1 Continuando il numero di ieri, seconda parte: "E lavorate con le vostre mani, come vi abbiamo raccomandato; sicché vi comportiate con decoro di fronte a quelli di fuori, senza aver bisogno di alcuno".Sai, Smiderle: lavorare con le proprie mani, caro. Eccolo qui!"A Tessalonica doveva esserci della gente pigra. Forse la stessa carità operosa della comunità, che sovveniva ai bisogni, poté costituire per qualcuno una tentazione".Dunque là doveva esserghe della gente pigra; la stessa carità dei fedeli che portava e che dava, poteva costituire una tentazione.Vediamo la nostra Casa qui. Supponiamo che venisse qua uno stamattina: "Senta, don Ottorino, go visto che gavì incomincià le missioni, che gavì ste opere qua, e, sa, gavaria pensà de fare un'offerta de quattrocento milioni", alle otto e mezza stamattina. Alle diese gh'in vien 'n altro: "... aiutare belle opere così: cinquanta milioni!". Alle undeze e mezza riva 'n altro: "Sa, go sentìo così...", e porta mezzo miliardo! Xe nda tentazione... dire: "Ben, ben, senti, quella roba lì, ben, invesse che farla, la femo far fora... Quell'altra... sì, va ben, lavoro, sì, ma...". Se invesse te ghe l'acqua che toca... alora te te rompi la testa: "Ben, ben, senti, la ruspa... Sa podemo se rangemo, sa podemo se rangemo!". Eh, sa, è una tentazione, siamo sinceri!Come quell'altro che diceva che il denaro è una colla tremenda, come Gesù diceva che è difficile che i ricchi si salvino, l'avere i mezzi è una tentazione. E purtroppo vi accorgerete con l'esperienza andando avanti come, come lo stesso popolo nostro di Dio si accorge che tante volte i sacerdoti spendono i soldi che non hanno guadagnato loro, e cioè, con una certa facilità, spendono di qua, fanno, disfanno, spendono... "No, così xe mejo!", e li spendono un'altra volta per fare diversamente. Se li avessero... dovessero guadagnare loro col sudore della propria fronte, forse non spenderebbero quei soldi.Ora, vedete che effettivamente anche a quel tempo c'era questa tentazione. La carità cristiana dà, e allora, beh...!
MO176,2 [10-05-1967]
2 Prima riflessione che vi dico è questa: guardate che, nello spendere il denaro, domani voi siete persone pubbliche, nel senso che avete da amministrare delle cose e dei beni che non sono vostri; dovete amministrare la carità, ricevete come il mare... vero, che, diceva il Manzoni, che riceve da tutte quante le parti e deve dare, no, che riceve e dà, riceve e dà. Voi dovete essere come l'accumulatore che riceve dalla dinamo e dà alimentazione. Però, attenti, eh, che nel dare, anche se a un dato momento ci fosse una certa abbondanza, non potete dare a voi stessi.Quante volte, figlioli, è capitato che qualche religioso, qualche sacerdote, che ga ingrassà i nipoti. Che brutto vedere, per esempio, certi paesi... Me ricordo al nostro paese c'era il parroco che aveva centocinquanta quintali di frumento di quartese ogni anno; appena finita la trebbia, subito pronti i carri dei nipoti che portavano via, portar via trenta, quaranta, cinquanta quintali di roba! È brutto, sapete, e ci si giustifica... perché con la morale si può trovare la giustificazione. Quante volte si vede, insomma, che si favorisce a destra e si favorisce a sinistra! Ora, guardate, è una tentazione tremenda, e il mondo lo sa che noi siamo dei cattivi amministratori su sto punto qua. Scusatemi se faccio delle asserzioni, ma vi accorgerete andando avanti: sanno che siamo cattivi amministratori, cioè, amministriamo roba che noi non abbiamo guadagnato, e perciò non sappiamo il valore del denaro.Non so se don Piero sia d'accordo, qua, don Erasmo, i nostri cari sacerdoti, ma vi accorgerete andando avanti. Ora stiamo attenti noi di non cadere nello stesso pericolo; domani siete in una parrocchia, siete in una Comunità, state attenti! Consigliatevi, domandate alla gente: "Cosa ne disìo voialtri, cosa ne disìo?". E vedrete che quel papà di famiglia, che è abituato ad amministrare la sua casa e deve misurare, misurare il denaro perché gli possa bastare fino alla fine del mese, vedrete che forse: "Eh, no, me pare che spendemo massa, se podaria sparagnare...". Giusto? Mi me pararia necessario, sapete...
