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Conferenza serale ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell'Immacolata. Don Ottorino, dopo aver insistito sul senso di responsabilità nella Congregazione, suddivide le responsabilità della conduzione della Casa dell'Immacolata istituendo apposite commissioni per le diverse esigenze. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 32’. 1. IntroduzioneIl testo registrato è lacunoso all’inizio della conferenza, per cui non siamo in grado di determinare con quali temi don Ottorino abbia cominciato la sua conversazione.
Nel testo registrato don Ottorino aggiunge: “Luciano, alza la penna perché questa notizia già la conosci”, riferendosi evidentemente a Luciano Bertelli o a Luciano Rizzi che da pochi giorni avevano emesso la professione perpetua.
Il 6 gennaio, cioè tre giorni prima, avevano emesso la professione perpetua Luciano Bertelli, Paolo Crivellaro, Giuseppe Giacobbo, Mirko Pasin, Luciano Rizzi, Vittoriano Rossato, Gaetano Scortegagna e Girolamo Venco.
Don Ottorino finge di interrogare in proposito qualcuno dei presenti, senza dubbio più versato in campo teologico.
Don Ottorino finge di interrogare in proposito qualcuno dei presenti, senza dubbio più versato in campo teologico.
L’allusione è, forse, a don Mario Baron Toaldo, che potrebbe essere anche il “canonico teologo” sopra nominato per la sua spiccata cultura e preparazione teologica.
Il riferimento è a padre Riccardo Lombardi, il cui libro “Per un postconcilio efficace” don Ottorino stava usando per le meditazioni di quei giorni.
San Giovanni Maria Vianney (1786-1859) è il patrono dei sacerdoti in cura d’anime.
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1.... vado avanti , e con la preghiera che, quando ho finito un primo momento di un paio di minuti, voi alziate la mano e diciate: "Don Ottorino, non sono d'accordo con lei, non sono d'accordo con lei". 2. La Congregazione è un dono carismatico del Signore Quando ci siamo incontrati con quelli che hanno fatto i voti perpetui ho portato un piccolo paragone che ora voglio ripetere. Ho detto: se prendiamo l'arciprete di Asiago e il vescovo di Padova l'arciprete di Asiago ha ricevuto dal Signore il compito di santificare Asiago e il vescovo di Padova, quello di dirigere la diocesi. Anche se nel cuore devono essere tutti e due missionari e guardare al mondo intero, però la missione specifica dell'arciprete di Asiago è la parrocchia, e quella del vescovo è la diocesi di Padova; poi aperti a tutto il mondo e perciò ambedue missionari. Se guardiamo le grazie effuse da Dio, le grazie di stato, sappiamo che la grazia di stato del parroco di Asiago è una, quella del vescovo di Padova è un'altra. Sentiamo il nostro canonico teologo : che cosa ne dice? Lasciamo stare le sottigliezze e diciamo grazia di stato. È chiaro che la grazia di stato del vescovo di Padova è più grande di quella del parroco di Asiago, come grazia di stato; come corrispondenza poi, cioè come santità, è un'altra storia . Siamo d'accordo con l'idea generale? Stiamo parlando ora con linguaggio umano. D'accordo, Mario? L'idea è questa: l'arciprete di Asiago è stato messo come arciprete di Asiago, e il Signore gli ha dato la grazia di stato per la sua missione; il vescovo di Padova ha ricevuto la diocesi di Padova e un’altra grazia di stato; il Papa un’altra grazia di stato ancora. Guardando la cosa con occhio umano, cioè lasciando stare la corrispondenza personale che dipende dalla santità di ognuno e dalle doti di ognuno, ci sono delle grazie particolari: più grande è la missione, più grandi sono le grazie. Questa è la gamma ordinaria che segue il Signore per distribuire le sue grazie. Poi ci sono delle altre grazie, e mi pare che anche il Concilio ne parli in qualche parte, che vengono considerate carismatiche e che anche i laici possono avere. L'ultimo laico di una parrocchia, diceva padre Lombardi , può avere una grazia dal Signore che neppure il parroco vede, perché il Signore gli ha dato una missione particolare, come ha fatto con Santa Caterina da Siena alla quale ha affidato una missione eccezionale per il bene della Chiesa. Anche il Santo Curato d'Ars ha ricevuto una grazia particolare insieme con un incarico particolare dal Signore, per essere nella sua semplicità e con le doti che aveva un esempio di santità sacerdotale a tutti i parroci e a tutti i sacerdoti. Siamo d'accordo fin qui?CONGREGAZIONE
ESEMPI apostolo
ESEMPI missione
DIO stile di...
