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MARIA CORREDENTRICE VUOLE APOSTOLI IMMOLATI PER LA SALVEZZA DEL MONDO

MI21 [19-05-1965]

19 maggio 1965

Don Ottorino vuol dire che padre Franzi, nel suo libro “Esercizi mariani per sacerdoti”, dedica un capitolo intero a parlare della divina maternità di Maria, e precisamente nelle pagg. 48-60.

L’enciclica “Ad Coeli Reginam” venne pubblicata da Pio XII l’11 ottobre 1954, in occasione dell’anno mariano, e con essa istituì anche la festa della Beata Vergine Maria Regina: “Dall’unione con Cristo Re deriva a Lei tale splendida sublimità da superare l’eccellenza di tutte le cose create; da questa stessa unione con Cristo nasce quella regale potenza per cui ella può dispensare i tesori del Regno del Divin Redentore.

Il riferimento è al gruppo che stava preparandosi alla sacra ordinazione, tre per il sacerdozio e sette per il suddiaconato, e che quindi si ritirava una settimana prima per gli esercizi spirituali.

MI21,1 [19-05-1965]

1.Il nostro padre predicatore si ferma parecchio sulla "Mater Christi", Maria Madre di Cristo. Di questo tema tratterete molto a scuola. Anche noi ne abbiamo già trattato quando ho parlato della "Piena di Grazia" e ho detto della grazia particolare della Madonna che è superiore a quella di ogni altra creatura, perché il titolo della sua grazia è "Mater Christi".
Questa mattina ci fermiamo su un tratto dell'enciclica di Papa Pio XII "Ad Coeli Reginam", che “compendia un insegnamento che da Pio IX in poi tutti i Pontefici hanno ripetuto e che afferma in termini inequivocabili un'attiva partecipazione di Maria SS. all'acquisto della nostra Redenzione . Parleremo cioè di "Maria socia Christi Redemptoris". Abbiamo meditato sulla Madonna come madre di Cristo e come madre nostra, ed ora vogliamo contemplarla come "Socia Christi" nella redenzione. E questo lo facciamo perché siamo alla vigilia, o meglio all'inizio degli esercizi spirituali dei nostri buoni figlioli, perché anche partendo questi figlioli sappiano una cosa: che siete chiamati ad essere soci anche voi di Cristo nella redenzione del mondo.

MARIA maternità

divina

CHIESA Papa

MARIA corredentrice

GESÙ

redenzione

APOSTOLO chiamata

APOSTOLO salvezza delle anime

Filippesi 2,7: è questo uno dei testi cari a don Ottorino, e fra quelli da lui più citati.

Don Ottorino cita la frase di Apocalisse 3,20, in latino e a memoria, con alcune imprecisazioni: “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”.

MI21,2 [19-05-1965]

2.Allora il primo punto della meditazione è questo: la Madonna come "Socia Christi". Poi vedremo come anche noi tutti siamo chiamati ad essere soci di Cristo nella redenzione del mondo, e che cosa il Signore vuole da noi oggi.
E leggo un po' dell'enciclica. "Nel procurare la spirituale salvezza degli uomini, Maria fu associata a Cristo principio della stessa salvezza, per volontà di Dio". Si trattava di salvare il mondo: salvatore del mondo è Cristo, Dio e uomo. Meditate spesso queste verità, figlioli, voi che siete chiamati per vocazione divina a trattare i sacri misteri; meditate chi è quel Cristo che stringerete nelle mani; anche voi diaconi, un domani, perché quello che stringerete nelle mani è Dio ed è uomo. Ma perché, o Signore, ti sei umiliato così fino ad essere bambino, ad essere fanciullo, ad essere uomo? "Formam servi accipiens...Exinanivit semetipsum... Exinanivit semetipsum, formam servi accipiens". Perché? "Propter tuam salutem"! Se tu ti metti lì con Gesù e lo prendi in mano e ti metti a considerare: "O Signore, perché ti sei fatto così piccolo, perché ti sei spogliato in questo modo, perché, perché?". E Lui ti risponderà: "Propter tuam salutem. Volevo, volevo salvarti! Volevo portarti su, su, su; divinizzarti!". Dovete sentirla, figlioli, questa verità, ma dovete sentirla parlando con Lui solo, ascoltando Lui solo. Allora lo vedrete, e allora sentirete la sua voce: "Ecce sto ad ostium et pulso: si quis audierit vocem meam et aperuirit mihi ianuam, intrabo ad illum et cenabo cum illo, et ipse mecum". Figlioli miei, chissà da quanto tempo il Signore è alla porta della nostra casa, e noi crediamo di averlo fatto entrare perché abbiamo fatto entrare la sua fotografia, ma Lui, Lui vivo, Lui realmente vivo, forse, è ancora alla porta. Dentro in casa nostra, forse, c'è la fotografia di Gesù, forse c'è un po' di voce di Gesù che passa attraverso il legno della porta, e ci illudiamo di avere Gesù in casa. "Si quis audierit vocem meam"! Oh, se aprissimo la porta al Cristo ed entrasse realmente in casa e si sedesse Lui a capotavola e governasse Lui la nostra casa e fosse Lui il padrone di casa nostra!

