1.Sia lodato Gesù Cristo!Qui continuiamo a diminuire il numero. Un altri pochi che ne mandiamo via... Sarebbe il caso di domandare: “Volete andarvene anche voi?”. Forse in America, no, Giorgio? Forse in America, vero, Livio? “Volete andarvene anche voi?”. Mañana, ah, domani ce ne andremo! Però, fate un piacere, mandateci un poca de gente di là, visto che dall’Italia non vengono vocazioni... qualche... là, qualche indiano, qualcosa... Zeno si presta volentieri a venirli prendere, se è necessario. Vero, don Zeno?Continuiamo con le nostre meditazioni su padre Matteo. Intanto, prima di tutto, do una notizia un po’ triste... non so se è il caso di dirverla. Ieri sera alle dieci mons. Sartori mi ha telefonato dicendo che avrebbero portate le vacanze fino al giorno cinque in seminario. Unitevi, vero, al dolore comune. Sicchè, i seminaristi tornano al giorno cinque, e la scuola riprenderà il giorno sette. Ecco, così sarà contento anche don Girolamo per la legatoria... Penso, penso di interpetrare la volontà di Dio proponendovi una giornata, magari tutti quanti insieme, in mezzo alla neve ad Asiago, con un pulman andar su, passare una giornata lassù... Penso di interpretare la volontà di Dio, penso che sia anche la vostra volontà, il vostro desiderio.Il tema che ci propone padre Matteo questa mattina è questo:“La santità è la sola fecondità”.Parte facendo un certo parallelo tra la Madonna e il sacerdote. Non sto qui a ripetere che sacerdote e diacono per noi è la stessa cosa. Salto via un pochino.Dunque... La Madonna “è la Regina e il modello degli Apostoli, apprendiamo - perciò - dal suo Cuore materno e sacerdotale il segreto della sua fecondità: ‘Omnis gloria eius - ed io aggiungo - omnis potestas eius, ab intus’”.Penso che tradurre queste cose qui è capace anche Ragno, no? Tutta la sua gloria, e padre Matteo aggiunge, anche tutta la sua potestà viene da dentro, non da fuori, viene da dentro: la sua potenza viene da dentro.
MO286,2 [19-12-69]
2. “Apostolo silenzioso - la Madonna - anzi muto, dal 25 marzo a Natale... muto e grande apostolo dal Natale al Calvario... muto e grande apostolo dal Calvario alla sua Assunzione...Dalla sovrabbondanza del suo Cuore, pieno di Dio, Ella dispensa Dio. Dispensa Gesù Cristo. Poichè essendo Madre di Dio, Ella è il deposito santissimo della grazia sostanziale che è Gesù, suo Figlio e suo Dio, ed essendo Mediatrice universale, dispone del tesoro dei meriti acquistati dal Redentore. Ella non ha mai predicato, e, ciò nonostante, nessuno è mai stato come Ella un “Missionario del Padre” e un “Apostolo del Figlio”. “Omnis gloria eius ab intus”. Ecco una delle più belle lezioni che Maria dà agli apostoli e ai missionari.La Regina vuol farvi per mezzo della mia bocca questa importantissima lezione: ascoltatela filialmente”.Perdonate se vi leggo qui un paio di paginette, ma son talmente piene poi di spunti di meditazione, che possiamo poi masticarle con un po’ di distrazioni in mezzo.“Malgrado il gran male che si può constatare ovunque, io rimango ottimista, perché credo a questa divina parola: “Ego sum resurrectio et vita”. Ma notate immediatamente che al ricordarvi questa parola io mi riferisco principalmente a Nostro Signore presente nel Santissimo Sacramento dell’Altare. Eppure, il tabernacolo, col suo celeste tesoro, da solo non basta. Guardate quanti Tabernacoli nel mondo e quanto male attorno ad essi, malgrado la Presenza reale!È dunque evidente che, secondo il piano divino, accanto al Tabernacolo Eucaristico, ve ne sia un’altro che lo integri. Quale? Il cuore di un santo prete! Senza di questo, si direbbe che il Tabernacolo Eucaristico diviene piuttosto la prigione silenziosa di Gesù nostro Signore. Mentre che ogni volta un cuore di un santo prete si trova al servizio dell’altare, allora il Tabernacolo Eucaristico diventa una sorgente ineguagliabile di vita”.Vedete, avere un tabernacolo e non avere un santo prete è come avere un pozzo pieno d’acqua e non avere una corda e una secchia per tirar fuori l’acqua. Tu la guardi, ma non ti vien fuori l’acqua. E adesso qui il nostro caro padre Matteo, insistendo, ci farà capire questa cosa qui.
