1.Sia lodato Gesù Cristo!A Dio piacendo, stamattina speriamo di terminare "la pietà".N° 17: "I religiosi si ricordino nelle loro preghiere dei vivi e dei morti. Specialmente preghino ogni giorno, nella Santa Messa, per coloro ai quali sono legati da obblighi personali e sociali.Al venerdì, poi, offrano sacrifici e preghiere per gli Amici della Pia Società.Nel primo sabato del mese ognuno pregherà per tutti i religiosi della Congregazione e in ogni Casa sarà celebrata allo scopo una Santa Messa".Un brevissimo pensiero su queste cose.Non so se voi conosciate i proverbi, i vecchi proverbi nostri; caso mai vi rivolgete a Vinicio, che lui sa i proverbi de so nona o de so nono. Uno dei proverbi nostri era questo; ve lo cito in italiano, vero: "I benefici che ricevi, scrivili su tavole di bronzo; quelli che fai, scrivili nel fondo del caliero". Italiano questo qua, no? Solo che in dialeto se dixe qualcosa de pexo, no? Sul rovescio del caliero... ma si dice qualcosa di peggio.Attenti! E diceva mia mamma: "Vedi, Ottorino, scrivendolo sotto là, non solo el scompare subito, perché co scominsia su el fogo... e a un dato momento, un po' di caligine e scompare... ma anche no te lo vedi mai, perché el caliero xe sempre roverso. Sia che el sia picà su pal fogo o che sia messo... no te metti mai el caliero con la caligine par aria, no? Perciò, scrivili là i benefici che fai agli altri. Ricordati invece di quelli che hai ricevuto, e scrivili su tavole di bronzo".
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2.Ora, io penso una cosa: che noi siamo troppo facili a dimenticare i benefici che abbiamo ricevuto o li paghiamo con una moneta troppo inadeguata.Leggendo le avventure del Cortès, potrebbero chiamarsi un po' avventure, no? Scoperta del Messico: si vede come i soldati suoi andavano alla ricerca dell'oro, con Montezuma e compagni, e per pagare quell'oro davano degli specchietti, davano delle vere e proprie stupidaggini, prendevano dei chilogrammi d'oro e davano uno specchietto, davano un ninnolo qualunque.Ora, vedete, non possiamo noi pagare un beneficio ricevuto con una moneta così inadeguata come può essere un grazie, e crediamo di aver messo a posto tutto. Qualche volta si può dire: "Ho ringraziato! Ma, quella volta ho mandato un bigliettino!". Cosa abbiamo fatto? Perché abbiamo mandato un bigliettino o abbiamo ringraziato così una volta, non abbiamo fatto né più né meno che dare un piccolo specchietto al posto di un chilogrammo d'oro. Vedete: non illudiamoci! Siamo un po' nell'era in cui le cose si fanno un po' alla buona, si corre via, ci si dimentica, è facile cancellare le impressioni. Guardate che la riconoscenza è un fiore che sboccia dalla carità. E se in noi, nel nostro giardino, non c'è il fiore della riconoscenza, guardate che non possiamo dire di avere la vera carità. Riconoscenza, dico, che non si copre con una parola sola. Uno che sa di avere ricevuto un beneficio, vorrei dire, per tutta la vita deve ricordare quel beneficio. E, anche se si infrappone qualche piccola cosa, qualche piccolo screzio, se per caso da quella stessa persona si riceve anche qualche dispiacere, si deve ricordare soltanto il beneficio ricevuto; quel dispiacere ricevuto non ci deve far dimenticare quello che abbiamo ricevuto.Quanti figlioli, per esempio, che dimenticano gli immensi sacrifici dei genitori! Perché? Perché una volta il papà, una volta la mamma non hanno capito il figlio. Diamo pure tutta la colpa al papà e alla mamma, se volete, ma non è motivo sufficiente per dimenticare tutto quello che un papà e una mamma hanno fatto per un figliolo.
