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LA CROCE È FONTE DI FECONDITÀ APOSTOLICA

MO186 [31-05-1967]

31 Maggio 1967

MO186,1 [31-05-1967]

1 Buongiorno! Sarebbe bene che se qualcuno ha relazioni particolari col sole, che el lo fassa vegner fora, perché... ne occorre el sole. Vero tu, John? Tu... conoscere il sole? No? Ninte allora! Max, Max... Max dov'è? Max, Max... conoscere il sole tu? La luna?
Ieri abbiamo visto come don Poppe ha ricevuto il permesso dal papà e dalla mamma. Il papà, con quelle quattro parole lì, è stato oggetto della nostra meditazione. E adesso vediamo un po' lui. "La felicità di Edoardo fu indescrivibile". La felicità: aveva ricevuto il permesso e... partenza per il seminario. Mi pare che, quando un giovane parte per darsi al Signore, sente un momento di felicità e ha l'impressione ormai: "Eh, ormai ci sono!". E invece dovrebbe dire: "Ormai comincio!", perché il più bello è ancora indietro, no? Credo che, per esempio, Zeno, quando che lui ha vinta la sua battaglia, là: "Se riesco a vincere la battaglia, sa, a superare le difficoltà che ci sono, vincere, sa, affrontare Grassetto...". Mi ricordo quando che aveva da affrontare Grassetto: "Come faccio affrontarlo? Adesso ghe son! Eeeehh! Eh! Sa, se riesco a vincere sta battaglia qua!". E non pensavi, caro Zeno, che ci possono essere battaglie, sa, ancora più difficili, meno appariscenti; può essere più facile vincere un can, con quattro calci, che non vincere per esempio tre quattrocento peoci che te punzecchia tutta la notte, vero? Perché al can te ghe tiri drio... Mi, nda volta, ghe go tirà drio nda scudeleta de caffè nero con la graspa. Sì, gero in seminario, in seminario, in infermeria... e el sitava a sbajare tutta la notte, sbajare.. e non gera bon... non savea come fare a farlo tasére, no? E insomma, go verto la finestra... ma la scudela la go tignù mi, non saveva cosa buttarghe zo, no ghe gera gnente... e go ciapà... a ghe faxea segno che el tasesse, no, e el can sbajava de pì. Go buttà zo... Gavea la bela cicaretina che la suora, poareta, la me gaveva portà el caffè con la graspa; faxea la quarta o quinta ginnasio; buttà zo quela, se vede che el ga bevù el caffè con la graspa, el ga tasudo sempre... o el ga sentìo un certo odore, e el ga dito: "Qua vien fora... xe qua i marziani!", el ga dito. Sicchè, un can se pol anca farlo tasére, ma un mucio de peoci, sa, i vien lì su per la pele... Come quela volta che a son nda a tore el sale per vincerli un pochino. Ecco, vardè che la xe la stessa cosa! Vinta la prima battaglia, sembra... sa... "Sa vinzo quela, dopo... oohh!". Ci sono delle piccole battaglie, quelle tremende battaglie, intime, che vanno proprio in fondo, e sono più difficili quelle, almeno... Zeno, non so se sbaglio... ho detto bugie forse? El ga dito de no, ma se fusse qua Zeno... Umberto, digo la stessa roba, e tutti dovrebbero dire la stessa cosa. Bene.

MO186,2 [31-05-1967]

