1. Sia lodato Gesù Cristo!Questa mattina, niente di straordinario, faremo una piccola corsa a queste due pagine, me pare, se non sono due e mezza, che ci descrivono le pratiche di pietà. Ci siamo fermati un pochino sulla Via Crucis, sulla Santa Messa; e vediamo almeno quelle che sono le delibere che ci prescrivono alcune pratiche di pietà. E se poi la Madonna vorrà che ci fermiamo un momentino, obbediremo alla Madonna, ci fermeremo un istante su qualcuna di queste."Tutte le pratiche di pietà stabilite dalle Costituzioni saranno per il religioso fonte di vita, solo se egli saprà stabilire con il Signore continui e personali colloqui".E... altrimenti sono cose che si fanno così, per abitudine; e le cose che si fanno per abitudine, caro Graziano, valgono molto poco, no? Perché, supponiamo che - vedo che c'è Renzo che sta scrivendo molto bene - Renzo supponiamo che le facesse un po' per abitudine. Un bel giorno Renzo viene da me e dice: "Sa, don Ottorino, non mi sento più di restare nella casa qui, nel noviziato; ho pensato di tornare al mio paese perché mi pare che là potrei fare molto più bene, salvare molte più anime". Va a casa e dopo un mese ritorna. "Come stai, Renzo? Come vai? Come ti trovi?". "Oh, molto bene". "Vai a Messa la mattina?". "No, sa, a Messa ogni giorno, ogni mattina, non ci vado". "Fai la meditazione?". "Beh, la meditazione no!". "Lettura spirituale?". "No!". "La corona?". "No!". "E scusa se ti faccio una domanda, le preghiere alla mattina e alla sera le dici?". "Alla sera un pochino, alla mattina quasi mai". Voi direste, no: "Eh... ste cose...". Sarebbe una cosa che sembrerebbe impossibile, no, inconcepibile... Eppure potrebbe avvenire. Potrebbe avvenire di Renzo, potrebbe avvenire di Fabris nonostante il suo San Tommaso... eccetera, niente da fare... nonostante. Potrebbe venire di don Piero, nonostante le sue specializzazioni... Non c'è niente da fare! E cioè, caro don Piero, la storia è questa: che uno che qui per abitudine dovesse recitare tante belle preghiere, un bel giorno dice: "Non resto più qui", va a casa e dopo un mese dice appena le preghiere della sera, forse un segno di croce e basta
MO253,2 [20-12-1968]
2. Fatti accaduti. Mi guardi, Graziano caro!Fatti accaduti! Cose che capitano spesso!Ed ecco allora: "Corruptio optimi pessima", vero, in questo caso qui. Uno che per anni ha mangiato il pane della provvidenza, che per anni ha ascoltata la parola di Dio, che per anni ha avuto grazie straordinarie, ha assistito al passaggio del Signore in una casa come questa, dove che ha visto, per esempio, passare la provvidenza, a un dato momento non ci fa più caso a niente, non ci fa più caso di niente. È tremendo, eh!Per esempio, guardate, sottolineiamo anche se siamo un po' fuori posto un pochino. Quando, i primi tempi, arrivava la provvidenza, arrivava qualche cosa, arrivava, che so io, cinquecento lire o mille lire, prima cosa, cosa si faceva? Si andava in chiesa a ringraziare il Signore, no? Arrivavano i cinque milioni, mi ricordo don Venanzio me li ha strappati di mano e li ha portati davanti al tabernacolo.Bene! Giorni fa io sono venuto a casa con un assegno di dieci milioni. L'ho mostrato a parecchi; poi sono venuto qui in chiesa a recitare il “Te Deum”; c'era don Guido, mi pare, no, qui a ringraziare il Signore. Mi domando: quelli ai quali l'ho mostrato, hanno innalzato un momento al Signore un po' di ringraziamento e dire: "Signore, ti ringrazio di essere in una casa come questa dove è sempre presente la tua provvidenza"? Se, scusate, io supponiamo che l'avessi mostrato al mio caro figliolo che ho qui dinanzi, questo tale avrebbe sentito il bisogno di dire: "Signore, non son degno di stare in una casa dove tu sei così presente"? In altre parole avete visto un pezzo di carta o avete sentito Dio, il passaggio di Dio?Ecco, vedete, è facile abituarsi. Abituarsi a questi passaggi della provvidenza, abituarsi a vivere nella casa di Dio, e con Dio avere dei rapporti soltanto così ufficiali, fatti così un po' alla buona. E allora è possibile qualsiasi caduta.Ora, le preghiere sì, sono una bellissima cosa, ma non fatele per abitudine, non fatele per abitudine. Lo so che facendole sempre, così è facile poi che venga l'abitudine, che qualche volta non ci si pensi, eccetera. Ma voi dovete sforzarvi di fare in modo che non venga una cosa fatta per abitudine. E non sarà di abitudine se rileggo: "Egli saprà stabilire - cioè il religioso - i continui e personali colloqui con il Signore".
