1 Giorni fa è venuto a visitarmi un vecchio compagno di scuola, che ora si trova a Caracas, in Venezuela.
Nei suoi anni di sacerdozio era cappellano a Trissino, e dove ha in po’ esagerato con il suo comportamento. Una sera aveva fatto una riunione con ragazzi e ragazze, che adesso sono permesse ma allora no, organizzando una cenetta insieme e alla fine quattro salti. Lui non ha ballato perché era stato caporale ed era abituato un po' severamente, ma i ragazzi hanno fatto quattro salti fra loro in questa casa privata. La mattina seguente la notizia era già pervenuta nell’ambiente curiale di Vicenza. Io ho avuto occasione di salire a Fongara, e il vescovo mi ha detto: “Eh, questi preti! Adesso ce n'è uno, per esempio, che mi preoccupa: lo manderò a chiamare perché vada a casa sua. Faccia quel che vuole, vada dove vuole, ma io non gli permetto assolutamente di confessare e di esercitare il suo ministero qui nella diocesi”.Io conoscevo il carattere di quel mio compagno, perché già in seminario era un po' pieno di vita. È stato mandato poi a fare il militare durante il periodo del seminario prestando servizio a Vicenza e alla sera veniva a scuola, perché a quel tempo avevamo scuola anche di sera dopo cena, una volta alla settimana: era un’ora di filosofia che il professore Bolfe ci faceva per completare il programma, per un anno intero, oltre le ore abituali del mattino. E anche lui veniva a scuola di filosofia alla sera: noi lo aspettavamo in attenti perché era “il caporale”.Conoscendo dunque il suo temperamento ho pensato: “Adesso ci saranno fulmini e tuoni”. E allora mi sono precipitato da lui e gli ho detto:“Senti, io vorrei chiederti un piacere”.“Oh, volentieri!”.“Noi a Grumolo abbiamo bisogno di un sacerdote perché c'è un gruppetto di una ventina di ragazzi, una trentina circa di ragazzi. - non avevamo nessuno per assisterli - Non verresti per un po'?”.“Ma... sai, io...”.“Stai attento! Hai desiderio di restare a Trissino per tutta la vita? No, vero? Intanto...”.Insomma l'ho convinto ad accettare. Poi sono tornato a Fongara e ho chiesto al vescovo: “Ho sentito che lei vorrebbe prendere alcune decisioni con quel sacerdote. Lo lasci venire da noi, almeno per un certo periodo”. E lui mi ha risposto: “Beh, volentieri”. E lo ha lasciato venire con noi, però senza il permesso di confessare perché era sospeso dalle confessioni.
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2. Dopo un po' di tempo ristabilì la pace, l'amore, la carità, e ha trovato la strada del Venezuela. Là ha cominciato a lavorare un po' con gli emigranti affrontando difficoltà enormi per i primi due o tre anni perché non c'era possibilità di trovare un luogo dove celebrare la Messa, e poi anche difficoltà economiche. Alla fine gli hanno assegnato l’assistenza dell'ospedale universitario, dove non c'erano mai stati cappellani. Con la faccia tosta che aveva ha saputo affrontare un ambiente di settecento medici, di oltre mille infermieri e oltre mille ammalati. Era la clinica universitaria che lui ha dovuto affrontare con coraggio: andava a prendersi il cibo con il vassoio facendo la coda come tutti gli altri, in mezzo alla gente comune.L'anno scorso mi raccontava che solamente due persone sono morte senza i sacramenti. Si alza anche sei o sette volte alla notte. Sono più di vent'anni che si trova in Venezuela. Mi diceva con gioia una cosa che mi ha fatto proprio tanto piacere: “Sono contento di essere prete. Tu non hai l’idea di quanto io sia contento e felice di essere prete. Io sono nato per essere prete e sento che sto bene prete, ma prete così, in mezzo al sacrificio, lavorando di notte e di giorno, prete per le anime, prete per le anime, non per altro. Non mi interessano i soldi, i divertimenti, il lavoro. Fra poco andrò in pensione, fra qualche anno andrò in pensione, ma io resterò là, anche per niente. Finché ho fiato, finché ci sono anime, io resto là. Prete per le anime!”