MO176,3 [10-05-1967]
3 Ora anche a quei tempi doveva esserci della gente pigra. Può darsi anche questo: il fatto che qua, a Casa nostra, se domani dovesse venire una certa provvidenza, che noi non avessimo più la preoccupazione di guadagnarci il pane con il sudore della nostra fronte. Sono anni che noi qui nella Casa dell'Immacolata stiamo studiando il mezzo per guadagnarci il pane: abbiamo lavorato con le case prefabbricate, abbiamo fatto un po' di gavetta, abbiamo intivato degli anni cattivi, va ben, difficoltà anche tecniche, tutto quel che volete, alcune le abbiamo vendute, adesso però edifichiamo tutto per noi lassù a Bosco. Verrà tempo, speriamo, che le cose saranno un po' più ordinate, però ricordatevi: bisogna che lavoriamo!Guardate, ve lo lascio come ricordo: venisse il giorno che si presentasse qui chiunque sia, alla porta, e dicesse: "Guardate, non state a preoccuparvi, per mantenere la Casa dell'Immacolata ci penso io. Regolarmente ditemi ogni anno quanto vi occorre, ci penso io", dovete lavorare lo stesso e fate carità con quello che ricavate dal lavoro. Guardate, lavorate lo stesso e fate carità con quello che... Perché io non penso uno... un ricco signore che ha tanti soldi, e lui vive di rendita e fa il pigro, perché il Signore ha dato la legge del lavoro per tutti. Io direi: fate carità, ci sono le missioni che attendono un po' di aiuto, ci sono i poveri, li avrete sempre con voi i poveri, poveri sotto tutti i punti di vista. Perciò bisogna che noi siamo persone che lavorano, che sudano, che si guadagnano il pane col sudore della propria fronte.E faccio un altro passo avanti. Dunque, il pericolo primo può essere questo: quando ci sarà per la Congregazione una certa simpatia, e si muoverà qualche anima ad aiutare, e verrà questo momento, ricordatevi, state attenti al pericolo, al pericolo di consumare, sprecare, eccetera, perché allora dovrete rendere conto al Signore!
MO176,4 [10-05-1967]
4 Il secondo, mi pare, pensiero che è sviluppato qui è questo: dobbiamo essere operosi. Anche domani, nella vita apostolica, dobbiamo essere operosi, cioè non perdere tempo, non perdere tempo; e non lo perderemo domani se non lo perderemo adesso. Vedete, vi ricordate il nostro caro don Vittorio, mi pare che sia stato, che ha fatto gli esami di greco... ha fatto gli esami di greco, e tornà a casa dall'esame el se ga messo a studiare greco 'n'altra volta. Ve ricordèo? L'è sta don Vittorio me pare, no? Fatti gli esami, tornà a casa dagli esami di quinta ginnasio, e dopo el se mette a studiare: el gavea finio i esami e el studia greco! Ghe ghemo dito: "Sìto matto?", e ghe semo saltà 'dosso, me ricordo. Xe sta don Vittorio, me pare che sia sta... ghe semo saltà 'dosso, perché andavimo un pochettin massa avanti, un pochettin massa avanti.Però, però, guardate che del nostro tempo dobbiamo rispondere al Signore, e perciò, sa, non... il Signore non è contento solo quando... "Beh, mi go ciapà el me sie a scuola!". Eh, se te podevi prendere sette, no, il Signore non è mica contento! "Ma, mi go ciapà otto!". No, se potevi prendere dieci, dovevi prendere dieci! "Ma mi go ciapà dieci a scuola e mi son a posto!". No, perché se tu avevi tempo di fare ancora qualcosa altro, di leggere la Bibbia, per esempio, di studiare delle vite di santi, di studiare la storia della Chiesa, di studiare qualche altra cosa, no, sotto la tua... la direzione del tuo padre spirituale... ma tu dovevi fare qualcosa d'altro. In altre parole, vedete, non dobbiamo essere dei mercenari: il mercenario fa quello che gli dice il padrone e poi basta. Il figlio di famiglia, quello che è di casa, lavora col cervello di giorno e di notte, oltre che con le braccia. La casa xe sua, i campi xe sui, la stalla xe sua, e perciò el ghe pensa, col cervello del papà lavora anche lui, e ce la mette tutta.
