MI345,1 [13-04-1971]
1 MISSIONE E NON MESTIERE1. Maria ha subito compreso che Gesù aveva una missione da compiere e si è messa generosamente a disposizione. Accetta le gioie della maternità, di Nazaret, di Cana, e i dolori della fuga, della perdita, del Calvario.2. Le nostre buone mamme hanno compreso che noi abbiamo una missione da compiere e si sono messe a disposizione.Mamma Margherita: «Se per disgrazia divenissi ricco…».Mia mamma: lasciando prima del sacerdozio, pensiona alla casetta, eccetera.Le vostre mamme: la mamma di don Lino, a piedi.3. Noi abbiamo compreso che abbiamo una missione da compiere?Missione = mandato da Dio (missus).Per essere mandato devo essere:a) in Dio (missus a Deo).b) a disposizione di Dio (missus).Il servo Eliseo profeta si è presentato a Naaman siro a richiedere le vesti in nome del suo padrone: ebbe la lebbra.È pericoloso agire in nome di Dio senza essere mandati da Dio.La volontà di Dio non si può supporre: deve essere espressa.È facile fare ciò che piace.MARIA
FAMIGLIA mamma
Daniele Galvan, che aveva frequentato il corso teologico nel seminario diocesano, avendo optato per il diaconato permanente non poté essere consacrato con i compagni dello stesso anno, ma dovette attendere l’età prevista dalle norme per i diaconi permanenti, per cui venne consacrato il 18 luglio 1971 dal vescovo mons. Zinato nella chiesa parrocchiale di Sant’Ulderico di Tretto (VI).
Il monte Summano (m. 1299) appartiene alle prealpi venete: si erge direttamente sulla pianura ed è rinomato perché ricco di una grande varietà di piante e fiori. Dal Villaggio San Gaetano di Bosco di Tretto (VI) si può raggiungere facilmente la cima con circa un’ora e mezzo di cammino.
L’episodio dell’annunciazione a Maria è narrato in Lc 1,26-38.
Don Ottorino elenca in rapida sintesi molti episodi evangelici: - la vita a Nazaret: Lc 2,39-40 e 2,51-52 - Gesù tra i dottori: Lc 2,41-50 - la fuga in Egitto: Mt 2,13-15 - il miracolo di Cana: Gv 2,1-11 - ai piedi della croce: Gv 19,25-27.
MI345,2 [13-04-1971]
2 Ogni volta che i nostri esperti come don Girolamo o il diacono Daniele - tra le altre cose, voi sapete che in luglio ci sarà l'ordinazione diaconale di Daniele insieme con i suoi compagni, cioè con i suoi amici, perché non sono dello stesso anno di scuola per il fatto che quelli del quarto corso teologico sono più giovani di lui di un anno - salgono sul Summano, scoprono sempre qualcosa di nuovo. Io li sento dire: «Hai visto? Ho trovato alcuni fiori mai visti prima». Ci sono tanti fiori, bellissimi, in quella zona; credo che non bastino due o tre volte per vederne tutte le specie.Io penso che ogni qualvolta ci avviciniamo al monte Calvario o al Vangelo, a tutto il Vangelo, con cuore veramente puro, vorrei dire primaverile, possiamo sempre scoprire qualche cosa di nuovo. Penso che a ogni Pasqua, mentre gioiamo per la risurrezione del Cristo, dovremmo gioire anche perché durante il periodo della passione del Signore, nella nostra meditazione attenta e intima della passione, dovremmo aver scoperto qualcosa di nuovo, nuovo per noi, che va bene per noi.Se mi domandate che cosa mi ha impressionato durante questo periodo della passione vi rispondo: in modo particolare la Madonna, la Madonna che ha partecipato alla passione del Cristo e che ha accettato fino all'ultima conseguenza la missione di suo figlio. Quando la nostra buona mamma, la Madonna, disse di sì all'angelo forse il suo sì non prevedeva tutto. Forse i teologi potranno dire fino a che punto poteva prevedere, ma non penso che prevedesse tutti i particolari della passione del Signore. Lei disse un sì generoso, che significava: «Accetto di essere la mamma del messia, di accompagnarlo nella sua vita, di fare tutto quello che vorrà il Signore, che Dio vorrà per mio figlio», cioè tutto quanto era compreso tra la sua prima missione, che è stata quella di portarselo in seno per nove mesi, e l'ultima, quella di prendere tra le braccia il figlio suo sul monte Calvario e, poi, anche la Chiesa, che avrebbe continuato a sostenere tra le braccia, come fa anche adesso, lei, che ne è la regina, la «Mater Ecclesiae». In altre parole ha accettato la gioia di stringersi tra le braccia il bambino Gesù, di sentirsi a Nazaret chiamare mamma dal figlio suo, dal suo Dio, di essere la mediatrice del primo miracolo a Cana, ma ha anche accettato, conservandone in cuor suo il mistero come abbiamo ascoltato dal Vangelo dopo che a Gerusalemme ha ritrovato il suo bambino, il dispiacere della fuga in Egitto, della perdita del figlio e la dolorosa strada del Calvario.GESÙ
Via Crucis
GESÙ
mistero pasquale
PREGHIERA meditazione, contemplazione
MARIA la nostra buona mamma
MARIA addolorata
MARIA madre della Chiesa
MARIA maternità
divina
MARIA mediatrice
MARIA corredentrice
Il riferimento è forse a don Giuseppe Rodighiero, che all’epoca già lavorava nella parrocchia di Laghetto, ma che a volte partecipava alle meditazioni di don Ottorino.