MO253,3 [20-12-1968]
3.Qui, come vedremo più avanti, abbiamo stabilito in casa nostra quei cinque minuti alla sera. Ma quelli sono il minimo, quelli sono un po', sa... come uno a cui piace il vino, tu dici: "Vieni in osteria solo per bere un bicchiere". Tu capisci dopo... no, don Piero, viene fuori con una sbornia, non con il bicchiere solo, eh! È questo, eh! Quei cinque minuti, guardate, che sono, li ho messi come una tentazione, mica per altro. Dovrebbero essere la tentazione. Il religioso, che è del Signore, è messo in tentazione ogni sera, di fermarsi con il Signore e, dopo, andando a letto, lui si fermerà, anche se vuoi, cinque o sei minuti solo in chiesa; ma dopo mentre cammina verso la stanza, mentre è in stanza, mentre si sveglia alla notte, si alza al mattino, deve continuare con quei cinque minuti, deve ripeterli quei cinque minuti. Deve essere un'accensione a catena.
MO253,4 [20-12-1968]
4. Guardate, se non riuscite a stabilire un contatto personale con Dio, cadete nel pericolo di Renzo: che dopo un mese che avete abbandonata la casa, non pregate più; e quando dico abbandonata la casa, non dico solo abbandonata la casa per andare a miglior vita, ma anche forse, Dio non voglia, abbandonata la casa per andare in missione. E capite che contrasto che ci sarebbe, che domani una lampada non facesse più luce. Uno che dovesse andare in missione per portare la luce, per insegnare agli uomini a unirsi con Dio, e lui facesse appena, appena il minimo necessario delle preghiere e fatte su così, tanto per non far peccati gravi, un pochino."Così il nostro religioso, introdotto nell'intimità divina, sarà in grado di gustare e narrare agli uomini le ineffabili meraviglie di una quotidiana e mistica esperienza".Ecco, c'è un punto qui che è importantissimo. Quando il religioso si mette in contatto personale con il Signore, cosa fa? Finisce per far bene anche le pratiche di pietà, no? Non solo, ma, ma fa una esperienza di contatto con Dio, per cui, quando si incontra con le anime, anche senza accorgersi, lui manifesta alle anime l'esperienza che ha avuto con Dio. Eh! Qui ci vorrebbero le nostre buone vecchiette, le nostre buone mamme, eh! Le mamme, sa... Prova a presentare a una mamma di quelle, sa, nostre buone, che non sanno tanto di San Tommaso e compagni; no, no. Non accendono candele a San Tommaso, sa, non sanno neanche chi sia Tommaso, poverette. Ma però, però, però, queste buone mamme... Presenta loro un centinaio di preti e fa che parlino soltanto uno, due, tre minuti insieme con ciascuno, e vi diranno: "Questo l'è un prete! Questo così, così". A un dato momento: "Ciò, questo l'è un prete, e... questo l'è un prete!". Perché? Non lo saprebbero dire neanche loro.Quante volte ho domandato a mia mamma: "Ma perché tu dici così? Perché mi dici che quello l'è un prete?". "Cossa vuto, ghe xe un qualcossa, fiolo, che non se xe miga boni dirlo... Se vede, se sente! Ghe xe qualcossa che se sente!".E cos'è questo qualche cosa che si sente? È il passaggio di Dio. È la conduttibilità! Io attacco la corrente su un pezzo di legno asciutto, secco, secco, e, capisci, passa quel che passa, no, da una parte all'altra. Questo legno è bagnato, passa di più. È bagnato