Il riferimento è evidentemente al 1941, quando esisteva solamente La Casetta, primo seme del futuro Istituto San Gaetano di Vicenza.
A Val Giardini, in una silenziosa valle dell’altopiano di Asiago (VI), era stata costruita nel 1949 la prima colonia alpina dell’Istituto.
A Grumolo delle Abbadesse (VI) l’Istituto possedeva una colonia agricola, donata dal barone Carlo Rossi.
Si tratta di Gaetano Scortegagna, cugino di don Ottorino. La mamma di don Ottorino era sorella del papà di Gaetano, che all’epoca stava terminando il 3° anno del corso teologico e che sarebbe stato consacrato sacerdote il 6.4.1968. Gaetano era nato il 4.3.1943, per cui il fatto non è da collocare ai primissimi tempi dell’Istituto, anche se la cappella di La Casetta rimase sempre conservata nella stanza iniziale.
MI183,1 [25-05-1967]
1 Nei primi tempi dell’Istituto avevamo una chiesa un po’ più piccola di questa: pensate che in metà di questa chiesa ci stava tutto l’Istituto. Ebbene, in quella piccola cappella sono avvenute tante cose che, per chi è stato presente, è impossibile dimenticare. Quel piccolo tabernacolo che noi oggi abbiamo a Val Giardini , e che porteremo presto alla nostra cara colonia di Grumolo , conserva tanti ricordi. Tante anime si sono prostrate dinanzi a quel tabernacolo, testimone di tante promesse, di tanti desideri, di tante illuminazioni. Ricordo un fatterello, capitato proprio dinanzi a quel tabernacolo; i più grandi forse l’avranno sentito raccontare, ma è sempre bello parlare delle cose di Dio e ricordare quello che Dio ha fatto. La Casetta era piccola. Un giorno è venuta una mamma a visitare La Casetta e portava in braccio un bambino piccino: aveva nome Gaetano. Voi direte: “Che sia quel Gaetano?”. Penso di sì. Questa buona mamma, chiamata zia Ernesta, è andata in cappella insieme con mamma Clorinda, e sono rimaste un momentino a pregare; poi si sono alzate, hanno fatto la genuflessione, e mamma Clorinda è uscita dalla piccola cappella e ha cominciato a discendere le scale, mentre l’altra non usciva dalla cappella. Mamma Clorinda, pensando che forse fosse inciampata o che fosse caduta, che fosse capitato qualcosa, tornò indietro e vide una scena veramente commovente: mamma Ernesta con il piccolo Gaetano deposto sopra l’altare e la mano destra della mamma che prendeva la mano destra del bambino per bussare alla porta del tabernacolo. Che cosa avrà detto quella mamma? Che cosa avrà detto quel bambino? Non avrà detto niente, però il Signore ha capito tutto, e quella manina che ha toccato abusivamente il tabernacolo, piccina, piccina, tra poco sarà consacrata e sarà la mano di un sacerdote. Speriamo, a meno che non si penti nelle ultime ore o che il Consiglio non lo butti fuori dalla porta. Figlioli, quella mamma aveva capito che oltre quella porticina c’era una persona che poteva rispondere a quel picchiettio: la manina del bimbo, spinta dalla mano della mamma adulta, batteva e dentro c’è lui, non una cosa! Quella mamma sapeva che dentro la porticina c’è uno, c’è uno: c’è lui, c’è il Signore!EUCARISTIA
CONGREGAZIONE Casetta
AUTOBIOGRAFIA
CONGREGAZIONE storia
DIO
FAMIGLIA mamma
VIRTÙ
fiducia
VIRTÙ
semplicità
Don Ottorino nomina di seguito don Guido Massignan, che all’epoca era il direttore della Casa dell’Immacolata, e Girolamo Venco, che stava completando il 3° anno del corso teologico.
L’assistente Vinicio Picco era all’epoca consigliere generale e responsabile delle attività lavorative nella Casa dell’Immacolata.