MO286,3 [19-12-69]
3. “In altri termini, della stessa maniera che Dio ha voluto servirsi di Maria come mediatrice dell’Incarnazione e sempre si serve di Maria come mediatrice di tutte la grazie, ancorchè Egli possa agire direttamente, senza passare per il ponte e il canale che è Maria, così il prete è mediatore necessario di Cristo Mediatore. Siamo tutti stabiliti come dispensatori della grazia, come un ponte fra il Mediatore Crocefisso e le anime. Ma questa mediazione non si esercita per il solo fatto di lavorare e di amministrare i tesori della Chiesa, ma divenendo, come Maria, una potenza irraggiante, “ab intus”, da dentro.Il primo, il grande segreto della fecondità del prete risiede nel suo cuore modellato sul Cuore della Corredentrice. “Omnis gloria et omnis potestas eius ab intus”, tanto per il prete come per Maria. Infatti, che cos’è la fecondità apostolica? Una vita divina che irraggia da un’anima tutta divinizzata, silenziosa o in piena attività... Come Gesù durante trenta anni a Nazareth, o come Gesù che predicava alle folle...Ma cos’è un sacerdote? Un calice pieno di Dio, di Gesù fino all’orlo, che riversa l’eccedente sulle anime... come San Francesco o una piccola Santa Teresa.L’attività non è che una forma e la via ordinaria dell’apostolato, quello missionario per esempio, ma la sostanza di questo apostolato, la sua anima, non è per niente l’attività, sebbene eccellente e ordinariamente obbligatoria. Il segreto dell’apostolato risiede in un’anima di fuoco, in un cuore di fuoco, in una vita intima e profonda, nel soffio dello Spirito “ab intus””.
MO286,4 [19-12-69]
4.Vedete, queste cose quì, dette un po’ più alla buona, le abbiamo dette tante volte. Si può dire che sono la dominante un po’ dei nostri incontri, delle nostre meditazioni. Ma io vorrei proprio che divenissero la vostra vita, e vi convinceste di questo. Dinanzi a un peccatore, a un grande peccatore, gli argomenti guardate che non valgono niente. Più avanti padre Matteo poi per spiegare questo porterà anche degli esempi; citerà, per esempio, un esempio, in una casa, una famiglia dove c’era uno che da quasi venticinque anni non si confessava; e in fondo si è confessato lui, è stata battezzata la moglie, battezzati i figlioli, eccetera. E si è scoperto che il segreto di tutte queste conversioni: una povera donna di servizio che ogni notte faceva un’ora di adorazione e di preghiera per tutta la famiglia, e aveva chiesto al Signore la grazia della conversione del padrone di casa e di tutta la famiglia. E questa povera vecchietta alla fine ha detto: “Signore ti ringrazio! Adesso muoio contenta perché mi hai concesso la grazia che ti ho chiesto per tanti anni”.Ora, dice il padre Matteo, ancora un altro caso. Un prete che scriveva articoli, che faceva prediche, eccetera, dopo trent’anni di lavoro ha ascoltato una predica di padre Matteo, dove insisteva su questi principi, padre Matteo. E alla fine c’erano alcuni sacerdoti giovani che parlavano tra loro facendo il commento, e questo prete un po’ anziano ha detto: “Guardate, posso assicurarvi io che questo padre missionario ha ragione. Da trent’anni io scrivo, e mi conoscete, voi mi apprezzate perché scrivo libri, perché scrivo articoli, perché insomma sono un po’ sul piedestallo, però io vi confesso una cosa: che in trent’anni non ho mai assolto un peccatore che ho convertito io”. “Mai assolto...”, guardate che è grave, eh,”un peccatore che ho convertito io”!Sì, va bene, può capitare benissimo che tu entri in una chiesa, viene là uno: “Padre, mi confessa?”