Meditazioni Originale > 1968 > LA CONOSCENZA DI GESÙ, PERFETTO UOMO COME NOI

LA CONOSCENZA DI GESÙ, PERFETTO UOMO COME NOI

MO220[23-01-1968]

MO220,1[23-01-1968]

1.Ho detto ai fratelli che vi hanno preceduto - nella vita eterna - di mettersi alla presenza del Signore. Loro si sono messi per tre quattro minuti; adesso vedete di mettervi anzitutto anche voialtri. Cioè cerchiamo come il solito, e questo facciamolo anche nelle altre meditazioni quando siamo soli, cerchiamo proprio di metterci dinanzi a lui e di dire: "Signore, quanto sono stato cattivo! Guarda quante grazie tu mi hai fatto! Guarda cosa dovrei essere e cosa sono!". Questo atto di umiltà, questo atto proprio di adorazione dinanzi al Signore è, vedete, la condizione indispensabile per poter prendere contatto veramente con Dio.
Procedamus! Vi ricordate la storia di quel predicatore che ha detto che non era preparato a far la meditazione, far la predica, e ha detto: "Comprenderanno solo coloro che sono in grazia di Dio. Gli altri non capiranno niente". E ha cominciato a parlare così, così... E tutti gavea capìo, dopo. Sapete la storia, no? Mai sentita, don Guido? Tutti gavea capìo perché, sa, i gavea paura dire: "Son in peccato mortale". Adesso, qualcosa di simile stamattina. Prescindiamo dalla preparazione di chi parla. Qui adesso siamo arrivati proprio a incontrarci col Cristo. Fin desso, tutte le meditazioni che abbiamo fatto prima erano per prepararci a incontrarci col Cristo. E, caro don Piero, adesso vedemo se te te incontri col Cristo o no. E cioè, tutti quanti dirì de sì dopo. Ci incontreremo con Cristo in tanto in quanto saremo andati al Giordano, avremo fatto un po' di penitenza, ci saremo sforzati di domandar perdono al Signore dei nostri peccati, ci siamo messi nella disposizione spirituale di incontrarci con lui. Se abbiamo fatto questo cammino e se siamo in questo spirito, "cor contritum et humiliatum", noi potremo incontrarci con lui. Se non siamo in questo spirito di umiltà, è impossibile incontrarci con lui. Perciò, durante la meditazione vediamo de scondon de fare questo atto di umiltà, almanco da metterci in contatto, nella possibilità di poterci incontrare. "Conoscere Gesù Cristo". Conoscere Gesù Cristo. Quanta gente, fratelli, e vi accorgerete quando sarete più vecchi, quando girerete per il mondo, che parla di cose che non conosce! Troverete delle persone che parlano... dei professori che fanno scuola e che non i conosce la materia. Nelle scuole pubbliche, eccetera, i va là, te vedi che... "Cosa vorlo ca me ricorda - ga dito uno - mi de francese! I me ga messo insegnare francese. Cosa vorlo! Mi lo go fatto fin in 5ª ginnasio e basta, dopo non lo go fatto pì. E i me ga messo professore a insegnare francese... Me tocca studiarmelo mi".

MO220,2[23-01-1968]