. E poi ha aggiunto: “Guarda le vie del Signore! Bisogna che ringrazi monsignor Zinato di non avermi capito. Bisogna che ringrazi il Signore di averle prese, perché alla fine ho trovato il mio posto.. Veramente io ho trovato il mio posto in Venezuela, e l’ho trovato in mezzo al sacrificio. Perché? Perché il Signore mi ha guidato, attraverso queste vicende, mi ha guidato lui. Ed io sono contento di essere là”.Poi mi diceva un'altra cosa, e alla fine cercheremo di collegare tutto con una certa armonia. Mi diceva: “L'anno scorso ho insistito con il vescovo per avere un altro sacerdote perché faccio fatica a farcela da solo: l'ambiente è grande, il lavoro è molto e ci sarebbe la necessità di un aiutante. L'anno scorso il vescovo mi ha detto: “Te lo darò il prossimo anno”. E quest'anno mi ha detto: “Adesso se lo vuoi, te lo do”, e mi ha indicato i nomi di alcuni sacerdoti di Vicenza che avevano chiesto di andare in America Latina. Ho avvicinato questi sacerdoti, e nessuno mi ha detto di sì.. E allora mi ha aggiunto: “Provo a Treviso, - infatti è amico di monsignor Mistrorigo - perché ci sono cinque sacerdoti di quella diocesi che hanno chiesto di andare in America Latina. Il vescovo mi ha dato i nomi e io li ho avvicinati uno per uno: nessuno mi ha detto di sì”.Non mi meraviglio di tutto questo perché, dopo qualche anno che don Aldo era qui con me, c'erano in diocesi cinque o sei sacerdoti che avevano chiesto di venire all’Istituto per collaborare insieme. Ero riuscito ad ottenere dal vescovo il permesso di accoglierne almeno uno. Li ho avvicinati personalmente uno per uno e tutti mi hanno detto di no. Prima mi avevano assicurato: “Sì, vengo anch'io se il vescovo me lo permette; vengo volentieri”, ma quando ho fatto la proposta: “Vieni?”, ognuno ha avuto qualche motivazione per non accettare.E allora don Ernesto Scanagatta mi diceva: “Caro don Ottorino, ci sono tanti avventurieri che andrebbero in America Latina alla ricerca di avventure, ma quando si va là bisogna andare a lavorare, bisogna non aver paura del sacrificio, e impegnarsi per le anime, per nostro Signore, senza ricercare soddisfazioni umane, ma solamente il bene. Temo che dinanzi a questa realtà, perché io sono un caporalaccio - però è onesto, è onesto - e dico apertamente ai preti: “Il nostro impegno da svolgere è questo e la ricompensa che avremo è la vita eterna, ma con questi e questi sacrifici”, tutti si tirano indietro. Però io non voglio imbrogliarli dicendo loro: “Vieni, troverai l'America...”.Altro che America! Non è vero, don Ugo? Si trova l'America nella sua realtà e non come la si pensa.
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3. Vorrei ora sviluppare per la nostra meditazione il pensiero che mi è stato suggerito appunto da questo mio vecchio compagno di scuola. La vita apostolica, fratelli miei, non è un'avventura, e neppure una ricerca di soddisfazioni umane. Se poi il Signore permette anche delle gioie, se poi il Signore dona anche delle soddisfazioni umane per le amicizie che nascono e per i frutti del lavoro apostolico, ringraziamo il Signore. Ma la vita apostolica non è questo: è un'offerta di noi stessi a Dio, una totale offerta a Dio per salvare le anime, è una ricerca di anime, cioè delle perle preziose che sono le anime. Questo sarà possibile soltanto se noi comprendiamo che cosa vuol dire salvare un'anima, che cosa vuol dire vita eterna, anime e vita eterna. Allora avremo la forza di lavorare per le anime, altrimenti è facile che ci attacchiamo più alle opere apostoliche che alla vita veramente apostolica, senza quella disponibilità totale che ci dev'essere per uno che va a salvare anime. È necessario che nella nostra Famiglia religiosa mettiamo a fuoco questa verità.
