1 Che giornate così, da montagna, no? Toni... quella del Chaco!Ieri sono successe due cose... Il maestro l'è senza libro, nol capisse più gnente... Mentre mi trovavo alla congrega, monsignor Carraro mi ha passato una lettera, una lettera dal Chaco, non diretta a me, ma a lui; era un sacerdote suo amico che, neanche a farlo apposta, è proprio là nel gran Chaco, è nella parrocchia grossa della diocesi di mons. Di Stefano a lavorare. E descriveva un po' la situazione, e specialmente la Pasqua, finita la Pasqua. Diceva: "È doloroso trovarsi in un centro di diecimila anime e far tutte le funzioni della Settimana santa: fuori centinaia e migliaia di persone che stanno ballando e saltando, cantando, eccetera, e in chiesa neppure una persona. Ho dovuto fare tutto da solo". Da solo? Forse avrà avuto la perpetua, vero? "E a questo - dice - si aggiunga la situazione del calore, caldo che è insopportabile: ormai non ce la faccio più! Ad ogni modo ormai si tratta ancora di pochi mesi e poi ho finito e vengo a casa!". Diceva che sognava, insomma, sognava la sua Italia, sognava un po' il calore delle nostre parrocchie, sognava, dice, un po' "dove si fanno le cose, dove si cresce, in altre parole posti dove si raccoglie". Diceva: "Fisicamente mi trovo così... mi sono fatto visitare anche ultimamente, non riesco a mangiare, non riesco qua, non riesco là". Diceva: "Ad ogni modo, dice, io presto adesso ritorno e, dice, so che devono venire qui, devono venire qui dei sacerdoti, dei Religiosi della Pia Società San Gaetano di Vicenza. Ecco, resteranno loro che prenderanno il posto, che potranno fare, eccetera eccetera eccetera".Caro Toni, caro Toni, caro don Graziano, ho detto ieri sera a don Piero Martinello: "Va’ da mons. Carraro e fatti mostrare la lettera, fatela mostrare”, perché vedete, figlioli, bisogna guardare alle missioni non con la poesia: con la poesia della croce, con la vera poesia.Quando che San Piero stava per andar via, el se ga incontrà, leggenda va ben, tutto quel che volete, stava scappando da Roma, el se ga incontrà con Nostro Signore... Dico, lasciamo stare la leggenda: la realtà è questa, però; e il Signore stava andando verso Roma: "Dove vai? Quo vadis, Domine?". "Vado a morire un'altra volta...".Ecco, l'andata di un apostolo verso un luogo di missione se è considerata come: "Io vado, vado per essere immolato...", allora è realtà, se no guardate che è poesia. La mia venuta, per esempio, verso questa terra qui di Saviabona, guardate che è una venuta alla immolazione. Anche l'andata a Crotone, i nostri fratelli a Monterotondo o al Guatemala o a Resende, non c'è niente da fare, dev'essere considerata come: "Io vado per essere immolato!".
MO158,2 [4-04-1967]
2 Quando da piccolo il Signore ha chiamato me al sacerdozio, mi ha chiamato alla immolazione. Io il sacerdote l'ho capito così. Poco importa, scrivevo in liceo e in teologia nelle mie note particolari, essere messo in alto, in basso, onori o disonori, in prigione o bastonato, purchè questa candela si consumi per Dio! Mi ha fatto impressione tanto quella frase di mons. Veronesi che l'aveva... c'è un librettino scritto... piccolo... quando sono entrato in seminario nel 1927, che circolava tra i seminaristi, un opuscoletto piccolo piccolo, e sopra c'era una candela... cioè, meglio... c'era... sì, sì, una candela, ed era messo sotto: "Poco importa, poco importa quando, dove, come... purchè questa candela si consumi completamente per il Signore!”. La frase pressappoco era questa, no? Non importa niente dove, come, purchè si consumi interamente per il Signore! Ora, vedete, la vita dell'apostolo non importa se al Chaco o in Italia, non importa se al caldo o al freddo, se in ottanta anni o in dieci quindici anni si consuma, purchè questa candela si consumi interamente per il Signore.Vedete, messo a punto questo, allora si può fare il resto, allora bisogna poi metterci tutte le attitudini umane.Vedete, dopo, come ci diceva ieri alla congrega, giustamente, ci diceva molto bene don Luigi Secco, bisogna dopo studiare anche dal lato umano come si deve fare per prendere il luogo di missione, cioè, prima inserirsi in mezzo a loro, in mezzo a questa gente... Vedete, noi abbiamo scelto delle missioni praticamente in mezzo al popolo latino, in America Latina, perché praticamente è