2.Quante volte capita questo: che il professore va a far scuola e non è per niente, non solo specializzato nella materia, ma neanche non sa la materia, come dovrebbe saperla un ragazzo di quelli che... Eppure va a far scuola, no? Don Guido, èla o non èla? Neanche mai studiato qualche volta e va a far scuola perché sa... hanno quel dato titolo e loro... avevano fatto, erano arrivati là per un'altra strada e devono far scuola di quella materia che non hanno neanche mai vista.
Quante volte vi accorgerete che ci saranno purtroppo anche degli uomini di Dio che parlano di Cristo senza mai aver visto Cristo. Voi certamente sareste scandalizzati se vi sentiste dire: "Ma, uno va a far scola de francese e nol ga mai gnanca studià el francese, nol sa gnente de francese!". Uno gavesse studià mettemo l'inglese, faxendo i suoi corsi, studiato l'inglese. Arriva professore: lo mandano all'Esternato a far scola de francese. Vegnarìa casa gli assistenti: "Oh mamma mia, don Aldo... Ah don Ottorino... che mestiero! Ghe xe una professoressa che fa scola de francese, el pensa, non la sa gnanca l'alfabeto francese. Perché ghe toca studiarselo ela e dopo... Ma insomma la scuola italiana, la scuola italiana!". Vi straccereste le vesti. Ebbene, fratelli miei, e vi sono tanti uomini, maestri in fatto di religione, che non sanno neanche l'alfabeto del Cristo. Adesso qua qualcuno, magari don Piero, podarìa dire: "Cosa porlo dire lu de mi?". Non parlo mia de ti, caro, tesoro! Però vi accorgerete in giro per il mondo quante... Non basta avere una scuola con venti professori; bisogna che i professori siano all'altezza del loro compito, se no xe meio averghine dieci solo, no? Aver l'Esternato supponiamo con venti professori, e che nessuno di questi sappia la sua materia; è meglio averne sette otto solo e che sappiano la materia; se se arrangiarà in qualche modo... Ma non aver l'illusione almeno di avere i professori. Guardate, fratelli miei, che è facile, sapete, che vi incontriate con uomini che sono messi là sulla cattedra per parlare del Cristo e non conoscono Cristo. Giudicare? No, non tocca a noi giudicare; però, esaminarci perché siamo anche noi diretti su questa strada. Fratelli, non stiamo giudicare, "nolite iudicare!". In Paradiso forse andranno mille volte più alti di noi. Un po' la constatazione che noi facciamo deve essere solo per noi, esclusivamente per noi. E quando ci troveremo nell'apostolato vicino a qualcuna di queste creature, con la carità di un fratello, aiutare questi fratelli a essere quello che il Signore vuole che siano. Ma guai a noi se giudichiamo! Se ci fossimo trovati noi nelle stesse condizioni, saremmo mille volte peggiori.

MO220,3[23-01-1968]

3.Perciò tanta, tanta carità, dinanzi a una realtà. Guardate che in giro per il mondo ci sono tanti che siedono sulla cattedra, che parlano tanto di Cristo, che dicono tante cose di Cristo, ma... Verrebbe voglia di domandare: "Ma tu, Cristo, lo hai visto?".
Sarebbe come quelli che tanto parlano dell'America, dell'America, dell'America... e non hanno mai messo piede in America. "Ma tu sei stato in America?". "No". "Ma allora, anima di Dio!". "Eh, go sentìo dire". "Va' là prima, e dopo parla". "Tu hai visto? Hai sentito, ti sei incontrato con Cristo?". "No". "Bene. Prima incòntrate con Cristo, e dopo parla". Bisogna stare attenti. L'importante è questo, fratelli, studiare tanto; perché, guardate, voi avete visto che...Ve lo dicevo dieci quindici anni fa: prima incontrarsi con lui, e su questa base poi studio più che potete. Ma questa è la base. Vedrete che anche in fatto di studio, in fatto di lauree son più largo di quello che crediate voi. Ma ci vuole questa base. Quando tu mi dai uno che veramente si è incontrato con lui, che vive con lui, ma allora tutti gli altri mezzi: ma più che è possibile, più che è possibile! Perché vuoi farlo andare in bicicletta se può andare in aeroplano? È chiaro? Fratelli miei, guardate però che questa è la base, eh! E su questo punto ognuno deve continuamente esaminarsi. Si deve esaminare il giovane, si deve esaminare l'anziano. E ognuno è responsabile dei propri fratelli, oltre che di se stesso. In una comunità domani non basta che tu dica: "Io mi sono incontrato col Cristo questa mattina e non me ne importa degli altri". No! Siamo tutti responsabili. Perciò se in una comunità uno vede che il fratello sta abbandonando il Cristo... per abbandonare il Cristo non occorre che vada a donne o che vada a far peccati mortali. Ci si accorge subito se uno sta abbandonando il Cristo. L'altro fratello, anche se è più giovane, ha il dovere di aiutare il fratello a incontrarsi con Cristo.

