2 Ogni volta che si va su per il Summano gli intenditori, come don Girolamo, il diacono Daniele, eccetera... Beh, fra l'altro sapete che in luglio avremo l'ordinazione diaconale di Daniele, insieme con i suoi compagni, cioè i suoi amici perché non sono compagni di scuola, sono un anno più giovani, vero, quelli di IV anno... Dunque, quando che vanno su per il Summano scoprono sempre qualche cosa di nuovo; io li sento dire: "Hai visto?", qualche fiore nuovo, qualcosa di nuovo. Perché? Ci sono tanti fiori, bellissimi fiori in quella zona che penso in una volta, due o tre non si vedono tutte le qualità.Ora, io penso che quando noi ci avviciniamo al monte Calvario o ci avviciniamo al Vangelo, tutto il Vangelo, se ci avviciniamo veramente con cuore puro, con cuore primaverile, direi, noi possiamo sempre scoprire qualche cosa di nuovo. E penso che ogni Pasqua, mentre gioiamo per la risurrezione del Cristo, dovremmo anche gioire perché durante il periodo della passione, nella meditazione attenta, intima, della passione del Signore, dovremmo avere scoperto qualche cosa di nuovo, nuovo per noi, qualche cosa che va bene per noi.E guardate, se domandate a me che cosa un pochino mi ha impressionato durante il periodo della passione, io vi dico: in modo particolare mi ha impressionato la Madonna, la Madonna che ha partecipato alla passione del Cristo, diremmo che ha accettato fino all'ultima conseguenza la missione del suo figlio, di suo figlio. Quando la nostra buona mamma, la Madonna, ha detto di sì all'angelo, il suo sì non prevedeva forse tutto. Adesso qua saranno i teologi che diranno fino a che punto prevedeva, ma non penso che prevedesse tutti i particolari della passione del Signore, eccetera. Ha detto di sì. E ha detto un sì generoso che voleva dire: "Accetto di essere la mamma del messia, e accetto di compagnarlo, di fare tutto quello che vorrà il Signore, che vorrà Dio per il figlio mio". E cioè, dalla prima missione, che è stata quella di portarselo in seno per nove mesi, a quella di prendere in braccio il suo figlio là su pel monte Calvario, e di prendere poi in braccio la Chiesa e continuare a portarla in braccio anche adesso, vero, che è la regina, la "Mater Ecclesiae". Ha accettato, in altre parole, la gioia di prendere nelle sue braccia il bambino Gesù, di sentirsi a Nazaret chiamare mamma dal suo figlio, dal suo Dio, la gioia di essere la mediatrice del primo miracolo a Cana; ma ha accettato anche, conservando in suo cuore il mistero, come abbiamo sentito là a Gerusalemme dopo che ha ritrovato il suo bambino, il dispiacere della fuga in Egitto, della perdita del figlio e la dolorosa strada del Calvario.
MO345,3 [13-04-1971]
3 Ora, la Madonna non ha avuto una missione sua propria; sì, ha avuto una missione sua propria, ma legata alla missione del figlio; vorrei dire, non so se don Giuseppe è d'accordo, condizionata a quella del figlio, no? Era una missione vera e propria la sua, voluta da Dio fin dall'eternità, ma legata alla missione del figlio. Infatti, Gesù a dodici anni dice chiaramente alla Madonna: "Ma non sapevate che io devo fare la volontà, occuparmi delle cose del Padre mio, fare la volontà del Padre mio?". E loro devono seguire la missione del figlio.Ora, per me, vi ho detto, ha fatto molta impressione questo, vedere che la Madonna: "Beh, cosa è che vuole il Padre dal Figlio?". “Che tu vada là!”. "Beh, e io ti seguo! Cosa vuole?". "Questo!". "E allora io ti seguo. Vuole il Calvario? E va bene, io ti seguo. Vuole che anch'io sia? Sì, seguo!". Cioè si è messa a servizio, completo servizio, della missione del figlio. Non ha fondato una famiglia religiosa, a un dato momento, femminile, e ha lasciato che il figlio da una parte e lei dall'altra... No, no! Il Signore l'ha chiamata a servizio della missione del figlio.
