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LA VITA ALLA LUCE DELL’ETERNITÀ

MO180 [17-05-1967]

17 Maggio 1967

MO180,1 [17-05-1967]

1 Per piacere, don Piero, fa' cessare la piova. Come? La storia xe, perché lu el va al Chaco, no ghe occorre la montagna e el fa piovare da partutto, no? I mandemo al Chaco a pìe. A ridemo noialtri, ma pensé che fra un meseto e mezzo... e dopo magari no se rivedremo mai più. Toni, Toni va là e i te lo magna... A ridemo noialtri!
Signori, saltemo via un poche de meditazioni qua, tanto per mettere a posto il signor maestro, e andiamo a pagina novantuno. "Conseguenze morali. Vigilanza e temperanza". Le altre meditazioni le go saltà via: bisognava parlare della risurrezione finale, e abbiamo già detto un pensiero ieri. "No, noi non siamo della notte né delle tenebre; non dormiamo, pertanto, come gli altri, ma vegliamo e siamo temperanti.

MO180,2 [17-05-1967]

2 Chi non sa nulla del giorno di Cristo, vive nell'oscurità e come uno che dorme; chi non crede vive accanto alla vera realtà come immerso in un sogno".
Quello che va avanti così alla giornata, uno che non ha fede... Che compassione che fa l'uomo che non ha fede! Mi diceva Soprana sere fa, che era qui con noi, dise: "Lì in bottega mia - el ga dito - un medico el ga dito: "Par mi la vita xe finìa!". El se ga sposà, xe diese anni che l'è sposà, nol ga fioi, allora i ga tolto un piccolo al 'Logo Pio', ricco, el sta bene, va ben... i ga tolto un bambino insomma, come fiolo, adottà come fiolo. Ormai nol ga più niente, la vita no... la vita nol ghe pol dare più niente, più niente, più niente, la vita no ghe dà più niente. Nol ga un grado de fede, perciò, ecco là... finìo tutto! I sogni, finìo tutti...”. Se trova, fora, della gente, sa, che sta bene, che ga soldi, che ga possibilità: "Par mi ormai... Mah! Non me interessa più gnente!". A un dato momento i prova tutte le cose che ghe xe sopra la terra, che possono avere, e a un dato momento non ghe interessa più niente. Quante creature disgraziate che sono in questa situazione! Per noi non dev'essere così: c'è ancora una cosa che m'interessa, o meglio, c'è la sola cosa che mi interessa, no: la vita eterna. "Non conoscendo la fine del mondo e non sapendo nulla del ritorno di Cristo, non si può neppure conoscere il mondo".

MO180,3 [17-05-1967]

3 In fondo, la chiave per conoscere il mondo, per interpretare il mondo, è conoscere il Cristo, conoscere Dio, conoscere la fine. Se tu non conosci questa fine, se tu non conosci la vita eterna, se tu non conosci Dio, non gusti.
Guardate, giorni fa è venuta da me la signorina Munari: poverette, erano in tre, una è morta, son rimaste in due, una continua a piangere, una continua a piangere e ridere... poveretta, è là... e l'altra mi ha detto così: "Quanto xe bon el Signore d'aver creà le sorelle!". Quella che sta ben: "Quanto xe bon el Signore d'aver creà le sorelle! Perché - la ga dito - mi penso una cosa: me sorella, qua, che la xe così, poareta, messa in quelle condizion, se no la gavesse una sorella che l'assiste, quanto la dovarìa soffrire! Invece, invece vedo, vero, che, che la xe contenta, la xe contenta. E ghe voio tanto ben alla sorella, tanto ben, perché, perché ela la me ha vossudo tanto ben, la me ga jutà quando che la stava ben, adesso poareta la xe ridotta in quelle condizioni lì, la ga bisogno, la ga bisogno. E - la ga dito - sento el dovere de poder farghe un po' de bene, - la ga dito - un po' de bene; me sento portà - dixe proprio - a fare una azione di bene, no, sento che l'è un dono di Dio, proprio, il Signore me ga fatto un regalo de poder farghe del bene". E farghe del bene a una che xe in quelle condizioni lì, come una toséta, proprio lì, sostegnerla, farghe un po' di tutto, no? "E sento anche de volerghe bene, ma tanto, anche umanamente!". Vardè a che punto che se pol rivàre! La dixe: "Varda. A vui darghe un baso a Natale, e go dito: a fasso un fioretto fino a Pasqua. A Pasqua go dito: no ghe do un baso a Pasqua: fasso un fioretto fino a Natale, per la salvezza dei peccatori!". Varda, eh! Fa un fioretto, sento quanto bon xe el Signore che ga creà le sorelle, una sorella che può sostenere un'altra sorella... Ben, senti, che ga creà i fratelli, no? A un dato momento... sòra la carne la virtù, no? E questa creatura che per amor del Signore: "Mi sacrifico e non voglio neanche darghe un bacio: faccio un fioretto!". Sicchè no se pol dire solo sentimentalmente, no, la 'charitas'! Ora questo se capisce soltanto in quella chiave famosa che è la vita eterna e che vede il Signore in mezzo, no? Quando no te metti il Signore in mezzo, i te ciapa in man un bussolotelo de velen e i se invelena, i se taja le vene, i se impicca, eccetera. E allora te vedi gente picà su par un bruscandolaro, che i se ritira par picarse là...

