Il riferimento è a don Pietro De Marchi, che all’epoca stava facendo l’anno di noviziato.
Fratel John Berchmans Kayondo era un religioso ugandese ospite della Casa dell’Immacolata per un periodo di perfezionamento nel lavoro.
Parte finale di una barzelletta che circolava in casa e che narrata da Marco Pinton suscitava grande ilarità.
A questo punto don Ottorino concede un momento di silenzio per facilitare il raccoglimento personale.
Don Ottorino si riferisce alle meditazioni precedenti, che ora rapidamente riassume, e per le quali si è servito, come per la presente, del libro di A. ANCEL, Il sacerdote secondo il Vangelo, Editrice Trevigiana, Treviso 1966. Le citazioni, tratte dalle pagine 57-59, vengono sempre riportate in corsivo, senza ulteriori richiami.
MI212,1 [12-12-1967]
1 Un giorno una persona mi diceva: “Non sono capace di mettermi alla presenza del Signore durante tutta la meditazione”. Io ho risposto a questa persona: “Forse il motivo è che non hai mai fatto peccati. È preferibile che tu dica un paio di bestemmie e che tu faccia un paio di peccati; con un paio di bestemmie e qualche peccato, dopo ti metti di sicuro alla presenza del Signore”. Il modo più facile per mettersi alla presenza del Signore è pensare: “Signore, quanto sono stato cattivo!”. Don Pietro non può dire queste cose, e allora dice qualche parolaccia... ma di quelle che si possono dire. Per metterci alla presenza del Signore guardiamo la nostra incorrispondenza alla grazia, i dispiaceri che abbiamo dato al Signore. Capisci, John ? Capisci queste parole? Voi non avete mai fatto dispiaceri al Signore, ma noi, poveri bianchi, abbiamo offeso il Signore, se non altro quella volta che abbiamo massacrato il leone contro la pianta. Allora vediamoci un istante, contempliamoci un pochino e pensiamo alle nostre miserie: abbiamo peccato, in quel giorno, in quell’ora, in quel momento: “Signore, ti ho offeso; Signore, ti domando perdono”. Abbiamo visto che, per arrivare ad incontrarci con il Signore, è necessario prima passare per il Giordano, cioè fare penitenza, penitenza secondo il Vangelo. Abbiamo visto che la penitenza secondo il Vangelo si fa : - “in spiritu humilitatis” - “in animo contrito” - “et nunc autem suscipiamur a te, Domine”. “Ma non bisogna restare sotto l’impressione di una contrizione che ci spezza, senza aprirci alla confidenza”.PREGHIERA meditazione, contemplazione
PECCATO peccatore
DIO passaggio di...
DIO scoperta di...
CONVERSIONE esame di coscienza
PENITENZA
MI212,2 [12-12-1967]
2 È necessario metterci dinanzi al Signore, riconoscere la nostra miseria, pentircene, ma non disperare. Si racconta di un ragazzino a cui è stato domandato: “Se tu fossi stato al posto di Giuda, che cosa avresti fatto?”. “Sarei andato ad impiccarmi”. “Che cosa...?”. “Sì, ma al collo di Nostro Signore!”. Pietro e Giuda si sono pentiti: uno è rimasto consolidato nella sua fede e nel suo amore, l’altro si è disperato. Dobbiamo fare di tutto per non offendere il Signore; ma capitata una caduta, anche piccola, bisogna segnalarla, pentircene e sentire veramente il dispiacere di avere offeso Dio. Poi, dobbiamo alimentare la confidenza, e non deve restare alcun momento di tristezza perché quella sarebbe superbia. Non deve restare un momento in cui diciamo: “Le ho fatte troppo grosse: chissà se il Signore mi perdona! Ormai per me è finita!”. No, no, no! Questa è superbia, questo è il peccato più grande del primo. Uno che non ha confidenza non vive la penitenza secondo il Vangelo. “La confidenza è infatti è il terzo aspetto della penitenza secondo il Vangelo. Per meglio comprenderla vi presenterò un altro contrasto che possiamo stabilire partendo da due testi del Vangelo. Vediamo innanzitutto, in Mt. 27, la descrizione della disperazione di Giuda. È detto esplicitamente nel Vangelo che Giuda si pentì. E tale pentimento era sincero: tanto è vero che riportò i trenta denari ai grandi sacerdoti”. Giuda si pentì davvero. Che figura ha fatto! Ha fatto anche una riparazione pubblica, in un certo qual senso. Ha buttato i soldi e ha detto: “Ah, ho peccato! Ho tradito il sangue di un giusto!”. “Tale pentimento era anche coraggioso, poiché Giuda non ha esitato a rendere testimonianza a Cristo davanti ai sommi sacerdoti. Egli ha detto infatti: “Ho peccato, tradendo il sangue innocente”. Sì, è vero che Giuda ha provato dolore del suo peccato. Ma in lui è mancato ciò che è essenziale per la penitenza secondo il Vangelo: una fiducia totale nella misericordia di Dio”.VIRTÙ
speranza
PECCATO pentimento
PECCATO peccatore
VIZI superbia
VIRTÙ
fiducia
Fernando Murari frequentava all’epoca il 2° anno del corso liceale.
