1.Quei poveri due uomini che andavano verso Emmaus, camminavano insieme col Divino Maestro, però non si accorsero che era lui; s'accorsero soltanto al momento della frazione del pane. E lui scompare... Io penso al ritorno di quei due uomini verso Gerusalemme. Già il libro santo ce ne parla un pochino... quasi volesse dire: "Ma non avevamo mica occhi noi per vedere! Ma gerimo così insulsi da capire, no? In altre parole, tradotto in italiano, in dialetto, gerimo così insulsi da non capire! Ma insomma, gerimo proprio... ma l'era lu... ma come? Ma nol fasea quei discorsi? Ma nol diseva quelle robe?". No? Eppure, eppure! Hanno camminato insieme fino a Emmaus... da Gerusalemme a Emmaus e "non lo conobbero". Infine i se ga dà da insulsi, ma intanto non i lo ga conosù.Fratelli miei, anche noi stiamo camminando assieme al Signore, anche noi fianco a fianco stiamo compiendo il nostro cammino con Gesù. Perché vogliamo aspettare proprio darci da insulsi l'ultimo giorno, quando che non c'è più tempo? Perché vogliamo proprio al giorno della morte dover dire: "Guarda, ho camminato sempre vicino al Signore: era vicino a me in chiesa, era lui che mi parlava attraverso quel buon esempio del mio compagno, era lui che mi parlava attraverso quel libro santo, quella ispirazione... Ma guarda, l'ho sempre avuto vicino, l'ho sempre avuto vicino, ha camminato sempre vicino a me durante la vita, eppure non l'ho visto! Ma ero proprio cieco da non vederlo? Quando mi veniva quella roba... ma come ero cieco! Anche quando che mi capitava quella batosta tra coppa e collo... ma ero proprio cieco io?”.E allora, sentite, perché non ci capiti questo nell'ultimo giorno, avviciniamoci un momentino al Signore e domandiamogli, chiediamo che ci conceda la grazia di poterlo vedere sempre durante la giornata, e di poterlo sentire vicino a noi nei momenti di luce e nei momenti anche di tenebra, perché forse è quello il momento nel quale lui è più vicino a noi.Procedamus!
MO225,2[20-02-1968]
2.Don Guido si trovava qualche giorno fa su a Bosco con me insieme con qualcuno dei confratelli qui presenti, e abbiamo fatto una meditazione sul card. Suenens, che forse è interessante. E l'altro giorno mi ha detto: "La prima volta che fa meditazione, mi faccia un piacere, - ha detto - faccia quella meditazione lì". Può darsi che qualcuno abbia bisogno di questa meditazione, incominciando da me, e che don Guido abbia captato questo bisogno, e mi abbia suggerito di fare questa meditazione. E allora, da buoni fratelli, la facciamo insieme.Si tratta di una meditazione sul coraggio apostolico, cioè aver coraggio. Coraggio nel bene, coraggio nel bastonare, vero, John, coraggio nell'uccidere le bestie feroci della foresta e coraggio nell'uccidere anche noi stessi. Dunque, il cardinale parla del legionario di Maria. Perciò non sto qui adesso a cambiare le parole in Legione, in Congregazione o in Pia Società San Gaetano, e salto via un pochino il preludio, perché altrimenti non facciamo tempo: ci vorrebbe un'ora come abbiamo fatto lassù."Dio, solo Lui è Dio; ed è Lui che raggiunge ogni cosa dal principio alla fine. La sua grazia è sovrana. La sua parola è una spada tagliente. Egli dispone del tempo e degli uomini come Gli piace. Fulmina Saulo sulla via di Damasco e lo trasforma, di colpo, in apostolo dei Gentili. La sua grazia è libera come libero è Lui stesso, e lo Spirito spira dove vuole. Rifiuta di lasciarsi incatenare da noi, e se lo crede bene, spezza i nostri quadri e i nostri piani. "Cogitationes meae non sunt cogitationes vestrae", i miei pensieri