2 "La felicità di Edoardo fu indescrivibile. Se tutto il suo sacerdozio fu vissuto nella rinnovata freschezza di gioie pentecostali, quella datagli dal responso avuto dai genitori ne fu il primo anello. Ma quanto dovrà pagar cara quella felicità...".
Fratelli miei, in altre circostanze ve l'ho detto: "Guardate che i doni di Dio bisogna, o prima o dopo, bisogna pagarli sempre, bisogna pagarli sempre!". Viene una vocazione? Bisogna pagarla! Guardate, guardate, c'è una... c'è una proporzione giusta, sapete, giusta: quanto più bella è la vocazione che entra, tanto più uno o l'altro o tutti dobbiamo pagarla. Non si può... sa, 'per niente l'orbo non canta'! Niente da fare: 'per niente l'orbo non canta'! Se non canta gnanca l'orbo, e l'orso nol balla! Perciò, quando vedo una grazia nella famiglia, nell'individuo, bisogna pagarla. Non la pagherete tutti, la pagherà qualcuno, ma bisogna pagarla. Sarà un Giorgio che muore, un sangue che viene sparso, sarà uno che si ammala, sarà uno che sarà pieno di tentazioni per due tre mesi e che non ne può più, sconcertato tremendamente, sarà un altro che soffre incomprensioni: bisogna pagarla. Viene una vocazione nuova e ci sarà la Maria che farà combattere don Erasmo dall'altra parte. Va ben? Ci sarà... Vien dentro una beneficenza e ci sarà un altro che a scuola non ce la fa più. Figlioli, bisogna pagarle le grazie di Dio, bisogna pagarle come individui e bisogna pagarle come società. Questo mettetelo in preventivo. Andate adesso in una missione: vedete che le cose vanno bene, state sicuri che dopo la pagherete, anche voi! "Senza l'effusione di sangue non si può avere redenzione, ‘non fit remissio’". Perciò, non illudetevi, non illudetevi, mettete in preventivo, non state dire: "Oh, stavolta i ne la ga dà par gnente!". Non state aver paura: dopo la paghè. Xe come, vero, quando che... che se compra. Xe andà l'assistente Schiavo a Roma e el ga scritto una lettera dixendo che podemo avere in settembre, gratuitamente, dalla Ferrero, la 850. Te lo sé, no, Toni? La 850 a nove posti, adesso, a settembre: la Ferrero ne regala... Ma sìo convinti che la xe regalà quela là? La xe pagà dò volte, no? Parchè naturalmente la xe pagà coll'insieme. Provemo a fare un conto: te spendi tre milioni de roba, eh, un milione è il materiale, un milione è la macchina, e un milione è il guadagno per loro, no? Pressappoco... se non è viceversa: due milioni di guadagno, un milione della macchina e mezzo milione... Vero? Perciò, chiaro, chiaro... Ora, sa, il Signore sa fare gli affari meglio di noialtri uomini, meglio della Ferrero... e siccome che lui vuol mettere nella cassa comune, per la salvezza delle anime, siccome c'è un... dev'essere compensato, dev'essere pagato, bisogna pagare. Ed eccolo qui, lui: "Ma quanto dovrà pagar cara quella felicità...". Non meravigliatevi di questa parola qui, eh? Guardate vi costerà meno se la mettete in preventivo. Viene, per esempio, una beneficenza improvvisa e siete responsabili: "Oh, Signore, te ringrazio. Ma chissà cosa che il Signore me manda adesso!". Aspettatela: presto o tardi verrà. Allora la croce sarà meno pesante. Voi direte: "Ma, il Signore che cattivo che è!". No, è buono il Signore, è buono il Signore! Basta saper valutare la croce, capire cosa vale la croce. Non sarebbe buono se non ci mandasse la croce.

MO186,3 [31-05-1967]