con acidi, eccetera, eh, chiaro! Invece di essere un pezzo di legno, è un pezzo di ferro... Invece che un pezzo di ferro, è un pezzo d'oro, è subito diversa la storia; d'argento, eccetera. Abbiamo i tecnici, devo stare attento perché il tecnico dice "sì" e dice "no", vero? Se è un pezzo di polenta, la cosa è diversa, no? Chiaro?Ora, vedete, noi dobbiamo passare la corrente da Dio alle anime, da Dio alle anime. Noi non ci accorgiamo, non ci accorgiamo, ma guardate che le anime si accorgono. E si accorgono perché? Non dal colore che avete, non dalla grossezza. Si accorgono perché passa o non passa. Perché una fetta di polenta può essere più grossa, più grande che non un piccolo filo d'argento, ma dal filo d'argento passa molto di più che non dalla polenta, capite? Neanche il colore, perché un pezzo di rame può essere là un po' verdastro, e invece appunto può avere qualche cosa più bella, più lucida, ma passa meno, passa meno.
MO253,5 [20-12-1968]
5. Ora, in voi passa questa corrente? Vedete, se, se voi prendeste qui adesso, in questo momento, una mamma buona, di quelle buone e diceste: "In Alberto passa la corrente?". E la mamma direbbe: "Tanto per cento". "In Gianni?". "Tanto per cento". "In Roberto?". "Tanto per cento". E guardate che non soltanto una mamma buona, potrebbe essere anche un papà cattivo, che ha cinquantatrè anni, che potrebbe dire: "Tanto per cento". E potrebbero essere anche i propri compagni.Ecco perché io ho insistito per il passato: la correzione fraterna. Perché i vostri compagni che vi sono vicini possono dirvi, guardate che possono dirvi: "Sì, mi pare che in te passi la corrente"; e potrebbero anche dirvi: "Guarda che secondo me, da... per te passa poca corrente".Ora, vedete, qui non si tratta, per conto mio, di un capriccio, non si tratta di un caffè che si può prendere o non si può prendere. L'essere come vogliono le delibere delle nostre Costituzioni, del nostro Capitolo, per noi è un dovere di giustizia. Se, vero, se in un paese noi ci presentiamo per vendere, supponiamo, sale, dobbiamo vendere sale e non vendere cenere. Quando si vende una merce, bisogna che quella merce sia quella, altrimenti andiamo a finire in galera. Non si può truffare la gente.Un sacerdote, un diacono, che non è uomo di Dio, è un truffatore. Non verrà messo in prigione dagli uomini, perché forse gli uomini preferiscono di avere uno che non va a disturbare i loro piani; perché un uomo di Dio disturba i piani degli uomini. Forse un uomo che non è spiritualizzato può anche essere portato sulla cresta dell'onda nel paese dove si trova, ma guardate che a un dato momento bisogna rendere conto. Guardate che il padrone di casa a un dato momento ci domanda conto e dice: "Io ti avevo creato per essere sacerdote, essere diacono, e tutto uno stabilimento è stato fermo perché non è passata la corrente".Pensate, solo si tagliasse un filo dell'alta tensione di quei fili che abbiamo qui fuori, cosa succederebbe in città? Parlo di quelli di alta tensione. Voi capite che parecchi stabilimenti, parecchie cose... Chissà quante telefonate che arriverebbero alla centrale perché manca la corrente. Solo per un filo! Voi direte: "Be, insomma, non ce ne sono altri