GRAZIA
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2.Anche una Congregazione religiosa, specialmente in questi momenti, deve essere considerata come un dono di Dio, il quale ha su di essa un suo disegno particolare: come con il Santo Curato d'Ars aveva un progetto che doveva poi rispecchiare quello della Chiesa intera, così anche una Congregazione ha una sua vocazione particolare perché è un intervento carismatico del Signore. Consideriamo quando San Francesco ha cominciato con i Francescani: anche se la struttura venne in seguito con gli anni, però all’inizio c’è il sogno del Papa che vede la basilica di San Giovanni in Laterano che crolla e questo fraticello che la sostiene con le sue spalle. Bisogna che ammettiamo che i Francescani hanno avuto una missione grandiosa nella Chiesa di Dio e che sono stati un intervento del Signore in forma straordinaria. Dobbiamo considerare le Famiglie religiose come un dono carismatico del Signore perché, o sono progettate direttamente quando il Santo Padre prende cinquanta o sessanta preti e li ordina con questa missione, o sono veramente Famiglie religiose volute da Dio per un disegno particolare. Se sono nate dal basso sono incarichi: il Santo Padre prende cinquanta o sessanta preti e dà un incarico, come quando prende un sacerdote e lo fa vescovo, e la grazia viene per quel canale. Se invece interviene il Signore direttamente, suscitando dal popolo un povero pastorello o alcuni pastorelli, figlioli, bisogna stare attenti, perché allora il Signore ci porterà dove vuole Lui e con quel fine che ha Lui. 3. La Pia Società San Gaetano: suo compito e la corresponsabilità di tutti i membriCONGREGAZIONE missione
CONGREGAZIONE carisma
CHIESA
Nell’esempio don Ottorino fa i nomi di don Mario Baron Toaldo e di don Pietro Martinello, che all’epoca erano già sacerdoti, e che verranno nominati anche subito dopo.
Giovanni Magnaguagno frequentava, all’epoca, l’ultimo anno del corso liceale.
Forse il riferimento è ad Antonio Pernigotto, all’epoca ancora postulante, che proveniva da una famiglia di esperti viticultori.
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3.Quali sono i fini di oggi? Aiutare i vescovi, dare una mano, ma soprattutto dobbiamo assumere uno degli impegni che è venuto dal Concilio e cioè dobbiamo dare una testimonianza reale, esterna, di quello che devono essere il sacerdote e il diacono nel dopo Concilio. Questo significa che il Signore ci ha portati sullo stesso canale del Concilio, perché siamo sullo stesso canale. Che cosa ha fatto il Signore? Il Signore ha preso gli uomini di Chiesa, ha fatto un Concilio e ha dato le linee; poi ha preso un gruppetto di qua e un gruppetto di là, e noi ci troviamo con i Focolarini e con altri, che praticamente siamo dello stesso spirito del Concilio. Perché? Perché mentre il Signore preparava le idee e gli statuti, preparava anche gli uomini per attuare queste idee. In altre parole possiamo dire che il Santo Padre ci ha dato il Concilio, e adesso ci vogliono i santi per applicarlo. Mai paura: “Nolite timere!”. Adesso ci vogliono i santi che devono attuare il Concilio. Allora la Congregazione oggi deve essere una comunità di santi che hanno l’impegno di attuare il Concilio, che devono testimoniare come il Concilio vuole il prete, come lo Spirito Santo vuole il prete: eccolo qui; questo dev'essere il prete! Il suo nome non è don Ottorino, né don Mario, né don Pietro, ma è uno dei tanti che deve perdersi poi nel numero. Ci vuole il diacono perché è stato istituito il diaconato: eccolo qui il diacono! La Chiesa deve diventare più giovane? Ecco la Chiesa giovane, in questo modo! Occorre la santificazione del lavoro? Ecco la santificazione del lavoro! Siamo d'accordo su queste idee? Don Pietro, sei d'accordo? Nessuno fa obiezioni? Don Mario, tu? Tutti d'accordo? Alzate la mano se non siete d'accordo. Va bene. La conseguenza di questo dono del Signore è una vocazione particolare, non solo mia, ma di tutti. Perciò la vocazione mia è la vostra, la missione mia è la vostra; perciò la preoccupazione mia deve essere la vostra. Dicevo, e l'ho detto in altre circostanze anche a voi, che non