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L’IMPORTANZA DELLA SPECIALIZZAZIONE NELLE SCIENZE SACRE

MO245 [19-11-1968]

19 novembre 1968

MO245,1 [19-11-1968]

1. Sia lodato Gesù Cristo!
Quando Gesù, parlando ai suoi Apostoli, s'accorgeva che capivano poco o capivano niente, a un dato momento si rivolge a loro e dice: "Verrà lo Spirito Santo e allora lui vi dirà tutto, vi spiegherà tutto". E infatti, quando è arrivato lo Spirito Santo, hanno cominciato a dire: "Ah, adesso comprendiamo, adesso capiamo!". Ecco, abbiamo bisogno, fratelli miei, tutti sapete, tanto e poi tanto dello Spirito Santo, cioè della luce che viene dall'alto. Noi possiamo studiare, possiamo parlare, ma se non si accende la luce, a un dato momento succede dentro di noi qualche cosa, qualche cosa indescrivibile: le avevamo sentite tante volte narrare quelle faccende, narrare quegli avvenimenti; l'avevamo letto tante volte quel brano evangelico, forse l'avevamo anche imparato a memoria, ma solo quel giorno, in quell'ora lo abbiamo capito. Gli Apostoli... i discepoli di Emmaus, camminarono per parecchio tempo assieme col divino maestro, ma solo a un certo momento, a un certo momento lo riconobbero. E allora sentite: noi ci troviamo tante volte a parlare insieme, tante volte ci troviamo qui a fare insieme la meditazione, ma abbiamo tanto bisogno che lui, lui abbia da rischiarare la nostra intelligenza, da riscaldare il nostro cuore, lui che si riveli. Perciò un istante, prima di partire con la nostra meditazione, proprio preghiamo il Signore che si manifesti a noi.

MO245,2 [19-11-1968]

2. Quando ero ragazzo, il medico del mio paese, per far risparmiare al Comune, ha creduto conveniente di istituire un po' nella sua casa un piccolo ospedale. Perciò, una delle stanze a piano terra della sua famiglia è stata adibita un po' a sala d'ospedale: cinque sei letti messi là stretti stretti; e naturalmente, siccome che il Comune non comprendeva soltanto Quinto, ma anche Lanzè e Valproto.
Quando si presentava un caso di una creatura che doveva essere operata di appendicite o ernia, piccole cose così, la teneva lì, e faceva l'operazione lui, assistito da sua moglie, la quale non aveva neanche il diploma di infermiera. Non mi ricordo bene se ci fosse come assistente anche il veterinario; avevamo un veterinario in paese molto vecchio, amante tanto di Bacco, vero, non so se ci fosse anche lui come assistente; fatto si è che lui, per far risparmiare, s'intende, al Comune e forse anche alle pompe funebri, eh!, faceva tutto lui, s'arrangiava lui: medico condotto, chirurgo e veterinario insieme. E il Comune contento, perché, sa, mandare uno all'ospedale, te lo tengono lì tanto, invece sta lì... Lì, sa, ogni poco basta, vero... Aveva la donna di servizio in casa il dottore, e quella faceva un po' da mangiare per tutti. Con la donna di servizio, con sua moglie e lui si mandava avanti la famiglia e anche l'ospedale. Ora, ecco, vedete, nel campo nostro spirituale, non possiamo fare come il medico di Quinto e fare un po' di tutto. È vero era medico; sì, era medico, ma era medico condotto di un paese. Un medico condotto del paese non può far tutto. A un dato momento noi vediamo che anche nell'ospedale, pur essendo divisi i due reparti di medicina e chirurgia, si sente il bisogno poi di suddividere ancora. Quando all'ospedale si fa un'operazione, non basta la moglie del medico per assistere: e ci vuole l'anestesista e ci vuole il medico assistente, eccetera... Ora, dico, anche nella chirurgia stessa noi vediamo poi che vengono i vari rami, no: reparto ortopedico, reparto otorino, e giù, giù... Amici, se questo si è reso necessario nel campo della medicina, penso certamente che sia necessario anche nel campo nostro, nel campo dell'apostolato. Vedete, ognuno di noi dev'essere un uomo di Dio. Io non son capace di, adesso, ripetere quello che avete sentito ieri riguardo la santità, io vado un po' alla buona, vero, andiamo un po', non all'universitaria via, alla campagnola via... Ieri sera vi è stato parlato della santità. Cosa volete, per me io vi dico questo: abbiamo bisogno di essere uomini di Dio. Quando uno passa vicino a noi deve sentire il profumo di Dio. Per tradurre in termini un po' più semplici quello che avete sentito ieri sera, tradurlo un po' in soldoni, a uno di voi che è venuto da me, ho detto: "Cosa vuoi, io non sono capace di dirlo in quella forma lì; te lo dico con un'altra forma. Se io prendo una cipolla, la taglio, tu cominci piangere, no? A un dato momento te la metti in mano, passi vicino a un tuo amico e il tuo amico dice: "Che spussa de siola!". È così, no? Se però andiamo a Bosco, prendo una cipolla e la taglio e la metto in un piccolo tegame con un po' di olio, dopo un pochino in giro per casa si sente: "Che profumo! Che profumo, eh! Che profumo!". Eppure è la stessa cipolla. La stessa cipolla che prima faceva puzza, che sporcava le mani, adesso, sa, stuzzica un po' l'appetito, si sente già odor di cucina, qualche cosa che si sta movendo, no, la cipolla messa lì nel caldo”. Ecco, non voglio per carità adesso offendervi e dire che siamo tutti cipolle noi. Però, però, tutti noi portiamo un po' di puzza di mondo, un pochino di parte umana; se ci mettiamo al calore di Dio, se c'immergiamo in Dio, acquistiamo una vita nuova; senza che ce ne accorgiamo noi manifestiamo Dio, un profumo emana da noi. Non occorre che ci pensiamo, emana da noi. Quando noi passeremo in mezzo agli uomini, gli uomini sentiranno attraverso noi, Dio, vedranno Dio passare.