due?". No! Manca un filo, si ferma, blocca tutto; e anzi è facile che salti, se non ci sono i teleruttori che scattano, è facile che si brucino anche dei motori, no?Amici, ognuno di noi è un filo, attraverso cui deve passare la corrente di Dio agli uomini. Ma, guardate che è un filo necessario, voluto da Dio necessario, ma necessario. Quel filo che si chiamava Giovanni Bosco o che si chiamava Francesco Xaverio o che si chiamava Francesco di Sales o il Santo curato d'Ars, era necessario; voluto da Dio, ma necessario. E ognuno di voi, ognuno di voi è voluto da Dio e necessario. Perché, se non ci fossero don Marcello e amici, a Crotone non ci sarebbe quel fuoco che si è cominciato, vero, lì ad accendere a Crotone. E se don Piero Martinello e amici non fossero là nel Chaco, non ci sarebbe un fuoco iniziato nel Chaco.
MO253,6 [20-12-1968]
6. Ora, io insisto su questo perché, guardate, se voi non prendete sul serio questa parte qui, di unione con Dio personale, guardate che tutti quei libri che avete in studio, voi compresi, è meglio che buttiate tutto, ma voi compresi, nel fuoco.El me varda e ride questo qua. Meglio sì, bruciare Francesco con tutti i suoi libri, piuttosto che Francesco vada a prendere il posto di un filo, vero, e non lasci passare la corrente.Meglio buttare nel ferro vecchio Francesco, almeno tutti i tecnici sanno che manca un filo e bisognerà metterne un altro.Ora, le cose bisogna prenderle sul serio. Se vedete che insisto su questo punto è perché purtroppo ho i miei motivi. La carità fraterna non mi permette di andar oltre, di tirar fuori casi, di sottolineare, ma vi assicuro: ho i miei motivi. Figlioli, state attenti! Prendete sul serio questo: fermatevi qualche volta a parlare con Dio; non solo in chiesa, ma anche fuori di chiesa; cercate di divenire uomini di meditazione, cioè uomini che sanno parlare con Dio. E questo ve lo dico anche se doveste uscire di qui; vorrei dire, di più ancora. Perché ogni cristiano ha una missione nella vita: la missione di trasformare il mondo, di spiritualizzare il mondo. E questa missione Dio l'ha data a ciascuno di noi.Rileggo dunque la delibera n. 6, dopo quello che ho detto."Tutte le pratiche di pietà", non sottolineo la parola "tutte", perché adesso andiamo avanti... "stabilite dalle Costituzioni saranno per il religioso fonte di vita solo se egli saprà stabilire con il Signore continui e personali, continui e personali colloqui".Altrimenti, caro Piergiorgio, non sono fonte di vita; e siccome che, per noi, non essere fonte di vita vuol dire morte, “intelligenti pauca”."Così introdotto nella intimità divina, sarà in grado di gustare e narrare agli uomini le ineffabili meraviglie di una quotidiana e mistica esperienza".In un certo punto, un'altra distrazione ancora, della relazione che ho fatto al Capitolo, traspariva una cosa: che cioè, se un religioso, cioè se un novizio non si mette in contatto con Dio, lo si vede che non è messo in contatto con Dio, non deve essere ammesso ai voti, e se un religioso non è in contatto con Dio, non deve essere usato per nessuna cosa di una certa importanza. In altre parole, messo su un cantonselo che el fassa manco danno che xe possibile alla Congregazion e alle