1.Siccome dobbiamo sacrificare cinque sei minuti, cominciamo subito dal punto in cui siamo arrivati ieri mattina. Rileggo alcune righe tanto per riallacciarci.«Bisogna fare attenzione. Il bisogno, anzi il dovere, della missione efficace e inserita nella realtà della vita sociale può produrre altri inconvenienti».Il Santo Padre parla del bisogno e del dovere di inserirci. Non vorrei essere frainteso quando insisto tanto sulla vita, vero, vorrei dire quasi di carmelo, di cenobio, eccetera. Guardate che abbiamo il dovere di inserirci nella vita fuori. Dicevamo ieri mattina anche di osare un pochino, no, don Piero? Abbiamo il dovere. Però c'è un pericolo. E questo bisogna che lo teniamo presente, perché se c'è questo pericolo, il pericolo può farci anche morire, no? Noi dobbiamo passare per quella strada... state attenti che c'è uno stop. E allora state attenti che non ci siano macchine prima di... Lo stop non vuol dire che non puoi passare, vuol dire che devi stare attento. Ora, attenti.«Può produrre altri inconvenienti, come quello di svalutare il ministero sacramentale e liturgico...».Svalutarlo, che divenga una cosa vuota, una cosa così... Si comincia, per esempio, qualche volta con voler valutare di più e poi si finisce per svalutarlo.«... quasi fosse di freno e d'intralcio a quello dell'evangelizzazione diretta del mondo moderno: ovvero quello, oggi piuttosto diffuso, di voler fare del prete un uomo come qualsiasi altro, nell'abito, nella professione profana, nella frequenza agli spettacoli, nell'esperienza mondana, nell'impegno sociale e politico, nella formazione di una famiglia propria con l'abdicazione al sacro celibato».Vedete, anche la nostra buona gente vuole il prete in mezzo, che non sia là sopra il pulpito... lo vuole proprio in mezzo; ma lo vuole prete, lo desidera prete.Vi ho raccontato una volta di una famiglia distinta qua della città, che avevano invitato un prete. E si è presentato, ha fatto il prete brillante... Se vi dicessi il nome, voi direste: "Ma quel prete là?". Si trattava di un prete brillante. Ma poi si sono lamentati in casa, e hanno detto: "Noi non avevamo invitato l'amico, avevamo invitato il prete. Se volevamo invitare l'amico, invitavamo uno allora non vestito da prete, col quale potevamo anche più liberamente scherzare un pochino. Abbiamo invitato il prete perché volevamo che ci fosse il prete in casa nostra; avevamo i figlioli e volevamo che lasciasse qualche cosa ai figlioli studenti".
MO267,2 [22-02-1969]
2.Ora, vedete, effettivamente la nostra buona gente vuol vedere il prete. Abbiamo l'esempio ultimo di quelli della televisione, no, don Girolamo? I quali vogliono vedere il prete... Sì, un prete... no messo... un prete, se volete, domani anche vestito in borghese, a me non interessa niente, ma vedere il prete, il prete vogliono vedere. Non interessa la veste, non interessa la forma... il prete, vogliono vedere l'uomo di Dio.«Si parla di volere così integrare il sacerdote nella società. È così che dev'essere concepito il significato della magistrale parola di Gesù, che ci vuole nel mondo ma non del mondo?».Quelle parole che abbiamo commentate a Bosco con qualcuno, che abbiamo ricommentate ieri mattina, il Santo Padre le chiama "magistrale parola di Gesù", perché le parole sono di Gesù, no? "Voi siete nel mondo, ma non siete del mondo". Ora, devono essere interpretate così?«Non ha Egli chiamato ed eletto i suoi discepoli...?».È questo il punto, mi pare, che per conto nostro deve essere un po' il dominante... cioè... il centro del discorso del Papa.«Non ha Egli chiamato ed eletto i suoi discepoli, quelli che dovevano estendere e continuare l'annuncio del regno di Dio, distinguendoli, anzi separandoli dal modo comune di vivere, e chiedendo a loro di lasciare ogni cosa per seguire Lui solo?».Il Signore non ha fatto la vestizione mettendo un saio da frate francescano o che so io, no, però li ha separati, li ha separati. "Voi non siete più del mondo". E guardate che ha continuato ad andare in giro per il mondo insieme con loro. È interessante questo: non ha messo una veste speciale, non li ha portati nel deserto e tenuti sempre nel deserto; ha continuato a camminare per le vie della Palestina, in mezzo agli altri, però ha sempre detto: "Voi non siete del mondo".