MO220,4[23-01-1968]

4.Figlioli miei, scusate se faccio questa divagazione così, ma...
Io vi supplico in nome di Dio, in nome della mamma nostra, la Madonna, in nome delle anime: non lasciatevi prendere dall'attivismo esterno! Guardate che è facilissimo, facilissimo, tremendamente facile, che veniate presi da quelle che sono le attività, che dovrebbero essere mezzi e che divengono fine. Può essere la costruzione di un oratorio, di un centro giovanile, di una associazione sportiva, un'associazione in mezzo agli uomini, in mezzo ai giovani, tutto quel che volete. Quelle cose che possono essere un mezzo meraviglioso e che ci vogliono, guai se non restano mezzo e senza volerlo, a un dato momento, divengono fine. Se io parlo con uno di questi e dico: "Stà attento, guarda che bisogna però che questi siano mezzo, non fine". "Eh certo! Siamo d'accordo", dice. Però attenti: non basta che sia d'accordo con la testa; deve mostrare coi fatti che è d'accordo. Qui, ecco qui il punto tremendamente pericoloso. L'uomo di Dio, che si è incontrato con Cristo, a un dato momento perde la testa: va fuori, si tuffa, fa, vero, e ha l'illusione di essere ancora con Cristo. E invece, cosa fa?...Ha un attivismo che è tutt'altro che Cristo e, senza accorgersi, sta accontentando se stesso. Sìo d'accordo? Guardate, questo è il pericolo. A un dato momento, un bravo figliolo che si è messo con tutta la buona volontà, tutta, è tuffato in mezzo alle opere, e a un dato momento diventa arido, non ha più niente da dare... Così... comincia a far male la meditazione, saltarla via o fare una meditazione così... Comincia a far male le altre pratiche di pietà... Comincia così. Ricordatevi: è lui che salva le anime. E quando vi accorgete che non c'è, non l'avete più, fate come la Madonna e San Giuseppe: tornate indietro, tornate indietro! Son tornati a Gerusalemme, no? Tornate indietro! Quando vi accorgete che non l'avete più, domandate al vostro superiore: "Me lassa una giornata de ritiro! Me lassa che vaga via!". "Ma, c'è tanto da fare...". Se vien la febbre, te te fermi, no? È peggio di una febbre questo. Andiamo avanti.

MO220,5[23-01-1968]

5."Cercheremo dunque di conoscere Gesù Cristo attraverso alcune pagine del Vangelo.
Non faremo né un trattato di teologia né un trattato di spiritualità. Ci sforzeremo solo di contemplare Cristo. In ogni scena del Vangelo lo contempleremo innanzi tutto nella sua natura umana". Cristo è uomo. Siamo uomini anche noi. Guarda, caro Raffaele, se avrai la grazia di essere prete, consacrato prete resterai uomo. Il giorno dopo ti accorgerai che hai fame come prima, e alla sera avrai sonno come prima. Uomo! “Gesù è perfettamente uomo come noi. Richiamate quello che è stato detto a questo riguardo nella lettera ai Filippesi e agli Ebrei. Nell'epistola ai Filippesi troviamo questa formula: "Egli ha preso la forma di schiavo, divenuto simile agli uomini e apparso in aspetto di uomo”. Nell'epistola agli Ebrei leggiamo prima questa formula: "È divenuto in tutto simile ai suoi fratelli". E poi quest'altra: "Non abbiamo un sommo sacerdote incapace a compatire le nostre debolezze: egli è stato provato in tutto in una maniera simile a noi, ad eccezione del peccato". “È molto utile avere la profonda convinzione che Gesù è veramente un uomo come noi; diversamente non potremmo entrare nella sua intimità”. Come puoi entrare in intimità se lui è Dio solo e non è uomo? Possiamo entrare nell'intimità se c'è un punto comune, no? “D'altronde, come potremmo aiutare i nostri fratelli ad entrare nel mistero dell'Incarnazione se non giungessimo a persuaderli che Gesù è veramente un uomo? Troppo facilmente si correrebbe il pericolo di pensare a Gesù come a un essere intermedio: né pienamente Dio come il Padre, né pienamente uomo come noi. Un giorno esortavo una povera donna ad accettare volentieri la sua sofferenza e le rievocavo la sofferenza di Gesù al Gethsemani. Essa mi rispose: "Per lui non era la stessa cosa: egli era Dio".