MO345,4 [13-04-1971]
4 Ora, se noi consideriamo un pochino poi, e il passo avanti l'ho fatto, le nostre buone mamme, cominciando da mamma Margherita, per esempio, la mamma di San Giovanni Bosco, praticamente, appena Giovannino ha espresso il desiderio di farsi sacerdote, tu vedi leggendo la vita di San Giovanni Bosco come la mamma si è messa subito a disposizione della missione del figlio. Ha visto che il figlio è chiamato, è uno chiamato da Dio, chiamato da Dio... e allora pronta per tutto quello che è possibile: nelle difficoltà della famiglia, del fratello, eccetera, ma si è messa tutta per aiutare il figlio. Basta leggere la vita di San Giovanni Bosco, no? Lo ha aiutato in tutti i modi, in tutte le forme.Quando, verso, mi pare, la prima liceo, Giovanni Bosco ha detto a sua mamma: "Sai, mamma, avrei intenzione di farmi religioso...", e... è stato lì parecchio tempo in lotta intima questo Giovanni se farsi o non farsi religioso, la mamma un bel giorno l'ha avvicinato e gli ha detto così: "Senti, figlio mio. Tu scegli quello che il Signore vuole, mettiti dinanzi al Signore e scegli la volontà di Dio, perché è lui, è lui... Però, ricordati, eh, ricordati: se tu dovessi scegliere di essere sacerdote diocesano invece che religioso, e per disgrazia dovessi divenire ricco, sappi che io non verrò in casa tua, non verrò in casa tua". Dunque la mamma non ha pregato il figlio: "Guarda, fammi il piacere, fatti diocesano perché allora io vengo a fare la perpetua, e allora me piasaria tegnere el canolin... farti...". No, no, no, no, no: "Tu non devi guardare a me, non devi guardare al bisogno della mamma; tu devi guardare solo la volontà di Dio. Ti raccomando, però, se tu dovessi scegliere... - in altre parole - se tu sentissi che Dio ti chiama ad essere diocesano, guai a te se ti farai ricco! In ogni caso, lo spirito religioso guarda che devi averlo, eh! Perché altrimenti io non metto piede in casa tua. Perché? Perché non vedrei più un figlio che segue la missione sua, no, un figlio che va fuori di strada”.Ora, se io considero, per esempio, la mamma mia, l'unica cosa che la mamma sentiva, vero, il bisogno di sapere da me: "Sei sicuro che è volontà di Dio cominciare a Araceli? Sei proprio sicuro?". "Mamma, ho parlato col padre spirituale, mi è capitato questo e questo...”. "E allora senti: sappi che io e tuo papà siamo a disposizione". E quando ho detto: "Avrei pensato di fare una casetta...", presero le loro cose, il maialino che avevano, le poche galline che avevano, le poche strasse che i gaveva, porta via tutto. Non si sono messi lì a tavolo rotondo a dire: "Varda, bisogna far così... Sarebbe meglio impiantare una casa a Crotone o sarebbe meglio fare...". No, no! Loro hanno detto: "Ricordati, siamo qua a disposizione". Avanti... "Un altro ragazzo, mamma; cosa ghe demo da magnare?". "Eh, per carità! La provvidenza provvederà!". Paff! A disposizione... della missione che il Signore aveva dato al figlio.Mi pare che se voi considerate anche le vostre mamme, - perché non voglio fare adesso un panegirico di mia mamma, ma penso che ognuno di voi potrebbe fare il panegirico della propria mamma - se voi considerate bene le vostre mamme, voi vi accorgerete di una cosa: che hanno sognato di avere un figlio donato al Signore, lo hanno desiderato ardentemente, però, però, volevano una cosa: la volontà di Dio.Don Zeno se lo ricorda benissimo, quante volte lo ha detto: il sogno di sua mamma era di avere un figlio sacerdote; però credo che non abbia mai preso in mano il bastone per dire: "O te te fe prete o se no...", come che ha fatto l'altro alla monaca di Monza, no? Non credo che sia capitato a nessuno la storia della monaca di... salvo don Giuseppe, vero; non xe vero, don Giuseppe? Penso, dico, che nessuno di noi è stato coartato a farsi prete o farsi frate.