Cfr. Lc 2,49.
MI345,3 [13-04-1971]
3 La Madonna non ha avuto una missione sua propria, o meglio ha avuto una sua missione, ma legata a quella del figlio, vorrei dire - non so se don Giuseppe è d'accordo - condizionata da quella del figlio: una missione vera e propria la sua, voluta da Dio fin dall'eternità, ma legata alla missione del figlio. Infatti a dodici anni Gesù disse chiaramente alla Madonna: «Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Per questo lei e Giuseppe dovevano seguire la missione di Gesù.Come vi ho detto, mi ha fatto molta impressione vedere che la Madonna si è messa a servizio, a completo servizio della missione del Figlio.«Che cosa vuole il Padre dal Figlio?».«Che vada là».«Bene, io ti seguo. E poi che cosa vuole?».«Questo!».«E allora io ti seguo. Vuole il Calvario? E va bene, ti seguo. Vuole che anch'io sia accanto nella passione? Sì, ti seguo». La Madonna si è messa a completa disposizione del figlio; non ha fondato, a un dato momento, una famiglia religiosa femminile, né ha lasciato che il figlio se ne andasse da una parte per restarsene lei dall'altra... No, no! Il Signore l'ha chiamata proprio a servizio della missione del figlio.MARIA obbedienza di ...
MARIA corredentrice
Don Ottorino usa una colorita espressione dialettale dicendo: “Me piasaria tenere el canolin”. Il “canolin” è una piccola cànola o spina, che serve ad attingere dal tino o dalla botte. “Tenere il canolin”, detto in particolare dalle mamme di famiglia, significa controllare l’uso e la distribuzione del vino e, quindi, in senso derivato, tenere in mano e guidare la famiglia.
Mamma Clorinda e papà Giuseppe accompagnarono don Ottorino nella casetta di stradella Mora e vissero con lui servendo i ragazzi orfani che andava raccogliendo.
Don Zeno Daniele era entrato in Congregazione come vocazione adulta, dopo la morte della mamma, alla quale ora don Ottorino si riferisce.
L’episodio della monaca di Monza è magistralmente narrato dal Manzoni nel capitolo IX de I promessi sposi.
MI345,4 [13-04-1971]
4 Se noi, consideriamo un pochino - e il passo in avanti l'ho fatto - le nostre buone mamme incominciando, per esempio, da mamma Margherita, la mamma di San Giovanni Bosco, vediamo che esse si sono messe a servizio della missione dei loro figli. Praticamente, non appena Giovannino espresse il desiderio di farsi sacerdote, e lo sceglie leggendo la vita di San Giovanni Bosco, sua mamma si mise subito a disposizione della missione del figlio, perché aveva capito che egli era un chiamato, un chiamato da Dio. E allora è stata pronta per fare tutto quello che le era possibile, benché si trovasse nelle difficoltà della famiglia, del fratello, e si è donata completamente per aiutare il figlio. Basterebbe leggere la vita di San Giovanni Bosco per scoprire come l’ha aiutato in tutti i modi e in tutte le forme.Quando Giovanni Bosco frequentava il primo anno del corso liceale confidò alla mamma: «Avrei intenzione di farmi religioso», e rimase parecchio tempo in lotta con se stesso per decidere se farsi religioso, e allora la mamma un bel giorno lo avvicinò e gli disse: «Figlio mio, scegli quello che il Signore vuole, mettiti dinanzi a lui, segui la sua volontà, perché è lui, è lui che ti chiama. Però ricordati, eh, ricordati: se dovessi scegliere di diventare sacerdote diocesano anziché religioso e, per disgrazia, tu divenissi ricco, sappi che io non verrò mai in casa tua». Dunque mamma Margherita non ha chiesto al figlio: «Fammi il piacere: fatti prete diocesano perché allora io verrei a farti da perpetua, mi piacerebbe vivere con te». No, no, no, ma gli ha detto: «Tu non devi pensare a me, alle necessità della tua mamma: devi ricercare solo la volontà di Dio. Ti raccomando, però: se tu dovessi scegliere... anzi, se tu sentissi che Dio ti chiama ad essere diocesano, guai a te se ti farai ricco! In ogni caso, ricordati che lo spirito religioso dovrai averlo, altrimenti io non metterò piede in casa tua. Perché? Perché non vedrei più un figlio che segue la sua missione, ma un figlio che va fuori strada».Se io considero, per esempio, la mamma mia, l'unica cosa di cui ella sentì un giorno il bisogno di sapere da me fu: «Sei sicuro che è volontà di Dio incominciare ad Araceli? Sei proprio sicuro?». E io le risposi: «Mamma, mi sono consigliato con il padre spirituale. Inoltre mi è capitato questo e questo...». Lei allora disse: «E allora sappi che io e tuo papà siamo a tua disposizione». E quando dissi a loro due: «Avrei pensato di