MO176,5 [10-05-1967]
5 Ora, vedete, questo oggi nella Casa di formazione, per non perdere tempo figlioli, non perdere tempo, non perdere tempo... È facile, sapete, perdere tempo, è facile perdere ore e ore, in un anno farne l'elenco: "Guarda, ho perso centinaia di ore inutilmente!". È facile trovare la scusa che abbiamo bisogno di distensione, crearci il bisogno della distensione. Guardate che può essere un'eresia, sapete, che sta venendo avanti in mezzo a noi: la distensione, la distensione... Sì, sì, c'è bisogno di riposo, di ricreazione, ma fino a che punto? Fino a che punto è distensione e quando comincia invece a essere, sa, pigrizia? Quando comincia a essere, comincia a essere invece desiderio... Sa, umanamente parlando, tutti vorremmo avere distensione ventiquattro ore su ventiquattro ore! La natura umana ci porta a questo... Qual'è il punto oltre il quale è male, oltre il quale offendiamo Dio, oltre il quale manchiamo contro Dio? Perché il sacrificio ci vuole! È chiaro: la natura umana non vuole sacrificio, nessun uomo vuole il sacrificio. Ora, non potete dire: "Io ho bisogno di distensione perché trovo un sacrificio...", perché allora la distensione dovrebbe essere tutta la giornata! Distensione sì, ma quando... quando... sa, c'è un limite, oltre a cui non posso andare perché in coscienza devo... ci vuole... E allora lì usi un certo criterio. Ma state attenti, perché non diventiamo delle persone oziose!Vedete, perché insisto su questo? Perché, vedete, tutti gli uomini che ci sono fuori hanno un'occupazione e dipendono dagli altri. Generalmente invece noi siamo in una parrocchia; dipendiamo dagli altri se andiamo a far scuola nelle scuole pubbliche; nel resto, se vogliamo, abbiamo delle occupazioni che possiamo spostarcele quando che vogliamo. Guardate che, in genere, il parroco o il cappellano se ha la scuola pubblica allora è legato con l'orario, ma, tira via adesso dalla scuola pubblica, se vuole dall'ammalato va adesso o va fra due ore; insomma, mille pretesti per fare quel che gli piace, qualche volta. Guardate che possiamo, se vogliamo, diventare gli unici, gli unici signori del paese. Perché... tu prendi l'impiegato statale, deve andare al suo ufficio, perché quell'altro... il maestro deve andare al suo posto, prendi il spazzino, al suo posto... Il prete, finita in chiesa, si prende la sua... "Adesso vao fin a là!", el trova un pretesto, può trovarlo un pretesto, ma c'è la facilità di fare quello che piace e non quello che vuole il Signore.
