LO SPIRITO DI SACRIFICIO NELLA CONSACRAZIONE RELIGIOSA
MO292 [30-01-1970]
30 gennaio 1970
MO292,1 [30-01-1970]
1. Dopo la predica del nostro padre Ugo ieri mattina, vien da arrossire cominciare a fare la predica noialtri. No, don Ugo? Cosa ve pare? E che abbiamo ancora da sentire il ragioniere Conocarpo la settimana ventura! Anche Franco? Ad ogni modo però abbiamo la gioia di sentire gli altri diaconi... E poi, tra l'altro, ho sentito che anche il prof. Dal Grande avrà la gioia di sentirvi fra qualche giorno. E non solo lui, e non solo lui!Beh, intanto rivolgiamo il pensiero prima ai nostri amici che a Resende i xe ancora in letto che i dorme... “cui honor et gloria in saecula saeculorum. Amen!”. Sentì, xe le tre e meza, penso che i sia ancora in letto. A meno che no ghe sia Toni Ferrari drio a flagellarse, o qualche altro. Bello però sapere che mentre noi siamo qui, radunati insieme davanti all'altare, fra qualche ora ci sarà don Aldo che celebra la Messa, reciteranno le lodi in compagnia, faranno la meditazione in compagnia, gli stessi fratelli, con lo stesso ideale, per la stessa causa... Si sta lavorando qui, si sta lavorando da un'altra parte. È una cosa meravigliosa, sapete!E preghiamo il Signore proprio che lo spirito, questo spirito di famiglia continui fra noi, anzi aumenti di giorno in giorno. Ecco, proprio, il Signore ci dia questa grazia di essere uniti in questo grande ideale e che ci moltiplichi, che ci moltiplichi. Capito, Luigi? Che ci moltiplichi... Chi ha orecchie da intendere, intenda!
MO292,2 [30-01-1970]
2. Abbiamo visto nell'ultima meditazione, mi pare, la necessità dello spirito di preghiera e siamo arrivati allo spirito di penitenza. E cioè che noi, se non accettiamo dalle mani del Signore quelle croci che inevitabilmente ogni uomo incontra sul suo cammino, noi siamo degli egoisti. Stiamo ancora cercando, battendo la questione egoismo. No?Ora, “quando io nacqui mi disse una voce”, ci hanno insegnato quando eravamo piccoli, “tu sei nato a portar la tua croce”... giù, giù, giù... e i baroni, i signori, i poveri, tutti hanno la loro croce. Quando sarete più vecchi e avrete occasione di avvicinare la gente, nel confessionale o fuori del confessionale, vi accorgerete, anche sotto il luccicare delle macchine o di una ricchezza, c'è sempre una croce, sempre una piaga.Siamo qui di passaggio, siamo diretti verso il Paradiso. Dobbiamo purificarci; e noi, sapete, dobbiamo pagare anche per gli altri. Non dobbiamo dimenticarcelo questo. Anche guardando alla vita missionaria, pensando ai fratelli che sono in Brasile o nelle altre parti, non dobbiamo pensare a un trionfalismo. No, si va a predicare il Vangelo, ma prima a pagare, a pagare. E bisogna, ancora proprio, qui nella Casa dell'Immacolata che ci abituiamo ad accettare dalle mani di Dio quello che il Signore ci manda, perché così saremo sempre sorridenti, sempre sereni, non ci saranno le giornate di pioggia.Che bello è vedere un domani un uomo di Dio proprio contento, sereno, anche se le cose vanno male, anche se ci sono delle difficoltà, che dice: "Beh, pazienza! Andiamo avanti. Vediamo un po' con l'aiuto di Dio che cosa si può fare". Gioca una partita di carte: "Pazienza! L'ho persa! Un'altra volta la vincerò". La seconda volta perde lo stesso: "Pazienza!". Lui ce la mette tutta... E la vita è, si può dire, una partita di carte continua, no? Ce la mettiamo tutta perché venga fuori bene, perché riesca bene. Càpita un incidente: non siamo riusciti... pazienza! Offriamo al Signore: "Ho fatto il mio dovere, mi sono sforzato. Non l'ho fatto, chiedo perdono a Dio, e avanti!". Quel senso proprio di ottimismo, di serenità, che non vuol dire un senso di semplicismo. No, no! Dobbiamo mettercela tutta come se tutto dipendesse da noi, ma poi dobbiamo metterci in pieno nelle mani del Signore.Proprio... Scusate se torno ancora all'esempio di mia mamma, che ce la metteva tutta per farme la fugassa, no, e poi dava la benedision: "Adesso, Signore, rangiate ti, rangiate ti!". E magari se brusava la grosta sotto. "Ciò, Ottorino, varda, un disastro: se ga brusà la crosta!". "Mai paura!". Rabaltavimo, mi magnavo la crosta; risolto il doppio problema, no: che io anticipavo il gusto del dolce, e mia mamma un po' stomegà perché... Ma dopo in fondo la vedeva che el bocia gera contento e la gera contenta anca ela. Tutto il male non vien per nuocere.