costruire una casetta», presero le loro cose, il maialino che avevano, le poche galline, i pochi stracci che possedevano e traslocarono tutto... Non si misero a fare una tavola rotonda e a dirmi: «Bada, bisogna che tu faccia così... sarebbe meglio costruire una casa a Crotone, sarebbe meglio fare...». No, no! Mi dissero: «Ricordati che siamo qua a tua disposizione». E, più avanti, quando una sera le dissi: «Mamma, è arrivato un altro ragazzo: che cosa gli daremo da mangiare?», mi rispose: «Eh, per carità! La provvidenza ci aiuterà». La mamma si era messa subito a disposizione della missione che il Signore aveva affidato al figlio.Se voi prendete in considerazione anche le vostre mamme, perché non voglio adesso fare il panegirico della mia quando penso che ognuno di voi potrebbe farlo della propria, vi accorgerete che esse hanno sempre sognato di avere un figlio donato al Signore, che lo hanno desiderato ardentemente, però volevano una cosa: la volontà di Dio.Don Zeno se lo ricorda benissimo. Egli ha ripetuto tante volte che il sogno della mamma era quello di avere un figlio sacerdote. Penso però che lei non abbia mai preso in mano un bastone e imposto: «O ti fai prete o ti bastono», come aveva fatto il padre della monaca di Monza. Non credo si sia ripetuto per nessuno di voi la storia di quella monaca, salvo per... don Giuseppe. Non è vero, don Giuseppe? Nessuno di voi, io penso, è stato costretto a farsi prete o frate.ESEMPI mamma
VOLONTÀ
di DIO
AUTOBIOGRAFIA famiglia
Il riferimento è a don Lino Dal Moro, all’epoca missionario in Brasile, e a una sua crisi vocazionale durante il periodo formativo. Don Ottorino pone come esempio il pellegrinaggio della mamma a piedi dal suo paese di Belvedere di Tezze (VI) al santuario di Monte Berico, la cui distanza supera i venti chilometri, per chiedere alla Madonna la forza perché il figlio fosse fedele alla volontà di Dio.
Nell’esempio don Ottorino nomina dapprima Valerio Geremia, che all’epoca era ancora novizio, e Mario Corato, che frequentava il corso teologico.
MI345,5 [13-04-1971]
5 Le nostre mamme hanno certamente visto con gioia il segno della vocazione, l'hanno sostenuto con la preghiera e il sacrificio, hanno cercato di togliere qualsiasi illusione, hanno ripetuto tante volte, ed io le ho sentite: «Pensaci, sai, pensaci bene! È meglio che tu torni a casa... È preferibile un buon cristiano che un cattivo prete». Quante volte le nostre buone mamme hanno detto questo! Il loro desiderio è quello della missione del figlio. E quando c'è stato un momento di difficoltà per qualcuno, si è visto la mamma pronta a pregare e a soffrire.Ne è un esempio tipico la mamma di don Lino Dal Moro. Non appena, infatti, si è manifestata in seconda media una piccola crisi, essa è partita da Belvedere e a piedi ha raggiunto Monte Berico per pregare la Madonna che aiutasse il figlio a seguire la propria vocazione: non farsi prete se era senza vocazione, e non tornare a casa se aveva la vocazione; lei chiedeva che fosse fatta la volontà del Signore.Se analizzate bene, se osservate bene le nostre buone mamme, vedrete che esse si sono messe immediatamente a servizio della missione che il Signore ci ha affidato, cioè si sono subito date attorno per aiutarci: «Di che cosa c'è bisogno?». E allora la sorella confeziona la maglietta per Valerio; l'altra prepara i pannolini per Mario, poverino, cioè quello che è necessario. «Ti occorre questo? Stai bene? Devi, infatti, star bene, perché da prete hai bisogno di questo e un domani dovrai predicare il Vangelo... Ti raccomando...». Le mamme riservano a noi le maggiori attenzioni, perché si possa seguire la vocazione del Signore.Anche la Madonna ha accettato la missione di Gesù. Allo stesso modo le nostre mamme, appena conosciuta la nostra missione, ci hanno dato una mano e continuano a darcela in tutti i modi e in tutte le forme. Credo che a questo proposito non valga la pena di dilungarci nei particolari.PREGHIERA
FAMIGLIA mamma
PENITENZA sacrificio
VOLONTÀ
di DIO
MARIA obbedienza di ...
Cfr. Mt 28,19-10; Mc 16,15-16 e Lc 24,44-47.
Spesso don Ottorino ricorda l’espressione del suo padre spirituale, mons. Luigi Volpato: “Il sacerdote è il più sublime delle missioni, ma il peggiore dei mestieri”.
Cfr. Lc 2,9.
Cfr. Es 34,29-35.
Don Ottorino intende il sacerdote e il diacono come il rappresentante di Dio, l’uomo di Dio, che porta un messaggio divino e lo rende manifesto anche con il suo comportamento esteriore, senza paura e senza mimetizzazioni.