MO220,6[23-01-1968]

6.Un'altra volta un prete mi diceva che nel Vangelo non si parla delle mortificazioni volontarie. Allora io gli risposi: "Che cosa bisogna pensare del digiuno di Cristo?". E con un sorriso aggiunsi: "Quando lei avrà digiunato per quaranta giorni, allora discuteremo nuovamente sul problema della mortificazione volontaria nel Vangelo".
Anche noi corriamo il rischio di dimenticare che Gesù è veramente uomo. Ma questo non basta, dobbiamo anche ricordarci che Gesù è un uomo perfetto”. E qui ti voglio, e qui ti voglio! Avremmo tante di quelle cose da dire in questi giorni qua. Peccato che non mi lasciano fare la meditazione più di due volte la settimana, se no, eh! “Senza dubbio è uomo come noi, ma ha realizzato alla perfezione tutta la bellezza della natura umana. Ricordiamo le parole del salmo: "Tu sei bello, il più bello dei figli degli uomini". Lui che ha voluto chiamarsi "Figlio dell'uomo" ha dunque realizzato la bellezza umana e la grandezza umana molto più di coloro che noi definiamo "grandi uomini". E guarda che anche la palestra è una bella cosa per fare l'uomo, sa... Ma c'è un'altra palestra qua, un'altra palestra. Più grande della palestra nostra. E vedrete come va a finire. “Del resto, a rigor di termini, non ci sono "grandi uomini". Ci sono, è vero, grandi scienziati, grandi poeti, grandi capi di stato, anche grandi atleti; ma gli uomini non sono grandi che a condizione di sviluppare in loro la tale o la tal'altra qualità, il che provoca quasi sempre un certo squilibrio nella loro vita”, perché se uno si sviluppa di qua, c'è un certo squilibrio. “Al contrario la grandezza umana di Gesù è fatta di armonia e di equilibrio: è una grandezza semplice, tanto semplice che spesso si rischia di non porvi attenzione. Attraverso i testi del Vangelo, che mediteremo insieme, faremo in modo di scoprirla. Gesù è veramente uomo e uomo perfetto; ma è anche, insieme, il Figlio di Dio”. Veramente uomo, uomo perfetto, Figlio di Dio. “Ma qui non possiamo spiegare nulla: tocchiamo il mistero.

MO220,7[23-01-1968]

7.È Dio come il Padre, dunque l'Eterno e l'Onnipotente; in lui c'è la pienezza dell'essere e la pienezza dell'amore.
Egli è Dio. Certamente la sua divinità non si vede in un modo sensibile, ma non avremmo fatto niente se non arrivassimo ad essere in contatto con la divinità di Cristo per mezzo della fede. Ecco ora qualche scena evangelica. Vi proporrò tre testi in questa istruzione ed altri tre nell'istruzione seguente”. Cominciamo con uno. “Gesù a Nazaret. "È nel capitolo secondo di San Luca che troviamo maggiori dettagli sulla vita di Gesù a Nazareth, ma è molto poco ciò che sappiamo. Sappiamo semplicemente che Gesù era un uomo come gli altri. È nato come tutti i bambini, è stato necessario fasciarlo e deporlo come qualsiasi neonato. Ed è cresciuto. Questo dettaglio è messo esplicitamente in evidenza al versetto 52: si dice che Gesù cresceva in statura. Niente di straordinario in questa crescita: Gesù è diventato grande come tutti i bambini ed è divenuto un adolescente... - con le lezioni del prof. Peretti, che ve ga spiegà, vero? - e poi un giovane e poi un adulto. Il Vangelo ce lo presenta ancora all'età di dodici anni mentre andava con i suoi genitori alla festa della Pasqua. Era come tutti i ragazzi della sua età e gli piaceva andare da una parte all'altra".

MO220,8[23-01-1968]