c'è un unico superiore generale, ma che tutti siete superiori generali, cioè tutti siamo corresponsabili. Salviamo pure la disciplina, salviamo pure l'autorità, tutto quel che volete, però tutti dobbiamo preoccuparci, e preoccuparci fortemente, per portare la Congregazione dove Dio la vuole. Perciò non possiamo dire: "Io ho fatto il mio dovere: tutto è a posto e ho finito; io non avevo l'incarico dell' amministrazione; in amministrazione c'erano altri, io non c'entro”. Qui non si può; non possiamo rinchiuderci in noi stessi. Vogliamo realizzare la santità collettiva, perché se non abbiamo la santità collettiva non abbiamo la Famiglia come vuole il Signore. Non si può in una famiglia dire: "Io sono addetto a questo e il resto non mi interessa". In una famiglia ci sono sei fratelli e il papà: se uno è addetto alle mucche - potrebbe essere Magnaguagno addetto alle mucche e averne cura - non può disinteressarsi del frumento che è in granaio, per cui se va in granaio e vede il frumento che fa le farfalle non può dire: “Che m'interessa! Io ho le mucche alle quali devo attendere, e basta”. Supponiamo che un altro, ad esempio Antonio , sia addetto alla vigna: se va nella stalla e vede le mucche che sono ridotte male e che muggiscono perché non danno loro da mangiare, se va in granaio e vede il frumento con le farfalle, non può dire: “A me non interessa. Io ho i vigneti, e basta". Questo capita in molte famiglie. "Io lavoro come un disperato con i vigneti, e guarda come tengono le mucche, guarda come tengono il frumento!”. In casa, in famiglia, qualunque cosa capiti, in bene o in male, siamo in società, siamo insieme. Questo io vorrei che avvenisse anche nella nostra Congregazione. È vero che quello che è addetto ai vigneti non può pulire il frumento, perché se fa una cosa non può fare quell'altra; però se girando vede le farfalle, vede il frumento che soffre, deve dire a suo papà: "Ehi, papà, ogni tanto bisogna dare una passatina a quel frumento, bisogna stare attenti". Non si offende né l'uno né l'altro, perché il danno di uno è il danno de tutti. Come possiamo fare questo nella Congregazione? È abbastanza facile stabilirlo in forma generale, mentre poi non è alla stessa maniera nella pratica. 4. Le diverse mansioni nella Casa dell’ImmacolataCONGREGAZIONE carisma
CONGREGAZIONE missione
CHIESA Concilio
DIACONATO
CONSACRAZIONE santità
SACERDOZIO prete
DIACONATO diacono
PASTORALE
CONGREGAZIONE fondatore
CONGREGAZIONE superiore generale
COMUNITÀ
conduzione comunitaria
ESEMPI comunità
In forma semiseria don Ottorino fa propria la formulazione finale del Concilio di Gerusalemme in Atti 15, 28.
Don Erasmo De Poli frequentava, all’epoca, l’ultimo anno del corso teologico.
Don Ottorino elenca fra i membri della commissione per le vocazioni Zeno Daniele, che all’epoca era ancora novizio, e Vittorio Venturin, che frequentava il 3° anno del corso teologico.
Il pensionato studenti Madonna di Monte Berico accoglieva giovani dell’Azione Cattolica ed era sempre animato da qualche sacerdote. All’epoca c’era fra i responsabili don Nereo Furlan, figlio di Albino Furlan, vecchio insegnante presso l’Istituto Industriale A.Rossi, chiamato da don Ottorino nei primi anni dell’Istituto come insegnante pratico e teorico dei giovani orfani.
Monsignor Gianni Cielo era il rettore del seminario vescovile di Vicenza e quindi influì perché Nereo Furlan diventasse prete diocesano.
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4.Per poter scendere nella pratica a questo proposito “è piaciuto allo Spirito Santo e a noi" di fare una cosa di questo genere. Come in campagna uno è addetto alla stalla, un altro al frumento, un altro ancora alla vigna, ma tutti sono responsabili insieme, così ho pensato bene di spartire le mansioni, pur restando tutti corresponsabili, in modo che ci siano alcuni che devono portare avanti la Congregazione in quella data linea. E allora cominciamo. Ci sono alcuni gruppi. aCONGREGAZIONE Case della Congregazione
COMUNITÀ
corresponsabilità
APOSTOLO animazione vocazionale
CONGREGAZIONE missione
Parroco di Grossa di Gazzo Padovano, stretto amico di don Ottorino e della Congregazione.
