Testamento del 26 maggio 1961.
Meditazione del 2 febbraio 1967.
Atti del VI Capitolo generale 1997, pag. 179.
DIARI e TESTAMENTI
edizione integrale e critica
a cura della Postulazione
PRESENTAZIONE
Diari e Testamenti costituisce il primo volume di un corpus di scritti
abbondantissimo, al quale hanno dedicato anni di lavoro e di fatica Religiosi e Amici della
nostra Famiglia.
Mi accingo a scrivere la presentazione all'edizione integrale e critica degli
scritti di don Ottorino, preparata a cura della Postulazione, con la riconoscenza dovuta a loro
e alla Postulazione e con la gioia di chi è convinto che abbiamo nelle nostre mani un tesoro,
che è certamente una grazia e un dono di Dio. Sottolineo appena qualche motivo.
La pubblicazione integrale e critica degli scritti di don Ottorino rende
possibile, nel presente e nel futuro, l'incontro e il contatto diretto con colui che Dio ha
scelto per dare inizio alla Pia Società San Gaetano. È l'incontro con l'uomo di Dio, i suoi
ideali, i sogni, le fatiche, i progetti, la passione per Dio e la sua volontà, l'irrefrenabile
ansia missionaria. Sì, perché negli scritti don Ottorino racconta e comunica l'esperienza della
sua vita, del suo incontro con Dio e del suo camminare con lui, nella fede semplice e viva,
nella speranza operosa e nella carità cosciente e longanime. Credo che il testamento che meglio
e più compiutamente riassume tutta la sua esperienza mistica siano le ultime parole pronunciate
nel momento di lasciare la scena di questo mondo: «Gesù ti amo!». Conoscere e amare Gesù, farlo
conoscere e farlo amare fu il suo unico e grande ideale e mai si stancò di proporlo ai suoi
figli.
In questi testi troviamo la scintilla che ha dato vita alla Congregazione,
l'anima che l'ha fatta e la farà vivere. Con le sue parole e le sue scelte, infatti, don
Ottorino racconta e comunica la vocazione e la missione della Congregazione, i segni e i
“sigilli" straordinari con i quali Dio l'ha fatta nascere e l'ha condotta per mano, ne indica il
cammino autentico e fedele con la forza e la gelosia tipiche dei profeti, sorretto dalla
coscienza chiara e sicura che Dio l'aveva scelto e chiamato, lui povero e umile strumento, per
portare nella Chiesa e nel mondo la presenza e l'opera di un nuovo carisma. «Non vogliate
trascinare la nave dove volete voi»
, soleva ripetere, sforzatevi «in ogni momento della giornata di fare quello che
Dio vuole, istante per istante, ma farlo per amore di Dio, farlo con la gioia che Dio è
contento, Dio è veramente contento»
.
Non tutti gli scritti hanno uguale importanza e valore. Tuttavia il contatto
assiduo con questi testi, nell'esercizio di ascoltarli e interrogarli, è la porta d'ingresso a
una fonte feconda e sicura di vita, al confronto che può provocare qualche crisi salutare, a una
forza capace di animare e mantenere sempre vivo e attuale il carisma nei contesti mutevoli della
storia e delle situazioni umane.
Lo sviluppo del carisma avvenuto dopo la morte di don Ottorino, attraverso la
vita, la riflessione e il discernimento della Congregazione, ha portato a definire la Regola di
Vita (1985) e, nell'ultimo Capitolo generale (1997), le linee operative della Nostra Pastorale
Diaconale, documenti che esprimono quello che la Congregazione è e il suo modo di procedere.
Essi si presentano in un linguaggio più elaborato rispetto a quello usato da don Ottorino.
Ricordo quanto è stato scritto nel Messaggio del VI Capitolo generale: «Abbiamo la
consapevolezza che con questo intervento capitolare abbiamo posto un'altra pietra fondamentale,
di quelle che eravamo chiamati a porre dopo la morte di don Ottorino, quando ha lasciato nelle
nostre mani la responsabilità di portare a termine quell'edificio, a cui egli aveva assicurato
il solido fondamento della sua santità e della sua ispirazione carismatica. Ci rimane la
coscienza chiara che la Congregazione germoglierà rigogliosamente solo se rimarrà ancorata in
profondità alle radici che le hanno dato vita»
.
Gli scritti di don Ottorino, pur nel linguaggio che gli era familiare e legato
inevitabilmente ai tempi, sono e resteranno una mediazione unica e imprescindibile per attingere
alle radici della nostra Famiglia e per incontrare colui che le ha assicurato il solido
fondamento della sua santità e della sua ispirazione carismatica.
Maria, «la nostra buona mamma» alla quale don Ottorino ha affidato il timone
della Congregazione, conduca per mano ogni religioso a contemplare, vivere e promuovere il
mistero di Gesù sacerdote servo.
Vicenza, 1 gennaio 2000
Maria SS. Madre di Dio
Don Luigi De Franceschi
Superiore generale
