami. E poi nella prospettiva di collaborare con Lui alla salvezza degli uomini. "Io accetto di soffrire perché amo Gesù!". Mi vuole bene? Non importa! Me lo dici Tu, me lo chiedi Tu, a me non interessa!

MO138,8 [28-01-1967]

8 Sentite: supponiamo un momentino che alle una di notte battesse la porta don Aldo alla mia stanza: "Senti, don Ottorino, me feto un piacere, podarissito alzarte un momento perché gavarìa bisogno de un piacere da ti". Scusate, occorre che mi dica perché, che dica perché ? Basta, se te ghe bisogno, paf, me alzo e basta! "Senti, ghe sarìa questo... go la macchina che non parte, go nda roba o l'altra...". Se viene don Aldo a domandare questo, ma se venisse qualsiasi di voi! È chiaro? Se io voglio bene a una persona e viene a domandare un piacere di notte, eh, scusa, mi alzo, vero? E questo lo fareste anche voi.
Ora Gesù, Gesù, che ti ama, che ti ha amato fino alla morte, ti chiede un piacere: di soffrire con Lui. Almeno dagli tanto quanto ha dato Lui, no? Lui si è alzato di notte per te, non solo, el xe morto par ti! E dunque almeno fa tanto come ha fatto lui. Cosa direste voi se, tu vedi Giovanni, se io mi alzassi alle una di notte per farte un piacere, senza tante discussioni, per fare un piacere a te, e io ti domando, che sei in studio: "Per piacere, Giovanni, podarissito vegner fora un minuto?". "Adesso go da studiare!". "Ma fa’ un piassere, un minuto solo!". "Adesso no ghi n'ho voja!". "Mi, stanotte a un botto te sì vegnù da mi, e son vignù pronto da ti, e ti, te domando de vegner fora un minuto e no te lo fe?". Questa xe la figura che fèmo col Signore! Lui è venuto dal cielo, si è fatto uomo, povero, umiliato, crocifisso, trattato... abbandonato, eccetera, per amore mio! Lui mi chiede: "Vuoi venire con me, seguirmi?". "Sì!". "Però accetti anche tu di soffrire un pochino!". "Sì". E quando che è ora di soffrire: "Signore, marameo! Trovane un altro!". Trovane un altro perché io, capisci, Signore, non intendevo questo! Io intendevo di uscire con te nella moltiplicazione dei pani; in modo particolare alle nozze di Cana! Là, là, là ti sei mostrato un Dio! Quando hai cambiato l'acqua in vino, sa, là sì, sì, capisci, là là ti seguirei anch'io, pensavo di seguirti, ma non seguirti nell'Orto degli Ulivi: là, capisci, no, no! Non intendevo questo. Eppure il Signore dixe... Mia robe inventà mi, caro Giovanni, che te me vardi: le xe scritte qua!

MO138,9 [28-01-1967]

9 "La Passione di Gesù è stata come una ricapitolazione di tutte le forme di sofferenza umana: abiezioni, umiliazioni, dolore fisico portato al massimo, agonia, tristezza, sofferenze mortali di ogni genere...".
Diceva Carretto, diceva: "Ah, dixe, preti che non sa passare qualche ora davanti al Signore, star lì a vardarlo, e trattare con Lu certi affari; ah, el ga dito, no i pol mia concludere, el ga dito, no i pol mia concludere!". Ma leggetela proprio così, ma proprio meditatele quelle parole lì. Dice: “Ah, come pensavo differente una volta: fare, fare, fare, fare, fare! Eh, quanto se faria de più fermandose!”. Figlioli, quanto si farebbe di più fermandosi e pensare a queste parole qua: Abiezione, umiliazioni, dolore fisico portato al massimo, agonia, tristezza, sofferenze morali di ogni genere! Queste le ha portate Gesù per me; e io, e io per Lui? "La tua vocazione esige che tu prenda liberamente la tua parte nella Passione di Gesù". Quando ti fermi lì a considerare il Cristo, quando che ti metti davanti al tabernacolo e lo guardi nel tabernacolo, e ti rendi conto che è un Uomo-Dio e Dio-Uomo, e te lo consideri questo benedetto Dio, che per la nostra salvezza è venuto in mezzo agli uomini, e sì che sapeva quante bestemmie avrebbero dette contro di Lui, quanto lo avrebbero deriso... eppure accetta di incarnarsi... Capisci cosa vuol dire farsi uomo, capisci come ti tratterranno gli uomini, eppure: "Et incarnatus est, et abitavit in nobis! Puer natus est nobis!". Ed eccolo là, "Factus oboediens", ed eccolo là condannato a morte! Ma, figlioli miei, ma è possibile mettersi lì, dinanzi al tabernacolo, e pensare che proprio dentro al tabernacolo c'è proprio quel Gesù, la seconda persona della santissima Trinità, eterna come il Padre, generata 'ab aeterno', dalla quale procede lo Spirito santo insieme col Padre, e questa persona è venuta in mezzo agli uomini e mi ha amato fino al punto di morire e di restare nel tabernacolo per me! E io sono invitato da Lui a partecipare alla sua passione, e vorrei soltanto fare come il bambino, che quando la mamma dà l'olio di, l'olio di...