Potrebbe essere Graziano Battistella o Graziano Celadon, ambedue dell’ultimo anno del corso teologico.
Nel testo registrato si ascoltano, a questo punto, voci e commenti.
Casa di spiritualità diocesana a pochi chilometri dalla città di Vicenza, voluta dal vescovo Carlo Zinato.
Don Mario Baron Toaldo era sacerdote e frequentava la facoltà di filosofia dell’università di Padova, ma soffriva grossi problemi di salute.
Don Domenico Passuello, direttore di Villa San Carlo, fu per molti anni animatore della gioventù dell'Azione Cattolica vicentina.
Il riferimento è al"Libretto Bianco" stampato proprio in quei giorni, nel quale venivano riportate le linee portanti della spiritualità della Congregazione.
Don Lino Genero animava all’epoca il settore ragazzi dell'Azione Cattolica Diocesana.
Ruggero Pinton frequentava l’anno del noviziato: entrato nella Casa dell’Immacolata dopo il diploma magistrale aveva relazioni con i responsabili dell’Azione Cattolica Diocesana.
Nel testo registrato si ascolta un intervento: “Sarebbe bene avvicinarli quando c’è il Cenacolo diocesano”.
Emanazione dell’Azione Cattolica giovanile con forti momenti di preghiera e di riflessione per l’approfondimento della vita cristiana e l’orientamento vocazionale. Nel testo registrato si ascolta la risposta alla domanda di don Ottorino: “Don Lino”.
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5.Gli incaricati delle vocazioni scovino uno, e se no prendono le botte, che divenga suo amico, che vada a visitarlo, che lavori insieme, che fumi una sigaretta in compagnia, se è necessario; dopo aver cominciato così, piano piano gli inietti il nostro spirito, in modo che, un domani, quell'altro senta di avere qui un amico, d'avere trovato un amico, in modo che se dopo un poco di tempo un giovane dell'Azione Cattolica, un delegato aspiranti gli dice: "Io sono ormai deciso di donarmi al Signore", immediatamente deve venirgli in mente la nostra Casa. È inutile che andiamo a dire a uno: "Senti, fa’ un piacere: se vedi qualche vocazione...". Bisogna che a un dato momento un sacerdote senta un legame con la nostra Casa. Don Antonio Costa , ad esempio, aveva il cuore qui, e che cosa ha fatto? Mi diceva un certo Graziano : "Come mai don Antonio manda tutti i candidati della sua parrocchia nella nostra Casa?". Perché ha il cuore qui e quando trova una vocazione gli è naturale portarla qui, come uno che ha il cuore in osteria, quando ha un po' di soldi li porta là! Non è vero, Graziano: di solito, non è così? Ora attenti: dobbiamo trovare uno che faccia amicizia con don Nereo. Chi potrebbe avvicinare don Nereo? Cominciamo subito: chi ha un po' di amicizia con don Nereo? Don Nereo è un buon figliolo, ha uno spirito buono, ha bisogno di spazio: nel pensionato si sente le ali legate perché era ripieno di spirito missionario; è uno che se lo agganci può fare moltissimo. Un altro obiettivo potrebbe essere Villa San Carlo. Chi? Don Mario , se hai bisogno di qualche giornatina di riposo, prendi la macchina, vai da don Domenico e gli porti il fascicoletto : vai a visitarlo, bevi il caffè con lui, gli porti la sigaretta. Don Mario deve sfondare a Villa San Carlo. Non avrete la promozione ai gradi superiori se non vi impegnate veramente. Per esempio, dove lavora don Lino Genero ? Chi è suo amico? Tu, Ruggero ? Allora tu sei responsabile di don Lino, e va’ pure insieme con lui, anzi sia con don Nereo come con don Lino, senza alcuna scusa. Vediamo allora che cosa è capace di fare uno e che cosa è capace di fare quell'altro. Se ce ne sono altri, è preferibile se andate insieme: andate anche ogni settimana perché a me non interessa se qualche domenica doveste andare fuori in sei, sette, otto, dieci, quindici. Chi è a capo del Cenacolo? Don Lino! E allora una squadra vada all'attacco!APOSTOLO animazione vocazionale
ESEMPI centralità
di Dio
DOTI UMANE amicizia
Don Valentino Grolla dirigeva il Pensionato degli studenti presso Ponte Pusterla. A questo punto nel testo registrato si ascoltano voci di commento, per cui don Ottorino invita al silenzio e all’attenzione.