MO176,6 [10-05-1967]
6 Voi sentite che insisto su sta roba qua, e insisto perché go tante robe davanti agli occhi, e qui proprio Nostro Signore ci parla attraverso questo libro stamattina e ci dice: "No, guardate che dobbiamo farci...". Mi ricordo monsignor Volpato che ci diceva in seminario: "Fatevi un orario”. Quand'ero a scuola in seminario: “Fatevelo subito... Quando che siete cappellani in un posto, appena siete cappellani: un orario! Fatevelo l'orario, fatevelo voi, mostratelo al padre spirituale però, e fatelo, fatelo l'orario, e poi attenetevi, proprio come fosse la volontà di Dio! È logico, se avete stabilito dall'ora tale alla tale è studio, capita un ammalato, tu vai là... ma, però, attenersi a quell'orario!".Figlioli miei, questa disciplina: io non sono legato a uno che bastona come farebbe il preside di una scuola o come farebbe il direttore di uno stabilimento, però sono obbligato volontariamente a Dio, mi sono donato a Dio, e istante per istante io devo lavorare per il Signore. Guardate, figlioli, state attenti, perché è facilissimo nella vita di seminario, nel periodo di formazione, e dopo il periodo di formazione, a un dato momento, diventare degli sfaccendati, della gente, sa, che tira a campà... fa... fa... dieci invece che fare cinquanta, fa cinquanta invece che fare cento.Ora dobbiamo farlo, primo: perché il Signore ci ha comandato di lavorare e dobbiamo lavorare tutti, altrimenti, vero... questa xe 'casa lasagna, chi lavora magna!', no? Perciò, niente da fare: è un dovere di coscienza perché dobbiamo guadagnarci il pane col sudore della fronte. Ma lo dobbiamo fare, vorrei dire, poi, per un altro motivo ancora più grande: perché ce l'ha comandato il Signore di lavorare e salvare anime. Abbiamo una missione da compiere, siamo dei delegati di Dio, siamo degli ambasciatori di Dio, siamo dei nunzi apostolici, dobbiamo realizzare il disegno - i nunzi apostolici i xe tutti monsignori - in giro pel mondo ad annunziare la lieta novella. E allora non si può perdere tempo, non si può perdere tempo, figlioli! Bisogna... finché c'è tempo dobbiamo andare, dobbiamo andare a dare una mano, ad aiutare, istruire, battezzare, aiutare ste povere creature, no? E allora perché... come possiamo dinanzi al Signore giustificarci? Riposeremo in Paradiso! Riposeremo in Paradiso! Là dormiremo, là riposeremo; qui, per quanto è possibile, lavoriamo, lavoriamo...
MO176,7 [10-05-1967]
7 Ecco, vorrei proprio che i membri di questa Congregazione fossero proprio riconosciuti anche per questo: "I xe sempre dinamici!", come don Marcello là in Bassa Italia, no, sempre sotto, sempre sotto. “Fioi de can! - el ga dito - Qualunque roba che i fa i xe sempre de corsa!". Beh, vorrei proprio che la caratteristica del... scusa... in Bass'Italia, quando vedono uno dinamico, che fa, si presta, eccetera, così, la gente... E subito, anche per acquistare, sul lato anche umano, anche per acquistare simpatia dalla gente. Quando vedono uno, vedono uno, sa, là, un pochino che dà l'idea da essere... Guardate, sono piccolo cose, sono piccole cose, piccole cose... Basta un 'et' per prendere una caratteristica, basta una posizione, come sei messo, serena, vien dentro una persona e ti vede messo in una certa posizione: "Ah!". Durante le ore di lavoro, tu vai là e vedi uno seduto in una certa posizione di distensione... resta un'impronta, resta uno stampo: no te lo cavi più per tutta la vita!E dobbiamo predicare anche così, con carità... C'è l'ora di dopo pranzo e ti metti là seduto, là: nessuno si meraviglia. Ti vedono nelle ore di lavoro, guardate che immediatamente resta un timbro, genera un timbro: quello ti accompagnerà sempre, per quelle persone che ti hanno avvicinato. Chiudendo gli occhi guardo persone che ho visto a destra e sinistra, a Roma, da una parte e l'altra, e... resta quell'impressione, resta quell'impressione; io le ho conosciute in quella circostanza e resta quell'impressione.Ora, noi abbiamo il dovere di predicare col nostro contegno: devono vederci anche operosi. Non soltanto dobbiamo essere operosi, ma devono vederci operosi, perché noi siamo sopra il candelabro, e dobbiamo risplendere, dobbiamo fare luce, e perciò devono, devono vedere che noi lavoriamo con le nostre mani, vedere che lavoriamo anche noi: sarà un altro lavoro, sarà quello di istruire, sarà quello di battezzare, sarà quello di predicare, quello che vuoi, ma... devono vedere che noi lavoriamo, noi lavoriamo! Ti pare, Marco? Xe d'accordo anca Marco!
