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LA NECESSITÀ DELLA CORREZIONE

MO150 [1-03-1967]

1 Marzo 1967

MO150,1 [1-03-1967]

1 Coraggio, ancora un poco e mi vedrete, e un altro poco... partiamo!
"Ben lo sapete, - caro Toni Pernigotto - come fa un padre con i suoi figlioletti, abbiamo esortato, incoraggiato e scongiurato ciascuno di voi a condurre una vita degna di Dio che vi chiama al suo regno e alla sua gloria". Materia ce n'è! "Come pastore Paolo si sente non solo come una madre, ma anche, particolarmente nel suo ministero di maestro, come un padre. Egli ha generato al vangelo anche i Tessalonicesi, come dirà più tardi dei Corinti. Ora un padre ha il diritto di ammonire e, sentendosi spinto dall'amore, Paolo non teme di essere importuno. All'amore infatti l'uomo è disposto a concedere molto". Facciamo l'analisi un po' grammaticale su queste parole qua. Paolo sente di essere un padre, sente di voler bene... come un papà e, dato che sente di voler bene, non risparmia quelle parole che ha dette lui qui: "... abbiamo esortato, incoraggiato, scongiurato, bastonato e...", "et ita porro, et ita porro"! Ora state attenti, venerabili consorelli, state a sentire. Questo ve lo dico non per giustificare quel che ha fatto questo vecchio padre, ma per dirvi: "Guardate che se non fate così andate a finire all'inferno". Si presenta per esempio un caso, fermiamo un caso noto a tutti tanto perché è facile a capirlo e anche perché... capite... Si presenta il caso di don Lino Dal Moro, poveretto, che è partito per il Brasile. Vi dico un caso noto a tutti. Don Lino Dal Moro: chi è che non ha stima di don Lino Dal Moro? Chi è che non vuol bene ad un giovane sacerdote così, spirito buono, con la carità che ha, basta pensare a quel che ha sofferto... morto il papà, la mamma ammalata, dover partire con la mamma ammalata... queste cose chi è che non le capisce? Ora, se tu lo guardi, don Lino, sotto i vari punti di vista, ti senti, scusa la parola, di volergli sempre più bene, è vero, no, sempre più bene, perché è un ragazzo che, sa, avrà anche lui qualche piccola... come abbiamo tutti, ma se lo guardi nella sua essenza, è un sacerdote che può fare tanto bene. È uno che senti di volergli bene per quello che ha fatto, per gli sforzi che ha fatto per arrivar a quel punto lì, per quello che ha sofferto, eccetera, così, per la giovialità che ha. Questo lo sentite voi, ma io lo sento più di voi; se voi lo sentite perché siete fratelli, scusate, io lo sento perché sono papà! Perché quando che lui è venuto qui, io ho vissuto con lui, ho trepidato con lui nei momenti della lotta. Quando che vedi che un fiore sta venendo su e vedi che le tempeste stanno venendo avanti... l'ho circondato d'affetto, gli ho messo altri vicino, ci ho messo una siepe attorno, ho pregato, ho sofferto giorno e notte, si può dire, per questa creaturina. Quando poi l'ho visto camminare tranquillo e sereno... è come una mamma che sente la gioia quando vede il figlio fuori pericolo, no? Adesso arriva il momento della partenza, ho condotto là mons. Luna in casa sua perché potesse portare un po' di tranquillità alla mamma; insomma, s'è visto... è arrivato il giorno di lasciarlo andare, di farlo partire per l'America. Don Ottorino vuole bene così a don Lino, ma anche don Lino vuole bene a me. Guardate, un piccolo atto che sembra una stupidaggine: era ad Arsiero, è andato in Svizzera con l'arciprete di Arsiero, ha comprato due bolli di cioccolata: una per sua mamma e una per me! Dopo non so chi abbia mangiato il cioccolato, ma è venuto qui dopo un mese, ma è venuto giù a portare il bollo di cioccolato! Capite che basta un atto di questo genere per capire il cuore di un figliolo: chiaro? Avrebbe potuto prendere il bollo di cioccolato e portarlo a uno di voi. Si vede che c'è una corrente di affetto.