MI345,6 [13-04-1971]
6 E noi, che siamo i soggetti della missione, che siamo i chiamati, abbiamo coscienza della nostra missione? Siamo coscienti che la nostra è una missione? La parola “missione” è difficile. Deriva dall’espressione latina: «Missus a Deo», in latino «missus» significa «mandato, inviato». Inviato, dunque, e da chi? Da Dio. A chi? Ai fratelli. Perché? Per far conoscere il Cristo, come si è letto nel Vangelo di stamattina, per farlo amare e per perdonare i peccati. Dunque la nostra missione è quella di essere inviati da Dio ai fratelli per far conoscere Gesù e per portare il perdono. È giusto? Portar loro la salvezza: «Battezzate... perdonate...».Bisogna che noi abbiamo coscienza di questa missione. Sarebbe un disastro, proprio un disastro, ferroviario o aereo addirittura, se a un dato momento trasformassimo la nostra missione in una professione, che negli anni passati si chiamava «mestiere», cioè in cosa umana, studiata e collocata sul piano umano.Quando l'angelo apparve ai pastori, s'impaurirono fortemente perché videro un angelo, un angelo che scendeva dal cielo ; e quando Mosè discese dal monte, gli ebrei videro un uomo pieno di luce. Così deve essere la nostra discesa in mezzo agli uomini: una discesa, vorrei dire, proprio celeste. Noi dobbiamo essere gli angeli di Dio; l'angelo è l'ambasciatore di Dio, il suo inviato. Perciò la nostra presenza un domani nell'America Latina e in qualsiasi diocesi dove il Signore ci chiamerà deve essere sacerdotale. È inutile che ci presentiamo piano piano, in modo che siano gli altri a scoprire che siamo religiosi... piano piano per non creare dei traumi. Siamo mandati da Dio e dobbiamo presentarci agli uomini, con tutta la carità possibile e immaginabile, come gli inviati di Dio, dobbiamo essere gli uomini di Dio.APOSTOLO missione
APOSTOLO salvezza delle anime
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
APOSTOLO chi è
l’
apostolo
APOSTOLO ambasciatore di Dio
APOSTOLO uomo di Dio
Don Ottorino esprime il timore che la missione apostolica venga ridotta a un gratificante “stare insieme” solo sul piano umano, a un “farsi come loro” livellandosi al mondo e perdendo l’originalità del messaggio di Cristo.
MI345,7 [13-04-1971]
7 Siamo, per esempio, in treno: «Sì, sono prete!». E va bene! Eccolo qui! Sarò gentile: se ho una sigaretta la offro, se ho del salame ne do una fetta, se ho una bottiglia di vino ne porgo un bicchiere, però manifestando che io ho Cristo e sono mandato per annunciare il Cristo. Dobbiamo rassegnarci che si crei un po' di screzio, uno scontro, qualcosa insomma con il nostro annuncio, perché l'uomo materiale non vuol saperne delle cose spirituali. Ma noi, per rispettare l’uomo materiale, non dobbiamo tenere nascosto il messaggio.Supponiamo che i carabinieri vengano mandati ad arrestare un individuo per portarlo in prigione. Arrivano all'abitazione, bussano, poi tornano in caserma dal maresciallo. «Lo avete preso?». «No! Stava dormendo, poveretto! L'abbiamo lasciato dormire». Eh no! Quei carabinieri vengono mandati in galera: «Voi dovevate acciuffarlo e portarlo qui. Meglio se era addormentato!», direbbe il maresciallo. Ed io, che sono l'inviato di Dio, non posso scusarmi, dicendo: «Sono sceso tra gli uomini, ma stavano mangiando! Perché disturbarli, poveretti?». Ma tu, insomma, sei stato mandato per quel motivo. Come l'angelo è sceso di notte tra i pastori che dormivano per svegliarli, così noi siamo chiamati ad andare in mezzo agli uomini e a parlare loro chiaramente.Ci vorrà del criterio, tutto quel che volete, però penso che sia un pericolo enorme, specialmente in questo momento, aver quasi paura di parlare di Dio, paura di presentarsi come inviati dal Signore. E allora, l'enorme peccato che noi possiamo commettere è quello di presentare un Dio sociologico, un Dio amore e carità, ma soltanto sul piano umano, sul piano materiale, per uno stare insieme: «Cristo è in mezzo a noi, quando stiamo insieme, quando lavoriamo insieme», e non presentiamo quel Dio che è presente dentro di noi, che è in cielo, in terra e in ogni luogo e desidera entrare nelle anime per santificarle e trasformarle.ESEMPI apostolo
APOSTOLO missione
APOSTOLO attivismo
GESÙ
centro
DIO passaggio di...
DIO scoperta di...
GRAZIA
Sono le parole latine della consacrazione nella Santa Messa: “Questo è il mio corpo”, pronunciate da Gesù nell’ultima cena: Mt 26,26; Mc 14,22 e Lc 22,19.
Don Ottorino si rivolge a Zeno Daniele perché era suo stretto collaboratore nella parte amministrativa della Congregazione.