non sono i vostri, né le mie vie sono le vostre vie".'Ste parole qua, caro don Piero, le fa paura seto. "I miei pensieri non i xe miga i vostri", el ga dito. Allora vuol dire chel ga un'altra logica lu. "Le mie vie non sono le vostre vie". Allora bisogna dubitare un pochino delle nostre vie, anche quando facciamo la nostra moltiplicazione: due moltiplicato due, moltiplicato tre, eccetera eccetera. Piano! Guardate che non sempre, non sempre possiamo pretendere che il Signore venga per le vie della logica, perché, figlioli miei, logicamente parlando nessuno avrebbe fatto morire il papà di Ragno da un colpo lasciando una famiglia senza papà. Te pare, don Bepi? Nessuno, nessuno avrebbe fatto morire il nostro caro Giorgio sulla via, sulla strada. Logicamente parlando, tante delle cose che capitano, non le faremmo capitare noi con la nostra logica; eppure, eppure, anche in terra tante volte dovremmo dire: "O felix culpa", o felice avvenimento, o felice disgrazia! Qualche volta dovevamo dire, no, anche sopra la terra... Certo lo potremo dire in cielo, se quello è il piano di Dio; ma bisogna che ci convinciamo, vedete, di questa cosa qui: che noi stiamo lavorando in un piano che non è... è una tela che non è la tela umana. E se comprendiamo questo, allora capiamo tutto; se non comprendiamo questo, è chiaro, avete ragione di dirmi che sono matto quando che vi domando certe cose, avete ragione dirmi che sono fuori della realtà se vi domando certe cose. Avete ragione, ve lo dico subito. Ma se voi partite dall'idea che Dio è lui che agisce, e che ha un suo piano, e che noi dobbiamo innestarci nel piano suo, allora capite, figlioli, che bisogna ragionare in altro modo.
MO225,3[20-02-1968]
3."I miei pensieri non sono i vostri, né le mie vie sono le vostre vie".Bisogna, figlioli, avere il coraggio, il coraggio di accordarci, come dicevamo. Perdonate se mi fermo un istante su questo, no: di accordarci con quella famosa nota, con quel famoso "la". Io non me ne intendo troppo, ma c'è il nostro caro Paolino forse che se ne intende un po' più di me. Quando in un'orchestra cominciano a suonare, vero, Paolino, come fanno? Ognuno parte con il suo strumento da casa, vanno là e il maestro incomincia, no? O si accordano gli strumenti prima? E perché se li accordano? Ognuno non può far... arriva con la sua chitarra, con il suo mandolino, eccetera eccetera. Eppure se li accordano. Perché ci vuole un punto di partenza, no? Ecco, vedete, non basta che uno dica: "Io ho il mio mandolino che suona molto bene, ho la mia chitarra che suona molto bene, e io vado là e suono...". Piano! Può suonare molto bene, puoi essere un artista; ma se tu non ti accordi con quel piano, il piano suona e tu, tu non sarai d'accordo o sarai stonato... Puoi essere molto più bravo del pianista tu a suonare, ma se non sei accordato insieme, roviniamo tutto, no?Ora vedete fratelli miei, ecco la necessità di accordare la nostra vita con la Sacra Scrittura.Guardate il nostro caro Don Piero sta facendo un lavoro: "O felix... sine qua quae duxit nobis...", proprio questo frutto; ne venga uno alla settimana se portano questi frutti! E sta facendo proprio questo lavoro qui, raccogliendo tutte le parole di Gesù dal Vangelo, per fare una specie di codice. Lo hanno anche i Cinesi con le parole di Mao, no? Cercheremo di averlo anche noi quel codice con le parole di Gesù, in modo di accordare tutti i nostri pensieri, le nostre parole, il nostro modo di fare, il nostro modo di agire, con le parole di Gesù.Adesso voglio darghe un pugno a Luciano