anime.Mi pare, Zeno, che è stato messo così, no?Cioè, se uno non è novizio, se... In altre parole, se è novizio o ha i voti temporanei, e facciamo ancora tempo a liberarci, per parlarse ciari, liberemose per carità, “in nomine Domini”. Se proprio non se fa più tempo a liberarse perché ormai el ga i voti perpetui, no, preghemo el Signore che el vaga via lu. Se lu non vol deciderse andar via, mettemolo in un posto, vero, dove che el fassa manco danno che sia possibile, manco danno che sia possibile, mettemolo in qualche canton dove che non el fassa danno, per carità!Perché, perché, vero, a Caldogno quando nasse un toseto, i lo mette sul seciaro: se el raspa i lo tien e se no i lo copa. Savì, no? Se el raspa i lo tien, se no i lo copa. La nostra Famiglia religiosa dovrebbe fare altrettanto. Guardate, specialmente voi più vecchi, che prenderete in mano l'eredità della Congregazione, bisogna fare altrettanto. Se un religioso è introdotto nell'intimità divina, è in grado di "gustare e narrare agli uomini"; se non è introdotto, è come uno di Caldogno che non raspa. Ridi, Raffaele? Come uno de Caldogno che non raspa. Là i li copa; qua non digo de coparli, ma che se pol mandarli via. È meglio, cari fratelli miei, essere invece che cento, dieci; invece che dieci, due, ma che se raspa, e cioè in contatto con Dio. È meglio un Curato d'Ars che cento curati che non siano come il Curato d'Ars. Capito? Meglio un San Tommaso piuttosto che cento filosofi che non siano santi. Sei contento? Andiamo avanti.
MO253,7 [20-12-1968]
7"Al mattino il religioso, dopo essersi messo in contatto intimo e personale con Dio, faccia con diligenza la sua meditazione possibilmente in chiesa".Ecco, riguardo il fare la meditazione in chiesa o meno, io consiglierei, specialmente nella vita parrocchiale, farla in chiesa, non vi pare? Sarebbe bello vedere questo sacerdote là in chiesa, i nostri religiosi in chiesa davanti al Santissimo. Qui lo capisco, è meglio forse che la facciate in studio, o dove... anche perché siamo in tanti qui in chiesa; se no c'è una massa di giovani e si finirebbe per farla male, perché tutti ammassati lì. Lasciamo libertà. Qui nella Casa dell'Immacolata deve essere tutta chiesa. Ma specialmente nella vita apostolica, vedo i nostri fratelli, la fanno volentieri in chiesa. Anche a Monterotondo, eccetera, la fanno in chiesa. È bello vedere il sacerdote, il religioso in chiesa.Ho visto a Monterotondo, per esempio, si alzano, recitano le loro Lodi e poi fanno la loro meditazione; intanto qualche buona vecchietta incomincia a venire in chiesa, sente che stanno pregando insieme, li vede là seduti: qualcuno si alza perché i ghe ga domandà de confessare magari qualcuna; vorrà dire che se sono tante persone che si confessano e disturbano, allora si farà prima o si farà dopo, no? Ma è bello vedere questo gruppo di religiosi davanti al Signore lì: è una predica che si fa! Non so se sbaglio. E siamo dinanzi a Gesù.Dico qui adesso, per esempio, piuttosto che un gruppo così in chiesa, ammassati così, dico, anche perché so che scrivete, che fate... Adesso siete in un momento che state un po' lanciandovi. Ma un domani, nella vita apostolica, sarebbe bene farla in chiesa.