MO138,10 [28-01-1967]

10 Eh, parlo de mi, séto, no de altri... Me daséa l'olio de merluzzo e un tochetèlo de cioccolata, e mi... voleva magnare la cioccolata e niente l'olio de merluzzo! Mai capità? A gera picinin, ma me ricordo. In sima all'armaro... e la mi diseva che gera sta, non so, la strìa a portarme la cioccolata, se no a voleva magnarla tutta, no? Ciapava un tochetelo, qualche volta i gera dù tocheteli, e ciapàva... mi fasea el macaco, vero, un tochetelo grande spaccà in dù: "Mamma la me ga portà dù tochetèi!". "Eh, no magnarla, se no doman no la t'in porta altra, eh!". "Ma, mamma, i xe du tochetei, lassa che gh'in magna uno prima!". Insomma, mi volea magnar la cioccolata prima, e dopo bevare l'oio de merluzzo! Ma naturalmente te sé, me mamma che la gera pì furba de mi la disea: "O prima questo o se no ninte!", no?
Ecco, col Signore farissimo così! Vorissimo magnare quela scianta de cioccolata che il Signore ne dà qua in terra, nda sciantina perché de là el ne ga promesso che el ne dà el Paradiso, no, e no vorissimo mai bevare l'olio de merluzzo, e cioè non vorremmo portare la croce, non vorremmo partecipare alla sua passione! Caro don Lino, là, a quei giovani che troverai là in Brasile, sai, digliele queste cose, digliele queste cose, sai! Portete via un libretto de sti qua: lo gheto, lo gheto... quello del Voillaume? Ecco, mettete là dinanzi al tabernacolo e dopo ciapa un toso là e faghele capire ste robe; e dopo ciapeghene un altro e faghele capire, e entro diese-quindese anni, caro, fa' in modo che podemo dire de ti: "Varda che el Brasile ne ga battù! A Vicenza semo appena in dòsento, e là i xe za sinquesento Religiosi! Eh, sfido mi, sempre dito mi che quel furbone là... e sì, el taséva lu, ma varda che rassa de mestiero!". Ricordati, se tu riesci ad avere tre-quattro giovani che abbiano capite queste cose, che vivano queste cose qua, è una infezione, a un dato momento! Vedete, se a un dato momento fossimo strapieni di questo, quando andiamo in giro nelle parrocchie e incontriamo uno, a un dato momento lo dovremmo bruciare! Pensate San Paolo, che passasse per esempio là a Breganze, in mezzo a sessanta-settanta giovani, a un dato momento, cossa vuoi, c'è... c'è a un dato momento la scintilla: venire come vuole il Signore, sapete!

MO138,11 [28-01-1967]

11 "La tua vocazione esige che tu prenda liberamente la tua parte della Passione di Gesù. Nella professione perpetua la Chiesa consacrerà questa offerta della tua vita a Gesù crocifisso in vista della salvezza dei tuoi fratelli".
Infatti, quando voi avete fatto la professione, vi siete consacrati in perpetuo, alcuni temporaneamente ma nel cuore in perpetuo, vi siete consacrati proprio a portare la vostra parte di passione per la salvezza del mondo. “Io accetto interamente quella parte di passione che Tu hai stabilito per me per salvare i fratelli”. "Le tentazioni della vita, la tendenza naturale del tuo egoismo, tutto contribuirà a farti dimenticare la dura e vivente realtà del riscatto dell'uomo per mezzo della sofferenza". Eh, caro Gaetano, è più facile andare in giro a chiacchierare di qua di là, eccetera, che non andare davanti al Signore a piangere, eppure... perché, sa, il mondo di oggi, il mondo di oggi è portato così! "Rimettiti spesso di fronte a questa legge della tua vita, specialmente partecipando al santo Sacrificio: la sofferenza di Gesù, ciò che essa è stata per Lui e per te, e ciò che ora su questo punto Gesù aspetta da te. Due cose hai da fare - caro Toni -: anzitutto accettare francamente ogni giorno ciò che ti fa soffrire, ciò che ti contraria, ciò che ti è duro fisicamente o moralmente". Ecco la prima cosa: accettare francamente, ma proprio francamente, con la marcia funebre, da uomo; accettare ogni giorno ciò che ti fa soffrire, ciò che ti contraria, ciò che ti è duro; e allora ecco, figlioli, ecco se tu accetti francamente ciò che ti contraria, non vai a cantare poi la marcia funebre a destra e sinistra! Vai dinanzi al Signore: Signore, me l'hai data questa croce, la bacio: è tua!”.

