1. Entrando in una certa casa di formazione, un giorno, ho visto una scritta: "La tristezza non è virtù apostolica". Ora, pensando che oggi avremmo motivo di tristezza, dato l'ultimo incontro che abbiamo qui in questa sede con il nostro caro don Ruggero, penso che valga la pena far la meditazione su questo per tenerci su un pochino di tono, vuoi chi parte e vuoi chi resta, e con questo diamo un saluto al nostro carissimo amico.Penso che non valga la pena dire... perché chissà quanto l'avrete detto voi, che lo ricorderemo, che lo seguiremo, eccetera. Cosa volete farci? Gli facciamo solo l'augurio che possa ricevere laggiù di santità quello che non ha potuto ricevere qui, e che dia una testimonianza del suo amore verso Gesù e verso la Madonna come lo desiderano là in Paradiso. Mi par che è abbastanza questo, no? In ogni modo, verremo a trovarti laggiù... E se non sarai come vuole il Signore, c'è vicino un fosso che si chiama Ionico: te faremo fare tre, quattro bagni... una mezz'oretta, un'oretta sotto acqua.
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2 La tristezza, allora. Che cosa è la tristezza? Ecco, io la definirei: una perdita di gas che paralizza la vita spirituale, toglie il sorriso e impedisce l'azione; una perdita di gas diabolico, s'intende.Pensate, se dovessimo trovarci in una stanza, pieni di gioia, su a Bosco, con un mazzo di carte, una bottiglia di Cirò davanti, un'altra di Girolimino dall'altra parte. C'è Marco che fa già un sorriso. Beh, qualcosina d'altro ancora de fianco... Siamo lì, contenti, pacifici che stiamo cantando, che stiamo... Abbiamo prima parlato una mezz'oretta, un'oretta sulle cose nostre... E improvvisamente vediamo uno che diventa più serio: "Cosa ha?". "Non so neanch'io, non so neanch'io". Cioè, ci fosse una perdita di gas, improvvisamente, piano piano, magari un gas inodoro... "Ma, sento un malessere, sento un malessere". Tu vedresti smorzarsi improvvisamente il sorriso. A un dato momento, più voglia de zugare. Qualcuno si siederebbe da una parte o dall'altra; a un dato momento si arriverebbe alla morte, no? Ma penso che prima si aprirebbe la finestra, ma ad ogni modo si arriverebbe alla morte.Ricordo quella sera, mi ricordo quella sera... notte che monsignor Fanton, allora don Carlo Fanton, viene a bussare alla mia porta, là, ad Araceli, vedere 'in albis' naturalmente... Bum! "Ah, moro! Ah, moro! Ah, moro!". E vado a vedere... salto giù in fretta e furia, e lo vedo: finestra aperta, porta aperta, sdraiato là sopra... con la testa in fuori... era d'inverno, con la testa fuori dalla finestra... E dopo, insomma, pian pian... Prima stava per asfissiare, e dopo stava per asfissiare dalla paura. Va ben! E, naturalmente, era capitato questo: aveva lasciato la stufa, la porticina della stufa aperta... stufa a legna, e durante la notte, a un dato momento, si è sentito mancare il fiato, e allora è cascato quasi in terra, non era capace di stare in piedi; finalmente è riuscito ad aprire la finestra e a prendere coraggio; quando ha cominciato a prendere coraggio ha chiamato aiuto, quando che i ladri erano già andati via, vero...Ora, penso proprio il gas provocherebbe qualcosa di simile. Qualcosa di simile avviene quando viene la tristezza dentro di noi. E cioè, a un dato momento, spiritualmente, tu non vai più avanti; a un dato momento non sorridi più, non c'è più quella gioia che ci dovrebbe essere; a un dato momento tu non hai più la forza di fare delle azioni, di agire.