MO245,3 [19-11-1968]

3. La santità io la penso così, no? Uno che vive di Dio, s'immerge in Dio e vive di Dio ed è un canale attraverso il quale Dio passa per andare alle anime. Ora, vedete, è vero, ognuno di noi dev'essere così: trasformato in Dio.
Altri paragoni che portavamo per il passato: un pezzo di ferro ruggine messo nel fuoco ne esce fiammeggiante e illumina e brucia. Così dobbiamo essere anche noi: pezzi di ferro, più o meno ruggini non importa niente, però messi in Dio, usciamo pieni di Dio. Questo deve essere il denominatore comune di tutti noi. Assolutamente ognuno di noi: è quasi, vorrei dire, il permesso di poter esercitare la medicina, no? Noi dobbiamo assolutamente essere uomini di Dio, questa è condizione indispensabile. Dobbiamo essere pezzi di ferro arroventati in Dio, fiammeggianti di Dio! Però, però, adesso c'è un passo avanti: ognuno di noi deve essere specializzato. Il medico di Quinto era medico, eh, s'intende, era medico. Però, però era specializzato per fare il medico condotto, non per fare il chirurgo; poteva anche fare il chirurgo in caso di emergenza, all'ospedale avrà fatto il suo tirocinio anche in chirurgia, ma la sua specializzazione è medico condotto. Ora, vedete, domani voi sarete sacerdoti, voi sarete diaconi, però ognuno di voi deve avere una certa specializzazione. Specializzazione che il Signore richiederà da voi e che sarà richiesta dall'ufficio che voi eserciterete. Voi mi verrete a dire: "E allora adesso vediamo un po' come io devo prepararmi a questa specializzazione". E fin da questo momento qualcuno può pensare: "Io mi sento di essere portato ad essere domani l'apostolo dei ricoveri dei vecchi, e allora mi preparo fin d'ora... Io mi sento portato ad essere il fondatore di una Famiglia religiosa femminile; mi preparo fin d'ora”. No, sentite, non state preoccuparvi della missione; preoccupatevi di sviluppare in voi le doti che il Signore ha messo in voi, ma di svilupparle non in una forma, così, cervellotica, lasciandovi guidare da chi ha l'incarico di guidarvi, in modo particolare quelle doti che sono domani necessarie nella vita apostolica. Nel campo dello studio profano abbiamo incaricato don Giuseppe e sarà lui che vi aiuterà, quasi come un padre spirituale, a sviluppare l'intelligenza che è come il vassoio sopra il quale dobbiamo portare il Cristo, il messaggio del Signore; nel campo teologico avete i vostri professori; e qui non agite da soli, consigliatevi!