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4 Ho voluto accennare a questo tema proprio oggi, festa della Madonna del rosario, perché considerando questa mattina i vari misteri del rosario con un'occhiata piuttosto rapida, ho pensato alla disponibilità della Madonna. La Madonna ci offre veramente l'esempio meraviglioso di una vita di apostola, di discepola di Nostro Signore, di una che si è donata interamente alla causa del Cristo. Lei è disponibile nell'annunciazione, disponibile nella visita a Elisabetta, disponibile nella grotta di Betlemme, disponibile nell'offerta di suo figlio al tempio, nella ricerca del figlio anche se non capiva niente quando Gesù ragazzo si perde nel tempio “serbando tutte queste cose nel suo cuore” ; disponibile nei misteri del dolore: accetta, non si ribella, accetta perché capisce che quello è il mezzo per salvare i fratelli; disponibile in tutto e per tutto, anche quando suo figlio sale al cielo, di rimanere insieme con gli Apostoli nella Chiesa nascente. Se noi consideriamo la Madonna vediamo che la nostra buona mamma, la Madonna, non si è attaccata a Nazaret o a Betlemme, non si è attaccata a Giacomo o a Giovanni o ad altri, si è attaccata alla causa del Cristo, a suo figlio, e alla causa del Padre, e si è donata interamente.
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5. Io penso che non potremo mai avere un vero e autentico apostolo se non è innamorato di Dio, se non è innamorato della causa di Dio ed è disponibile nelle sue mani; uno cioè che desidera solo amare il Signore e farlo amare; uno che vive veramente l'unione con il Cristo e che desidera farlo conoscere e farlo amare.L'apostolo è uno che ha conosciuto Cristo e che a un dato momento ha avuto, come gli Apostoli sopra il monte Tabor, una rivelazione quasi del Cristo, e sente il bisogno di scendere dal monte e di farlo conoscere. Allora le nostre missioni possono essere la stradella Mora, l'Istituto San Gaetano, la parrocchia di Laghetto, l'America Latina, il Guatemala e anche Crotone. Vorrei dire che è necessaria una indifferenza totale per il luogo dove andare. È logico che se in una località dove sarete inviati fa troppo caldo, si potrà dire: “In quel posto io non ce la faccio, ma se vuoi farmi morire dal caldo, ci vado, per carità”. Questo è un dovere dirlo. È umano che Vittoriano, se viene via da Crotone, senta il cuore un po' triste. Se tu, don Ugo, domani dovessi sentire un ordine: “Parti da Rio Hondo e va' a finire in Argentina”, è chiaro che ne soffriresti: saresti un pezzo di legno se non provassi niente. È chiaro? Anche i santi, e i più grandi santi, provavano le emozioni proprie di ogni uomo..Però, ricordatevi bene, che noi dobbiamo essere prostrati dinanzi all'altare, dobbiamo essere come il famoso fazzoletto di cui parlava don Bosco: “Signore, io son qui, dinanzi a te: voglio solo andare dove tu vuoi per farti conoscere e farti amare”. In altre parole, come un alcolizzato vede solo vino, noi dobbiamo vedere solo anime da portare a Cristo, perché sono state redente dal sangue di Cristo.Le anime, per noi, devono essere come una lampada che vuol essere accesa e per la quale manca solo la fiamma: c'è già la lampada, c'è già l'olio, manca la fiamma. C'è l'anima, c'è l'anima redenta, l'anima che Dio vuole salva, e io devo essere quella fiamma che illumina e che rischiara, quella fiamma che dà fuoco a questa lampada. Io devo vedere gli uomini passando per la strada, e questi uomini devono dirmi qualche cosa. Caro Gianni, tu vai all'ospedale: tu vedi corpi, ma per un apostolo prima sono anime. Tu vai in un asilo infantile: vedi bambini, ma per me sono anime. Io vado in un ricovero di vecchi: sono poveri vecchi, con una difficile situazione sociale, ma per me prima di tutto sono anime, anime congiunte al corpo, anime che sono per forza congiunte al corpo. E perciò se io vado a Rio Hondo cercherò anche di aiutare il corpo, ma io non posso disgiungere il corpo dall'anima né l'anima dal corpo.
