4.Il santo rosario

SS4[1936/38]

È una riflessione abbastanza sviluppata sul santo rosario. Potrebbe essere una conferenza ai ragazzi del seminarietto della cattedrale, dove il chierico Ottorino rimase dal 1936 al 1938.
Si conserva il testo originale: sono due fogli e mezzo staccati da un quaderno a quadretti, scritti a mano con inchiostro sulle prime cinque facciate, debitamente numerate, con grafia chiara e ordinata, alcune cancellature e correzioni.

SS4,1[1936/38]

1 Il santo Rosario
Noi sappiamo certamente quale sia la necessità della preghiera, poiché essa è un dovere della creatura ragionevole verso il sommo Creatore. Vi è però una preghiera, un intreccio anzi di preghiere, che forma la gioia, la delizia delle anime buone: il santo Rosario. La Vergine benedetta lo insegnava e lo affidava a S. Domenico come mezzo potente per vincere le eresie che allora affliggevano la Chiesa di Cristo. Raccomandato dai sommi Pontefici, praticato in tutti i tempi, in tutti i luoghi, si presenta come una corona di mistiche rose, che noi, poveri figli d’Eva, presentiamo a Maria, nostra Regina ed amantissima Madre. I fiori di questa mistico albero di vita sono il Pater Noster e le Ave Maria, che si intrecciano tra loro con ordine costante. Nel Pater Noster noi troviamo l’amore verso il Padre celeste, mentre desideriamo e chiediamo la sua gloria, il suo regno, l’adempimento della sua volontà; gli manifestiamo le nostre necessità fisiche e spirituali, chiedendogli aiuto. Nell’Ave Maria innalziamo un inno d’amore alla Vergine benedetta, le ricordiamo le sue glorie più belle, e ne imploriamo l’aiuto potente, adesso e nell’ora della nostra morte. L’amore pronuncia poche parole e le ripete all’infinito. Il bambino parla tanto alla mamma, ma sono sempre le stesse case, l’identico saluto: eppure ogni volta vi è un nuovo sentimento di affetto e di entusiasmo. Per ben 50 volte noi nella terza parte del S. Rosario ripetiamo lo stesso saluto, le medesime suppliche alla celeste Regina. Ogni Ave Maria deve portare l’impronta di un nuovo palpito, e di un grado crescente di affetto.

PREGHIERA

PREGHIERA rosario

MARIA la nostra buona mamma

SS4,2[1936/38]

2 Nei misteri poi noi consideriamo i punti principali della vita del nostro Redentore ed innalziamo per essi il nostro cuore fino a Dio.
Tutte le grazie passano per le mani materne di Maria; ed avremo ancora timore? Oh! non temiamo. Se saremo suoi figli amorosi, se reciteremo ogni giorno con fervore la santa Corona, se ricopieremo in noi stessi le virtù di questa Vergine perfettissima, noi certo giungeremo al porto del cielo. Sì, dobbiamo confidare molto, ma non dobbiamo dimenticarci che le sole parole non dimostrano l’amore, ma ad esse vanno pure congiunte le opere. “Mostra che tu sei Madre mia”, diceva un giorno una persona alla Santa Vergine in un momento di sconforto. E Maria, con accento di tristezza, rispose: “E tu mostrami di essere veramente mia figlia!”. Ahimè! Cerchiamo di non meritare mai questo materno rimprovero. Recitiamo spesso la santa Corona: adagio, con affetto, e mentre il labbro ripete l’Ave Maria meditiamo il mistero che precede la decade. Ci assicureremo l’innocenza, la virtù, la santità. Ed ora mi sia permesso di riportare qui letteralmente un fatto tolto dai racconti mariani del sacerdote Petrone: “Un giovane elegante, di vita punto corretta, passa per uno dei più affollati boulevards di Parigi. Il suo piede inciampa in un oggetto... era un rosario di noccioli neri, quasi sepolto nel fango. Vincendo una forte ripugnanza lo raccoglie..., lo guarda... S’indispettisce di se stesso, vorrebbe gettarlo ancora a terra; ma una voce segreta gli comanda: Non lo fare. Con l'animo sconvolto entra in una chiesa, risolve di sospenderlo all'altare della Vergine... Ma un impulso arcano lo spinge ad inginocchiarsi... e, dopo tanti anni di colpe e di ributtante cinismo, recita ancora il Rosario, come al tempo della sua prima innocenza.