3 “Mentre nel portare la vocazione all'approdo agognato, dovete vederla parallelamente avanzare tra inaudite difficoltà familiari, dalle quali non potè mai sganciarsi. Il momento più terribile fu quando, con la morte del padre, egli si sentì come spaccarsi in due, tra la chiamata prepotente al sacerdozio e la necessità di farsi capo di famiglia. Visse settimane d'incertezza indicibile".
L'è tremendo el Signore, eh! sto popà che dixe: "Ben, senti, va’ pure, va’, ma ricordete...", come abbiamo detto ieri mattina. Lui va, sa, capisce che lascia il papà con tutta la famiglia sulle spalle. A un dato momento muore il papà, e lui là: "Cosa devo fare? Andare avanti o andare a casa a sostenere la famiglia?". Guardate che sono cose tremende! Il Signore domanda, sapete, il Signore domanda: "Lascia, vieni e seguimi! Lascia, vieni e seguimi!". "Mah, me popà... me mama...". "Lascia, vieni e seguimi!". Dopo il Signore interviene lui, ma quando lui chiama, quando lui chiama, sembra insomma necessaria la nostra presenza... Domandate a Vinicio quando che è venuto via da casa: sembrava necessaria la sua presenza... Dopo due mesi, non era più necessaria, o dopo uno, ma ma mentre lo chiamava era necessaria la sua presenza. Il Signore vuole sempre questo atto di fede, di fiducia: "Fidati!". Quel benedetto sasso col verme dentro, vi ricordate, no, in riva al mare... "Fidati! Fidati di me!". Vuol farti camminare sopra le acque... là: "Cammina, cammina sopra l'acqua!". Quest'atto di fede! "Batti su per la roccia! Fa' venir fuori l'acqua dalla roccia!". Questa fiducia in lui! "Non ho né oro né argento, ma nel nome del Signore: alzati e cammina!". Questa è la fede che ci deve accompagnare in tutte le nostre azioni.

MO186,4 [31-05-1967]

4 “Da quell'incontro...".
Oooh! Guarda, guarda il Signore: felice, però deve pagar cara quella felicità e soffrire. Da quella sofferenza viene una formazione meravigliosa. Scherzi di Dio, no? Deve soffrire tremendamente, perciò si trova in un momento tragico, vince la battaglia... Sembrerebbe crudeltà lasciare la mamma con i fratelli, là, abbandonati, però lui segue la volontà del Signore, soffrendo tremendamente, e vien fuori questo. "Da quell'incontro con la croce cominciò il suo allenamento all'eroica ascesa verso il Calvario". Ma non vedete allora, fratelli miei, come le cose bisogna guardarle sotto lo sguardo un po’... "Varda quela fameja là! Varda, un fiolo che va prete! Varda el Signore che robe che el fa: el fa morire anca so popà! Se xe giusto? El doveva aiutare de più la fameja!". E invece no: fa morire, fa soffrire, forse fa soffrire così perché quel giovane deve diventare un giovane un po', vorrei dire, proprio temprato, proprio, alla croce, al sacrificio. E lì impara a soffrire. Fratelli miei, guardate, ora voi siete preoccupati di fare ginnastica al mattino. È giusto, fatela. Adesso faremo una palestra nuova e fatene tanta e fate bene perché... Guardate, però, fate un'altra ginnastica, quella della sofferenza, saper soffrire... altrimenti diventate tutti quanti tisici.Vedete, se non fate ginnastica, non vi movete un pochino, non vi muovete un pochino, voi capite, diventate dei poveri uomini fisicamente parlando; ma spiritualmente parlando, se non vi allenate alla sofferenza, se non vi abituate a dire con San Filippo Neri: "Sia ringraziato Iddio che le cose non vanno a modo mio!", se non vi abituate a baciare la croce: "Signore, sia fatta la tua volontà! Signore, grazie che mi fai... Aiutami, o Signore, a soffrire per tuo amore! Signore, per le anime, se è necessario soffrire ancora di più, sono disposto, Signore!". Se non vi abituate proprio con questa disposizione ad accettare tutte le croci, il caldo, la giornata afosa, un momento che non ne potete più... Non vuol mica dire che non possiate bere un bicchiere di vino o bere un caffè o bere un uovo: no, dovete farlo se è necessario, no? Ma accettare, accettare... Dormite? Beh, ringraziate il Signore! Non riuscite a dormire? Sia fatta la volontà del Signore! Cercare il modo, perché avete il dovere di curarvi la salute, avete il dovere... però, accettare, accettare, con amore... Saper proprio dire: "Signore, sia fatta la tua volontà!". Le incomprensioni, i rovesci un pochino, le cose storte, tutto quello che costa...