abbastanza facile inserirsi, sono un po' come noi. Se si trattasse... Non è mica stato scelto a caso quel luogo là, perché se fosse stato in Africa, sarebbe stato tutto un altro discorso da farsi; fosse stato l'India, ancora peggio, no, perché allora bisognerebbe cominciare da tutta un'altra mentalità, tutto per inserirsi nel loro... Voi, quando vi porterete nell'America Latina, dopo un po' di tempo vi sembrerà di essere a casa vostra, perché... Quando siete andati in Bassa Italia era lo stesso, no, per Roma lo stesso, perché dopo un po'... scusate, le differenze non sono tali, non sono tali come potrebbero essere da qua alla Cina, per esempio, capite chiaro! Differenze ce n'è, anche se io vado da qua a Verona, da qua a Venezia... c'è un po' di differenza, ma, ma la sostanza più o meno è sempre quella. Ora, abbiamo cominciato le missioni in un luogo dove è abbastanza facile inserirsi nell'ambiente; ci vorrà un lavoro di inserimento, va ben! In un secondo momento, quando i nostri fratelli torneranno dalle missioni o ci scriveranno, verrà fatto anche un qualche lavoretto di missionologia, in modo da spiegare: "Guardate che capiterà questo..."; verrà fatto, bisogna farlo assolutamente con l'andar del tempo, in modo che i nostri missionari che partiranno, in avvenire siano più preparati di quelli che sono andati adesso, per forza, no? Ma preparati, non da una esperienza fatta da altri, fatta dai nostri! Supponiamo domani vanno a Zacapa, siano i nostri fratelli di Zacapa che ci dicono: "State attenti questo...", che ci preparano a questo inserimento. È una cosa che faremo, che si farà.
MO158,3 [4-04-1967]
3 Però, figlioli, ricordatevelo: c'è una cosa che non può essere fatta a scuola, che non può essere fatta dagli altri, ed è appunto questa preparazione dell'individuo a essere immolato, a essere immolato. Vedete, ci ho pensato prima di farvi questa meditazione questa mattina, perché ho detto, forse qualcuno potrebbe scoraggiarsi e dire: "Allora torno da mia mamma!", perché è tanto difficile... essere immolato, essere immolato è una cosa un po' difficile! E allora aggiungo un altro fatto capitatomi ieri.Ieri sono andato su ad Altissimo, in casa dello zio di Venco, in casa... Quanti figlioli ci hanno in casa, Venco? Due. In casa c'è uno da sedici anni e una ragazza di vent'anni... paralizzata. Ma è come paralizzata, caro? Seduta sulla sedia o legata? Seduta là, quando sono andato dentro io faceva paura... e masticava... eeeuuuhhh! Sapete quando sono paralizzati così... Quando sono arrivato in casa, era dentro, seduta su una poltrona là, una di quelle sedie basse, e eeuuhh! Da vent'anni! Capiva niente, continuava a fare gesti... siamo passati lì... e ci hanno offerto il caffè, e... si sentivano questi... non si sa se siano muggiti o cosa che fossero, vero?Un papà e una mamma che devono tenersi in casa una ragazza così, che devono curarla in tutto e per tutto, devono... è loro figlia, e perciò farci tutto, e aver di giorno e di notte sempre questa musica, questa musica; una creatura che ha vent'anni! Pensate: adesso uno si sposa e ha una creatura così. E guardate che non ce n'è mica una sola, sapete... C'è Mistè, per esempio... no Mistè, Bottrè... che avrà quaranta anni ormai... da quarant'anni che ha una figlia così. Ce ne sono tanti in giro!Bene, quando sono andato a casa, lì, tua zia ha detto: "Ah, dice, è il nostro angelo questo, questo è il nostro angelo!". Ecco la fede! Quella tua zia poteva andare al Chaco e fare la suora missionaria! È chiaro? Quella poteva andare a Monterotondo e fare la suora in qualunque parte. Perché? Perché la sua vocazione è stata di essere madre di famiglia, però, però eccola là: "Questo è il nostro angelo!". Ho capito tutto, ho capito tutto! È una creatura che ci crede, che ha capito: "Il Signore ci ha mandato una figlia così, e va bene! Il Signore vuole così: è il nostro angelo!". Domani uno va al Chaco con uno spirito così, c'è caldo, non ce la fa più... Perché, quella frase che ha detto quel padre che ha scritto ieri, era questa: "Siamo in una situazione tale di calore, eccetera, e non si ha voglia di fare niente, completamente niente; fa nausea tutto, proprio un senso di nausea tutto!". Ecco, la mamma di quella povera creatura, che se non ha tanta fede, minaccia di dire: "Go voia de molar tutto! Son