MI212,3 [12-12-1967]
3 Fernando , non devi confondere questa fiducia e dire: “Bene, bene. Dopo pecco un’altra volta, perché il Signore mi perdona un’altra volta”. Si tratta di ben altro. Non peccare e dire: “Tanto, dopo vado a confessarmi”. La fiducia di cui qui si parla è la fiducia che un figlio ha nella mamma. Per esempio, San Giovanni Bosco ha preparato il bastone perché la mamma lo bastonasse perché aveva rotto la bottiglia. Ricordate? Ha rotto la bottiglia di olio, ha fatto pulizia perché la mamma non si accorgesse, e dopo di aver fatto tanta pulizia ha detto: “Ma che furbo sono! Mia mamma si accorgerà lo stesso perché manca la bottiglia. È inutile che faccia tanta pulizia. E allora che cosa faccio, adesso?”. Ha preso un bastone, ha cominciato a ricamarlo bene ed è andato incontro alla mamma, più affettuoso del solito. “Mamma, mamma, mamma....”. “Che cos’hai Giovannino? Com’è andata?”. “Bene, mamma”. Un bacetto. “Ah, mamma, ecco un bastone!”. “Oh, mi hai regalato un bastone! Puoi tenerlo tu. Un bastone, un bastone? Perché devo bastonare il mio Giovannino così buono?”. “Ah, perché ho rotto la bottiglia dell’olio!”. Giovannino è stato furbo: era andato dalla mamma certissimo del suo perdono, ma sentiva il bisogno di riparare. Il figliolo che vuole bene alla mamma non pensa neppure che la mamma non lo perdoni; è dispiaciuto di avere offeso la mamma, di avere recato dispiacere alla mamma.VIRTÙ
fiducia
PECCATO peccatore
ESEMPI fiducia in Dio
CONVERSIONE pentimento
CARITÀ
perdono
Don Guido Massignan era all’epoca segretario della Congregazione e direttore della Casa dell’Immacolata.
MI212,4 [12-12-1967]
4 Supponiamo che tu, Fernando, ne combini una. Tu sai già che don Ottorino ti perdona, però un colpetto te lo dà, non è vero? Il debito di pena bisogna pagarlo; ti viene rimarcato un pochino perché tu non abbia più da commettere quella mancanza. Qualche volta può capitare una mancanza anche per distrazione. C’è don Guido qui? Una sera Don Guido ha rotto la lampadina della macchina da cinema. L’ha provata: gira la manopola, mette la luce al massimo, tutto d’un colpo... paff, salta la lampadina; eravamo a provare il cinema. Seimila lire in fumo! Prendiamo la lampadina di scorta, e lui, senza pensare, va al massimo ancora: salta la lampadina. Non gli ho detto neanche una parola di rimprovero. Continuava a dirsele lui le parole di punizione per cui era inutile che gliele dicessi anch’io, e il giorno dopo mi ha detto: “Almeno mi avesse rimproverato! Avrei voluto che lei mi rimproverasse; sarei stato meno male se lei mi avesse rimproverato. Ho rotto due lampadine; almeno mi avesse rimproverato!”. Se noi vogliamo bene al Signore, sappiamo già che il Signore ci perdona, ma dobbiamo sentire il dispiacere di averlo offeso. Importa soprattutto la certezza che abbiamo del perdono del Signore: non dobbiamo neanche dubitare!ESEMPI correzione fraterna
CONVERSIONE pentimento
DIO perdono di...
Raffaele Testolin frequentava all’epoca il 2° anno del corso liceale.
Marco Pinton frequentava all’epoca il 2 anno del corso liceale.