MO186,5 [31-05-1967]

5 Figlioli, bisogna amarla la croce! Bisogna che ci convinciamo che così salviamo le anime. Non è tanto con le chiacchere, ma proprio soffrendo, patendo... è così che salviamo le anime! Se non abbiamo capito questo non abbiamo capito niente! L'abbiamo detto tante volte, perdonate se lo ripeto, ma devo dirvelo, manco al mio dovere, un mio dovere sacrosanto se non dico queste cose qui: imparate a patire, imparate a soffrire.
Voi partite per il Chaco. Per strada comincerà, per esempio, il nostro caro Toni qua poareto, un fior di salute, e comincia, supponiamo, col mal di mare, e in un mese di mare cala venticinque chili. E sia fatta la volontà di Dio! Gh'in resta ancora settanta, el ga dito quell'altro. Abituarsi proprio così, abituarsi a prendere dalle mani del Signore. Guardate, vedete, ci sono certe sofferenze, state buoni... che... possono essere lette in poesia... Per esempio, voi arrivate al Chaco... che vi capiti un po', ma, sa, anche a mettervi a dormire magari sulla paglia, supponiamo ipotesi: "Eh, ben! - me par de vedar don Piero - Vuto che sia! Qua...", la vita se prende un po' con poesia. Va ben? Ci sono delle sofferenze, così, come quando si rompe la macchina per strada... se no la va, pazienza! Se vien casa tirà avanti da un musso, no? Ma ci sono delle altre sofferenze, che sono meno pesanti, se volete, ma divengono più pesanti perché colpiscono nell'intimo, nell'io, nelle piccole cose. È quelle che bisogna... vorrei dire specialmente, dopo vedremo più avanti qui con don Poppe, vedrete come è stato proprio contrariato proprio nel bene che stava facendo. Domani, per esempio, vedere, per esempio, domani don Piero che non capisce niente de don Graziano, e... insomma, vegnarìa la voja de scrivere a Vicenza: "Per piacere, dène l'autorizzazion che ghe tiremo el colo...", vero? "L'è irriconoscibile dopo che l'è qua. El gera un tipo spinto, un tipo qua, un tipo là, Piero, anche el gavea un sprint che gera un gusto, a Vicenza. Passà, passà el mare, el se ga tajà le gambe. Non so come che la sia, l'è deventà... misericordia! El ga paura de la so ombra: “Ben, ben, stemo calmi, ben, ben, stemo qua!”. Insomma, se podaria fare questo, se podaria fare quello, e invece...". Può capitare questo, figlioli, può capitare questo e anche di peggio, può capitare. E il portar pazienza, e saver sopportare per amore del Signore... le persone moleste, figlioli miei. Trovarsi magari con un vescovo, il quale sembra tanto aperto, e magari mi scrivono quelli del Chaco: "Ah, caro don Ottorino, i diséa, i diséa, vero, che el vescovo del Chaco... sì, l'impressione prima la gera di un vescovo così, così, così. Se el fosse qua lu, che el vedesse che bon che l'è! Altro che... Beati voialtri che gavì mons. Zinato e che fe quel ca volì; qua invesse no se pol gnanca andare al gabinetto perché el stabilisse lu le ore de andare, vero! Scusé quela parola lì! No se pol far gnente, el vol veder tutto: 'Fate così... fate colà'!”. Aahh! Sì, sì, è aperto ai problemi, ma li risolve tutti lui, e noi siamo peggio degli schiavi. Pensa che el ne ga messo persin el termo in camera!".