MO176,8 [10-05-1967]
8 "Mentre, invece, ogni cristiano deve porre il proprio onore nel non aver bisogno del soccorso dei fratelli, come Paolo stesso aveva fatto, per offrire in sé ai Tessalonicesi un esempio da imitare. Poiché vale la regola: "C'è più felicità nel dare che nel ricevere". La carità non vuol essere di peso ad alcuno, né si fa servire volentieri".Per esempio, le xe piccole cose, ma bisogna star 'tenti, mi me accorzo subito se semo... cosa xe che i ghe dise in dialetto: mozzafadighe, no? Cosa? Scansafadighe, scansa... sa, se se accorze de colpo, accorze de colpo! Ricordo che don Marcello, poareto, bisognava dirghe su perché nol ciapasse in man la forca lu, e sì che nol gavea mia tanto fià, el gavea nervi solo: "Sta' fermo, lassa stare ti...". Qualche altro: "Ma gheto paura? Daghe nda man anca ti!". L'è là a fare el caporale, se vede che l'è abituà che el caporale... el caporale comanda, e forse... ti, ufficiale, là, come xela? Ghe xe tre che varda e uno che lavora, no, qualche volta! Beh, se te vedi uno che: "Dai, tu fai questo, dai, fai quello...", te vedi proprio l'ufficiale, proprio... de picchetto, là... Intanto, tante volte te vedi i ufficiai che no i se accorze gnanca, che bisogna che vada 'n'altro: "Te vedi che ghe xe ste carte qua! Gheto paura? Te vedi che ghe xe quela roba là!". "Ehi, ti, te go dito che te tiri via!". Eh, no i se ga mia accorto che quell'altro gavea assà là... Co' i le ga ciapà, allora i se accorze... e allora i se scarica... scarica barile, là, no? Inveze te vedi quello proprio attivo, se el vede un toco de carta el ciapa e el tira su... dai, ciapa e mette in scarsela... brrrruuummm! Te vedi subito il dinamismo. E allora ti, scusa, te noti questo che l'è nato apposta per lavorare, e quello che xe nato apposta par vivere sulle spalle del prossimo, vero? Ghe xe le piante parassite e ghe xe le piante... che lavora.Però, invece noialtri dovemo... stare attenti perché basta un 'et'. E soprattutto, fioi, domandeghe ai vostri confratelli, abbiate il coraggio, proprio... Scusé se insisto, sia su questo tema qua e come su altri: abbiate il coraggio di domandare agli altri come vi vedono, come vi vedono. Ve lo go dito tante volte riguardo la correzion fraterna! Vardè che xe facile che se illudemo, savìo, su quello che credemo di essere...
MO176,9 [10-05-1967]
9 Per esempio... per esempio, se catèmo in dieci confratelli, e va bene, prendiamo uno di questi confratelli chiunque sia, a caso, e disemo: “Mi vorria dirghe a questo confratello: "Sta' attento un momento, ti, caro Primo: séto cosa che i altri pensa de ti?". Eppure, i ga un giudizio de ti, i sa... e magari l'è fatto per una stupidaggine, perché magari te ciuci el dèo, senza accorzete, vero? Ora, avere il coraggio di affrontare i confratelli e dire: "Senti, onestamente, dìme un po' cosa te pensi de mi. Mettelo magari per iscritto...". Ciapar due tre confratelli, prendere due tre confratelli dei quali se ga stima e dire: "Senti, fàme una carità: te metti per iscritto quel che te pensi de mi, quello che deve essere... luci ed ombre che te vedi in mi...". Ciò, domani te ghe tre quattro confratelli che te dise le stesse cose, proprio per amore, spinti dalla carità... A un dato momento te disi: "No, bisogna che mi tira via questa roba qua, perché questa xe un'ombra. Se tutti se acorze de questo, vuol dire che questo non va".E riguardo a ste robe qua, savìo, vardè che tanto manchemo tutti e ghemo bisogno che qualcuno ne aiuta. Anche co' se ga cinquant'anni se ga bisogno che qualcuno ne diga nda parola, perché ghe caschemo, semo... semo un po', sa, portati all'indolenza spirituale, all'indolenza fisica un pochino, così! Ghemo bisogno de una spinta un pochino, che qualcuno ne daga una man, ma bisogna cercarla questa spinta. Poni che mi me accorga, ipotesi, che ghe xe... ben, se son superiore lo fasso ma... bisogna ca 'riva a... Supponemo, mi go diese tusi qua davanti, eccoli qua, e mi me accorgo che su sto punto qua insomma, ghe xe