MO253,8 [20-12-1968]
8 Quello che sottolinea questa delibera è questo: che al mattino subito mettersi in contatto con il Signore, questo sì. In altra circostanza io vi avevo detto: non state saltar giù dal letto se non siete messi in contatto con Dio.Scusate... Cosa c'è da ridere? Vorresti dire: "Stiamo là un'ora di più". Sentite, se a un dato momento... c'è quel coso davanti, ma pasiensa, chiudi... se a un dato momento, al mattino alzandovi, vi accorgeste che durante la notte sono passati i ladri nella vostra stanza e vi hanno portato via i calzoni, la veste, tutto... Amici, supponiamo che vi abbiano portato via anche le calze e il pigiama... Amici, non uscireste dal letto, è vero? Comincereste a battere a destra e a sinistra: "Abbiate pietà di me! Portatemi qui el lenzuolo de San Marco, là Marchetto che i ghe ga portà via tutto, vero, almanco quel nissòlo che i ghe ga portà via, in modo che me metta attorno qualche cosa, no?". Perché, sa, uscire dalla stanza non si può, non si può!Ora, sentite, guardate che un religioso che esce di stanza che non si è messo in contatto con Dio, è messo peggio di quel povero Marchetto quella volta. El me varda, don Piero? La realtà, caro! Cosa andiamo a fare? Cosa andiamo a fare, figlioli miei? Siete capaci voi di pensare un muratore che va a lavorare senza cazzuola, senza martello, senza scalpello, senza la borsa dei ferri? Ma siete capaci di pensare, concepire questo? Ma dov... "Gheto fato el muraro ancora?", ghe disì. "Sito vegnù... Se vien con la borsa; el muraro vien con la borsa, no? E la cazzola, dove xela? Che muraro sito?", direbbero così, no? Ti, Dario, che te te ne intendi. Tante volte i ghe ciama "mezza-cazzola", insomma, ma almanco mezza... Ora sentite, un dentista, per esempio, aprisse il gabinetto dentistico: vai là e non avesse nessun ferro, solo che el piròn e el sculiero. Non è concepibile una cosa così, no?Ebbene, un uomo di Dio che esce dalla porta della sua stanza senza essere messo in contatto con Dio... Un religioso, un religioso, se io lo fermassi fuori della porta, fuori della porta, Toni, fuori della porta quando che esci: "Che mestiere fai?". Dovresti dirmi: "Il santo", perché fai professione di vita perfetta. Uno che si fa religioso fa professione di vita perfetta. E cosa vuol dire il santo? L'uomo che vuol vivere solo per Iddio, solo di Dio, pieno di Dio, la vita completamente consumata per il Signore. "E finora hai pensato al Signore?". "No!". "Cosa hai pensato?". "Alla partita!". "Cosa hai pensato?". "Un po' così!". E non ti sei messo in contatto con Dio! Cambia mestiere che è meglio! Tua nonna, tua zia, tua mamma, forse durante la notte si è svegliata dieci volte e recitato già due tre corone a quest'ora; e tu vieni fuori dalla stanza così, così... Eh, Toni, inutile ridere, questa è la realtà.Guardate che se il mondo va male è perché pochi preti sono santi, e se pochi preti sono santi è perché ci credono poco a queste cose qui. Non capiscono che noi dobbiamo essere gli uomini in contatto continuo con il Signore, e il contatto continuo con il Signore si fa in principio, una certa fatica...