MI345,8 [13-04-1971]
8 Se noi vogliamo avere coscienza di questa missione, bisogna che a un dato momento ci fermiamo a meditare su di essa. E allora mi pare che - non so se voi e specialmente i più anziani di voi, che avete fatto tanti trattati, potete esprimervi meglio di me - sia impossibile essere coscienti della propria missione se non ci si ferma ogni giorno, e più volte al giorno, o nella propria stanza o lungo la strada o davanti al tabernacolo, ad esaminarsi e a chiedersi: «Chi sono io? Un cristiano! E che cosa vuol dire essere cristiano? Essere battezzato, cresimato, soldato di Cristo! Ma sono anche un sacerdote. Che cosa significa sacerdote? Che io posso dire: «Hoc est enim...» e compiere un miracolo». Se io avessi il potere di far diventare oro ciò che prendo e tocco con la mia mano, e questo potere lo avessi in forma stabile, qualche volta guarderei la mia mano ed esclamerei: quale potere immenso ha questa mia mano! Io ho il potere di dire al pane che prendo in mano: «Questo è il mio corpo», e il pane diviene Cristo. Scusate, come può un prete non guardarsi le mani qualche volta durante il giorno, sentire la propria voce e non tremare? Come può non dire: «Io... con queste mie mani, con questa mia voce ho questo potere!»? Come può non sentirsi tremare quando pensa: «Posso dire a un povero disgraziato che è pieno di peccati mortali: "Io ti assolvo", e quello è assolto, e quello è perdonato»?Se un signore venisse nel nostro Istituto e dicesse: «Io vi assolvo da tutti i debiti che avete» e avesse il potere di farlo, pensate che bella assoluzione! Che sogno, don Zeno! Che festa si farebbe! Dicesse: «Venite qui: consegnatemi tutte le vostre cambiali. Bene! Pago io, io vi assolvo, ego vos absolvo». Pensate quante volte avvengono cose ben più grandi di queste! Un povero uomo chiama in disparte don Guido e gli chiede: «Mi puoi confessare?», ed entra in una stanza e gli apre il suo cuore. Ci rendiamo conto di che cosa è avvenuto in quei cinque o sei minuti? Non vedete che i primi, forse, a non credere a queste meraviglie siamo noi, i primi a collocare su un piano umano queste cose grandiose siamo proprio noi? E poi l'altra missione che, per conto mio, è quasi più grande di questa: quella di evangelizzare, di parlare di Cristo, di annunciare al fratello la sua dignità.APOSTOLO missione
CONVERSIONE esame di coscienza
SACERDOZIO prete
ESEMPI sacerdozio
EUCARISTIA S.Messa
ESEMPI confessione
Il riferimento è a Giovanni Battista Battilana, che all’epoca stava facendo l’anno di noviziato.
L’espressione latina è presa da Efes 5,32 dove è riferita al matrimonio cristiano, “grande sacramento” dell’amore di Cristo e della Chiesa. Don Ottorino la applica alla missione dell’apostolo della quale sente tutto il valore sacramentale, anche se manifesta una certa cautela ad usare questo termine.
MI345,9 [13-04-1971]
9 Amici miei, se don Aldo avesse giocato al totocalcio e avesse vinto trecento milioni, e Battista fosse incaricato di annunciargli la vincita, secondo voi, Battista lascerebbe passare una, due o tre ore prima di comunicarglielo? Potrebbe scusarsi dicendo: «Beh, vedrò di andare domani... Oggi non ne ho avuto il tempo, non mi è stato possibile. Sì, vedrò, vedrò se... Sono corso da don Aldo, ma stava mangiando... si trovava con alcune persone... Perché andare ad annunciarglielo adesso, a fargli perder tempo...»? È concepibile questo comportamento? Mi pare che sia una notizia ben più grande dire ad uno: «Sei fratello di Cristo, hai la possibilità di inserirti nel Cristo, sei pieno di peccati, ma aspetta, io ti do una mano per salvarti». Non so se è così anche per voi, ma a me pare che questo sia qualcosa di più. Siamo noi coscienti della missione grande che abbiamo, del verbo di Dio, della parola di Dio che è affidata a noi? È un sacramentale, anzi un «sacramentum magnum» questo passaggio di Dio attraverso la nostra parola, questo annuncio che dobbiamo dare ai nostri fratelli.Abbiamo noi aiutato questi nostri fratelli, che per ignoranza o per cattiveria non conoscono il Cristo e prendono la schedina vincitrice del totocalcio e la buttano nel cestino? Li abbiamo sufficientemente aiutati a raccogliere questa schedina e a valorizzarla? Sono fratelli che raccolgono le bucce di patata e le mangiano, mentre gettano nel cestino una schedina che vale miliardi, cioè la loro fede, il loro amore verso Cristo. Vi rendete conto che, se vedessimo qualcuno fare un gesto di questo genere, a costo di mancar di buona educazione e carità usciremmo a dirgli: «Attento a quello che stai facendo!». E magari gli altri ci direbbero: «Ma tu sei un pazzo!». E noi risponderemmo: «Non vedete che quel tale ha buttato via la schedina vincente?». «Ah, è così? Adesso comprendiamo perché lo hai richiamato tanto fortemente!».E noi abbiamo paura di essere stimati un po' troppo audaci, un po' troppo spinti, un po' troppo esagerati quando abbiamo da annunciare un messaggio dal quale dipende la vita eterna del fratello, l'amore o il non-amore verso Dio, nostro fratello e nostro padre?ESEMPI apostolo
GESÙ
fratello
APOSTOLO missione
DIO passaggio di...