Bertelli. Beh, vedemo cosa che dixe Gesù..."Perdoneghe ai nemici!". Beh, perdoniamo allora. Adesso devo dare un pugno a Giuseppe. Beh... "Fa’ del ben a chi ti fa del male". Allora tiro fora le caramelle e ghe dago una caramella.Guardate che avere il coraggio di prendere la nota giusta e riconoscere di essere fuori magari di un'ottava, è da santi, eh! Avere il coraggio, il coraggio di "tac" e battere la nota e poi dire: "Oh, ma allora son fora mi! Credeva de cantar giusto... son fora mi!". Avere il coraggio... don Piero, quello che crede che è luce; ripeteghe quela fraseta ti là, quelo che crede che ghe sia luce... Aver il coraggio di confrontare quello che noi crediamo luce con il Vangelo e dubitare: “Speta che delle volte mi credo che la sia luce, che non la sia tenebra”, e constatare qualche volta che quella luce che noi credevamo di avere, invece è tenebra... miga scherzi, eh! È Vangelo qui..Ecco, io dico, il lavoro che noi vorremmo fare quest'anno è proprio questo: controllare la nostra luce alla luce del Vangelo, e vedere se è luce o se è tenebra. E magari, là, don Luciano dice: "Guarda, mi credeva d'essere arrivà santo al sacerdozio e me accorzo che go la febbre negativa...". Caro, bisogna incordarse, bisogna incordarse. Ecco, questo è quello che noi vorremmo fare.
MO225,4[20-02-1968]
4.Adesso scusè, il Signore ci parla e ci dice: "Guardate che i vostri pensieri... Dubitate dei vostri pensieri, perché guardate che non sono sempre i miei"."Tutto ciò bisogna saperlo, di scienza vissuta, - fratelli - per non fare dell'apostolato una cosa nostra".Qua non basta una scienza conosciuta, perché non è sufficiente dire: "Beh! Semo d'accordo su sta roba qui!". No, no! Ci vuole una scienza vissuta. È diversa la scienza così dalla scienza vissuta. Perché, siamo d'accordo, tutti semo d'accordo sulle frasi del Vangelo, tutti semo d'accordo su sti princìpi qui, ma ci vuole una scienza vissuta. Noi abbiamo bisogno di uomini che vivano queste cose per mandarli a predicare il Vangelo. Non basta che conoscano queste cose per predicare il Vangelo.Il conflitto che qualche volta avviene fra don Ottorino e voi è solo per questo. Perché io ho il dovere di esigere da voi non solo che andiate a scuola e che prendiate dieci su queste cose qui, ma che viviate queste cose qui. Guardate il conflitto è qui, è proprio qui."Tutto ciò bisogna saperlo, di scienza vissuta, per non fare dell'apostolato una cosa nostra".E qui c'è un pericolo, fratelli miei: "Ab assuetis non fit passio". Voi siete abituati a sentirle dire queste cose, siete abituati sentire che qualcuno ve le grida, proprio così, nude e crude queste cose. Ma guardate che è pericoloso abituarsi a certe cose, è molto pericoloso! Perché, se disgraziatamente nella Casa dell'Immacolata uno dicesse: "Ma, sa, io sono abituato a sentire le parole di don Ottorino; ormai non mi fanno più impressione". Guardate che sarebbe brutto che uno non sentisse più il dolore. Quando arrivo con uno spillo e non sento più il dolore, vuol dire che ho fatto paralisi, no? Se ha una gamba che non sente più il dolore, vuol dire che la gamba è paralizzata. State attenti! Sarebbe una brutta cosa non sentire più la forza di queste cose che non sono mie. Per esempio, dinanzi a questa cosa qui dire: "Guarda, io sì, sono d'accordo", ma poi praticamente, praticamente sfuggire, sentire un po' d'impressione nel momento della meditazione e poi non portarlo nella vita."È Dio - figlioli - che dirige, Dio che sa. Dio che vuole trovare in noi anime docili e pieghevoli attraverso le quali Egli possa agire".