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3. Con questa premessa che ha il motivo di svegliare chi dorme... vero, Zeno, svegliare i dormienti, cominciamo con le parole profonde, difficili, teologiche, del nostro padre Matteo di felice memoria."Un cuore pieno di fiducia in Dio soltanto sa ringraziarlo non solo dei doni, ma anche delle croci che Egli permette per il suo bene e per il bene delle anime".Ecco, naturalmente padre Matteo riusciva lui, quando che era ancora vivo, perché sapete che è morto da dieci anni, vero, riusciva a ringraziarlo lui, subito. Qualche altro riesce a ringraziarlo magari dopo 20 anni o 30 anni, delle croci. Io direi, accettarle dalle mani del Signore, accettarle con gioia, ma non con gusto, perché el gusto... Mangiare uno stroppolo non xe mia massa gusto, no? Accetti di sforzarsi di accettarle proprio dalle mani di Dio queste croci. Dopo, pretendere proprio di dire: "Signore, te ringrazio perché te me ghe fatto morire, vero, la signora Spada”. Beh, insomma! “Te me ghe fatto morire me mama, te ghe fatto morire...”. Sa, ringraziare proprio per una croce, scusate un pochino, ma, guardate che non è facile ringraziare subito.Padre Matteo, che ne dici tu?C'è un certo eroismo per ringraziare quando ti capita una bocciatura, per esempio. "Signore, ti ringrazio perché sono stato bocciato. Signore ti ringrazio perché mi è andato male un esame". Ecco, io direi: accontentiamoci intanto... Sa, qualche anima grande, come era il nostro caro padre Matteo, sti ani, poteva arrivare anche a questo. Noi, poveri mortali, ci accontentiamo di accettare dalle mani del Signore. No, Franco? Dire al Signore: "Ti offro tutto a te". Poi, più tardi, passato un po' di tempo, diremo: "Signore, ti ringrassio de quella là, perché...". Ma, sai, quando lo ringraziamo? Quando siamo al sicuro, quando siamo al sicuro, quando vediamo che quella gomma che si è rotta ci ha salvato la pelle. Ovvero, per lo meno: “Beh, insomma, Signore, ti ringrazio, e sia fatta la tua volontà". Ma siamo tanto egoisti, sai! Parlo di me, sai, don Matteo caro, che xe fadiga a ringraziarlo, proprio, se no ghe vedemo ciaro. Digo male, don Guido? Sarìa xa tanto, saria xa tanto poder dire: "Signore, Signore, accetto dalle tue mani, sia fatta la tua volontà, e accetto con gioia, nel dolore, nella sofferenza." E dopo, andando più avanti: "Ti ringrazio, Signore, della tua volontà, che mi dai la forza di fare la tua volontà".
