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39 Meditazioni sull’amicizia con Gesù

O39[1950]

Sono tre meditazioni sull’amicizia con Gesù, dettate forse ai seminaristi di Vicenza nel 1950. Ogni meditazione è seguita dalla rispettiva sintesi. Si conserva il testo originale: sono le pagine 33-48 di un quaderno a quadretti (Q11), scritte con inchiostro, con cancellature e sottolineature.

Amare Gesù - non offenderlo

(prima meditazione)

O39,1[1950]

1 Il grande apostolo della devozione al Sacro Cuore, il famoso P. Matteo, si trovava a Lourdes a predicare. Una sera si avvicina a lui un contadino, il quale gli dice: “Padre, come ha predicato bene! Che belle cose ha detto di Gesù! Sono venti anni che io faccio la Comunione tutti i giorni e che ogni giorno faccio un’ora di adorazione perché Gesù faccia conoscere al mondo queste belle cose”.
Per più ore quel contadino parlò con grande entusiasmo di Gesù . Il P. Matteo lo ascoltava commosso, ma essendo ormai la mezzanotte lo interruppe e gli disse: “Prima di separarci, volete accettarmi come amico?”. L’altro, con tono franco, rispose: “Ebbene, sì... non ho difficoltà a diventare vostro amico”.

GESÙ

O39,2[1950]

2 Ed il Padre: “Grazie. Ma la nostra amicizia avrà bisogno d’un legame, tanto più che voi restate qui ed io continuerò la mia vita di ebreo errante. Questo legame non può essere che la corrispondenza... Ascoltatemi; promettetemi di scrivermi non proprio delle lettere, ma su grandi fogli di carta, scrivetemi ogni sera tutto quello che pensate di Gesù .
Io vi lascerò i fogli e le buste . Ogni quindici giorni voi mi spedirete queste conversazioni. Ecco quello che io vi chiedo. Me lo promettete?”. Il contadino diede in un scoppio di risa e disse: “Impossibile, Padre, perché io non so leggere né scrivere”. Il Padre credette dapprima che il buon uomo scherzasse e replicò: “Se non sapete leggere, chi vi ha insegnato tutto quello di cui voi mi avete parlato?”. Allora, assumendo un’aria seria e rispettosa, il buon contadino disse: “Senta, Padre: lei celebra la Messa tutte le mattine; lei ed io abbiamo dunque lo stesso Maestro. Se io so ed ella non sa, la colpa non è del Maestro, ma è sua, Padre”.

GESÙ

O39,3[1950]

3 Padre Matteo era sbalordito dalla risposta meravigliosa ed il contadino, nella sua semplicità, credette che non avesse compreso bene. Aggiunse allora un paragone d’una chiarezza e d’una precisione notevoli: “Ecco, Padre, immaginiamo che questa tavola sia l’Altare: lei è là, da quel lato, e stringe l’Ostia santa tra le mani; io sono qui, dall’altro lato, alla stessa distanza. Tra noi due, a un breve passo, v’è il Sole, Gesù... Io lo vedo e lei non lo vede. La colpa non è certo del sole, ma dei suoi occhi”.
Primo nostro dovere è quello di vedere Gesù. Noi, per vocazione divina, siamo chiamati da Dio a farlo conoscere ed amare dal mondo. Ma come possiamo parlare di ciò che non conosciamo? Come possiamo descrivere ciò che mai abbiamo visto? Il nostro dire sarà una cosa morta, anche se le nostre parole saranno piene di scienza e la forma simile a quella dei più grandi oratori.

GESÙ

La frase esatta di Gal 2,20 è la seguente: “Vivo autem iam non ego, vivit vero in me Christus”.

O39,4[1950]

4 Ci vuole un cuore che ami Gesù; ci vuole quasi una continua visione beatifica, in modo che, pur essendo di questo mondo, il nostro vivere sia quasi dell’altro, cioè del Cielo.
Ora gli anni della preparazione al sacerdozio devono essere gli anni della unione con Gesù e del distacco da tutto ciò che è materia, gli anni della nostra trasformazione nell’uomo soprannaturalizzato. Uscendo nel mondo per predicare Gesù dobbiamo poter dire con San Paolo: “Vivo ego, iam non ego; vivit vero in me Cristus”.

GESÙ

O39,5[1950]

5 Un giorno Gesù è passato vicino a Pietro e lo invitò a lasciare le reti.
È passato anche vicino a noi: ci ha scelti tra centinaia e migliaia di giovani, ha rivolto anche a noi la dolce parola: “Vieni con me , tu sarai il mio amico; ti manderò per valli e dirupi in cerca della pecorella smarrita; vivrai nella mia intimità; avrai parte con me della mia corona”. Noi con entusiasmo abbiamo seguito la sua voce e siamo venuti a seguire Lui, l’amico. Ma non basta essere venuti qui in seminario per mangiare un pezzo di pane, per tirare avanti di anno in anno fino al Sacerdozio, mettendo sullo stesso binario studio, mangiare, ricreazione ed amore di Cristo.

GESÙ

La frase esatta di Gal 2,20 è la seguente: “Vivo autem iam non ego, vivit vero in me Christus”.