MO150,2 [1-03-1967]

2 Sta per partire Lino, e mi domanda di andar giù in bassa Italia. Dico una cosa nota, ma non lo faccio per rilevar peccati, e deve servirci per creare dei principi, no?
Sta per partire, e allora lui chiede di andar a salutare suo fratello. Lui ha capito una cosa, io un'altra... lui ha capito che poteva anche andar a trovare sua cugina a Napoli, e va bene! È andato a trovare sua cugina, a Napoli, suora. Questo qua vien su e mi si è fermato anche a Monterotondo a trovare i fratelli... si è fermato lì. Oggettivamente che cosa c'è di male? Niente di male, oggettivamente. Me lo avesse detto: ma fermati fin che vuoi! Se me lo avesse detto, gli avrei detto: telefona almeno a casa per veder se è arrivato l'ordine di partir per l'America! Niente oggettivamente di male... però: un mese e mezzo prima, siccome so che vuole bene a don Flavio, eccetera eccetera, sapendo questo l'ho mandato con don Aldo, ed è stato là tre quattro giorni a Monterotondo. Lui va là, così, senza pensarci, mica per cattiveria, ma senza pensarci... praticamente ha fatto una cosa... che un religioso non dovrebbe fare senza pensarci! Allora mi son trovato dinanzi a questo dilemma. Attenti, io avrei potuto, come più di uno di voi me lo ha detto privatamente: "Ma dai, don Ottorino, gera l'ora de partire... Gli ultimi giorni proprio darghe una stomegada cussì a don Lino, poareto, eccetera eccetera”. Più d'uno mi ha detto questo: non era el caso de darghe una stomegada cussì! Ora, state attenti, io mi son trovato dinanzi a questo dilemma: o gli lascio passare... sa tanto el va via, poveretto, proprio amareggiarlo, fra che el ga lo strazio del cuore per la partenza... la mamma... eccetera eccetera, ma sì, va là che dovemo perder la pace per questa roba qua! Un papà gavaria detto cussì. E vi dico sinceramente, quello el gera moto "primo primi"... neanche una parola! Questo. Seconda cosa. Don Lino, io lo mando in America a dirigere un Istituto, lo mando a impiantar una casa, lo mando dove non posso essergli vicino nè io e nessun altro di voi. Ora lui, lui deve fare in ogni azione la volontà del Signore, lui non può prendersi, vero, il lusso di dire: "Aspetta, adesso mi me par che va ben così e fasso cussì..."; anche se sembra la cosa migliore non può lui dire: "Me par che va ben e allora la fasso, me par che vada ben!". Perché se ragiona in questo modo, parendoghe lu de far ben, el 'darà a correr zo nel fosso. Parchè se mi vado avanti disendo: "Secondo mi me par che vada ben così, secondo mi me par che vada ben così!", e non me preoccupo de dirghe al Signore: "Signore, adesso va ben... secondo mi così, ma secondo ti va ben così o non va ben così?". Capito? Cioè, se io non mi fermo a domandare al Signore, non quello che... parchè, sa, se mettemo in do tre: "Ciò, cosa gh'in dito, don Lino... Ben ben, fèmo così!". Pian pian “fèmo così”; vedemo se ghe gera el Signore prima, parchè, sa, a fèmo i conti senza l'oste se no, vero? Minacciamo di fare i conti senza l'oste! Sarebbe come se voialtri ve fussi messi stamattina in tre quattro: "Niente scuola, andemo a fare una gita...". E dove? A chi gavìo domandà? "Eh, se gavèmo messi d'accordo e ne par a noialtri che vada ben!". Non si può mica far così, no? Ora se ci mettiamo anche in due o tre a discutere e non prendiamo il Signore in mezzo e non cerchiamo di vedere lui e di sentire lui, a un dato momento facciamo quello che ci pare che vada bene, ma anche facendo cose che apparentemente sembrano grandi e forse in principio sono grandi... mancano di fondamento se non c'è la volontà di Dio in mezzo. Allora, il papà dice: "Perdona... Cossa vuoi, poveretto, el soffre lo stesso, perché vuoi aggravare la sua sofferenza?".