8.Non i sta mia fermi i tusi. San Giuseppe e la Madonna: "Xelo qua o xelo là?", i gera convinti, parchè tusi i gera. Un toso! Ch'el fusse là con la corona, Gesù, o i salmi penitenziali? Toso el gera!
“Neppure i suoi genitori si inquietarono quando non lo videro con loro durante il cammino di ritorno: erano persuasi che Gesù fosse con altri ragazzi della sua età, con i loro parenti e conoscenti. Sappiamo ancora dal Vangelo che egli cresceva in sapienza e in grazia. Non bisogna quindi pensare che Gesù abbia dimostrato nella sua fanciullezza una forma di santità propria degli adulti: niente in lui lo distingueva dagli altri ragazzi; era perfettamente saggio, è vero, ma nel modo conveniente a un ragazzo, non a un adulto. L'avremmo potuto incontrare a Nazareth senza che nulla ce lo facesse distinguere dagli altri. Ma questo ragazzo, che è in tutto simile agli altri, li supera tuttavia per la perfezione della sua natura umana. Vi era certamente in lui... - Bisogna ca portè pazienza, perché ghe xe poco tempo, se no se podeva spiegare, ma vegnarà fora... - Vi era certamente in lui una squisitissima sensibilità; doveva avere per il padre suo verginale e per la madre sua una grandissima delicatezza nel suo modo di agire. In questo contesto si deve comprendere la riflessione di Maria quando lo trovò al tempio. Ella gli disse: "Figlio mio, perché ci hai fatto questo? Vedi, tuo padre e io ti cercavamo con angoscia". Gesù aveva una tale delicatezza nel suo affetto filiale, che la madre non arrivava a capire perché avesse agito così. Sapeva tuttavia che Giuseppe e lei sarebbero stati nell'angoscia e nella sofferenza a causa sua. Non è rimprovero, è un problema che ella si pone”. Perciò la parte umana, sensibile, no, di Gesù... Non te pol dire: "Ma Gesù el sta via da so papà e so mama e... nol capisce gnente, nol sente gnente!". Avrà sofferto forse più lui che non fa so papà e so mama. Pensare che la Maria era là in cerca, che lo cercava, no? Cioè, la parte sensibile... Cioè, supponiamo adesso: Marco, tu a un dato momento fai una disobbedienza, scappi via, invece che andar scuola, supponiamo sei a casa e invece che andar scuola vai in un'altra parte. Ma tu senti che non va, no, senti che non va. Ora tu pensi al dispiacere della mamma. Ora anche Gesù, anche Gesù, la sua parte sensibile è come la nostra... Sonno è sonno; fame è fame. Però la parte sensibile è dominata dalla volontà. Ecco l'uomo perfetto, ecco la sostanza. Anche lui ha la parte sensibile come noi; però la parte sensibile dominata dalla volontà. E la volontà sua in comunicazione con la volontà del Padre. Ecco, questo è l'uomo che vorrei che ci fosse qua dentro. La parte sensibile, restate uomini, per carità, restate uomini! Però la parte sensibile sempre dominata dalla volontà, mai governati dalla parte sensibile, e la volontà sempre messa in relazione col Padre. Ecco, questo... Datemi voialtri un pochi di uomini così, sconvolgeremo il mondo. Non xe mia vero? Comunque questo l'ho sottolineato, perché c'è poco tempo, se no si potrebbe sottolineare molto di più, ma... ho voluto metterci quel cappello in principio... ma ripareremo fra qualche giorno.

MO220,9[23-01-1968]

9.“Dunque Gesù aveva una sensibilità estremamente delicata, ma nello stesso tempo questa sensibilità di figlio era perfettamente sottomessa alla sua volontà. Lo si vede nettamente nella risposta alla madre: "Perché mi cercavate? Non sapevate che mi devo interessare delle cose del Padre mio?".
La sensibilità sua lo portava a stare con so mama e so papà, no a fermarse al tempio. Caso mai avvisare so papà e so mama: "Papà e mama, guardate che devo fermarmi al tempio", la sensibilità sua. Ma la volontà, messa insieme con la volontà del Padre, cioè telefonata su, dice: "No! Tu ti fermi senza avvisare". La sua sensibilità ne soffre, ma non importa: la volontà comanda! “Gesù sapeva che i genitori avrebbero sofferto per la sua assenza, ma non poteva, sotto il pretesto di evitare loro questa sofferenza, disobbedire al Padre suo. E il Padre aveva voluto che egli restasse al tempio senza preavvertirli. Quale perfezione umana a dodici anni! Una sensibilità molto delicata, ma che non comanda!”. "Che non comanda". Eh... questo, guardate, il pericolo nostro, il nostro disastro è la nostra sensibilità che comanda. "Me piaxe xugare el calcio", e allora comanda. "Me piaxe lexare", e allora comanda. "Me piaxe... altri mestieri... la musica", e allora comanda. Non vi condanno mica perché vi piace lo sport, non vi condanno mica perché vi piace leggere, non vi condanno perché vi piace la musica; vi condanno perché non è la volontà a comandare a queste cose. Non vi condanno perché vi piace bere un bicchiere di vino; vi condanno perché è il vino che comanda a voi, non voi che comandate al vino. Te pare, don Vittorio? Mia giusto? Avere una sensibilità, una bella sensibilità, ma vuol dire essere uomini; se no vuol dire restare come le statue che xe fora dalla porta lì, no? Uomini che... Chi è che ha avuto una sensibilità più grande di quella di Gesù? Ringraziamo il Signore se abbiamo una grande sensibilità, però, ouh!, comandata dalla volontà. E questa volontà, diretta dalla volontà di Dio. Gli apostoli, no? Don Piero, ecco gli omini che ne vole a noialtri! Pènsete che paradiso una comunità parrocchiale con uomini così! Col cuore grande, come quello de un bo, ma no par correrghe drio alle tose. Sensibilità: el vede na bela tosetta... ah! No, pian, dixe la volontà. Dixe: "Bauco, schersito?". E allora fuggo. No! Perché? È figlia di Maria, poaretta; va’ farghe na carezza, vero. Un equilibrio meraviglioso, no. Oh, Gesù! “Ma troviamo un altro segno della grandezza umana di Gesù.