APOSTOLO chiamata

GESÙ

salvatore

GESÙ

uomo

SACERDOZIO

DIACONATO

GESÙ

incarnazione

VIRTÙ

umiltà

GESÙ

redenzione

PREGHIERA unione personale con Dio

PAROLA DI DIO Sacra Scrittura

DIO centralità

di...

GESÙ

unione con...

Don Ottorino nomina insieme don Matteo Pinton e don Venanzio Gasparoni perché il 26 maggio sarebbero stati consacrati sacerdoti, insieme con don Lino Dal Moro, e applica l’esempio all’unione di Cristo con Maria nell’opera della redenzione.

A questo punto don Ottorino concede un momento di silenzio per la riflessione personale.

MI21,3 [19-05-1965]

3.Questo Cristo che è venuto in mezzo a noi per salvare me, per salvare me; questo Cristo, per volontà del Padre, ebbe una socia nella redenzione del mondo: Maria. Ecco le parole del Papa, che sono le parole della Chiesa: “Nel procurare la spirituale salvezza degli uomini (e mia), Maria fu associata a Cristo principio della stessa salvezza, per volontà di Dio”. La sua vocazione è legata alla volontà di Dio.
“Come Eva fu associata ad Adamo, principio della morte, così si può affermare che l'opera della nostra salvezza si è compiuta secondo una certa "ricapitolazione", in cui il genere umano, condannato alla morte per causa di una vergine (Eva), viene salvato per mezzo della Vergine. Si può inoltre affermare che la gloriosissima Signora venne eletta Madre di Cristo, affinché gli fosse "consorte" nel redimere il genere umano. Ella infatti, immune da ogni peccato sia ereditario che personale, fu sempre unita nel modo più stretto al Figlio suo e sul Golgota, assieme all'olocausto dei suoi materni diritti e del suo amore materno, l'offerse, come novella Eva, all'Eterno Padre, per tutti i figli di Adamo, macchiati dalla sua miseranda caduta”. Il Signore ha messo insieme Matteo, pieno di meriti, e don Venanzio, pieno di peccati; li ha messi in compagnia : "Suscipe sancte Pater... Accetta, Padre Santo, Padre Eterno, questi miei figli, ma naturalmente sono tre assieme, uno ha coperto quell'altro; sono andati insieme, sono passati in compagnia". Comprendiamo, figlioli miei: il sangue di Gesù ha pagato e il sangue di Maria, unito al suo dolore, ha pagato. Ecco allora il primo punto. Fermiamoci un po’ e consideriamo: il Cristo è alla porta di casa mia, e io ho solo il quadro, il ritratto, la fotografia? Sento solo la voce attraverso la porta, o il Cristo è entrato veramente in casa mia? L'ho fatto entrare nella mia casa, sento che è il padrone di casa mia, il signore, l'amico, il fratello? È Lui che ha in mano il comando in casa, che ha veramente in mano la direzione della casa, dell'anima mia? E la Madonna è dentro la mia casa? Sono loro i due signori di casa mia, Gesù e Maria? E considero che anche lei, la Madonna, ha collaborato per salvarmi? Qui non si tratta della redenzione del mondo, ma della mia salvezza personale. Gesù è in casa e mi ha salvato, la Madonna è lì e con il suo sangue, con il suo sacrificio mi ha salvato! Ecco, avviciniamoci un momentino e consideriamo queste cose. Credo che la meditazione dovrebbe alimentare un senso di fede, prima di tutto, e poi di amore verso Gesù e la Madonna, associati per la nostra redenzione, e un senso di riconoscenza perché siamo nel mese della riconoscenza. Bisogna che consideriamo quello che abbiamo ricevuto: è il più gran dono che abbiamo ricevuto, oltre la grazia, e l'abbiamo ricevuto da Gesù e da Maria. E allora dobbiamo sentire il bisogno di ringraziare, di sentire il senso dell'intima riconoscenza verso di loro.