MI212,5 [12-12-1967]
5 Se io faccio un dispiacere a te, Raffaele , io non dubito neppure che tu non mi abbia a perdonare, ma mi dispiace di averlo fatto. È giusto? E viceversa. Il segno vero dell’amore è che non si dubita neppure del perdono da parte dell’altro, anche se resta il dispiacere di avere dato questa pena. Io sono certissimo che se ti faccio un dispiacere in te non resta neanche un’ombra di odio verso di me: “Ma no, scusi... Che cosa vuole? Lei mi ha voluto bene tante volte. Per una volta che è capitato il contrario...”. Non resta questo segno, ma a me dispiace. Nel nostro contatto con Dio dobbiamo sentire il dispiacere di avere offeso il Signore. Vorrei dire che, proprio perché lui mi perdona così generosamente, mi dispiace ancora di più fare il male. Quanto è più grande il suo amore nel perdonare, tanto più deve essere il mio dispiacere di averlo offeso; ma dobbiamo avere anche la certezza del perdono. La certezza del perdono deve essere una cosa su cui non si discute: so troppo quanto lui mi ama perché io possa dubitare un solo istante e dire: “Signore, mi hai perdonato? Spero che tu mi abbia perdonato, Signore. Chissà, speriamo che il Signore mi abbia perdonato.”. “Lascia stare! Hai domandato perdono?”. “Sì”. “Ti dispiace di avere offeso il Signore?”. “Sì, ma...”. “Non dubitare dell’amore di Dio!”. “E, allora, faccio peccati - dice Marco - e corro in bicicletta”. No, caro, impara prima a correre... per segnare la fine delle corse. “Ahime! Giuda non ha avuto fiducia”.CONVERSIONE pentimento
DIO perdono di...
PECCATO peccatore
VIRTÙ
fiducia
Don Pietro De Marchi aveva da poco compiuti i 35 anni, ma era già un anziano fra i giovani della Casa dell’Immacolata del tempo.
L’assistente Vinicio Picco era sempre stato considerato un anziano anche se era entrato in Congregazione a soli 27 anni.
‘Catarinela’ : forma dialettale di Caterina.
MI212,6 [12-12-1967]
6 Figlioli, state attenti. Voi direte: “Beh, insomma! Non è necessario che ci dica queste cose! Avere fiducia? Eh, lo sappiamo già!”. State attenti, perché mi auguro che - prego Dio che non capiti e offro volentieri la mia vita, con un tumore anche stamattina, piuttosto che capiti! - se disgraziatamente in mezzo a noi capitasse, se in mezzo a noi ci fosse un Giuda, magari io stesso, non disperate mai, abbiate fiducia nella misericordia del Signore! È un vecchio padre che ve lo dice: se in qualsiasi momento della vita vi trovaste in qualsivoglia condizione, non abbiate paura, non dite mai: “Per me è finita, non c’è niente da fare!”. Dicevano i nostri vecchi: “Finché c’è fiato, c’è speranza!”. Può darsi che a un dato momento vi accorgiate che avete perso il tempo, che avete tanto da fare per farvi santi, che avete sbagliato strada... Domandate a Marco quante volte lui ha sbagliato strada, eppure non si è mai perso di coraggio, anche se è arrivato un’ora dopo, però è arrivato. Non è vero, Marco? Bisogna avere il coraggio di dire: “Incomincio di nuovo!”. Supponiamo che arrivati all’età di don Pietro , a un dato momento, dovete dire: “Mamma mia, credevo di farmi santo e, invece, ho sbagliato strada!”. Ebbene, pazienza, rincominciamo di nuovo. Anche Vinicio, alla sua età , a un dato momento per un anno perde la testa e va con la Catarinella a destra e sinistra... “Che cosa devo fare?”. Va bene, cioè va male, però si ricomincia di nuovo. Dico male, don Pietro?CONGREGAZIONE fondatore
DIO perdono di...
VIRTÙ
speranza
VIZI scoraggiamento
DOTI UMANE coraggio
VIRTÙ
pazienza
Zeno Daniele frequentava all’epoca il 2° anno del corso teologico.
Giovanni Orfano frequentava all’epoca il 2° anno del corso teologico vescovile in preparazione al diaconato.
