SS7[29/08/1937]


LA DOLCE MADRE DEI PIRENEI
È il racconto della guarigione di mamma Clorinda a Lourdes, avvenuta il 29 agosto
1928, fatta dal chierico Ottorino nel gennaio 1937 per i “parenti, benefattori
ed amici”, durante il primo anno del corso teologico quando si trovava come
prefetto secondo nel seminarietto della cattedrale.
Si conserva la fotocopia del fascicoletto ciclostilato, composto dalla copertina
con il titolo, una facciata con due terzine del Paradiso di Dante, dodici
facciate con la prefazione e il racconto.
Il termine vuole indicare che la pubblicazione è a forma di manoscritto, anche se in pratica venne ciclostilato.
La data di gennaio 1937 è senza dubbio quella della pubblicazione del manoscritto, anche se poi all’interno, alla fine della prefazione, don Ottorino pone la data dell’11 febbraio 1937, anniversario della prima apparizione della Vergine a Lourdes.
Don Ottorino pone come premessa del suo racconto due terzine della Divina Commedia di Dante, ed esattamente la prima e la quinta del XXXIII canto del paradiso. La citazione ad ogni modo non rispetta con esattezza il testo dantesco, e nell’originale viene trascritta tutta con lettera maiuscola.
SS7,1[29/08/1937]
1. manoscritto Vicenza, gennaio 1937 Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile ed alta più che creatura, termine fisso d’eterno consiglio, Donna, sei tanto grande, e tanto vali, che qual vuol grazia ed a te non ricorre, sua disianza vuol volar senz’ali.MARIA Lourdes
Nel testo dattiloscritto si trova “letizia”.
SS7,2[29/08/1937]

vostro Ottorino
Vicenza, 11 febbraio 1937.
MARIA Lourdes
AUTOBIOGRAFIA
Il titoletto, nel testo originale, è scritto con caratteri grandi, maiuscoli, e sottolineato
Il dott. Monico era il medico condotto del paese di Quinto Vicentino, e quindi era colui che più da vicino seguiva la situazione della salute di mamma Clorinda.
Il cognome dell’eminente medico è riportato nel testo dattiloscritto in maniera poco corretta.
SS7,3[29/08/1937]











* * * Nell’anno 1918, subito dopo gli orrori della guerra, la mamma mia incominciò a salire il suo calvario. Ella dovette portarsi al civico ospedale per una prima e difficile operazione. Tornata a casa, non fece neppure in tempo a rimettersi in forza, che un nuovo male la costrinse a ricorrere altre due volte all’intervento chirurgico. Per qualche mese si trovò benino, ma presto un nuovo male incominciò a tormentarla, cagionandole dolori acutissimi. Presentatasi al medico del paese, Dr. Nino Monico, ritornò con la triste notizia d’avere il fegato pieno di calcoli. Andò allora a farsi visitare anche dal primario dell’ospedale di Vicenza, prof. Schwartz, ed egli stesso confermò la presenza dei calcoli e consigliò la mamma a sottomettersi a una nuova operazione.
AUTOBIOGRAFIA famiglia
Il titoletto è sottolineato nel testo originale.
SS7,4[29/08/1937]
4 Poco tempo dopo il male si aggravava, per cui l’ammalata dovette rassegnarsi a ritornare all’ospedale. Mi sembra di vedere ancora un’automobile dinanzi a quella casa del dolore e la mamma, sorretta dalle sorelle, dare un bacio a me dodicenne. Mi pare ancora di essere alla porta della cabina telefonica, aspettando per sentire se mia madre vive ancora o è morta durante l’atto operatorio. Quale ansia in quegli istanti nel mio piccolo cuore!… Mi ricordo che otto giorni dopo l’operazione il babbo mi condusse all’ospedale per trovare la mamma. Povera donna!… Non poteva muoversi, il dolore l’opprimeva, ma ciononostante cercava di nascondere le sue sofferenze per non addolorare di più il suo caro Ottorino!… Era sulla soglia della morte, e voleva farsi vedere sana e consolare il figlio col dire che presto sarebbe tornata a casa con lui!