MO180,4 [17-05-1967]

4 "Ma ecco, le ore del mattino... Non si può neppure conoscere il mondo se non si conosce Dio... ma ecco, le ore del mattino esigono che si sia svegli. Così, chi è stato illuminato dalla luce del Signore che viene, è stato svegliato, ed è lì sempre pronto...".
Vedete, le ore del mattino esige che se sia svejio, perché se se xe indormessà alla mattina, cosa succede quando che xe sera, no? Digo “esige”. Tante volte semo indormessà anca alla mattina, ma alla mattina bisogna essere sveji. Ora, per noi, sopra la terra, siamo un po' al mattino, al mattino, e bisogna essere svegli, non bisogna dormire, perché abbiamo una giornata sola. Finita quella giornata, quella del saggio, la nostra giornata d'esame, proprio la giornata che abbiamo sopra la terra, passata questa giornata, per noi è finito, non ci sono esami di riparazione. Stiamo facendo il compito finale, cari... voi qui in Italia, chi al Chaco, Ruggero a Crotone. Toni caro, compito finale! Fatto questo compito, per noi è finita. Ora, la giornata, cioè il giorno dell'esame, no te ve mia a scuola con un'ora de ritardo, perché te sé che se te sì boccià te tocca rifare 'n'altro esame, no? Ora, per noi non c'è esame di riparazione! Dunque: “... chi guarda con fede alla venuta del Signore, rimane vigile e può prendere sobriamente il mondo così com'è". Perciò, se io credo nell'aiuto del Signore, cerco di essere sveglio, di essere... e prendo il mondo com'è, come che il Signore lo ha mandato, e cerco di trasformarlo, no? Avete mica osservato, per esempio, come... Porto un esempio molto materiale, perché... Siamo qui, Toni Pernigotto me capisce e gli altri no pol mia capirme. Tu prendi la vaccherella che mangia il fieno, mangia erba, mangia... cose... no, e dopo dà latte, dà latte, trasforma in latte. Ieri sera go dito che... un ragazzo el ga dito: "Mamma, mamma, go visto la centrale del latte!", el ga dito; el ga visto la vacca per la prima volta, no? "Go visto la centrale del latte!". Se vede che nol gavea mai visto da dove che vegnesse el latte, no? Beh, trasforma, trasforma... Ora, un pochino dobbiamo essere così, noialtri: prendere tutte le cose del mondo, prendi l'erba, prendi il fieno, prendi tutte le cose del mondo... e dobbiamo trasformarle, trasformarle; no rigettarle, no! Perché il Signore le ha messe lì: son doni di Dio, no, ma trasformarle. Domani... il cibo che il Signore ti dà, i mezzi che il Signore ti dà, anche la tecnica che il Signore ti dà: trasformarla, trasformarla. In che cosa? In vita eterna. Trasformarla in amore, servirtene con amore. Sali in macchina, invece che andare col musso te ve con la macchina: "Grazie, Signore! Varda che presto che semo 'rivà... varda...", eccetera.