MO245,4 [19-11-1968]

4. Ma bisogna, state attenti, specializzarsi e lo specializzarsi non vuol dire accontentare i propri capricci; vuol dire approfondire, approfondire le cose in modo tale che, quando sarà arrivato il momento, il Signore possa trovare lo strumento preparato e disposto. Però questo lavoro richiede fatica, eh!
A qualcuno ho raccontato una piccola scenetta che è capitata qualche giorno fa e che i più grandi, che sono in refettorio lì con noi, hanno sentita. Mons. Faresin, che è venuto qui, dopo la Messa è venuto a fare colazione; e lì a colazione ci raccontava un piccolo aneddoto e ha detto: "Ecco, - dice - lì nella parte nostra, lì nella zona nostra, mi pare che è così, sa, - dice - abbiamo cominciato a far lavorare la gente, abbiamo cominciato a far costruire le case, far lavorare la terra. E sono venuti alcuni da un'altra zona a visitare e a vedere. E... guardando, hanno visto, ciò, i nostri orti, gli orti nostri, sa, un po' mettendoci acqua, mettendoci lavoro, mettendoci fatica, è terra che dà, perché è terra che promette, è una terra che, sa, non è stata sfruttata, no? E perciò, fagioli bellissimi, granoturco bellissimo. Era un giardino! Questi tali che sono venuti, hanno cominciato a guardare: "Ah, che meraviglia! Che bellezza di fagioli! Ma guarda che fagioli belli! Ma guarda qua, ma guarda là!". E allora noi abbiamo domandato: "Ma da voi, non ci sono fagioli, non avete roba così?". "Eh, da noi no, da noi no! Da noi... noi non abbiamo questa roba qui, noi non l'abbiamo!". E dice: "Ma... e se si piantassero, verrebbero i fagioli così da voi?". "Eh! Certo, se si piantassero, verrebbero - ha detto - ma... sì, sì, sì... se si piantano vengono anche da noi, - el dixe - ma... Capite? Noi non li abbiamo!". "E se si piantano?". "Certo, se si piantano vengono anche da noi! Ma il bello è impiantarli, vero, far fatica ad impiantarli!". Ora ecco, quante volte dovremmo ripetere anche noi, dire: "Guarda, guarda quel sacerdote che si chiama Francesco di Sales, cosa ha fatto nella sua vita apostolica! Come ha saputo entrare in mezzo a quegli eretici, come ha saputo risplendere quell'uomo! Guarda quell'altro sacerdote! Quest'altro apostolo di Dio, padre Lombardi, che so io... Come hanno saputo fare!". "Ehhh, ma loro avevano questi doni, avevano quegli altri doni!". E forse si potrebbe rispondere: "Ma anche tu avevi questi e quegli altri doni. Soltanto che lui ha piantato i fagioli, vero, e tu non li hai piantati. Soltanto che lui, lui si è sforzato, ma tu non ti sei sforzato".

MO245,5 [19-11-1968]