stufa, molo tutto, son stufa!". No: "È il nostro angelo, è il nostro angelo!".Ora, era appunto su questo che io volevo fermare la nostra attenzione stamattina. Vedete, noi possiamo in fatto di quelle crisi che... Diceva ieri bene il prof. Tisato lì nella congrega che bisognerebbe fare un trattato, qualcosa, no? La sostanza era questa, che le cose di Dio non possono essere, - ti parla lui da filosofo, no? - non possono considerarsi alla stregua della filosofia. Non era questo il pensiero, don Erasmo, un po'? No? Cioè, com'era il pensiero? (Voce: "Il cristianesimo non è complemento di un valore umano, ma è rottura con i valori umani...".) È tutta un'altra cosa, è tutta un'altra cosa! Il cristianesimo... non si può partire da tutta la psicologia e adesso completiamola: è tutta un'altra roba, è tutta un'altra... È proprio rottura. Bisogna tener presente quello, bisogna sapere quello, tener presente, ma guardate che è rottura, è rottura completa. È chiaro? Non è una logica umana, è tutta un'altra logica, è tutta un'altra cosa. Perciò bisogna abbracciarlo il cristianesimo com'è, poi portarlo con quella prudenza umana e perciò conoscere tutti i valori umani, tutto quel che volete, giustissimo, bisogna; ma bisogna conoscerlo com'è.
MO158,4 [4-04-1967]
4 Perché, scusatemi tanto, figlioli cari, adesso, per esempio, prendete la situazione pratica, adesso, no? Guardate, tanto per dirvene una: adesso qua, sti giorni qua... Guardate, Mario Pellizzaro ieri va via, poco tempo fa va via Farina, va via coso... Tomasi; te li ghe curà sti tusìti, tirà su da piccoli, eccetera, te ghe sacrificà, te ghe sì stà drìo e ore e ore par tirar su le crisi, par tignerli su: paf, vanno via!Te ve, te cominci per vendere la colonia de Asiago e i scominsia a dire che te vui venderla parchè ghe xe, scusa, i schiti dei polastri, e che te ghe sercà de imbrojare el seminario, de imbrojare per darghela da intendere, eccetera eccetera; capìo? El xe un imbrojo che don Ottorino ga fatto par... el voleva liberarse parchè ghe xe i odori, parchè ghe xe poca acqua, parchè ghe xe questo, parchè ghe xe quello, no per altri motivi: xe questo el motivo, vero? Eccetera.Te vedi questo... Insomma, a un dato momento te vien la voja: "Ma chi me la fa fare sta roba qua! A vo a fare el capellan a Durlo o se no... a metterme a vendare fighi secchi, vero, e la xe finìa, no?". Se non fosse per il Signore, fioli cari, se non fosse per il Signore! E dopo te cominci con i fratelli, te cominci con una storia, te cominci con l'altra... A un dato momento, ghe xe tanti de quei problemi che te ghe sulla testa che par che ghe sia proprio una morsa che te sàra, parchè... Provo metterme... vegno de qua, no, ghemo i pannei; 'spetta, vegno de qua: no, trovo la questione delle vocazioni; 'spetta ca me sposto de qua, e qua trovo la casa de Asiago; me sposto de qua e trovo quella de là, me sposto de qua e vedo i problemi dell'Istituto de là; me sposto de qua... Insomma, a un dato momento, dove gonti da spostarme allora? Sotto el letto? Vero?E questo è una situazione! E come si fa a vincere questa situazione, che più o meno è la vostra situazione, sarà di altro colore, sarà di altra forma, ma è la situazione del papà di famiglia, è la situazione di quella povera mamma e quel povero papà di quella povera figlia disgraziata, no? Come si fa a vincere? Questo si vince solo con la fede, perché, è inutile, le cose umane in modo umano non si possono... non si può spiegare in una forma umana! È tutta un'altra cosa: con la fede!E allora ecco, in fatto di fede io penso questo: possiamo trovarci in tre condizioni.Prima condizione può essere questa: tiepidi in fatto di fede, tiepidezza.Seconda: potrebbe essere un ostacolo, vorrei dire, di poca fede; sì, ho fede, uno che ha fede, è uno che vive di fede, che vive di fede. Vedete, se uno vive di fede vince qualunque situazione. Se è un papà di famiglia accetta volentieri dalle mani di Dio anche un figlio disgraziato e dice: "Questo è il mio angelo, questa è la benedizione di Dio!", se uno 'vive' di fede. Se uno ha fede, sì, ma non vive di fede, è in pericolo di morte! Se uno si trova in stato di tiepidezza è già morto, è già morto! E la paura tremenda oggi è questa: che tanti, tanti vivano, specialmente fuori nel mondo, anche apostoli, in stato di tiepidezza.
