1. Intanto diamo il bentornato al nostro carissimo don Giuseppe, e ufficialmente lo ringraziamo per la sua missione, missione compiuta, speriamo che sia bene, no?Certo si è che dobbiamo essere a disposizione di Dio, no, pronti a fare la volontà sua sia in Italia come in America. Quello che è importante è questo: poter essere sempre interpreti della volontà di Dio. Ed è appunto il tema della meditazione di questa mattina.Volevo quasi dire a don Giuseppe che, per piacere, prendesse la parola lui, ma penso che sarà ancora stanco. Verrà il momento che ci farà questo regalo, e cioè che ci dirà qualcosa, più che per raccontarci storie, che desideriamo anche quelle, per dirci un pochino che cosa il Signore gli ha insegnato, per noi e per la Comunità e per la Congregazione. Perché, vedete, un giro come ha fatto lui in mezzo alle Comunità, vedendo le cose belle e anche quelle meno belle, che logicamente ci sono dappertutto, no? Come in me ci sono delle cose bianche e delle cose nere, in qualsiasi Comunità è inevitabile che ci sia qualcosa di nero, no? Saremmo già in Paradiso altrimenti. E allora è giusto che lui osservi le cose belle, e ha osservato le cose belle, e dica: "Queste devono essere aumentate, perché guardate che... Quel frumento là el taca... Coragio! Quei cavoli là, quei i va ben, no, giusto?". Cioè, avendo osservato le cose che sono valide, allora incoraggia a coltivare quelle, avendo osservato invece qualche cosa che non è valida, dirà: "Queste, è inutile. Per esempio nella valigia: guardate, avete fatto bene a portar via le camicie perché camicie ghin vol tante. Ghi portà via scarpe. Cossa volì... co gavì portà via un par de sandali, basta. Xe inutile portar via venti pari de scarpe e una camisa solo con quel caldo che xe; basta due paia de scarpe, vero, e dieci camicie...". Giusto no? In altre parole, mette il punto dicendo: “Guardate, occorre specialmente questo. L'altro... sì, ma un po' meno. Perché guardate che portar via tanta roba è un peso inutile da portar via”. È questo, penso, che tu dirai a noi, e ci darai la grazia di sentire nella tua voce lo Spirito Santo che è in te.
MO302,2 [03-04-1970]
2. E intanto, caro Mariano mio, in attesa che tu venga ordinato diacono, incominciamo la meditazione. Ciò, Marco, ti meravigli? Sai che saranno ordinati diaconi presto? Entro maggio, vero? Non lo sapete? Ma non sapete niente! I nostri carissimi fratelli di quarto anno di teologia hanno talmente riempito la Chiesa di Dio della loro santità che S.E.R. mons Carlo Zinato li crede maturi per essere ordinati diaconi. E allora, pensando che anche il nostro caro Daniele, che fa il quarto anno di teologia, sarebbe un po' deficiente di età, perché dovrebbe avere venticinque anni per essere diacono, allora abbiamo fatto domanda anche per lui, di età soltanto, eh, intendemose ben! Abbiamo fatto domanda alla Santa Sede per vedere se ci concede la dispensa, in modo che possa anche lui essere ordinato insieme con i compagni. È male, caro Don Giuseppe? Sicché avremo così la gioia, entro maggio, se il Signore ci concederà di avere sette diaconi nuovi.