. Va ben. Chi è stato? Magari una vecchietta, magari una suora ammalata, magari una mamma ammalata, magari chissà chi ha convertito quell’anima... Tu sei stato strumento di una assoluzione; e va bene, sei stato ministro di Dio. Ma, ricordatevi bene, che il Signore ci domanderà conto anche di quelli che avremo convertiti noi, non soltanto di quelli che abbiamo assolti noi. Perché ci può essere un bravo papà di famiglia che per anni e anni sta dietro a un altro amico suo, e piano piano lo porta ai sacramenti. E tu vieni qui, e tu potresti essere anche in peccato mortale, e tu dai l’assoluzione e l’assoluzione è assoluzione. Quello va via santificato e tu resti con un peccato di più perché hai amministrato male i sacramenti, vero. Non facciamo scherzi! Dunque, uno per trent’anni sacerdote, da trent’anni sacerdote, portato sull’ala un po’ dell’onda, sulla cresta dell’onda nel senso che proprio, sa, come scrittore, eccetera, che fa questa confessione: “Non ho mai assolto uno convertito da me, convertito da me”.
MO286,5 [19-12-69]
5.È facile andare in prigione là durante la guerra, i bombardamenti: gente che vengono a confessarsi... Ma, quali ho convertito io con la mia santità, con la mia preghiera? Qual è che io ho trasformati un pochino a un certo momento perché, perché, hanno sentito Dio, hanno sentito Dio, la potenza di Dio attraverso la mia parola, attraverso la mia azione?Amici miei, non bisogna mica scherzare, sapete. E non bisogna illudersi. Domani perché andate in un posto, in una parrocchia, un po’ di chiasso, un poca di gente che viene, eccetera, eccetera. Ma guardate che se non siete uomini di Dio, anche se in quella parrocchia di 10.000 anime a un dato momento ci sono sette, ottocento, mille persone che vengono in chiesa e vi illudete, dite: “Guarda quanta gente che viene in chiesa!”, qua e là... Ma guardate che, finché non siete di Dio pienamente, dovete rispondere di un peccato di omissione, eh?Ora, le anime vengono da noi per cercare Dio. In un’osteria si cerca vino. Vedi fuori scritto “Osteria”, non vai prendere il latte, un litro de latte; te ve tore vin là dentro, non c’è niente da fare! E se è messo una “latteria”, vai prendere il latte e non il vino.Il sacerdote e il diacono, l’uomo di Dio, adesso Livio che va là in Guatemala, potrebbe scrivere qua sul petto un cartellino, mettere: “Qui si dispensa santità. Io sono una fonte di santità. Se qualcuno ha bisogno di santità venga da me”. Non può scrivere qua: “Se uno... Io sono un fotografo: se uno vuole fotografie venga da me... Io sono musicista: se uno vuole cantare venga da me... Io sono un ballerino: se uno vuole ballare venga da me”. No! “Io sono un santo: se uno ha bi...”. Gli altri son tutti mezzi per avvicinare un pochino; ma poi si deve scoprire, deve scoprire: “Io sono l’uomo di Dio. Io sono l’uomo di Dio”.E questa unione con Dio, guardate che non è uno studio di Dio. Lo studio di Dio dovrà precedere, dovrà seguire, dovrà accompagnare. Ma questa unione con Dio è proprio quella unione, quella unione, di cui abbiamo parlato tante volte. Che vuol dire comunanza di vita: vita a due, vita a due. Per cui, quando che mi alzo al mattino, vado a parlare con uno; prima di andare a letto alla sera, parlo con uno; nelle mie difficoltà, parlo con uno e mi apro con uno. E guardate che se non lo fate adesso, non lo fate adesso, che siete in condizioni abbastanza buone, mi pare, sia per la temperatura che abbiamo qui in Italia, sia per, sa, i mezzi che ci sono, perché se è caldo andiamo al monte, se è freddo impissemo el termo, no, eccetera, come lo potete fare domani quando vi troverete in zona di operazione dove, sa, dove c’è un po’ tutto contrario?