Forma dialettale per persona, ‘essere che esiste’.
MI183,2 [25-05-1967]
2 Ecco quello che dobbiamo conoscere anche noi: quello che le nostre mamme conoscono. Figlioli, le nostre buone mamme, quando al mattino si alzano presto vanno alla chiesa per ricevere Gesù e non attraverso corridoi riscaldati, ma per la strada bagnata, polverosa, piena di neve. Ricordatevelo bene! Hanno fame di lui, hanno desiderio di incontrarsi con lui, e sanno e sono convinte che nella particola c’è lui. Loro vedono pane, loro gustano pane, ma sanno che è realmente lui, il Signore, il loro Dio che vanno a ricevere, che vanno ad adorare. E dicono: “Andiamo alla Messa, andiamo all’ora di adorazione, andiamo in chiesa finché abbiamo tempo: andiamo ad incontrarci con lui!”. Figlioli, siamo veramente figli di queste mamme che credono? Le nostre mamme, la mamma di Gaetano, e la mamma di don Ottorino, e la mamma di don Guido, e la mamma di don Girolamo... e la mamma vostra: ricordatevelo bene, la mamma vostra, e anche se per qualcuno la mamma non c’è più perché è morta, dal sepolcro questa mattina vi richiama alla fede, a quella fede che hanno le nostre mamme, che è la fede che noi, si può dire, abbiamo appreso succhiando il latte materno. Oltre la porticina dorata non c’è una cosa, non c’è una reliquia, c’è Gesù, c’è una persona vera, reale, presente, e questa persona mi conosce, mi conosce. Se a un dato momento, in treno, si trovasse l’assistente Vinicio con una persona e questa cominciasse a chiedere: “Lei, signor Vinicio, è di Vicenza?”. “Sì”. “Conosce l’Istituto San Gaetano?”. “Beh, sì, forse, un pochino!”. “Conosce don Ottorino?”. “Eh, purtroppo - direbbe purtroppo - che lo conosco!”. “Ma lo conosce veramente?”. “Certo che lo conosco: mangiamo insieme, viviamo insieme, scherziamo insieme, lavoriamo insieme; lo conosco senz’altro!”. Proviamo ad alzare il velo: nel tabernacolo c’è Gesù che mi conosce più di Vinicio, c’è Gesù che mi conosce più di mia mamma, c’è Gesù mi conosce più di voi. Voi mi conoscete, senz’altro, ma lui conosce l’intimo del mio cuore, mi conosce dal primo istante della vita fino a questo momento, conosce luci e ombre, conosce atti di virtù che voi non conoscete, conosce miserie mie che voi non conoscete, conosce quello che io devo fare, conosce quello che io con il suo aiuto posso fare. Figlioli, c’è Gesù, e Gesù che mi conosce. Ricordatevelo bene: durante la vostra visita al Santissimo, guardando il tabernacolo voi dovete incontrarvi con uno sguardo, dovete incontrarvi con uno che vi parla nell’intimo e che fa rinascere tutte le vostre azioni, tutto quello che avete fatto. Figlioli, solo così noi possiamo salire verso la santità: incontrandoci con lui. Ma consoliamoci: è uno che ci vuol tanto bene! Se quel viaggiatore, rivolgendosi all’assistente Vinicio, andasse avanti con la domanda: “Scusi, lei che dice di conoscere don Ottorino, vuole bene a don Ottorino?”. Penso che lui risponderebbe: “Sono domande da fare? Scusi, vuole che non voglia bene a don Ottorino?”. È chiaro; sono domande da fare? Ebbene, se io rivolgessi una domanda a lui: “Signore, dimmi un po’: mi vuoi bene?”. Lui mi risponderebbe: “Don Ottorino, tu sai, tu sai che ti voglio bene. Tu hai avuto tante prove nella tua vita che io ti voglio bene.”. “Ma, Signore, mi vuoi bene nonostante le mie miserie?”. E lui continuerebbe: “È appunto per le tue miserie che ti voglio bene! Una mamma vuol bene a tutti i suoi figlioli, ma se ce n’è uno ammalato, per quel figlio ha una certa preferenza, e quel figlio ammalato lo considera quasi il suo tesoro, la sua perla preziosa. Appunto perché sei debole, appunto perché hai i tuoi difetti, perché hai bisogno di un cuore paterno e materno vicino a te, appunto per questo ti voglio bene”. Figlioli, ecco chi c’è oltre la porticina dorata, ecco chi c’è sotto le specie eucaristiche: c’è uno a cui dare del tu, c’è una creatura che mi conosce nell’intimo, c’è una persona che mi ama e che mi attende in Paradiso. Ah, che pensiero gioioso, figlioli: una persona che mi ama e che mi attende in Paradiso!FAMIGLIA papà
EUCARISTIA comunione
PENITENZA sacrificio
VIRTÙ
fede
DIO
EUCARISTIA adorazione
EUCARISTIA S.Messa
FAMIGLIA mamma
EUCARISTIA tabernacolo
GESÙ
GESÙ
unione con...