MO253,9 [20-12-1968]
9. Perché, naturalmente, vero, noi prendiamo in mano un bicchiere di vino se lo abbiamo davanti; ma se non lo hai davanti, non vai là a versarti per bere un bicchiere di vino.Ora, lo spirito non lo si tocca con le mani, Dio non Lo tocchiamo con le mani; e allora bisogna fermarci un pochino e metterci in contatto con il Signore e dire: "Adesso voglio pensare un pochino al Signore". Non pretendete far questo senza senza fatica. Perciò ecco qui, questione di questo contatto personale. La meditazione: preparata. Non perdere un quarto d'ora: "Cosa faccio di meditazione?". Tiro avanti, vado in cerca di quello che mi piace di più e intanto ho fatto meditazione. Non state... Guardate... il Signore non lo inganniamo, non inganniamo il Signore.Quando tu vai in refettorio, continui: "Beh! Cosa che mangi: pane o polenta? Che mangi questo o quello?", e vai fuori dal refettorio. Questo non lo fate mai! Non fate mai, lì pieni di fame, guardare una cosa o l'altra, e poi, passa il tempo e andate fuori senza aver mangiato; a meno che non siate ammalati, no?E questo forse lo si fa durante la meditazione. Perché è fatica questo, perché non mi piace quello, e intanto passa la mezz'ora. "Ben, va là!, pazienza! La meditazione l'ho fatta".So che ci sono delle giornate che è un po' fatica, giornate che non ne abbiamo voglia, giornate in cui la natura, natura... E qui ci vuole un po' di arte. Quel giorno, ve l'ho detto altre volte, abbiate pronte due o tre meditazioni. Allora tirate fuori quella di scorta, no?, quella di scorta.Tua mamma quando che non avevi fame, ti trovava fuori qualcosa altro perché ti stuzzicasse un po' l'appetito. Preparati... Il Padre nostro: meditare il Padre nostro; recita bene il Padre nostro e medita quello; l'Ave Maria: tienti pronto per esempio una meditazione sulla Madonna; sulle tue miserie, sui tuoi peccati, sulle grazie che il Signore ti ha dato. Ma abbile pronte due o tre rode di scorta. In modo che una mattina non sei capace di ingranare con il libro, perché hai dormito poco, perché sei stanco un pochino, tacca fuori quella; ma non, non lasciare il contatto con Dio, non uscire da quella mezz'oretta lì, senza aver mangiato il "Pane di Dio". Perché? Perché diventerai tisico, perché muori altrimenti. La sostanza è questa: mettersi in contatto con il Signore, parlare con lui.
MO253,10 [20-12-1968]
10."Una volta la settimana la meditazione sarà dettata dal Superiore stesso".Aaaa, qui allora ho disobbedito fino adesso. Xe messo una volta la settimana, ciò. Mica scritto qua! E allora si potrebbe fare il turno: una volta ti, una volta mi. Il Padre spirituale, maestro dei novizi...."Per la scelta dei testi di meditazione, ogni Religioso cerchi di consigliarsi con il proprio Superiore".E qui, anche qui, riguardo al testo di meditazione, ognuno non è libero di prendere il testo che vuole, come che vuole. È messo così per tutte le Famiglie, Case nostre.Supponiamo domani, dove che andrete voi, c'è Marco... Me par che te gai dito che te ve in Cina a piantar una casa, no? Va ben! Quando tu sarai superiore e avrai con te don Piero, Zeno, eccetera, loro dovranno dire: "Senta, signor superiore, la me scusa, la me... A la compatisso, vero, la me perdona se la compatisso, eee, mi gavarìa pensà de fare la meditazion su "Fric e Froc". E allora ti te ghe disi: "Beh, sì, sì per carità", no?Perciò il testo di meditazione non sia... Guardate che anche qui vi parlo un pochino perché, non parliamo di qui, ma... Può esserci il pericolo che qualche volta si vada in cerca di un testo, si vada in cerca di un testo per non far fatica, in modo che sia una mezz'oretta di lettura quasi spirituale. Meditazione è meditazione, non è lettura spirituale. Non è mezz'ora di lettura di un testo così...Tu puoi prendere anche, vero, un testo, se vuoi, semplice fin che vuoi, ma deve essere meditazione, meditazione. Può esserci una mattina che tu dovrai leggere un po' di più per cavar fuori il materiale, ma dev'essere meditazione. Non trasformiamo la meditazione in lettura spirituale o studio.Si potrebbe anche cadere nel pericolo di dire: "Guarda, io prendo quel dato testo, perché, sa, così intanto mi studio quei testi, mezz'oretta alla mattina, e mi faccio mezz'oretta di studio". Io so che qualcuno, ho conosciuto io qualcuno, che è andato avanti qualche anno facendo mezz'ora di studio ogni mattina, senza accorgersi. Io ho dovuto dire: "Guarda, - non qui, fuori di qui - guarda che tu da quel giorno che hai cominciato a fare così, non hai mai fatto meditazione, e se non sei andato avanti nella vita spirituale è perché da due anni non fai meditazione. Tu hai fatto studio in cose che ti piacevano; cose buone e sante, ma da farsi non nell'ora della meditazione, fuori della meditazione". Perché altrimenti sarebbe come mettere doppia quantità di benzina nella macchina e saltar via, facendo a meno di metterci l'olio. È inutile mettere, far... vero, doppia quantità di benzina, se non metti olio: ci vuole e benzina e olio, e allora la macchina va avanti, no, Piero? Eh, se no, se no, la va su per le rode del carettin de quell'altro!