MO345,5 [13-04-1971]
5 Certamente le nostre mamme hanno visto con gioia, ma proprio con gioia, il segno di una vocazione e l'hanno appoggiata, l’hanno appoggiata con la preghiera, con il sacrificio, hanno cercato di togliere qualsiasi... Hanno detto tante volte, quante volte le mamme ho sentito dire: "Penseghe sora seto, toso, penseghe sora ben! Mejo che te vegni casa, un bon cristian che un cattivo prete". Quante volte le nostre buone mamme hanno detto questo, no? Ma il desiderio della mamma: la missione. E quando c'è stato un momento in cui sembrava qualcuno che si trovasse un pochino così... tu hai visto pronta la mamma a pregare e a soffrire.Esempio tipico la mamma di don Lino Dal Moro, quando c'è stata quella crisetta un pochino in seconda media, mi pare, che parte a piedi da Belvedere e va a Monte Berico per pregare la Madonna che abbia da aiutare il figlio a seguire la sua vocazione, non a farsi prete... che disgraziatamente non si faccia prete senza vocazione o che venga fuori avendo la vocazione: fare quello che vuole il Signore.Cioè loro si sono messe... Se guardate bene, se analizzate bene le vostre buone mamme, voi vedrete che le vostre buone mamme si sono messe immediatamente a servizio della missione che il Signore ha affidato a voi, cioè si sono messe subito lì, ad aiutarvi: "Cosa c'è bisogno?". Ecco allora la sorella che fa la maglietta per Valerio, no? L'altra che ghe fa i panesei per Mario qua, poareto, quel che è necessario: "Ti occorre questo? Ch'el staga ben? Perché el ga da star ben, perché el prete ga bisogno di questo, perché domani ghe se da predicare il Vangelo; te raccomando...". Tutte le attenzioni maggiori perché si potesse arrivare in fondo, no?Ora, ecco, la Madonna ha accettato la missione di Gesù; le nostre mamme, appena vista la nostra missione, ci hanno dato una mano, e continuano a darci una mano in tutti i modi e in tutte le forme; credo che qui non valga la pena allungarsi, vero, nei particolari.
MO345,6 [13-04-1971]
6 Io domando però: e noi, che siamo l'oggetto proprio della missione, proprio che siamo i vocati, i chiamati, abbiamo coscienza della nostra missione? Abbiamo coscienza che la nostra è una missione? Missione: che parola, vero, difficile! "Missus a Deo", missione, mandato; mi pare in latino una volta ghe gera "missus" che voleva dire mandato, inviato, no? Da chi? Da Dio. A chi? Ai fratelli. Perché? Per far conoscere il Cristo diceva il Vangelo di stamattina, no, per farlo conoscere, per farlo amare, per perdonare i peccati. Dunque la nostra missione è: mandati da Dio ai fratelli per far conoscere Gesù e per portare il perdono. È giusto, no? Portare la salvezza: "Battezzate... perdonate".Ora, bisogna che noi abbiamo coscienza di questa missione; e perciò sarebbe un disastro, proprio un disastro ferroviario o aereo addirittura, no, se noi a un dato momento trasformassimo la nostra missione in una professione, sti anni se dixeva un mestiere, no, in una professione, cioè una cosa umana, sul piano umano, studiata nel piano umano. Noi dobbiamo...Quando un angelo scende dal cielo, i pastori i se spaurisce perché i vede un angelo, vedono un angelo apparire dal cielo. Vero Angioletto? Vien xo, vede un angelo. Quando Mosè scende dal monte, vedono uno ripieno di luce. Perciò la nostra discesa in mezzo agli uomini deve essere una discesa, vorrei dire, proprio celeste; noi dobbiamo essere gli angeli di Dio: l'angelo è l'ambasciatore di Dio, l'inviato da Dio. E perciò la nostra presenza domani nell'America Latina, domani in qualsiasi diocesi dove il Signore ci chiama, deve essere una discesa sacerdotale. È inutile che andiamo lì, vero, piano piano, che abbiano da scoprire loro che siamo religiosi, piano piano per non far ferite; siamo mandati da Dio e dobbiamo presentarci, con tutta la carità possibile e immaginabile, ma dobbiamo presentarci come gli inviati da Dio, dobbiamo essere gli uomini di Dio.