MO302,3 [03-04-1970]
3. State attenti, fratelli. Adesso queste pagine che dovremo leggere... sono un paio di pagine che dovremo leggere, sottolineano specialmente un punto, che vorrei un po' sottolineare prima di leggere. L'altra volta dicevamo questo, quando che parlavamo insieme su questo argomento: che la volontà di Dio noi la troviamo espressa nel regolamento, nei superiori, eccetera, e che tante volte può essere interpretata, deve essere interpretata. Ecco, prima di leggere io direi questo. Qua è messo: in certi momenti, in certi casi, può essere supposto il permesso.Io direi, e don Giuseppe che ha girato un po' le Americhe penso lo confermi, che credo che sia la maggioranza delle volte che bisogna intendersela con Dio nella vita apostolica. Per esempio, guardate, caso povertà, per esempio caso povertà. Non puoi andar lì dal superiore continuamente quando sei in vita apostolica e dire: "Adesso mi occorre un caffè". Insomma questa è una vita monastica, non missionaria, non vita pastorale. Nella vita pastorale ognuno un pochino deve essere lui interprete della volontà di Dio. Non so se sbaglio. "Occorre, è necessario, non è necessario...". Ma questo, capisci che ti importa avere un telefono che funzioni regolarmente, no?Quando siamo andati a cena a casa di Thiella, lunedì sera, perché ha ottenuto già la laurea... E allora ci ha mostrato la tesi di laurea. E ha detto che adesso sta per essere introdotto un sistema di telefono meraviglioso in Italia, in modo che uno, per esempio un industriale... È già previsto, per esempio, per Milano mi pare 1000 numeri, per Vicenza 50-100 numeri, Padova mi pare 100, invece Vicenza mi pare 50 perché siamo meno... son previsti così. Sicché un industriale può avere una macchina con il telefono, dentro lì, col telefono. Lui, in qualsiasi parte d'Italia che sia, può chiamare a casa stando in macchina, fa il numero prefisso e chiama a casa. Da casa possono chiamare lui. Ma allora c’è... possono anche chiamarlo, ma per spendere meno, ci sono delle spiette, quattro spie, piccole spie, si accende una spia, tam, tam, tam, comincia a chiamare, vuol dire: “Guarda che tu devi chiamare quel numero”, e son tre quattro posti...Per esempio, domani Zeno a Vicenza, all'Isolotto, eccetera, si sente chiamato... e vede la spia dell'Isolotto, e lui sa che deve fare il numero. Stando in macchina, continuando ad andare a cento all'ora. Lui fa il numero dell'Isolotto stando in macchina, e chiama l'Isolotto. L'Isolotto fa solo questo segnale, e allora hanno creato dei disegni, cerchi. Ogni quindici chilometri, però, ci deve essere la centralina, ci deve essere un punto di irradiamento ogni quindici chilometri sulle autostrade, eccetera, tutta una rete. L'Italia sarà all'avanguardia quando verrà fuori questo.Io ho pensato subito: è quello che dobbiamo fare noi, no?Vedete, l'industriale oggi che deve uscire per fare i propri affari, eccetera, sente il bisogno di stare collegato con il suo centro: per non perdere gli affari, per poter decidere, per poter dirigere, in altre parole, la fabbrica andando lontano, no? Ora, scusatemi tanto. Il nostro pericolo enorme è appunto questo: di staccarci un pochino dal centro.Vedete: il Voillaume in un libro ultimo che è uscito adesso "Con Cristo nel deserto", che raccoglie le prediche che lui ha fatto un paio di anni fa, mi pare, un anno e mezzo fa al Santo Padre e alla corte pontificia, ha predicato gli esercizi spirituali, e sono state raccolte queste prediche. E in una di queste prediche a un certo punto dice questo: che anche ogni attività esterna, anche apostolica, lascia un certo residuo di umanità, lascia qualcosa, insomma, lascia qualche cosa. Ed è facile partire con l'intenzione più buona e più santa e buttarsi dentro, e ad un dato momento è l'uomo che lavora invece che esser l'uomo di Dio. Non so se don Giuseppe è d'accordo. Cioè, ci si tuffa dentro, ci si tuffa dentro, con tutta la buona volontà, con spirito buono, e ad un dato momento...
