Il riferimento è al libro di M. RAYMOND, L’uomo che si vendicò di Dio, ed. Paoline, Alba (Cuneo).
I Trappisti sono un ramo dei Cistercensi riformati. Le loro origini risalgono alle riforme introdotte nel 1664 nel monastero di La Trappe in Francia, che riportarono in primo piano gli aspetti penitenziali del monachesimo: digiuno, lavoro manuale, silenzio.
Durante le meditazioni di don Ottorino era comune che qualche novizio o qualche religioso prendesse appunti.
MI39,1 [25-11-1965]
1.La meditazione di questa mattina è una meditazione un po' stramba, come di consueto. Ho letto un libro, o meglio sto leggendo un libro, e ho trovato qualcosa che fa bene a me, qualcosa che fa bene anche a voi, che potrebbe riuscire ad intaccare dentro come un acido riesce ad intaccare un sasso messovi dentro. Dunque, sto leggendo un libro: "L'uomo che si vendicò di Dio". L'avete letto anche quasi tutti voi; è dello stesso autore che ha scritto: "Tre frati ribelli", anche se adesso non parlo di questi frati, ma di altri. Si tratta di un uomo che aveva una passione, quella di vendicarsi, di vendicarsi sempre. Ripeteva continuamente: "Mi vendicherò! Mi vendicherò!". Avevano bruciato il capannone con il magazzino del papà e promise: "Mi vendicherò, mi vendicherò!". Quando è entrato fra i Trappisti disse: "Crede lui che io non riesca; mi vendicherò, gli farò vedere io che sono capace". Affermava questo in senso buono: "Crede lui che non sia capace di fare silenzio; mi vendicherò e gli mostrerò che sono capace di fare silenzio! Crede che io non sia capace di giocare; ecco, mi vendicherò, giocherò!". Non era certo troppo ortodosso il modo di agire del monaco. Vi prego di non scrivere tutto questo perché la parte importante viene dopo; ora voglio solamente inquadrare la storia. E infatti questo frate ripeteva sempre: "Mi vendicherò, mi vendicherò"; e qualche volta capitava che lo dicesse anche fuori posto. Un giorno, per esempio, mentre stavano lavorando in silenzio, capitò che un fraticello che era a capo gli fece un segno, giacché i Trappisti si parlano a segni, di fare una cosa. Lui subito pensò: "Ecco, quello fa apposta, per dispetto, contro di me, contro di me. Mi vendicherò". Scappò via dal campo, andò a prendere una forca e si mise vicino al portone dicendo: "Quando arriva lo metto a posto io!". E rimase ad aspettarlo con la forca per infilzarlo. Siamo proprio arrivati al quarto stato di santità, vero? Aspetta, aspetta, aspetta, e invece di arrivare il monaco che aspettava è arrivato il portinaio a chiamarlo perché c'era il padre guardiano che lo voleva. È andato a colloquio e il padre guardiano gli ha dato una lavata per dentro e per fuori. "Mi vendicherò, mi rivedrò; mi perdonerà, almeno, perché non sono capace di vincermi e di non arrabbiarmi più: mi vendicherò e mi deciderò, mi deciderò!". E piano piano si impegnò, senza accontentarsi. Capitò un giorno che mise la carne nel forno perché era incaricato di lavorare in cucina. Gli avevano detto: "Ti raccomandiamo di cucinarla molto lentamente, perché altrimenti si cucina male". Lui l'ha cucinata molto lentamente: se l'è anzi dimenticata nel forno, e dopo qualche giorno si è accorto che c'era la teglia di carne che era diventata, come si può bene immaginare, un pezzo di carbone. Andò allora dal padre superiore e si presentò con la teglia. "Che cos'è questo?". "Carne", rispose. E il superiore: "Carne? La mangerai, la mangerai". Ma dentro di lui pensò: "È matto? Mangiare questa cosa, questo carbone? Ma sono cose da fare? Mangiare questo carbone?". E il superiore: "La mangerai, la mangerai". E qui comincia la meditazione.PECCATO passioni
ESEMPI di Santi
MI39,2 [25-11-1965]
