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2 Omelia per la domenica IX dopo Pentecoste

O2[1940]

È una riflessione spirituale, abbastanza completa e articolata, sul pianto di Gesù su Gerusalemme, raccontato in Lc 19,41-44, corrispondente un tempo alla IX domenica dopo Pentecoste. Potrebbe essere l’omelia domenicale nel primo anno di sacerdozio, cioè nel 1940. Si conserva il testo originale: sono le pagine 1-3 di un quaderno a quadretti (Q8), con copertina nera e con la scritta “Eloquenza” in capo alla prima pagina, scritte con inchiostro. Alla fine c’è un “N.B.” con una breve riflessione sui morti.

Domenica IX dopo Pentecoste (Lc 19,41-44)

Il titoletto è sottolineato nel testo originale.

O2,1[1940]

1 I momenti della grazia.
C’è un punto sul monte degli ulivi, da dove si svela agli occhi tutta la sottostante città. Fu là che Gesù, arrivando per l’ultima Pasqua, indugiò a contemplarla: come vide in una nebbia d’oro le mura, le torri, il tempio biancheggiante contro al sole, gli venne dal cuore un amaro lamento: “Gerusalemme! Ah, se conoscessi anche tu, in quest’ora, quello che giova per la tua pace...”. Gesù pensò a ciò che aveva fatto per quell’ingrata città e, prevedendone prossima la fine, pianse... E non deve forse piangere anche davanti a certe anime più chiuse e più sorde al suo richiamo della stessa città ebraica? 1) Quante volte Gesù passa, forse inutilmente, anche vicino a noi per mostrarci la nostra miseria, per sventare le lusinghe del mondo, per attirarci al suo amore! Gesù passa per mostrarci la nostra miseria: a) La conversione di un’anima incomincia sempre con una luce che fa vedere lo stato miserabile della coscienza. Immaginate un pellegrino, lontano da ogni casa, di notte, smarrito. Non trovando altro riparo, entra in una caverna, e vinto dalla stanchezza si addormenta. Quel luogo è nido di serpenti e di rettili velenosi, ma egli entrando non se n’è accorto tanto era pieno di sonno e tanto il luogo era oscuro. Supponete ora che nel cuor della notte qualcuno entri nella caverna con in mano una fiaccola: il pellegrino si sveglia d’improvviso e scopre in ogni crepaccio e sul suolo vicino a lui schifosi rettili e grovigli di bisce. Che orrore! Che tremito per ogni vena!

PAROLA DI DIO Vangelo

GESÙ

O2,2[1940]

2 Come la luce della fiaccola nella caverna, così viene talvolta la Grazia nella coscienza del peccatore che ha smarrito la via dritta della salvezza e si è addormentato in mezzo alle sue ree abitudini. Allora dai suoi occhi cade un velo: le sue iniquità, le sue azioni vergognose, i suoi peccati, gli appaiono come li vede il Signore. Questa luce può venire da una predica udita, dal rimorso della coscienza, da una buona lettura o dalla parola di un amico, di un parente.
b) Gesù viene ancora a noi talvolta sventando le lusinghe del mondo. Certi tradimenti, certe slealtà fattici da persone in cui ponevamo la nostra fiducia e per le quali forse avevamo sacrificato persino la legge di Dio, certe disgrazie e dissesti finanziari sono spesso rudi colpi della Grazia che vuol farci sperimentare la nullità e l’insufficienza dei beni terreni e la serena gioia delle anime immortali.

GRAZIA

PECCATO peccatore

GESÙ

Il titoletto è sottolineato nel testo originale.

Il riferimento è al noto episodio biblico di Giuseppe venduto dai fratelli, raccontato in Gen 37,19-36.

O2,3[1940]

3 2) San Giovanni Bosco se ne andava una sera sull’imbrunire per un bosco sui colli di Asti, quando un uomo, sbucato d’un tratto davanti a lui, gli intimò: “O la borsa, o la vita”. “La borsa non l’ho e la vita sta in mano a Dio” rispose il Santo; ma già dalla voce aveva riconosciuto che l’aggressore era un uomo che egli aveva istruito e beneficato nelle prigioni di Torino. Gli disse allora: “Antonio, ti riconosco. Sono queste le tue promesse?”. “Padre - balbettò l’altro - vi lascio andare in pace”. “Come posso andare in pace mentre ti vedo sull’orlo dell’inferno? È di te che ho paura”. Al brigante cominciò a tremare il cuore e disse: “Padre, ti prometto che presto cambierò vita, che presto andrò a confessarmi”. Ma Don Bosco: “No, presto: io voglio subito, adesso qui”. Sedutosi su una pietra abbracciò il penitente e ne ascoltò la confessione. Poi si fece da lui accompagnare fino a casa, dove gli diede una medaglia della Madonna ed un po’ di denaro.
Se quel brigante non avesse corrisposto immediatamente alla Grazia, forse non si sarebbe convertito più. È necessario rispondere subito alla voce del Signore. Molti invece assomigliano alla statua del “Pensieroso” scolpita da Michelangelo in Firenze. (È la statua di Giuliano De Medici, duca d’Urbino, nella Cappella Medicea). Davanti ad essa si fermò, attorniato da un gruppo di giovani, San Filippo Neri e con la sua consueta arguzia disse: “Questa statua pensa e ripensa, ma non si decide mai, proprio come quelli che vorrebbero provvedere all’anima, lasciare il peccato, ma non si decidono mai e dicono: “A domani, a domani”. Gesù, entrando nella città di Gerico, vide un pubblicano appollaiato sopra un albero. Si fermò e disse: “Zaccheo, vieni giù subito, perché oggi io voglio albergare nella tua casa”. Confuso, commosso, il pubblicano scivolò lungo il tronco e corse ad aprire la porta di casa sua al Redentore. Da quel momento fu salvo per l’eternità. Fratelli, Gesù si ferma anche davanti a noi e ci invita a Lui: abban-doniamo all’istante la pericolosa dimora del peccato ed apriamo l’anima alla Grazia che salva. N.B. Morti : Giuseppe ebreo, preso e gettato nel pozzo per intercessione di Ruben invece che ucciso (colorire il fatto). Viene rovesciata sopra una pietra e lì i fratelli mangiano pacifici, non ascoltando le grida angosciose del fratello implorante soccorso. Scena terribile! E forse non facciamo così anche noi? Sotto queste pietre chi sta sepolto? Sono i nostri padri, madri, fratelli ecc. che imploranti soffrono. Possiamo aiutarli con i suffragi; dobbiamo farlo per un dovere di carità e di riconoscenza; ne abbiamo interesse perché poi loro pregano per noi.

ESEMPI vita dei santi

PAROLA DI DIO Vangelo

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