LA PENITENZA SECONDO IL VANGELO È CONFIDENZA IN DIO
MO212 [12-12-1967]
12 Dicembre 1967
MO212,1 [12-12-1967]
1 Un giorno mi diceva una persona: "Non sono capace di mettermi alla presenza del Signore durante tutta la meditazione". Io ho risposto a questa persona: "Ecco, forse il motivo è che non hai mai fatto peccati". Xe meio che te tiri un paro de oche, che te ghin fassi un paro, ah! Porca l'oca, no? Porca l'oca! Un par de ochette, un par de peccatei, dopo te te metti alla presenza del Signore de sicuro.Ecco, io direi, il modo più facile per mettersi alla presenza del Signore è pensare: "Signore, quanto son sta cattivo!". Don Piero non pol mia dire ste robe qua... e allora tira un par de oche, ah, ma de quele che se pol tirare. Guardare un po' la nostra incorrispondenza alla grazia, i dispiaceri che abbiamo fatto al Signore. Capisci, John? Queste parole le capisci, no? Voi non avete mai fatto dispiaceri al Signore, ma noi, poveri bianchi, sai, lo abbiamo offeso il Signore... se non altro quella volta che gavemo spaccà el leon su par la pianta, vero? Capito?Allora vediamoci un istante, contempliamoci un pochino, e pensiamo alle nostre miserie. Abbiamo peccato: “In quel giorno, in quell'ora, in quel momento, Signore, ti ho offeso. Signore, ti domando perdono”.Abbiamo visto che per arrivare a incontraci con lui è necessario prima passare per il Giordano, e cioè far penitenza, ma penitenza secondo il Vangelo. Abbiamo visto che la penitenza secondo il Vangelo si fa "in spiritu humilitatis, in animo contrito et nunc autem suscipiamur a te, Domine"."Ma non bisogna restare sotto l'impressione di una contrizione che ci spezza, senza aprirci alla confidenza".
MO212,2 [12-12-1967]
2 Ecco, è necessario metterci dinanzi al Signore, riconoscere la nostra miseria, pentircene, ma non disperare.Quel ragazzino a cui è stato domandato: "Senti, se tu fossi stato al posto di Giuda, cosa avresti fatto?". "Sarei andato a impiccarmi", ha detto. "Cosa?". "Sì, ma al collo di Nostro Signore", ha detto. "Impiccarmi sì, ma al collo de Nostro Signore".Perché Piero e Giuda si son pentiti: uno, sa, è rimasto, anzi consolidato, nella sua fede e nel suo amore; l'altro, disperato.Dobbiamo far di tutto di non offendere il Signore. Capitata una caduta, anche piccola, bisogna segnalarla, anche piccola. Pentircene. Ma sentire proprio il dispiacere di aver offeso Dio. Più avanti: confidenza! Immediatamente, confidenza. Non ci deve restare un momento di tristezza, perché quella è superbia. Non ci deve restare un momento in cui: "Ma... le ho fatte troppo grosse, chissà se il Signore mi perdona? Ormai par mi la xe finia...". No, no, no, no, questa è superbia, questo è peccato più grande del primo."La confidenza infatti è il terzo aspetto della penitenza secondo il Vangelo".Uno che non ha confidenza, non ha penitenza secondo il Vangelo."Per meglio comprenderla vi presenterò un altro contrasto che possiamo stabilire partendo da due testi del - santo - Vangelo.Vediamo innanzitutto, in Mt 27, la descrizione della disperazione di Giuda.È detto esplicitamente nel Vangelo che Giuda si pentì. E tale pentimento era sincero: tanto è vero che riportò i trenta denari ai grandi sacerdoti".Si pentì davvero. Che figura che ha fatto! Ha fatto anche una riparazione pubblica, in un certo qual senso, no? Ha buttato là i soldi: "Ah, ho peccato! Ho tradito il sangue di un giusto!"."Tale pentimento era anche coraggioso, poiché Giuda non ha esitato a rendere testimonianza a Cristo davanti ai sommi sacerdoti. Egli ha detto infatti: "Ho peccato, tradendo il sangue innocente".Sì, è vero che Giuda ha provato dolore del suo peccato. Ma in lui è mancato ciò che è essenziale per la penitenza secondo il Vangelo: una fiducia totale nella misericordia di Dio".