DIO scoperta di...
CONVERSIONE esame di coscienza
APOSTOLO ambasciatore di Dio
MI345,10 [13-04-1971]
10 Amici miei, dobbiamo comprendere queste verità, e le possiamo comprendere soltanto meditandole. Noi per primi dobbiamo sentire chi siamo, qual è la nostra missione, per quale motivo siamo mandati e che cosa il Signore ci domanderà il giorno del giudizio. Il Signore non ci domanderà solo: «Hai fatto un peccato impuro? Hai bestemmiato?», ma anche: «Mi hai fatto conoscere? Mi hai fatto amare? Quel giorno, in cui hai frequentato quella persona, hai manifestato te stesso oppure me?».Il mio più grande terrore nel giudizio di Dio è proprio questo: non avere manifestato sufficientemente a voi la sua parola, perché la mia missione è in mezzo a voi più che in mezzo agli altri, e sentirei rimorso se svolgessi la mia missione altrove invece che qui. Mi domando continuamente se mi sono reso strumento atto a manifestare a voi quello che Dio vuole darvi, vuole manifestarvi.Se noi ci soffermassimo spesso a meditare, a pregare, a supplicare Dio, a invocare lo Spirito Santo, a chiedere la mediazione della nostra buona mamma, la Madonna, perché ci facciano vivere e capire, senza sentimentalismi, anzi nell'aridità come purtroppo capita a qualcuno, e sentire qual è questa missione, questa fede, questa nostra vita, allora ci faremmo anche consci di questa nostra missione. C'è, infatti, il pericolo che le nostre buone mamme capiscano la nostra missione e che noi non la comprendiamo. Non è una volta sola che qualche buona mamma sia venuta da me per far celebrare qualche Messa per suo figlio prete dicendo fra le lacrime: «Mi faccia la carità... Mio figlio è prete, ma il suo comportamento non mi piace. Per carità, mi dica una Messa». E giù a piangere. Vi ripeto che non è la prima volta che ho constatato come le mamme hanno capito la missione del figlio e il figlio, a un dato momento, non ha più capito la propria missione: credeva che fosse un mestiere, non una missione.PREGHIERA meditazione, contemplazione
APOSTOLO missione
NOVISSIMI giudizio
AUTOBIOGRAFIA
VOLONTÀ
di DIO
MARIA la nostra buona mamma
FAMIGLIA mamma
Don Matteo Pinton, all’epoca insegnante di filosofia e padre spirituale di alcuni confratelli giovani, aveva collaborato con don Ottorino per stendere alcuni fascicoli di spiritualità, e in particolare sulla necessità della preghiera continua.
L’episodio della guarigione di Naaman per opera del profeta Eliseo e dell’interessato comportamento del servo Ghecazi è narrato in 2° Re 5,1-27.
MI345,11 [13-04-1971]
11 E qui c'è un altro pericolo. Se noi non ci mettiamo ogni giorno sufficientemente a contatto con Dio non possiamo comprendere la grandezza della nostra missione: non basta una volta ogni tanto, ma bisogna farlo ogni giorno, e non basta più la mezz'oretta di meditazione, ma sono necessarie ore di meditazione, magari camminando, correndo... Non è sufficiente la mezz'oretta, né vale dire: «Ho messo a posto le mie cose, ho fatto mezz'oretta di meditazione, ho letto una pagina di un libro e sono stato un momentino a meditare»; qui ci vuole un continuo contatto con Dio. Don Matteo direbbe: «Bisogna pregare sempre!». Non c'è niente da fare: bisogna che ci abituiamo a pregare sempre, altrimenti corriamo il pericolo di fare ciò che, secondo noi, sembra giusto. E invece non possiamo comportarci così. Noi dobbiamo fare quello che Dio vuole che noi facciamo. È un attimo sbagliare e fare quello che è giusto secondo noi. Se devi fare un ritiro pensi: «Mi pare che vada bene così e così»; se devi fare una predica pensi a modo tuo: siccome sono cose sante, sono cose buone, ti pare che sia bene farle in quel modo e decidi: «Faccio così!». Invece bisogna fermarsi un momentino e domandare al Padre nostro, che è nei cieli, se è proprio quello che lui vuole da noi.Anche al servo di Eliseo sembrò giusto andare a chiedere a Naaman siro i vestiti e una ricompensa. L'ha rincorso e, raggiuntolo, ha esclamato: «Ah, il mio padrone ha detto...». Ricordate il racconto, è inutile che ve lo ripeta. Tornato il servo, Eliseo gli domandò: «Chi ti ha inviato a Naaman?». Rispose il servo: «Era per chiedergli una ricompensa». «Ebbene, poiché sei andato da Naaman a chiedergli le vesti, la sua lebbra si attaccherà a te». Naaman si era recato da Eliseo con dieci vesti, e perciò sembrava giustissimo a quel servo domandargliene alcune, e per questo gli è corso dietro, ma si è anche portata via la lebbra di Naaman.DIO rapporto personale
APOSTOLO missione
PREGHIERA meditazione, contemplazione
VOLONTÀ
di DIO ricerca della...