Mario Sgarbossa faceva parte all’epoca del gruppo dei novizi, ma essendo entrato nella Casa dell’Immacolata come vocazione adulta aveva conoscenze fra le associazioni cattoliche diocesane.
Giovanni Galvan frequentava all’epoca l’ultimo anno del corso teologico; don Ottorino lo nomina in maniera scherzosa con l’espressione “di felice memoria”.
Il 1° viaggio di don Ottorino in America Latina si sarebbe realizzato nei mesi di febbraio e marzo di quell’anno 1966.
Don Marcello Rossetto era il primo superiore della Comunità di Crotone nel meridione d'Italia, ove nel 1963 iniziò l'attività missionaria della Congregazione.
S.E. monsignor Marco Caliaro era vescovo di Sabina-Poggio Mirteto alla periferia di Roma.
S.E. monsignor Costantino Luna, era vescovo di Zacapa in Guatemala.
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6.Dopo c'è quell’altro Pensionato, quello di don Grolla . Niente chiacchiere inutili! Chi conosce don Valentino? Mario . Si incarica di avvicinare don Valentino; dopo vi metterete d'accordo, ma intanto mi interessa che uno gli stia alle calcagna. Non importa poi se va uno o un altro: importante è che ci sia un incaricato per ogni persona, e che questi poi riferisca a tutti. Per esempio, nel Pensionato potete andare una sera a proiettare il film sulla Terra Santa; andate a proiettarlo con don Nereo. Quando poi ritornerò dall'America Latina gli facciamo vedere qualcos’altro. Bisogna svegliarsi ed essere scaltri: coraggio, non siete più bambini e avete capito il lavoro che intendo fare. Quando qualcuno ha delle iniziative, le porti al movimento delle vocazioni indicando quello che si potrebbe fare. Poco fa Giovanni Galvan, di felice memoria, mi domandava una cosa: un prete gli ha domandato se a Pasqua fosse possibile andare, come diacono, ad aiutarlo. Bisognerebbe vedere, allora, se qualche parrocchia della diocesi di Vicenza, fra quelle dove si sa che ci sono delle vocazioni, ha bisogno di aiuto: in tal caso qualche diacono vada per tutta la settimana a dare una mano. Mi avete compreso? Occorrono due o tre diaconi con l'incarico specifico di conquistare il prossimo e di fare amicizia. Bisogna lavorare come colui che va in casa di uno con l'intenzione di andare a rubargli i salami: si reca in quella casa e ancora al primo giorno guarda una cosa e l’altra con l’aria del povero stupido. Bisogna avere lo spirito di conquista! Dobbiamo salvare il mondo, figlioli! Quando andrò in America Latina , se mi fermerò di qua e di là, incominceranno a chiedermi: "Ci mandi cinque o sei preti; mandi cinque o sei assistenti; me ne dia un altro, me ne dia un altro!". Che cosa posso dare loro se non ne ho? Don Marcello che ritorna in Calabria domanda; prossimamente monsignor Caliaro domanderà; un domani monsignor Luna mi dirà: "Sa, almeno sette o otto per la mia diocesi". Qui si tratta allora di dare forza al movimento vocazionale. Ho voluto fermarmi un po' su questo primo ministero, sul primo movimento, perché questo m'interessa e coinvolge tutti. bDOTI UMANE coraggio
DOTI UMANE amicizia
APOSTOLO animazione vocazionale
I giovani della Casa dell'Immacolata sostenevano con il loro lavoro un piccolo cantiere per la costruzione di case prefabbricate. Questa attività aveva un risvolto economico, contribuire al sostentamento della Casa, oltre che formativo: i giovani, alla dura scuola del lavoro, imparavano ad avere senso di responsabilità, tenacia nella fatica e spirito di collaborazione.
Don Ottorino si riferisce alle attività che fervevano a Crotone per realizzare, mancando ogni struttura, le necessarie opere parrocchiali. Il riferimento a don Pietro Martinello è dovuto al fatto che questi lavorava, all’epoca, come segretario personale di don Ottorino.