… Durante quella visita furono consegnati a mio padre i calcoli che erano stati levati alla madre mia, e che ancor oggi sono gelosamente conservati come ricordo d’un tempo di sofferenze. Sono più di sessanta, tutti grossi come grani di caffè. Intanto la ferita s’era rimarginata e la paziente avrebbe potuto alzarsi, se un forte dolore alla coscia destra non l’avesse obbligata a letto. I medici si consultarono e dichiararono doversi subito applicare alla paziente un busto di gesso. Tre giorni dopo dovettero levarle l’apparecchio, se non la vollero veder morta prima del tempo. Tentarono ogni cura per liberarla dal grave dolore ed infine, dopo quattro mesi, si scoprì che era stata sbagliata la diagnosi. Ultimo periodo della malattia Liberata da quel dolore che la faceva soffrire crudelmente, la mamma ebbe un periodo di tranquillità, ma purtroppo breve. Infatti, qualche mese dopo incominciò ad avvertire dei dolori al fianco destro, mentre la cicatrice dell’ultima operazione andava gonfiandosi.AUTOBIOGRAFIA famiglia
SS7,5[29/08/1937]
5 L’ammalata temeva che i calcoli si fossero rifatti, ed il suo timore fu confermato poco dopo dallo stesso prof. Schwartz. Immaginatevi lo strazio che portò questa notizia nella nostra famiglia! La mamma, che a stento si reggeva, decise di resistere in piedi, finché le forze glielo avessero permesso. Una triste mattina di settembre del 1927, mentre il babbo si trovava da qualche mese a Roma per lavorare e a casa non eravamo che la mamma ed io, ella, sentendosi venir meno le forze, si trascinò pian piano verso la porta, mi chiamò e tacque!... Per qualche istante ci guardammo, poi ci abbracciammo, indi la mamma mia cadde come morta al suolo. La scossi, la chiamai: era proprio morta? Invocai soccorso. A quelle grida accorsero alcune pie persone e, sollevata la svenuta, la portarono a letto. Dopo alquanto tempo, tra l’ansia dei presenti che la credevano morta, si riebbe. Quella fu la prima colica, e da quel giorno quegli assalti la sorprenderanno sempre una o più volte al giorno, fino alla sua guarigione. Il pericolo era continuo ed ogni assalto poteva essere l’ultimo. Vari medici e professori la visitarono e tutti diedero cattive previsioni. I suoi mali erano: i calcoli rifatti, l’appendicite, la dilatazione dello stomaco e altri disturbi più o meno gravi. A questi malanni si deve aggiungere l’impossibilità fisica dell’ammalata a sostenere un atto operatorio assai difficile e pericoloso. Il medico del paese la consigliava, come del resto tutti gli altri medici che l’avevano visitata, a tentare l’operazione, dicendo che altrimenti fra breve sarebbe dovuta soccombere. Ma, a che pro tentare l’intervento chirurgico, quando tutti i competenti affermavano la difficoltà dell’operazione e la probabilità che il male si sarebbe in seguito rifatto?AUTOBIOGRAFIA famiglia
Il titoletto è scritto nel testo dattiloscritto in caratteri grandi, maiuscoli, e sottolineato.
Le due citazioni evangeliche che il chierico Ottorino riporta con una certa libertà si trovano in Gv 16,23 e in Mc 11,23.
Don BORTOLO GASPAROTTO, nato il 25.4.1895 a Breganze (VI) e ordinato sacerdote il 15.8.1923, venne subito inviato come cappellano a Quinto Vicentino (VI), ove rimase fino al 1928, quando venne trasferito nella vicina parrocchia di Sandrigo (VI). Nel 1934 venne nominato parroco di San Vitale di Montecchio Maggiore (VI) e nel 1944 arciprete di Sandrigo. Morì il 25.4.1965. Uomo dal carattere forte e intraprendente, avviò a Quinto la scuola parrocchiale, che anche il giovane Ottorino frequentò come alunno del corso di preparatoria.
