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LA VOCAZIONE RICHIEDE CORAGGIO, PERSEVERANZA E UMILTÀ

MI19 [17-05-1965]

17 maggio 1965

Si tratta del nipote del chierico Erasmo De Poli, cioè di Luigi De Poli, morto di leucemia: Luigi aveva frequentato le scuole medie presso la Casa dell’Immacolata.

Erasmo De Poli avrebbe dovuto essere consacrato suddiacono il 26 maggio, e una settimana prima quindi avrebbe iniziato il corso di Esercizi Spirituali di preparazione alla sua ordinazione.

Don Ottorino aveva iniziato le meditazioni del mese di maggio prendendo spunto dal libro di P. Francesco Franzi: Esercizi mariani per sacerdoti, mentre nel fioretto serale esponeva la vita di San Francesco di Sales.

Don Ottorino teneva il fioretto mariano, durante le sere del mese di maggio, a tutti i ragazzi della Casa dell’Immacolata, anche a quelli che frequentavano la scuola media.

MI19,1 [17-05-1965]

1.Vorrei iniziare avvisando che il nipote di Erasmo è morto. Credo che sia importante pregare per la sua anima, anche se quella creatura era bene preparata. Partecipiamo al dolore di quella povera famiglia: la notizia era attesa perché la si aspettava da un momento all'altro, ma lo stesso è una notizia tremenda, sia per l’età del ragazzo, sia perché era figlio unico.
Questo deve essere un richiamo per tutti noi. Luigi è stato uno che è vissuto in mezzo a noi, che ha partecipato alla nostra vita, e che attualmente si trova già a contatto con il Signore. Penso che deve essere un richiamo per tutti noi, un richiamo alle realtà eterne, ad essere preparati. Penso anche che dovremo offrire le azioni della giornata in suffragio della sua anima perché tutti abbiamo qualcosa da riparare. Perciò io direi: ricordiamo la sua anima durante la giornata, offriamo la meditazione di questa mattina, il lavoro della giornata in espiazione, in suffragio. È preferibile che la morte sia avvenuta ora piuttosto che durante gli esercizi spirituali di don Erasmo , perché sarebbe stato sempre in attesa. Ad ogni modo preghiamo anche per Erasmo stesso affinché possa sostenere la prova perché era legatissimo a questa creatura. Ed ora torniamo a noi. Credo che questa mattina sarebbe conveniente non continuare il tema delle meditazioni abituali, anche se è vero che già le abbiamo interrotte perché da tre o quattro giorni ho perso il libro, ma piuttosto sottolineare qualche particolare della vita di San Francesco di Sales. Voi capite che durante il fioretto serale, sia per l'ora, sia per il pubblico che abbiamo dinanzi , dobbiamo sottolineare specialmente i piccoli aneddoti, cercare di accontentare, di ricavare qualche semplice pensiero, riflessione che poi gli assistenti dovranno masticare meglio per i ragazzi più piccoli, mentre i più grandi lo devono capire da soli.

NOVISSIMI morte

NOVISSIMI eternità

CONGREGAZIONE storia

MI19,2 [17-05-1965]

2.Ieri sera, per esempio, ho sottolineato l’episodio della barca che va a picco. Francesco sale sulla barca, ma quella signora non lo vuole; lui insiste, domanda, e quasi sta arrivando alle mani con questa signora, e poi la barca affonda. Noi subito vediamo in questo il castigo di Dio, mentre io invece direi di vedere la provvidenza di Dio che prevedeva che la barca sarebbe andata a fondo e il Signore non voleva che Francesco andasse insieme a farsi benedire. Più che vedere subito, immediatamente, il castigo, è importante contemplare la provvidenza del Signore che voleva liberare dalla morte il suo uomo, il suo apostolo. Ecco, io vorrei proprio che vi abituaste, o che ci abituassimo, a vedere in tutti gli avvenimenti la mano del Signore. L'abbiamo imparato da piccoli nelle nostre case: "Se il Signore ha permesso questo".
Ricordo a casa mia quando il mio povero papà aveva ricevuto tutti i soldi dell'assicurazione, cioè della pensione della guerra 1915-18: aveva dei soldi da ritirare perché aveva avuto una perforazione ai polmoni, cinque o sei anni di arretrati, un capitaletto. Poi ha prestato i soldi ad un ingegnere dove lui lavorava; questi fece fallimento e mio padre perse completamente tutti i soldi, e non solo quelli, ma anche cinquemila lire della mia povera mamma che il mio povero nonno gli aveva prestato, sicché mangiò fuori anche la dote, cioè tutta la parte della mia povera mamma. Perdette in tutto tredicimila lire di quel tempo. Vi rendete conto? Parlo del 1925-26-27. Mio papà tornò a casa disperato e ripeteva: "Figliolo, ti ho rovinato, ti ho rovinato. Figliolo, ti ho rovinato; Clorinda ti ho rovinata!". Mi pare ancora di vederlo: piangeva come un bambino. Mia madre invece: "Giuseppe, se il Signore ha permesso questo vuol dire che andava bene così!". Ricordo ancora le parole di mia mamma. Capite che cosa vuol dire? In quel tempo si potevano comperare quindici o venti campi con quella somma, perché i soldi erano anche di più e si poteva avere qualcosa da parte. Io avrei potuto portare in Congregazione la mia campagna! "Il Signore ha permesso questo, figlio. Giuseppe caro, lascia stare, non piangere, lascia stare. Il Signore ti ha lasciato la salute, puoi lavorare; una piccola pensione ce l'hai lo stesso. Se il Signore ha permesso così vuol dire che va bene così".