MI212,7 [12-12-1967]
7 Non dico: “Peccate!”, no, per carità! No, no! Ma siamo deboli... e non c’è peccato commesso da uomo che non possa essere commesso da me e da voi. San Filippo Neri aveva paura e diceva al Signore: “Signore, tienimi la mano sulla testa, altrimenti prima di sera mi faccio turco”. Non sappiamo in quali circostanze uno possa venire a trovarsi, e un domani non saremo chiamati noi a giudicare. Se un domani uno di voi si trova in una certa circostanza, in America, da una parte o dall’altra, e scivola e per un anno o due va fuori di strada, butta via la veste e ne combina una per colore, non corrisponde a noi giudicare, perché se io mi fossi trovato in quelle condizioni avrei fatto dieci volte peggio. Perciò, non sta a noi giudicare; dobbiamo pregare, offrire sacrifici e compatire. È lui che giudica, è lui che sa quanto è stata forte la tentazione. Però l’individuo che disgraziatamente dovesse trovarsi in queste condizioni - ricordatevelo sempre - con Dio e con gli uomini della Famiglia, si ricordi che in cielo c’è uno che perdona sempre e che è là con le braccia aperte ad attendere, e non dubiti. “Ma l’ho fatto troppo grossa!”. Non dica mai: “L’ho fatto troppo grossa!”; non dica mai: “Che cosa ho fatto! Ormai è finita!”. No, si ricordi di non dire mai questo. Per quante uno ne abbia fatte, anche se dovesse umanamente parlando scontare col carcere il suo peccato, non dica mai: “L’ho fatta troppo grossa!”, e questo sia riguardo a Dio sia riguardo anche ai fratelli. Supponiamo che, disgraziatamente, Zeno ne combini di tutti colori: rimane lontano dalla casa paterna e ne combina di grosse, prende cinquant’anni di carcere perché ha ucciso o per qualche altro delitto che ha combinato. Il cappellano delle carceri gli domanda: “Hai scritto a don Ottorino?”. “No, l’ho fatta troppo grossa!”. Ricordati, Zeno, che alla mattina presto don Ottorino andrebbe sempre a vedere alle poste se arriva una tua lettera, e spererebbe sempre di sentire una voce che dicesse: “Caro don Ottorino, perdonami! Guarda che ti voglio bene più di prima”. E per me quando Zeno dicesse: “Perdonami! Ti voglio bene più di prima”, sarebbe cancellata tutta questa miseria, perché avrei potuto essere stato io a commettere i suoi errori, e sarei pronto a dirgli che per me è un figlio. Dico male, fratelli? Ho voluto sottolineare questo perché dobbiamo pregare Dio che ci faccia morire piuttosto che capiti qualche cosa del genere; dobbiamo pregare Dio che faccia soffrire ciascuno di noi tanto, piuttosto che a un fratello capiti qualche cosa; dobbiamo offrire la vita a Dio, proprio in olocausto, piuttosto che capiti qualcosa a un fratello. “Signore, fammi morire piuttosto che capiti a me! Mettimi a letto per trent’anni piuttosto che capiti a Orfano una cosa del genere”. Tutti dobbiamo essere in questa disposizione.CREATO
PECCATO peccatore
PREGHIERA
PENITENZA
CONVERSIONE pentimento
DIO perdono di...
VIRTÙ
speranza
CARITÀ
perdono
ESEMPI perdono
CONSACRAZIONE immolazione
PREGHIERE di donazione
MI212,8 [12-12-1967]
8 Se disgraziatamente dovesse capitare qualcosa, appena te ne accorgi pentiti e non dubitare un istante, confidando in Dio... e nel perdono totale da parte di Dio e dei fratelli. Ricordatevi che in casa c’è sempre un pezzo di pane, in casa c’è sempre qualche cuore, il cuore di un fratello che vi vuol bene, che vi ama. Qualunque casa della nostra Famiglia religiosa sarà sempre aperta di giorno e di notte per accogliere uno che, pentito, vuol ritornare in famiglia. Poiché siamo in comunità, non so se siate tutti d’accordo con questo, ma penso che anche il maestro dei novizi, nonostante le deficienze, sia d’accordo su questo. Per piacere, siete tutti d’accordo o queste cose vi dispiacciono? Mi pare che sia questo quello che il Signore vuole. Preghiamo Dio che non capiti, ma può capitare, può capitare, e allora se c’è uno che ha un vero bisogno di affetto è proprio quel tale, poveretto, è proprio quel tale che ha sbagliato. Perciò non andate in giro come disperati da una parte all’altra, ma venite a casa, tornate a casa. Tornate e dite: “Ho sbagliato, ho mancato!”, ma tornate a casa, tornate a casa. “Osserviamo