2.Poco tempo prima, questo benedetto frate era stato chiamato dall'abate e l'abate gli aveva detto una frase: "Ricordati che la vita della trappa non è qualcosa, ma Qualcuno". Il povero frate si domandava: "Che cosa vuol dire questa frase?". Anch’io direi con il padre abate che la vita religiosa non è qualcosa, ma è Qualcuno, è Qualcuno. Quel benedetto abate aveva capito una cosa importantissima, cioè che le passioni non sono cose cattive se sono incanalate bene. Anche le cascate d'acqua, incanalate, servono per produrre la corrente elettrica; se invece sono lasciate libere fanno disastri; incanalate bene portano potenza. Ora anche le passioni di un uomo vendicativo un domani possono essere incanalate per la salvezza delle anime. Ad esempio, un po' di superbia ci vuole. È logico che bisogna stare attenti e non fermarsi nel processo di maturazione per Dio, ma un po' di superbia ci vuole: un uomo che non ha un po' di ambizione, che non ha il desiderio dentro di sé di essere qualcosa, sarà sempre un apostolo mediocre. Datemi un uomo pieno di sé stesso, un uomo che quando pianta il chiodo vuole essere, vuole fare, vuole riuscire, e state certi che, se lo incanalate bene, quello diviene un Francesco d'Assisi, un Francesco Saverio, un Francesco di Sales. I santi, scusate la brutta parola perché io non sono un professore di pedagogia, sono passionali. Una volta io vi dicevo sempre: o briganti o santi, o briganti o santi! Quando uno ci crede, si dona o tutto o niente! Quando tu mi dai un uomo un po’ pieno di sé stesso, che quando dice una cosa ha poi il desiderio di farla per un punto di onore, che se fosse nel mondo diventerebbe deputato e poi senatore, ovvero un grande industriale o qualcosa del genere, hai la stoffa per qualcosa di grande.CONSACRAZIONE vita religiosa
PECCATO passioni
FORMAZIONE
APOSTOLO salvezza delle anime
VIZI superbia
APOSTOLO
PECCATO mediocrità
APOSTOLO uomo
CONSACRAZIONE santo
MONDO
Due erano i Giorgio presenti alla meditazione, il cui nome don Ottorino nomina a questo punto: Giorgio Pieropan che frequentava l’ultimo anno del magistero e Giorgio De Antoni che stava facendo l’anno di noviziato.
Era il nomignolo con il quale era chiamato, da ragazzo, Luigi Smiderle che all’epoca frequentava il 3° anno del corso teologico.
Don Ottorino, forse per la vicinanza fra le parole dialettali che usa e l’espressione latina di San Paolo, cita la 1Cor 11,30: “Tra noi ci sono molti ammalati ed infermi”.
Nel testo registrato don Ottorino pronuncia le ultime parole in latino.
MI39,3 [25-11-1965]
3.Se tu sai incanalare quel duro puoi farne un santo; viene fuori un santo. Il Signore è sempre lo stesso autore, e in fondo ad ogni uomo c'è sempre il peccatore e il santo: basta far dormire uno e svegliare l'altro. Comprendi, Giorgio ? Dentro di te c'è un peccatore con la barba da brigante e un santo: basta far dormire uno e svegliare l'altro. Ma se dentro di te non c'è l'uomo, un po' tosto, che possa essere o un peccatore o un santo, mancano gli elementi di base. È diverso mettere dentro una gabbia due ochetti o mettere dentro due galli: questi incominciano a beccarsi, le oche restano due oche. Ora se dentro di te hai il santo e il brigante, c’è la materia prima per qualcosa di grande. Per questo io voglio gente che sia capace anche di rompersi la testa in principio, solo in principio e dopo basta. In principio sono anche capaci di rompere un fiore in un momento di rabbia, vero "Pociti" , e di rispondere in maniera violenta in cortile. Quel frate che stava tagliando la barba al padre abate faceva:"Ben, ben, ben...". Io non voglio giovani che facciano così, ma che siano capaci di fare così: questa è la gente che io voglio qua dentro! Di marmotte, ve l'ho detto tante volte, non so cosa farne. I poveri tonti non sono per noi: "Sunt inter nos multi imbecilles et dormiunt multi" , ma non tonti. Tonti, nella vita religiosa, niente, perché un domani nella vita apostolica i tonti non possono entrare nel regno dei cieli. Ricordatevi un domani nella vita apostolica che i santi erano furbi, che i santi sapevano farla anche al diavolo. E bisogna farla al diavolo: poiché la nostra missione è di farla al diavolo che è furbo; bisogna essere furbi. Io non mi spavento se vedo gente rabbiosa, pellagrosa, superba; però questa gente deve essere preoccupata di non vivere una giornata alla buona, passata anche bene, ma senza grandi ideali.FORMAZIONE
CONSACRAZIONE santo
PECCATO peccatore
ESEMPI santità
PASTORALE giovani
CONGREGAZIONE spiritualità
CONSACRAZIONE vita religiosa
È l’inizio della preghiera che don Ottorino amava fosse recitata dai giovani della Casa dell’Immacolata al momento dell’inizio della giornata.