MO302,4 [03-04-1970]
4. Anche, per esempio, in una cosa spirituale quanto mai si può cadere in questo pericolo. Infatti mi pare che a Milano, quando stavamo pranzando, siete usciti a parlare dei corsillisti, dicendo che il padre spirituale alla fine di un corso ha detto: "Vi annuncio che adesso io lascio tutto e mi unisco con una donna...". Perché? È inevitabile! Non è da meravigliarsi, caro Zeno. Anche un direttore di una casa di esercizi spirituali ad un dato momento può fare il mestiere del prete, può incominciare pieno di spirito e può fare il mestiere del prete. Uno può confessare tante ore, predicare tante ore e fare il mestiere del prete.Mi ricordo, non faccio nomi, ma si potrebbe parlare, vero, di padre Roberto da Nove, per esempio. Bisognava pagare cinquecento lire per andare dentro in chiesa, vero, per andare in chiesa bisognava pagare. Era un oratore, ma... spremi, spremi, non c'era niente... belle parole, ma era una parata. È venuto anche a Quinto... il biglietto proprio per andare dentro in chiesa ad ascoltarlo, e tutta piena la chiesa, anche sopra i confessionali, proprio piena zeppa, venivano da tutti i paesi intorno. "Basta, non ci sono più posti", vero. La prima volta che io ho visto che non ci sono più posti in chiesa e la gente brontolare fuori dalla porta della chiesa perché non potevano andare dentro in chiesa, pagando, per andar dentro in chiesa! Amici miei! Ora guardate che si può arrivare a questo, anche nelle cose più sante, nelle cose più belle...Parliamo proprio del caso, direttore di una casa di esercizi spirituali, no, dove che dovrebbe essere la fucina della santità, a un dato momento, e la prova ne sia questo padre spirituale dei corsillisti. Ad un dato momento tu parti pieno di spirito di Dio, ma se poi non continui, non continui, non continui a unirti al Signore, minacci che a un dato momento tu fai il mestiere. E allora torniamo che “è la più sublime delle missioni e il peggiore dei mestieri”.
MO302,5 [03-04-1970]
5. Continuando sempre in quel volume il padre Voillaume dice questo. A un dato momento parla al Papa e ai vescovi e dice: "Guardate, con l'attività moderna di oggi, con questo movimento che c'è, con questo apostolato pieno di movimento e di organizzazione, per ottenere un equilibrio, tra vita contemplativa e vita attiva, per essere carmeli ambulanti - dice questo - ci vorrebbe mezza giornata alla settimana nel deserto, cioè fuori dal mondo. Il deserto può essere anche la propria stanza, intendiamoci bene, no, cioè mezza giornata alla settimana nel deserto e una settimana al mese. E dopo, ogni tanto tempo, ci vorrebbe un lungo periodo, proprio un lungo periodo di isolamento, perché altrimenti – dice - le pratiche di pietà che facciamo, mezz’ora di meditazione, breviario, eccetera, siccome siamo immersi, finiscono per essere senza sugo. Cioè, in altre parole, in altre parole, anche un sacerdote che è fuori, pieno di attività, dice il breviario in fretta, la meditazione, ma prima di ingranarsi nella meditazione fa fatica ingranarsi nella meditazione. Perché? Perché ci sono troppe cose da fare. Mentre fa la meditazione continua a tirar fuori il biglietto per annotare una cosa che ha da fare. E allora dice: se vogliamo che queste pratiche di pietà giornaliere abbiano un colore, una forza, è necessario che ogni settimana ci si ritiri, e se vogliamo poi dare la forza a tutta la nostra vita, bisogna che almeno ogni mese, fermi là, parlare con Dio e solo con Dio”.È stata una cosa che mi ha fatto impressione, o meglio, che ci ha fatto impressione nei giorni a Bosco in cui abbiamo parlato di queste cose qui. Perché vediamo in pratica che dei bravi religiosi, dei buoni religiosi che fanno la meditazione, che dicono il breviario, eccetera, poi non si accorgono che stanno facendo la loro volontà, senza accorgersi. Dico male, don Giuseppe? Così buoni, che fanno meditazione, che dicono la Messa, che dicono magari il breviario, che fanno tutte le loro pratiche di pietà, ma tu non vedi poi la preoccupazione, proprio la vera preoccupazione, e mica per cattiveria, di fare la volontà di Dio. E cioè, prima di prendere una decisione, prima di dire una cosa, prima di lanciare una frase, un'asserzione, non sono preoccupati di mandare su e di chiedere: sto facendo il mio capriccio, sto buttando fuori il meglio o il peggio di me, sto realizzando quello che Dio vuole o quello che voglio io?Ecco, vedete: se noi non riusciamo a questo, capite che allora facciamo una cosa umana, facciamo un apostolato umano; bisogna che noi riusciamo a essere uomini di Dio. Perciò, prima di parlare a voi, io stamattina sono stato qui un momentino, mi son detto: “Signore, cos'è che devo dire a questi benedetti fratelli miei? Che cos'è che tu vuoi dire?”. Ora, questo, non soltanto prima di predicare. Padre Pierluigi, vi ricordate, no: due ore di preghiera prima. E perché due ore di preghiera? Per ricevere da Dio le parole da dire ai fratelli. Non possiamo dare ai fratelli le cose nostre. Vedete, questo è vero per un meccanico, è vero per un operaio, ma per noi che siamo uomini di Dio, che ci presentiamo in nome di Dio, che parliamo in nome di Dio. Quando che la gente viene da noi, viene a sentire la parola di Dio, viene a prendere una decisione, viene a domandar consiglio: "Senta, mi dica lei, per piacere, mi trovo in questa situazione, mi trovo in quell’altra situazione... Cosa devo fare, cosa potrei fare?". Ma come possiamo noi con quelle quattro storie che abbiamo studiato nei libri poter dare la volontà di Dio a queste creature? Noi dobbiamo dare a queste creature la volontà di Dio, indicare la volontà di Dio.