MO180,5 [17-05-1967]

5 Ecco quello che dobbiamo fare noi, cioè "chi guarda con fede alla venuta del Signore, rimane vigile e può prendere sobriamente il mondo così com'è", sobriamente però, con una certa... "Eh, mi, sa... Xe per cantare le glorie del Signore, bevemo sinque litri de vin al giorno!". No, no: no te canti mia le glorie del Signore solo, te ve un pochetin più in su anca... del Signore, te ve al quinto cielo! "Canto le glorie del Signore, perciò magno sinque polastri al giorno!". Ma no, benedeto fiolo, no, "sobriamente le cose del Signore...", servirsene sobriamente!
"Infatti, sapendo qual'è il fine della creazione e della storia, si può agire nella maniera giusta secondo la creazione e la storia". Saver che semo diretti là, qual'è il fine della creazione. Per qual motivo il Signore ha creato queste cose qui? E va bene, e allora me ne servo secondo il motivo per cui il Signore le ha create, no? Non portandole fuori di posto! Non si può prendere, supponiamo, una sveglia, aprirla e poi metterse là a zugare coi tochetèi e spacarli... no! Quegli ingranaggi sono stati fatti per far andar avanti la sveglia. Ora, io devo rispettare il fine della creazione, non devo prendere le creature e profanarle, profanarle, perché sto a profanare il creato! Rispettando il fine della creazione e della storia, che ha per centro Cristo, che è condottiero e col quale bisogna andare al Padre, no? Salvato questo, ci salviamo, no? Supponemo: tu, Raffaele, sei amante della musica. Ringrazia il Signore, il Signore ti fa amante della musica, ti ha dato lui quel dono lì. Ma 'servirsene... Fanno un bel concerto? E si va! Se è possibile si va, e se non è possibile: pazienza! Ma si cerca... Ma se questo diventa una passione, eh, allora no! "Bevaria volentieri un gotin de vin...". Ma bèvelo! Ma se te fe una sbornia? Eh, no, sbornia no! El Signore no vol mia che te fassi una sbornia. "Ma se nda volta in sbaglio la me capita?". Pazienza! Varda che no la te capita nda seconda volta, vero? Bisogna prendere le cose così, insomma. Noè nol la ga fatta, quella volta? Infatti quella volta el Signore el ga castigà quei altri, nol ga mia castigà Noè che el ga fatto la bala, no, Toni, noialtri che se intendemo! E dopo, penso che nol ghe n'ha fatto più, ma el ga castigà quei altri perché i ga fatto i pajassi vardando lu che el gera imbriago.

MO180,6 [17-05-1967]

6 Ora, può capitare, vi dico questo, che, noi dobbiamo avere questa intenzione, ma può capitare che qualche volta in sbaglio se abusa, non sapendo, non accorgendosi... La prima volta anca lu nol savèa el vin cosa che el fasesse de belo, e ghe xe capità; può capitare anche a noi che, in mezzo alle creature, qualche volta sbagliamo.
Ipotesi, proviamo tenere il campo della musica, può darsi che lui: "Ciò, mi fasso par servire el Signore! Fasso per amare il Signore di più...". E a un dato momento, invece che innalzarsi, perde la testa per la musica. "Oh, cosa go fatto!". Ha preso una sbornia... Tegnerse nda scianta più indrìo! "E allora basta musica!". No! Equilibrio giusto, no? E quello che se dise per la musica se dise par el resto. Perciò, non buttiamo via i doni del Signore, non buttiamo via le cose del Signore: tutte queste cose qui le ha create il Signore! Ma, oh, servircene per arrivare al Signore, servircene per amare di più il Signore, per portare le altre creature al Signore! Per me non c'è altra strada. Sei mica d'accordo, signor consigliere? Ed è facile, guardate, è facile andare agli eccessi opposti. Uno dixe: "Bruuumm, basta! Tutta roba... tutto peccato!". No! Un altro: "Boh, vuto che sia!", e el se fa una sbornia, no? Prendiamo il caso del vino: "Beh, non bevo più vino se no me imbriago!". Ma no, benedetto dal Signore, "il vino letifica il cuore dell'uomo!". "E allora gh'in bevo tanto perché el letifica il cuore dell'uomo!". No, parchè te deventi massa allegro allora! Savì, che ve go contà quela de quel altro dei pensieri cattivi che a un dato momento impara a noare... No la savì mia la storia? Sì? Ghe gera quell'altro che gavea pensieri cattivi, el confessore ghe dixeva: "Te raccomando...". El ndasea dal cappellan suo: "Te raccomando... fa’ così... fa’ colà...", el ghe dasea i suggerimenti... "Fa' fioretti...". Insomma, no l'è stà bon. Visto che no l'è bon cavarghela... ancora con sti pensieri, ste agitazion, ste fantasie... E allora l'è andà a trovarlo un giorno, el gera... el gavea cambià paese, l'è nda a trovarlo: "Senta, - el dise - don Piero, mi no gh'in posso pì... Sempre... de sera, de notte...". "Senti, bevi qualche gotin de vin”, el ga dito. "Nol me piase mia!". "Sforzete! Bevi qualche gotin de vin", el ga dito. El ga scominzià a bevare el gotin de vin, e infatti el ga visto che, sa, a bevare el gotin de vin, alla sera el dormia invesse che pensare. Solo che el ga scominsià a tor su qualche sbornia, no? Oltre a qualche gotin, el ga scominsià da uno, due, eccetera, e el ga scominsià qualche sbornia. Un giorno se trova in piazza e ghe gera el cappellan insieme con do tre persone, e lu ga fatto: "Eh! Là... don Piero... ehh!". Dise don Piero: "Come vala?", el ga dito. "Ah! Par quel mestiero là? Bene! Molto bene! - el ga dito - Peccato che i ga imparà a noare!”, el ga dito. I pensieri... nelle sbornie, ah, i ga imparà a noare! Ecco, sarìa un pochetin massa rivàr là. Gavio capìo?