ora il buon ladrone. Troviamo la descrizione evangelica in San Luca 23,39-43. Noi lo chiamiamo “il buon ladrone”; in realtà doveva essere un crudele bandito! Perché un condannato a morte riconosca di avere meritato questa pena, bisogna che sia stato veramente colpevole”. Deve essere stato colpevole per dire: “Sì, ho meritato la pena”, perché di solito anche i nostri bravi giovani seminaristi dicono di non meritare mai il sei o il cinque, ma pensano sempre di aver meritato un sette o un otto a scuola. È difficile che uno dica: “Sì, ho meritato la pena, mi sta bene!”, o uno che riceve un piccolo castigo che dica: “Sì, mi sta bene, meritavo di più”. E questo ladrone, mentre sta subendo la pena dice: “L’ho meritata”; ne doveva avere commesse delle grosse! “Ora lui lo dice chiaramente: “Le nostre azioni ci hanno meritato la punizione che subiamo”. Ma questo pericoloso bandito non solamente riconosce il suo peccato: egli ha una confidenza assoluta nel Cristo. Abbiamo notato certamente la sua fede e l’umiltà della sua domanda. In fondo non chiede niente di particolare: semplicemente un ricordo. Gli dice: “Gesù, ricordati di me quando verrai nella tua regale maestà”. Il buon ladrone non chiede cose straordinarie: è pentito, riconosce di avere sbagliato e chiede a Gesù: “Ricordati di me”. “Ebbene, voi l’avete notato certamente: la risposta è stata immediata: è un perdono totale: “In verità ti dico, oggi stesso sarai con me in paradiso”. Questo temibile bandito è pertanto canonizzato ancora vivente!”. Questo bandito è stato fatto santo dal Signore senza l’intervento della Congregazione dei Riti e tante altre storie, senza tanti tribunali. ’Hic et nunc’ Gesù lo fa santo, ancora vivo! Ma perché non siamo stati banditi anche noi? “Non farà un solo giorno di purgatorio colui che aveva ben meritato il suo castigo”. Neppure un giorno di Purgatorio! “Oggi sarai con me in Paradiso”! “E perché? Perché ha avuto una fiducia illimitata. Così per noi. Nonostante la malizia dei nostri peccati e delle infedeltà di tutta la nostra vita, specialmente dopo la nostra ordinazione sacerdotale, noi possiamo rivolgerci con fiducia verso Gesù, purché riconosciamo i nostri peccati, supplicandolo che metta la contrizione nei nostri cuori”. Lo dicevano i nostri nonni e i nostri padri: quando ci avviciniamo al Signore dobbiamo avere dinanzi i nostri peccati, non per disperarci, ma per amare. “E in proporzione della nostra fede e del nostro amore, della nostra umiltà e della nostra contrizione, Gesù ci dirà: “Oggi stesso sarai con me nella mia intimità”. Non dimentichiamolo, il sacramento della penitenza è un sacramento di amore. È un sacramento di gioia. Noi lo chiamiamo un sacramento dei morti. E va bene, a condizione che pensiamo alla resurrezione. Attraverso la morte si passa alla vita. È un sacramento di purificazione. Richiamate quanto abbiamo detto a riguardo dell’amore di Gesù per noi: è un amore che ci purifica. Ah! Se noi conoscessimo l’immensa misericordia del Signore, la nostra confidenza sarebbe illimitata. Vi è più gioia in cielo per un peccatore che fa penitenza che per novantanove giusti che non hanno bisogno di penitenza, e vi è anche la gioia nel cuore del peccatore. Alla fine della vostra orazione, vi invito a contemplare lungamente il Cristo sulla croce e presso di lui la Vergine Maria”. Adesso, per alcuni minuti, ci poniamo a contemplare Gesù e la Madonna. “Domandiamogli la grazia di essere totalmente leali nell’accusa delle nostre colpe e di purificarci di tutti i nostri fariseismi”. Ricordate che la penitenza secondo il Vangelo è proprio questa: non essere farisei. Poiché, ringraziando il Signore, noi viviamo in un ambiente dove è più facile essere buoni, cerchiamo di non diventare superbi per quelle grazie che il Signore ci ha concesso. “Domandiamogli che ci faccia provare il dolore delle nostre colpe, ci mostri come dobbiamo ripararle, e soprattutto la grazia della confidenza e della gioia. O Vergine Maria, rifugio dei peccatori, prega per noi!”.CONVERSIONE pentimento
VIRTÙ
fiducia
DIO perdono di...
CARITÀ
perdono
PREGHIERA
PECCATO peccatore
ESEMPI umiltà
CHIESA
GESÙ
DIO amore a Dio