MO286,6 [19-12-69]
6.Guardate che tutte le lettere che arrivano non ve le leggo, perché tante sono riservate, ma più di una, arrivano lettere, in cui i vostri fratelli che son là si trovano un po’... e anche in Italia, non là solo in America, ma anche in Italia, eh! E anche tanti sacerdoti diocesani che sono nelle stesse condizioni... e anche tanti papà di famiglia, tante mamme di famiglia sono nelle stesse condizioni. Per cui a un dato momento, sa, si vede nero, nero, nero, per cui non si sente più Dio, non si sente nessuna soddisfazione per mesi e mesi, e qualche volta per anni, si sente l’aridità più squallida, si sente proprio il senso quasi della disperazione. Papà di famiglia che vorrebbero abbandonare la famiglia, mamme che vorrebbero abbandonare i figli, sacerdoti che vedono un po’ tutto nero...Eh, amici miei, è la prova, è il momento della prova direbbe mons. Rodolfi, è il momento della prova! Appunto perché tu hai cercato la volontà di Dio, appunto perché desideri solo la volontà di Dio, è necessaria la prova, è necessario il momento, vorrei dire, che anche tu devi arrivare a quel momento come Gesù: “Padre, Padre, perché mi hai abbandonato?”, nel quale devi sentirti quasi solo, quasi solo, e nonostante tutto, dire: “Sì! Sì!”. L’amore puro si prova specialmente in quel momento lì: quando non hai niente da prendere, hai tutto da dare e solo da dare. L’amore è donare. E allora ecco lì che il Signore ci prova, proprio ci mette alla prova: vedere se noi siamo capaci di dare solo, senza avere. Ora, questa prova, ricordatevelo, andate papà di famiglia, andate preti o andate diaconi, o presto o tardi l’avremo tutti, perché è la prova necessaria per andare in Paradiso, cioè è l’attestazione di amore, è la risposta all’amore di Dio.Ora vedete, noi, che dovremo sostenere gli altri, noi, che dovremo incoraggiare i papà, al confessionale incoraggiare le mamme, sostenere un pochino gli uomini del governo, sostenere gli uomini un pochino del lavoro, e il datore di lavoro e l’operaio, a tutti dovremo insegnare la strada per potere portare generosamente la croce, come lo potremo fare se noi, noi, non saremo imbevuti di questo spirito? Guardate, sembra una cosa difficile, difficile... Sì, ma a un dato momento, vero, è una cosa anche più facile di quello che crediate. Qui si tratta di una cosa sola: o noi entriamo in pieno in questo spirito, e allora la cosa è facilissima dopo, se non entriamo, anche solo che facciamo mancare un centesimo della nostra donazione a Dio, guardate che allora la cosa, è la cosa difficile, è la “vita da cani”, direbbe quell’altro, è “una vita da cani”. O fate una vita da santi, e allora sarete sempre contenti: nuvolo, o sole, caldo, o freddo, il Signore presente o non presente, gioia o dolori, sarete sempre contenti, sorriderete anche nel dolore, ma se non farete una vita da santi, guardate che è una vita insopportabile: questa, quella matrimoniale, qualsiasi altra vita è insopportabile.Perciò, la nostra forza, ricordatevelo, è “ab intus”, proprio dentro, nell’intimo nostro; la nostra potenza è proprio lì, nell’intimo nostro.
