ANGELO GIULIARI è uno dei fratelli di Francesco, il giovane aspirante dell’Azione
Cattolica di Araceli che don Ottorino impegnò per avere dal cielo un segno che
gli indicasse con chiarezza se doveva dedicarsi completamente ai giovani
abbandonati. Anche Angelo frequentava l’oratorio parrocchiale e collaborava con
don Ottorino nell'animazione dei giovani e dei gruppi. Don Ottorino poi visitava
spesso la sua casa, che si trovava in Borgo Santa Lucia subito dopo il seminario
vescovile, perché in suo padre incontrava una persona di grande esperienza e di
profonda saggezza. Quando don Ottorino iniziò la Casetta di Stradella Mora
Angelo continuò a collaborare; amante della pittura, fece un quadro di don Bosco
attorniato da giovani, prendendo come modelli i ragazzi stessi dell’Istituto.
All’epoca della presente lettera Angelo era membro della presidenza diocesana
dell’Azione Cattolica, e per questo don Ottorino si diresse a lui con molta
forza per i particolari legami che li univa e che continuarono anche in seguito.
Angelo venne citato come teste nel processo di don Ottorino, ma non poté rendere
la propria deposizione perché la malattia che lo affliggeva da circa quindici
anni gli anticipò l’incontro con il fratello Francesco. Anzi si riteneva
‘graziato’ per l’intercessione di don Ottorino perché godette di momenti
abbastanza buoni per la salute, ma si spense il 16.2.1990, all’età di 67 anni.
L622 [14-12-1951]
14.XII.1951
Don Ottorino si riferisce ai ritiri e ai corsi di esercizi spirituali che organizzò appena giunse come cappellano nella parrocchia di Araceli (cf. Positio super virtutibus, vol. 1, p. 89-90).
Il riferimento è a don DOMENICO PASSUELLO, nato il 26.11.1920 a Pianezze San Lorenzo (VI) e sacerdote dal 1945, assistente spirituale e animatore instancabile dell’Azione Cattolica della diocesi.
Don Ottorino si riferisce al fatto che il 24.5.1941, festa di Maria Ausiliatrice, si diede inizio ufficiale alle attività lavorative con i ragazzi nei locali del sottopalco del teatro parrocchiale di Araceli, e che questa data è sempre stata ritenuta come l’inizio dell’Opera.
Il tono, che rivela profonda amarezza in tutta la lettera, si fa a questo punto dolorosamente ironico.
L622,1 [14-12-1951]
1 Caro Angelo Tu ricordi come fin dal 1940, quando fraternamente lavoravamo assieme nell’A.C. di Araceli, io mi sia molto preoccupato della formazione spirituale degli Aspiranti e come, a costo anche di sacrifici, si sia organizzato subito per essi un corso di esercizi. Tu sai come in ogni tempo io abbia insistito sull’utilità di fare dei corsi di esercizi per aspiranti come un mezzo per suscitare dei veri apostoli e spesso anche per far fiorire delle vocazioni. Ora, in vista di questi benefici spirituali, d’accordo con Don Domenico , ho attrezzato la Casa dell’Immacolata ed ho offerto all’A.C. la possibilità di avere, sotto il proprio controllo, parecchie centinaia all’anno di aspiranti in vari corsi di esercizi spirituali. Anzi, essendo la nostra missione quella di salvare i giovani, avevamo stabilito (e comunicato) di venire incontro con le spese e di offrire alcune decine di posti gratuiti per le parrocchie più povere. Ora questo nostro lavoro so che dalla Presidenza dell’A.C. è stato scartato: "Don Ottorino cerca di portar via i giovani per S. Gaetano". Questa asserzione mi è fortemente dispiaciuta e da te poi non me la aspettavo. Fosse anche vero ciò che tu dici: sarebbe forse un delitto che l’A.C. desse qualche giovane al Signore? E per evitare questo pericolo sarebbe giusto privare tutti gli altri di quell’aiuto spirituale che potrebbero averne? Nel caso poi particolare non ricordi forse più il legame esistente tra l’Istituto e la tua famiglia? Lo so che forse il tempo fa dimenticare tante cose, ma sappi che qualcuno non le dimentica mai. Come posso io dimenticare dove è nato l’Istituto? Il mondo crede sotto il palco , ma tu lo sai al pari di me che è nato al letto di Francesco e vicino al cuore del tuo indimenticabile babbo, che nei primi tempi mi è stato un validissimo aiuto. Ogni volta che io passo dinanzi alla tua casa io saluto queste due tanto care creature e ringrazio la Provvidenza che me le ha fatte incontrare ed amare. Ed ora proprio tu dovevi uscire con una frase di svisamento e di disapprovazione verso un’Opera che resterà sempre legata a tuo padre e a tuo fratello: verso un’Opera il cui sviluppo dovrebbe essere per te di somma ed intima gioia. Pazienza! Sono abituato a queste cose già fin dal sottopalco. Intanto invita pure tutti i tuoi amici della Presidenza a ringraziare il Cielo dello scongiurato pericolo per il presente e per il futuro , e poi, se vi resta tempo, cercate di stabilire chi deve rispondere a Dio del mancato beneficio spirituale che ne avranno i vostri cari Aspiranti, che voi dite di amare tanto in Cristo. A me non resta che chiederti perdono dell’involontaria invasione del vostro campo. Sentitamente ossequiaSac. Ottorino Zanon
AUTOBIOGRAFIA Araceli
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CROCE
PROVVIDENZA