MI84[03-08-1966]
Incontro serale con i Religiosi e i Novizi della Casa dell'Immacolata durante il campeggio estivo al monte Verena sull'altopiano di Asiago (VI). Don Ottorino, prendendo spunto da alcuni passi del libro di René Voillaume "Sulla traccia di Gesù", sottolinea l’importanza di essere veri imitatori di Gesù, e invita a domandarsi prima di ogni azione che cosa farebbe Gesù al nostro posto e ad agire di conseguenza. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 31’. 1. L’imitazione di Gesù è un comando evangelicoDon Ottorino inizia la meditazione leggendo una frase dal libro di RENÉ VOILLAUME, Sulla traccia di Gesù, Editrice Ancora Milano 1966, a pag. 19. Tutte le citazioni, che si riferiscono alle pagine 19-23, vengono riportate in corsivo, senza ulteriori indicazioni.
MI84,1[03-08-1966]
1."Siamo obbligati ad imitare Gesù? Siamo tenuti ad imitare Gesù? La questione non può lasciarci indifferenti, perché mette in causa i nostri rapporti col Signore”. Qui si tratta di vedere se vi siamo tenuti o non vi siamo tenuti, perché se è un consiglio ha un peso, ma se vi siamo tenuti la cosa è diversa. Domani, ad esempio, si va in gita e si sta via due giorni. È stato detto: "Chi vuole andare, vada", e sono stati indicati i vari itinerari per cui ognuno può scegliere l'itinerario che crede. Se invece si fosse detto: "Domani mattina partiremo tutti e torneremo dopo due giorni", per essere dispensati dalla gita ci vorrebbe un motivo: uno non sta bene, uno ha un'occupazione... Ora qui si tratta di vedere: l'imitazione di Gesù è una cosa libera o è una cosa necessaria, è una raccomandazione o è un ordine? “Noi non dobbiamo solamente pregarlo, ascoltarlo, amarlo: dobbiamo anche divenire simili a Lui. E per convincerci di questa necessità, ci basta guardare allo stesso Gesù, vero Dio e vero Uomo. "Siate perfetti come il vostro Padre celeste è perfetto", tale è il comandamento del Vangelo (Matteo 5,48)...”.GESÙ
imitazione
Il riferimento è a Gianfranco Orfano, che all’epoca faceva parte della Comunità dell’Istituto San Gaetano di Vicenza, ma che era presente al campeggio.
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2.Non so se vi siate mai fermati da soli dinanzi al tabernacolo e vi siate rappresentati Lui, il Maestro, e abbiate ascoltato dal suo labbro queste parole: "Senti, Gianfranco, io voglio una cosa da te". E Gianfranco risponde: "Dimmi, Signore; qualunque cosa tu mi abbia a domandare, io te la do. Vuoi che mi tagli i capelli a zero? Me li taglio. Vuoi che mi metta in pigiama e vada in giro per la città di Vicenza? Lo faccio per amor tuo. Vuoi che digiuni, che mi alzi di notte...? Lo faccio. Dimmi, Signore; qualunque cosa tu voglia, io, Gianfranco Orfano, la faccio per amore tuo". E Gesù parla: "Senti, Gianfranco, io ti chiedo una cosa: voglio che tu sia perfetto come il Padre celeste che è nei cieli". Questa parola Gesù l'ha rivolta a me e l'ha rivolta a te. In chiesa, davanti al tabernacolo, devo sentirla rivolta a me personalmente da Lui, Gesù, la seconda persona della SS. Trinità che si è fatto uomo per amor mio. Gesù non mi domanda una parte di me stesso, non mi domanda un dito della mano o una mano intera, ma dice: "Io voglio che tu sia perfetto come è perfetto il Padre nostro, il Padre tuo e Padre mio, che è nei cieli". Questo è un comando che Gesù ha dato a noi.EUCARISTIA tabernacolo
GESÙ
maestro
DIO amore a Dio
CONSACRAZIONE perfezione
DIO Figlio
DIO Padre
Aureliano Pertile (Montagnana di Padova 1885 - Milano 1952) fu un tenore verdiano di fama mondiale, uno dei cantanti preferiti da Toscanini. Fu anche un autorevole insegnante di canto. Beniamino Gigli (Recanati 1890 - Roma 1957) fu un famoso tenore lirico, interprete anche di film musicali. Don Ottorino, dopo aver nominato questi due cantanti, accenna a se stesso, notoriamente privo di doti musicali e canore.