MO225,5[20-02-1968]
5.È qui, è qui! Vedete, noi siamo contentissimi che il nostro caro don Giuseppe fra qualche giorno sarà laureato: faremo una festa grande, faremo scoppiare mezzo Istituto dalla gioia, no, don Giuseppe, ma se questo non serve a essere più docili nelle mani del Signore, sarìa mejo che el fusse nato scemo, vero? Scusa, non ghe xe gnente da fare, eh! Ma io sono felice che un domani ne prenda delle altre lauree, ma benissimo, ma benissimo, contentissimo, se el vole prendere quella in veterinaria, ma fin che el vole! Però, piano, figlioli, piano! Se questo lo mette sempre più docile nelle mani del Signore... più che el studia, più che el fa, più potrà rendere; ma, figlioli miei, se questo toglie anche soltanto un millesimo della docilità nelle mani di Dio, e si crede un pochino più capace da solo, allora, figlioli, guardate che bisogna aver paura, aver paura.Perché "Dio vuol trovare in noi anime docili e pieghevoli, attraverso le quali Egli possa agire”. Lui sa quel che vuol fare. “Ciò è vero, immutabilmente vero. Non bisognerà mai dimenticarlo nella pratica".E vedete come insiste: è vero... Tutti siamo d'accordo, se facciamo un ragionamento è chiaro; ma non bisogna mai dimenticarlo nella pratica, se no non val niente. È nella pratica che bisogna saperlo, non teoricamente. Vedete, stiamo mettendo la base per quel coraggio che dobbiamo trattare; ci vorranno due o tre meditazioni, ho paura, per finire ste parole qua."Eppure questo Dio Sovrano, Onnipotente, che crea il mondo con un semplice "fiat", ha voluto aver bisogno del nostro aiuto".Ecco, vedete, adesso vi faccio anche prendere un pochino di paura. Supponiamo che io mi trovassi là al posto di Giuseppe, e vicino a Giuseppe c'è l'altro Giuseppe. Mi trovassi là vicino, e qui ci fosse, in questo posto qui, mons. Zinato, e che facesse un bel discorso mons. Zinato: "Cari amici, guardate che sono venuto perché ho una grande notizia da darvi, vero, così, e sappiate che io proprio desidero ardentemente che venga introdotto il diaconato nella Pia Società San Gaetano", eccetera eccetera eccetera. Tu, Giuseppe, io sono al posto di Zorzi, mentre parla mons. Zinato, mi guardi mai, mi fai neanche un sorriso? Dimmi, Giuseppe Biasio? Cosa? Te me darissi anche qualche pugno per sotto, scommetto, no, vero, sì o no?Fino adesso abbiamo parlato di Dio, abbiamo parlato del piano di Dio, abbiamo detto che Dio è sovrano, che ha dei piani meravigliosi, eccetera. così. Ognuno di noi ha appena ricevuto la comunione, ha sentito o no dentro nell'intimo un po' di gioia per questo piano grandioso, meraviglioso di Dio? Ha sentito quasi un bisogno de darghe un colpeto al Signore: "Ciò, bè, semo d'accordo!", eccetera, così? Guardate che questo è un segno un pochino se siete o non siete vicini al Signore. Voi direte... Ecco, questa abitudine di vivere a contatto con il Signore deve portarvi quasi naturalmente quando si parla del Signore.