MO180,7 [17-05-1967]

7 No, dico, mi son fermà parecchietto su sta roba qua per questo, parchè vardè che nelle cose del mondo bisogna avere un equilibrio, parchè xe facilissimo o essere troppo rigidi o esser troppo in là...
Ghemo parlà nel passato con don Piero e con voialtri riguardo al Chaco, anche riguardo al cibo: non essere troppo rigidi... Perciò, nda pignata de patate, cari miei, qua adesso ghe xe don Piero che arriva al Chaco... una pignata de patate che deve bastare dal luni fino al zobia; zobia, se la va ben, gh'in cusinemo 'n'altra pignata, e femo una pignata de caffè e quelo el ga da bastare fino a domenica... "et ita porro". Stè boni: podarissimo andare anche all'eccesso così, ma podarissimo andare anche all'altro eccesso, dove che se abusa, che se manca de povertà, dove se manca, vero, de giustizia anca verso la gente. Viene una povera donna e ti dà cinquecento lire tradotti in italiano, vero, non so quanti pesos che i te daga per... l'offerta della Messa, e con quei cinquecento lire là te ve e te compri magari un chilo di ùa che costa cinquecento franchi. No xe mia giusto, no? Bisogna savere anche dire: "Ben, questa sì... questa...". Se xe l'onomastico de Toni, e allora femo anche questa eccezione, ma... "Perché me piasaria quella ùa là che xe tanto bona ciò, e, sa, vuto che sia!". Pian, forse basta a quel punto un bicere de birra: te spendi manco e te ghe de più. Ecco, ghe vole quell'equilibrio, ecco quell'equilibrio che xe giustizia e che xe carità, per cui no se ga da andare massa de qua e gnanca massa de là: questo nel cibo, questo nel vestito, questo... anche in quelle cose di casa, in tutto quanto... Bisogna servirse de queste cose, il Signore ne le ga dà e xe giusto servirsene, ma non abusarne, non abusarne, ecco.

MO180,8 [17-05-1967]