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3.Ora, il primo pensiero di riconoscenza deve essere verso Dio.In altre circostanze io ve l'ho detto: forse noi ringraziamo troppo poco il Signore. In quei pochi minuti che ogni sera ci incontriamo con Dio, io direi: il primo pensiero deve essere, dopo l'adorazione, di ringraziamento. Se vogliamo suddividere quei minuti, almeno un minuto all'adorazione, due minuti al ringraziamento, un altro domandar perdono e un altro domandare di fare la volontà di Dio. Ma se vogliamo fare una graduatoria: un paio di minuti al ringraziamento, cioè diamo il tempo più lungo, vorrei dire il fuoco più grande, a ringraziare il Signore, che è amore, in fondo, è un atto di amore. Non dimentichiamoci quello che il Signore ci ha dato.Perciò ogni giorno, ogni giorno, un inno di ringraziamento deve scaturire dal nostro cuore. Il mattino, quante volte si è detto nel passato, appena alzati, dopo di avere un po' pianto perché non ci siamo svegliati in Paradiso, sia un inno di ringraziamento perché abbiamo ancora la vita, la possibilità di fare del bene, possibilità di amare il Signore, possibilità di servire i fratelli, cioè di servire Gesù Cristo nei fratelli.Ora, amici miei, guardate che il ringraziamento verso Dio dev'essere un fiore per noi naturalissimo. Ma si deve subito riversare anche nei fratelli.Qui, le nostre delibere parlano di vivi e di morti, di persone alle quali siamo legati come persone e come società. E cioè, abbiamo tante persone alle quali siamo debitori.Abbiamo i genitori: noi non ricordiamo, vero, caro Ugo, quello che la mamma ci faceva quando avevamo un anno, due anni. Noi non ricordiamo i dolori fisici e morali sostenuti dai nostri genitori per noi, per noi, per amore nostro. Ora, prima cosa, non possiamo dimenticare i nostri genitori: vivi o morti, ogni giorno, ogni giorno li dobbiamo ricordare, vorrei dire, mattina e sera dobbiamo ricordarli i nostri genitori. Guardate, penso che un buon figliolo nella comunione non lascia un vuoto, un pensierino lo dice per i suoi genitori. Alla sera, prima di andare a letto, un pensierino lo dice per queste due creature che con Dio hanno collaborato per darci la vita, che hanno accettato di essere i mezzi attraverso i quali sono venute a noi tante grazie: la prima educazione cristiana, per esempio, la formazione, la prima formazione sociale, umana... E allora pregare Dio. Ma i nostri genitori possono avere avuto anche qualche difetto... erano uomini, erano creature. Dimenticate quello, cancellate qualsiasi ombra, amici miei, che ci fosse nei vostri genitori."Ma me papà - mi posso dire - el beveva qualche goto de vin". Bene, ringraziamo il Signore: era allegro con Nostro Signore!Cancellate qualsiasi ombra, qualsiasi ombra. Ricordate solo quello che i genitori ci hanno dato e pregate per loro.Vicino ai genitori, quante anime buone che forse abbiamo ricordato così, di tanto in tanto solo, ma bisognerebbe pregare di più! Possono essere quella buona zia, quella buona maestra di dottrina, quel buon sacerdote che ci ha aiutato, che ci ha aiutato spiritualmente, aiutato anche economicamente. I nostri superiori del seminario per me, il padre spirituale, il rettore, il vescovo... Creature che si sono dedicate alla mia formazione, e che forse sono là in Purgatorio e aspettano una preghiera, un aiuto da chi è stato beneficato.