La camicia rossa con falce e martello era il simbolo caratteristico dei comunisti, considerati sempre da don Ottorino come i nemici di Dio e del Vangelo.
MI39,4 [25-11-1965]
4.Supponiamo che noi avessimo la Casa dell'Immacolata che funzionasse in modo meraviglioso. Suona la campanella, e al primo tocco di campanella tutti i "frati" della Casa dell'Immacolata sono seduti sul letto con le manine giunte: "Quando sarà, o mio Dio, che aprirò questi miei occhi...". Al secondo colpo di campanella sono tutti alla porta della stanza recitando: "Miserere mei Deus", e vanno a mettersi per due; poi parla l'assistente e dice: "Procedamus, in nomine Domini..." e partono, vengono giù tutti con la testa bassa. Poi in chiesa: "In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen..."; poi andando giù in refettorio: "Miserere mei, Deus". Se tutta la giornata filasse così qualcuno potrebbe dire: "Che Casa religiosa bene funzionante, che Casa religiosa!", mentre io direi: "Che casa di marmotte, che casa di marmotte!". Non è questa la vita religiosa! Voi sapete che sono un po' rivoluzionario sotto questo punto di vista. Non parto dalla disciplina per arrivare alla santità; parto dalla santità per arrivare alla disciplina. Non mi interessa avere un gruppo di soldati, un gruppo bene inquadrato: a me interessa avere dei capi. Non mi interessa avere gente in corriera, ma della gente con la macchina da corsa. Non mi interessa avere un domani cinquanta o sessanta persone in pullman, ma mi interessa avere della gente che sa guidare e che sa correre ognuno con la sua macchina. Figlioli miei, ecco allora il punto dove si doveva arrivare e che dobbiamo meditare un pochino. Noi non dobbiamo trasformare la vita religiosa in qualche cosa di organizzato dove uno è a posto quando è puro, quando è povero, quando è obbediente, quando studia, quanto lavora, quando compie bene il suo dovere. Questo è un religioso? No, questo è uno che ha l'abito esterno del religioso. È vero che ci vuole anche l'abito esterno, per carità: non può uno andare domani mattina a predicare il Vangelo sul pulpito della cattedrale con la camicia rossa e con falce e martello. No, ci vuole anche l'abito esterno. Obbediente, obbedientissimo, però dobbiamo fare nostra quella frase dell'autore che vi ho sopra citato: "La vita religiosa è Qualcuno, non è qualche cosa". La vita religiosa non è la ripetizione di atti meravigliosi, non è una scorza esterna; è Qualcuno.CONGREGAZIONE Case della Congregazione
CONGREGAZIONE Regola di Vita
CONSACRAZIONE vita religiosa
CONSACRAZIONE santità
CONGREGAZIONE spiritualità
CONSACRAZIONE voti
CONSACRAZIONE religioso
MI39,5 [25-11-1965]
5.Queste cose le abbiamo già dette in altra forma parlando della fede. Mi permetto ora di insistere sulla necessità di convertirci perché, se riusciamo a realizzare questo incontro personale con il Signore, abbiamo scoperto l'America... ma quella di una volta, non quella di adesso; abbiamo scoperto il punto di appoggio e la leva per sollevare il mondo. Se invece non scopriamo questo, diventiamo una delle tante prove che si sono fatte per salvare il mondo, una delle tante esperienze che di qui a cinquanta anni è già sorpassata. Se invece noi ci sforziamo affinché la vita religiosa divenga Qualcuno, allora state sicuri che neppure fra cinquant'anni la Congregazione sarà sorpassata.CONVERSIONE
PREGHIERA incontro cosciente e personale con Dio
MONDO
CONGREGAZIONE
MI39,6 [25-11-1965]