L’assistente Vinicio Picco era membro del Consiglio generale e responsabile delle attività lavorative della Casa dell’Immacolata.
Don Venanzio Gasparoni era all’epoca vice direttore della Casa dell’Immacolata
Il riferimento è alla divisione dei vari gruppi della Casa dell’Immacolata, che nell’anno scolastico 1965-1966 si aggirava su questi numeri di allievi: corso teologico 18, corso liceale 11, postulantato 3, ginnasio 18, medie 50.
Si tratta del cosiddetto "Libretto bianco". Stampato verso la fine di gennaio 1966 presentava la Congregazione nei suoi aspetti caratteristici mettendone in luce la spiritualità secondo il Concilio Vaticano II. L'ideazione e la prima stesura avvenne durante le vacanze del Natale 1965 ad Asiago, e don Ottorino stesso ne scrisse personalmente le parti fondamentali.
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7.Secondo gruppo: Consiglio di lavoro. Anche il lavoro ha la sua importanza: non dobbiamo scherzare. Se un domani il Signore ci aiuta ad avviare la parte commerciale, il lavoro assume la sua importanza, sia sotto l’aspetto formativo come quello economico. Bisogna che noi arriviamo con il nostro lavoro a poter dire: “Don Pietro, va’ giù con questi venti milioni e di' loro che si muovano. Su, forza: fate questo, fate quello”. Se don Calabria è riuscito a dare centocinquanta milioni a Milano per costruire una chiesa, anche noi dobbiamo riuscirci attraverso i due canali dei benefattori o del lavoro. Aiutati che il Cielo t'aiuta! Noialtri dobbiamo fare la nostra parte con il lavoro, e dopo preoccuparci anche per la beneficenza; ma la nostra parte di lavoro, bisogna che la facciamo. E allora, ecco: il Consiglio di lavoro ha l’incarico di ottenere, per esempio, il massimo rendimento. Per questo il Consiglio di lavoro, diretto dal nostro carissimo e gentilissimo signor Vinicio , vedrà di fare l'esame di coscienza a questo proposito. c)CONGREGAZIONE missione
FORMAZIONE
PROVVIDENZA
CONGREGAZIONE
PENITENZA sacrificio
DOTI UMANE
CONGREGAZIONE spiritualità
Don Luciano Gallinaro e don Antero Speggiorin avevano già ricevuto il diaconato in preparazione al sacerdozio e stavano completando il corso teologico.
L’assistente Giovanni Battista Zorzo, sacrestano della cattedrale di Vicenza, era molto attento alle celebrazioni liturgiche.
Don Matteo Pinton era sacerdote novello e studente presso l’Università Gregoriana di Roma.
Nel testo registrato don Ottorino non dice “Italia Meridionale”, ma “Bassa Italia”, che non ha alcuna accezione dispregiativa, ma è solamente un modo caratteristico della parlata veneta per indicare le regioni dell’Italia Meridionale.
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8.Quinto gruppo: Direzione del noviziato. Va bene; questa già la conoscete dal momento che c’è il noviziato, ma la elenco per far sapere che c'è anche quella. f) La Commissione della liturgia Sesto gruppo: Commissione per la liturgia. A capo c'è don Luciano Gallinaro, e poiché abbraccia anche il canto sacro c’è pure don Antero per il canto sacro: liturgia e canto sacro; ci sono i due consoli, insomma. Nella liturgia e nel canto sacro dobbiamo stare attenti. Il nostro caro Battista ha fatto gli elogi in merito e ha detto: “Bene, veramente bene: la funzione è stata fatta bene, con serietà"; gli è piaciuta. Dobbiamo stare attenti nel preparare le celebrazioni per formare gli apostoli del domani; per questo dobbiamo tenere presente di fare le cose sempre bene, portando a volte qualche elemento di novità, in modo che, un domani, servano alla preparazione dei parroci, dei cappellani e degli aiuti delle parrocchie. Cercheremo a questo proposito di avere un tono un po’ elevato anche se non tutto quello che si fa qui è possibile farlo fuori, ma è importante tener presente, sia nei canti, come in tutto il resto, che ci sia un patrimonio utile anche per un domani... anche se già abbiamo tenuto presente tutto questo. Ti pare giusto, don Matteo ? Dobbiamo fare una cosa e anche l'altra. Per esempio, nelle parrocchie, forse, non sapranno cantare come avete cantato oggi; però, ci sono tante iniziative che si possono realizzare anche fuori. Per cui dobbiamo tener presente che qui è importante tenere un tono elevato, ma dobbiamo programmare anche qualche cerimonia, come ad esempio la funzione eucaristica, che sia possibile ripetere anche nelle parrocchie. Infatti in Italia Meridionale o in America Latina ci sono ancora celebrazioni come la crocifissione di Nostro Signore, che sono la Bibbia del popolo secondo quanto dice monsignor Luna, e che sono l'unico punto di partenza per partire ed arrivare ad una liturgia più approfondita. g)FORMAZIONE noviziato
EUCARISTIA liturgia
FORMAZIONE
PASTORALE parrocchia
Don Pietro Martinello era già sacerdote, lavorava nella segreteria di don Ottorino e insegnava filosofia nel corso del magistero.