ESEMPI di Santi

PROVVIDENZA

ESEMPI Apostolo

ESEMPI volontà

di Dio

ESEMPI fede

AUTOBIOGRAFIA famiglia

ESEMPI famiglia

ESEMPI croce

Il forato è un mattone forato che si usa abitualmente nel costruire pareti che non devono sopportare un peso notevole.

Don Ottorino si riferisce alla costruzione della prima parte della Casa dell’Immacolata, nell’estate del 1952, quando durante i lavori un muro cedette e si dovette perdere del tempo prezioso per rinforzare tutto l’edificio con i pilastri di mattoni.

Forse don Ottorino si riferisce all’episodio sopraccennato di San Francesco di Sales.

Il riferimento è a don Matteo Pinton, che all’epoca stava completando il corso teologico.

Don Luigi Furlato era all’epoca il responsabile del Noviziato.

Don Ottorino finge di mettere in bocca a don Luigi Furlato la famosa frase, ma evidentemente usata con senso contrario, di Giuliano l’Apostata nei riguardi di Cristo.

MI19,3 [17-05-1965]

3.Ritengo che sia fondamentale abituarsi a questo, specialmente noi apostoli, anche quando, dopo avere lavorato, lavorato, lavorato, vediamo improvvisamente cadere ogni speranza, e dobbiamo dire: "Se il Signore ha permesso questo, vuol dire che va bene così". Qualche volta, guardando le cose con lo sguardo umano, è difficile vedere perché vada bene così.
Quando, per esempio, io andavo alla ricerca del denaro per comprare la terra dove costruire la Casa dell'Immacolata, cioè i primi diecimila metri, e non trovavo risposta, non era facile sentire che andava bene così. E mentre provavo da una parte e dall’altra, e tutto faceva capire che ci voleva la Casa dell'Immacolata, ma non incontravo nulla, non era facile ripetere che andava bene così. Quando poi i muratori non cominciavano mai a costruirla e hanno tirato per le lunghe un mese prima di cominciare; e dopo invece di cominciare con le pietre hanno cominciato con i forati , e io mi sono arrabbiato perché volevo che almeno mettessero i mattoni, e alla fine i forati hanno ceduto. Sapendo che avevamo già fissato l’entrata dei giovani per l'11 di ottobre e vedendo che forse bisognava ricominciare nuovamente a costruire la casa, con il rischio di perdere un anno, non era certo facile dire che andava bene così. Nella vita saremo costretti continuamente a ripetere la frase di Francesco : "Se il Signore ha permesso così, va bene così". Questo è molto importante, e dovete farlo oggetto delle vostre riflessioni, o meglio farlo vita della vostra vita. Sottolineo che è anche facile dire: "Il Signore ha permesso questo... Vuol dire che va bene così", se, per esempio, vi capita un mal di testa. Supponiamo che un domani capiti alla mamma di Matteo un tumore e muoia, è facile dire: "Se il Signore ha permesso questo, vuol dire che va bene così". Questo è facile quando accade qualcosa dove non c’entrano gli uomini. Ma, per esempio, se capita che il vescovo di Vicenza dice: "Niente concelebrazioni", è più difficile dire: "Va bene. Se il Signore ha voluto così, vuol dire che va bene così". Se don Luigi Furlato ti fa un tiro a tradimento, e alle nove e mezza ti fa celebrare Messa anche se non vorresti, è difficile dire: "Se il Signore ha permesso questo, vuol dire che va bene così". Fai fatica a dirlo, e bisogna che tu lo dica. Don Luigi fa un sorrisetto sornione e sembra dire: “Galileo, ho vinto! Galileo, ho vinto!”. Certamente non è facile accettare le circostanze come vengono e ripetere: "Significa che va bene così".