MO158,5 [4-04-1967]
5 Cosa vuol dire stato di tiepidezza? Tiepidezza è un po' uno stato come sarebbe la tisi nel caso fisico. Un tisico tu lo vedi pallido, tu lo vedi che non ha voglia... non è capace di stare in piedi, non è capace di camminare, tu lo vedi che in fatto di cibo non ha appetito, lui vorrebbe... "No, questo no... questo sì... questo là...". Va cercando sempre: "Mah, mi magnarìa ancò una minestrina con le tajadele". I ghe prepara la minestrina e el gh'in magna du sculieri, no? "No te ghe dito che te la vui ti sta roba?". "Non importa! Magnarìa i gnocchi!". I ghe prepara un pochi de gnocchi... magna uno: basta, el lassa là! Inappetenza, inappetenza, indifferenza: "No, gnente!". Ecco la tiepidezza!Guardate fratelli miei che oggi, col mondo di oggi, è facilissimo cadere nella tiepidezza! Guardate che è facilissmo, ma è facilissimo cadere nella tiepidezza! Perché? Perché il mondo, cosa volete, ci porta tanta polvere, il mondo ci porta tante cose, il mondo fa sì che... ci presenta delle cose che interessano, no?Difatti, io mi ricordo quando che ero liceale, ginnasio-liceo, per esempio, mi ricordo che ho fatto una lotta tremenda con me stesso per non lasciarmi prendere dalla scienza, dalla fisica, quelle robe lì: appassionato dalla fisica, ma in modo tremendo! Sia l'ottica come la parte termica o qua e là, quando che mi buttavo dentro erano cose da matti, va ben? Ma cari miei, cari miei... il padre spirituale mi ha costretto a continuare quelle cose là, costretto! "Ma, padre, ma no, par carità, le me distrae massa, non ghe la fasso, perdo tutto, perdo la fede...". "No, tu devi fare e salvare le altre cose!". Quello mi ha salvato! Adesso non sarei capace di fare una cosa e l'altra se allora il padre spirituale non mi avesse preso per lo stomaco e non mi avesse costretto a fare questo. Perché, a metterse lì per esempio con l'ottica, e allora là, e piano convessi e menisco de qua e menisco de là e prova e riprova e... una lente qua e una lente là, e un raggio che va de qua e un raggio che va de là... Quando che geri piccoli e taccàvi a farle esperienze, mi go rivissudo tutti i tocchi de lente che gavea, le decine de lenti che gavea, le esperienze che faséa, faséa in liceo per conto mio. Appassionato, proprio gavea passione, ecco! E dover dire: "Fino alle cinque, e alle cinque vado a fare la Via Crucis". E allora: tan, tan, tan, tan! Questo strappo: no! Tun, tun, tun! Questa ginnastica! Cari, è un attimo lasciarsi prendere, perché, scusate, inutile dire che no le xe robe bele! Uno dirà: "Mi par mi no la xe mia bela l'ottica...". Ma... no sarà bela l'ottica, ma te piaserà el calcio, no te piaserà el calcio sarà... altra roba, uno sport de altro genere; ma insomma, ci sono nel mondo delle cose che senza essere peccato sono indifferenti, vero, che piacciono alla natura umana!