Rizzi, supponiamo, dato che l'è l'omo della giornata, no, Rizzi ch'el manca, me accorzo ch'el manca. Ora, se mi, come superiore, vedo che el manca in modo tale insomma che diventa scandalosa la roba, un po' forte, lo ciamo: "Senti, Luciano, varda che... te manchi...". Ma se la xe nda roba leggera... te sé, prima da dirghele... te disi: "El ga nda certa età, el ga Mosé e i profeti, ghe parlo pubblicamente, tiro fora così...", ma prima de dirghele... anche perché allora toccavo degli argomenti forti. Ma se el vien lu a domandarme: "El senta, don Ottorino, el varda, el me diga se el ga qualcosa da dirme...", allora ghe digo: "Varda, sta 'tento, non xe robe gravi, ma go l'impression che qualche volta...", così. Se invece go casi concreti, forti, allora ghe li digo, anche senza che el vegna a domandarme, ma se el vien a domandarme mi ghe digo l'impressione, che dopo, novantanove su cento ghe domandemo a Vinicio, Leonzio, eccetera, e i ga la stessa impressione. Figlioli cari, se uno l'è pallido pallido, te disi: "Go l'impression che no te staghi ben!", ma se invece el ga un cioato o qualcosa: "Go l'impression che te ghe un cioato", e te lo mandi a vardarse sul specio par vedere che el lo ga.
MO176,10 [10-05-1967]
10 Ecco, proprio ve dirìa: vardè, proprio dinanzi al Signore, domandeve qualche volta, qualche volta go avudo el coraggio anche de dirlo a qualcuno, ma xe fadiga aver el coraggio di dirlo, dirghe a qualcuno: "Prova domandarte un pochino cosa pensa Dio de ti, cosa pensa i to superiori, e cosa pensano i tuoi amici de ti. Prova a domandarti questo, domandati proprio, domandati schiettamente: cosa pensa Dio de ti, cosa pensa i tuoi superiori, e cosa pensa i tuoi amici, quei che te fa tanto de inchini, cosa pensili de ti...". E vedarì che più de una volta, anche su ste cose qua, ste cose qua... se per caso gavì el coraggio de far questo, a un dato momento cambiè el concetto che gavì de voi stessi. Vardè, fioi, che semo tanto illusi, savìo, tutti quanti, siamo tanto illusi, tutti, su sto punto qua! Non è giusto il concetto che abbiamo di noi stessi, guardate che non è giusto, non è giusto!Avete avuto rapporti anche voi con il professor Gondonieri... e lu, guai a no ciamarlo professore, ve ricordè, no, guai... e qua, e là! E noialtri par de drio ghe davino nda ridadina, e basta, ma lu se illudeva, poareto...E... ghio mai pensà che un pochetin illusi ci siamo tutti? E un po' brilli siamo tutti, perché superbi siamo tutti? E allora, ecco, guardate: siccome su questo punto qua, anche è facile su sto punto cadere, è facile che noi ci illudiamo di lavorare, e invece... così, così! Perché? Perché il pane c'è, perché da vivere c'è... Se avessimo una famiglia di otto dieci figlioli sulle spalle, la moglie malata, un figlio malato, e dovessimo guadagnare il pane, eh, sai, la necessità te fa... te fa noare: quando che l'acqua tocca te fa noare! Siccome ste robe qua non le abbiamo, concretamente, perché abbiamo bisogno di una cosa la domandiamo e l'abbiamo, va ben, guardate che è facile che, sia da studenti come dopo, diventiamo un po' dei borghesi che vive de rendita. Ora, oltre che mancare dinanzi a Dio che ci ha comandato di lavorare, ma no lavorare in qualche modo, lavorare intensamente, manchiamo nel campo apostolico perché non diamo alle anime quello che dovremmo dare, diventiamo i funzionari di Dio. Domani facciamo una conferenza se ne abbiamo voglia, confessiamo se ne abbiamo voglia, andiamo a predicare se ne abbiamo voglia, andiamo a trovare un ammalato se ne abbiamo voglia: misuriamo, misuriamo, mentre l'uomo di Dio... con la pignatela de patate, el santo Curato d'Ars, no, e con le ore e ore e ore de confessionale... sveniva nel confessionale, ma avanti, ci sono le anime da salvare! Ecco, scusé, ma in questo punto come faremo a trovare l'equilibrio? Ecco, trovate qualche fratello che vi aiuti! Se da soli, non ce la farete neanche per sogno, andrete avanti illusi, credete una cosa e invece è un'altra. Ho detto...Andiamo avanti.