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4.E poi, se entriamo nella nostra Famiglia, quante persone alle quali dobbiamo riconoscenza! Tutti questi muri, questa terra, il villaggio di Bosco... sì, è frutto del vostro sacrificio, del vostro lavoro, ma è frutto anche di altre persone che si sono tolte qualche cosa per darla a noi. Ora, non sto qui adesso a fare una lunga serie di tutte queste persone alle quali dobbiamo riconoscenza, ma ricordatevi: non possiamo dimenticarle.Perciò, nella nostra preghiera, sia per i vivi sia per i defunti, dobbiamo mettere un posto per la riconoscenza. Guardate che mostriamo di avere il cuore un po' cattivo se vogliamo pagare con uno specchietto un chilogrammo d'oro. Se ci accontentiamo di dire una parolina ogni tanto, vero, Ugo, per il nostro caro don Piero, per esempio, no, il tuo caro amico don Piero, l'anima complementare, no, l'anima gemella o complementare, adesso vedete voi, mettetevi d'accordo un pochino.Ci sono delle persone, non ti pare, che non si possono, non si devono dimenticare, assolutamente. Per esempio, quel nostro caro Lino, Lino Zuin, come si può dimenticarlo? Dal giorno che è morto io l'ho ricordato mattina e sera. Non si può dimenticare. È stato un fratello che è vissuto in mezzo a noi. Dev'essere legato al nostro cuore. È vissuto, ha mangiato con voi, ha giocato con voi, ha scherzato con voi. Adesso è di là, con Dio; può essere in Purgatorio che attende da voi qualche cosa. E come si può dimenticare?Ora, io proprio insisto su questo, fratelli miei, perché guardate che è facile, sapete, quando c'è da mangiare, mangiare e dimenticarci di chi patisce la fame. E forse tante anime, che ci hanno aiutato e sono ancora vive o sono morte, hanno bisogno di aiuto, e mentre loro hanno sacrificato tanto per noi, noi forse non sappiamo sacrificare qualche cosa per loro, mentre che basterebbe tanto poco per dare una mano a queste creature.
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5. Qui c'è poi un'altra cosa."Al venerdì si offrano sacrifici e preghiere per gli amici della Pia Società".Se andando in macchina domenica prossima il nostro venerabile professor dottor Giuseppe Rodighiero di felice memoria, succedesse uno scontro e capitasse che una buona famiglia lo soccorre, eccetera, e gli salva la vita, ogni volta poi che avesse occasione di passare, don Giuseppe andrebbe a finire in quella casa, per ringraziare, no? Tanto è gentile e buono don Giuseppe che... Anzi partirebbe qualche volta apposta per andare ringraziare: "Mi hanno salvato la vita. Stavo morendo dissanguato, e sono venuti là con na cavezza de vaca: i me ga ligà, i me ga salvà la vita, non so i me ga salvà la vita".Un momentino. E se per esempio uno, una persona va prima che arrivi don Giuseppe e toglie dalla strada quell'inciampo che potrebbe far capitare a lui o che avrebbe fatto capitare a lui addirittura il disastro? In altre parole, se va a mettere un ponte in modo che lui non precipiti, non è degno di riconoscenza ugualmente quella persona? Se tu, don Giuseppe, resti mezzo morto lì sulla strada e uno ti salva, tu senti il bisogno di andare a ringraziare; e se una persona ti toglie l'ostacolo, che ti potrebbe portare in quelle condizioni, merita riconoscenza ugualmente, no?Ora, state attenti: i nostri amici, da quanti disastri spirituali ci hanno salvato, e hanno salvato la Congregazione? Vedete, noi consideriamo tutta questa grande famiglia degli amici come delle creature che ci aiutano per fare avere vocazioni, per avere la provvidenza; e avete mai pensato voi che questi amici, con le loro preghiere, con il loro sacrificio, forse hanno salvato la nostra vocazione da qualche caduta disastrosa? Forse qualcuno di noi, e Dio non voglia che proprio don Ottorino, in questo momento, in questo momento, potrei essere nel gruppo di coloro che hanno tradito, se non ci fosse stata forse quella buona suora o quella buona mamma o quel buon papà che al venerdì hanno detto: "Signore, tutto per i membri della Pia Società San Gaetano!".