5. Prendiamo per esempio un teologo che, preoccupato sul serio di prepararsi bene alla vita sacerdotale, così dicasi del diacono, che sta facendo la teologia. Si può farla in tanti modi la teologia, o può prendere la teologia tanto per prendere la sua classificazione a scuola, prepararsi agli esami e avanti... è finito; ma può anche dire: "Adesso io sto studiando i Vangeli, per esempio, in prima teologia e mi metto sul serio, leggo... Dunque, adesso io sto studiando il santo Vangelo, voglio leggere una bella vita di Cristo; in noviziato ho letto una vita di Cristo semplice, adesso voglio prendere un'altra vita di Cristo". Per esempio, adesso io non voglio... Parlo ancora delle vite che avevamo noi... "Prendo in mano il Ricciotti, prendo in mano Lagrange, prendo un altro, e adesso ce ne saranno alcune altre, voglio approfondirmi, vedere il Cristo un po' da vari punti di vista; magari anche prendo... ho sentito parlare del Papini, prendo anche Papini, ehhmm!, prendo due, tre vite di Cristo, cioè come l'hanno visto un po' gli altri, no? Poi, vado avanti un pochino, mi leggo una bella vita di San Paolo. Stiamo facendo i santi Padri, parliamo di un Padre... Aspetta, vediamo: ho sentito dire che ha scritto quella data opera; voglio approfondire quest'altra opera, eccetera...".
Questo vuol dire prepararsi a una specializzazione. Voi direte: "Ma io voglio...". No! Tu intanto traffica i tuoi talenti, traffica i tuoi talenti; non accontentarti di quel minimo perché tu devi specializzarti. Domani sarai specializzato se adesso cercherai di metter dentro più che è possibile su... in altre parole, se raccoglierai i ferri del mestiere, no? Poi, andando avanti, sarà il Signore che ti porterà, che ti porterà... Adesso, nell'età che avete voi, nel tempo di preparazione, voi dovete approfondire più che è possibile quelle materie scolastiche, che è, in fondo, conoscenza di Cristo, gli Atti degli Apostoli, i primi movimenti della Chiesa, la Chiesa nascente; studiare, vedere un pochino come hanno fatto i primi Apostoli a predicare il Cristo, come hanno fatto i primi fratelli cristiani, le prime comunità cristiane; innamorarsi insomma del cristianesimo profondamente. Domani, domani, se tu hai studiato più che è possibile le materie anche profane per avere, vero, la possibilità del vassoio che porta il Cristo, hai studiato il Cristo, proprio con amore, con carità il Cristo, domani allora il Signore ti prenderà e ti prenderà e così, quasi per caso, ti porterà dalla Pellizzari o dalle suore, vero, don Piero, e tu ti specializzerai un pochino domani nella vita pastorale in mezzo a quelle anime. Un altro... ti porterà don Giuseppe nel campo universitario; un altro in un'altra parte; eh, insomma, il Signore prenderà lui poi, perché domani attraverso anche quelle che sono le capacità esterne, con quella che è la possibilità anche di influenza esterna, delle doti esterne, il Signore ti porterà nei vari campi, no? Uno avrà la possibilità di parlare bene l'italiano, saprà prendere subito, ee... e quello te lo metteremo, vero, Natalino, alla radio o magari alla televisione, no, Natalino che parla là come padre Mariano. Qualche altro andrà a finire, supponiamo là Michele, lo manderemo in mezzo agli zingari là in Campo Marzio. Insomma uno da una parte... secondo poi, vero, che uno... Sa, domani, scusate, un pellirossa andrà in mezzo ai pellirossa, i singani in mezzo agli zingari, cosa volete! Domani, domani il Signore ti metterà nelle circostanze, sarà un po' quasi naturale per te andare a lavorare in mezzo a quelle anime. Ma quello che è necessario è prepararci, essere pronti a queste missioni. Quel giorno che tu medico hai da fare un'operazione, devi essere capace di maneggiare il bisturi. Quel giorno che il Signore ti chiamerà, tu non puoi dire: "Adesso mi preparo, adesso". Bisogna... ecco.

MO245,6 [19-11-1968]

6. Perché parlo di questo? Perché, vedete, volevo commentare un po' questa ultima qui... Qui abbiamo adesso delle delibere che riguardano il Centro Studi, corsi di aggiornamento periodici e, in fondo, competenza specializzata. Questa ultima delibera dice questo:
"Poiché anche l'apostolato esige competenza specializzata, si avvii... - ecco - si avvii il religioso ad acquistarla secondo le inclinazioni e le capacità personali e le necessità della Chiesa, a giudizio dei Superiori". Adesso non possiamo, in questo momento, fin che siete studenti, dire: "Adesso, piano! Tu adesso approfondisci questo dato". No! Adesso avete una cultura di base che dovete mettere; nella cultura di base uno ha una tendenza, per esempio, sente passione di studiare i santi Padri? Approfondisca lì! Uno per la liturgia? Bene, vorrà dire fare bene il suo dovere nello studio di tutte le altre materie scolastiche, e approfondirà la liturgia. Ecco, non so se sbaglio in questo, vi par giusto? Cioè nella scuola fate bene il vostro dovere. Parlo specialmente negli studi teologici: fate bene il vostro dovere. C'è un ramo dove vi sentite portati? Approfonditelo! Vi occorrono dei libri? Ve li daremo! Vi occorrono dei mezzi? Ve li daremo! Domani, domani sarà compito di chi è responsabile della Congregazione vedere... Vede uno che ha delle doti particolari, prendiamo Paolino, che ha le possibilità, bene, mandiamolo a Roma a studiare Sacra Scrittura. Però, prima che la cipolla sia cotta, eh! Esigiamo prima che questo ragazzo, questo giovane, questo giovane prete sia pieno di Dio, abbia capito insomma che bisogna essere di Dio, che si sforzi di essere di Dio: questa è condizione "sine qua non", altrimenti non c'è niente da fare! Fin che son vivo io, non manderò uno a studiare a Roma e in un'altra parte neanche per sogno! Quando vediamo che questa creatura è veramente piena di Dio, preoccupata di essere di Dio e ha delle doti particolari, va bene: sarà nostro dovere, per quanto è possibile, per quanto lo esige le necessità, vero, della Congregazione e il bene della Chiesa, per quanto sia possibile, secondo... perché può darsi che a un dato momento quel prete ci occorra assolutamente per sostituirne un altro, almeno “ad tempus”, no? Va bene, ma per quanto è possibile, sarà nostro dovere di mandarlo a specializzarsi. Perché? Perché possa fare di più nella Chiesa, possa dare di più alle anime. Ora, attenti, però, che per specializzarci adesso, cioè per predisporci a questa specializzazione, perché anche quei sacerdoti o diaconi che non andranno a studiare o a Roma o in altre parti, hanno il dovere un pochino di sviluppare le proprie doti. E perciò domani un sacerdote che può essere un cappellano, che può essere un parroco, anche se non va a Roma a studiare supponiamo liturgia e ha passione per la liturgia, la approfondisca la liturgia! E durante l'estate, la approfondisca in qualche corso, eccetera; lo si deve fare. Perché? Perché se domani lui ha la possibilità di dare qualche cosa di più nella parrocchia nel campo liturgico, lo deve dare, no? Don Piero, dico male, caro? Lo deve fare, lo deve fare!