MARIA corredentrice

CHIESA Papa

VOLONTÀ

di DIO

DIO Padre

CROCE sangue

CROCE sofferenza

APOSTOLO vita interiore

GESÙ

amico

CONSACRAZIONE disponibilità

MARIA devozione a ...

GESÙ

redenzione

MARIA

VIRTÙ

fede

DIO amore a DIO

DIO riconoscenza a...

“Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme” (Salmo 132,1).

MI21,4 [19-05-1965]

4.Adesso facciamo un passo in avanti.
Anche noi siamo stati chiamati a collaborare con il Cristo e con la Vergine Santa per la salvezza del mondo. In che modo noi possiamo e dobbiamo collaborare? Questa mattina ho pregato lo Spirito Santo perché apra i nostri cuori a capire questo punto dove dovevo arrivare. Essere preti o essere religiosi nella mediocrità è abbastanza facile, ma essere come ci vuole il Signore è più difficile. Però il "quam bonum et quam suave abitare fratres in unum" , "in unum" con il Cristo, lo gusteremo soltanto quando vivremo come vuole il Cristo, il Signore. Il centuplo su questa terra di quello che abbiamo rinunciato, e sono parole del Signore, l'avremo, l'avremo certamente, ma soltanto quando ci saremo donati interamente al Signore per la salvezza dei fratelli. L'offerta che noi dobbiamo fare per la redenzione nostra e dei fratelli, la collaborazione che noi dobbiamo portare è la immolazione di noi stessi. Qui dovete tralasciare per un momento tutti i ragionamenti umani perché il ragionamento della logica umana non regge. Qui si tratta che tu, creatura, ti metti incondizionatamente nelle mani del Creatore, il quale può consegnarti a un porcaio e ti manda fuori con i porci per tutta la vita, e a te non deve interessare niente. Ti metti in mano del tuo Creatore e dici: "Signore, eccomi qua! Tu vuoi che io mi offra per la salvezza del mondo? Mi metto nelle tue mani". Tu, liberamente, restituisci al tuo Creatore quello che Lui ti ha dato e lo metti interamente, incondizionatamente, a sua disposizione. Metti a sua disposizione le bellezze del creato che Egli ti ha donato: i fiori, i frutti, le gite, tutte le bellezze del creato che Lui ti ha donato.

GESÙ

redenzione

MARIA corredentrice

DIO Spirito Santo

SACERDOZIO prete

CONSACRAZIONE religioso

PECCATO mediocrità

APOSTOLO salvezza delle anime

CONSACRAZIONE offerta totale

CONSACRAZIONE immolazione

DIO creatore

VOLONTÀ

di DIO abbandono alla...

CONSACRAZIONE disponibilità

PREGHIERE Signore

Don Ottorino osserva che la sua stanza nella Casa dell’Immacolata, che non aveva nulla di superfluo o di lussuoso, era troppo signorile per i suoi gusti personali.

MI21,5 [19-05-1965]