MO302,6 [03-04-1970]
6.Scusate, anche nei tempi antichi gli oracoli, no, - almanco i fasea finta de mettersi in contatto col Signore, con i loro dei, prima di parlare. Non i fasea così? I disea: "Spetta...". Andavano a interrogare... Scusa, almeno i fasea la finta di mettersi in contatto con la divinità. Noi invece dobbiamo metterci in contatto con la divinità. E questo prima di ogni azione, vorrei dire, prima di ogni pensiero che dobbiamo fare. Dobbiamo filtrare tutto, filtrare tutto là, nel divino. Noi non abbiamo più niente di umano. Anche voi che andate a dare il colore: ogni pennellata di colore deve essere data “in nomine Domini”. Come San Pietro quando ha gettato la rete: "In nomine Domini laxabo retem". E soltanto allora raccogliamo il pesce. "Tota nocte laborantes, nihil cepimus". Potrebbe capitare che dopo, alla fine della nostra vita, abbiamo lavorato tutta una giornata intera della nostra vita e non aver preso niente perché non abbiamo gettato le reti "in nomine Domini". Ora, tutte le nostre azioni devono essere “in nomine Domini”.Ora, ecco, vedete, qui è messo proprio questo: che noi dobbiamo qualche volta, e io direi la maggioranza delle volte nella vita vi capiterà questo, specialmente dopo quando sarete in cura d'anime, dobbiamo essere noi coloro che interpretano la volontà del Signore. Ma, guardate che se non prendiamo questo habitus, questa abitudine, se non abbiamo questa preoccupazione, vorrei dire, questo chiodo nella testa: io voglio fare quello che vuole il Signore, non quello che voglio io. Vacanze o non vacanze, sole o nuvole, quello che vuole il Signore, quello che vuole il Signore: voglio fare la volontà di Dio.Ecco, bisogna che... state attenti... è stato il tema che abbiamo trattato lassù. È un tema che non voglio adesso qui... Volevo quasi incominciare a trattare questo, ma ho pensato che è meglio che terminiamo questo fascicoletto prima. Ma è un tema che mi propongo di trattare nei nostri incontri a Bosco. Perché bisogna che troviamo nella nostra Famiglia religiosa, bisogna che troviamo questo: il modo di poterci incontrare col Signore. Non c'è niente da fare, dobbiamo lasciare a quelli che vengono dopo di noi, guardate, ormai dovete dirlo anche voi. Quelli... Fra cento anni non ci siamo più, neanche uno, no? Dobbiamo lasciare a quelli che vengono dopo di noi, un mezzo, un mezzo efficace per poter essere in contatto con Dio, e penso che questo mezzo sia specialmente questo: saperci ritirare.