MO345,7 [13-04-1971]
7 Siamo in treno: "Sì, sono prete!". E va bene, eccolo qui! Gentile: "Se ho una sigaretta te la offro, se ho un salame te ne do una fetta, se ho una bottiglia te ne do un bicchiere, però ricordati che io ho Cristo e sono mandato per annunciare il Cristo”. Cioè, dico, dobbiamo rassegnarci che ci dev'essere un pochino di screzio, un pochino di scontro, un pochino qualche cosa... nel nostro annuncio. Perché l'uomo materiale non vuol saperne delle cose spirituali. E allora noi, per rispettare l'uomo materiale, non dobbiamo tenere conservato il messaggio, il messaggio.Perché se vengono i carabinieri a prendere uno e portarlo in prigione, i va, battono, e tornano a casa dal maresciallo. "Lo gheto ciapà?". "No, el gera là ch'el dormia, poareto! Lo go lassà dormire". Eh, no! I mette in galera il carabiniere, no? "Te dovevi ciaparlo e menarlo qua. Mejo s'el dormia...". Giusto, no? "Sono andato giù in mezzo agli uomini; i gera là drio magnare, poareti, disturbarli... i gera là...". “Scusa, ti ho mandato là...”. L'angelo alla notte è andato a svegliarli i pastori, no, queli che dormia... a svegliarli; perché noi siamo chiamati ad andare in mezzo agli uomini e parlare chiaramente agli uomini.Ci vorrà criterio, tutto quel che volete, però, ecco, qui io penso che sia un pericolo enorme questo qui, specialmente in questo momento: la paura, la paura quasi di parlare di Dio, la paura quasi di presentarsi come inviati dal Signore. E allora, guardate, l'enorme, proprio, peccato che noi possiamo commettere, enorme, è quello di presentare un Dio sociologico, un Dio amore, amore e carità soltanto, ma sul piano umano, sul piano materiale, per stare insieme... "Cristo è in mezzo a noi quando stiamo insieme, quando... insieme", eccetera, così, e non presentiamo quel Dio, insomma, che è presente dentro di noi, e che è in cielo, in terra e in ogni luogo, e che desidera entrare nelle anime per santificarle e per trasformarle.
MO345,8 [13-04-1971]
8 Ora, vedete, se noi vogliamo avere coscienza di questa missione, bisogna che a un dato momento ci fermiamo a meditarla questa missione, che ci rendiamo noi coscienti della nostra missione. E allora, mi pare, insomma, non so voi, specialmente i più anziani che avete fatto tanti trattati, eccetera, potete benissimo forse dirlo meglio di me; ma secondo me, secondo me, è impossibile che uno sia cosciente della sua missione se non si ferma ogni giorno, e più volte al giorno, o in stanza o per istrada o davanti al tabernacolo, a guardare chi è: chi sono io, chi sono io? Un cristiano. Cosa vuol dire essere cristiano? Un battezzato, un cresimato, un soldato di Cristo; sono un sacerdote. Ma cosa vuol dire sacerdote? Io posso dire: "Hoc est enim...", e compio un miracolo. Ma se io avessi il potere di prendere, con la mia mano toccare questo e farlo diventare d'oro, e avessi questo potere continuo... qualche volta guarderei la mia mano: insomma, questa mia mano, cosa ha potere di fare! Io ho il potere di prendere in mano un pezzo di pane, dire: "Questo è il mio corpo", e diviene Cristo. Ma, scusatemi tanto, come può un prete non guardarsi le mani qualche volta durante il giorno, non sentire la sua voce e non tremare? Ma non dire: "Ma, io con queste mie mani, io con questa