O39,6[1950]

6 Siamo venuti dall’amico Gesù per divenire i suoi amici.
Ed allora domandiamoci, come il giovane del Vangelo: “Che cosa devo fare?”. I) L’amico non offende. Una sera un bambino di circa dieci anni si trovava a casa con la mamma. Tra il bambino e la mamma s’era intavolata una intima conversazione. La mamma rispondeva con gioia a tutte le ingenue domande del figlio. Ad un dato momento la mamma, guardando i bei occhi lucenti del piccolo, gli disse: “Mario, dimmi: ami la mamma tua?”. Ed il fanciullo: “Sì, mamma, tanto e tanto”. E la mamma: “Senti, e quale prova mi dai del tuo amore?”. Il figlio restò un po’ perplesso e poi, come uno che ha fatto una grande scoperta, disse: “Mamma, non ti strozzerò mai!”. Quella povera donna si sentì quasi un colpo al cuore, e con meraviglia fece notare al figlio la gravità della risposta, e allora il piccolo quasi per correggersi: “Mamma, ti voglio tanto bene che non ti schiaffeggerò mai”. Ora ecco il nostro contegno con Gesù: “Signore, ti amo tanto, e così tanto, che non ti strozzerò e non ti schiaffeggerò mai... cioè che non ti offenderò mai col peccato”. È troppo poco. Un amico non pensa neppure a strozzare o schiaffeggiare l’amico. Anzi cerca di togliere anche quello che umanamente potrebbe dispiacere all’amico.

GESÙ

amico

ESEMPI GESÙ

amico

A questo punto don Ottorino inserisce uno schema molto sintetico della prima meditazione, con qualche aggiunta.

O39,7[1950]

7 Primo schema.
Padre Matteo: “La colpa è sua, Padre”. Primo nostro dovere: vedere Gesù per poter farlo conoscere e amare. Missione nostra: prepararci per parlare di Lui; non si può parlare di una cosa morta. “Vieni e seguimi”: a Pietro e a noi - “Sarai mio amico”. Dobbiamo divenire (istruiti...) amici di Gesù. L’amico non offende. Il fanciullo e la mamma. E noi? Amore di Gesù per Giuda: “Amico...”. Amore di Gesù per noi. E noi? Filippo in prigione... ed il traditore. Noi di fronte a Gesù. Negli ultimi esercizi: grazie e promesse, esami? confessioni?... Già sentito il fatto del piccolo turco che bacia il crocefisso. San Domenico Savio: “La morte, ma non peccati”. Se tu ami, fai ciò che può piacere all’amico (seconda meditazione)

APOSTOLO missione

Il titoletto è sottolineato nel testo originale.

O39,8[1950]

8 San Tommaso d’Aquino, parlando della divina carità, dice che essa non è solo amore verso Dio, ma una vera e propria amicizia, che esige un mutuo scambio d’amore e una certa mutua comunicazione.
Ora noi sappiamo chiaramente che Dio ci ama, e di un amore di preferenza, e desidera essere da noi ricambiato. Abbiamo visto nella meditazione precedente che, se amiamo, non dobbiamo offendere. Chi ama cerca di far piacere all’amico. Il cuore. Quando, durante la guerra, tante nostre buone mamme avevano i figli in pericolo, non potevano durante la giornata staccare il cuore da loro. Ecco come dovrebbe essere il nostro cuore durante le varie occupazioni del giorno.

DIO amore a Dio

ESEMPI vari

O39,9[1950]

9 Il nostro cuore è come il potente motore di un aereo che può portarci a sublimi altezze, ma può farci precipitare nell’abisso.
Entrando in una oreficeria voi vedete sempre una piccola bilancia coperta di una cappa di vetro. È tanto sensibile che solo un po’ di polvere la potrebbe alterare. Così è del nostro cuore. Se vogliamo essere dei santi sacerdoti, dobbiamo essere inesorabili con noi stessi. Sant’Agostino dice: “Il nostro cuore, o Signore, è fatto per te...”. Attenzione all’attaccamento al proprio corpo (S. Ilarione: “Asino, ti ciberò di paglia e non di orzo”), all’attaccamento alle persone e alle cose: sono tutti e soli mezzi. “Vos de mundo non estis”. Il Cafasso alla porta della chiesa di Castelnuovo d’Asti e Don Bosco.

SACERDOZIO prete

APOSTOLO distacco

ESEMPI apostolo

L’espressione, molto abituale in don Ottorino, significava per lui parlare di tutto quello che si riferisce alla vita consacrata e apostolica.

O39,10[1950]

10 Parole.
San Giacomo paragona la nostra lingua al timone di una nave. Guardate ai prodigi di bene operati con la lingua dai santi. San Francesco Xaverio: come la fiamma che esce da un braciere ardente. Domani dovrete essere i maestri della parola: a) predicazione b) confessionale c) istruzione ai bambini d) al letto dei moribondi. La consacrazione non vi trasforma. Ecco allora il dovere di abituarvi fin d’ora a controllare le vostre parole: devono uscire dal cuore. Carità verso - superiori - compagni Parlare delle cose nostre. Padre Pro parla per ore intere di monete antiche per poter dire alcune parole di Gesù: ecco il nostro sogno.