MO158,6 [4-04-1967]
6 Figlioli miei, guardate, se non vogliamo cadere nella tiepidezza, bisogna assolutamente romperla con le cose umane. Durante la Quaresima parlavamo dei famosi idoletti, ma guardate che i nostri fratelli dei primi tempi della Chiesa andavano nel deserto, facevano uno strappo completo col mondo, si separavano interamente dal mondo, lasciavano tutto, proprio lasciavano tutto. Noi ridiamo sul passato qualche volta, ma quando queste benedette suore, questi benedetti anche Religiosi si separavano dal mondo e cambiavano persino il nome, persino il nome, dico, ridiamo sul frate don... ridiamo su Fra Teodosio, però attenti, attenti, guardate che c'è qualche cosa di grande sotto ste robe qua, eh! Uno lasciava il mondo, lasciava il mondo, lasciava tutte le cose del mondo, persino il nome, persino il nome... morto per il mondo! "È un significato: io per il mondo sono morto! Da questo momento cambio persino il nome, a un dato momento non mi conoscete più, io mi sono sotterrato, buttato là dentro, in un deserto...". Può essere un deserto di un convento, può essere il deserto di una clausura, può essere il deserto anche di una vita contemplativa attiva, ma però io per il mondo non esisto più, e le cose del mondo per me non esistono più. Quando io ho il necessario per vivere, quando io ho un giaciglio dove buttarmi, io sono interamente del Signore!Fratelli miei, la fede, la fede la si conserva così, sapete! Anche, se volete, il cambiare il nome è una cosa molto secondaria, l'avere questo atteggiamento esterno: quello che interessa è che spiritualmente siamo così e dobbiamo essere così. Io ho abbandonato tutto, guardiamo il caso nostro, io ho abbandonato tutto e ho scelto Dio, ho scelto Dio e solo Dio, esclusivamente Dio. Ma se io piano piano comincio ad accendere una candeletta allo sport, non è per... capite, non è per lo sport... comincio ad accendere una candeletta alla televisione, non è per la televisione: "Sa, sarebbe utile che io vedessi quella cosa perché...", ecco... una candeletta a quel libro, una candeletta a quella rivista; sono tutte stupidaggini, ma sono quei fili che fanno una corda, che fanno una corda! Per poter dire... quelle cose bisognerebbe che io fossi capace di leggerle e di ascoltarle meditandole! È fatica sapete! "E allora io...".No, no, eh, no, figlioli, non vi dico tagliatela completamente, perché dovete vivere in mezzo al mondo. Ma vi dico, figlioli, che se, se non alimentate dentro di voi quella che è la fede, ma nel vero senso della parola, guardate che è un disastro, è un attimo cadere nella tiepidezza, sapete! Sapeste quanti, quanti apostoli tiepidi ci sono nel mondo! E quanti genitori tiepidi! Qualcuno potrebbe dire: "Ma io divengo papà di famiglia!". Se hai la vocazione, la tua strada è questa! Anche genitori tiepidi! Quante famiglie purtroppo non vivono più la vita cristiana per causa dei genitori! Quanto, quanto pochi sono quei genitori che, noi ne conosciamo qualcuno, che alla sera, stando in piedi, insieme recitano la loro corona, erano e sono un po' i sacerdoti della casa, i sacerdoti della casa!