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3.Portiamo un esempio, portiamo un esempio pratico, dato che noi... andiamo un pochino al materiale... Vedo don Zeno che sorride... pensiamo a don Zeno. A un dato momento, stiamo passando in città insieme con il nostro caro ragioniere qua Adriano; stavamo andando da Soprana per prendere una sveglia per poter svegliare Vinicio, e vediamo proprio davanti al caffè Garibaldi, seduto su un gradino, Zeno, seduto là. Sapete qual è il caffè Garibaldi? Proprio vicino lì, in piazza dei Signori. Messo là, sentà là... Pensatevi voi, raffiguratevi il nostro caro Zeno, seduto là, messo là come un poro can, domandando la carità quasi, seduto là, messo là. Andiamo là:"Ciò, Zeno, come mai sentà qua?"."Ah!"."Te sentito poco ben?"."No! No!"."Ma gheto qualche cosa?"."Ah, gavea da andar da Maltauro, ma go pensà che forse nol ghe xe gnanca"."Ma, sta attento, va ben... Se nol ghe xe gnanca... e te te fermi qua? Varda che el ga da essere a casa; go telefonà mi poco fa"."Sì. Ma allora chissà quante persone che ghe xe e quanto ch’el me fa aspettare là"."E gheto altro da fare?"."Sì, gavaria d'andar da Galla a tore i libri, ma go pensà, sa... tore i libri... li go tolti anca l'anno passà; dopo i tusi i li ga studià poco e dopo i li rovina par gnente"."E gheto altro da fare?"."Garia da andare in curia a tor delle carte, me ga dito Toni Bottegal... Ma cossa vuto, là, sempre la burocrazia solita; mi non son capace de vedare quele robe qua, le xe stupidaggini"."Ma, insomma, gheto altro da fare? Niente?"."Sì, gavaria da andare anca a farme visitare a San Felice, ma dopo, sa... so che le medicine non val gnente..."."Insomma, seto cosa che te ghe da fare? Ufficio funebre qua in comune: va' e tote un canto del cimitero, va' dentro là, no?".Quello che è triste è proprio così, una roba così, un mostrar così. A un dato momento, a un dato momento non prega più: "Mah! Pregare...". Più voia de far gnente, spiritualmente... Salire... Comincia l'esame di coscienza... Prima era partito con una certa regolarità col padre spirituale, a un dato momento si ferma. Se tu vedi un foglietto dell’esame di coscienza, si ferma: ecco là, basta, si blocca... il mercoledì o il giovedì... non va più avanti. Va ben! A un dato momento le pratiche di pietà, proprio il minimo, il possibile, proprio... proprio affinché gli altri vedano che tu le fai, non proprio qualcosa di generoso... Vorrei dire, se volessimo paragonarlo un pochino, si potrebbe dire a un tisico, uno che ha una tisi addosso, la tisi proprio... che sta lì per morire tisico.... Non ha forze, non ha energie... Ora state attenti, la tristezza porta... Pensate a Zeno, vero, sentà là sulla pieretta; ecco, uno che è triste si mette in quelle condizioni là.
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4. Ma quando è che uno diventa triste? Qual è la causa perché uno diviene triste? Per conto mio la causa è perché uno non ha un ideale, non ha... Vorrei dire che la tristezza si vince con l'amore. Quando uno ha amore, ha carità, vince la tristezza; quando uno manca di carità, di amore... quando uno...Per esempio, state attenti... Poniamo un esempio materiale anche qui. Prendemo Mariano, no Apostoli, ma Mariano Bregolato, che ha passione della caccia. E tu vedi che allora si alza presto, ghe dà da magnare ai oxei, che li pulisce, che prepara, che prepara la macchina, che prepara el casoto - anca dopo che i ghe porta via el fusile, non importa niente! - che prepara cartucce, eccetera, eccetera, eccetera. Siete capaci voi pensare che a un dato momento, mentre sta preparando gli uccelli, mettendo a posto, te lo vedi là sentà molo, molo, che nol ghi n’à voia, chel fa mal volentiera... che so moiere ghe tocca dire: "Senti Mariano, va darghe da magnare ai oxei. Dai!". "Eh, sì...". "Prepara i oxei!". Siete capaci di concepire che ci voglia la spinta della moglie perché lui prepari la roba per la caccia? Ma è impossibile, no! La moiere ghe dixe: "Ma senti, mola tutto; chi xe che te lo fa fare?", no? Ora, se... Anzi, fa di tutto per non far vedere che è stanco, fa di tutto per non far vedere che gli costa sacrificio. Perché? Perché senno el ga paura de ciaparle dalla moglie, no, è chiaro? Perché ha amore per la caccia, e allora tutti i sacrifici non contano più perché bisogna fare, per amore.Ora, quando è che uno è triste? Quando non fa volentieri, non ha una meta. Una mamma, che vuol bene ai suoi figlioli, non dirà mai che è stanca: "Uf!", o sì, dirà che la xe stufa, ma è una stanchezza allegra e gioiosa. "Sa, me costa, non ghin posso pì alla sera... Ma quando che penso a me fiolo, poareto, quando ca penso al me toseto... quando che penso...". Sa, è una stanchezza, è una stanchezza, sì, ma col sorriso. Cade giù stanca morta alla sera, ma tu anche nel sonno la vedi sorridente quella mamma perché pensa ai suoi bambini.