mia voce ho questo potere". Come può un prete non sentirsi tremare quando dice: “Io posso dire a un povero disgraziato che è pieno di peccati mortali: "Io ti assolvo", e quello è assolto, e quello è perdonato”?Scusatemi, se uno avesse il potere di entrare qui all'Istituto e dire: "Io vi assolvo da tutti i vostri debiti che avete”, pensate che bella assoluzione, no? Don Zeno, che sogno, no? Che festa che si farebbe, no? Venisse qua: "Venite qua, tirate fuori tutte le vostre carte qua. Bene! Pago io. Io vi assolvo, ego vos absolvo". E pensate quante volte vengono cose ben più grandi di queste. Un povero uomo ti chiama da parte: “Don Guido, scusi, mi può confessare un momentino?". Vai lì dentro una stanza: ti apre il suo cuore. Ma ci rendiamo conto cosa è avvenuto in quei cinque, sei minuti? Ma non vedete? I primi a non credere forse a queste cose siamo noi, i primi a rendere su un piano umano queste cose grandiose siamo noi. E poi l'altra missione che per conto mio è quasi più grande di questa: quella di evangelizzare, quella di parlare di Cristo, di annunciare, annunciare al fratello la sua dignità.
MO345,9 [13-04-1971]
9 Ma, sentite, amici miei, se don Aldo avesse messo una schedina al totocalcio e avesse vinto trecento milioni... Battista incaricato di andare ad annunciare a don Aldo... “Dimmi, tu lasceresti passare un'ora, due ore, tre ore? Lasceresti passare?”. "Sì, ben, doman vedemo; ancò non go vudo tempo, ancò non xe sta possibile... eccetera, eccetera. Beh, vedemo, sì; son andà là da don Aldo; el gera drio magnare, el gera assieme con delle persone... Sa, andar lì annunciarlo adesso, farghe perder tempo...". È concepibile questo? Ora, mi pare che sia ben qualcosa di più il dire a un fratello: "Guarda che sei fratello di Cristo, guarda che hai la possibilità di inserirti, guarda che sei pieno di peccati, aspetta che ti do una mano ad aiutarti". Non so, mi pare che sia qualcosa di più... Ora, abbiamo coscienza noi della missione grande che abbiamo, del verbo di Dio, la parola di Dio che è affidata a noi? E che noi abbiamo... è un sacramentale, è un "sacramentum magnum", no, questo passaggio di Dio attraverso la nostra parola, questo annuncio che noi dobbiamo dare ai nostri fratelli?Questi fratelli che per ignoranza o per cattiveria non conoscono il Cristo e prendono la schedina del totocalcio vincitrice e la buttano nel cestino, li abbiamo aiutati noi sufficientemente a raccogliere questa schedina e a valorizzarla questa schedina? Questi fratelli che raccolgono le scorze de patata e le mangiano e buttano nel cestino una schedina che vale miliardi, e cioè la loro fede, il loro amore verso Cristo, eccetera? Ma vi rendete conto che se noi vedessimo uno a fare un gesto di quel genere lì salteremmo fuori mancando di creanza e di carità: "Ma varda, cosa feto?". "A l'è mato quello lì!", diria gli altri, no? "Ma sì, ma el ga butà via la schedina! Ma scherzemo!". "Ahhh, adesso comprendemo perché...".Ma, e noi abbiamo paura di essere stimati un po' troppo audaci, un po' troppo spinti, un po' troppo qua, un po' troppo là, quando abbiamo da annunciare, da annunciare un qualche cosa da cui dipende la vita eterna di un fratello, da cui dipende l'amore o non l'amore verso Dio, nostro fratello e nostro Padre?