8 "Infatti, sapendo qual'è il fine della creazione e della storia, si può agire nella maniera giusta secondo la creazione e la storia. E conoscendo lo scopo della propria esistenza, si può ordinare rettamente le cose, perché si ha oggettivamente davanti agli occhi l'elemento più importante".
Noialtri ridèmo qualche volta de sti frati che i mettea la cassa da morto sotto il letto, vero, o i mettea il teschio da morto sopra il comodino. Ci ridevamo a osservare ste robe: in fondo in fondo è una realtà che dobbiamo avere in mente! Noi dobbiamo avere... invece che avere in mente il teschio da morto, invece che avere in mente la cassa da morto, avere in mente il Cristo che sta arrivando... sarà il Cristo risorto. Pensa alla tua entrata in Paradiso invece che pensare la morte col teschio, pensa alla morte con la chiave d'oro, ma dobbiamo pensare che noi siamo diretti là, all'incontro con Dio! Quando che i piccoli di Fatima si incontrano con la Madonna, basta, no i pensa altro che al Paradiso, altro che al Paradiso! E sì che è un bel pezzo che sta aspettando Lucia, no, sto benedetto Paradiso! Glielo ha promesso un bel pezzo fa e è ancora là che lo aspetta; però è in attesa ancora, è ancora forte de quel cibo che ha ricevuto quel giorno, vero: "E io verrò in Paradiso?". "Sì, verrai in Paradiso...". E lei, sicura di andare in Paradiso... credo che sia l'unica persona sicura, sulla terra, di andare in Paradiso! Neanche il Papa, no? È sicura della promessa della Madonna, venendo avanti, ma però se è disposta a far bene, perché di là no bisogna mia scherzare... La Madonna ghe lo ga promesso, ma con le azioni bisogna corrispondere. Ora..."che io non profani la grazia di Dio, che non calpesti la grazia del Signore!". Ora, vedete, questo, questa è la promessa che abbiamo tutti quanti noi! A Francesco ha detto: "Sì, se dirà molti rosari ndarà in Paradiso. Se farà il buono ndarà in Paradiso. Se farà penitenza...". Ecco, a noi è stata detta sta parola qua, séto, Ruggero caro: "E Ruggero, ndarà in Paradiso? Ah, Ruggero?”. Sì, se dirà molti rosari e farà penitenza... e trattarà mejo Zeno, che el lo tormenta sempre a scola, specialmente no? Se farà così! Ora a noi è stata detta questa parola qui: “Tu verrai in Paradiso... Ricordati, caro Giuseppe, anzi, nonostante i calcoli, nonostante... quelli del fegato, vero... Ieri el ga sevità calcoli! Beh, nonostante i calcoli, verrai in Paradiso; nonostante la tecnica... Però, però, se te dirè molti rosari, se te farè penitenza, se te dirè...”. Ghe xe un 'però'...

MO180,9 [17-05-1967]

9 Ora, questo... su questa luce, cari miei, vivevano i santi! Quando che avevano la cassa da morto sotto, era per pensare a questo; col teschio pensavano a questo. Ora, tiriamo via queste cose qua, se volete, per carità, mettiamo una cosa luminosa invece che una cosa scura, ma deve ricordarci questo. Deve ricordarci, caro don Luigi, che stasera può suonare una campana che ti dice: "Alt! Finis! Rendimi conto, che adesso...". E allora podemo essere noi a trovarsi nelle condizioni della signora Scarpa che gavea tutti i trapei pronti: "Ecco qua, varda...", tutto a posto, in modo che i ladri facciano presto, portano via un libretto solo... Era tutto, tutto... non vi pare, tutto più semplice: un libretto, eccetera. Pensa tu un momentino, quando che è l'ora della partenza, se avessimo un mestieramento così disperso, così... Invece xe tutto a posto, i ladri vengono e ci portano via niente, quel che avevamo lo avevamo qui nel cuore: pac pac, e lo portiamo su a Nostro Signore.
Quella è la presenza del cristiano sopra la terra! E guardate che, tra l'altro, se... guardate, guardando bene, il cristiano che vive così gusta di più le cose del mondo che non fa gli altri che le hanno tutte quante, perché non le gustano gli altri. Dicevamo prima che è la chiave per gustare le cose del mondo. Perché? Perché noi siamo contenti, noialtri se beviamo un bicchiere lo beviamo contenti, gli altri se lo bevono: "Mah, questo... ma no... l'altro... provemo questo... provemo quell'altro...", i ga sempre da dire e da brontolare. Te ghe domandi le siarèse a Toni Pernigotto, le magnemo de gusto e femo festa. No, Toni, tante storie! "Perciò, l''essere sempre pronti', nella vigilanza e nella temperanza - vigilanza e temperanza - è per i cristiani l'esigenza fondamentale dell'ora in cui essi vivono". Specialmente oggi: vigilanza e temperanza! Martino, varda che prima de sera può arrivare! Alla sera... quando che... guardate, quando sta per arrivare qualche persona, si è in attesa che arrivi qualche persona: "Xela 'rivà? Xela 'rivà?". Stamattina ga da vignere don Giuseppe Molon con quella siora, verso le nove, e allora: "Ciò, spetta, don Guido, varda che ga da rivare... Te sì lì in portineria, varda che ga da 'rivare don Giuseppe Molon con quella siora...". Dopo un tochetèlo: "Varda che son qua, se per caso la 'riva! Varda che son qua!"; se per caso vado in meccanica o su de sora: “Se i dovesse passar 'desso, varda, se par caso la vien, son qua...". Ben, la nostra vita dovaria esser sempre un'attesa, un'attesa di Cristo... che ne porta in Paradiso. "Varda ca son in ciesa, séto! Varda ca son qua drìo a fare un mestiero! Varda ca son qua!". Che egli ci trovi sempre al nostro posto! Perché deve venire, deve venire... Caro don Luigi, queste le xe le robe che ghemo da predicare! Queste le xe le robe che ghemo da vivere! E 'ndiamo avanti un altro pezzettino.