MO186,6 [31-05-1967]

6 Figlioli miei, state attenti! Saper sopportare per amor del Signore! "E allora sopportare e tacere?". No! Prudentemente, con carità, eccetera, con pazienza, ma saper accettare per amore del Signore! Ecco, vedete: quello che mi pare è questo, che riuscirete supponiamo domani a vincere, supponiamo che il vescovo sia così, riuscirete a portarlo, giustamente... ma ce ne sarà un'altra, perché una è inevitabile croce! "Allora xe mejo ca se tegnemo quela!". No, avete il dovere di tirarla via. Se vi sembra giusto questo dinanzi al Signore, con la carità dovete tirarla via quella croce lì, ma mettete già in preventivo che ne capiterà un'altra, perché la croce ci vuole. È questo che... Senza sale la minestra no xe bona, e per il Signore non piace la nostra minestra se non ha il sale della croce. È insipida la minestra senza sale, no? Ebbene, le opere nostre, se non sono condite dalla croce, sono insipide, e allora mettiamo già in preventivo perché ci deve essere, ci deve essere. O da una parte o dall'altra verrà, verrà. "Varda, ciò, poareto, sul più belo che el podea, l'è morto!". Ghio mai sentìo la gente? "Varda, sul più belo che el podea goderse una bella pension, l'è morto!”. O vero: “Sul più belo che... ghe xe morta la fèmena! Sul più belo che... ghe xe capità...". Capita così: gnente da fare!
Non abbiamo qui la nostra patria, è in Paradiso, e noi in modo particolare, che siamo chiamati a collaborare con Cristo per salvare il mondo, siamo proprio chiamati a dare sangue, continuamente a dare sangue. Perciò non state a meravigliarvi, non state a prendervela, prendervela perché: "Varda quel don Guido! Varda quel don Ottorino... varda quel Vinicio... varda... che qua, che là...". Sì, giusto, dovete... sì, per carità... ma non state a prendervela, perché è inutile, dovete aver la croce! A scuola quel professore... sarìa un gusto, sarìa un gusto ndar scola, ma varda ti, ghe xe quelo là che el fa sempre dormire, no, sempre dormire! O, se no, ghe xe quell'altro che... Xe inutile! Ma guarda, quel giorno che non avrete più professori che fanno dormire, avrete i compagni che vi tormenteranno; quando non ci saranno più i compagni, ci sarà il sole che vi tormenterà; o se no vegnarà fora i simesi dai banchi e i sarà quei che i ve tormenterà... Siccome ci vuole la croce, ci vuole, che è come l'aria che noi respiriamo, così è necessaria la croce, perché se no non ci salviamo, e non salviamo, perciò bisogna capire questa necessità. Io non dico di andare in cerca di croci, ma almeno accettate con amore, con gioia, quelle che il Signore manda. Anche perché pesano meno quando che sono accettate per amore di Dio, pesano meno! Perché, se viene qui, supponiamo, l'esattore delle tasse, e el ve fà fare... portare cinquanta carriole da qua a in fondo là, de terra, pesa... Ma se invece è per impiantare i fiori, e Ruggero el se le porta lu, le ghe pesa manco perché lo fa per amore, sa, così Ruggero farà il giardino. Ora, se io le faccio per amore di Dio, le porto per amore di Dio, pesano ancora meno, no? Se invece le porto per forza pesano molto di più.

MO186,7 [31-05-1967]