SS7,6[29/08/1937]
6 Intanto il morbo portava la mamma di giorno in giorno verso la tomba. Ma, appunto quando gli uomini si erano dichiarati impotenti, venne l’aiuto divino, quasi Gesù volesse dai mortali questa dichiarazione d’umiltà prima di usare la sua onnipotenza con un fatto straordinario. Nell’ottobre di quello stesso anno io entrai per la prima volta in Seminario, lasciando a casa la mamma, sola, curata dalle mie zie. Quante notti insonni, pensando alla mamma che avrebbe potuto morire da un momento all’altro! Chi mi diede la forza di lasciare la famiglia, di lasciare quel caro letto di dolori, per portarmi tra le amate mura del Seminario? Certo quella dolce Signora dei Pirenei, che dieci mesi dopo si sarebbe degnata di esaudire le nostre povere preghiere. La fede trionfa Diceva un giorno Gesù alle turbe giudee: “In verità vi dico che qualunque cosa chiederete al Padre in nome mio, Egli ve la concederà”, ed in altro luogo: “La fede può trasportare le montagne”. Se tanto Gesù ci promette allorché lo preghiamo noi, misere creature, quali saranno i limiti della sua misericordia quando lo prega la Madre sua celeste? Dopo una di quelle penose coliche che tormentarono la mamma mia nell’ultimo periodo della sua malattia, trovandosi il cappellano don Bortolo Gasparotto al letto dell’ammalata, le disse: “Allora, ha deciso di sottoporsi all’atto operatorio?”. E la povera donna, con un fil di voce: “Se fosse d’andare in Francia, sì, vi andrei volentieri... voglio dire, a Lourdes!”. Ed egli allora: “Eh! Si può andare! La Madonna ci aiuterà a vincere ogni ostacolo!”.AUTOBIOGRAFIA famiglia
MARIA Lourdes
Don ALBERTO GONELLA, nato il 5.8.1869 a Sossano (VI) e ordinato sacerdote il 29.7.1894, svolse il suo servizio pastorale dapprima a Noventa (VI), poi a Cereda, quindi a Castana e a Velo d’Astico, e dal 1907 fino alla morte, avvenuta il 21 marzo 1940, fu parroco di Quinto Vicentino (VI). Ebbe sempre una particolare predilezione per il piccolo Ottorino, che spesso invitava a servirgli la Santa Messa quando, già anziano, doveva celebrarla fuori orario e da solo.
SS7,7[29/08/1937]
7 Lo zelante sacerdote si prese l’incarico di iscriverla tra gli ammalati che in quell’anno dovevano partire per Lourdes. Fu accettata. Mancavano tre mesi alla partenza, quando il primario dell’ospedale di Sandrigo venne, accompagnato dal dottore del paese, a visitare l’inferma. Si consultarono tra loro ed infine il dottore: “Che ne dice, professore, non le sembra doversi tentare l’operazione? Già, così non può durare!... Ora vuole andare a Lourdes, ma credo non duri in vita fino al tempo della partenza!”. Ed il professore: “Quanto tempo manca alla partenza?”. Ed essendogli stato risposto che mancavano ancora tre mesi, egli aggiunse che certamente non sarebbe vissuta fino a quel giorno. Però, quanto più gli uomini disperavano di salvarla, tanto più l’ammalata cresceva nella fiducia d’essere esaudita. Molte furono le preghiere pubbliche e private che si fecero per ottenere da Maria questa grazia. Il M. R. Parroco, don Alberto Gonella, infaticabile apostolo e padre, prese a cuore il misero stato di quella sua diletta figlia e giammai desistette dal raccomandarla alle preghiere del buoni, affinché più facilmente si potesse ottenere da Maria la tanto bramata grazia. Intanto anch’io ero tornato a casa dal Seminario per le vacanze estive, ed aspettavo con ansia il giorno in cui la mamma sarebbe partita. Si fece un pubblico pellegrinaggio al santuario di Monte Berico. Più di settanta persone, fra amici e parenti, a piedi, molti scalzi, siamo partiti, pregando, verso il santo colle ed ivi, ai piedi della Vergine, abbiamo fatto celebrare una S. Messa e tutti poi ci siamo accostati al Banchetto Eucaristico. Lo stato intanto della mamma andava di giorno in giorno peggiorando. L’assistevano due sorelle, le quali, durante tutto il tempo della sua malattia, non rifiutarono alcun sacrificio in favore della loro cara.AUTOBIOGRAFIA famiglia
Questo titoletto, nel testo dattiloscritto, è con lettere maiuscole e sottolineato con doppia linea.