APOSTOLO distacco

CROCE fallimento

CONGREGAZIONE storia

AUTOBIOGRAFIA

CROCE prove

VIRTÙ

fede

CONGREGAZIONE Case della CONGREGAZIONE

VOLONTÀ

di DIO

ESEMPI fede

ESEMPI volontà

di Dio

ESEMPI croce

Don Ottorino usa un tale termine per sottolineare l’inganno tesogli da don Luigi Furlato.

Il riferimento è all’assistente Vinicio Picco, con il quale don Ottorino aveva molte occasioni per affrontare le difficoltà e gli imprevisti che sorgevano ogni giorno nelle attività lavorative della Casa dell’Immacolata.

MI19,4 [17-05-1965]

4.Ripeto che non è facile accettare tutto, specialmente quando dipende dalla cattiveria di qualcuno, dalla perfidia di qualcuno. Nella vita apostolica vi troverete spesso il passo intralciato da qualcuno, come Francesco di Sales trovò quella donna contraria al suo imbarco sulla nave: "Ma no, ma no, ma faccia il piacere! Questa barca l'ho rintracciata io e non voglio seccature!". Vi troverete dinanzi anche alla cattiveria della gente, e proprio la cattiveria della gente fa realizzare, senza volerlo, il piano di Dio. Questo lo riscontriamo senza che andiamo a disturbare la vita dei santi, che qualcuno potrebbe accusare di episodi casuali. È sufficiente che apriamo il santo Vangelo: la nascita di Gesù a Betlemme è stata proprio dovuta alla cattiveria di uno, alla superbia di uno. E se guardiamo alla vita di Gesù vediamo che le circostanze l'hanno portato a quel dato punto, a quella data cosa.
Ora noi dobbiamo impegnarci per usare tutta la nostra buona volontà per salire su una barca che non si rovesci, dobbiamo agire umanamente in modo da fare il meglio che è possibile, e se poi troviamo delle difficoltà cercheremo di superarle, anche trovando un'altra barca, come San Francesco di Sales che non è stato fermo e ne ha presa un'altra. È logico che bisogna muoversi e non restare passivi dicendo: "Bene, vuol dire che il Signore vuole che non parta". Questo è da sciocchi! Non possiamo dire: "Se non mi ha voluto nella barca, vuol dire che non vuole che parta". No, no, prendi un'altra barca e avanti. Si prova, si cerca, ma non si può arrabbiarsi perché l'altro ha detto di no: ci sarà il suo motivo, lascia stare! Se non altro, il Signore voleva che soffrissimo... Ecco, è importante abituarsi a guardare le difficoltà in questa forma. Sei d'accordo, Vinicio? Anche nei laboratori, per esempio, dovete saper vedere tutte le cose sotto questa luce. Termino questo primo punto insistendo sull’importanza di tener presente nella vita di ogni giorno quanto abbiamo detto, e di farlo spesso oggetto della vostra meditazione e del vostro esame di coscienza. Domandatevi: io so vedere il Signore in tutte le piccole e grandi cose, so vedere e accettare tutto dalle mani del Signore?

APOSTOLO missione

MISSIONI vita missionaria

CROCE

VOLONTÀ

di DIO

PAROLA DI DIO Vangelo

GESÙ

incarnazione

APOSTOLO uomo

CROCE difficoltà

PECCATO mediocrità

CONSACRAZIONE generosità

MI19,5 [17-05-1965]