MO267,3 [22-02-1969]
3.E quella volta che hanno detto, vero, San Piero ha detto: "Ah, te geri anca ti uno de queli...", "No, no, no, no, no, non gera...", el la ga fatta grossa insomma, ecco. Tante volte noi facciamo come San Piero, no? "Anca ti...". "No! Mi... no...". "Ma ti te sì prete!". "No, par carità!". Facciamo di tutto... non con le parole, magari con gli atti, par fare quello che faceva San Piero. "Anche tu eri uno di loro!". "No!". "Ma tu sei prete!". "No, no! Non son mia prete, par carità!". Qualche volta questi preti, vestiti in borghese, che vanno a certi cinema, eccetera, eccetera. "Sito prete?". "No! Per carità!". Lo si dice con i fatti, non con le parole, vero...
MO267,4 [22-02-1969]
4.«Non ha Egli chiamato ed eletto i suoi discepoli, quelli che dovevano estendere e continuare l'annuncio del regno di Dio, distinguendoli, anzi separandoli dal modo comune di vivere, e chiedendo a loro di lasciare ogni cosa per seguire Lui solo? Tutto il Vangelo parla di questa qualificazione, di questa 'specializzazione' dei discepoli che dovevano poi fungere da apostoli. Gesù li ha staccati, non senza loro radicale sacrificio...».Eh, scusate... A uno: “Eh, abbandona moglie, fioli...”. San Piero: va ben, può darsi ch'el gabbia anca baruffà a casa qualche volta, vero... ma, insomma, ha abbandonato tutto. Cioè, ha chiesto un sacrificio a tutto: “Abbandonate tutto”, vero?«... dalle loro occupazioni ordinarie, dai loro interessi legittimi e normali, dalla loro assimilazione all'ambiente sociale, dai loro affetti sacrosanti, e li ha voluti a sé dedicati, con dono completo, con impegno senza ritorno, puntando, sì, sulla loro libera e spontanea risposta, ma preventivando una loro totale rinuncia, una immolazione eroica».Dunque, guardate, li ha lasciati liberi: "Volete venire? Se volete venire... Però, se venite, abbandonate tutto!". Par via di questo ritorno a destra e a sinistra. Questo... Adesso non stiamo giudicare il mondo da una parte e dell'altra, ma guardiamo noi stessi. Lui ha detto: "Vuoi venire? Abbandona tua moglie. Vuoi venire? Abbandona la barca. Vuoi venire? Abbandona il telonio. Vuoi venire? Devi abbandonare tutto”. E devi accettare questo rischio, vero, che è il rischio di un apostolo: “Vi mando come agnelli tra i lupi", no?
MO267,5 [22-02-1969]
5.Questo rischio, che è il rischio di Mosè... Basterebbe rileggere lì - avevamo intenzione di farlo - beh, rileggere un pochino la vocazione di Mosè. Quando che il Signore dice a Mosè: "Senti caro...". "Ma mi son balbo, - el ga dito - ma mi non son bon parlare'". "Ben, - el ga dito - va'! Se te me fe rabiare... - anca el Signore ga tirà mezza ocheta, lì - Te la finirè, no te sì mai contento. - el ga dito - Vegnarà Aronne a parlare par ti; Aronne sarà la bocca e ti te sarè al posto di Dio, no? Te sarè la voce di Dio, al posto di Dio! Va' là. - el ga dito - Mi indurirò il cuore del faraone perché el diga de no”, el ga dito". Un bell'affare, no? El lo manda dal faraone parchè el faraone diga de no. E va là, raduna i capi degli Ebrei... insomma li convince; vanno dal faraone, e come risposta il faraone: "Farì i quarei che fasivi prima, senza paja; adesso ve torve su anca la paja!". E bastonà, e pache! I capi degli Ebrei vanno dal faraone: "Non ghe la femo, xe impossibile! Non ghe la femo! Non ghe la femo!". E allora, il faraone duro. Vien fora dalla porta del faraone sti capi, i se trova con Mosè: "Belle robe te ghe fatto, no? - i ga dito - Varda qua, adesso le ciapèmo per causa tua".Queste xe le consolazioni apostoliche. Il Signore lo manda e "indurirò il cuore del faraone"; el lo mette nei pastissi con tutti i so connazionali.Ricordatevi, questa è la missione nostra. Cosa interessa a noi se anche le prenderemo? A noi interessa andare dal faraone, se il Signore ci manda; e fuori dalla porta del faraone se i ne mette tutti quanti su un spiedo, par fare sù, vero, un rosto de apostoli, pazienza! Ora, se non accettiamo questo rischio per amore di Dio... Guardate che lo ha accettato Gesù Cristo, no? Il Figlio di Dio, che si è fatto uomo, ha obbedito al Padre, e come conclusione i lo ga messo in croxe. Ora, ha abbandonato il cielo ed è venuto in terra, si è messo nelle mani del Padre, e quella è stata la fine. Ora, noi abbiamo abbandonato il mondo, ci siamo donati interamente al Cristo, dobbiamo naturalmente barcamenarci in modo tale, mettendoci tutta la nostra persona per evitare, se volete, gli ostacoli... ma siamo pronti, se domani il Signore permette questo, di prender le pache.Caro Roberto, è la "via pacarum" questa, caro!