MO302,7 [03-04-1970]
7. Ecco, vi preannuncio soltanto una piccola cosa perché possiate pensarci un pochino. Si pensava lassù... Posso dirlo, don Girolamo? Lo preannuncio un pochino. Si pensava lassù una cosa: fare un'esperienza, un'esperienza di deserto, un pochino. E l'esperienza sia questa: provare intanto in tre, quattro, e si pensava già in quattro provare, domenica, non questa, l'altra domenica, ci siamo già prefissi di andar su in quattro: don Guido, don Matteo, don Erasmo e il sottoscritto. Andiamo a fare l'esperienza di una giornata di deserto. Domani non la chiameremo deserto. Intanto si tratta di questo: una giornata, ma proprio da soli a soli con Dio. In che modo? Cercheremo di seguire un po' le direttive di Voillaume, di seguire un po' la traccia di Santa Teresa d'Avila, di qualche altro testo di ascetica, per vedere come hanno fatto loro.Fatta questa esperienza, visto un po' come la va, allora si andrà qualcuno a vedere là verso Assisi, no, come fanno i Piccoli Fratelli di Gesù: hanno una specie di regolamento per incontrarsi col Signore. Fatta qualche altra esperienza, e vediamo che la può andare, e allora diciamo: “Se qualcuno di loro, fratelli, volessero provare, provare: ben volentieri. Eccolo qui, provate, libertà a chi vuole provare a mangiare sto pane”. Che bello che sarebbe, scusate, se riuscissimo, per esempio, questo è un sogno, eh, un sogno... se riuscissimo a gustare quest'incontro col Signore!Mi ricordo che don Domenico Passuello nei primi anni di sacerdozio lavorava in mezzo ai giovani che era uno spettacolo, però ogni mese lui si ritirava un giorno a Bassano, da solo, mangiava da solo, ogni mese un giorno, e sì che era pieno di attività, per stare insieme col Signore.Se, per esempio, noi riuscissimo nella nostra vita apostolica a portare questa abitudine: una volta al mese una giornata col Signore. E avere, per esempio, come diceva don Matteo, per esempio una volta si può dire, per esempio: "Beh, oggi, insieme col Signore nella natura". E allora tiri fuori tutti i brani della Sacra Scrittura, segnati, che riguardano la natura e cantare con la natura le lodi del Signore. Un'altra volta la povertà, insieme col Signore. Perché ci sono già dei temi che si possono studiare insieme, temi di meditazione, temi di colloquio con Dio.
MO302,8 [03-04-1970]
8.In altre parole, amici miei, ci sono due mondi: il mondo soprannaturale e il mondo dove viviamo noi. Bisogna ad un dato momento aver la forza di fare la sintesi e di unirli insieme. Noi dobbiamo essere gli uomini di Dio, che si innalzano e sanno unire il mondo di là con il mondo di qua, in modo da trascinare il mondo di qua verso di là. Ma per poter far questo bisogna che noi ci alziamo un pochino da questa terra, bisogna che noi siamo pieni di Dio, bisogna che noi sappiamo parlare con Dio. Jean Guitton diceva: "Noi vogliamo da voi preti che siate gli uomini che sono in contatto con l'Assoluto". Non possiamo parlare di Dio se non siamo stati con Dio. La predica porta due cose, due preparazioni: una preparazione spirituale, intima, che è un contatto con Dio, e una preparazione culturale che è necessaria per poter esprimere queste cose che Dio ti ha detto nell'anima. Non so se sbaglio... Xe sbaglià? Mi pare che sia necessario questo, insomma. Prima un contatto personale intimo con il Signore, no, e poi c'è tutto un lavoro di cultura, di preparazione per poter... ma quello è un vassoio quasi, è quasi un'illuminazione di quello che tu devi avere, devi avere.Ora, vedete... Adesso guardate che noi non intendiamo imporre niente a nessuno, ma volevo un po' almeno preannunciare, parlare di questo. Guardate che io sento il bisogno personalmente, per poter resistere nel mondo di oggi, di incontrarmi con Dio, e quello che mi è piaciuto vedere i fratelli quando siamo stati lassù, don Zeno e tutti quanti, abbiamo sentito questo bisogno: bisogna che ci incontriamo con Dio. Vorrei dire: bisogna che moltiplichiamo le nostre attività apostoliche, però che troviamo il tempo per fare rifornimento di Dio. Ecco! Bisogna aumentare la velocità, bisogna aumentare l'intensità, non perdere tempo perché le anime vanno all'Inferno altrimenti, ma nello stesso tempo più che corriamo, più ci vuole rifornimento. Bisogna che mettiamo un equilibrio tra il tempo di rifornimento di Dio e il tempo dell'azione. Si tratta di mettere un po' di ordine, e credo che quando che è in fondo lavoreremo di più e renderemo di più e faremo anche di più come