MO138,12 [28-01-1967]

12 "Poi consacrare questa sofferenza offrendola a Gesù, affinché non sia più tu a portarla, ma Lui, Gesù Salvatore che continua in te la sua Passione".
Quando sarà, o mio Dio, che io aprirò questi miei occhi e vedrò me stesso e i miei fratelli che dinanzi alla croce accettano ogni giorno francamente ciò che fa soffrire, ciò che li contraria, ciò che è duro fisicamente; e poi, seconda cosa, vanno davanti al Signore e offrono tutto al Signore, e fanno che questa croce divenga del Signore? Don Guido: quando sarà, o mio Dio, che io vedrò gente che sa soffrire, che sa patire, che sa vivere nella... Non vuol mica dire: "'Ndemo in serca della croce", noo! Se te ghe mal de testa se tole nda cibalgina! Non vol miga dire... no, da uomini, se cerca... ma però mettiamo in preventivo: il Signore nonostante tutto vuole che, partendo lunedì io abbia poi il mal di mare: pazienza! Porta via le pastiglie, don Lino, fa' de tutto per no averlo, ma se dopo el Signore permette che durante quel viaggio lì, che ghe sia tanta sofferenza e che te 'rivi là calando quaranta Kili del peso che te ghe: eh, pazienza! Saver accettare dalle man del Signore, non ti pare? E se poi, arrivato là, mentre ti aspetti la banda municipale di Rio, mentre ti aspetti il conte Marzotto, e arrivi là... e il nunzio... eccetera, e arrivi là e il conte Marzotto l'è morto, la signora... la xe morta, Emilio l'è morto, no te trovi più nessun là; te ve in cerca del nunzio, e el nunzio l'è via, te pensi de andare a coso... e te tocca andare a fare el giro per San Paolo parchè i passaggi i xe interrotti perché rotte le xe le strade; te rivi a Resende e te credi de trovare John, e l'è morto con un colpo del cuore, in cerca del vescovo e quello l'è là 'malà all'ospedale in agonia, te disi: "Ma cosa fasso qua?"... e te cerchi de andare nella Casa del fanciullo e i te dise: "Ve via, fème una carità, se ghemo liberà de Marzotto, de uno, l'altro, st'altro, ve via, fème nda carità!", e i ve ciapa col baston e... perfetta letizia! E allora voialtri no fe altro che ciapàr la corriera che va a San Paolo e dire al cardinale de San Paolo: "Caro cardinale, noialtri dovevimo andare a Resende e ne xe successo questo e questo... Savèmo che Vostra Eminenza ga dito, vero, che... "Fe nda carità, prima a Resende e dopo a San Paolo, eccetera", e gavarissimo pensà che semo distanti dalla patria e Vostra Eminenza rappresenta la Chiesa, se mettemo a disposizione de Vostra Eminenza!". E il cardinale de San Paolo: "Eh! Brutti manigoldi, andate via!", e comincia a bastonà... e ciaparì un aereo e andè a finire al Chaco, e ve a prepararghe posto a don Piero! D'accordo? Senza perderse de corajo! Figlioli, così bisogna accettare la croce!

MO138,13 [28-01-1967]

13 "Non dimenticarti - e termino - di ripetere ogni mattina questa offerta e di rinnovarla frequentemente nel tuo cuore, anche e soprattutto per le cose umili...".
Anche per le piccole cose, abituarsi anche alle piccole sofferenze, cominciando da quando te ghe spizza alla lingua, tutto, tutto, tutto: le piccole cose... "... perché esse sono la materia principale della tua vita". La sofferenza, ricordatevi, è la materia principale della nostra giornata, è l'oro più puro che incontriamo durante il giorno; perciò, anche le piccole cose: abituarsi proprio... Te ve in refettorio, te trovi che el caffellatte el ga ciapà el fumo, o te trovi el caffellatte poco zuccherato, o te trovi el pan un pochettin duro: ecco, ma proprio dire: “Grazie, Signore!". Proprio dire un grazie al Signore ogni volta che trovi qualcosa che ti pesa, qualcosa che ti fa male, qualcosa che... insomma, che non ti va: dir sempre, dir grazie al Signore! Ecco, vi auguro che almeno voi che siete giovani possiate imparare la lezione affinché, arrivati a cinquantadue anni non abbiate da dire: "Cum aliis predicavero, ego reprobus...".