6.Come si fa a diventare Qualcuno? Quel povero frate avrà pensato: "Che cosa vogliono dire queste parole?"; per lui, che non aveva studiato filosofia come voi, la cosa era più difficile ancora. Poi, quando si è trovato dinanzi a quella carne e ha incominciato a tirarla fuori a pezzettini, l'ha presa in mano, un po' sabbiosa, metà bruciata, dentro il suo cuore - il testo non riferisce le parole - penso che abbia detto pressappoco così: "Figlio di un cane di un superiore! Quel cretino e ignorante non comprende niente: questa è roba da mangiare?". Ma il superiore insiste: "Mangiala, mangiala!". "Se la mangi lui, perché lui mangerà le bistecchine. Lui è vecchio e mangia belle bistecchine". Alla fine il povero monaco ha impiegato sei mesi per mangiarla tutta: può darsi che fosse un tegame grande perché erano tanti in convento, e per bastare per tutti i frati doveva essere un bel tegame. Per sei mesi se l'è vista sempre a tavola, e mangiavano due volte al giorno; per sei mesi; l'ha mangiata tutta in sei mesi. Però, in principio, gli uscivano frasi contro l'abate, sentiva un moto di ribellione. Poi, pian piano, cominciò a pensare: "Che cretino che sono! Questo sacrificio lo faccio per l'abate o lo faccio per Dio? E se lo offrissi al Signore con un senso di penitenza e di mortificazione? Lo offro al Signore: sai che cosa salta fuori. Pensati quanti meriti! Sento di voler tanto bene al Signore e voglio mostrare al Signore che gli voglio bene: lo faccio per Lui, allora. Che stupido che sono, che cretino!". E ha cominciato. In principio non gli piaceva, ma per amore del Signore la mangiava; dopo, nel suo intimo, ha cominciato ad amare di non amare, finché piano piano, verso la fine gli dispiaceva che la carne del tegame fosse finita, benché la natura umana dicesse: "Deo gratias! Finalmente, Signore; chissà che non ne bruci un'altra, perché allora...!". Per la scalata a questa unione con Dio c'è solo questa strada; non ce ne sono altre. In principio si parte con l'offrire tutto quello che si trova per strada. Scusate, io vi dico la strada che ho percorso io, e mi sono consolato quando ho letto del monaco con il tegame che ha preso la stessa strada. È come se un domani trovassi uno che è già stato in Russia e ti mandano in Russia allo stesso posto, e vai volentieri in compagnia; anch'io farei un giretto insieme con loro. Io ho provato così: ho cominciato con l'offrire al Signore tutto quello che mi costava. Sei in studio e incontri una difficoltà: "Signore, è tutto quanto per te!". Vai in ricreazione e prendi un calcio: "Signore, è per te!". Bisogna abituarsi pian piano; quando trovi qualche cosa che ti inciampa, offrila a Lui. Questo è il primo passo. Se un compagno, uno, l'altro, quest'altro, ti fanno un dispiacere, tu subito pensi: "Signore, te lo offro. Tu hai permesso questo per la mia santificazione; te lo offro, Signore, te lo offro!". Questo è il primo passo che bisogna fare; non riuscirete nella mistica se non riuscite prima nell'ascetica. Non so se è giusto. Padre maestro, dico male? Prima della mistica c'è l'ascetica.COMUNITÀ
superiore
ESEMPI vari
PECCATO passioni
VIRTÙ
retta intenzione
DIO amore a Dio
CREATO corpo
CROCE difficoltà
CROCE
CONSACRAZIONE immolazione
CONSACRAZIONE santità
MI39,7 [25-11-1965]
7.Tu devi vincere un po' te stesso. Quando tu ricevi un affronto verrebbe voglia subito di ribellarsi. Anche quando questo affronto viene fatto da un superiore o da un confratello, viene voglia subito di ribellarsi. La tua natura comincerebbe subito: spari contro uno, gli spari addosso; lui allora risponde con due spari, e tu ne restituisci tre per ubbidire al vangelo. Questa è la prima reazione impulsiva, almeno per me, non so per voi. Se uno mi dice una frase, io voglio dirgliene dieci. Invece il primo passo che dobbiamo fare è offrire al Signore quello che ci costa, ma con spirito di gioia. In principio ti rode dentro, ma poi sarai contento di avere qualcosa da offrire al Signore. Quando vengono stroncati i tuoi piani, quando tu vai per presentare un progetto