5.L'umanità dice: "Il Signore ha fatte apposta queste cose: perché non le possiamo godere? Manchiamo ad un dovere se non lo facciamo". Sì, lo so, le ha fatte per gli uomini, ma io le restituisco al mio Dio; non per rifiutarle, ma per riceverle giorno per giorno dalle mani del mio Dio. Io potrei prendere i frutti che voglio, e invece prenderò quei frutti che il Signore mi darà con le sue mani. E perciò mi stacco da tutte le cose del mondo, pure servendomi di esse. Perché anche Gesù e anche Maria hanno mangiato pane. Avranno mangiato anche i fichi, perché mi sembra che il fico ci fosse, e so che nel viaggio è andato a cercarli. È sbagliato? Queste cose io le devo usare soltanto perché Lui me le dà, ma io per la salvezza del mondo ho rinunciato a tutto, completamente a tutto, e a me non importa che me le dia o non me le dia. Quante volte, quante volte ho pensato a voi e ho detto: quando sarete nelle vita apostolica, gioirete se sarete poveri? L'amerete la povertà? La sognate la povertà? Sarete capaci di dire: "Signore, se tu vuoi che io abbia la macchina come mezzo apostolico, va bene, ma sappi che il mio sogno sarebbe quello di essere povero, di dare tutto ai poveri, di dormire su quattro foglie, di non avere che il necessario"?
Mi diceva ieri una persona che è morto un sacerdote il quale aveva solo due camicie. Era un prete diocesano, così povero anche senza il voto di povertà: aveva due camicie solo, "una addosso e una sul fosso" mi ha detto quella persona, ed erano anche vecchie, del tipo militare. Io penso che le abbia comperate ancora anni addietro, e tutti i suoi indumenti avevano questo stile, e lui continuava a fare carità, a fare carità. Ah, figlioli, quand'ero giovane quanto l'ho sognata la povertà! Dopo mi hanno messo in questa stanza da signori e vi ho dovuto andare, ma io prenderei tutto quanto e lo butterei all'aria: ho vergogna di me stesso per la situazione in cui sono messo. Bisogna sognare questa povertà, anche se per la convenienza sociale bisogna fare questo e quello. Ma se domani vi trovate nella povertà non dite: "È impossibile perché siamo poveri!". No, no, figlioli, no, no, e poi no! Amatela la povertà, amatela, baciatela la povertà. Sentite la gioia di essere poveri, il desiderio di esserlo. Se per necessità apostolica adopererete la macchina, adoperate quel che volete, ma amate la povertà; non sentite, disgraziatamente, il dispiacere se vi verrà a mancare qualche cosa. Gioite, quando vedete che non c'è qualche cosa. Perché? Perché ci siamo dati a Lui, ci siamo messi nelle sue mani, e per amore suo abbiamo donato tutto e sentiamo la gioia di aver donato a Lui, di aver rinunciato per amore suo. Rinunciate, rinunciate, perché vi siete donati, al vostro cuore, ai vostri pensieri, ai vostri sguardi, al vostro modo di sentire, anche se questa benedetta natura continua ad essere natura, anche se il cuore continua ad essere cuore, anche se le persone e il mondo continuano ad esercitare in voi un certo fascino. Vi siete donati a Lui, perciò dovete cercare Lui, solo Lui con il vostro cuore e di piacere a Lui, di piacere a Lui. Allo stesso tempo cercate di non dispiacere agli uomini perché dovete entrare negli uomini. Il vostro contatto con gli uomini dev'essere un contatto così.

APOSTOLO distacco

CONSACRAZIONE distacco

MONDO

PENITENZA

APOSTOLO salvezza delle anime

CONSACRAZIONE radicalità

CONSACRAZIONE povertà

MISSIONI vita missionaria

ESEMPI sacerdozio

CARITÀ

AUTOBIOGRAFIA

CONSACRAZIONE offerta totale

DIO amore a DIO

VOLONTÀ

di DIO abbandono alla...

CONSACRAZIONE verginità

Don Ottorino si riferisce, evidentemente, a qualche affermazione del card. Montini quando era arcivescovo di Milano, i cui discorsi già erano stati presi come spunto per alcune meditazioni precedenti.

L’osservazione di don Ottorino è comprensibile ricordando che a quel tempo c’era l’obbligo della veste talare per i chierici, ma qualcuno cominciava già ad usare al suo posto i soli pantaloni, forse più per seguire la moda che per vere necessità pastorali.

MI21,6 [19-05-1965]