MO212,3 [12-12-1967]
3 Vedi, Fernando, non devi confondere questa fiducia e allora dire: "Ben, ben, va là, dopo pecco un'altra volta perché el Signore me perdona un'altra volta". Xe un altro mestiero. "Xa, dopo vao confessarme...". Questa fiducia è la fiducia che ha un figliolo nella mamma.Per esempio, quando San Giovanni Bosco ha preparato il bastone perché la mamma avesse da bastonare perché aveva rotto la bottiglia - vi ricordate bene -, perché la mamma non si accorgesse, e dopo di aver fatto tanta pulizia, ha detto: "Ma che furbo che sono! Mia mamma si accorge lo stesso, no, perché si accorge che manca la bottiglia. È inutile che faccia tanta pulizia. E allora cosa faccio adesso?". E allora ha preso un bastone, ha cominciato a ricamarlo bene ed è andato incontro alla mamma, più affettuoso del solito: "Mamma, mamma, mamma, mamma...". "Cos'hai Giovannino? Come è andata?". "Bene, mamma". Un basetto... "Ah, mamma...Toh, un bastone!". "Oh, mi hai regalato un bastone? Ma tientelo...". “Un bastone... un bastone”. "Ma perché devo bastonare il mio Giovannino, così buono?". "Perché go spacà la bottiglia, ah!". Caspita, è stato furbo e è andato dalla mamma. Giovannino era certissimo del perdono della mamma, ma sentiva il bisogno di riparare. Ora, quel figlio che vuol bene alla mamma, non pensa neppure che la mamma non lo perdoni: è dispiacente di aver offeso la mamma, di aver recato dispiacere alla mamma.
MO212,4 [12-12-1967]
4 Supponiamo, tu, Fernando, ne combini una. Tu sai già che don Ottorino te la perdona, però te la dà, te la dà nda pacheta, vero? Il debito de pena bisogna pagarlo, ah! Sottolinea un pochino perché tu non abbia più da commettere quella mancanza.Ma qualche volta può capitare una mancanza un po'... anche una distrazione...C'è don Guido qui? No? Quella sera don Guido ha rotto una lampadina della macchina da cinema: l'ha provata là, gira, mette la luce al massimo, tutto un colpo... paff! Salta la lampadina; eravamo a provare il cinema. Seimila lire. Prendiamo la lampada di scorta, e lui, senza pensare, va, al massimo ancora: salta la lampadina. E non gli ho detto neanche una parola, no. Il giorno dopo mi ha detto... Continuava a dirsele lui le parole. Inutile che gliele dica io; continuava a dirsele lui. E il giorno dopo mi ha detto: "Almanco ch'el me ghesse dito su, gavaria vossù ch'el me ghesse dito su. - el ga dito - Saria stà manco male ch'el me ghesse dito su. Go spacà do lampadine, - el sitava - ch'el me ghesse dito su".Ecco, se noi vogliamo bene al Signore, sappiamo già che il Signore ci perdona, ma dobbiamo sentire il dispiacere di averlo offeso. Ma la certezza, la certezza che abbiamo... ma neanche dubito del perdono del Signore.