MO150,3 [1-03-1967]

3 Il responsabile della Congregazione ti dice: "Guarda che tu ti rendi responsabile dinanzi a me, se non gli dai un colpo forte in modo che si attacchi all'orecchio, che prima di fare un'azione bisogna domandare al Signore".
"Ma soffre, Signore, se io faccio sta roba qui!". Dice lo Spirito: "La carità cristiana allora dove va? La carità cristiana è aiutare il tuo fratello a farsi santo e a far la volontà di Dio", dice lui. Allora salta fuori la natura umana: "Signore, va ben, e xe giusto allora che mi, un toso che va via, el vada via un po' freddo verso de mi? Varda là, el saluda Toni Zordan: 'Ciao Toni', e 'l lo basa... e magari el me saluda mi: 'Chissà ca me libera! Ah, finalmente ca vo via!' Ouh!”. Credìo voialtri che il cuore del superiore sia fatto de cosa, de sassi? Che non dispiaccia a me di dare una stangata a don Lino sapendo che, per quanto santo sia, il suo cuore un pochino si stacca, per quanto santo sia? Ma, scusatemi tanto: ma anche se è santo uno, se prende una bastonata se stacca nda scianta il cuore... anca se esternamente non mostra, ma insomma insomma non c'è quel calore! Credete che a me non costi questo distacco di calore? Costa! Ma se io voglio bene a don Lino e voglio che don Lino faccia la volontà di Dio, devo accettare volentieri anche questo distacco del cuore, anche se questo distacco del cuore dovesse durare anche per tutta la vita: strazio per me... strazio per lui... ma questa è la volontà del Signore. Guardatemi bene... costa fatica, sapete... forse, di tutto, costa... Siamo... Vi faccio una confessione intima, proprio intima intima: nel bastonare la gente quello che costa più di tutti... Siccome ho rinunciato e avete rinunciato anche voi ad una moglie e a dei figlioli... e per me siete moglie e figli, umanamente parlando, no, sì, quella santa amicizia che sta bene in una famiglia... per me la famiglia è questa, no? Ora pensateci un momentino: il bastonare uno vuol dire... un po' staccarlo, un po' staccarlo. Quando, per esempio, io ho cominciato a bastonare i grandi, cominciato a bastonare i grandi... e ho sempre giudicato che ho bastonato, vi assicuro, ho sempre giudicato... Quando in montagna abbiamo preso in mano la questione là, dei Focolarini, vi ricordate, eccetera eccetera, mi pare che sia sempre stato così! Perché, quando ho cominciato, le prime volte avevo dieci amici; te bastoni uno: tan... te bastoni un altro: tan... te bastoni un altro: tan... e dopo ho visto che quell'amico che è stato bastonato, senza volerlo faceva amicizia con un altro che era stato bastonato, va bene? E senza volerlo poi: "Sì, sì, don Ottorino... ma! Sì, sì, ma!". I gavea uno nda recia macà, quell'altro 'naltra recia macà... Se uno prende una bastonata da me, dopo, quell'altro prende una bastonata anche l'altro, i va in infermeria tutti dù, e in infermeria, cosa volete, arriva 'n altro: "Oh, anca ti! Ecco, anca ti!". Se se vol... bisogna andare in infermeria: la deventa il luogo, vero, dove che vengono captate le "lamentazioni di Geremia profeta", vero? Chiaro, chiaro...

MO150,4 [1-03-1967]