5.Il secondo pensiero, dei tre che vorrei ricavare dall’esempio di San Francesco di Sales, è questo: analizzare come Francesco si sente chiamato a essere sacerdote.
Ha una paura tremenda di suo papà, perché a quei tempi i papà erano dei piccoli tiranni nelle case. Fra l'altro Francesco ha avuto la disgrazia di essere il primogenito, mentre se gli altri figli fossero andati preti e frati anche tutti il loro padre sarebbe stato contento; infatti un altro figlio è andato prete, e il padre è stato felicissimo. Ma purtroppo Francesco ha avuto la disgrazia di essere il primogenito, e inoltre quella di essere intelligente, cioè di essere un giovane che si presentava bene, che riusciva bene in tutto. Per questo il papà, quando l’ha visto fanciullo mentre con il coltello le galline, ha detto: "Questo è il mio sangue, questo è il mio sangue". È senza dubbio un piccolo particolare dell’infanzia, ma che rivela come il padre ha visto in tante manifestazioni del figlio eleganza, signorilità, intelligenza; ha visto cioè un figlio che gli avrebbe fatto onore, un figlio che sarebbe stato l'onore del casato. Poi Francesco crebbe, e poiché lo abbiamo visto ad un certo momento a Padova che sapeva maneggiare bene la spada, significa che aveva partecipato a qualche torneo e chissà quante volte si era fatto un bell'onore in queste piccole gare che facevano; vuol dire che nelle serate che organizzavano si diportava da cavaliere. Era santo, ma era anche cavaliere! Infatti a Padova, in una certa occasione, uno sbotta a dire: "Questi santi, lasciateli stare. È santo, ma non toccatelo perché è anche capace di maneggiare la spada, e bene". Il papà lo vedeva così. Ogni giorno che passava Francesco si comprometteva sempre di più perché diventava più vecchio: ogni successo scolastico, ogni successo nella cavalleria faceva crescere sempre più nell'animo del padre la sicurezza che quel figlio sarebbe stato la gloria della famiglia. Eppure lui non rinuncia alla sua vocazione. Attende il momento buono, tanto è vero che il primo a cui lui ha rivelato il suo segreto è stato quel sacerdote famoso che gli faceva da precettore. Quando è tornato da Padova, un giorno, mentre stavano cavalcando insieme, Francesco gli dice: "Senta, io vorrei chiederle un piacere ed è questo: io vorrei farmi sacerdote". "Cosa? - dice l'altro - Me l'aspettavo, lo supponevo, lo supponevo". E Francesco aggiunse: "Vorrei chiederle un piacere: se potesse lei dire una parola a mio papà, cioè parlarne la prima volta al papà". L'altro ferma il cavallo e sbottò: "Come? Io parlare con suo padre? Per questo ci vuole un avvocato e l'avvocato è lei; io sono un prete, non un avvocato. Io non ho il coraggio di buscarle; potrebbero dire che sono stato io a scaldarle la testa perché vada prete, perché fin da bambino le sono sempre stato vicino io, un prete, e così dicono che sono stato io, cosicché le prendo io e devo sostenere tutte le ire paterne... No, per carità, non mi chieda questo favore".

APOSTOLO chiamata

SACERDOZIO prete

ESEMPI di Santi

ESEMPI vocazione

DOTI UMANE

ESEMPI sacerdozio

MI19,6 [17-05-1965]

6.E dopo hanno cavalcato per un altro paio di ore verso casa e non hanno più detto neanche una parola. Sicché Francesco, che sperava di avere un aiuto, non ha avuto niente. Vuol dire che aveva paura di suo padre, e tanta paura, perché era un papà che faceva paura, eppure fu perseverante nel tendere alla sua vocazione. Lui ha capito che la volontà di Dio su di lui era che si facesse sacerdote, e tutti i suoi studi li ha fatti in quella direzione, cosicché non occorreva che studiasse più niente perché in pochi mesi poi avrebbe potuto essere ordinato sacerdote.
Quando si trova a Parigi e può disporre di alcune ore libere, pensa di studiare un poco di ebraico e studia l'ebraico, studia la Sacra Scrittura, studia la dogmatica. Poi a Padova studia diritto. A quel tempo l'università di Padova era nelle mani della Chiesa, ed era il vescovo il capo dell'università, per cui praticamente studia diritto canonico e civile insieme, perché una volta essere laureato in diritto voleva dire essere laureato in "utroque jure". Praticamente lui si era preparato al sacerdozio senza che suo papà se ne fosse accorto. Lui studia teologia senza che il suo papà se ne accorga. Francesco ha sempre una idea fissa: "Io devo arrivare là; arriverà il momento, e la Provvidenza mi aiuterà, ma io devo arrivare là". Tutta la sua vita intima è tutta orientata in quella direzione, pur continuando a frequentare i salotti di Parigi, pur continuando una vita brillante sotto tutti i punti di vista, perché doveva farlo e non poteva fare diversamente; però non c'è momento in cui non pensi al sacerdozio. Tant'è vero che a Padova, come vi dicevo ieri sera, quello che colpisce i suoi insegnanti, oltre la sua intelligenza, è la sua virtù. Loro, a Padova, non sapevano che volesse farsi prete, però sono stati ammirati della sua purezza, tanto che mai poterono fare il più piccolo rilievo a questo proposito, tanto che hanno sentito il bisogno, in un discorso pubblico trovato poi negli archivi, di fare questo elogio pubblico: "Questo studente ha saputo mantenere, in un ambiente come quello universitario, la sua virtù, la sua castità, e mai ha accettato un compromesso".