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6. Scusate se dico questo, ma credo che sia proprio il grande segreto della riuscita di una Famiglia religiosa. Se noi saremo accesi di questo fuoco apostolico, potremo fare molto bene, altrimenti creeremo dei piccoli centri di pettegolezzi. Allora saremo disponibili, disponibili anche ai vari cambiamenti, anche ai cambiamenti illogici, anche ai cambiamenti fatti dall'incoscienza di qualche superiore perché diremo: “Ah, va bene, se il Signore ha permesso questo...”. L'incoscienza forse di un imperatore è stata la causa della nascita del Cristo a Betlemme. Qualche volta bisogna che sappiamo vedere con fede anche questi fatti: possiamo parlare, fare le nostre osservazioni, ma alla fine dobbiamo riferirci sempre alla fede. Anche le cose ordinarie dobbiamo saper prenderle con spirito di fede.Adesso, ad esempio, avete cominciato la scuola: è importante saper prendere con spirito di fede e con spirito di amore anche quello che costa, anche quello che sembra poco logico. Qualcuno potrebbe obiettare: “Quella lezione è inutile! Quell'ora è persa!”. Offrite al Signore! C'è da dire una parola? Si dice. Ci sono delle cose che non vanno? Si avvisa, si dice. Ma a un dato momento si accetta con spirito di fede: “Va bene; ci hanno dato questo... Va bene. Ci hanno dato un po' di carne e un po' di osso, forse più osso che carne. Che cosa importa?”. Se non sapete sopportare le piccole cose di ogni giorno e accettarle con spirito di fede, con spirito di amore, guardate che non sarete capaci di fare le altre cose che saranno richieste per l'apostolato.A un dato momento è importante, come dicevamo in altra circostanza, saper cogliere queste piccole cose che trovate oggi: per esempio, andate a scuola e non trovate l'orario come vi piace e vi sembrerà poco logico; trovate gli insegnanti che non vi piacciono e vi sembrerà poco logico; era annunciata una giornata di vacanza, ma poi vi danno più lezione del solito, e vi sembrerà poco logico... Se non siete capaci di accettare tutto questo con gioia oggi, sarà impossibile un domani accettare gli imprevisti della vita apostolica. Se si può correggere, se ci sono delle cose da mettere a posto, allora da uomini si dice: “Non sarebbe il caso? Non sarebbe meglio?”, ma poi accettare e accettare proprio con gioia. Altrimenti non sarete capaci di accettare il caldo di Rio Hondo o una sconfitta apparente a Rio Hondo o in qualche altra parte.