MARIA mediatrice

MARIA la nostra buona mamma

PREGHIERA rosario

SS4,3[1936/38]

3 Quando uscì di chiesa, aveva ottenuto dal ministro di Dio il perdono e la pace...
Il mondo non ebbe più illusioni per lui... Divenne sacerdote. Il suo zelo si effondeva nel mesto recinto di un ospedale; la sua vita scorreva al letto dei moribondi e ai piedi dell’altare di Maria; e là, tenendo in mano il suo rosario di noccioli neri, ripeteva devoto l’angelico saluto. Quanto gli era caro quel rosario! Aveva strappato lui, per la via di Damasco, dalle orge di Babilonia, e gli aveva procurato la mistica gioia di ricondurre tanti prodighi figli tra le braccia del buon Padre celeste. Erano trascorsi dieci anni dal giorno della sua conversione. In quel momento si trovava nella cappella della Vergine recitando la sua preghiera favorita. Un infermiere lo avvicina: “Padre, arriva un nuovo malato grave”. Si alza, bacia la corona, giunge al letto del nuovo arrivato. Era un giovane, pallido, emaciato, scheletrito, accigliato. Gli rivolge alcune parole di conforto..., ma non ottiene risposta. Non si perde di coraggio, ritorna spesso da quel poverino; gli porge anche qualche cura amorevole... L’infelice non vuole saperne di Dio, di sacramenti... E i giorni passavano e la morte si avvicinava a quel letto fatale. - Vi sentite male, fratello mio? - Soffro terribilmente. - E perché non ricorrete con fede all’aiuto di Dio? - Lasciatemi in pace. - Ebbene, io vi lascio nella pace del Signore; intanto andrò a recitare per voi il santo Rosario.

PREGHIERA rosario

SS4,4[1936/38]

4 A queste parole il giovane spalanca gli occhi e grida: “Non lo fate. Il Rosario fu la mia rovina!”.
- Ma che dite, fratello mio? Per carità, non bestemmiate questa preghiera così prediletta dalle anime buone. E l’infermo: “Voi non credete alle mie parole... Ebbene, sentite. Sono dieci anni, ed io lavoravo in una officina di Parigi. Vengo chiamato in fretta al letto della mamma morente. Accorro… Ella mi consegna un vecchio rosario di noccioli neri e, con voce fioca, mi prega di tenerlo come cara memoria dell’immenso suo affetto, ed aggiunse: Promettimi di recitarlo ogni sera. Promisi e mi allontanai... Moriva la santa mia madre. Sotto l’incubo di disperato dolore ritornai all’officina imprecando al destino che me l’aveva rapita. Giunto ad un affollato boulevard di Parigi, folle dalla disperazione, gettai rabbiosamente nel fango quel rosario... Non l’avessi mai fatto! Da quel giorno incominciò la mia rovina!... Padre, sono maledetto!”. E con lo sguardo fosco ricadde affranto sul guanciale. Il pio sacerdote tremava, piangeva... Poi con trepida voce: “Fratello mio, riconoscereste ancora quel rosario?”. - Oh sì, sì; l’ho qui scolpito nel cuore. - Ebbene, guardate! II sacerdote con mano tremante accosta alle pupille del morente il rosario di noccioli neri, e con brevi parole gli narra la storia della sua conversione... La scena non si può descrivere... Restano a lungo stretti in dolcissimo amplesso; piansero e pregarono insieme. L’indomani il giovane ammalato, tranquillo ed in lagrime, riceveva il S. Viatico, ed al petto gli pendeva il rosario della defunta sua mamma”. O Rosario di Maria, monumento perenne di vittorie e di trionfi, vinci e trionfa anche nel nostri cuori! Trionfa ancora di tanti poveri infelici, che si ostinano nella colpa e si trovano forse sul punto di eternamente perire. 0 Rosario di Maria, trionfa e salvali!

PREGHIERA rosario