MO345,10 [13-04-1971]
10 Amici miei, queste cose bisogna che noi le comprendiamo, ma le possiamo comprendere soltanto meditandole. Bisogna che sentiamo noi per primi chi siamo e qual è la nostra missione, per quale motivo siamo mandati e cosa il Signore ci domanderà il giorno del giudizio. Non ci domanderà solo: "Hai fatto un peccato impuro? Hai bestemmiato?", ma ti domanderà: "E mi hai fatto conoscere? Mi hai fatto amare? Quel giorno che sei andato con quella persona, hai manifestato te stesso o hai manifestato me?".Ma non capite che per me il terrore più grande nel giudizio di Dio è proprio questo: se sufficientemente vi avrò manifestato... La mia missione è in mezzo a voi, più che in mezzo ad altre parti. Io sentirei rimorso andare in altri parti invece che qua. Ma mi domando continuamente: e mi sono reso strumento atto io per manifestare a voi quello che Dio vuole darvi, manifestare a voi?Ora, ecco, se noi ci fermiamo spesso a meditare, a pregare, a supplicare Dio, a supplicare lo Spirito Santo, a chiedere la mediazione della nostra buona mamma, la Madonna, perché ci faccia vivere e capire, senza sentimentalismi, anzi nell'aridità, come purtroppo capita a qualcuno, vero, ma sentire qual è questa missione, questa fede, questa vita, questa vita nostra. Allora noi saremo consci della nostra missione. Perché c'è il pericolo che le nostre buone mamme capiscano la nostra missione, e che noi non la comprendiamo. Guardate, non è la prima volta, sapete, che qualche buona mamma è venuta da me per fare celebrare qualche Messa per suo figlio prete. E mi capite. "El me fassa 'na carità. - piangendo - Me fiolo l'è prete, ma no me piaxe mia. El fassa 'na carità, el me diga 'na Messa". E pianti. Vi dico, non è la prima volta che mamme hanno capito la missione del figlio, e il figlio a un dato momento non ha più capito la propria missione; credeva che fosse un mestiere, e non una missione.
MO345,11 [13-04-1971]
11 E qui c'è un altro pericolo allora: che se noi non ci mettiamo sufficientemente a contatto con Dio, giornalmente, guardate non basta una volta ogni tanto... giornalmente, non basta più la mezz'oretta di meditazione, qui ci vogliono ore di meditazione, magari camminando, correndo, ma qui bisogna... guardate che non è sufficiente mezz'oretta, dire: "Go messo a posto, go fatto mezz'oretta de meditazione, go letto un libro, son sta lì un momentino". Qui ci vuole un continuo contatto con Dio. Direbbe don Matteo: "Bisogna pregare sempre". Non c'è niente da fare. Bisogna che ci abituiamo proprio a pregare sempre, perché sennò corriamo questo pericolo, e cioè di fare, di fare quello che secondo noi sembra giusto fare. Invece non si può fare quello che secondo noi sembra giusto fare. Noi dobbiamo fare quello che Dio vuole che noi facciamo; e guardate che è un attimo cascarci e fare quello che crediamo che sia giusto fare secondo noi. Perché è chiaro... Adesso tu hai da fare un ritiro: "Mi pare che vada bene così e così..."; hai da fare una predica... siccome son cose sante, son cose buone, ti pare che vada bene: facciamo così! Ma bisogna fermarsi un momentino, bisogna domandare al Padre nostro che è nei cieli se è proprio quello che vuole da noi.Anche al servo di Eliseo sembrava giusto, no, andare a domandare a Naaman siro le vesti, eccetera, eccetera, no? El ghe xe corso drio, el ga dito: "Ah! - el ga dito - El me paron el ga dito...". Vi ricordate la storia, è inutile che la ripetiamo, eccetera, eccetera. Eliseo: "Chi xe sta mandarte?". "Ma gera...". "Va ben, la lebbra de Naaman adesso te te la tien ti. Sei andato a domandare le vesti...". L'altro era venuto con le vesti, no, sembrava giustissimo al servo di Eliseo domandare, chiedere; e gli è corso dietro a domandare, ma poi si è portato via anche la lebbra di Naaman siro.