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5. Ora, vedete, nella vita nostra, apostolica, noi troveremo certamente dei momenti di tristezza, cioè c'incontremo in certi momenti dove la tristezza sarà una cosa naturale. Allora... quali sono questi momenti? Tante volte guardate che provengono dal fisico, ma molte volte provengono dal fisico. Quando... Per esempio, ieri, l'altro giorno, quelle giornate un po' pesanti; quando uno ha passato i cinquanta anni comincia a sentire... Diceva don Venanzio che monsignor Bigarella ha detto che passà i cinquant'anni non occor miga domandare che disturbi che i ga, ma quai xe che non se ga. Press'a poco.Cominci, per esempio, ieri: un dolore fortissimo mi prende alla testa e giù... ma proprio un dolore talmente pesante come che te ghissi diese quintai sulle spalle, ma proprio pesante, proprio pesante, come che i strensesse cusì. Portare il sorriso fai fatica. Qualche volta sarà la digestione, qualche volta sarà che non dormi alla notte perché magari per un malessere, per qualcosa del genere.Ciò, quela xe una roba fisica, alla quale vado incontro io e andate incontro anche voi; non bisogna mica che ci dimentichiamo che andiamo incontro verso il sepolcro, vero? Se voi avete tagliato quelle piante in cortile, xe logico: dentro le xe incarolà. La piantina è giovane: che bella fresca, eccetera. Se io tagliassi uno di voi a metà: che bello sereno dentro! Taia un poro vecio, noialtri, te vedi tutto incarolà dentro, te vedi i cerchi concentrici, vero? Cossa volete, è naturale! È così, è così! Più che si va verso l'età avanti, più si va verso il sepolcro. Qualcuno può arrivarci prima, qualcuno può arrivarci... qualche bao che entra prima... una piantina giovane che muore prima... Cosa volete, ma però non dimentichiamoci che andiamo verso il sepolcro, e perciò è inevitabile che il corpo vada verso là, e perciò che sentiamo il peso della natura umana, il peso del corpo, della stanchezza.Poi la tristezza può essere provocata tante volte da alcune cose morali, intime. Per esempio, ecco là la partenza di Ruggero. È sempre stato qui, è sempre rimasto qui... e sono quegli strappi di corde sa... strappi di corde... Staccarsi dalle Suore Dorotee, dove è stato tanto tempo, no? Staccarsi dalla mamma, staccarsi da quell'altra di Rovereto, staccarsi di qua, staccarsi dal... eccetera, eccetera. Sa, ma è umano, ma è umano! Sono motivi, cosa volete fare? È giusto?Può essere qualche volta anche il vedere che non si è capaci di andare avanti spiritualmente, motivi interni... vedere che ti sforzi di pregare e non sei capace di pregare, ti sforzi di vincerti e continui a cadere negli stessi difetti... Vedi, insomma, che è difficile, che non ce la fai, che non ce la fai. È come uno che comincia a suonare, e dopo un poco el mola tutto perché no l’è mia bon darghine fora; o comincia a fare un saggio e non è capace de darghine fora e el mola tutto. Cioè quel motivo anche di scoraggiamento spirituale perché non sei capace di darne fuori, perché è difficile darne fuori.Questi sono motivi che possono portare... Mi pare specialmente questi sono i principali, ma ce ne sono tanti altri che possono portare, dare motivo alla tristezza.