SS7,8[29/08/1937]
8 Il 26 agosto del 1928, alle tre del mattino, la mamma riceveva la S. Comunione e poi veniva condotta alla stazione. Il male sembrava essere un po’ diminuito e prometteva di lasciare l’ammalata in pace durante il viaggio. Ma poi ella passò due giorni di atrocissimi dolori e finalmente giunse alla bramata città! Il male intanto era diminuito di molto, così che poté, sorretta, a stento camminare. Scesa dal treno, baciò la terra di Maria e, poiché era ormai sera, fu condotta all’ospizio degli ammalati. Il mattino seguente fu accompagnata alla grotta e qui fece la S. Comunione ed ascoltò la S. Messa; quindi venne condotta alla piscina. Chi può dire che cosa passò nel cuore della mamma mia in quel momento solenne? Però Maria volle provare la sua fede ed in quel mattino non la guarì, ma solo le fece sentire come un’aria veloce scorrere in tutto il suo essere. Nel secondo bagno alla piscina si sentì scossa in tutta la persona. Era guarita. La mamma, vinta dalla commozione, altro non seppe dire che: “Maria... Maria...!”, ed afferrata la Madonnina, che si trova in tutte le piscine, la baciò con entusiasmo. Era dunque veramente guarita? Sì, ma le rimaneva un forte dolore alla spina dorsale. Nel pomeriggio usciva la processione col SS. Sacramento e la mamma mia, raccogliendo tutta la fede di cui era capace il suo cuore, elevò al Dio Eucaristico questa preghiera: “Oh Signore mio Gesù, Voi che vi degnaste concedermi il più per mezzo di Maria, compite l’opera che avete incominciata". Ciò detto, s’inginocchiò e vi rimase per lungo tempo senza più sentire alcun dolore alla schiena. Lourdes Prima di accompagnare la miracolata in famiglia, credo non sarà sgradito dire qui poche cose intorno alla grotta di Lourdes, ove la Santa Vergine si degnò di apparire diciotto volte, nel tempo non lungo di sei mesi, ad un’umile contadinella di nome Bernardetta Soubirous.AUTOBIOGRAFIA famiglia
MARIA Lourdes
Il titoletto è con caratteri grandi e maiuscoli, ed è sottolineato nel dattiloscritto originale.
SS7,9[29/08/1937]
9 Il luogo ove Maria apparve è una povera grotta, che ricorda il tugurio di Betlem, sulla riva del fiume Gave, che ora è stato deviato per dare libero corso ai fedeli. Tre sontuose basiliche furono presto costruite sovrastanti l’una all’altra; però la grotta fu lasciata come era al momento delle apparizioni. La roccia, ai lati della grotta, è tutta coperta da grucce, busti e ricordi ex-voto, che attestano come sempre la Vergine Santa ascolti le preghiere dei suoi figli devoti. La statua della Madonna, bianca come la neve, spicca nella grotta annerita dal fumo delle candele. Lourdes trasforma: anche i più ostinati increduli, che andarono in quella città per ridersene, furono presi da una forza arcana e piansero nello staccarsi. Là si vedono vescovi e popolo, tutti frammisti in fervorosa orazione. Là nessuno ha rispetto umano, ma tutti pregano inginocchiati a terra, con le mani alte, tese verso la Madonnina, quasi per invitarLa ad accoglierli sotto il suo manto verginale. Ben a giusto diritto tutti i pellegrini che ritornano da Lourdes dicono: “Se volete vedere il paradiso in terra, andate nella città di Maria”. Torniamo ora al racconto. Il ritorno Mia madre era a Lourdes, mio padre in un ospedale di Roma, colpito dalle febbri malariche, ed io mi trovavo unico padrone d’una casa deserta. Qualche giorno dopo la partenza della mamma, arrivava a casa una cartolina, sulla quale erano scritte queste precise parole: “Vado meglio”. Povera donna!... Non volle dare un’improvvisa consolazione, data la recente perdita del padre suo.AUTOBIOGRAFIA famiglia
MARIA Lourdes
È così denominato il treno che conduce gli ammalati a Lourdes.
SS7,10[29/08/1937]
10 Nel giorno seguente arrivava un altro biglietto in cui ella diceva d’essere perfettamente guarita. Tutti l’aspettavamo entusiasti. La mezzanotte era da poco suonata, e sotto l’alta tettoia della stazione di Vicenza mi trovavo col cuore trepidante in attesa del treno, che doveva portarmi la migliore delle consolazioni che si possano provare su questa terra. Il treno violetto doveva essere già arrivato da un pezzo, e mai non veniva. I minuti parevano secoli. Quand’ecco un fischio, uno sbuffo ed uno strider di freni. Ammalati di tutte le specie venivano deposti dal treno, ma io non vidi alcuno all’infuori della mamma mia tanto desiderata. La vidi smontare da sola! Non potevo credere ai miei occhi; sapendola pochi giorni prima incapace di camminare ed ora vedendola gagliarda come non fosse mai stata ammalata, stetti immobile, divenni bianco come la cera e non seppi articolare parola. Mia mamma si avvicinò a me e: “Sono tua madre - mi disse. Perché sei così triste? Non vedi quanto Maria ti ha amato nel ridarmi la sanità?”. E similmente alcune buone infermiere, che facevano parte del treno violetto, cercarono di scuotermi da quell’improvviso stupore. Intanto, a casa, più di duecento persone stavano aspettando in fervorosa orazione. L’arrivo fu un trionfo. Nessuno poté trattenere il pianto; ognuno glorificava la Regina del Cielo. L’ora era già avanzata, ma pure quella folla di persone volle, prima di tornare ai propri tetti, udire i particolari del miracolo. Il giorno seguente tutto il paese era in festa, e ciascuno voleva constatare coi propri occhi la verità di ciò che aveva udito. In quella stessa mattina mia mamma si portò a farsi visitare dal dottore del paese, il quale dovette ammettere l’intervento divino.AUTOBIOGRAFIA famiglia
Il titoletto è scritto con lettere maiuscole e sottolineato nel fascicolo dattiloscritto.
