417 Lettera del 4 aprile 1972 al diac. Vinicio Picco.

Il diac. VINICIO PICCO, nato il 27.10.1928 a Valdagno (VI), entrò nella Casa dell’Immacolata il 1.10.1955 come vocazione adulta. Nella sua parrocchia aveva svolto attività apostoliche, e dopo aver conseguito la licenza di tecnico tessitore aveva lavorato per anni presso gli stabilimenti Marzotto di Valdagno. Dopo un breve periodo di Noviziato animato da don Ottorino stesso, emise la professione religiosa il 22.9.1956, e quella perpetua il 31.12.1961, cioè dopo l’erezione della Congregazione. Il diac. Vinicio è sempre vissuto alla Casa dell’Immacolata, a stretto contatto con don Ottorino, nella responsabilità diretta del laboratorio di meccanica e nella gestazione e realizzazione di ogni attività lavorativa. Partecipò al corso di magistero per Assistenti, e il 22.1.1969 fece parte del primo gruppo che ricevette il Diaconato permanente dal vescovo S.E. mons. Zinato. Integrò il consiglio generalizio che venne nominato dopo l’erezione della Congregazione, e venne eletto anche nel successivo dopo la morte di don Ottorino. Quando cessarono le attività produttive nella Casa dell’Immacolata, continuò nella responsabilità della manutenzione dell’edificio, e poi si dedicò con estrema pazienza e fedele costanza alla trascrizione di tutte le meditazioni registrate di don Ottorino. Ha integrato anche il tribunale per il processo di canonizzazione di don Ottorino, con il ruolo di notaio aggiunto.

L417[04/04/1972]

Don Ottorino, da Resende – RJ (Brasile) dove si trova durante il suo 6° ed ultimo viaggio per partecipare all’assemblea estiva dei Religiosi dell’Argentina e del Brasile, manifesta il rammarico di non averlo vicino per affrontare insieme i problemi pratici del Patronato. Si conserva la lettera originale: è un foglio piccolo di carta velina bianca, scritto a mano con penna biro su ambedue le facciate. La firma autografa è con il solo nome.

4.IV.72

Il diac. Vinicio era responsabile delle attività lavorative della Casa dell’Immacolata, abituato ad affrontare i problemi pratici e, quindi, sarebbe stato molto utile per sistemare il laboratorio della tipografia del Patronato di Resende.

Evidentemente don Ottorino, nelle visite che aveva fatto alla mamma del diac. Vinicio, l’aveva impegnata a recitare sempre una Ave Maria per lui e per la Congregazione.

Bruno è un fratello del diac. Vinicio, e in quel periodo stava attraversando difficili momenti per la sua salute.

Don Ottorino nomina alcune persone molto legate al diac. Vinicio: don Giuseppe Molon, cappellano dell’ospedale civile di Schio (VI) dove il diac. Vinicio prestava servizio tutte le domeniche; Mariano Bregolato, sposato con una cugina di don Ottorino, addetto ai lavori di manutenzione della Casa dell’Immacolata; Antonio Bottegal, segretario di don Ottorino.

L417,1[04/04/1972]

1 Carissimo amico e fratello Vinicio Come mi sento solo alla sera senza di te!... È però consolante sentire che i nostri cuori battono insieme nell’amore di Cristo, della Congregazione e della vera amicizia. Come saresti stato utile in queste tre settimane nella sistemazione della tipografia! Come specialmente saresti stato prezioso per consolare un vecchio amico!La volontà di Dio sopra tutto e così tu a Vicenza ed io a Resende. Confido però nella tua preghiera, come confido nel continuo ricordo di tua mamma dal Cielo. Non è possibile che lassù dimentichi la promessa “Ave Maria”. Spero che Bruno sia almeno stazionario. Ti assicuro per lui e parenti un particolare ricordo al Signore.Salutami tanto Don Giuseppe Molon, Mariano, Bottegal a cui scriverò dall’Argentina e tutti gli amici.

Mandami la tua diaconale benedizione.Un fraterno abbraccio.

Tuo D. Ottorino

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