6. Leggendo la biografia di San Francesco di Sales ho trovato che ebbe l'incarico dal Santo Padre di incontrarsi con il famoso successore di Calvino, un uomo intelligentissimo con più di ottant’anni. Lui si presentò nella tana di quel lupo, dove c’erano tanti lupetti che lo guardavano incuriositi: è stato un atto piuttosto eroico. Ma, sottolineava l'autore, Francesco si è presentato con tale dolcezza, con tanta bontà, con tale abbondanza di simpatia e di umanità, che l'altro è stato colpito. Rimase con lui due giorni, e quell’uomo ne restò colpito.
Ma soltanto nel comportamento esteriore, come dice Papa Paolo o meglio il cardinal Montini , dobbiamo comportarci con signorilità? Vi ricordate quella frase, quella bella affermazione: "Perché dobbiamo portare bene quel messaggio che abbiamo nel cuore"? Quindi dobbiamo curare la forma esterna, non per piacere agli uomini, non per captare la simpatia degli uomini, ma solo per onorare quel messaggio che portiamo in noi. Ma a me non interesserebbe niente passare per stupido, indossare una veste da suora o da frate, vestirmi con un saio; non me ne importa diventare e apparire ridicolo. Questa dovrebbe essere la mia gioia per amore di Cristo; io, per amore di Cristo, dovrei desiderare di essere disprezzato e non lo faccio solamente perché devo portare un messaggio. Quanta piccineria quando ci si mette a giudicare! Oh, quanto poco spirito c'è quando ci si mette in una forma che si capisce che non è la soprannaturale, nella quale si vede che non c'è un cuore acceso di amore di Dio, di donazione! E allora: "Ama Dio e fai quel che vuoi". Mettiti pure vestito anche in pantaloni , e allora tu vai, vai, ma il tuo cuore è di Dio. Tu ami la povertà, tu ami la purezza, tu desideri essere prete, essere prete, essere conosciuto per messaggero di Dio e senti che stai portando Dio in mezzo agli uomini.

APOSTOLO uomo di Dio

APOSTOLO uomo

APOSTOLO testimonianza

VIRTÙ

DOTI UMANE

ESEMPI di Santi

ESEMPI apostolo

COMUNITÀ

critica

CONSACRAZIONE

DIO amore a DIO

CONSACRAZIONE povertà

CONSACRAZIONE verginità

Don Ottorino allude alla tradizione di stampare delle immagini ricordo in occasione delle sacre ordinazioni, nelle quali si era soliti porre sempre qualche frase significativa come programma di vita. Queste immagini erano chiamate “santini”, e sulla parola don Ottorino gioca per ribadire con forza la necessità di essere più che di apparire.

Il prof. Marcello Peretti era un eccellente insegnante di pedagogia presso l’Università di Padova. Legato da cordiale amicizia con don Ottorino e dotato di un carattere esuberante e originale, si prestava spesso per interessanti e dotte lezioni ai giovani della Casa dell’Immacolata.

MI21,7 [19-05-1965]

7.Ci sarebbe ancora il terzo punto, e a questo proposito ci sarebbero molte cose da dire. Ma voi siete persone molto intelligenti e capite lo stesso.
Il tema è quello dell'immolazione della volontà, di questa benedetta e maledetta volontà. Tu ti dai al Signore, ma poi fai come quel tale che va dal dentista e poi scappa via perché il dentista è lì con il trapano. “Sì, eccomi qua Signore, sono tutto tuo”, e si stampano i santini, magari con belle frasette: "O Signore, che io possa consumarmi....". Voglio santi e non santini! Capito, Venanzio? Voglio santi e non santini! Voglio uomini e non carta stampata! Uomini che abbiano capito questo, che quando si sono donati a Dio, si sono donati interamente, sono preoccupati di fare la volontà di Dio, non la nostra, e anche se pesa fare la volontà di Dio, la compiono. Se faccio un regalo ad una persona, lo faccio volentieri. Ricordate quello che diceva il prof. Peretti quando mi ha portato una bottiglia: "Mi dispiace, sa, dargliela; gliela do perché voglio dargliela, ma mi dispiace dargliela!". "Se la tenga allora!". "Eh, no, ho promesso di dargliela, ma le dico che mi dispiace dargliela perché ne ho poche di queste; mi dispiace!". Beh, ecco, prendiamolo com'è, però non si può con Dio fare così. Dire ad esempio: "Mi dispiace, Signore, fare questa ricreazione perché mi sarebbe piaciuto di più andare in bicicletta. Mi dispiace, ma...". Almeno il prof. Peretti la bottiglia l'ha portata!

CONSACRAZIONE immolazione

CONSACRAZIONE disponibilità

CONSACRAZIONE santità

SLOGANS consacrazione

APOSTOLO uomo

VOLONTÀ

di DIO

Don Ottorino accomoda a modo suo la risposta di San Pietro ad Anania e Saffira, il cui episodio è narrato in Atti 5,1-11.

Don Ottorino scherza amabilmente sulla mancanza di senno di coloro che si sposano, per far capire che la fedeltà è un impegno anche se ci fossero gravi carenze negli sposi.