MO345,12 [13-04-1971]
12 Ora, non è quello che è logico che si deve fare; è quello che Dio vuole che si deva fare. Io devo mettere dinanzi a Dio quello che secondo una logica umana mi sembra conveniente. Perciò io devo metterci tutta la mia intelligenza, tutta la mia scienza, tutta la mia esperienza per vedere un po' la logica umana, la logica così... Ma questa logica io la devo sottoporre al padrone di casa, al mio Dio. E allora Dio metterà la sua firma e andrò avanti e sarò sicuro. E Dio tante volte parlerà attraverso il padre spirituale, parlerà attraverso i superiori. Ma anche nelle cose più piccole materiali non possiamo fare quello che a noi sembra giusto. È in questo punto che io farei rientrare, per esempio, anche le uscite di casa... "Ma, mi pare che sia giusto andar qua, mi pare che sia giusto andar là...". Va ben, giusto, ma è proprio quello che Dio vuole da te? Perché la nostra vita religiosa... sennò, altrimenti...Ci sono tre categorie, vero, di consacrazione: la vita familiare, la vita sacerdotale diocesana, la vita religiosa. La vita religiosa è una totale donazione di noi stessi. Nella vita diocesana c'è una certa libertà di più di azione; nella vita familiare un'altra libertà, salvo un incontro felice nel matrimonio, vero, perché quella è un'altra cosa. Ma in una vita religiosa io devo sottoporre al Signore anche i particolari della mia giornata, cominciando se un minuto prima o un minuto dopo alzarsi al mattino, se io devo essere qui o se devo essere là, non soltanto le grandi azioni, le grandi manovre, ma anche le piccole manovre, tutte le più piccole manovre.Per esempio, stamattina le donne hanno tardato a venire su in chiesa; va bene, sono venute due, non è venuta l'altra. Non posso io dire: "Beh, adesso parto con la Messa perché..."; ma devo un pochino... Non posso dimenticarmi che c'è un'altra persona, che è Dio presente... Se qui c'è il vescovo presente, logico, ci domando: "Eccellenza, xe rivà due donne sole; xe le sei e mezza passà... ci sono le altre due... Cosa crede?". Dice: "Beh, va avanti! Aspetta un altro minuto e poi va avanti", no? Il vescovo direbbe così. Ma io non posso dimenticarmi che c'è il vescovo presente, parto, eccetera. Perché? Perché è il mio superiore che è lì presente. E posso io dimenticarmi che c'è Dio presente... se devo scegliere di dir la Messa o partire o non partire? Ma mi pare talmente infantile, talmente infantile sta roba qua... ma fuori di qualunque cosa.Io devo andare in città, io devo andare in città per fare una cosa, adesso: "Aspetta che devo andare in città...". Pian, ma scusa, ti sei fermato un istante per vedere se è proprio volontà di Dio o se puoi aspettare un'ora e mandare fuori un'altro o se si può congiungere quel lavoro lì insieme con uno che fai il pomeriggio o qualcosa del genere, ed evitare l'uscita in macchina che, quando è in fondo costa cinquecento lire, fra una storia e l'altra, no?
MO345,13 [13-04-1971]
13 Ora, scusatemi tanto, non posso io fare quel che voglio, non posso; se no io non sono religioso, onestamente dico: "Non mi sento più di fare il religioso". Perché noi, guardate che danneggiamo le anime se non siamo consacrati così, non danneggiamo la disciplina esterna. Ora, di queste cosine qui ce ne sono tante, lo sapete anche voi. Io potrei fare il carabiniere e dire: "Attento, dove sei stato? Col permesso di chi?". Ma non lo faccio, non lo faccio, perché faremmo una caserma. Ma è una casa di consacrati, fratelli miei. Tante volte si dice: "Dov'è il tale?". "Ma, non so; deve essere andato qua, deve essere andato là". Vien voglia di domandare: "E che permesso aveva?". E allora se io dico: "E che permesso aveva?", qualcuno può dire: "Ma, insomma, se se dismentega che xe passà un Concilio in mezzo, che è passato questo...". Ma non è passato Cristo, fratelli. È passato un Concilio, ma non Cristo. Perciò non lo faccio, non faccio il carabiniere. Ma se io soffro quando vedo che tante volte si va via senza permesso o si va via che si capisce che sono permessi tanto per modo di dire, eccetera. Non è per un senso di autorità o per altro motivo; è perché vedo che manca quella piccola cosa per cui quel tale non si è domandato se è volontà di Dio, non si è chiesto, neanche per sogno.Domani fosse, per esempio, superiore don Alberto qui, e io non fossi... mio superiore fosse lui; ma io non mi prendo il permesso di andare da qua in città se non gli domando il permesso. Ma perché? Cosa interessa che è più giovane? Per me è rappresentante di Dio; io voglio far la volontà di Dio. C'è una cosa che io posso fare da solo? E allora la faccio. È una cosa invece che ci vuole il permesso? Ci vuole il permesso; basta, neanche una parola!