e don Ottorino non capisce niente e dice: "Ah, va là, lascia stare...", mentre tu avevi già usato quell'idea e ne avevi già visto i risultati, è naturale che dica: "Lo sciocco di don Ottorino non capisce niente; mi sembrava stupido in quel momento o stupido per amor di Dio, ma stupido!". Chissà quanto costa, chissà come costa rinunciare e, forse, vedi che tratta in due minuti quello che tu hai trattato in tre giornate: costa fatica, costa sudore. Figlioli miei, bisogna che noi prima di tutto siamo capaci di offrire al Signore tutte le difficoltà della giornata; offrirle, dapprima con fatica, poi con meno fatica, finché ad un dato momento si prende l'abitudine di interpellare Lui.COMUNITÀ
superiore
VIRTÙ
dominio di sé
CONSACRAZIONE distacco
Nel suo entusiasmo don Ottorino ripete per tre volte, nel testo registrato, l’espressione: “Parlo di Lui”.
MI39,8 [25-11-1965]
8.E veniamo allora a quella unione di cui abbiamo parlato altre volte, forse anche troppo, in cui sente il bisogno di andare con Lui. Dicevamo ieri sera con i nostri cari confratelli del magistero e del liceo che, ad un dato momento, anche conversando insieme tra noi non possiamo dimenticare che Lui presente. Allora cambia colore tutto il nostro modo di agire. A questo proposito portavamo un esempio. Supponiamo che ci sia da parlare adesso di Bertelli; se io parlo con Vinicio e con Zeno, io dovrei pensare la mamma di Bertelli presente: se c'è sua mamma presente certe cose di Bertelli non le dico, soppeso meglio le parole, misuro quello che dico perché, insomma, se c'è la mamma presente ho un certo rispetto per la mamma. Ora, se noi abbiamo fede e pensiamo che è presente, non la mamma, ma Gesù che ama Bertelli più di sua mamma, che ha fatto per Bertelli più di sua mamma perché è morto in croce mentre sua mamma non è ancora morta in croce, è facile capire che io rispetto Gesù presente e parlo di Bertelli soltanto in bene, ovvero parlo mettendo in evidenza qualche difetto ma "ad bonum", soltanto per correggerlo, per aiutarlo. Questo punto di arrivo è indispensabile per noi, è assolutamente indispensabile. E tu arriverai alla presenza di Dio, alla presenza di Gesù soltanto se arriverai ad essere innamorato di Gesù. Il punto è questo: io devo essere innamorato di Gesù per cui io voglio sempre Gesù con me. Se ad un dato momento incontro una contrarietà, lo invoco: "Sta’ qui con me, sta’ qui con me!". Devo sentire il bisogno di Cristo presente perché devo essere talmente innamorato di Cristo che non lo devo mai lasciare. Come i bambini che vanno a letto con il bambolotto quando vanno a fare la nanna e appena si svegliano lo cercano, e durante il giorno lo vogliono, e lo stringono anche quando mangiano, così dobbiamo fare con Gesù, anche se lui non è un bambolotto. Noi dobbiamo arrivare a questo: essere innamorati di Cristo. Prendete la parola innamorati in senso cristiano, senza alcuna carica di sensualità come potrebbero pensare nel mondo. Amore e sacrificio: io amo Uno e questo crocifisso. Io devo arrivare ad essere innamorato di Cristo e devo sentire il bisogno, vorrei dire anche fisico, di averlo sempre con me, di averlo sempre presente. Quando io arrivo a questa unione, la vita religiosa non è diventata qualche cosa per me, è diventata Qualcuno. Allora per me non è una cosa assurda, campata in aria quando parlo di Cristo: parlo di Lui nel quale sono, parlo con Lui, tratto con Lui che è sempre con me. Quando qualcuno batte alla porta della mia stanza, per esempio Venco, e mi chiede: "Scusi, don Ottorino, è solo?", dovrei dire: "No, siamo qui in due, stiamo parlando!". Non devo mai trovarmi solo. Il Religioso non si trova mai solo, perché quando è solo, è più insieme con Gesù degli altri momenti.DIO presenza di...