VOLONTÀ

di DIO

VIRTÙ

fortezza

DOTI UMANE studio

SACERDOZIO

VIRTÙ

Il riferimento è a Giovanni Magnaguagno, che all’epoca frequentava il corso liceale.

Forse il richiamo è a Luciano Gallinaro, che sarebbe stato consacrato suddiacono la settimana seguente.

MI19,7 [17-05-1965]

7.Ora, figlioli, questo è un rimprovero per noi, che tante volte in casa non abbiamo trovato le difficoltà che ha trovato Francesco, e anche se il nostro ambiente non è stato difficile come il suo, quanti raffreddori durante la nostra giovinezza, quanti raffreddori alla nostra vocazione!
Francesco a Padova viene ripetutamente tentato da principesse e da altre persone, tentato a destra e a sinistra perché le occasioni si presentano per una persona così attraente, eppure Francesco ha un ideale chiaro e va avanti per la sua strada. La nostra vocazione, che è cresciuta sempre come in una serra, che non è mai stata in mezzo a pericoli simili, è forte come quella di Francesco? Ho sottolineato i raffreddori nella nostra vocazione, i momenti di crisi e di dubbio per seguire il Signore; ma se ci fossimo trovati nelle circostanze di Francesco, quante di quelle vocazioni che sono qui presenti avrebbero perseverato? Caro Magnaguagno , la tua avrebbe perseverato? Se ti fossi trovato nelle stesse situazioni di Francesco, con onori, ricchezze, piaceri, soddisfazioni, con tutto un insieme di circostanze che ti portava verso il matrimonio, le signorine che ti corteggiavano, i balli alla sera e mille altre occasioni, saresti stato forte, senza parlare e senza far scenate, conservando tutta la tua vita integerrima, le virtù per arrivare alla meta? In seguito noi troviamo in Francesco un santo, lo troviamo un eroe, colui che non si scoraggia mai, colui che non si perde di coraggio neanche dinanzi alle più grandi difficoltà, troviamo il vero martire, il missionario, che però si è fatto prima. In autunno si raccolgono i frutti dei fiori primaverili. Non so se dico bene, don Luciano . In primavera ci sono i fiori, poi in estate e in autunno si raccolgono i frutti; ma se non sbocciano i fiori in primavera, non appaiono poi i frutti. Forse le patate? No, neppure quelle perché hanno i fiori anche quelle; anche le patate fioriscono.

CROCE difficoltà

APOSTOLO vocazione

CROCE tentazioni

VIRTÙ

CONSACRAZIONE santo

MI19,8 [17-05-1965]

8.Se nella vostra giovinezza non coltivate lo spirito missionario, non coltivate lo spirito della vocazione, non ardete di fuoco apostolico come dicevamo sabato scorso, per cui ci sia in voi, non tanto la poesia della vita religiosa, della vita apostolica, quanto la vera ansia di salvare anime, di essere tutti del Signore, il vero desiderio intimo di consacrarvi al Signore; se in voi non alimentate questo spirito missionario, vero spirito profondo che è immolazione, un domani non sarete gli uomini di Dio che il mondo attende.
Francesco di Sales, quando suo padre gli ha detto: "Tu vuoi farti missionario, vuoi andare là?", perché lui si era offerto di andare verso Ginevra dove la situazione era pericolosa e suo padre non voleva assolutamente, tanto che è andato dal vescovo, e ha protestato: "Io ve l'ho dato perché sia prevosto, prevosto sì, ma martire no!", ha risposto: "Io mi sono dato per fare la volontà di Dio, per essere tutto del Signore, e al Signore non si mettono limiti quando ci si abbandona completamente a Lui". Quando poi partì e andò a salutare suo padre, questi gli disse: "La maledizione non te la do, ma la benedizione neppure. Non ti maledico perché non posso, ma neppure ti concedo la mia benedizione". È partito con un cugino ed è passato per casa a salutare, ma suo padre non ha voluto salutarlo dicendogli di andarsene dal castello. Anzi proibì a sua madre e agli altri familiari di dargli qualcosa, anche se sua madre di nascosto gli diede un po' di biancheria perché queste povere donne devono agire sempre di nascosto, e aggiunse la proibizione di mandargli qualunque aiuto. Ad ogni modo la mamma di nascosto, perché le mamme sanno mandare di nascosto anche una cesta di roba, ha continuato a mandargli qualcosa. Nessun servo inoltre doveva seguirlo, assolutamente, e così Francesco partì.