MO225,6[20-02-1968]
6.Scusatemi un momentino: se uno sta parlando e improvvisamente questo parla di don Ottorino, e don Ottorino ti è vicino, è quasi naturale un pochino rivolgere il pensiero... guardarlo o farghe un colpeto, no? Scusate, se sono vicino a don Giuseppe, e qui comincia a parlare de questo e de quello, eccetera, eccetera, e improvvisamente parla, e poi qui in mezzo a voi c'è un universitario che ha finito... Un colpetto ghe lo dao, xe inutile, è naturale darghe un colpetto, no?Abbiamo parlato di Dio, perché non ghe demo quel colpetto lì, no? E durante la giornata quanti colpetti dovarissimo darghe, con semplicità, così... proprio con santa semplicità. State attenti: ecco la vita vissuta con Dio, con semplicità, no una roba studiata; deve venire una cosa naturale, se no guardate che diventiamo dei ciarlatani. Andiamo parlando di cose che abbiamo studiato, non che viviamo. Te me vardi, Raffaele! È facile essere dei ciarlatani, sapete, è facile divenire dei ciarlatani..."Eppure, questo Dio Sovrano, Onnipotente, che crea il mondo con un semplice "fiat", ha voluto aver bisogno del nostro aiuto. Ha voluto aver bisogno del nostro aiuto. Dio ci offre e ci comanda di collaborare con Lui...".Ci offre e ci comanda. Raffaele, vuto? Te lo comanda lui che ha il suo piano, che ha i suoi disegni, che ha tutto lui, vuole avere bisogno di te e te lo comanda. È meraviglioso, no? Cosa misteriosa! È tutto lui e vuole avere bisogno."... invita noi, i servi inutili, - sottolineato, i servi inutili - ad esser i suoi collaboratori: Dei adiutores".Siamo servi inutili, continueremo ad essere inutili, lo sa lui, ce lo ricorda, il piano è tutto suo... ci vuol collaboratori. Eh... un momento! Guardate, eh, non come uno che apre la bocca e l'altro parla, far finta di essere collaboratori, veramente collaboratori. Non una fictio, no? No! No! Veramente collaboratori di Dio. Perciò dobbiamo mettercela tutta la parte nostra perché effettivamente siamo collaboratori. Uno porta la malta e uno i quarei, no? No porta tutti malta e quarei al Signore!"D'altra parte, Egli non accetta che Lo si serva con la punta delle labbra o delle dita: qualche rapida preghiera e basta”.Ah, attenti, eh! Tutta opera sua... ma non si accontenta che noi lo serviamo soltanto con la punta delle labbra o con qualche dita; solo un tocchetelo lì, un pezzettino qua e un pezzettino là. No!.“Il mondo è cattivo, si dice, troppo cattivo per poter essere trasformato; non c'è altro che pregare per gli infelici che si perdono”.Eh, caro, non resta altro che pregare, e sì, sì, non resta altro che pregare!"Preghiamo" è spesso un sotterfugio, un alibi. Se si trattasse almeno di una preghiera sostanziale! Ma il "preghiamo" è sovente una forma di pio sospiro e copre ben poco, se lo si guarda da vicino"."Ben, ben, cara Maria, cosa vorla fare? Non ghe xe altro da fare: pregheremo, preghemo, preghemo!". El parroco: "Cossa vorlo fare? Mi ormai go provà tutto, non resta altro che pregare... preghemo!". Un bel modo, eh, per dire che non ghe xe più niente da fare!"Non intendiamo qui, naturalmente, parlare di una vita contemplativa, che è certo d'incommensurabile valore, ma anche una vocazione particolare ed eccezionale".Chiaro! Quella è una vita contemplativa, uno è chiamato là... ha un suo valore, ma noi, noi siamo chiamati a vita contemplativa-attiva, noi siamo chiamati ad essere i 'carmeli ambulanti', l'uomo in contemplazione sulla strada in altre parole, direbbe il Voillaume.