MO220,10[23-01-1968]

10.Osserviamolo nel tempio di Gerusalemme come Maria e Giuseppe l'hanno visto nel momento di ritrovarlo.
"Era seduto in mezzo ai dottori: li ascoltava e li interrogava". Talvolta si presenta Gesù che insegna in mezzo ai dottori: è un errore, ciò non è conforme al Vangelo. Gesù era un ragazzo di dodici anni: non insegnava, ascoltava, come devono fare i ragazzi di dodici anni. Poneva delle domande: era normale per un ragazzo di dodici anni - far domande. Non c'è niente nella vita di Gesù che non sia veramente conforme alle leggi dello sviluppo umano. Ma è detto nel Vangelo: "Tutti coloro che l'ascoltavano erano stupiti della sua intelligenza e delle sue risposte". Ci si accorgeva dunque, attraverso questo comportamento di ragazzo, che Gesù oltrepassava tutti gli altri. È bello, nella sua sensibilità perfettamente controllata dalla volontà; ed è bello nella sua intelligenza già così perfetta. Ma già, in certo qual modo, si rivela la sua divinità. Voi avete certamente messa a confronto la risposta di Gesù alla domanda di Maria. Ella gli disse: "Tuo padre e io angosciati ti cercavamo". "Tuo padre e io": intendeva parlare di Giuseppe, il padre verginale. E Gesù rispose: "Non sapevate che io mi devo interessare delle cose del Padre mio?". Eh, saria come dire domani un parroco: "Ma non savì che mi go da fare la volontà de Dio, mia la volontà mia?". "Ma mi me spetava che...". "Capisselo che go da fare la volontà de Dio mi? Non son mia qua par fare la me volontà". “Gesù parla di suo Padre che è Dio. È la prima volta che nel Vangelo egli rende testimonianza su questo punto: comincia già ad affermare che è Figlio di Dio. Fu un tale mistero per Maria e Giuseppe, che è detto esplicitamente nel Vangelo: "Essi non compresero le parole che aveva detto loro". Certamente Maria sapeva che suo Figlio era il Figlio di Dio: l'Angelo glielo aveva annunciato. Ma sembra che in questo contesto così semplice, non abbia pienamente compreso come tutto ciò fosse legato. Anche noi contempliamo il Cristo Gesù. Ma facciamo come la Vergine Maria; è detto infatti: "Sua madre conservava fedelmente tutti quei ricordi nel suo cuore". Voglia lei ottenerci di conoscerlo, lui, il Verbo di Dio che ha voluto farsi bambino e che ha manifestato nella sua fanciullezza tutta la bellezza della natura umana e che ci ha permesso di percepire, attraverso i tratti di un ragazzo, lo splendore eterno del Verbo di Dio. Gesù più tardi dirà: "Colui che ha veduto me, ha veduto il Padre". Io vi faccio l'augurio che in questa giornata possiate aver tanta sensibilità, ma che siate uomini perfetti. Sensibilità sia comandata dalla volontà e, imitando Gesù, possiate fare in modo che la volontà sia diretta dalla volontà del Padre. 30 gennaio 1968