MO253,11 [20-12-1968]
11."Si recitino in comune le Lodi come preghiera del mattino, l'ora di adorazione settimanale sia fatta comunitariamente possibilmente assieme al popolo".Questo qua delle Lodi siamo già d'accordo, e mi pare che si fanno e bene. Mi raccomando sempre di andare adagio nel dirle e sforzatevi anche qui possibilmente di seguire più che è possibile con il pensiero e con il cuore.Quello del... possibilmente quell'ora di adorazione con il popolo, è una cosa che, penso, potrebbe far tanto del bene, quando nelle parrocchie...Guardate che quando che dico queste cose qui, non intendo dare delle leggi: un po' un consiglio, prescindendo un pochino da quello che può essere lo spirito della Congregazione, che può essere cambiato fin che si vuole, ma tanto così in famiglia si possono dire, no? Mi pare che sarebbe utilissimo domani far l'ora di adorazione con il popolo e far capire al popolo che quell'ora di adorazione la facciamo proprio per il popolo, per pregare per loro, per le anime, pregare per gli ammalati, pregare per i bisogni; cioè, dire, far capire alla gente: "Guardate, nella parrocchia c'è tanta gente che soffre, tanta gente che patisce... poveri che non hanno lavoro, tanti che hanno difficoltà; durante la settimana avete tante difficoltà. Guardate, noi ogni settimana facciamo un'ora di adorazione proprio per voi. Cioè facciamo, adoriamo il Signore, ma preghiamo proprio per voi. Ora, se qualcuno di voi vuole unirsi a questa preghiera... la facciamo insieme".Hanno cominciato a Crotone, mi pare, quando sono andati là, a dire così. Mi pare che ogni settimana hanno la chiesetta quasi piena di gente; ogni giovedì, quando fanno l'ora di adorazione, la chiesetta è piena di gente.In questo modo portiamo le anime, vero, ad adorare il Signore. Penso, è un suggerimento che do, ma potrebbe essere utile, me pare, don Piero, fare una roba così anche dove che andrete voialtri domani. Sa, loro sanno che non è niente... di straordinario, una cosetta intima.Vi dico questo perché quando sono andato ad Araceli, mons. Zaffonato aveva lasciato questa bella tradizione: l'ora di adorazione settimanale per il popolo, per la gente, per la parrocchia. C'erano sempre un cento, un centocinquanta persone. E lui faceva sempre una predichetta ogni volta in quest'ora di adorazione. E dopo di lui è venuto mons... don Mario Milan, e anche lui ha continuato. E quando non c'era monsignore, don Mario Milan, c'era don Carlo Fanton; non so se lo gavì mai sentìo nominare, vero? Faxeva la predichetta lu, o il prof. Bolfe o Miotti o mi. Insomma, se arrangiavimo. Ma settimanalmente l'ora di adorazione, e la gente veniva: sti omini, sti impiegati, uno o l'altro, povera gente del popolo, venivano ad adorare il Signore.Ora penso che più che facciamo le cose comunitariamente, più penso possiamo allargare il calore di Dio nella parrocchia.Andiamo!