MO212,5 [12-12-1967]
5 Se io faccio un dispiacere a te, Raffaele, ma io non dubito neppure che tu non mi abbia a perdonare, ma mi dispiace di avertelo fatto. Xe giusto, no? E viceversa. Ecco questo. Il segno proprio dell'amore è che non si dubita neppure del perdono da parte dell'altro; resta, vero, il dispiacere di aver fatto questa pena, no? Io sono certissimo che se ti faccio un dispiacere, in te non resta neanche un'ombra di, di, di... odio verso di me. "Ma no, scusa... Ma sì, cosa vorlo, el me ga vossù ben tante volte... par nda volta... xe capità...". No? Giusto, no? Non resta questo segno; ma a me pure dispiace.Ecco. Nel nostro contatto con Dio... a me dispiace di aver offeso il Signore, a me dispiace. Appunto, vorrei dire, perché proprio lui mi perdona così generosamente, mi dispiace ancora di più. Quanto più grande è il suo amore nel perdonare, tanto più deve essere il mio dispiacere. Ma certezza del perdono. La certezza del perdono deve essere proprio una cosa... non si discute. So troppo quanto mi ama lui, perché io possa dubitare un istante solo: "Signore, mi hai perdonato? Spero che te me gappi perdonà, Signore. Chissà... Speremo ch'el Signore me gappia perdonà". Ma lascia stare! Hai domandato perdono? "Sì". Ti dispiace? "Sì, ma...". Non dubitare dell'amore di Dio. "E allora fasso peccati - dixe Marco - e corro in bicicletta". No, caro, impara correre prima... par far segnare la fine delle corse."Ahimè! Giuda non ha avuto fiducia".
MO212,6 [12-12-1967]
6 Figlioli, state attenti. Voi direte: "Beh insomma, sta roba non è mica necessaria sta roba qua, no, aver fiducia: ah, lo sappiamo già!". State attenti. Perché nella vita io vi auguro, e prego Dio che non capiti, e offro volentieri la mia vita, là, con un tumore, ancora stamattina, piuttosto che capiti... ma disgraziatamente capitasse che in mezzo a noi ci fosse un Giuda, magari io, state attenti: non disperate! Abbiate fiducia! Ricordatevelo questo. È un vecchio padre che ve lo dice: in qualsiasi momento della vita, vi trovaste in qualsiasi condizione, non abbiate paura, non dite mai: "Per me è finita, non c'è niente da fare!". Dixe, no, i nostri veci: "Fin che ghe xe fià, ghe xe speranza", no?Può darsi che a un dato momento vi accorgiate che avete perso il tempo, che avete tanto da fare per farvi santi, che avete sbagliato strada, magari... Domandate a Marco quante volte ha sbagliato strada lui, eppure nol se ga mai perso de corajo, anca se l'è rivà un'ora dopo, l'è rivà intanto, no, Marco, se rivava. Avere il coraggio di dire: "Incomincio di nuovo". Supponiamo, arrivà all'età de don Piero, a un dato momento dire: "Mamma mia! Credea de farme santo, e invesse, varda, go sbaglià strada". Eh ben, pasiensa, scumissiemo de novo! Arrivare all'età de Vinicio, a un dato momento per un anno el perde la testa, el va con la Catarinela a destra e sinistra... "Cosa xe che go da fare?". Va ben: male, tutto quel che vuli... Scumissia da novo. Digo male, don Piero?