MO292,4 [30-01-1970]
4. Morisse tua mamma, don Matteo, stamattina: "Signore ti ringrazio perché hai chiamato in Paradiso me mama". Eh! "Signore ti ringrazio perché mi hai dato la forza di accettare con fede, con gioia - con gioia, ci capiamo - la tua volontà".Io sarei contento che i nostri religiosi arrivassero a questo, ecco! Dopo, se poi qualche anima eletta può arrivare un pochino più in su, come Marco, pazienza, vero? Vi par mica? Ci vuol sempre qualcuno un po' allegro nella compagnia. Anzi, io direi proprio, state attenti: vi capiterà spesso questo, state sicuri che, dopo passato un po' di tempo, vi accorgete che quella che sembrava una disgrazia, non è una disgrazia, vi accorgete che è una grazia di Dio, un passaggio del Signore.E allora, sa, io direi, allora fermatevi a guardare. Guardando indietro non guardate solo le caramelle che vi ha dato il Signore, ma guardate un pochino, con la fede, anche quelle che apparentemente sembravano croci, e vedrete che tante volte, anche con l’occhio umano, illuminato si intende dalla fede, noi scorgeremo che anche quelle non erano croci, erano grazie. E allora avremo la forza di ringraziare anche di quelle.Guardate: se io dovessi volgere lo sguardo indietro, in questi trent'anni di sacerdozio, e fermarmi specialmente a considerare quello che il Signore ha fatto nella nostra Famiglia religiosa, penso che la maggioranza delle croci capitate in questa Famiglia religiosa, già fin da adesso vediamo che non erano croci: erano passaggi del Signore, erano pennellate del Signore, erano colpi di scalpello che il Signore dava, per formare la sua Famiglia religiosa.Anche, supponiamo, guardate, qualcuno... Poniamo che ci sia Marco, per ipotesi, no, che sia stato una croce Marco per me: "Oh, un disastro!". Beh, Marco mi è servito in quel periodo, finché l'avevo sulle spalle, no, ma dopo mi è servito per stare attento perché non ne venissero altri di compagni, vero, per carità. Perdonate lo scherzo.Può darsi benissimo, voltandoci indietro, che diciamo: "Guarda che croce!". Ma tante volte sono cose permesse dal Signore perché non riempiamo la Congregazione, domani, di persone, di cose che potrebbero essere dannose in avvenire. Sicché avere qualche angioletto in casa qualche volta, può essere provvidenziale, vero, per metterci in guardia di non prenderne troppi, perché altrimenti facciamo un cielo in terra. Non è mica giusto proprio farcelo noi, no, don Guido, cosa ne dici? Ora direi che tante... Chi ha orecchie da intendere, intenda un pochino.Bene, penso che anche tante cose che sono croci, vere croci, sono state grazie, possono essere viste come grazie, perché ci hanno messi sul chi va là, per non fare cappelle maggiori. Vi par giusto, no? Anche un paracarro tante volte in mezzo alla strada è un inciampo, ma può essere anche la salvezza, per non andare a finire in mezzo alla strada di là e sbattere contro qualche altra macchina.“Anzi il ringraziamento è correlativo alla disponibilità a fare tutto quello che Dio vuole per il suo Regno.Se mi ribello e lamento, se perdo la pace e la fede, se mi scoraggio, mi dimostro attaccato a dei motivi più o meno esplicitamente personali ed egoistici”.