MO245,7 [19-11-1968]

7. Ma attenti, per fare questo ci vogliono due cose, ci vuole una cosa, che poi si divide in due, no? Cioè lo spirito di sacrificio, ci vuole spirito di sacrificio, ed era qui il punto dove volevo arrivare. Guardate, fratelli miei, che senza spirito di sacrificio facciamo niente! E per fare questo, dicevo che ci vogliono due cose; primo: bisogna saper rinunciare, e secondo : bisogna saper fare.
Guardate, fuori nel mondo c'è qualcuno, supponiamo, che è appassionato di radio, televisione o che so io: va a lavorare le sue otto ore, qualche volta c'è un'ora per andare e un'ora per tornare, perciò divengono dieci ore, e poi alla sera studia, alla sera rinuncia a qualche divertimento o a qualche partita di carte o a qualche cosa altro, e si mette là e studia. Noi vediamo che, fuori nel mondo, quando uno vuol specializzarsi, quando uno vuol approfondire qualche cosa, per esempio vuole imparare a suonare il piano, vuole imparare a suonare la fisarmonica, dopo il lavoro rinuncia a qualche cosa e si sacrifica. Ora vedete, se noi vogliamo specializzarci, cioè in altre parole approfondire certe cose per l'apostolato di domani, ed è un dovere che noi abbiamo di farlo, dobbiamo saper rinunciare e fare, rinunciare e fare. Ed è su questa linea che io pongo, su questo piano che io pongo certe cose che ho domandato a voi: rinuncia della televisione certe volte, rinuncia di qualche spettacolo o di qualche cosa d'altro, rinuncia della lettura di certi libri, certi romanzi, certe riviste, eccetera. Lo direi proprio perché avete bisogno di specializzarvi: c'è qualche cosa d'altro che vi attende. È chiaro che per fare questo bisogna rinunciare a una soddisfazione e fare il sacrificio di fare una cosa che tante volte è pesante. Perché, vedete, non è la specializzazione una cosa, tante volte, che piace... Dovete farla, è un dovere, sa. Anche per un medico che si mette lì e studia e studia, eh, può essere un sacrificio! Voi avete rinunciato al mondo, vi siete dati al Signore, la vostra missione è andare a salvare le anime; è chiaro che non sempre troverete la soddisfazione nello studio di quella materia, nella quale intendete specializzarvi. Sarebbe molto più comodo dire: "Beh, stasera mi metto lì, leggo 'Meridiano 12' o leggo un'altra rivista”, invece che, per esempio, approfondire la liturgia o i santi Padri, eccetera. Guardate che, io ve lo dico, è un dovere che dovete compiere; e il dovere, di solito, lo si fa sempre con una certa fatica e impone sempre un certo sacrificio!

