L541 [27-08-1969]
27 VIII 1969
Il riferimento è a don Didimo Mantiero, parroco di Santa Croce di Bassano del Grappa (VI), parrocchia del Religioso Pietro Simonetto, che lo aveva sostenuto nella sua vocazione alla vita consacrata.
L541,1 [27-08-1969]
1 Carissimo Piero, ho ricevuto la tua lettera del 18 c.m. e ti ringrazio per la confidenza e la franchezza con cui mi hai scritto. Spero mi comprenderai e mi perdonerai se, in risposta a quanto mi dici, ti parlo con altrettanta franchezza e se riprendo un argomento che ebbi occasione di trattare con te in altra lettera. Quando Don Didimo ti presentò alla Casa dell’Immacolata, mi parlò di te come di un giovane intimamente unito a Dio, ricco di una pietà profonda ed esemplare. E forse la tua vocazione era maturata proprio in quelle ore di silenzio e di adorazione che trascorrevi nella tua stanza a contatto con Dio. Era naturale. Infatti la Vita Religiosa è innanzitutto una vita ‘a due’, una vita condotta nel colloquio più intimo con Dio: ‘carmeli ambulanti’, diciamo noi. Questa unione a Dio, che vivevi già prima di farti Religioso, portò il suo primo frutto più autentico quando con i Santi Voti hai offerto tutta la tua vita e te stesso a Dio, accettando gioiosamente tutte le possibili croci quotidiane, offerte in unione al Sacrificio di Cristo per la salvezza delle anime. È questo un segno del fuoco apostolico che nasce nell’unione con Dio ed è anche l’altra caratteristica essenziale della vita religiosa: l’apostolato. Apostolato inteso come amore a Cristo, che spinge ad imitarlo e che quindi diventa amore alle anime e preoccupazione per la loro salvezza. Inutile dirti che la preoccupazione apostolica non si esaurisce nella semplice accettazione delle croci e sofferenze quotidiane e nelle preghiere offerte per le anime. Un fuoco apostolico ben acceso spinge con forza inaudita anche all’apo-stolato ‘attivo’; e quindi il Religioso ne è incendiato, niente più lo ferma di fronte alle anime da salvare: neppure la constatazione delle proprie miserie spirituali ed umane, dei propri limiti culturali, fisici e morali! Con tutto questo discorso, caro Piero, non voglio per nulla sminuire le reali difficoltà che ti possono essere presentate dall’ambiente. Voglio solo dire che l’amore di Dio, nato nell’intimo colloquio con Lui, e la preoccupazione per la salvezza delle anime sono le uniche leve con le quali è possibile superare ogni intralcio. Perdona, caro Piero, se sono stato un po’ lungo: credo però che la soluzione delle tue difficoltà possa e debba venire da un attento riesame di questi due punti essenziali della Vita Religiosa. Per questo mi permetto invitarti a riflettere e soprattutto a lavorare, impegnandoti concretamente proprio lì. Da parte mia ti assicuro una particolare vicinanza nella preghiera. Riguardo i Santi Voti, il Consiglio ti ha ammesso alla rinnovazione per un anno; li puoi emettere il 23 settembre assieme a Gianni Sgarbossa. Don Luigi è autorizzato a riceverli. (Ti ricordo che una copia della professione va spedita alla Segreteria). Per quanto concerne il Diaconato, non ti devi preoccupare. Nessuno è costretto alla consacrazione. In avvenire avrai modo di pensarci ancora e di decidere. Tuttavia avrei piacere che frequentassi egualmente il corso che Don Giuseppe verrà a dirigere: credo abbia moltissima importanza per la tua preparazione culturale-apostolica. Mi accorgo di avere abusato un po’ troppo della tua pazienza! Ma ti assicuro, carissimo Piero, che a prendermi la mano è stato l’affetto.tuo Don Ottorino
APOSTOLO vocazione
CONSACRAZIONE vita religiosa
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