MO158,7 [4-04-1967]
7 Vedete, oggi il mondo è andato avanti, è andato avanti; ma spiritualmente, figlioli, state attenti che il mondo non vada indietro. Ci sono ancora delle anime buone, sapete, ce ne sono ancora grazie a Dio, ma dobbiamo essere noi queste anime buone! Perciò, ecco, io direi prima cosa, siate... cerchiamo di aver paura, paura della tiepidezza. Io ho una paura tremenda della tiepidezza perché è un attimo cascarvi dentro, è un attimo precipitare nella tiepidezza, ed è un attimo così: alla sera vai in camera e invece che metterti lì a leggere la Sacra Bibbia, ti vien voglia di leggere 'Meridiano dodici'... "Va là, va là, non ghi n'ho voja, stufo, straco, tanto per distrarse nda scianta, prendo 'Meridiano dodici'... Che male ghe xe?". Ninte, per carità! Io voglio prendere in mano un altro giornale, un'altra rivista... così, nda sciantina, per distrarme, per distrarme... Dai oggi, dai domani, oggi... no, domani questo, domani... a un dato momento comincia a gustare più quelle cose che non la Bibbia, che non i libri nostri, che non il pane sostanziale, e piano piano piano piano...Vedete, non si deve dire: "Leggo 'Meridiano dodici' alla sera e allora casco nella tiepidezza!...". Ma no! Non è questo, non è questo! Vedete, se non vogliamo cadere nella tiepidezza, bisogna mangiare fioi per non cascare nella tisi, bisogna mangiare, mangiare... bisogna prendere in mano... non soltanto dire: "Beh, tanto, dai... lettura spirituale...". No, no, bisogna prendere in mano i libri santi e meditarli i libri santi, e pensarci lì... mettersi in contatto con Dio!Guardate, proprio adesso è un paio... due tre giorni che sono stato colpito da una frase della Sacra Scrittura; stavo leggendo lì, ecco gli scherzi del Signore, leggendo lì su Mosè, quando che Mosè... Leggere le robe, non per la storiella, la storiella l'avete letta tante volte, la storia come storia... Quando che il Signore ha detto Mosè: "Tu vai adesso, vai dal faraone...". "Signore, - el ga dito - xele robe da fare? Mi, te sé ca son anca balbo, eccetera". "Ah! - el ga dito - Ghe xe za Aronne che sta vegnendote incontro quando che te ndarè verso l'Egitto, - el ga dito - ghe xe Aronne che sta vegnendote incontro!". El lo savèa el Signore, perché el ghe gaveva dà ordine ad Aronne che el ghe andasse incontro, no? E allora el ghe vien incontro... "E allora - el ga dito - no sta' aver paura!". "No te podarissi mandare un altro? Proprio mi, proprio mi?", el ga dito. "Proprio ti! - el ga dito - Non aver paura, - el ga dito, - io sarò sulla tua bocca e ti guiderò!". Parole che fa tremare pensandoghe sora! "Io sarò sulla tua bocca e sulla bocca di Aronne!". Dunque: "Non aver paura, io sarò sulla tua bocca e sulla bocca di Aronne, e Aronne sarà la tua bocca e tu gli sarai Dio, e tu gli sarai Dio!". Ve rendìo conto? Nol podèa el Signore ciapare Aronne che nol gera gnanca balbo? No! Il Signore vuole che sia Mosè l'uomo, nonostante che el sia balbo, e che Aronne sia la bocca di Mosè. Ma il Signore promette che sarà sulla bocca di Mosè e sulla bocca di Aronne, e dice: "Sta' attento, perché Aronne sarà la tua bocca e tu mi sarai come Dio, quale Dio!", cioè il rappresentante di Dio, la voce di Dio.
MO158,8 [4-04-1967]
8 Fioi, ve rendìo conto degli scherzi del Signore? Domani, per esempio, ciàpete, per esempio Toni Zordan nel Chaco, nel Chaco, el Signore podaria servirse de Piero: no! Piero supponemo che el sia balbo, balbo de nda recia... balbo de nda recia... El podaria servirse de Piero: no! Il Signore vuol servirsi per quell'anima di un assistente, per salvare quell'anima vuol servirsi di un assistente. Però, vuol servirsi di un assistente, attento assistente, e allora, e allora ecco, cosa capita? Che il Signore sarà sulla bocca di Piero e sulla bocca de Toni sarà; però Toni sarà la bocca de Piero, e Piero sarà... Dio, sarà quale Dio! ste robe qua se capisse solo, soltanto se se capisse la volontà del Signore. Supponi un domani, domani superiore xe Piero e mi son insieme con lu, lu dev'essere quale Dio e mi devo essere, devo essere la sua bocca, e mi e lu semo nelle mani di Dio. Tutto un mistero di fede, fioi! Non se spiega in forma umana; xe mistero di fede! Non podemo umanizzare il nostro lavoro! Gavèmo... ghèmo, ghèmo un compito tale nel mondo che con un lavoro umano non fèmo gnente! Portato in un piano soprannaturale, vardè che sconvolgemo el mondo! Ma se andemo con armi solo umane così...Ve go dito ieri, quando che ghe xe sta la congrega, ti, don Erasmo, te te ricordi che mons. Dal Grande el parlava davati al microfono, no? A un dato momento el se ga spostà: basta, no se sentiva... no se sentiva quasi gnente, te ricordito, de la conversazion... Voltà de là... el gera voltà verso el microfono, dopo el se ga spostà verso mons. Fanton... el parlava... cascà improvvisamente!Ecco, il nostro lavoro apostolico l'è proprio così: fin che semo davanti a Dio e parlemo in contatto con Dio la nostra voce riempie il mondo e sconvolge il mondo; quel giorno che se umanizzemo, che pure ma... prima, con tutti i nostri bei ragionamenti, ma non semo legati col soprannaturale, no... Xe come uno che in cattedrale de Vicenza... il vescovo che parla, improvvisamente manca la corrente e te vedi el vescovo che... mena le man... El vescovo forse qualcosetta te dovarissi sentirlo in cattedrale, xe vero? Ma supponemo che invesse de essere la cattedrale de Vicenza sia San Piero a Roma, e te sì in fondo là: cossa vuto, te vidi uno che gesticola... col canociale, magari, anche te lo vedi!Figlioli miei, bisogna propio ca stemo 'tenti. Ecco l'unica cosa: non lasciarci prendere dalla tiepidezza! Possiamo essere tiepidi, e guardate che è facile, è facile, è facile! Salviamoci dalla tiepidezza!