azione. D'accordo? Ora, qui, guardate non c'è niente di imposto: è una ricerca fraterna che faremo insieme.Questa mattina, vorrei dire, abbiamo aperto un tema, no, abbiamo aperto un tema. Penso che nell'intimo, specialmente i più vecchi, sentiate tutti il bisogno di questa unione con Dio, sentiate tutti il bisogno di avere qualcosa da dare alle anime, di essere proprio delle cisterne piene e non, vero, delle cisterne vuote di Dio. E allora insieme, proprio con l'aiuto della nostra buona mamma, la Madonna, ci sforzeremo in questi mesi di vedere di fare qualche cosa. Per esempio, perché non sognare... lasciate che si sogni qualche volta, almeno oggi che sogniamo una bella giornata, no, che sogniamo qualcos'altro anche un pochino. Perché non sognare, per esempio, durante l'estate, come Sant’Ignazio aveva il mese ignaziano, di poter fare un nostro mese ignaziano? Sarà due settimane, tre settimane, interrotte dalla domenica, con un gruppetto di volontari dire: "Facciamo due settimane, tre settimane per conto nostro”. Prima assaggiare qualche giornata così, poi diciamo: "Beh, chi vuole liberamente, otto, dieci, dodici, chi vuole. Facciamo, invece che gli esercizi spirituali, facciamo un po' di deserto. Mettiamoci in un posto, studiamo il programma, facciamo le prove prima". Saranno magari due settimane solo. Perché non sarebbe una cosa bellissima questa? Poter ritirarsi, ricaricarsi, gustare per un periodo di tempo Dio. Ma proprio gustarlo nel vero senso della parola, in modo poi da avere la facilità di gustarlo mensilmente, almeno mezza giornata, se non sarà una giornata, ma insomma sentire...
MO302,9 [03-04-1970]
9. Amici miei. Vedete... ricordatevi: non basta questo ritiretto mensile che facciamo, è troppo poco questo ritiretto mensile, questa una, due prediche, eccetera, ma è troppo poco! Siamo sinceri: è troppo poco! Perché il dinamismo esterno, il movimento esterno ci distrae tanto, ed è facile che a un dato momento si diventa degli uomini di azione, ma non degli uomini di contemplazione. L'abbiamo detto tante volte: i membri della Pia Società dovrebbero essere dei carmeli ambulanti. Ma minacciamo di essere tanto ambulanti e poco carmeli. E allora bisogna che noi assolutamente troviamo il modo di realizzare il carmelo e anche l'ambulante. Io direi: organizzare l'ambulante in modo che sia un agente più che... no un agente di sicurezza, uno che sa fare, più che uno che cammini, no? Vorrei dire: organizziamo il lavoro in modo che renda ancor di più il lavoro. Vorrei dire: lavoriamo ancor di più, con più intensità, sappiamo un pochino organizzarci nel nostro lavoro. Ma penso che noi saremo ancor di più ambulanti, cioè ancora di più organizzati nel nostro lavoro, se saremo capaci di essere dei carmeli. Il tempo che noi daremo al carmelo, cioè al nostro incontro con Dio, non sarà un tempo che farà diminuire l'azione. Io son convinto che domani un parroco, che improvvisamente comincia a fare un giorno al mese di deserto, alla fine d'anno renderà molto di più nella sua parrocchia. E se invece di un giorno ne fa due, rende ancora di più.Del resto, a noi ci dicevano in seminario che un certo sacerdote è andato dal vescovo a chiedere la dispensa famosa della meditazione. Sapete, no? Perché ha detto: "Eccellenza, non ce la faccio", e ha portato la lista di tutte le occupazioni che aveva. Aveva da mettere a posto villa San Giovanni, aveva da sistemare una cosa, l'altra, st'altra, e si presenta e dice: "Eccola qui, non ce la faccio, Eccellenza. Chiedo la dispensa dalla meditazione". Il vescovo ha esaminato: "E va bene. - dice - Per obbedienza, per un mese, invece che mezz'ora, farai un'ora di meditazione". "Ma, allora, Eccellenza, mi tiri via le ore di scuola...". "No! Tu fai questo e anche quello. Prova per un mese, poi verrai da me". "Eccellenza, - dice alla fine del mese - ho fatto ogni giorno l'ora di meditazione, ho fatto tutte le cose che facevo prima, e ho avanzato anche tempo per farne delle altre; continuerò a fare un'ora di meditazione".Credo che sia la storia mia, e un pochino anche vostra. Credo che se una volta al mese, per esempio, io mi ritirassi una giornata interamente con Dio, ma senza pensiero di organizzare, di fare, un'ora solo per caricarmi di Dio, penso che alla fine del mese anche la Congregazione, anche i debiti andrebbero pagati di più. Perché, se non altro, penso che la provvidenza del Signore verrebbe di più. Quando che Mosè con le braccia alzate pregava, l'esercito vinceva la battaglia, no?