MO225,7[20-02-1968]
7."Per il cristiano nel mondo la preghiera valida è il preludio dell'azione e poi il suo accompagnamento necessario".Perciò non posso escludere la mia azione. Io devo pregare, è chiaro! Prima di venirvi a fare meditazione devo fare meditazione, e mentre faccio meditazione devo continuare a pregare. Perché altrimenti la mia meditazione non è meditazione: sono chiacchiere. Mentre io vi parlo, sarei, per conto mio, un ciarlatano se non interpellassi molto spesso il Signore, mentre vi dico le frasi che vi dico. Questi momenti di silenzio, un momentino che vedete, devono per forza essere incontri con lui per sottoporre il pensiero che io ho per dirlo a voi. Altrimenti minaccio di dirvi su parole, dirvi solo parole. O almeno devo essere talmente unito a lui prima, e continuare a lavorare per lui, per cui a un dato momento si possa dire: "Sono io, è lui, e siamo insieme: siamo uno e siamo due". Capito?Perciò “... la preghiera valida è il preludio dell'azione e poi il suo accompagnamento necessario. L'azione umana è per Dio ciò che è l'acqua del Battesimo e il pane dell'Eucaristia...”.È stabilito così! Prendo del pane: "Hoc este enim", non c'è proporzione fra il pane e il corpo di Cristo, ma senza pane non abbiamo il corpo di Cristo, no? Il Signore ha voluto che ci sia l'azione del sacerdote, dell'apostolo, del diacono. Con questa azione e la potenza di Dio abbiamo la conversione del mondo. Ma ci vuole questo pane, questo povero pezzo di pane, tutto intero, come è.“La preghiera - fratelli - è indispensabile, ma deve prolungarsi nell'azione. Devo implorare Dio per il mio prossimo in pericolo, ma gli devo anche tendere la mano per impedire che si anneghi".Vedo John caduto dentro nella pozzanghera, sotto acqua fin qui; giù, giù che sta facendo "glu, glu". Capisci cosa dico? Comprendi? Stai là per affogare giù, giù, e passa vicino don Piero, e corre a casa e raccoglie i novizi: "Fratelli, andiamo in chiesa a pregare! Perché? C'è John che sta affogando, poveretto, andiamo in chiesa a pregare”. Suona la campanella: “Cosa c'è?”. “Tutti a pregare perché John sta affogando". Fiol d'on can de un don Piero, mi dirìa; scusa la parola, ma te te la meritarissi se te fasissi così, no? Cavete xo la veste, metti su la tuta! Gnanca: là in braghete come che ti si, e daghe una man a lu, e dopo ve in cesa a ringraziare el Signore, che lo ga salvà el Signore. Chiaro! Ci vuole... bisogna avere il coraggio di cavarse la veste e di metter su la tuta qualche volta, ti pare, John caro? Se tu fossi là, stessi per annegare, avresti più piacere che don Piero corresse in chiesa a pregare o venisse a darti una mano? Una mano, bravo, bravo, bravo!
MO225,8[20-02-1968]
8."Lo stesso Maestro che ci ha chiesto ‘di pregare senza posa’ ci ha dato pure l'ordine di andare e di agire."Signore - diceva anzi San Tommaso Moro - dammi la forza di compiere quelle cose per le quali prego", dammi la forza di compiere quelle cose per le quali prego.La Legione intende rispettare e praticare questo dovere di cooperazione necessaria all'opera di Dio".Perciò: rispettare e praticare questo dovere di cooperazione necessaria all'opera di Dio...Siamo ancora al preludio della meditazione, è chiaro? Bisognava mettere questo cappello un pochino. Cioè noi intendiamo rispettare l'opera di Dio e cooperare, e cooperare. E vedremo in che modo cooperare e cioè cooperare l'uno con l'altro."Incarna la sua concezione in una terminologia militare, per esprimere che essa vuol servire Dio con un coraggio degno di Lui".Me dispiase che sono già le otto, me par, no, e allora neanche cominciamo. Soltanto ve digo una parolina. Qua vedo sottolineate tante belle parole; vi dico una parolina che può servirvi tanto per portarvi avanti."L'eroismo non è un lusso facoltativo, un sovrappiù del dovere, come alle volte lo si vorrebbe far credere. Il medico che cura un ammalato contagioso non fa che il suo dovere di medico...".Ecco, basterebbe forse quel pensieretto qui, vero... che l'eroismo apostolico, l'eroismo del cristiano non è un lusso... e dire: "Beh, sa, quello, qualcuno". Il medico, se ha un ammalato contagioso, un medico di condotta, non può vantarsi di essere sta eroico perché l'è andà; non ha fatto né più né meno che el suo dovere, no?Perciò qualche volta non state indietreggiare dinanzi all'eroismo perché, ricordatevelo, che l'essere eroici per noi cristiani non è un qualche cosa di lussuoso, qualche cosa di eccezionale: è un dovere!È questo il tema che tratteremo parlando del coraggio.22 febbraio 1968