MO292,5 [30-01-1970]
5. Oh! Se io non esigo che vi mettiate subito a cantare un “Te Deum” quando vi muore la mamma o il papà, però dobbiamo stare attenti, neanche mettersi a suonare campane da morto per ogni buganza che vien dosso! Savì cosa vuol dire "buganza"? Ogni piccola stupidaggine che capita, adesso, che non si veda. "Oh, ancò sona da morto, vero, Bepi?". “Cossa ghe xe?”. "Oh, perché la nonna ghe ga dito che l'è cattivo, che l’è cattivo". Dopo mezzogiorno sona da morto don Ruggero. Parchè? Parchè Zeno non ghe ga fatto un sorriso a scola. Più tardi sona da morto Toni. Perché? Perché Battista non ghe ga mandà una bela letterina alora lu sona da morto. Ad un dato momento, allora uno che gha una comunità de cinque o sei, i ga el funerale in casa tre volte al giorno! Giusto? State attenti. Non bisogna che trasformiamo la nostra Comunità in quel modo lì.Va bene... Ancò te more to nona a ti, doman la me more a mi... pazienza! Quando le xe morte tute do, non ne gavemo più nonne, vero? No ve par mia giusto? A un dato momento bisogna avere na s-ciantina anche la capacità di offrire al Signore e di essere capaci di “flere cum flentibus”, ma anche “gaudere cum gaudentibus”, un pochino. Questa capacità di offrire al Signore, di saper conservare il sorriso nonostante un pochino che si abbia un pochino qualcosa che ci faccia soffrire. Guardate che è necessario, specialmente nella vita apostolica. Guardate: lo fanno le persone del mondo, per motivi umani.Negli aerei, per esempio, ci sono quelle ragazze là che le xe pagà per fare sorrisi, specialmente quando ghe xe i temporali. Don Aldo, andando giù a Crotone, el ga passà un momentino mia troppo bello, perché c'era un temporalone, eccetera, così... E le altre sorridono... non so quanto par dentro, ma par fora sì, par fora sì. Ora ci sono di quelle persone che sono pagate per sorridere, per far vedere che non c'è nessun pericolo. “Se io, una donna, non ho paura... ma per carità, hanno paura?”. Zeno, non fanno così, qualche volta? Lui farà i sorrisi nella Villa Valeri, perché là non c'è nessun pericolo: "Nol staga aver paura, vero? I solari non cadono, le piastrelle sono bellissime”.Ci sono persone pagate apposta, nel mondo, per sorridere, per imbrogliare la gente. Possibile che noi non possiamo dimostrare che per amore del Cristo sappiamo sopportare qualcosa e sappiamo conservarci la gioia nonostante un po' la croce? Loro lo fanno per un motivo umano, se volete così, noi lo dobbiamo fare per un motivo soprannaturale. È una dimostrazione chiara della nostra fede; dobbiamo dimostrare che ci crediamo, insomma, al Paradiso, ci crediamo alla vita eterna, crediamo un pochino che non siamo soli, che abbiamo Dio con noi.Ora, mi pare, ecco, scusate, se insisto su questo, che tante volte proprio bisogna stare attenti, perché nelle comunità tu vedi spesso, vero, nuvole a destra, nuvole a sinistra, un giorno che ga la luna quello là... Bisogna che ci abituiamo fin da giovani, insomma, a essere capaci, un pochino, ad essere superiori a quelle robe lì.