4 Però ricordatevi, figlioli miei, ricordatevi, ho fatto tanti peccati, tante miserie, però ricordatevi, mi pare, almeno dinanzi a Dio, di non aver mai risparmiato una bastonata per conservarmi, conservarmi il sentimento del figliolo, e vi dico: mi è costato! Perché mi è costato? Perché in certi momenti... quando tu hai dieci figlioli e li bastoni tutti dieci o ne bastoni nove e il decimo si unisce ai nove bastonati, tu sai che devi restare da solo, tu sai che poi devi rassegnarti, devi rassegnarti, se vuoi un po' di consolazione umana, devi andare a ciuciare ferri da musso, che xe come el Signore risponde in quel momento là. Eppure, nonostante questo, il mio dovere era: "Tu devi rispondere dei tuoi figlioli!".
Mi son permesso, non per farmi bello, neanche per sogno, ma per dirvi, ricordatevi: "Exemplum dedi vobis, ut quemadmodum ego feci, ita et vos faciatis!". Guardatevi, figlioli, guardatevi, figlioli: "Ma mi no go el coraggio!". Qualche volta ve farà qualcheduno: "Sa, mi no go el corajo... Una volta così e go visto che el se ràbia; no go el corajo!". In altre parole: "Mi me vojo massa ben a me stesso, e non vojo mia diventar rabioso, no vojo mi doman... parchè, sa, i se la ciapa con mi...". "Non vojo - in altre parole - creare il vuoto vicino a me. - in altre parole - Sono tanto umano nel mio modo di agire, e me dispiasaria perdere le amicizie per el mio dovere". Figlioli, state attenti, non umanizzate il vostro lavoro! Non umanizzate! Siete membri della Comunità, vogliatevi bene, ma il vero bene, ma vogliatevi bene tanto, ma il vero bene che vi porta... Guardate... per esempio, adesso... quello lì... Credete che non abbia sofferto e che non soffra pensando quanto Lino soffre per quella roba lì forse, ma appunto perché gli voglio bene sarei disposto ad attraversare il mare e darghe una bastonada e tornare a casa. Bel gusto, se dirìa, el ga trovà gusto a bastonar la gente e tornar a casa! È una cosa... Credo che non ci si abitua mai a bastonar la gente... ma, ma, vi è da aiutare il fratello ad amare di più. Guardate che quando ho bastonato, in genere mi pare di avere sempre bastonato per salvare i princìpi, per portarci a vivere quel libro che abbiamo stampato ultimamente, no, i veri princìpi, per salvare quelli!

MO150,5 [1-03-1967]

5 Ieri sera, ieri sera per esempio, guardate, portiamo un caso così da buoni fratelli proprio in famiglia...
È venuto qui Soprana e... è venuto lì alla conferenza, poi lui si ferma un pochino con me. Vedere sto cristiano che dice: "Il venerdì, sàlo, xe così belo el venerdì, el ga dito, par mi el ga ciapà 'naltro colore, el venerdì. - el ga dito - Quando penso che arriva el venerdì sento gioia, e sa, poder offrire sofferenze, la corona, eccetera, par voialtri: a me sento de casa! El venerdì me ga fatto diventare de casa! Sento che sono in famiglia mia, qua. - el ga dito - Però, - el dise - che differenza fra questi e quei... che se trova fora! - el dise - Varda, giorni fa, un tale...", e 'l me ga dito el nome de uno, el me parlava che l'è sta a mangiare con alcuni preti, a pranzo, e el dise: "Lu nol ga mai sentio barzellette così sporche come quelle che go sentio a pranzo coi preti!”. Ecco la frase: “Non el ga mai sentio barzellette così sporche come quelle che go sentio a pranzo coi preti!”. El dise: “Ancò xe vegnù in bottega mia el tale...”, e el ga dito el nome de un prete. "A me vergognavo mi, e anca per la persona che xe vegnù dentro lì, per il frasario basso che el gavea nel modo de parlare!”. Mi son stà a pranzo sabato coi canonici, quei della curia e il predicatore della cattedrale. A pranzo, il predicatore della cattedrale el ga dito dalle venti alle trenta barzelette. Tutto el pranzo, mi lo gavea alla me destra, l'è stà accompagnà da barzellette, sporche: "Beh, questa xe per adulti, no con riserva... questa, questa... Semo tutti adulti qua, vero?". Scominsia un'altra barzeletta... Rigodanza, don Rigodanza: "Padre, xela per adulti?". "Xe... per persone mature. - el ga dito - Veda lei se è una persona matura!". E tutto impernià su sta roba qua! No! El dise: “No podemo tirarle fora, no se pol mia far questo. - el dise - Fora no se pol mia, ma detto fra noialtri, detto fra noialtri!". Volìo che mi a me rassegna domani a sentire ste robe qua da voialtri? Soprana che el dise: "Ma perché sta roba qua? Co' son vignù qua, per esempio, in refettorio, a se ride e se scherza, no i ga mia manco allegria qua, se vede che i ga la vera gioia, i scherza e i ride. Mi, quando ca vegno qua me sollevo perché se ride e se scherza, ma in altra forma, in altro modo: se se gode lo stesso, ma senza però sporcarse la bocca”, el ga dito. Ah, ma quante bastonà gonti dà mi, fioi, siamo sinceri, per fermare: "No! No vui quella parola!". Brrumm... bastonà! Brumm... bastonà! A go ancora male i brassi! Va ben? Go ancora male i brassi! Però, però, mi ve domando: quanti de voialtri, siamo sinceri, non stè adesso far tante storie, quanti de voialtri me gavìo jutà, ma concretamente, per fermare...? Voialtri dirè: "Don Ottorino... l'è sempre preoccupà...".