MO286,7 [19-12-69]
7.Ed ecco allora cosa dice ancora il nostro caro padre Matteo: “La fecondità apostolica è sempre assai più il frutto di un’anima di orazione, che il coronamento delle sue fatiche, dei suoi discorsi, delle sue opere: queste presuppongono indispensabilmente quella.Un’anima di fuoco, un cuore di santo, sono già per se stessi e senza l’attività esteriore una potenza apostolica di prima importanza. Per esempio: quello di Maria, e dopo lei, delle migliaia di apostoli per l’immolazione silenziosa. Mentre che la più grande attività, senza questo motore interiore, è una febbre, non zelo, una attività vuota che può mutarsi anche in un pericolo”.Permettete che adesso salti un pochino... Parla di uno, padre Matteo, che ha tentato tutto, ha tentato qua, là...“Io volli fargli... volli ripetere questa frase: “Tutto ho tentato, ma senza alcun risultato”. Quindi gli domandai: “Avete mai provato a diventare un santo prete?”. E davanti alla sua risposta negativa e piena di sorpresa, continuai: “Ebbene, voi non avete ancora tentato niente! Perché non si incomincia con le campane, con l’organo, con le processioni... Si comincia con l’altare, guardando al Tabernacolo e nel Tabernacolo il Ciborio e nel Ciborio l’Ostia Divina!”.Guardate che è una tentazione tremenda, sai, Livio? Anche tu adesso che parti per l’America, e anche gli altri che partono, una tentazione tremenda è questa: di andar là e incominciare a opere, opere, opere, opere. Non vi dico: fate di meno, anzi! Capito? Ma è più facile fare le opere che non fare l’opera vera e propria della santità delle anime. Perché si va là, e si comincia una casa, e si comincia una scuola, e si comincia... E la gente: “Ma guarda! Ma questi son preti!”. E sa, senza volerlo, viene stuzzicato l’amor proprio, no? E si comincia, e si vede un certo movimento, e si vede fer... Bellissime cose! Eh, scusate tanto, voi fate presto: avete una cultura maggiore di quella povera gente là... Cominciate con l’orchestrina, cominciate con suonare l’organo, no, Raffaele, si comincia una bella scuola cantorum, si comincia... Bellissime e sante cose! Ma guardate che siamo mandati a evangelizzare, a santificare.
MO286,8 [19-12-69]
8.Guardate che anche... per esempio, adesso i vostri incontri che fate, negli oratori che andate, negli incontri domenicali, eccetera, non è sufficente fare un po’ di baccano esternamente. Guardate che Gesù ha convertito le anime là vicino al pozzo, ad una ad una, portandole su, portandole avanti. Ora, questo lavoro di santificazione delle anime, di portare avanti le anime, è frutto di una vita intima, interiore.Guardate che voi dovete, proprio... Avete mai visto i pini, no, che i perde la resina: vien fora sti groppetti de resina, no, dal pino? Bene, da voi dovrebbe venir fuori groppetti de santità; e le anime che vengono vicino le dovaria tacarse su, tacarse su... senza accorxarse, vero: “Cossa? Dove xe che son nda sporcarme? Varda qua un toco... Eh, son nda vissin al pino, no? Dove xe che son nda sporcarme? Son nda vissin Mario e go portà via un toco de santità, varda qua, un toco de santità”. La santità dovrebbe proprio essere talmente attaccata a voi, per cui un giovane che si avvicina a voi, un uomo, una mamma che si avvicina a voi, dovrebbe quasi senza accorgersi andar via portando via qualche cosa di voi, qualche cosa di voi, cioè di Dio.Amici miei, amici miei, guardate che in tanto sarete apostoli in quanto vivrete questa vita intima, e in quanto sarete capaci di trasmetterla avvicinando un’anima; sentirete il bisogno di parlare di Dio. Voi vedrete... Guardate, quando vedete un’anima, se siete pieni di Dio, vi capiterà quello che è capitato alla Madonna: che il piccolo Gesù ha sentito il bisogno di santificare il piccolo Giovanni. Voi vedrete un giovane e voi sentirete il bisogno di dare Gesù, di farlo contento quel giovane, di mettere qualche cosa dentro a quell’anima lì. Questo, guardate, non è frutto di uno studio; è impossibile! Non è frutto di... Questo è frutto di una vita, proprio di una vita. La vostra potenza è proprio qui. Vorrei dire che la caratteristica, proprio, dell’apostolo vero è qui.