MO292,6 [30-01-1970]
6. Va a scuola, supponiamo, oggi uno: perché viene un po' umiliato a scuola, bisogna lasciarlo stare fino a domani a mezzogiorno, perché bisogna che passi una notte e ventiquattro ore prima che la ghe passa. Ora, no! Bisogna che siamo capaci, insomma! “Va ben, pazienza, mi è capitata, offriamola al Signore. È colpa mia, domanderò perdono al Signore”. Ma non devo far pesare su tutta la Comunità un piccolo incidente che mi è capitato a scuola.Ovvero va su Zeno dalla signora, e prende quattro parolacce in croxe, vero; el vien xò e per una giornata marcia funebre. Ma per carità! Verzi una bottiglia e sta col Papa, vero! Sì, un pochino bisogna essere capaci di fare... Reagire, e non far pesare nella Comunità.Perché può capitare questo... State buoni! Tarcisio sorride come se non fosse vero. Può capitare questo: che uno, una persona, un religioso, che ha ricevuto un piccolo dispiacere da una parte o dell'altra, pesa sulla Comunità. Viene una persona estranea.... Oh, tutto sorrisi, tutto sorrisi. Va via la persona estranea, torna il temporale un'altra volta. Ma roba da matti, roba da matti!Nelle famiglie qualche volta capita: marito e moglie rabià, imusonà... Viene un estraneo: "Oh, oh...". Sara la porta... cambia registro, torna ancora la marcia funebre. Così, così la xe... Xe vero?Beh! State attenti che non capiti nelle Famiglie religiose sta roba qua; è una cosa che non va assolutamente. Se vedo ste robe qua, me fasso frate, vado via e me fasso frate!"In certi momenti difficili la mia preghiera sia come quella di Gesù: "Padre se è possibile, passi questo calice, tuttavia non come voglio io sia, ma come vuoi tu".Eh, è importantissimo questo. C'è nella Comunità uno con il quale è difficile andare d'accordo, perché comincia aver passato i cinquant'anni o i quaranta. Vero, Vinicio? Dove sei, caro tesoro? Comincia a passare i cinquanta, digo... o i quaranta, va bene... e allora te capissi siamo attaccati alla nostra pipa, al nostro toscan, no, Vinicio, alla nostra camaretta, magari... È facile un pochino, e allora... Anime de Dio, anime de Dio, non volere esigere, esigere, proprio. Patire un pochino e dire: "Signore, se è possibile, passi questo calice. Cioè, mi sforzerò di convincere Vinicio che el cambia stanza, na storia, l’altra, vero, così, ma se non riesco, sia fatta la tua volontà, o Signore". Prendo questi casi un pochino perché non sono veri, vero. Ma, guardate che tante volte noi vorremmo tutto ridurre secondo il nostro modo di pensare, se siamo capaci. Ma se non siamo capaci, pazienza! Offriamolo al Signore.Se siamo in casa e vogliamo dare il color verde a una stanza e gli altri non sono d'accordo, e allora facciamo una malattia; ma lascia rosso o celeste, cosa vuoi perdere la pace per quella roba lì! Ecco, saper cedere un pochino, saper offrire al Signore.Quello che dicevamo in Brasile e anche nelle altre Comunità con don Girolamo. Abbiamo messo: l'unità della Comunità deve essere la prima cosa da raggiungere. Dobbiamo a qualunque costo essere pronti a pagare di persona tutto il prezzo, pronti a pagare di persona. Cioè, per avere la Comunità... la carità nella Comunità, ci vuole un litro di sangue: beh, se è possibile, facciamo un quarto per ciascuno, se siamo in quattro; ma se nessuno paga, lo pago io. Pronti, disposti a pagare di persona tutto il prezzo, purché si conservi la carità e l'unità. E naturalmente costa questo!E allora ecco la preghiera: "Signore, io ce la metto tutta, ma se non è possibile, Padre, se tu vuoi, sia fatta la tua volontà". Cioè partire anche qui disarmati, direi. C'è, per esempio, insisto ancora, c’è un confratello che ha magari un certo difetto, un certo modo di fare che è difficile andare d'accordo. Partire con l'intenzione di aiutarlo, con la carità fraterna, con la correzione fraterna, ma metterci sempre nella preghiera: "Signore, se è possibile, se no, sia fatta la tua volontà. Se è tua volontà che sia così, che resti così, che sia motivo di penitenza per me, di penitenza per gli altri: sia fatta la tua volontà".Non so se sbaglio, don Matteo?Croci ne avremo sempre. Perciò chiediamo pure al Signore che ci liberi da queste croci, ma guardate, metteteci sempre questa firma in fondo: "Signore, sia fatta la tua volontà". "Ma, è possibile che il Signore voglia che...?". State attenti! Voi sforzatevi, ma chiudetela così la preghiera.