APOSTOLO F.A.

APOSTOLO vocazione

CONSACRAZIONE vita religiosa

MISSIONI vita missionaria

APOSTOLO salvezza delle anime

CONSACRAZIONE immolazione

APOSTOLO uomo di Dio

VOLONTÀ

di DIO

CROCE persecuzioni

MI19,9 [17-05-1965]

9.Ad un dato momento l'altro canonico, suo cugino, si perdette di coraggio e gli disse: "Come facciamo? Vedi anche tu che non si raccoglie niente", e vanno nella fortezza a dormire prima di giungere a destinazione. Poi trascorrono tutta la giornata girando per la campagna, mentre gli eretici, gli Ugonotti, si erano messi d'accordo: "Non si deve neppure parlare insieme! Proibito! Sono stregoni che vi ammaliano e che hanno questo e che hanno quello. Guai se parlate insieme con loro, guai". Quando arrivavano in qualche villaggio la gente perfino scappava via, ma loro continuano con ostinazione. Passò un anno intero senza mai raccogliere niente. Dove ha preso Francesco questo coraggio, dove ha preso tale forza? Aveva dovuto aspettare tanti anni prima e aveva imparato a soffrire... E quando quel suo amico cugino gli diceva: "Non vedi che non facciamo niente", gli rispondeva: "Come non facciamo niente? Stiamo facendo la volontà di Dio, e ti pare niente? Stiamo facendo la volontà di Dio". L’altro insisteva: "Ma non raccogliamo niente!". Francesco ribatteva: "Non raccogliamo niente? Queste fatiche che facciamo, che seminiamo in mezzo ai boschi, al freddo, con i geloni sulle mani e sui piedi, tanto che facciamo fatica a camminare, questi sacrifici che facciamo girando per le campagne in cerca di anime e non ne troviamo neppure una, ti pare che tutto ciò non valga proprio niente? E se anche morissimo senza avere raccolto niente, se abbiamo fatto la volontà del Signore, se abbiamo seminato sacrifici in questi luoghi, non abbiamo fatto il nostro dovere? Il Signore non è contento?".
Figlioli, ricordatevi che questo spirito missionario è il riflesso di tutti gli anni che Francesco aveva vissuto precedentemente con lo stesso spirito, altrimenti non gli sarebbe stato possibile la seconda parte della vita se la prima non fosse stata alimentata dallo spirito missionario.

MISSIONI

CROCE sofferenza

VOLONTÀ

di DIO

ESEMPI apostolo

PENITENZA sacrificio

Don Ottorino vuole significare che mentre nel fioretto serale deve sorvolare su tanti aspetti della personalità di San Francesco di Sales per la giovane età dei ragazzi delle medie, ritiene opportuno invece soffermarsi con maggiore profondità durante la meditazione ai Novizi e ai Religiosi.

MI19,10 [17-05-1965]