7 Eccolo qui, dunque.
"Solo con questo spirito di sacrificio, amato, - attenti alle parole - amato, vissuto fino alla follia, con questo 'tuffo', come soleva dire, nella croce, si può spiegare come in otto anni appena di sacerdozio, quattro dei quali passati quasi sempre a letto, potè, con l'azione, la parola, gli scritti, tra editi e inediti, calcolati a parecchi volumi, e creando opere su opere, raccogliere una messe di bene quale altri non otterrebbero in ottant'anni di lavoro". Ecco il segreto: otto anni di sacerdozio, quattro in pìe e quattro in letto; i quattro in pìe, sul più belo che el ga lavorà, el ga intivà, dopo vedremo, un parroco che el gera un sergente: orario... e basta! Nol vol saverghene de robe nove! E proprio el sitàva a frenarlo... e dopo el lo ga mandà via. Sicché, umanamente parlando: fiasco allora, no? Però, ha accettato dalle mani di Dio tutto questo per amore di Dio; questo amore alla croce e alla sofferenza ha fatto sì che lui, in otto anni, ha fatto più di quello che avrebbe fatto un altro in ottant'anni. Perché? Perché sì. Guardate, il suo segreto è stato qui: lui si è offerto alla croce, si è offerto a Dio, gli altri hanno scoperto un uomo di Dio, un uomo che viveva solo per il Signore, che viveva in continuo contatto con il Signore, e allora andavano da lui per avere il Signore, per mettersi in contatto con Dio. Quando che c'era don Giovanni Calabria a Verona, perché tutti volevano andare da lui? Perché lo stesso Pio XII mandava qualche volta mons. Montini, lo mandava là a sentire il suo pensiero? Perché sentivano... è un uomo che è in contatto con Dio, e allora: "Va’ da don Giovanni Calabria a sentire un po' cosa che el pensa, a sentire lui cosa ne dice". Ma perché... il Papa mandava da un povero prete, semplice prete, mandava lì? Perché è un uomo in contatto con Dio. Ora, vedete, il mondo ha bisogno di avere risposte dall'alto. Le risposte dall'alto le può dare benissimo Toni Pernigotto... te poi darghele anca ti... però bisogna che te sìpi in contatto con Dio. Quell'altra volta xe sta una mussa che ga risposto, no, quela de Balaam... E va bene, possiamo essere chiunque di noi, però, per essere, per riuscire a trovare il canale in contatto con Dio, bisogna che l'anima sia aperta alla croce, perché la via che ci mette in contatto col Signore è proprio questa: soffrire per amore del Signore, per amore delle anime, questo contatto continuo con lui, con la croce accettata per amore di lui, per amore suo, per amore del Signore. A un dato momento tu vedi trasparire qualche cosa. Che cos'è questo qualche cosa? Un 'quid', un'anima amante di Dio. E quest'anima, sta sicuro che domani viene ricercata. Domani in una parrocchia, un bravo sacerdote, un bravo diacono, che è in contatto col Signore... ma è inutile, c'è un qualche cosa... è il padre Uccelli, insomma! Ah, se riuscissimo, nelle nostre parrocchie, avere proprio questi uomini che sono in contatto col Signore! Per cui i poveri, i ricchi, gli intellettuali e gli ignoranti sentissero che, insomma, hanno da fare con un uomo di Dio! E andassero da questi uomini non per avere frasi di erudizione, ma per avere la parola di Dio, per sentire la parola di Dio! Ciò... io non so come dirvelo, vi dico: provate, soltanto, provate a mettervi in contatto col Signore. A un dato momento vedrete che la gente verrà da voi, ma verrà per cercare... "Parlemo delle robe nostre! Mi parli di Dio!". È difficile dirle, ma, insomma... Oh, dove semo, qua?

MO186,8 [31-05-1967]

8 "Con quanta persuasione il padre Lallemant aveva sostenuto che 'un uomo d'orazione otterrà in un anno più copiosi frutti che non un altro in tutta la sua esistenza'!".
Uomo di orazione, in un anno, otterrà più frutti che un altro in tutta la sua esistenza. Vèdito, adesso... don Piero, tanto per dire, vardemo i omini della giornata. Dopo partirà degli altri... Prima el gera don Luigi Mecenero, adesso voialtri qua. A ve là: è logico, là ci sono i padri di don Orione, là ci sono degli altri sacerdoti, ci sono i cattolici, ci sono i non cattolici, ma, la prima impressione quale sarà? E la seconda e la terza? Ghèmo da dare l'impressione di santi: "Che santi! I prega come santi! I xe buoni come santi! Quelli xe santi!". O diranno: "I santi, no i xe mia dei macachi de sent'anni fa, dei santi moderni, che i guida la macchina, dei santi che sa lavorare... ". Ma prima impressione, dovrebbero avere questa: "Ciò, i xe omini che i prega! Varda come che i prega, varda come che i fa la genuflession, varda come che i fa el segno di croce, varda come... che i xe omini de Dio! Parlando insieme, se sente uomini de Dio". Ora, di un certo colore, figlioli, un certo colore, che non è testa storta, ricordatevi bene, non è Gesùùù. No no no, ma, ma devono sentire, insomma, che siete gli uomini di Dio, che siete gli uomini di Dio, che siete preoccupati del regno di Dio, perché... che approfittate di tutte le occasioni per parlare, con tanta semplicità, ma per parlare di Dio, parlare delle cose nostre. Che siete gli inviati del Signore, proprio devono sentire il calore di Dio che traspare attraverso la conversazione. Anche se siete invitati a pranzo, mangiate di gusto, sì, ma, però, devono sentire la presenza di Dio! Questa qua, vedete, non la si può fare con gli studi pedagogici, questa è vita, questa è vita!