MO292,7 [30-01-1970]
7.“La mia consacrazione è risposta generosa ad un invito di Gesù ad essere come Lui redentore, anche sulla croce. La mia buona volontà dovrebbe rendermi disponibile alla sofferenza redentrice con Gesù fino a spingermi a cercare occasioni volontarie di penitenza per amore di Dio e delle anime".Io direi: se proprio grandi penitenze volontarie non le fate, ma direi almeno quelle piccole penitenze, un po' volontarie, che si potrebbero fare in famiglia. Per esempio: scusate, c'è una stanza sporca piena di polvere, invece di metterti là a brontolare, fora na strassa e mettarte a netarla. C'è delle carte per terra lì fuori: prendile su e mettile nel cestino senza che nessuno se ne accorga. Ci sono delle piccole cose... Ci sono dei libri lasciati là, le riviste... La sera hanno lasciato là bicchieri e lasciato tutto... sembra che siano passati i lanzichenecchi, no? Beh! La mattina tu sei il primo che ti alzi per andare a celebrare la Messa: metti un po' di ordine un pochino lì senza dire niente a nessuno, offri al Signore, va là! "Eh, ma xe sempre così". Ben, a un dato momento allora dirai: “Tusi, chi che alla sera fa, per piasere, mettemo a posto; se vien una persona... se puoi...”.Ecco, ci sono di queste penitenze, penso che potremmo farne tante, no, potremmo farne tante! Sono piccoli atti di carità, fatti non per farci vedere, fatti in modo che il fratello non se ne accorga, che tu puoi fare così con semplicità, anche qui nella nostra casa. Quanti di questi atti possiamo fare! Vai al gabinetto, trovi che manca la carta; vai a prenderla, porti là la carta, nessuno sa niente, la metti a posto; vedi che è un po' sporco, prendi una secchia d'acqua e butti là un po' d'acqua. Dico di queste cose potete farne fin che volete, e il Signore che vede questo piccolo atto, lo apprezza, più che non vi metteste là di notte col dorso nudo, col flagello a luce spenta, battendo su pel letto invece che sulla schiena, come facevano quei santi frati di Monterotondo!“Se ogni giorno non è segnato da qualche sacrificio volontario in ciò che più piace alle proprie inclinazioni; se mi limito ad affermare di sopportare unicamente ciò che di inevitabilmente doloroso incontro, sfuggendo poi sempre matematicamente ciò che più mi costa nelle mie scelte concrete, non posso definirmi apostolo disponibile a tutto per la redenzione del mondo”.Si può dire che, qualche volta, noi passiamo delle giornate cercando di sfuggire gli ostacoli, di scappare più che sia possibile da tutto quello che ci costa. Ecco, ricordiamoci bene che dovremmo noi andare in cerca di qualcosa per cavarci il sangue, vero? Bisogna dare un po' di sangue per la salvezza delle anime.“... anzi, non essendo allenato alla rinuncia, al momento della prova sopporterò malamente le croci che Dio mi invia... e così a causa del mio egoismo rovinerò le occasioni più belle di amare divinamente”.Vedete, solo una goccetta di sangue ogni giorno, data per amore del Signore, così, con semplicità, vi tiene in uno stato di donazione, per cui, a un dato momento non casco di qua, casco di là, se viene una croce. Perché sono in un momento, vero, di dare, in un'azione di dare. I filosofi parlerebbero in modo migliore, vero, Giorgio, di me. Ma dovete capire un pochino, che se io sono col volante in mano, attento, perché mi trovo in un certo pericolo, quando mi capita il pericolo sono pronto. Se invece sono addormentato, mi capita il pericolo, vado su per un platano. L'essere sempre in un atto di donazione al Signore anche nelle piccole cose, mi trova preparato domani ad accettare anche un'umiliazione, un'ingiustizia, vorrei dire un'ingratitudine, tante volte, dalle anime che io ho aiutato.