APOSTOLO missione

CONSACRAZIONE

ESEMPI vita dei santi

O39,11[1950]

11 Azioni.
Un pazzo in manicomio crede di essere Napoleone; alla sera è stanco senza aver concluso nulla. Quante volte noi pure passiamo delle giornate come quel pazzo. Non sto qui a passare in rassegna tutte le azioni della giornata, e neppure insisto sulla necessità di osservare sempre il regolamento anche nei piccoli particolari... Una cosa inconcepibile è che non ci sia lealtà. Perché sei venuto? per avere un posto? Come si può spiegare... San Paolo: “Qui iudicat me Cristus est”. Conclusione. Difficile è la salita. Guardare in alto, verso la Mamma. “Signore, manda ferro”. La nostra santità.

CONSACRAZIONE santità

A questo punto don Ottorino inserisce lo schema riassuntivo della seconda meditazione.

O39,12[1950]

12 Secondo schema.
S. Tommaso: amicizia = riamarsi = mutua comunicazione. Dio ci ama - vuole amore. I - non offendere II - far piacere all’amato. 1) Cuore: a) Durante la guerra... le mamme. b) Aereo... motore sale o precipita. c) Orefice... cappa di vetro. È di Dio. S. Agostino: “Inquietum est...”. Attenzione: a) se stessi b) creature c) cose “Vos de mundo non estis”. 2) Parole. S. Giacomo: lingua = timone I santi – San Francesco Saverio: bene Noi, maestri della parola: a) prediche b) confessioni c) istruzione d) moribondi... La consacrazione non trasforma: superiori, compagni. Cose nostre - P. Pro: monete... 3) Azioni. Pazzo in manicomio... nostra giornata... azioni... lealtà. Conclusione Difficile la salita. Maria. “Signore, manda ferro”.

CONSACRAZIONE

Don Ottorino riassume con poche parole un fatto accadutogli nel suo primo anno di ministero nella parrocchia di Araceli.

O39,13[1950]

13 Diventare simile all’amico
(terza meditazione) Non so se vi sia mai capitato di fare qualche lungo viaggio in treno di venti o trenta ore. Ogni tanto il treno si ferma, e allora sono pronti i venditori di aranciate, panini... Tutti, stanchi e assettati, dai finestrini chiedono... Ma ecco che il treno riparte, e si rimane con la mano stesa: una delusione! Nostra sensazione. Si esce dal Seminario (è un fratello che parla) pieni di entusiasmo, e si vorrebbe tutti portare a Cristo, ma talvolta purtroppo si cerca... e si ha una triste delusione (il cappellano che torna e piange: “È morto senza sacramenti... sono arrivato tardi”). Ricordo un fatto accadutomi ad Araceli. C’era un uomo di circa 80 anni, che da 63 non si confessava. Avevo tentato di tutto, anche entrare di notte nella sua casa... La piccola bambina che offre la sua sofferenza... la confessione. Quando gli porto la comunione: “Signore, perché non ti ho conosciuto prima?”.

AUTOBIOGRAFIA Araceli

ESEMPI prete

Le parole “sacrificio... grazia” sono scritte con iniziale maiuscola e sottolineate nel testo originale.

L’espressione è sottolineata e scritta con carattere più grande del normale nel testo originale.

O39,14[1950]

14 Ecco il segreto che salva: il Sacrificio - la Grazia.
Gesù: non sul Tabor o nell’ingresso trionfale, ma nel Getsemani e nel Calvario. L’Apostolo è un crocefisso. Tutti i santi sono cresciuti tra le croci, il cilicio, le penitenze e martirio lungo (tutta la vita). Vita di Seminario: deve essere di apostolato = di sacrificio - dovete salvare. Ci sono peccatori che vi aspettano. Quali sacrifici? Per ora quelli ordinari: costano di più, sono il cilicio su misura, malattie, cibo, dovere, compagni, incomprensioni. Uccidere l’io. Conclusione. Amici: - Non offendere - Far piacere (cuore, parole, azioni) - Rendersi simili (sacrificio) Programma: amico. Santa Teresina: “Amare, essere amati, far amare”.

APOSTOLO salvezza delle anime

CROCE

O39,15[1950]

15 Terzo schema.
Viaggio in treno: aranciata... delusione. Così noi uscendo dal Seminario: anime. Il cappellano che piange. Araceli: il vecchio... la bambina. Ecco chi salva: grazia e sacrificio. Gesù - Tabor, entrata trionfale - Getsemani, Calvario Apostolo = crocefisso I santi (penitenze e cilici): martirio lungo e penoso. Seminario = apostolato del sacrificio, per le anime che aspettano. Quali? I sacrifici ordinari: - cibo - dovere - compagni - ecc... A morte l’Io. Conclusione. Amici: 1) non offendere 2) far piacere 3) soffrire Santa Teresa: “Amare, essere amati, far amare; tutto il resto non vale”.

APOSTOLO salvezza delle anime