MO302,10 [03-04-1970]
10. E allora, ecco, premesso questo, adesso cominciamo la lettura. Mi pare che sia passà il tempo, ma... almanco mezza paginetta."Il permesso, in certi casi, può essere supposto, ma non può mai essere scambiato il desiderio di Dio col mio giudizio personale.Non posso portare un pezzo d'oro a chi sta morendo di sete, con la scusa che è più prezioso dell'acqua. Dio vuole ciò che chiede e non ciò che noi crediamo meglio portargli".Eh, questa parola qua! "Mah, sarìa mejo, sarìa...". Ma cosa vorlo Dio? Cosa vorlo Dio, fiolo mio? "Ma sarìa bello!". Ma, sta... Giusto! Se Dio lo vole, non una, ma due! Ma cosa vuole Dio? Ecco la domanda. Perché guardate che la logica umana non è la logica di Dio, ecco."Ogni interpretazione arbitraria e trascuratezza nelle piccole cose può essere l'inizio di una vita di tiepidezza che mi porta a non avere più una vera amicizia con Dio".Eh, niente da fare! Può esserci uno che crede di fare cose mirabili, ma perde l'amicizia di Dio perché fa quello che gli piace."Le costituzioni, le delibere capitolari, che tracciano il regolamento di vita del consacrato a Dio nella Pia Società San Gaetano, non sono un codice impersonale imposto e che si può ad libitum ignorare in nome della propria autonomia".Vedete, è facile dire: "Beh, insomma...". Per esempio, la Via Crucis: "La Via Crucis, per conto mio... sì, va ben... è messo nelle Costituzioni, ma, però, mi posso far de manco". L'ora di adorazione: "Ben, va ben... però". Ad un dato momento si ragiona così, si ragiona così. Cioè tutto quello che è messo lì: non fumare... non fare... cioè, ci si fa una vita per conto proprio. Si dice: "In fondo per me rende molto di più, per esempio, spiritualmente leggere un pezzo di Sacra Scrittura che non dire il breviario. Perciò, per conto mio, leggo la Sacra Scrittura e non dico il breviario...". Si può andare a queste cose e anche peggio. Ma non illudiamoci: non accontentiamo il Signore. È inutile che facciamo discussioni, qui si tratta di una cosa sola: se tu vuoi bene al Signore non fai tante disquisizioni. Hai da dire il breviario e lo dici; hai da fare la meditazione e la fai; hai da fare la Via Crucis... anche se ti costa un pochino. Tu porti al Signore quello che il Signore ti domanda. Qui si tratta, per conto mio, di crisi di amore e di fede; mica altro, sapete. Quando il Santo Curato d'Ars ha detto: "Inzenòcete qua!", "Mi no...", "Inzenòcete qua!", dopo la confessione non c'è stato più bisogno di discutere della confessione. E credo che quando sentite discutere tanto su queste cose qui è perché ci si trova poco in ginocchio dinanzi a Dio. "Sono la manifestazione concreta e dettagliata del volto della missione che io ho scelto liberamente rispondendo alla chiamata divina.La maggiore libertà da una disciplina ferrea, quale era esercitata in altri tempi, si esige attualmente per rispettare la personalità di tutti in modo che ognuno faccia responsabilmente ciò che deve fare, non ciò che vuole fare, altrimenti si cade nel libertinismo religioso e apostolico, che è una forma molto elementare di egoismo e di immaturità umana".Capìo? Qua adesso ghe saria da fare un'altra meditassion su queste parole qua, ma la fa don Giuseppe sta roba qua. Me fermo... me fermo una s-ciantina prima e ghe do in man el libro a don Giuseppe un'altra volta.Andiamo!