10.Ecco ora, brevemente, il terzo punto.
Un giorno Francesco si trova in una chiesa. Capite che questi sono pensieri che non posso fare in chiesa alla sera perché sono troppo difficili per i ragazzi piccoli e bisogna quindi che mi accontenti di sorvolare su tanti episodi , ma mi sembra ora importante sottolineare quei punti che rivelano l'animo dell'uomo. Dunque Francesco si trovava in una chiesa usata dai protestanti nella quale, per la protezione che godeva da parte del duca, poteva con una certa libertà entrarvi per qualche ora e officiare in essa. E un giorno vi andò e in essa c'erano sette persone; in tutta la città c'erano appena dodici o tredici o quattordici cattolici: lui vi entra e li trova mezzi addormentati. Appena entrato Francesco sente dentro di sé: "Per quelle sette persone, sette soltanto - che per di più apparivano mezze addormentate -, io dovrei predicare? Aspetta un po' che io faccia una predica con quella gente!". Il bello era che si era preparato una buona predica sui santi, sulla devozione ai santi: naturalmente le sue prediche erano un po' provocatorie per il fatto che il protestantesimo negava la devozione ai santi, e così intendeva dimostrare chiaramente come il venerare i santi non è contro la nostra religione, non è un'idolatria, non è offesa al Signore. Per questo si era preparato bene la predica. Sempre si preparava bene, non secondo l'arte dei suoi tempi, ma con semplicità. Francesco di Sales parlava con semplicità, ma incantava perché aveva la santità dentro. Anche le cose grandi le diceva con semplicità: non che non fosse anche lui capace di parlare in una forma elegante, anzi, ma parlava in modo intelligente. Era un santo che parlava di cose grandi con semplicità. In un primo momento dunque provò la tentazione di dire: "No, non faccio la predica. Non vale la pena che la faccia a sette persone", anche perché la predica era un po' contro i protestanti, i quali spesso andavano ad ascoltarlo appositamente per combatterlo. Ma ad un dato momento sente una voce interiore che gli dice: "Il Signore andava in cerca anche di un'anima sola, come con la Samaritana, con Nicodemo, e perché io devo essere così superbo e non devo fare la predica per il fatto che ci sono solo sette persone? Al contrario devo farla come se la chiesa fosse piena". E infatti si è alzato, ha fatto la preghiera e ha cominciato la predica, e l'ha fatta con la stessa lunghezza e signorilità come se la chiesa fosse stata piena. A metà predica o poco dopo un fedele si è messo a singhiozzare, e alla fine della predica va, si inginocchia davanti a Francesco e gli dice: "Senta, la ringrazio perché lei ha salvato la mia fede. Io stavo già per passare con i protestanti e venire ad ascoltarla è stata l'ultima cosa che ho fatto. Mi sono detto: "Facciamo così: giacché i protestanti mi avevano convinto che la Chiesa cattolica era caduta nell'idolatria perché adorava i santi, allora facciamo così: io vado in chiesa, e se il padre predicatore parlerà dei santi e parlerà anche se ci sono poche persone, vuol dire che il Signore vuole che io resti cattolico. Se il prete parla anche se ci sono poche persone vuole dire che è santo lui, anzitutto perché è umile: infatti se una persona come lui, nobile per casato, intelligente, laureato, sa adattarsi a parlare con semplicità a sette persone solo, vuol dire che ha un'umiltà tale che vale la pena di seguirlo”. E ha parlato poi in tale maniera dei santi che mi ha levato ogni dubbio, perché ha risposto con la sua parola a tutte le obiezioni che avevo dentro di me. Allo stesso tempo inoltre mi inginocchio davanti perché ho pensato male di lei e ho dubitato". Da quel momento è stato un cattolico ferventissimo. Francesco di Sales davanti al Signore ha detto: "Sono stato sul punto di rovinare un'anima. È da tanto tempo che sono qui per cercare anime, e perché c'erano sette persone sole sono stato lì lì per non fare la predica, e così mi rendevo responsabile della rovina eterna di un'anima". Ecco la mia riflessione.

APOSTOLO predicazione

PASTORALE

VIRTÙ

semplicità

CONSACRAZIONE santità

CROCE tentazioni

APOSTOLO salvezza delle anime

VIZI superbia

CONVERSIONE

ESEMPI conversione

San Felice e Porta Padova sono due zone ubicate una ad ovest e l’altra ad est della città di Vicenza.

MI19,11 [17-05-1965]