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
In quel periodo don Ottorino non celebrava la Messa alla comunità della Casa dell’Immacolata, ma in una cappella celebrava per le donne che prestavano servizio in cucina e in guardaroba.
MI345,12 [13-04-1971]
12 Non quello che è logico si deve fare, ma quello che Dio vuole. Perciò io devo presentare a Dio quello che, secondo una logica umana, mi sembra conveniente. Per questo devo impegnare tutta la mia intelligenza, tutta la mia scienza, tutta la mia esperienza al fine di conoscere un po' questa logica umana. Ma questa logica poi la sottoporrò al padrone di casa, al mio Dio, il quale metterà la sua firma e così potrò andare avanti ed essere sicuro della strada giusta. Tante volte Dio mi parlerà attraverso il padre spirituale, altre volte attraverso i superiori. Ma anche nelle più piccole cose materiali non possiamo fare quello che sembra giusto a noi. E fra queste farei rientrare, per esempio, le uscite di casa. Io non posso dire: «A me sembra che sia giusto andare da una parte, andare dall’altra...». È proprio quello che Dio vuole da te? In tal modo la nostra vita religiosa viene adattata ai criteri personali.Ci sono tre specie di consacrazione: la vita familiare, la vita sacerdotale diocesana, la vita religiosa. La vita religiosa è una totale donazione di noi stessi; nella vita diocesana c'è una maggiore libertà di azione; in quella familiare c'è un altro tipo di libertà, sempre che ci sia un incontro felice nel matrimonio, ma questa è un'altra cosa. Nella vita religiosa si devono sottoporre al Signore anche i particolari della giornata, come, per esempio, se devo alzarmi al mattino un minuto prima o un minuto dopo l'orario, se devo essere in un posto o nell’altro, e non soltanto le grandi azioni e le grandi manovre, ma anche quelle piccole, tutte le più piccole scelte.Un esempio. Stamattina le donne hanno tardato a venire in chiesa: ne son venute due, non è venuta la terza. Io non posso dire: «Beh, adesso inizio ugualmente la Messa perché già è ora», ma devo attendere un pochino e non dimenticare che c'è un'altra persona, che Dio è presente. Supponiamo che in chiesa si trovasse anche il vescovo, è logico che gli domanderei: «Eccellenza, sono arrivate solo due donne, e sono già passate le sei e mezzo: che devo fare?». Potrebbe rispondermi: «Attendi un altro minuto e poi inizia la celebrazione». Forse direbbe così. Io, però, non posso dimenticare che il vescovo è presente e iniziare la Messa senza interpellarlo. «E perché?», mi si può obiettare. «Perché è il mio superiore che è presente». E posso allora dimenticare che Dio è presente se devo decidere di iniziare o no la Santa Messa? Mi pare talmente infantile questa obiezione che è addirittura inconcepibile e fuori da ogni buon senso.Supponiamo che io debba recarmi in città per un affare, e mi dico: «Adesso devo andare in città». Piano! Ti sei fermato un istante ad esaminare se è veramente volontà di Dio o se puoi rimandare l’uscita di un'ora o inviare un altro al tuo posto o unire insieme due impegni, questo del mattino e quello del pomeriggio, o qualcosa del genere, evitando l’uscita in macchina la quale, al termine, tra un viaggetto e l'altro costa cinquecento lire?VOLONTÀ
di DIO
FORMAZIONE direzione spirituale
COMUNITÀ
superiore
CONSACRAZIONE vita religiosa
ESEMPI volontà
di Dio
Don Ottorino sottolinea il pericolo di appellarsi all’apertura del Concilio Vaticano II (1962-1965) per fare quello che si vuole.
Il riferimento è a don Alberto Baron Toaldo, che all’epoca stava completando l’ultimo anno del corso teologico.