Nel Consiglio per gli studi don Ottorino pone don Pietro Martinello, don Mario Baron Toaldo, don Luigi Furlato e don Venanzio Gasparoni che erano già sacerdoti, Giuseppe Filippi che non era ingegnere (don Ottorino così lo chiama in modo scherzoso) ma studente presso la facoltà di ingegneria dell’Università di Padova, e Paolo Crivellaro che frequentava soltanto il 2° anno del corso teologico ma che eccelleva su tutti per intelligenza e per cultura.
Don Ottorino si riferisce agli anni anteriori quando i liceali della Casa dell’Immacolata dovevano frequentare i corsi del seminario essendo troppo pochi per avere i corsi in casa.
Purtroppo il testo registrato si interrompe a questo punto, per cui la parte finale, come quella iniziale, risulta lacunosa e incompleta.
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9.Settimo gruppo: Consiglio per gli studi. Di questo mettiamo direttore don Pietro . Voi domanderete a che serve questo Consiglio. Può interessarsi del magistero e di altre cose. Naturalmente entrano in questo consiglio don Mario, don Luigi, don Venanzio, il nostro caro ingegnere Filippi, Paolo Crivellaro; se dopo qualche altro vorrà aggiungersi, in quanto possiamo, lo accontentiamo volentieri. L'essenziale è che ci vuole cultura! Potrebbe interessarsi per la formazione culturale dei nostri giovani. Io stesso potrei fare delle osservazioni, perché ieri, per esempio, sono entrato nella sala di studio e ho trovato i ragazzi che ridevano, che facevano altre attività, e ho visto che anche i giovani del corso liceale perdevano tempo. E allora potrebbero intervenire con i professori durante lo scrutinio e dire: "Professore, abbiamo visto che forse, in genere, i giovani del liceo hanno poche lezioni. Sarebbe conveniente impegnarli di più perché hanno poco da studiare". Ricordate che i giovani che hanno fatto il liceo in seminario erano sempre preoccupati perché non ce la facevano mai con lo studio. Può darsi anche che a un dato momento li facciano studiare troppo, e allora, poverini, muoiono dal troppo studio, e allora dovranno dire ai professori: "Fate un piacere di non esagerare con questi ragazzi”. Ma può darsi che ci sia invece il caso inverso, in cui si debba dire: "I ragazzi sono giovani e hanno bisogno di essere stimolati; non sono capaci di studiare da soli, hanno troppo tempo libero e non lo usano bene. Signori professori, dovete tirare un poco le redini”. Ora questo non lo farò io, ma corrisponde ai venerabili membri del Consiglio per gli studi. Abbiamo inoltre la biblioteca, nella quale si notano certi romanzetti tutti consumati, mentre altri libri che aiuterebbero ad aprire le idee sono ancora nuovi. Il direttore del Consiglio per gli studi dovrebbe intervenire facendo una bella osservazione, e domandando la parola quando è necessario: “Ho osservato questo e questo; mi dispiace dirlo, ma non va bene”. 5. Conclusione All’inizio ho premesso che tutti siamo responsabili di tutto, ma è necessario che qualcuno prenda l’iniziativa. Se, per esempio, tu, don Erasmo, che sei il presidente della Commissione per le vocazioni e non fai parte del Consiglio per gli studi, ti accorgi che i ragazzi perdono tempo inutilmente invece di studiare, con molta fraternità devi dire. “Senti, caro fratellino mio...”. 12 gennaio 1966FORMAZIONE
CONGREGAZIONE
COMUNITÀ
corresponsabilità