MO180,10 [17-05-1967]

10 "Perché quelli che dormono, è di notte che dormono, e quanti si inebriano, è di notte che si inebriano. Ma noi, che siamo del giorno, siamo sobri...". I banchetti nell'antichità si celebravano specialmente di notte; di giorno nessuno si ubriacava tanto facilmente. Il giorno esige sobrietà: 'Camminiamo onestamente, come di giorno; non in gozzoviglie ed ebrietà; non in lussuria e lascivie; non in contese e invidie...'... un quadro esatto degli antichi sfrenati simposi! Ma qui Paolo pensa a un'altra sobrietà. Gli uomini sobri sono uomini realisti, uomini che vedono le cose come sono; non vanno dietro a fantasie e non s'inebriano di idoli".
Ah, anche adesso, per esempio, varda sta gente, la perde la testa par qualcosa, no? Te vedi uno che ga manìa, supponemo, de cavai, tò... senza offendere Grassetto... ma se i sente che ghe xe un cavalo... fin che no i riesce aver la coa del cavalo, vero, no i xe contenti. Xela così, Zeno? Beh, la coa... co'i ga la coa i ga anca el resto, speremo, no? Ma te vedi uno che el ga... ghe manca un bollo, un bollo nel bolario, e el vien savere che ghe xe là Umberto che lo ga: "Ma dai...", finché el riesce avere quella roba! Te vedi certe manìe qualche volta. La gente, come perde la testa, no, proprio dietro dei piccoli idoli! Mi ghe scherzo sora, provè avvicinare il mondo e vedarì quanto... i perde la testa magari per la cagnetta, o par nda roba, par l'altra, par st'altra! Piccoli idoli, piccoli idoli... E là, tutto concentrà! Vien el momento della partenza, bisogna che i lassa gli idoli qua, e no i ga gnanca... "Ohhh! Go lassà a casa el portafoglio!". E noialtri ghemo el dovere de ricordarghe a sta gente... ma bisogna che femo noialtri prima, cari! Cosa dirissi voialtri, don Piero che partisse par l'America, porta via casse de questo, casse de quelo, e el se desmentegasse a casa el breviario, el calice, passaporto e schèi, e schèi... tutta sta roba qua? "Go portà via tutto... go portà via tutto...". E l'è senza passaporto! El riva là a Buenos Aires e i lo mette subito intanto in custodia, i lo mette là un poco de tempo: "Là, ca vedemo qua...", e i lo mette dentro in galera un poco de tempo. El se la cavarìa col purgatorio! Ma se partemo par de là senza passaporto, no l'è mia un Purgatorio solo de qualche mese!