11.Francesco di Sales aveva ben radicata la convinzione che nella vita apostolica colui che guida la barca, colui che è al timone è Nostro Signore, cioè che nella vita apostolica siamo continuamente portati da una mano invisibile, che è la mano di Dio, la quale ci guida in tutto il nostro lavoro.
Perciò siamo apparentemente uomini in mezzo agli altri uomini, ma siamo uomini di Dio, e bisogna che stiamo sempre attenti, con un orecchio teso a captare gli ordini che ci vengono dal Signore. Francesco ha ricevuto l'ordine di fare la predica sui santi e di farla sebbene ci fossero sette persone solo; se fosse stato un po' distratto, forse non l'avrebbe fatta sui santi e forse non l'avrebbe fatta perché c'erano solo sette persone. Noi dobbiamo essere gli uomini che sono in continuo contatto con il soprannaturale, preoccupati di fare solo la volontà di Colui che è di là e che è di qua e che ci è vicino, da Colui che ci ha mandato. Gesù era preoccupato di fare la volontà di Colui che l'aveva mandato. Anche noi dobbiamo essere preoccupati di fare la volontà di Colui che ci ha mandati. Ci saranno dei momenti nei quali verrà la tentazione di dire: "Perché il Signore mi ha mandato qui?". Magari prendete la macchina un po' distrattamente e invece di andare a S. Felice andate a Porta Padova. A un dato momento vi accorgete della distrazione, e forse il Signore vi ha mandato là come una volta prendeva il profeta per i capelli e lo portava vicino all'eunuco: può darsi che si rompa una gomma, che il Signore permetta che si rompa una gomma perché tu debba andare dal meccanico a parlargli del Signore. Non per caso il Signore vi porterà vicino a una persona, non per caso vi metterà in una circostanza, non per caso una volta vi farà venire sete e vi costringerà ad andare in un bar a prendere un'aranciata, un chinotto.

APOSTOLO uomo di Dio

CONSACRAZIONE disponibilità

VOLONTÀ

di DIO

GESÙ

servo

ESEMPI apostolo

L’episodio del diacono Filippo che istruisce e battezza un ministro etiope è narrato in Atti 8,26-40, Qui, però, don Ottorino ama scherzare, com’era sua abitudine per rendere meno pesante il suo conversare, sul nome della città di Azoto.

Don Ottorino allude evidentemente ad un incontro veramente accaduto a Gianfranco Orfano, che all’epoca frequentava i corsi del magistero.

MI19,12 [17-05-1965]

12.Non per caso, non per caso, ricordatevi bene, a un dato momento troverete per la strada uno che ha la macchina rotta e voi dovrete fermarvi per dare una mano. Voi siete uomini di Dio, non siete gli uomini della strada, e se siete degli uomini di Dio siete guidati da Dio, portati da Dio, diretti da Dio. È l'uomo di Dio anche il diacono Filippo quando è stato portato in Azoto. Perché il Signore l'ha portato in Azoto? Per metterlo insieme con idrogeno e ossigeno? Se Dio lo ha portato là era perché c'era un'altra cosa da fare: ci sarà stato un altro eunuco, un'altra eunuca, qualcosa d'altro...
L'uomo di Dio è chiamato da una parte e dall’altra. È come l'infermiere che va a fare le iniezioni: prima fa una iniezione di qua, e dopo lo vedi con la sua scatola che va dall’altra parte. Così l'uomo di Dio è portato dal Signore, è sempre uomo di Dio. L'apostolo deve dare, è sempre uomo di Dio; deve alimentare la sua vocazione durante il periodo della formazione, continuare con lo spirito missionario durante la vita apostolica ed essere sempre a disposizione di Dio. Anche quando fate le azioni più semplici, come per esempio una gita sul Pasubio, siete sempre uomini di Dio; fate una gita a Roma, siete sempre uomini di Dio. Se uno va all'ospedale a trovare la mamma che è ammalata, è un uomo di Dio; e lì vicino c'è un'altra signora e allora si attacca discorso, si comincia a parlare, dopo si manda un libro... è uomo di Dio, è uomo di Dio. Lo dico perché tu, Franco, hai fatto né più né meno che il tuo dovere, il tuo dovere... Se tu avessi trovato una signorina, allora ci sarebbe un pochino da dubitare, ma esaminando la situazione e pensando che era una donna sposata, che aveva dei figli e che era preoccupata della loro educazione, allora si manda il libro per l'educazione dei figli. E questo va molto bene. L'uomo di Dio lavora al cospetto di Dio, lavora solo per il Signore e non vuole rendersi responsabile di non portare l'amore di Dio. Ora è già trascorso il tempo della meditazione. Però per un breve momento diciamo al Signore: "Signore, fa’ che io ti veda in tutte le circostanze della mia vita. Fa, o Signore, che dentro di me ci sia il vero spirito missionario, in modo che la mia vocazione non abbia a prendere il raffreddore per un piccolo colpetto d'aria che ho incontrato. Signore, fa’ che conservi sempre questo spirito missionario e soprattutto che mi senta sempre nelle tue mani".

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