MO212,7 [12-12-1967]
7 Non digo: "Fe el peccato!". No, per carità. No, no! Ma siamo deboli. E, scusatemi, non c'è peccato commesso da un uomo che non possa essere commesso da me e da voi. San Filippo Neri el gavea paura: "Signore, tieme la man sula testa, no, se no prima de sera me fasso turco".Non sappiamo in quali circostanze... e non saremo noi chiamati a giudicare domani. Perciò domani uno di voi si trova in una certa circostanza, in America, da una parte o l'altra, scivola, e va un anno due fuori di strada, butta via la veste, e ne fa una par colore... Bene, non siamo noi a giudicare; perché se mi fossi trovato io in quelle condizioni, chissà, avrei fatto dieci volte peggio. Perciò non sta a noi giudicare. Pregare, offrire sacrifici e compatire. È lui che giudica, è lui che sa quanto è stata forte la tentazione. Giusto? Però l'individuo che disgraziatamente dovesse trovarsi in queste condizioni, ricordatevelo sempre, con Dio e con gli uomini della famiglia... si ricordi che in cielo c'è uno che perdona sempre e che è là con le braccia aperte ad attendere, e non dubiti: "Ma, l'ho fatta troppo grossa!", non dica mai: "L'ho fatta troppo grossa!", non dica mai: “Ma cosa che go fatto! Ormai è finita!". No! Si ricordi: non dica mai questo! Per quante che ne abbia fatte, anche se dovesse, umanamente parlando, scontare col carcere il suo peccato, non dica mai: "L'ho fatta troppo grossa!". Questo riguardo a Dio, e questo riguardo anche ai fratelli.Disgraziatamente, ecco là Zeno che ghin fa una par colore: sta via diexe ani dalla casa paterna, el ghin combina... el ciapa 50 anni de carcere perché el ga copà, sonti mi cosa che el ga fatto su, eccetera, eccetera. Dixe el capelan dele carceri: "Ghe gheto scritto a don Ottorino?". "No, la go fatta massa grossa". Ricordati Zeno che alla mattina presto don Ottorino va vedare sempre alla posta se arriva una lettera di Zeno, e spera sempre de sentire una voce che dixe: "Caro don Ottorino, perdoname! Varda che te voio più ben de prima". E per mi Zeno, quando ch'el ga dito: "Perdoname! Te voio più ben de prima", per mi è cancellata tutta sta miseria, perché podea essere mi... e per dire che è un figlio. Digo male, fradei?Ho voluto sottolineare questo perché dobbiamo pregare Dio che ci faccia morire piuttosto che capiti qualche cosa, dobbiamo pregare Dio che faccia soffrire ciascuno di noi tanto piuttosto che a un fratello capiti qualche cosa; dobbiamo offrire la vita a Dio proprio in olocausto piuttosto che capiti qualcosa a un fratello. "Signore, fammi morire piuttosto che capiti a me. Mettimi a letto per trent’anni piuttosto che capiti a Orfano una cosa del genere". Tutti dobbiamo essere in questa disposizione.
MO212,8 [12-12-1967]
8 Però, disgraziatamente dovesse capitare qualche cosa, massima... Hai peccato? Appena te ne accorgi, pèntiti e non dubitare un istante della confidenza di Dio, in Dio, e del perdono totale, completo, da parte dei fratelli. Ricordatevi: in casa c'è sempre un pezzo di pane, in casa c'è sempre qualche cuore, il cuore di un fratello che vi vuol bene, che vi ama. Qualunque casa della nostra Famiglia religiosa sarà sempre aperta di giorno e di notte per accogliere uno che, pentito, vuol ritornare in famiglia.Siccome siamo in società, non so se siate tutti d'accordo con questo, ma penso che anche il maestro dei novizi, nonostante le deficienze, sia d'accordo su questo. Sio d'accordo tutti, per piassere? E ve dispiase sta roba qua?Mi pare che è questo che vuole il Signore, ecco, questo. Guardate, preghiamo Dio; ma che non capiti! Ma può capitare, può capitare. E allora, se c'è uno che ha bisogno proprio di affetto è proprio quel tale, poveretto, è proprio quel tale che ha sbagliato. Perciò, non andate in giro disperati di qua e di là, non andate... Venite a casa! Tornate a casa, tornate..."Ho sbagliato! Ho mancato!", ma tornate a casa, tornate a casa!"Osserviamo ora il buon ladrone. Troviamo