MO180,11 [17-05-1967]

11 "Chi conosce Cristo, non cade in loro potere...". Chi conosce veramente Cristo, non si lascia imbrogliare da certi idoli, da certe stupidaggini! “È invulnerabile di fronte a quell'idealismo fantastico e remoto dalla realtà, che annebbia il mondo e vi porta la confusione".
Ve ricordè de quel ca ve go dito... de quel professore del seminario, in piazza 20 settembre, no, e de quelo là che vendeva... che el vendeva bagoli. El gera quello famoso che vende mandolato davanti a santa Lussia, lì, ve ricordè, quello là vecioto ormai, che el giorno de santa Lussia el vende mandolato: "La mandola! La mandola!". Ghe gera... 20 settembre, no, gavea mia la strada de 4 novembre, e lì, su quella piazzetta dove ghe xe el fiorista, ghe gera uno che vendeva oggetti vari, là, camise, bagoli... El sigàva, e tutta la gente 'torno, no? "Ooooohhhh!". Passa monsignor Fantin, professor nostro del seminario, di latino, el vignea dal ponte degli angeli e el vignea... el ga traversà e l'è passà de qua, nel marciapìe, no? Quell'altro, che el professore lo conoscèa benissimo: "Se non mi credete - el ga dito - domandate al professore, quello là, quel monsignore che sta venendo avanti. Non è vero, monsignore, che 'vulgus vult decipi!'? - el ga dito - il volgo vuol essere ingannato!". E l'altro: "Altro se xe vero!" el ga dito. "E avete sentito dunque se non è vero quello che dico io..."Avete sentito se non è vero...". E el ga continuà a vender la merce lu, no? Questa xe la realtà del mondo, oggi! La realtà xe questa! Se lassemo imbrojare, imbrojare, proprio imbrojare, se lassemo imbrojare. I vien là con un pacchetto de roba e se lassemo imbrojare. Vardè che tante volte, anche noialtri, 'desso ghe ridemo su quela povera fèmena che gera là... Pensé, pensé, i gera là che i vardava, no, e l'altro: "Altro se xe vero!". "Beh, el m'in daga una, - la ga dito quela vecieta - el m'in daga una...". El ga possudo ingannarla... Ora pensé quante volte che col mondo a se lassemo ciapare così! Quante volte se lassemo ciapare così, se lassemo ingannare da quelle che xe le apparenze, eccetera! Bisogna che stèmo attenti fioi, savìo!

MO180,12 [17-05-1967]

12 "Perciò essere pronti nella vigilanza e nella temperanza... per i cristiani - dunque scusate - nella vigilanza e nella temperanza, è per i cristiani l'esigenza fondamentale dell'ora in cui essi vivono". Scusate, go saltà via... "Chi conosce Cristo, realtà delle realtà, resterà sempre un uomo sobrio e realista".
Chi conosce Cristo, realtà delle realtà, xe un omo sobrio, un omo sobrio che va al sodo. Un omo che conosce Cristo, che vol bene al Signore, che vive de Cristo, nol va a cercare tante storie. Sa mortificarsi, l'è realista: "Bisogna che vardemo la sostanza, no a tante storie!". Nol va drìo, sa, a tutte le scatole: "Vardemo un po' cosa che ghe xe dentro!", el dise, no? "Eh, bele robe, sì, ma vardemo un po' la sostanza, cosa che ghe xe... Che no ghe sia un bussolotto dentro, e basta!". Meno confezioni e più realtà! Te vidi sti ovi, sa, grandi, e ghe xe la prima carta e i nastri, eccetera, e strucca, strucca, struca, a ghe xe tanta ciocolata così! Comprèghene un bel bolo grosso così, che te masteghi e te magni de più, no? Manco apparenze, ma più realtà! No te vedi che el mondo de ancò el se lassa imbrojare dal vuoto? Xe vero o no? El mondo, ancò, el se lassa ombrojare dal vuoto! El compra l'ovo quello più grosso... se el gh'in comprasse uno più piccoletto ma tutto pieno, no sarìa mejo? No ghe sarìa de più cioccolata? Ecco, vardemo un po' le cose reali, cerchemo de saver tutti i casi, cosa che vale la 'cosa'... Sì, un po'... "Bisogna ciapare un toco de cioccolata e metterlo là in scarsela?". No! Incartà... questo e quelo! Ma non dovemo lassarse abbagliare, un pochino, imbrogliare da tutti sti nastri e nastrini bagoli e bagoleti... Vardemo un poco alla realtà! Toni, cosa gh'indito, caro? Mejo un toco de manzo del Brasile... cioè dell'Argentina... quelo xe reale, piuttosto che tanti nastri e nastrini e dopo, strucca, struca, vero, ghe xe un osso de polastro... Andiamo!