MO245,8 [19-11-1968]

8. Amici, guardate, datemi voi un sacerdote o un diacono che abbia lo spirito di sacrificio: buttatelo in mezzo all'Africa o in mezzo all'America, buttatelo giù, vero, là con il paracadute... dopo quindici vent’anni troverete una congregazione impiantata. Prendetemene un altro, laureato tre volte, che non abbia lo spirito di sacrificio, buttatelo là e dopo quindici anni troverete una famiglia poligama. Cosa xela là? Sì, no una femena solo, più che una, vero; intendemose ben!
Amici miei, amici miei, prendete voi una mamma che ha lo spirito di sacrificio e voi vedrete una famiglia d'oro, voi vedrete dei figli che crescono bene, educati; vedi che non manca niente in famiglia, poveri ma puliti, vero, poveri ma puliti! Prendete una famiglia dove la moglie, la signora non ha lo spirito di sacrificio: ha le mani bucate... Voi vedrete che assolutamente in quella famiglia: sperpero, ragazzi educati male, esigenti. Amici miei, senza spirito di sacrificio non si fa niente, si perde tempo per niente! È lo spirito di sacrificio che si manifesta, sapete, in tante piccole cose; che nel caso adesso qua specifico lo dovete manifestare nel saper studiare, nel sapervi sacrificare, nel saper approfondire le materie scolastiche e se avete un po' di tempo... Si trova, sapete, un po' di qua e un po' di là. Si può anche dire qualche volta: "Beh, oggi è domenica: faccio di meno di fare una partita di calcio; voglio approfondire. Faccio di meno far questo, faccio di meno far quello. Voglio approfondire!". Quando che uno ha veramente amore alle anime, amore alla sua missione, sa sacrificarsi per quella missione. Ma, guardate, questo spirito di sacrificio è necessario che lo manifestiate in tutta la vostra giornata. Fra poco cominceremo con il lavoro e lì avrete modo di esplicarlo, vi daremo la possibilità di giorno e di notte, di giorno e di notte. L'avete la possibilità di esplicare questo spirito di sacrificio nelle piccole cose: nel dare una mano al fratello, nel saper rinunciare alle vostre vedute; state facendo qualche cosa, viene un fratello: "Per piacere...", saper rinunciare a quello che state facendo; saper rispondere col sorriso: "Guarda, è proprio urgente?". "Beh, proprio...". "Allora guarda, ho da fare ancora un'ora qui, dopo un'ora... Ti par che possa venire dopo un'ora?". "Sì!". Ecco, la carità! Spirito di sacrificio che genera la carità, la fraternità, l'amore.

MO245,9 [19-11-1968]

9. Ecco, non mi dilungo e voi capite cosa potrei dire qui; siete intelligenti e le cose le comprendete. Io vi supplico in nome della nostra buona mamma, la Madonna: crescete, crescete nello spirito di sacrificio! Guardate, quello poi che farete, e io insisto... Guardate, è arrivata l'ora che io devo insistere: studiate e specializzatevi perché il mondo ha bisogno di specializzati! Domani nella Sacra Scrittura, domani nei santi Padri, domani nella dogmatica, eccetera, ma specializzatevi nelle cose nostre, nelle cose nostre! Sarà un'eccezione specializzati in altre cose. Ma nelle cose nostre, specializzati! Ora, però, concludo dicendovi quello che diceva la mamma del card. Rossi. Era ammalata e lui, giovane sacerdote, è andato a visitarla e ha detto: "Mamma, andrei a Roma a studiare". E la mamma si è fatta seria e ha detto: "Figlio, vuoi andare a studiare per divenire un prete importante? Se vai a Roma a studiare per divenire un prete importante, guarda che io non ti dò la mia benedizione". E lui: "Mamma, no! Vado a studiare per conoscere meglio Dio, per amarlo di più e per farlo conoscere ed amare". Ecco il movente dello studio che voi dovete fare, dell'approfondimento che voi dovete raggiungere, sia nel campo delle materie profane, come nel campo delle materie ecclesiastiche, delle materie religiose. In liceo non da soli, guidati! Oggi c'è don Giuseppe incaricato: guidati da lui! In teologia, guidati dai vostri superiori, guidati dai vostri professori. Ma avete il dovere di approfondire tutte queste cose. Domani, se il Signore vi chiama, se voi avete la tendenza, per quanto è possibile cercheremo di accontentarla; ma ricordatevi, vero, ricordatevi: non per divenire diaconi importanti o preti importanti, ma soltanto per conoscere meglio Dio, per amare meglio il Signore, per farlo conoscere ed amare di più.