MO176,11 [10-05-1967]
11 "I primi cristiani godevano il favore di tutto il popolo, e Paolo raccomanda: "Non siate di scandalo né ai giudei, né ai gentili, né alla Chiesa di Dio, come io pure mi sforzo di compiacere a tutti, non cercando il mio vantaggio, ma quello del maggior numero, perché si salvino".Perché si dovrebbe vedere che noi cerchiamo il vantaggio loro, che cerchiamo il vantaggio della fede. Dobbiamo essere come la mamma, che mangia l'ultimo tochetèlo de polastro e se ne resta: "Non stè preoccuparve!". Siamo per gli altri! Dovrebbe vedere... la gente deve vedere che noi: "Quel benedetto parroco, varda... varda...". Varda qua don Mario qua, poareto! Domandate, domandate per esempio alla gente qua dell'Ausiliatrice, di don Mario: "Ah, poareto... L'è là con la so bicicletta... e là...". Ecco, si direbbe in dialetto che "i ghe portarìa l'acqua con le recie". Provè a domandarghe de qualche altro: "Eh, te sé, el fa el so giretto ogni anno... un po' di qua, un po' di là, un po' di su, un po' di giù...". Non digo più parole perché se no intuì de quale persona che penso in questo momento. La gente, la gente capisce, la gente intuisce de colpo."Perciò, anche gli infedeli, ai quali non si può parlare di 'santificazione' e di 'volontà di Dio', - agli infedeli non puoi pensare di parlare di santificazione e di volontà di Dio - devono vedere che il loro proprio ideale di onestà trova la sua piena realizzazione nella vita cristiana".Cioè, noi dobbiamo essere onesti, prima onesti, e questa onestà deve essere la prima predica che... la gente che è lontana da Dio riceve. Dovemo parlare di santificazione e di volontà di Dio, non capiscono niente, però l'onestà la capiscono, e restano presi dall'onestà nostra. Carità fraterna e onestà nel modo di trattare. Si dice per esempio: "Guardi, domani, venga domani alle sei!", e alle sei vengono e ti trovano: ecco l'onestà. Tu prevedi che non ci sarai alle sei e ci sarai alle sei e un quarto, mandi ad avvisare: "Guardi che stasera ho già un incontro alle sei; se potesse alle sei e un quarto perché alle sei non sarò a casa". Onestà fatta di parola. Dici che ti interesserai di una faccenda: "Ma, no go possudo!". No star dir busie! Di': "Guardi, mi sono dimenticato!": onestà! Sì, sì, ste robe qua le capita! "Sì, guardi... non son riuscito... perché...". Non sta' dire tante... disi: "Me son dismentegà!". Onestà! E questa predica la capiscono. E tante volte noi sacerdoti manchiamo di onestà... diciamo bugie: promettiamo e non facciamo, non siamo di parola, mostriamo esternamente di essere un po' i parassiti della società; siamo disonesti e vogliamo predicare le cose celesti. Prima predichiamo quelle umane, quelle umane... In che cosa, in che modo? Con la nostra condotta!E così sia!