MO292,8 [30-01-1970]
8. “I miei voti sono la materia del mio olocausto d'amore. Sono segno della mia scelta pubblica e totalitaria soltanto di Dio e del suo Regno. Solo se sono vissuti integralmente e generosamente, anche nei momenti in cui la rinuncia e il sacrificio si presentano in tutta la loro cruda e sanguinante realtà.I miei compromessi, le mie fughe da ciò che costa, le mie ribellioni, il mio concedermi certi lussi, certi angoli oscuri di piacere individuale, per esempio, tifo per lo sport, che mi rivela cedevole, hobby inutili che mi fanno perdere il tempo, eccetera, manifestano quanto spesso i miei voti siano solo un pezzo di carta e non il mio dono sull'altare di Dio, in cui si consuma il sacrificio di tutto me stesso, comprese quelle piccole cose, che tanto mi piacciono, e che nella loro inutilità, mi fanno sfuggire occasioni su occasioni di assomigliare a Gesù per essere come Lui solo dono divino, anche nel segreto di una generosità che solo Dio può conoscere e apprezzare.Lo spirito di sacrificio è, insieme con lo spirito di preghiera, una componente essenziale della vita interiore e della santità. Anzi ne rivela la sua incompatibilità con l'egoismo".Anche nel campo del mondo, le mamme specialmente, tu le misuri dallo spirito di sacrificio che hanno. "Ah quella donna, quella mamma! Sempre in casa, poveretta... la ga pagà ela... sempre. Sì, i xe andà d'accordo perché la fasea ela e basta. La se sacrificava ela!". Questo spirito di sacrificio che è meraviglioso."È il saper soffrire, sopportare qualsiasi tipo di croce, per la gloria di Dio, che mi può aiutare a fare sempre la sua divina volontà e il mio dovere.Senza lo spirito di sacrificio la mia preghiera perde il suo senso e rivelerà solo la mia ipocrisia. Mentre dall'altro canto, il sacrificio non può essere puro, salvante, continuo, senza una vita di preghiera autentica e profonda".Termino; ci sono poche righe."Preghiera e penitenza: ecco le basi per la lotta contro ogni egoismo. Guarito il mio cuore dall'egoismo verso Dio, saprò andare ai fratelli con cuore divino, sovranamente pieno d'amore, come è pieno d'amore Dio stesso, per amarli come li ama Lui, che li crea, li salva, li perdona, li attende, come ama, crea, salva, perdona e attende me”.“Nota bene” dell'autore.“Lo spirito di sacrificio attuato anche nella piccole cose, come mezzo di espiazione, diviene per me segno di sincerità nelle mie continue richieste di perdono a Dio, senza dire che tiene continuamente l'animo purificato e disponibile di fronte alle esigenze della parola di Dio e dell'obbedienza".
MO292,9 [30-01-1970]
9. Ecco, mi farìa una proposta: de iscrivere quello che ga scritto qua nell'Accademia della Crusca. Cosa ghin disìo voialtri? Femolo diventare accademico, poveretto, anca lu. El ga un po' d'invidia senno!Cosa ve ne pare di queste meditazioni? Me par che le possa andare. Adesso l’è stà stampà, no, par tutti quanti e vi sarà dispensato uno di questi fascicoletti, a tutti. Io direi, con calma, così, qualche volta potreste ripeterle alcune meditazioni per conto vostro, ripeterle così, qualcuna o come lettura spirituale, o perché sono cose che vanno un po' masticate, ecco... Penso specialmente, queste qua prime, le prime, dove parla della famiglia, di essere sposati con Dio, essere donati interamente a Dio, se le mettiamo un po' a fuoco, e cerchiamo un pochino di meditarle spesso, ci danno una base, di tutta la nostra... ci danno un colore a tutta la nostra giornata, a tutta la nostra vita religiosa, ecco! Saranno un po' pesantine alcune. Portate pazienza. Penso che senza un po' di fatica, anche qui con un po' di sacrificio, non potremo farci santi assolutamente.