MI345,13 [13-04-1971]
13 Io non posso fare quello che voglio, non posso, altrimenti non sono religioso e dovrei dire onestamente: «Non me la sento di fare il religioso». Perché, guardate, noi danneggiamo non tanto la disciplina esterna, ma le anime, se non siamo consacrati in questa maniera. Ora, di queste cosine ce ne sono tante, e lo sapete anche voi.Io potrei fare il carabiniere e dire: «Dove sei stato? Con il permesso di chi?», ma non lo faccio, non lo faccio, perché creeremmo una caserma. E questa invece è una famiglia di consacrati, fratelli miei. Tante volte si chiede: «Dov'è il tale?». « Ma... non lo so! Deve essere andato lì... là...». Verrebbe la voglia di insistere: «E che permesso aveva?». E allora, se domando questo, qualcuno può dire: «Insomma, si dimentica che è passato in mezzo un Concilio!». Ma non è passato Cristo, fratelli. È passato un Concilio, ma non Cristo. Perciò non lo faccio, non lo faccio il carabiniere. Se soffro quando vedo che tante volte si esce di casa senza il permesso o capisco che è un permesso per modo di dire, non è per un senso di autorità, ma solo perché vedo che manca quella sensibilità per cui, chi fa così, non si domanda se è volontà di Dio, non se lo domanda neanche per sogno.Se, per esempio, un domani fosse don Alberto il mio superiore, io non mi prenderei la libertà di recarmi in città senza domandargli il permesso. Perché? Che importa che egli sia più giovane di me! Per me è il rappresentante di Dio; io voglio fare la volontà di Dio. C'è qualcosa che posso compiere da solo? E allora la compio. È invece una cosa per la quale occorre il permesso? Lo chiedo e basta: neanche una parola!CONSACRAZIONE religioso
COMUNITÀ
GESÙ
centro
COMUNITÀ
superiore
Il racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci è narrato in Mt 14,13-21; Mc 6,31-44; Lc 9,10-17 e Gv 6,1-13.
Don Ottorino sa perfettamente che i miracoli della grazia sono opera di Dio, ma vuole sottolineare che un ministro santo è un segno più trasparente di Dio, uno strumento docile nelle sue mani, che lascia passare la grazia senza frapporre alcun ostacolo.
MI345,14 [13-04-1971]
14 La santità consiste nel compiere la volontà di Dio anche nelle piccole cose. Voi direte: «Beh, insomma, queste robette qui!». Guardate che, senza accorgerci, rischiamo di formare dei bravi uomini, dei grandi uomini, ma non gli uomini di Dio, e allora non scatta il miracolo. Il miracolo scatta soltanto quando l'uomo è uomo di Dio. Per quanto siate ingegnosi, è inutile: con cinque pesci non riuscirete mai a dar da mangiare a cinquemila persone perché ci vuole un miracolo.Nel campo apostolico ci sono attualmente tante difficoltà: nella direzione spirituale, negli incontri con le anime e via dicendo, ma ricordatevi che le difficoltà c'erano ieri e anche l'altro ieri perché, per dire di sì al Signore, ci vuole un miracolo della grazia. E quando uno è in peccato mortale, quando uno è lontano da Dio, quando uno è legato dalle catene di Satana... per rompere queste catene ci vuole un miracolo della grazia, e il miracolo della grazia lo fanno le anime sante.Quando cento e più anni or sono il Santo Curato d'Ars, avvicinando i parroci dei dintorni, sentiva che si lamentavano e gli chiedevano: «Come fai tu? Noi abbiamo fatto questo e questo, e non vediamo risultati», rispondeva: «E avete pregato? Avete fatto penitenza?».Noi, per esempio, che abbiamo appena terminato una Quaresima, abbiamo fatto penitenza? Adesso la Chiesa in Quaresima ha tolto il digiuno, ha tolto questo e quell'obbligo... ma noi abbiamo fatto penitenza, ce ne siamo imposte di volontarie? All'inizio della Quaresima i superiori avrebbero potuto proporci: «Facciamo questo... facciamo quello...», e invece non l’hanno fatto per non offendere la personalità di qualcuno. Però resta che Cristo fu crocifisso. E allora, abbiamo fatto qualcosa? E pretendiamo, poi, di andare a confessare, se non abbiamo seminato in noi stessi qualche cosa?A Pasqua voi sacerdoti vi siete seduti in confessionale, ma quanto sangue vostro avete versato per amore di Cristo in modo da dire: «Pago io»? Avrete incontrato anime non disposte. Di fronte ad esse i santi avrebbero detto: «Beh, faccio penitenza io, prego io. Quest'anima non ha pregato: dirò io per lei una corona del rosario». Noi sentiamo questa spiritualità del nostro lavoro?VOLONTÀ
di DIO
APOSTOLO uomo di Dio
PAROLA DI DIO Vangelo
GRAZIA
CONVERSIONE Quaresima
GESÙ
crocifisso
SACERDOZIO prete
GRAZIA Confessione
APOSTOLO salvezza delle anime
MI345,15 [13-04-1971]
15 Fratelli, il tempo è purtroppo passato; portate pazienza!Vi prego, però, proprio in nome delle anime, in nome di nostro Signore Gesù e della nostra buona mamma, la Madonna: fermiamoci, non vi dico fermatevi, ma fermiamoci spesso a considerare la fedeltà della Madonna alla sua missione che è stata una missione legata a quella del figlio suo, a considerare la santità dei nostri genitori che hanno capito la nostra missione e si sono messi generosamente al suo servizio; consideriamo se noi abbiamo veramente capito la nostra missione. E guardate che non basta averla capita, ma bisogna mantenerne lo spirito, il quale si mantiene soltanto con una meditazione quotidiana di queste realtà. Dobbiamo guardare qualche volta le nostre mani consacrate, e dobbiamo avere anche la gioia di baciarle pensando che al mattino hanno toccato Cristo.GESÙ
MARIA la nostra buona mamma
APOSTOLO missione
PREGHIERA meditazione, contemplazione
SACERDOZIO prete