MO158,9 [4-04-1967]
9 Secondo... El tempo xe passà... Secondo... salmo: podemo essere uomini non tiepidi, ma pieni di fede, uomini di fede, cioè, una fede ordinaria, buona... gente che crede, eccetera... non è sufficiente!Se vogliamo vincere le difficoltà che incontreremo sul nostro cammino, vorrei dire, guardate, portiamo un esempio pratico: portiamoci in un caso di una famiglia, di una famiglia nostra, la tiepidezza. Beh, niente da fare! Vorrei dire che una famiglia dove c'è la tiepidezza spirituale l'è o albergo o trincea, no? O albergo o trincea! Voi sapete che vi sono tre tipi di famiglia: albergo, trincea e santuario, no? In quella che c'è la tiepidezza, là o albergo o trincea. Dove c'è una fede, sì, fede... dove c'è la fede ecco, può essere santuario abbastanza, se non ci sono prove straordinarie; ma se ti capita una figlia disgraziata, ci vuole una fede di quella perché resti santuario! Mia capito? E cioè, se ti capita una prova un po' forte, un po' forte in famiglia, ci vuole molta più fede, cioè bisogna che a un dato momento la gente viva di... vivano di fede, per poter sopportare quella prova; non è più sufficiente una fede comune per sopportare quella prova! Non so se ho reso il pensiero: mi pare abbastanza chiaro, no? E allora, sa, la zia di Venco dirà: "Questo è il nostro angelo!", se vive di fede, ma se non vive di fede: "Eh, sa... El pensa che xe vent'anni, comunque, fèmo la volontà del Signore! Ma el savesse, qualche momento, sa... che... ca provo! Eccetera, eccetera...". Ecco una fede comune. Sì, sì... "Sa, el savèsse... Ah, el savèsse... Salo, don Ottorino, el pensa, de notte, de giorno, de qua, de là...". E invece no, no... "Questo è il nostro angelo, ecco... questo è il nostro angelo!".Guardate, figlioli, che voi siete chiamati ad andare in una famiglia dove che ghe xe più de un disgrassià in casa! Perciò una fede comune non vi basta, non è sufficiente! Voi siete sposati con una signora che la ga tanti de quei figli disgrassià che no gavì gnanca idea! Una fede comune ve metterà in condizione de...: "Oh, quella volta! Oh... se fusse 'desso no me sposaria gnanca par sogno! Oh... basta, non ndaria prete! Oh... ma insomma! Uffaa!". Ecco, una fede comune la mette in queste condizioni. Se vivete di fede direte: "Questo è il nostro angelo, oh, questo è il nostro angelo!". Un comunista che magari ve fa patire e tribolare: "Questo è il nostro angelo!". Gente che dopo che ghegavì fatto del ben i ve calunnia: "Questo è il nostro angelo! Questa è la mia provvidenza!".Ora, figlioli miei, in nome della Madonna e delle anime, cerchiamo di vivere di fede, rendendoci conto che la pazzia della croce la si capisce soltanto se crediamo che in cima alla croce c'è uno che è disceso dal cielo, è morto per noi, vive nel tabernacolo ed è risorto e ci attende!