la descrizione evangelica in San Luca 23, 39-43.Noi lo chiamiamo "il buon ladrone"; in realtà doveva essere un crudele bandito! Perché un condannato a morte riconosca di aver meritato questa pena, bisogna che sia stato veramente colpevole".Eh, par dire: "Sì, ho meritato la pena"! Perché de solito, vero, anche i nostri bravi giovani seminaristi, eccetera, non meritano mai quel sei o quel cinque; pensano sempre di aver meritato un sette o un otto a scuola, no? È difficile che uno dica: "Sì, ho meritato la pena; mi sta bene!". Uno riceve un piccolo castigo: "Sì, me sta ben; meritavo de più". E questo ladrone, proprio lì, mentre sta subendo la pena, dice: "L'ho meritata". El ga da averghine fatto de grosse."Ora lui lo dice chiaramente: "Le nostre azioni ci hanno meritato la punizione che subiamo". Chissà quanti ch'el ghi n'avea copà lu!“Ma questo pericoloso bandito non solamente riconosce il suo peccato: egli ha una confidenza assoluta nel Cristo.Abbiamo notato certamente la sua fede e l'umiltà della sua domanda. In fondo non chiede niente di particolare: semplicemente un ricordo. Gli dice: "Gesù, ricordati di me quando verrai nella tua regale maestà".Non chiede cose straordinarie. È pentito, riconosce di aver sbagliato, chiede: "Ricordati di me".“Ebbene, voi l'avete notato certamente: la risposta è stata immediata: è un perdono totale: "In verità ti dico, oggi stesso sarai con me in paradiso".Questo temibile bandito è pertanto canonizzato ancora vivente!".Fatto santo dal Signore, senza tanto Congregazione dei Riti, senza tanti tribunali, senza tante storie... Hic et nunc lo fa santo, ancora vivo! Non essere sta banditi anca noialtri, no?"Non farà un solo giorno di purgatorio colui che aveva ben meritato il suo castigo".Gnanca un giorno de Purgatorio. "Oggi sarai con me in Paradiso"!"E perché? Perché ha avuto una fiducia illimitata.Così per noi. Nonostante la malizia dei nostri peccati e delle infedeltà di tutta la nostra vita, specialmente dopo la nostra ordinazione sacerdotale, noi possiamo rivolgerci con fiducia verso Gesù, purché riconosciamo i nostri peccati, supplicandolo che metta la contrizione nei nostri cuori".Lo dicevano i nostri nonni e i nostri padri: quando ci avviciniamo al Signore, avere dinanzi ai nostri occhi i peccati nostri, no per disperarci, ma per amare."E in proporzione della nostra fede e del nostro amore, della nostra umiltà e della nostra contrizione, Gesù ci dirà: "Oggi stesso sarai con me nella mia intimità".Non dimentichiamolo, il sacramento della penitenza è un sacramento di amore. È un sacramento di gioia. Noi lo chiamiamo un sacramento dei morti. E va bene, a condizione che pensiamo alla resurrezione. Attraverso la morte si passa alla vita. È un sacramento di purificazione. Richiamate quanto abbiamo detto a riguardo dell'amore di Gesù per noi: è un amore che ci purifica.Ah! Se noi conoscessimo l'immensa misericordia del Signore, la nostra confidenza sarebbe illimitata.Vi è più gioia in cielo per un peccatore che fa penitenza che per novantanove giusti che non hanno bisogno di penitenza, e vi è anche la gioia nel cuore del peccatore.ConclusioneAlla fine della vostra orazione, vi invito a contemplare lungamente il Cristo sulla croce e presso di lui la Vergine Maria".Ci portiamo adesso alcuni minuti per contemplare Gesù e la Madonna."Domandiamogli la grazia di essere totalmente leali nell'accusa delle nostre colpe e di purificarci di tutti i nostri fariseismi".Ricordatevelo, la penitenza secondo il Vangelo è proprio questa: non essere farisei. Noi, siccome che, ringraziando il Signore, siamo in un ambiente dove è più facile essere buoni, cerchiamo di non essere superbi per quelle grazie che il Signore ci ha concesso."Domandiamogli che ci faccia provare il dolore delle nostre colpe, ci mostri come dobbiamo ripararle, e soprattutto la grazia della confidenza e della gioia.O Vergine Maria, rifugio dei peccatori, prega per noi!".