MO150,6 [1-03-1967]

6 Ve porto un altro esempio...
Xe vegnù qua... chi xelo? Farina Giancarlo, l'altra festa, no? Farina Giancarlo, l'è vegnù, el se ga fermà un momentino e dopo l'è andà a casa, el ga visto so fradelo Antonio, che i ghe gavea tajà i cavei da poco... "Ciò, - el ga dito, pubblicamente, che ga sentìo gli altri, anche so fradelo Egidio, che l'è stà maravejà anca lu - chi xe stà quel disgrasià che te ga taja i cavei?", pubblicamente: “Chi xe quel disgrasià che te ga taja i cavei?”. Questo modo di dire, queste frasi così volgari, meritarìa un sciaffòn, ma de quei dritti e roversi! Un giovane dell'Immacolata... E allora mi go fatto osservazion quando che go sentio: "E ma gavèmo un frasario così!". Ma come: gavemo un frasario così? Nell'Immacolata uno va avanti con un frasario così? E nessun ghe spacca el muso? Uno va avanti con un modo di dire così, uno mantenuto qua trattato da fratello ha il coraggio di dire, verso l'organizzazione... anche se i lo gavesse rapà, so fradelo, dire: "Chi xelo stà quel disgrasià, quel disgrasià?", e nessuno che ghe dà un catassù, un catazò, un catasotto o un catassora? Figlioli fate un po' di esame di coscienza: avete mai sentito parlare un po' volgare, frasi un pochino banali? Come avete reagito? Ecco vi dico: tocca a voi! Non tocca a me, tocca a voi! Con l'aiuto di Dio siamo arrivati a una certa tonalità, ma ricordatevi che è arrivata l'ora che non basto più da solo per tegner su. Fin che eravamo in otto dieci potevo essere in mezzo, sentire, e a un dato momento, durante la conversazione, poteva arrivare una secchia d'acqua, brrummm, sulla testa di uno... Se ga diffusa la voce che la man di don Ottorino la xe pesante.....

MO150,7 [1-03-1967]

7 Figlioli miei, figlioli miei, allora l'ho fatto io. Con l'aiuto del Signore siamo arrivati a questa tonalità, però ricordatevi che non posso più io da solo, è impossibile che uno possa fare da solo! Abbiamo fatto... riunioni perché in montagna tutti insieme quest'anno eravamo in troppi, bisognerà per forza dividere, far dei gruppi, ma bisogna, ricordatevi bene, che per vigliaccheria non facciate voi, bisogna che mi aiutiate non a mantenere ma a crescere... Per esempio, parole volgari buttate là: “Lazzaròn, ciò, vigliacco...”, parole così, un po' banali... via! Non si possono tollerare tra cristiani, tanto meno tra religiosi; certe espressioni, certe parole non si possono tollerare!
Vedete, noi abbiamo sempre detto che bisogna che presentiamo prima l'uomo, ma l'uomo compìto, corretto, non l'uomo volgare, l'"homo Dei", non l'uomo selvaggio, vero, l'uomo selvaggio, no l'uomo selvaggio! Ora, chi ci aiuterà? Dovete essere voi, ognuno di voi ha la responsabilità in questa roba qua: salvare i princìpi! Per esempio, anche quei princìpi che abbiamo, quel libro famoso che abbiamo stampato; adesso questo lavoro è rilegato in quella forma, ma adesso arriveranno gli altri rilegati con una bella copertina lo stesso, stampato lo stesso, dentro è tutto uguale, stessa carta, tutto quanto, soltanto la copertina è un po' economica: quelli lì costano 500 lire l'uno alla rilegatura... mi pare che mancherei contro la povertà dandovene uno per ciascuno; ottanta Religiosi, sono quaranta carte da mille solo di copertine. Una bella copertina grossa lo stesso e stampata va ben lo stesso... però ne trovo uno per ciascuno... ma poi mangiatelo quel libro, mangiatelo! Eh, ma no in senso umano, che qualcuno nol lo magna sul serio, no magnarlo sul serio, eh!