MO267,6 [22-02-1969]
6.Attenti alla parola di Gesù: «Omnis qui reliquerit domum, vel fratres aut sorores, aut patrem aut matrem, aut uxorem, aut filios, aut agros propter nomen meum... (Mt. 19,29)».Perciò bisogna abbandonare “domum, fratres, sorores, patrem, matrem, uxorem et agros”, eccetera. Te fidi ti mettere, se te ghe campi... Domandege a Zeno ti, con tutte le campagne ch'el ga, con tutti i cavai ch'el ga.«E i discepoli avevano coscienza di questa loro personale e paradossale condizione...».Non è che fossero degli inconsci. Avevano coscienza che avevano fatto una rinuncia personale e paradossale. Perché, sul piano umano è una cosa paradossale, no? Andare a comprar na vaca e darghe anca schei, cioè, scusate, andar vendare una vaca e darghe anca schei a quello che la compra, vero? Ve par giusto? De solito nel mondo xe tutto un altro mestiero, no, e qua invece xe così. Vado lavorare e le ciapo. Te me vardi, Bepi caro? Questa xe la realtà. Avevano coscienza che era una cosa personale e paradossale. Infatti...«Il discepolo, l'apostolo, il sacerdote, l'autentico ministro del Vangelo può essere un uomo socialmente come gli altri uomini? Povero sì, come gli altri; fratello sì, agli altri; servitore sì, degli altri; vittima sì, per gli altri; ma nello stesso tempo dotato d'una funzione altissima e specialissima: "Vos estis sal terrae"».Mia proibìo... Bisogna essere come gli altri, poveri come gli altri, servire... D'accordo! Pienissimo, pienissimo! Finìo el tempo che el parroco: "Ego sum!", ah, vero? "Attenti qua...!". No, no, no, no! "Fratelli", tutto quel che volete; però io sono sacerdote, non devo dimenticarmi che sono sacerdote e che sono profeta, e che devo parlare in nome di Cristo e che sono il ministro di Cristo. Mi dispiace... fin che volete, ma il prete è prete!«“Vos estis lux mundi!”. Ed è chiaro, se abbiamo la nozione della composizione organica del corpo ecclesiale; San Paolo non potrebbe al riguardo essere più esplicito: “Corpus non est unum membrum, sed multa... Quod si essent omnia unum membrum, ubi corpus?” (1 Cor. 12, 14-21)».
MO267,7 [22-02-1969]
7.El corpo non l'è solo un membro, ma molte membra. Se fosse un membro solo, dove sarisselo el corpo? Per esempio, de Alberto qua, solo che testa. E allora non ghe xe corpo, ghe xe na testa, no? Xela sbaglià la tradussion? Non xe così press'a poco? Fusse soltanto che un déo... Cioè, scusate, mi pare che è questo il latin, no? "Corpus non est unum membrum, sed multa... Quod si essent omnia unum membrum, ubi corpus?". "Nunc autem multa quidem membra unum autem corpus...". Xelo questo el significato? Scusate, i xe tanti membri, ma un corpo solo. Ma se fusse un membro solo non garissimo el corpo, garissimo un membro ma non el corpo, no?«La diversità delle funzioni è principio costituzionale nella Chiesa; ed essa riguarda in primo luogo il sacerdozio ministeriale: vediamo di non perderla questa specifica funzione per un malinteso proposito di assimilazione, di 'democratizzazione', come oggi si dice, nella società ambientale: 'Se il sale diventa insipido, con cosa gli si renderà il suo sapore? Non è più buono ad altro che ad essere buttato via e calpestato dalla gente'. Sono parole del Signore, le quali devono far riflettere al discernimento necessario nell'applicazione della formula ricordata: essere nel mondo, ma non del mondo. La mancanza di questo discernimento, del quale l'educazione ecclesiastica, la tradizione ascetica, il diritto canonico ci hanno tanto parlato, può proprio conseguire l'effetto contrario a quello che un suo incauto abbandono ci aveva fatto sperare: l'efficacia, il rinnovamento, la modernità».Cioè, io vado nel mondo per poter sollevare gli uomini. A un dato momento faccio come il cervo, ga dito don Bruno quella volta, invece che il corvo, no, che uscìo dall'arca non torna più. Vai giù per tirar su: resti giù. Un aereo che discende per sollevare gli alianti, e resta giù. Un altro discende per sollevare, e resta giù. Eh, no! Io discendo, mi metto in mezzo e sollevo: questa è la missione del sacerdote.«Può infatti essere così annullata l'efficacia della presenza e dell'azione sacerdotale nel mondo; l'efficacia che proprio si voleva ottenere quando si reagiva imprudentemente alla separazione del sacerdote dal resto della società. Annullata: nella stima e nella fiducia del popolo, e dalla pratica esigenza di dedicare ad occupazioni profane e ad affezioni umane: tempo, cuore, libertà, superiorità di spirito, che solo il ministero sacerdotale voleva per sè confiscate».Mi fermo perché è quasi il tempo. Adesso c'è la seconda parte del discorso che parla dell'autorità. Credo che non valga la pena che ci fermiamo perché la leggerete caso mai per conto vostro, anche perché qui non ci sono contestazioni, penso. C'è soltanto una riflessione che vorrei come conclusione.