CARITÀ
amore al prossimo
PECCATO mormorazione
ESEMPI carità
VIRTÙ
fede
GESÙ
redenzione
COMUNITÀ
correzione fraterna
ESEMPI parola
GESÙ
unione con...
DIO amore a Dio
CROCE
GESÙ
crocifisso
PENITENZA sacrificio
CONSACRAZIONE vita religiosa
GESÙ
centro
CONSACRAZIONE religioso
Don Ottorino finge di chiedere il parere a Zeno Daniele, a Vinicio Picco e a Ruggero Pinton, entrati nella Casa dell’Immacolata come vocazioni adulte e, quindi, con qualche possibile esperienza affettiva con ragazze.
MI39,9 [25-11-1965]
9.A questo punto bisogna arrivarci a qualunque costo, e senza la grazia di Dio non si arriva, ma neppure senza la volontà dell'individuo: ci vuole la buona volontà dell'uomo e ognuno deve fare il suo sforzo. Un buon modo per arrivarci è questo (dico che per me è stato questo, mentre per qualche altro di voi ci potrebbe essere un'altra strada; per carità, avete il vostro padre spirituale, eccolo là per i più giovani, mentre i più vecchi hanno un altro padre spirituale), cioè a me pare che sia questo: cominciare a offrire giorno per giorno le croci a Gesù. Anche nella vita umana succede così. Se io osservo quello che fanno i fidanzati, vedo che lui porta il regalino, il mazzo di fiori a lei, e poi un’altra cosa e un’altra ancora. Se lei una sera dice: "Come mangerei volentieri le fragole", la sera dopo il fidanzato giunge con un mazzetto di fragole. Se lei dice: "Sono passata in città e ho visto un cappellino che è uno spettacolo. Ah, chissà quanto costa!", la sera dopo l'altro arriva con il cappellino. Zeno, è così? Tu, Vinicio, che hai esperienza? Ruggero, tu che sei stato fuori nel mondo? Il desiderio della persona amata diviene una richiesta. Il desiderio di Gesù, che desidera sacrifici e mortificazioni per la salvezza delle anime, diviene una richiesta. Io già comincio, ma anche voi dovete cominciare a spingere i ragazzi più piccoli al fioretto, alla mortificazione: loro non sanno che arriveranno a questo punto, ma senza accorgersi arriveranno a questo punto. Io offro a Gesù i miei sacrifici, e ogni sacrificio diviene un filo, una corda, segno del mio amore verso di Lui. Se, per esempio, io vado a portare un dono ad una persona, e dopo due o tre giorni vado a portarne un altro, lui in che modo mi ricambia? Mi ricambia con il sorriso, offrendomi il caffè, facendomi una gentilezza. Ora, se questa persona è una persona amabile, una persona gentile, ricambia in qualche modo e io, per ogni cosa che gli porto, più sento la gioia di portare perché sento di essere ricambiato ad usura. Ora così è con il Cristo: io offro, ma siccome Lui non vuole farsi vincere in generosità, dà grazia, dà unione... E continui dare, dare, dare e a un dato momento senti che andando là sei conosciuto, è come fosse casa tua. Perché? Andando via spesso in compagnia, a un dato momento Cristo dice: "Fermati a mangiare qui, e resta con me; vieni via con me...!". A un dato momento diventi uno di casa. Se vai una volta all'anno in una famiglia vedi che non succede nulla, ma se vai trenta volte al giorno in quella casa a un dato momento ti senti di casa. Ora, se noi andiamo a offrire qualche cosa a Cristo, e lo facciamo oggi, e lo facciamo domani, a un dato momento diventiamo di casa. Gesù può dirci: "Io vi chiamo amici", nel vero senso della parola, e allora la vita religiosa è Qualcuno.GRAZIA
FORMAZIONE direzione spirituale
CROCE
FAMIGLIA coppia
FAMIGLIA fidanzati
DIO amore a Dio
PENITENZA
APOSTOLO salvezza delle anime
DOTI UMANE sorriso
GESÙ
unione con...