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6.Quando lunedì scorso, con don Guido, mi pare, facevamo la meditazione per l'impegno di vita, don Guido mostrandomi la prima pagina del libro mi diceva: "Don Ottorino, questi due teologi qui, uno e uno due, hanno gettata la veste". È vero? "Eccoli qui, - dice - uno e due, hanno gettato la veste tutti e due".Ora, prendendo in mano l'elenco dei nostri membri della Pia Società, tolto via Mirco che è giovane, eccetera, era lì all'inizio... ma non possiamo dire... Mirco in fondo ha detto: "Non è la mia strada". Ma non possiamo dire: don Piero è andato... con gli amici di Satanasso o si è fatto maoista... o don Ottorino o qualche altro... Ringraziando Dio, finora, finora non è capitato, ma chi è stato che ha sostenuta la nostra debolezza? Chi è stato che ci ha trattenuti qualche volta lì sul filo dell'abisso? Perché guardate che è facile cadere, sapete.E allora io dico: perché non pensare a tutti questi... - più di mille, mi pare, no, don Zeno, quanti sono? - 1.300 anime che si sono impegnate, ogni venerdì, ad innalzare la loro preghiera a Dio? Se queste 1.300 creature offrissero il frutto materiale del loro lavoro ogni venerdì, pensate quanti soldi ci offrirebbero! Pensate, invece: offrono il frutto spirituale del loro lavoro, che vale immensamente di più!Ora, se non sono avvenute cadute disastrose nella nostra Casa, una buona parte, fratelli miei, la dobbiamo a queste creature che ogni venerdì soffrono e pregano per noi. Non solo. Se poi nella nostra Congregazione, ringraziando Dio, troviamo lo spirito buono, lo spirito di Dio, troviamo che si sta camminando con gioia sulla strada che ci è stata tracciata dal Signore, non dobbiamo dimenticarci che ci sono delle anime che ogni venerdì, e qualcuna tutta la settimana, dicono a Dio: "Signore, fa' che i nostri figlioli si facciano santi e facciano la tua volontà".Ora, può darsi benissimo che qualche venerdì ci dimentichiamo; però, per non dimenticarsi al venerdì, io vi consiglierei: mettiamo queste creature assieme ai nostri genitori, assieme agli altri benefattori, e ricordiamole ogni giorno, così non sbagliamo mai. Cosa ve ne pare? Cerchiamo proprio di sentire riconoscenza verso Dio per le grazie che abbiamo ricevuto, verso i genitori per tutto ciò che hanno fatto, verso quegli amici, quei superiori nostri che ci hanno aiutato a salire, ma mettiamo dentro, tra i benefattori che ci hanno aiutato economicamente, questo piccolo o grande esercito di anime che ci segue giorno per giorno, e si sente proprio di famiglia con noi e ci accompagna offrendo qualche volta, come abbiamo visto, non ti pare, don Guido, anche la vita per noi. Qualcuno qui dentro deve certamente la sua salvezza alla immolazione di qualche vita. Perché, guardate, che più di una volta c'è stata qualche creatura che ha detto: "Offro la mia vita per i figli, per i miei fratellini della Casa dell'Immacolata o per i religiosi", e qualche volta c'è stato qualcuno che ha detto: "Offro la vita per quel religioso". E abbiamo constatato qualche volta che il Signore ha accettato l'immolazione e ha concesso la grazia. Queste sono cose, fratelli miei, che non si possono e non si devono mai dimenticare.
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7.Ancora: "Nel primo sabato del mese ognuno pregherà per tutti i religiosi della Congregazione e in ogni Casa sarà celebrata, allo scopo, una Santa Messa".Ho parlato dei genitori, ho parlato dei benefattori e degli amici. State attenti, bisogna che preghiamo tanto anche, e vorrei dire quasi specialmente, per i nostri fratelli. "Alter alterius onera portate”, no? E qui bisogna proprio che sentiamo, sentiamo il dovere di portare gli uni gli altri, i pesi gli uni degli altri. Dice San Paolo: "C'è qualcuno in mezzo a voi che è infermo e io non sia infermo? Che è debole...", eccetera, eccetera. Ricordate la frase di San Paolo.Ebbene, guardate: tutto quello che c'è nella Congregazione di gioioso deve portare gioia, tutto quello che c'è di doloroso deve portare dolore. Se ci accorgiamo che un fratello è pieno di gioia, che raccoglie, gioiamo anche noi. Se ci accorgiamo che un fratello è crocifisso, soffriamo anche noi. Siamo proprio una famiglia, una vera famiglia, e dobbiamo sentirci corresponsabili di tutta la famiglia. Perciò, non uno spirito di critica, non uno spirito di invidia deve entrare in noi, ma uno spirito di santa collaborazione.Perciò, guardate, io ho detto altre volte, che quando vengo a far la visita, faccio un giro un po' di tutte le Case, e mi fermo in Guatemala - di solito comincio col Guatemala, lì - e mi fermo, considero uno per uno i nostri religiosi. "Signore, - dico - c'è lì don Gianni: aiutalo! Salveghe le gambe in modo che nol se rompa le gambe correndo di qua e di là. Don Ugo, il nostro caro Lino, Severino, don Leonzio”. Uno per uno. Poi passo alle altre Case. Naturalmente, quando che arrivo a Vicenza... quelli delle missioni li passo uno per uno, a Vicenza non arrivo uno per uno, ma prendo i capi... Don Giovanni non so se sia lì sul buso che senta... ma, insomma, prendo i capisquadra: "Signore, benedici la testa con tutte le gambe, vero, che ghe xe".