MI21,8 [19-05-1965]

8.Quando tu sei preoccupato di trovare tutti i pretesti per fare quello che ti piace invece di fare la volontà di Dio; quando il tuo posto sarebbe in cortile e tu, invece che essere in cortile, vai a fare un'altra cosa, trovi un pretesto per fare una cosa diversa per essere fuori di lì perché non ti piace star lì, hai accontentato Dio? Hai cercato te stesso o hai cercato Dio?
San Pietro ad Anania e Saffira ha detto: "Avete mentito allo Spirito Santo, non a me, non a me! Potevate tenerveli tutti i soldi, potevate dire di no al Signore; nessuno vi ha costretti a dire di sì al Signore. Poi vi arrangiavate voi per la vita eterna e io non avrei discusso sul pericolo che avreste avuto per la vostra salvezza; ma al Signore potevate dire no". Il Signore dice: "Vuoi venire con me, Giovanni, a salvare anime? Vuoi venire con Maria, e collaborare anche tu un po' per salvare il mondo?". Tu potevi dire di no e puoi ancora dire di no. "Adhuc liberi estis!". Quando si è detto di sì al Signore, oggi in questa casa o domani nel matrimonio o in qualunque parte, quando si è detto di sì si assume una responsabilità. Colui che si sposa si assume la responsabilità dinanzi all'altare di essere fedele a sua moglie e di amarla, anche se sono di carattere diverso, anche se quella volta che il Signore ha distribuito il senno se ne è dimenticato e dopo con una nocciola ha tirato su tutto e lo ha diviso. Pazienza, pazienza! Anche se il Signore ti dà cinque o sei figlioli, anche se uno dei figlioli nasce disgraziato o ne nascono due uniti insieme come le bambine che hanno separate, pazienza! "Dominus dedit, Dominus abstulit, sit nomen Domini benedictum". È volontà di Dio, è volontà di Dio! Non crediate che gli altri che non sono Religiosi non debbano fare la volontà di Dio. Non sono autorizzati, quando prendono una martellata sul dito, invece di dire "amen", dire qualcosa d'altro, perché anche loro dovrebbero dire "amen". Ah, figlioli miei, figlioli miei, abbiamo noi capito questo?

VIZI

PECCATO

VIRTÙ

trasparenza, sincerità

DIO Spirito Santo

NOVISSIMI eternità

CONSACRAZIONE autenticità

DOTI UMANE coerenza

MARIA

APOSTOLO salvezza delle anime

FAMIGLIA matrimonio

FAMIGLIA figli

VOLONTÀ

Don Ottorino vuole indicare il cambiamento avvenuto nel trattare con i formandi, alludendo che ai suoi tempi in seminario c’era la consuetudine che il responsabile della disciplina chiudesse a chiave dall’esterno ogni stanza mentre i seminaristi erano a riposare di notte.

Il testo registrato si interrompe improvvisamente, e di conseguenza la conclusione della meditazione sembra quasi incompleta e sospesa.

MI21,9 [19-05-1965]

9.La preghiera di colletta della Messa di domenica scorsa, commentata da don Guido , diceva: "Signore, facci amare quello che comandi e desiderare quello che prometti... Da populis tuis id amare quod praecipis. Dacci la grazia di amare quello che comandi". Questo vale sia che Dio comandi direttamente o attraverso il regolamento.
Nel nostro tempo c’è una particolare sensibilità per non trattare gli uomini alla stessa maniera, quasi si dovesse inscatolarli o imbottigliarli, ma piuttosto per sviluppare la loro personalità. Vedete, ad esempio, che nella nostra casa non si usa la chiave e nessuno viene chiuso dentro nella stanza. Mi sembra che ci sia un certo rispetto della personalità di ciascuno. Ma lo sviluppare la personalità non toglie niente all’impegno di sottomissione alla volontà del Signore. Per esempio, noi, in seminario, avevamo la regola che nessuno poteva andare in camerata, anche per prendersi un fazzoletto, se non c'era il prefetto che lo accompagnava. Per questo, anche quando un liceale doveva partire dal cortile per andare a prendersi un fazzoletto in camerata, il prefetto aveva il dovere di accompagnarlo in camerata e venir giù in compagnia. Voi direte che era una pazzia, ma una volta era così: il principio era la mancanza di fiducia, e perciò era umiliante.

CONGREGAZIONE Regola di Vita

DOTI UMANE personalità

FORMAZIONE

VOLONTÀ

di DIO