MO186,9 [31-05-1967]

9 Uno che è abituato ad offrire al Signore delle croci, ad amare le croci, ad accettare le croci per amore di Dio... Per esempio, ecco là uno che riceve un dispiacere da un suo confratello, e invece che far tanto de muso, invece che... subito cerca di mostrare il sorriso. Ah, quanta differenza! Per esempio, abbiamo due colleghi, beh, toh, vedo quei due là: Natalino e Brugnolo, mi par che siano colleghi, no? Eccoli: a un dato momento Natalino dovrebbe dire: "Ma, devo aver fatto qualche dispiacere io a Brugnolo perché sono quattro cinque giorni che mi vuole più ben del solito, mi fa sorrisi più del solito, el me vien drio più del solito! Ciò, Angelo, dime la verità, te gonti fatto qualche dispiacere?". "No!". "Ma sì, go da averte fatto... Vedo che te sì... che te me vui pì ben...".
Ecco, quelo l'è il distintivo che dovemo avere su di noi. Questo è il distintivo fraterno. La carità di uno dovrebbe aumentare quando io gli faccio un dispiacere. Io dovrei scoprire che gli ho fatto un dispiacere perché vedo che è... c'è più carità verso di me, più amore verso di me. Ah, quando sarà che arriverà questo? Questo arriverà quando noi ameremo la croce; e allora, siccome lui mi dà croci, io gli presento il sorriso. Non è un frutto, vedete, figlioli miei, non può essere frutto di uno studio, una cosa fittizia: io amo veramente la croce, uno mi porta croci e gli faccio un sorriso. Io amo i fighi, per esempio... ipotesi... supponemo che me piasesse i fighi. Vien Giorgio e el me porta una sestèla de fighi. Va ben? Doman el m'in porta n'altra sestèla. Cosa vuto, lo trovo par el corridoio: "Ciao, Giorgio!". Cossa volìo, senza volerlo, vero, anche se non lo voglio, perché el me ga portà una sestèla de fighi, n'altra sestèla de fighi, n'altra sestèla de fighi. Cosa volete, siamo uomini. Ora, tu ami la croce, perché la croce ti unisce al tuo Dio. Qui si tratta di fede: se cè fede si capisce tutto, se no non si capisce niente. Tuo fratello ti manda una croce? E va bene, ti ha portato una cosa che tu desideravi... è logico di fargli il sorriso. Questo è cristianesimo, fratelli miei, e questo è il cristianesimo che voi dovete portare là nel gran Chaco! E se voi non lo avete, che cosa porterete? Chiacchere? Fratelli, bisogna che noi lo raggiungiamo! Don Poppe, in otto anni di sacerdozio, ha lasciato una scia luminosa perché aveva capito questo e, avendo capito, si è sforzato di viverlo e, vivendolo, senza tante storie, lo ha manifestato agli altri. Se non comprendiamo questo e non ci sforziamo di viverlo, fratelli, abbiamo sbagliato mestiere. Andiamo!