MO286,9 [19-12-69]
9.E vedete, se voi domandate: cosa vuole il Signore dalla Pia Società? Vuole uomini sereni, gioiosi, aperti, ma che abbiano questa vita; che abbiano questa caratteristica, questa unione intima col Signore, che abbiano questa potenza.E, vorrei dire proprio, che uno dei segni esterni di questa potenza è la questione delle vocazioni. Guardate che, se voi passate in un paese pieni di questa vita, è impossibile che in quel paese, dopo un anno, due, non venga fuori qualche vocazione. Perché è impossibile che Dio che è dentro di voi non cominci a battere i piedini, vero, perché vuole avere vicino un altro giovane che è vicino a voi. Se voi siete veramente pieni di Dio, quando andate in un paese... Ecco là Sandrigo, Giorgio, vai là: è impossibile che Dio non ti dica: “Varda, eccolo, eccolo là! Vai, salteghe dosso! Dighe una parola! Parla di Dio, non parlare di vocazione, parla di Dio, parla di Dio!”.D’altra parte, figlioli miei, queste cose qui le capirete soltanto a un dato momento. Come i gnocchi che a un dato momento i salta sù nella pignata, no, così a un dato momento lo Spirito di Dio vi farà capire queste cose. A un dato momento perderete, direbbe mons. Luna, la pace della coscienza perché sentirete delle cose che non avete mai sentito. Vi accorgerete che finora avete dormito molto, vi accorgerete che credevate di fare apostolato, ma l’apostolato è una cosa diversa. Andate qualche volta un pochino davanti al sole, Gesù. Mettetevi lì un pochino e domandate a lui.Guardate, io lo sento dentro di me quello che vorrebbe il Signore da ciascuno di noi, come dovrebbe essere la vita... ma è una musica, sa, che uno stonato fa fatica a trasmettere... Però, vedo che non c’è altra strada. Se vogliamo che le nostre Comunità domani, in giro per il mondo, possano portare quel frutto che Dio si ripromette dalle nostre Comunità, bisogna che i singoli siano proprio così.
MO286,10 [19-12-69]
10.Quando nel Capitolo generale io ho insistito con quella frase: “Bisogna che ognuno dei singoli si incontri con Dio. Altrimenti, se non ha fatto i voti venga allontanato, e se li ha fatti, disgraziatamente, non venga a lui affidata qualche mansione importante”, intendevo dire proprio questo: se queste anime non sono piene di Dio, non possiamo... Perché è come che dovessimo fare una riserva di acqua con delle botti piene di buchi, forate, tutte piene di buchi. Cosa volete fare riserve di acqua o de vin? Pexo ancora, no? Avere sette, otto vesuli, tutti pieni de busi, vero, Dario, e impienarli de vin in cantina: cosa xe che me resta, caro? Gnente, no? O senò dei vesuli che sa da muffa o qualcosa del genere...Ora il Signore vuol mettere dentro se stesso, ma in recipienti che non abbiano buchi, che non sappiano da muffa, che non sappiano da niente. La dominante nostra deve essere Dio e l’amore intimo con Dio.Io lascio alla nostra buona mamma, la Madonna, l’incarico di farvi capire queste cose. Specialmente in questo periodo di preparazione al santo Natale domandate alla Madonna che vi faccia conoscere la sua potenza. E la potenza di Maria viene proprio “ab intus”, perché aveva Cristo dentro di sè. E che ci insegni proprio la strada che ha seguito lei.