MO321,6 [02-10-1970]
6. Però, ecco, la tristezza guardate che è pericolosissima, è pericolosissima. Perché? Dunque è inevitabile, è inevitabile: una mamma, un papà, un operaio, un industriale... Momenti di scoraggiamento è inevitabile che li incontriamo sul nostro cammino. E vorrei dire: quanto più uno fa, tanto più si porta...Supponiamo un industriale che comincia... Uno che impianta soltanto che una vanesa de salata... beh, insomma, per piantare la salata... Ma se uno comincia un impegno industriale, comincia naturalmente con operai, comincia con le difficoltà, con tratte che scadono, eccetera: più grande è l'industria, più c'è motivo, vero, per trovarsi in momenti di tristezza.Così anche uno che vuole salire spiritualmente: più sale spiritualmente, più fa un'industria grande spiritualmente, no, e più naturalmente il demonio lo tenta; e perciò avrà motivi, vero, motivi di più per la tristezza. Perciò non state illudervi. Un Santo Curato d'Ars certo aveva motivi di più di tristezza che un altro parroco magari di una parrocchia di diecimila anime. Perché? Più uno vuol salire, più sarà bersagliato dal demonio; e il demonio sa che la tristezza è un punto dove si può insomma lavorare, dove lui può lavorare, è un punto debole. Sarebbe come quella famosa foglia... ghe lighemo la fojeta sulla schiena de quell'altro e se pole spararghe dosso là, no? Perché? Perché, vedete, in quel momento, quando uno si trova un po' triste, triste, desidera gioia, desidera gioia, sente il bisogno, sente che gli manca la gioia, no? La tristezza è mancanza di gioia, no?E allora ecco che si presenta il demonio e dice il demonio a Ruggero: "Ruggero, Ruggero, guarda, guarda, te ricordito?". Lui comincia a guardare a Crotone: tristezza; comincia a guardare le Suore Dorotee: tristezza perché non posso più andare; comincia guardare a Rovereto: tristezza; xe tutto tristezza. E allora il demonio gli presenta quella toseta che un tempo era oggetto dei suoi primi amori, che... gera là, gera là... El dixe: "Varda, te ricordito che bei tempi quando che te ndasivi a scola? - certo gera una roba santa, come Beatrice de quell'altro, no? - Ti ricordi, ti ricordi... Che bei tempi!". Non trova gioia in nessuna parte perché tutto il panorama si è oscurato. E allora va lì, comincia a pensare: "Va, che bello che gera, che bello, che bello, che bello e su che belo, che belo...", fin che a un dato momento nasse el tutelo. Vero, capite? Fate un piacere; guardate che tanti peccati mortali intimi nascono da questo stato d'animo qui.Permettetemi che qui proprio faccia un'asserzione: vi assicuro che tanti, tanti peccati mortali nascono in questo momento. Momento in cui prendi una stomegada magari da uno, da l'altro, da st'altro; invece che rifugiarti in un posto ti rifugi, così... vai cercando, vai cercando... E proprio in quel momento si presenta a te il demonio, il quale gioca sul tuo bisogno, gioca sul tuo stato d'animo, gioca sulla tua debolezza, sulla tua superbia e ti porta al peccato mortale. Guardate che tanti peccati mortali di anime consacrate e di sacerdoti, si potrebbe analizzare, sono partiti da un momento di tristezza.