MO267,8 [22-02-1969]
8.Guardate che c'è questo pericolo, ecco, questo ve lo dico. Dobbiamo uscire di chiesa per portare le anime in chiesa: c'è il pericolo che uscendo restiamo fuori di chiesa.Ora, ho detto tante volte: il diacono dev'essere due volte prete. Perché? Perché, non portando veste, logicamente deve essere talmente carico di Dio da manifestare Dio anche senza il richiamo di una veste esterna, di una divisa esterna. Ora, per necessità anche il sacerdote deve uscire di chiesa, per necessità preti e diaconi oggi devono affrontare delle esperienze nuove, dei confronti nuovi.Guardate, adesso, per esempio, voi sapete che don Girolamo è stato scritturato alla televisione: domani lo presenterò, vediamo se basta... forse come altezza non ci arriva... come altezza, vedremo un po'...Capite chiaro: bisogna andare in ambienti certamente... bisogna spingersi un pochino. È un dovere, è un dovere di farlo. Però, capite chiaro, io sono preoccupato di questo: in nome del Signore, voi dovete essere due volte carichi. Dovete portare una carica spirituale tale, come gli Apostoli quando ripieni di Spirito Santo son saltati sopra la casa, senza metter su né piviale, né stola, né dalmatica, né niente, sono saltati là; gli altri hanno detto che erano pieni di vino, però dopo un poco di tempo abbiamo visto i battesimi, abbiamo visto le conversioni. Ora vedete, è questa parte spirituale intima, questa convinzione che è necessaria. Poi le circostanze porteranno a fare una cosa o a far l'altra; poi saranno...
MO267,9 [22-02-1969]
9.Andate in America Latina, per forza vi confonderete in mezzo all'altra gente. Il nostro caro don Gianni, don Ugo, eccetera, in Guatemala, da una parte l'altra, cosa volete, là son messi come tutti gli altri, no? Però per la strada tutti lo salutano: "Ciao, padre, ciao, padre". Perché? Perché vedono il padre.Ora, voi dovete farvi conoscere non per la testa storta, non perché, vero, tenete un atteggiamento tale che si vede che insomma siete dei mezzi frati, no, ma perché siete pieni di Dio. E questo mostrare Dio all'esterno è possibile solo se vi caricate.Vedete, là in tipografia abbiamo il muletto. Savì cosa che l'è il muletto, no? Il muletto che va a batterie. Durante il giorno è comodo perché si scarica, si porta di qua e di là; però se durante la notte non mettete sotto carica le batterie, il muletto durante il giorno non fa niente: non si può neanche urtare, bisogna lasciarlo là. "Ma c'è un camion da scaricare... Ma c'è questo...". Niente da fare! Se non hai caricato le batterie, il muletto non si usa. Perché? Perché non riesce neanche a portare se stesso.Ora vedete, “nos sumus muleti”, no? Noialtri semo un po' come el muletto: durante il giorno dobbiamo lavorare, durante il giorno dobbiamo uscire, dobbiamo portare anime a Dio; ma se non ci teniamo continuamente carichi, guardate che è impossibile: non possiamo rendere, non possiamo dare.C'è una legge, vero, tale che dice: "Nemo dat quod non habet". Un muletto non può dare se non ha le batterie cariche; una macchina non può dare se non ha la benzina. Per noi, se non vogliamo la rovina spirituale, ci vuole questo contatto continuo con Dio, questo incontro personale con Dio; vorrei dire, quello che diceva il Santo Padre, questo continuo dire di sì al Signore come hanno fatto gli Apostoli: avevano coscienza personale, proprio ognuno sapeva, vero, di aver detto di sì al Signore. Avevano coscienza di quello che aspettava loro e avevano dato un assenso personale.Ora noi dobbiamo continuamente dire di sì al Signore sapendo quello che il Signore ci darà: cioè, la vita eterna, e in questa terra pronti per la vita eterna e per amore del Cristo a far qualsiasi sacrificio.Amen.