GESÙ
incontro personale
CONSACRAZIONE santità
DIO amore di...
DIO cuore di...
DIO bontà
di...
PREGHIERA dialogo con Dio
FAMIGLIA figli
PECCATO difetti
CARITÀ
Il beato fra Claudio Granzotto, valente scultore che era vissuto per molti anni nel convento di Chiampo, aveva diretto personalmente i lavori della costruzione della grotta di Lourdes, copia di quella originale, nel giardino dietro il convento e scolpito anche la statua della Madonna. Il luogo sacro è frequentato da moltissimi fedeli sia per onorare Maria che per pregare sulla tomba del beato fra Claudio.
MI183,3 [25-05-1967]
3 Oggi avviciniamoci alla nostra buona mamma, la Madonna: è ancora il mese di maggio, sentiamo ancora il calore della bella funzione tenuta ieri sera a Chiampo, alla grotta di Lourdes. Preghiamo la Madonna affinché ci faccia conoscere Gesù. Io, alla vostra età, avevo l’abitudine di andare spesso nella casetta di Nazaret, battere alla porta, così, poeticamente, avvicinarmi alla Madonna e manifestarle i miei sentimenti. Mi capitava così, quando ero a casa, si andava in una casa e si batteva: “ E’ in casa Giovanni? E’ in casa Mario?”. “Perché?”. “Vorremmo andare a giocare insieme”. È mai capitato a voi di andare in una casa a chiamare l’amico per andare a giocare insieme? E allora io direi di fare così: andate alla casetta di Nazaret, battete alla porta e chiedete: “Mamma, è in casa Gesù?”. “Sì, è qui!”. “Chiamalo, perché voglio restare insieme con lui per un po’ di tempo”. Ecco, avviciniamoci stamattina alla Madonna con la semplicità di un bambino perché ci faccia il piacere di farci incontrare con Gesù. Tra poco scenderà dal cielo nelle mie mani sacerdotali, poi lo deporrò nel vostro cuore: lo riceveremo, diventeremo uno attraverso l’Eucaristia, diventeremo proprio uno. Preghiamo la Madonna che ci faccia capire il grande mistero che avverrà tra poco sopra l’altare e la grande persona che riceveremo dentro di noi, e quando verremo in chiesa, non solo in questi giorni, ma in tutti i giorni della nostra vita, guardando il tabernacolo, ricordatevi sempre che lì non c’è una reliquia o una cosa morta, ma c’è una persona che vi ama e che vi aspetta in Paradiso.MARIA la nostra buona mamma
GESÙ
conoscenza
MARIA maestra, guida
AUTOBIOGRAFIA famiglia
GESÙ
amico
VIRTÙ
semplicità
EUCARISTIA S.Messa
EUCARISTIA comunione
SACERDOZIO prete
EUCARISTIA tabernacolo
DIO amore di...
DIO cuore di...
DIO bontà
di...
NOVISSIMI paradiso