SS7,11[29/08/1937]
11 Dopo il miracolo Grande fu l’aumento della fede che portò questo miracolo al paese di Quinto. Però vi furono di quelli che, pur vedendo una cosa straordinaria, non vi ammisero l’intervento divino, attribuendo il miracolo chi alla suggestione e chi ancora osò dire che mia madre non fu mai ammalata. Non sarà certo male, io credo, combattere questi due errori. La suggestione talvolta esercita un’efficacia veramente meravigliosa. Ma anzitutto si deve dire che non tutte le persone sono suggestionabili; in secondo luogo, affinché la suggestione produca i suoi effetti, si richiedono condizioni speciali; infine si può notare che la suggestione è incapace di guarire tutte le malattie. La suggestione potrà giovare talvolta, ma con le sole malattie nervose. A Lourdes però furono guariti degli ammalati che non erano certamente suggestionabili, come per esempio mia mamma. Forse che si potrà attribuire alla suggestione la congiuntura di un osso o la riproduzione di un organo perduto? Se la suggestione avesse tanta efficacia, si potrebbe fare a meno volentieri di medici e medicine. In quanto poi a chi volesse sostenere che mia madre non fu mai ammalata, darò tosto una risposta che spero soddisfacente. Forse che tutti i medici e professori che la visitarono prima e dopo il miracolo siano stati allucinati? Ma, se ciò non basta, chi ancora dubitasse deve sapere che prima del miracolo l’ammalata fu sottoposta alla radioscopia e le si trovarono tutte le malattie sopracitate e la digestione in ritardo di dodici ore.AUTOBIOGRAFIA famiglia
Il titoletto è scritto con lettere maiuscole e sottolineato nel fascicolo dattiloscritto.
SS7,12[29/08/1937]
12 Fu sottoposta alla radioscopia anche dopo il miracolo ed i medici poterono constatare che il corpo della miracolata era completamente sano. Pochi giorni dopo il ritorno da Lourdes andammo, in più di trecento persone, a piedi, compresa mia mamma, a ringraziare la Beata Vergine nel suo santuario di Monte Berico. Che bella giornata! Come è bello ringraziare Maria tra canti e preghiere! La nostra gioia era senza limiti, perché unita al cuore della Vergine. Nel giorno poi del S. Rosario dello stesso anno si fece una festa religiosa di ringraziamento pubblico. Ora, dal fortunato giorno, sono trascorsi otto anni e, come ciascuno può constatare, mia madre sta benissimo ed ha passato tutto questo tempo senza più risentire alcuno dei vecchi disturbi. Conclusione Così, miei cari parenti, benefattori ed amici, ho soddisfatto al mio dovere, sia pure miseramente, di dare cioè a voi un ricordo dell’amore che Maria Immacolata ha portato per questo suo povero figlio. Ora per me la parola “mamma” potrebbe solo essere un ricordo lontano, e invece ho la grazia di poterla ancora abbracciare, di versare nel suo cuore i miei dolori e le mie gioie e di avere in lei una guida sicura.AUTOBIOGRAFIA famiglia
MARIA
MARIA Lourdes
SS7,13[29/08/1937]
13 Qualche volta il pensiero della mamma, nei momenti di abbattimento, sostiene tanti poveri figli; e sostiene ancor più me, poiché penso che oltre ad avere una mamma terrena che mi ama grandemente, ho anche una Mamma Celeste che sempre mi è accanto con un amore di predilezione. Aiutatemi voi, o miei cari, a ringraziare degnamente la Celeste Signora, ad impetrarmi quelle grazie necessarie per giungere puro e santo all’Altare. La Vergine Benedetta, che un giorno guidava i passi del suo dolce Gesù, guidi anche quelli di questo povero figlio adottivo, affinché possa apprendere a correre velocemente alla conquista della virtù e di quella apostolica fiamma, che poi dovrà divampare in mezzo al mondo corrotto, per portare dovunque il fuoco divino che infiamma, brucia e ristora.MARIA la nostra buona mamma
SACERDOZIO prete
MARIA