MO321,7 [02-10-1970]
7 Ora, che cosa dobbiamo fare per non avere la tristezza in noi? Ecco, mi pare che per non avere la tristezza bisogna avere tanta fede, tanta fede. Perché senza fede, senza fede, è chiaro, è chiaro... Anche gli Apostoli a un dato momento hanno pregato poco e sono scappati via. A un dato momento se noi non abbiamo fede, se non partiamo dalla fede, è chiaro che allora viene la tristezza. Fede e, scusate, entusiasmo. Dicevo prima: amore, no, amore. Dicevo prima, parlando di Mariano, il cacciatore: lui ama, ha una passioncella, e ama. Ora vedete, noi dobbiamo avere passione, proprio passione per le nostre azioni, e farle con amore; allora non cadremo mai nella tristezza.Cioè, io mi metto davanti a Dio, mi metto davanti a Dio, e dinanzi a Dio esamino la mia giornata. E mi dice il Signore: "Guarda...". Dinanzi a Dio, non per mio capriccio. Oggi io dovrei andare da Maltauro, poi devo andare da Galla a prendere i libri, poi in Curia per quell'altro lavoro, e poi a fare una visita a San Felice. Va ben! Uno, due, tre, quattro... i lavori che ga da far Zeno oggi, no? Va ben! Tan, tan, tan, tan! Allora da Maltauro! Viene un momento: "Oh, mamma mia, adesso vao là, chissà...". Eh, pasienza, cosa vuto fare? A un dato momento... Mi è capitato ultimamente, io dovevo andare... Mi capita questo senso, per strada, mentre stavo andando, mi capita questo; e allora dentro ai Servi pregare un momentino per prendere coraggio. No sedermi davanti al Garibaldi; vado lì a pregare, va ben, e via dopo dentro, e vado là e l'ho trovato. Se non l’avessi trovato... pasienza! Caso mai dentro a Santa Corona o in qualche altra parte, un altro momento, prendere coraggio e avanti. Cioè la missione, cioè le azioni che sto compiendo io metto già in preventivo che mi vadano storte tutte, de aver fatto il giro per tutta... Pazienza! Io le ho fatte, io le ho studiate dinanzi a Dio con un certo entusiasmo: parto, e parto con il sorriso; che vada bene o che vada male io ho fatto il mio dovere... Lui, lui, il mio Gesù è contento di me.L'Eterno Padre non ha rimproverato Gesù perché è morto sopra la croce, perché la ghe xe andà sbusa in fondo, no? Almeno non mi consta. Non so i teologi adesso come che la pensino, no? Non ha ricevuto un rimprovero: "Cosa hai fatto? Ti sei lasciato prendere; dovevi scappare via. Non te vedi che fiasco che te ghe fatto?". Non penso che, almeno cosa ne dici, don Ruggero? Non è capitato così... Dato che lui ha fatto la volontà del Padre, bene o male ha ricevuto la ricompensa dal Padre, vero, nel momento del miracolo e nel momento della crocifissione e dell'apparente sconfitta.Perché non ghe xe mai sconfitta nelle nostre azioni apostoliche quando le facciamo per amore di Dio; non c'è...
MO321,8 [02-10-1970]
8. Anche adesso stiamo facendo la questione del cinema. Dovessimo fare anche un fiasco de quei solenni, ma proprio de quei solenni: sprecato soldi per niente, tutto quanto... Se noi ci siamo sforzati di fare la volontà del Signore, non c'è motivo di tristezza, proprio niente per niente. Perché dobbiamo... Dovessimo poi vedere tutti i pezzi del cinema qua per il cortile, una roba che fa... sa... disprisio diria, no? E, pasienza, cosa volìo fare? Mi son... ho cercato il capriccio?Io dovrei essere triste, sotto un certo punto di vista, anche se ci fosse il trionfo, se io avessi cercato me stesso, se avessi cercata la soddisfazione personale, avessi cercato quella cosa lì per motivi umani. Allora sì, anche dinanzi a un trionfo, io dentro di me dovrei sempre sentire qualcosa che non va, perché ho cercato me stesso, non ho cercato Dio. Ma quando io ho cercato di pensare le cose dinanzi a Dio, e sono partito "in nomine Domini" e cerco di camminare "in nomine Domini", non c'è motivo di tristezza, che la vada bene che la vada male; ci sarà motivo di dolore, se le cose vanno male, certo... Per esempio, va via Ragno. Chi è che non ha sentito un dispiacere? Dispiacere è una cosa, tristezza è un'altra. Tu saprai accettare dalle mani del Signore questo dispiacere, che un fratellino che era qui, sul quale speravi, a un dato momento: "Non mi sento di andare avanti". Ma questo lo sentiva anche Gesù quando vedeva il giovane ricco, vero, che andava via, ma questo non era tristezza.Ecco, io direi che una proprio delle cose importantissime è questa: stare attenti perché guardate che questo pericolo lo abbiamo tutti, tutti e tutti; anche i più grandi santi si sono trovati in questa tentazione tremenda, che è proprio il gas del demonio che paralizza vita spirituale, mette in pericolo di peccati mortali, toglie il sorriso nel lavoro, e porta via proprio tutte le azioni, ti rende incapace di agire. Per vincere questa tentazione tremenda personalmente non vedrei che questo: amare tanto il Signore e lavorare solo per lui, non avere preoccupazione di trionfi umani, di altri motivi umani, solo per lui. E allora il santo non è mai triste. E allora è giusta la frase che abbiamo vista in quella casa: "La tristezza non è virtù apostolica". E allora è giusta anche quell'altra frase che dice: "...e per tutti abbi un sorriso". Anche se tu hai appena ricevuta una sconfitta sei capace di sorridere. Perché? Perché tu sei capace di fare la volontà di Dio in quel momento.