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7. Io penso che oggi, festa del rosario, la Madonna ci inviti veramente a meditare un po' di più su quelle che sono le verità eterne, sulla nostra missione che è una missione spirituale. Non siamo di questo mondo: “Voi non siete di questo mondo”. La nostra missione è una missione spirituale; noi siamo chiamati a portare una cosa che non tocchiamo con mano, ma che esiste: la grazia. Siamo chiamati a far crescere non le ossa e la carne, ma a far crescere lo spirito; siamo chiamati a far volare le anime; siamo chiamati a congiungere le anime con Dio; siamo chiamati a divinizzare il mondo. Dico bestemmie, don Matteo ? Siamo chiamati a divinizzare il mondo, non a ingrassare il mondo. Se poi arriviamo e portiamo qualcosa anche per i poveri, anche questo entra nella nostra missione apostolica. Lo faceva anche Gesù quando moltiplicava i pani. Quello che possiamo dobbiamo farlo, ma non dimentichiamo che la nostra missione è una missione spirituale. E allora dobbiamo avere amore per le anime, dobbiamo pregare per le anime, dobbiamo soffrire per le anime, dobbiamo fare qualche sacrificio per le anime, dobbiamo domandare anime. Il motto di don Bosco: “Dammi le anime, i beni prendili per te” , anche se può essere una lettura meno corretta del testo biblico, è valido anche per noi nel senso da lui inteso: “Dammi anime, il resto prenditelo pure”. Anche noi dobbiamo dire al Signore: “Dammi anime, prenditi la salute, prenditi gli onori. Non mi interessa niente! Mettimi all'ultimo posto, abbassami, umiliami, Signore. Dammi anime, anime, anime”.Questa deve essere la nostra sete. Guardate che i santi avevano questa sete. Guardate che Dio desidera questo da noi, e per questo ci ha congregati qui, per questo ci ha radunati qui. Questo deve essere un piccolo cenacolo. Come gli Apostoli radunati nel Cenacolo sono stati uniti nella preghiera, proprio uniti nella preghiera, per domandare lo Spirito Santo, così anche noi nella Casa dell'Immacolata dobbiamo essere uniti nell'amore, nella carità: con il sorriso, con la gioia, ma nella preghiera, nel sacrificio, per domandare lo Spirito di Dio. E lo Spirito di Dio che entra in noi deve portarci a vivere in questo mondo, ma non a vivere come questo mondo; deve portare in noi il desiderio ardente di essere come lui ci vuole. Scusate se insisto su questo, ma guardate che è proprio quello che la nostra buona mamma, la Madonna, che è la mamma di questa casa, che è la regina di questa casa, vuole da noi.I più vecchi ricordano come all'inizio, nel 1952, abbiamo dedicato la casa alla Madonna, come abbiamo messo nelle fondamenta la bottiglia con l’indicazione dei rosari recitati, come abbiamo difeso la casa con tutti quei cuori, quei rosari, quelle diecimila corone. Ricordate bene questi particolari. Cioè abbiamo messo la nostra casa sotto la protezione della Madonna. Ma non abbiamo messo sotto la protezione della Madonna soltanto i corpi o le cose materiali: abbiamo messo sotto la protezione della Madonna specialmente la Congregazione, abbiamo chiesto alla Madonna che ci faccia uomini come Dio ci vuole.
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8. Il rosario che diremo oggi sia una preghiera di figli che si rivolgono alla Madonna. E uniamoci insieme quest'oggi nella recita del rosario, recitandolo tutto intero se ci è possibile, per chiedere alla nostra buona mamma, la Madonna, che si faccia mediatrice presso Dio di questa grazia: scenda in noi lo Spirito Santo, e lo Spirito Santo ci faccia capire che cosa vuol dire essere uomini di Dio in questo momento, ci faccia vivere la nostra vocazione, non il nostro gusto, il nostro capriccio, il nostro desiderio, ma la nostra vocazione che può essere secondo i nostri gusti e anche non secondo i nostri gusti, che ci metta a disposizione totale di Dio, come la Madonna che ha detto: “Ecco l'ancella del Signore” , perché anche noi vogliamo essere così.Non dimenticate quando ci buttavamo a terra dinanzi all'altare per adorare il Signore e per dire: “Signore, eccomi qui! Fa' di me quello che vuoi! Pestami, fa' quello che vuoi!”. Adesso non facciamo più questa prostrazione con il corpo, ma ricordate che dobbiamo sempre essere così dinanzi a Dio.