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8.Ma, amici miei, che bello che è sentirsi fratelli specialmente nella preghiera! Che bello che è quando senti qualche piccola cosa, portarla dinanzi al Signore, e dirla al Signore e pregare il Signore che ci aiuti ad essere tutti sani, tutti pieni di gioia, tutti pieni di Spirito Santo. Chiedere lo Spirito Santo non egoisticamente per noi soli, ma per tutta la Famiglia. Chiedere la gioia per tutta la Famiglia, chiedere il trionfo apostolico per tutta la Famiglia. Ecco, guardate, penso che la vera carità, non soltanto la possiamo esercitare in quel piccolo gruppo dove il Signore ci chiamerà a vivere, ma la dobbiamo esercitare proprio estendendola a tutti i membri della Congregazione. La vocazione, che noi abbiamo, è una vocazione collettiva, è una vocazione che è data a tutti i religiosi della Congregazione e perciò dobbiamo sentire il bisogno di sentirci uno, ma sentirci uno anche nella preghiera. Per questo, io direi, non accontentiamoci di questa Santa Messa o di questa comunione, che pure abbiamo segnato nelle delibere, perché bisognava pure segnare qualche cosa, no, almeno un minimo; come abbiamo detto i cinque minuti alla sera, così abbiamo detto una volta al mese almeno una Messa, no, ma questo è il minimo!Come si deve ogni giorno pregare per il papà e per la mamma, amici miei, si deve ogni giorno pregare per i fratelli. Vorrei dire, guardate cosa dico, per i genitori dobbiamo pregare perché abbiamo un dovere di riconoscenza, qui dobbiamo pregare perché abbiamo un dovere di collaborazione apostolica. Se gli amici nostri pregano per noi perché possiamo stare in piedi, voi capite chiaramente che dobbiamo noi pregare per noi per stare in piedi. E allora fomentiamo anche la nostra carità fraterna con la preghiera, con la preghiera. Specialmente in chiesa, qualche volta, facciamo passare i nostri fratelli, non per criticarli, non per invidiarli, ma per aiutarli, per dare loro una mano. Che bello che è, anche sebbene lontani, sentirsi legati in questo modo!Vi ricordate quando monsignor Fanton è venuto la prima volta per dare l'addio al primo gruppo di missionari, vi ricordate in chiesa ha detto: "Leghiamo un filo qui vicino a questo banco. - Vi ricordate? - Voi portatelo in Guatemala, ma cerchiamo di tenerlo sempre legato questo filo".Ebbene, amici, cerchiamo questo filo che lega Casa dell'Immacolata con l'Istituto, con il Guatemala, col Brasile, con l'Argentina, con Crotone, con Monterotondo, domani con quelli... me pare che Natalino vada sulla luna, no, con quelli che vanno sulla luna, eccetera, questi fili che legano cerchiamo che non siano mai staccati. Guardate che mai, mai, non ci sia un filo staccato dal nostro cuore, che lega il cuore, non delle Comunità, ma di tutti i singoli membri delle varie Comunità.