MO321,9 [02-10-1970]
9. E direi proprio, guardate, come conclusione un po' di questa meditazione e poi, se volete, vi lascio qualche minuto, se volete, se avete qualcosa da obiettare, perché l’ho preparata un po' in fretta e perciò chissà quanti punti vudi ghe xe, vero, don Guido... Ma direi questo, guardate, una cosa che proprio mi sarebbe, cioè mi pare sia necessaria per tutti noi è questa: mettere un certo entusiasmo nelle nostre azioni. Guardate, supponiamo adesso il Signore ti fa vedere che oggi bisogna vendere un toco de terra a Quinto, per modo de dire, no? Ovvero, vero, bisogna invece mettere a posto el cortile; ovvero, invece de mettere a posto el cortile bisogna dare il colore al corridoio... Per me è indifferente: è una o è l'altra o è st'altra di queste azioni. Va bene, in una posso, umanamente parlando, trovare un piacere, nell'altra posso trovare un sacrificio. Ma non importa niente; io devo scegliere quello che piace al Signore, quello che mi pare che sia più conveniente per la Congregazione. Ma scelta quella cosa lì, quella cosa lì, mi piaccia o non mi piaccia, sia secondo le mie inclinazioni o non secondo le mie inclinazioni, io devo mettercela tutta come fosse la cosa più bella, più grande che io devo fare, come fosse proprio il mio hobby, proprio mettercela come... come quando uno sa che si può dire che l’è cotto pal calcio, no? Va ben! A un dato momento: "La partia, la partia...". Adesso vedemo... Tu vedi che sprizza da tutte le parti quell'entusiasmo. Io devo mettercelo questo entusiasmo nel compiere il mio dovere.State attenti. Supponiamo che a un dato momento il superiore generale sia don Ruggero, e a un dato momento mi dice:"Senti, don Ottorino, io avrei pensato, se tu non hai niente in contrario, di mandarti adesso, vero, di mandarti nel ricovero di San Pietro a fare il cappellano".Io posso dire: "Senti, don Ruggero. Ben volentieri, però varda che far le scale me pesaria un pochino, per questo, questo motivo, per... sa, ormai go novanta anni, vero, te capissi che... comunque..."."Sì, ho pensato anch'io, ma tutto considerato forse è l'unico modo par liberarse prima de ti, vero? Eccetera".Conclusione: io devo fare, mettere avanti le mie cose, poi..."Sì... abbiamo già pensato noi del Consiglio, vero... Tu, fai un piacere: vai!".Basta. Io devo presentarmi a San Piero. Ma non è bugia dire che vado volentieri; anche se avevo delle difficoltà vere è proprie... Adesso ci vado volentieri perché ho capito che la volontà di Dio è quella lì. Posso dirle, esporle tutte le mie difficoltà per andare, ho il dovere di farlo anzi questo. Ma quando poi il superiore, che mi rappresenta Dio, mi dice: "Ho visto, ho pensato e tu ci vai", anche se sbaglia a me non importa niente, anche se muoio vent'anni prima a me importa niente. Io devo andarci con gioia, come proprio fosse quello che io desideravo fin da bambino; anche se invece avrei desi... "Ma, è bugia!". No che non è bugia! Io non ho desiderato... secondo me, quella cosa lì, umanamente parlando. Ma adesso, quando ho capito che è la volontà di Dio, spiritualmente parlando, io lo desidero, ma lo desidero ardentemente.Neanche Gesù, umanamente parlando, desiderava salire sopra la croce, tanto è vero che si è rivolto al Padre: "Padre, se è possibile, passi questo calice...". Ma quante volte ha detto di desiderare di salire sopra la croce. Ma allora c'è un contrasto... No, non c'è il contrasto. Lui desiderava, desiderava ardentemente fare la volontà del Padre e salvarci. Il Padre... la natura umana... Ah! La natura umana è un'altra roba, vero! Il gusto? È un'altra cosa.