MO345,14 [13-04-1971]
14 Ora, guardate, la santità... Direte che: "Beh, insomma, ste robe qui!". Guardate che senza accorgerci noi minacciamo di fare dei bravi uomini, dei grandi uomini, ma non gli uomini di Dio, e allora non scatta il miracolo. Guardate che il miracolo scatta soltanto quando l'uomo è uomo di Dio. Con cinque pesci è inutile, che per quanto artisti che siate, riusciate a dar da mangiare a cinquemila persone, ci vuole un miracolo.Per la salvezza delle anime, adesso c'è tanta difficoltà nella direzione spirituale, negli incontri con le anime, con una cosa, con l'altra; ma ricordatevi che la difficoltà c'era ieri e anche l'altro giorno; perché per dire di sì al Signore ci vuole un miracolo della grazia. Quando uno è in peccato mortale, quando uno è lontano da Dio, quando uno è legato da Satana, per rompere quelle catene ci vuole un miracolo della grazia, e il miracolo della grazia lo fanno le anime sante.Quando il Santo Curato d'Ars cent’anni fa, e anche più, no, avvicinava gli altri parroci intorno, eccetera, ricordatevi bene... e si lamentavano: "Come fai tu? Qua, abbiamo fatto questo, abbiamo fatto quello...". "E avete pregato? Avete fatto penitenza?".Per esempio, abbiamo passato una Quaresima: hanno tolto il digiuno, hanno tolto questo, hanno tolto... ma, abbiamo fatto penitenza? Ci siamo imposti delle penitenze volontarie? Potevamo dire in principio della Quaresima: "Facciamo questo, facciamo questo, facciamo questo...". No, se no urta la personalità. Però resta che Cristo "crucifixus", vero. E allora, abbiamo fatto? E pretendiamo poi di andare a confessare se non abbiamo noi seminato qualcosa?A Pasqua vi siete seduti in confessionale voi sacerdoti, ma quanto sangue vostro avete portato per Pasqua lì proprio, per amore di Cristo in modo da dire: "Pago io"? Avete visto... si sono viste delle anime che non erano disposte. I santi: "Beh, faccio penitenza io, prego io; quest'anima non ha pregato: dirò una corona per quest'anima", eccetera. Sentiamo proprio questa spiritualità del nostro lavoro?
MO345,15 [13-04-1971]
15 Ecco, fratelli, il tempo è passato, purtroppo, vero? Portate pazienza!Vi pregherei, ma proprio in nome delle anime, in nome di nostro Signore Gesù e della nostra buona mamma, la Madonna: fermiamoci, non dico fermatevi, fermiamoci spesso a considerare la fedeltà della Madonna nell'accettare la sua missione, che è stata una missione legata alla missione del figlio; alla santità dei nostri genitori, che hanno capita la nostra missione e si sono messi generosamente al servizio della nostra missione; e guardiamo se noi veramente abbiamo capita la nostra missione. E guardate che non basta averla capita, ma bisogna mantenere questo spirito, e si mantiene soltanto con una quotidiana meditazione su queste cose qui. Guardate che queste mani consacrate bisogna guardarle qualche volta, e bisogna anche avere la gioia di baciarle pensando che al mattino hanno toccato Cristo.