MO150,8 [1-03-1967]

8 E quando lesendo, ad esempio, una frase di quel libro, poniamo “uomini del 2000”, non vuol dire soltanto uomini che vanno in aereo, che fanno una bella figura, con la borsetta e con i guanti neri... vuol dire: l'uomo del 2000 è un uomo gentile, è un uomo che saluta, l'uomo che in ricreazione non vien fora con banalità. L'uomo del 2000 non è solo quello che va in aereo e se ne impippa dei altri che lavora e va a divertirse: no, è tutto un insieme, vero, dai pie puliti, dal comportamento decoroso e dalla signorilità, dal modo di agire, di parlare e di pensare, no? Quando si dice "l'uomo di duemila anni fa" non basta soltanto che sia un uomo che parla di duemila anni fa, ma che vive di duemila anni fa e che perciò in chiesa... no che in chiesa te vedi qualche Religioso magari, che in chiesa sembra qualcuno di quegli uomini che va a Messa alle diexe e el se mette visìn la pila dell'acqua santa, no, con certi atteggiamenti, là, screanzati. No, no, no! Un uomo che tu vedi che vive del Vangelo, ma che vive del Vangelo in chiesa e fuori di chiesa, e quando parli con quest'uomo senti che il suo modo di ragionare è improntato allo spirito evangelico, ai princìpi del Vangelo, e quando questo uomo si incontra con un fratello che non vive questo spirito cosa fa? Lo prende da una parte come dice il Vangelo e gli dice: "Senti, scusami sai, ma però non va questo... che questo non va!". E quando mio fratello non vuole, lo mando "in assemblea"... ma non va quella roba, non va, non va, non va!
Sì che me toca mi? Sì signor! Tocca a te! Perché tu sei membro della Congregazione. Sei membro della Famiglia e, scusatemi tanto, quando, supponiamo, Toni Zordan va a casa, supponiamo stassera va a casa e, arrivato a casa, si accorge, vero, che se ga impissà la credensa e la xe drìo ardere, el va là, el ciama: "Mama, vien xò!". "Cossa?". "Ghe xe la credensa che se impissa!". "Dai, no!". "Ah, beh! Non tocca miga a mi!". "Ma no te sì anca ti della fameja?". "Ah, mi son a Vicenza; la me credensa no la se impissa miga!". Stè attenti perché tante volte faxemo così noialtri. Siamo in casa nostra, c'è qualcuno che brucia: “Ah! Non tocca miga a mi”, perché è fatica, figlioli; ecco qui il punto. Perché è fatica! Perché forse tu hai da bastonare e quel tale che è tuo amico forse ti verrà meno amico. No! Più tardi ti diventerà amico... lascia stare, lo sarà in Paradiso. Don Lino, quando andrò a trovarlo... mi darà tre baci invece di uno e mi dirà: "Grazie, grazie per quello che ha fatto!", e se anche in terra non me li darà, in Paradiso continuerà per diese anni a basarme! A me vardè, cari? Questa xe la realtà! Perciò, ecco, concludendo. Vi rendo tutti responsabili della civilizzazione della nostra Famiglia religiosa. In modo particolare vi pregherei delle parole volgari, delle frasi, del modo di fare, del modo di agire, eccetera. Vi dico: vi rendo tutti responsabili. E quando, ad esempio, sentite dire che uno ha detto una parola e che l'altro non l'ha corretto, vi dico: "Cane, perché non hai abbaiato? Ti sì tre volte can!".