MO321,10 [02-10-1970]
10.Ora, ecco direi proprio vedete... Perché non possiamo pretendere che ci sia il sentimento umano in tutte le azioni che l'obbedienza ci comanda. Noi dobbiamo dire: "Guardate che io trovo questa difficoltà". Abbiamo il dovere di farlo. Ma quando, poi, quando poi riceviamo la missione di fare quella cosa, dobbiamo tuffarci dentro con tutte le nostre energie, mettendoci tutto il nostro entusiasmo, non riservando soltanto che un po' di noi stessi per quel dato compito, quella data missione.Supponiamo, prendiamo il nostro caro Raffaele: l'abbiamo mandato con i nostri cari figlioli del seminario minore. Va bene. Cosa è successo? Supponiamo, no, adesso questo, faccio per ipotesi, no, che lui mi avesse detto: "Don Ottorino, non mi sento.... Creda... qua e là...". Non è vero questo, dico tanto per fare una ipotesi. "Ma, guardi, non mi sento portato, mi pare che, eccetera, eccetera, eccetera". Va bene. A un dato momento io ho tenuto presente, ho parlato con gli altri e dico: "Beh, senti, fammi un piacere: va là!". Nel momento che lui va là, non deve dire: "Eh, ben! Adesso ghe fasso vedar mi che non son fatto!". E perciò tiro fora metà de me stesso, ovvero tiro fuori... così... senza entusiasmo, come un operaio, non come un proprietario. È logico che dopo un pochi de mesi devo dire: "Caro Raffaele, vien qua va là, vien qua, mettemoghene un altro". "Perché?". "Perché non...". "Ciò, mi ghe lo gavea dito che non son fatto...". Invece no! Anche se non sei fatto, tu devi metterci talmente la tua buona volontà, come quando dovessi fare una cosa che hai chiesto tu, hai desiderato tu.Se io avessi parlato con Mariano Bregolato quindici anni fa: "Senti, vuto andare a caccia?". "El fassa una carità, don Ottorino! Non vado a caccia neanche per sogno!”, vero? Ma adesso: nato per andare a caccia, nato per andare a caccia. Ora, quando la volontà di Dio che ci è espressa attraverso le circostanze, i superiori, eccetera, scatta in casa nostra, noi dobbiamo essere nati per quella cosa lì. San Francesco Xaverio sembrava nato per fare il segretario, come Toni Bottegal; a un dato momento, perché se ga malà un altro, l’è nato per andar apostolo delle Indie, vero? Questi scherzi li troveremo sul nostro cammino, non ghe xe niente da fare. Non so se...
MO321,11 [02-10-1970]
11.Don GUIDO MASSIGNAN: "Ci diceva anche don Pietro Murari che don Calabria si sentiva fatto per essere cappellano di ospedale, infermiere. Proprio, lui per i ragazzi... niente da fare. Ma la volontà di Dio era quella. Praticamente durante tutta la sua vita ha fatto una cosa che non era secondo le sue inclinazioni. Tuttavia l'ha fatta bene perché era volontà di Dio".Cioè credo che è proprio necessaria questa roba qua, perché guardate... E state attenti perché la tristezza l'abbiamo sempre lì, l'abbiamo lì. L'abbiamo, la tristezza, sul nostro cammino anche quando siamo noi che partiamo con cose che ci piacciono, immaginarsi quando che noi invece partiamo con cose che, umanamente parlando, non sono secondo la nostra attitudine, attrattive, desideri, eccetera.Perciò io direi, fratelli miei, state attenti quest'anno, scrivetela proprio in grande, in grande, ma nell'intimo del cuore: "La tristezza non deve essere la mia virtù".Avete altro da dire? Don Zeno? Sio d'accordo? Fe contestassion na scianta! Termino perché il tempo è già passato. Ruggero voleva soltanto dare l'ultimo saluto qui ufficialmente... Dai!