CONSACRAZIONE vita religiosa
GESÙ
amico
Don Ottorino è molto forte con il suo esempio, nel quale nomina Adriano Conocarpo e Daniele Zeno, ambedue novizi.
Mons. Luigi Volpato fu padre spirituale di Don Ottorino per tutto il periodo della formazione in seminario e anche nei primi anni di sacerdozio.
Don Ottorino visse sempre momenti molto duri per le necessità economiche dell’Istituto San Gaetano prima e della Congregazione poi, ma nella preghiera voleva che prima si chiedesse santità e poi i mezzi materiali.
MI39,10 [25-11-1965]
10.Scusate se mi sono ripetuto su certe cose che sapevate già, ma vi prego in nome della nostra buona mamma, la Madonna, in nome delle anime che dovete salvare: questo lavoro lo dovete fare con semplicità, senza agitazioni, ma dovete fare in modo che la vita religiosa divenga Qualcuno. Dovete solo raffigurarvi Lui, dovete incontrarvi con Lui e solo con Lui. Dovete pensare che se dovessimo morire tutti, tu, Adriano, da solo con Lui devi convertire il mondo. Se morisse il Papa, se morissero tutti i cristiani e restassi soltanto tu, Zeno, ricordati che tutto quello che il Signore ha dato agli Apostoli resta per te solo, e cioè la missione di andare e predicare e convertire il mondo. E tu devi agire nella tua vita come se fossi tu solo con Lui. Cosa grandiosa: è grandiosa la missione che il Signore ci ha affidato, è meravigliosa, grandiosa, ma se la compiamo con Lui. E allora aveva ragione mons. Volpato che diceva: "Sacerdote: o la più sublime delle missioni o il peggiore dei mestieri!". La più sublime delle missioni, il peggiore dei mestieri! Se tu prete, se tu assistente vivi veramente con Qualcuno, sei l'uomo di Dio e allora sei l'uomo che passa in mezzo agli uomini portando l'Assoluto. L'umanità ha bisogno di Assoluto e tu porti l'Assoluto. L'umanità cerca Dio e tu porti Dio. Se tu invece non vivi con Qualcuno, che cosa vuoi dare? In che cosa puoi primeggiare con il mondo oggi? Puoi forse metterti a primeggiare con la scienza, con la fisica nucleare? Vuoi primeggiare costruendo la radio galena, dinanzi alla televisione, balbettando qualcosa? Tu puoi primeggiare soltanto in questo modo: mostrando agli uomini che tu vivi in contatto perenne con Dio. Poiché questo è un po' difficile, lo domandiamo alla nostra buona mamma, la Madonna, che ci aiuti. Domandiamo alle anime del Purgatorio e del Paradiso: dal momento che non mandano soldi, che almeno mandino questo dono; prima dei soldi abbiamo chiesto santità. Io vi ho un po' traditi perché ho chiesto alle anime del Purgatorio e al Signore che, piuttosto di un grado di meno di santità nei miei figli, piuttosto che ci sia un santo di meno, si tenga pure i soldi; si tenga questi, le anime no! Senza di queste non voglio il secondo: che arrivino prima queste, dopo che arrivi la seconda cosa. Non avendo visto arrivare la seconda cosa, speriamo che arrivi almeno questa. Ave Maria... Vergine Maria, Madre di Gesù, fateci santi!MARIA la nostra buona mamma
APOSTOLO salvezza delle anime
MONDO
GESÙ
unione con...
APOSTOLO missione
SACERDOZIO
SACERDOZIO prete
CONGREGAZIONE assistente
APOSTOLO uomo di Dio
PREGHIERA incontro cosciente e personale con Dio
NOVISSIMI purgatorio
CONSACRAZIONE santità