MI84,3[03-08-1966]
3.Le sue parole non si possono prendere alla buona: o crediamo o non crediamo. Se non crediamo siamo degli stupidi a fare quello che facciamo; ma, se crediamo, siamo... - siate buoni, metteteci il titolo che volete, ma mettetelo forte, forte - nell'agire come agiamo. È vero o non è vero che c'è Lui? Sì, è vero! È vero o non è vero che Lui ci ha chiamati e ci ha chiesto questo? Sì, è vero! E allora? La conclusione è che dobbiamo sforzarci di essere perfetti come il Padre che sta nei cieli. Se mi dicessero: "Tu devi sforzarti di cantare come Pertile, come Gigli", sarebbe un problema non indifferente. Eppure la distanza tra noi e il Padre è più grande che non tra un povero vecchio stonato e Pertile, Gigli o qualche altro. Eppure il Signore ha detto: "Tu, stonato, devi sforzarti di cantare. Tu, peccatore, tu, pieno di difetti, devi sforzarti di essere perfetto, di divenire perfetto come il Padre. Ecco il modello: tu devi sforzarti di cantare così!". È una cosa che fa paura, eppure è l'ordine di Gesù. “... "Siate santi, perché io Yahvé vostro Dio sono santo" (Levitico 19,2). Certo, noi sappiamo bene che v'è come una presa di possesso di Dio sulla nostra vita, perché Lui stesso ci chiama e ci conduce a sé; sappiamo bene che dovremo farci veramente santi agli occhi di Dio - in questo mondo o al di là della morte, attraverso le ultime purificazioni del purgatorio - affinché tutto termini bene per noi. Ma, in pratica, che significa per noi questa chiamata a partecipare alla santità e alla perfezione del Dio increato, tre volte santo?”. L'Antico Testamento dice: "Siate santi perché io sono santo"; il Nuovo Testamento: "Siate perfetti come il Padre che sta nei cieli". Che cosa significa questo? “Alla nostra domanda Gesù ha risposto affermando a Filippo: "Chi vede me vede il Padre" (Giovanni 14,9): così Egli è la Via, a tal punto che noi non potremmo tendere alla perfezione che Dio ci impone senza farci simili a Gesù. Per imitare il Padre dobbiamo quindi imitare Gesù che è l'immagine del Padre e la sua Parola eterna espressa umanamente. Gesù è la pienezza della rivelazione del Padre...”. Dunque Gesù ci dice: "Siate perfetti come il Padre"; dice Filippo: "Mostraci il Padre"; Gesù risponde: "Ma tu hai visto me e, vedendo me, vedi il Padre". E allora è la stessa cosa che dire: cerchiamo di essere perfetti come Gesù, perché essendo perfetti come Gesù saremo perfetti come il Padre. Non so se avete capito.VIRTÙ
fede
APOSTOLO chiamata
DIO Padre
CONSACRAZIONE perfezione
ESEMPI santità
PAROLA DI DIO Vangelo
CONSACRAZIONE santo
GESÙ
Don Ottorino avrebbe fatto il suo secondo viaggio in America Latina dal 3 al 13 ottobre di quell’anno 1966.
Si stava già organizzando il gruppo di Religiosi che a novembre sarebbero partiti per la prima missione della Congregazione in Guatemala.
MI84,4[03-08-1966]
4.“... ma con Gesù questa rivelazione riceve la sua pienezza umana perché, secondo la parola di san Paolo "in Lui abita corporalmente la pienezza della divinità" (Colossesi 2,9). Non solo Gesù ci parla di Dio come nessun altro profeta l'aveva mai potuto fare prima di Lui: ma Egli ci manifesta il Padre anche per mezzo di tutto quello che Egli è e di tutto quello che fa. Gesù, per esempio, in quella bella parabola che tutti conoscete, ci dice che il padre del figlio prodigo scorse da molto lontano il figlio che cercava la casa paterna; ci dice che, tutto commosso, corse a gettarglisi al collo per abbracciarlo teneramente: tuttavia sull'amore misericordioso di Dio ci dice assai di più il comportamento del nostro Signore Gesù e la sua morte sulla croce. Già fra noi uomini non è possibile, con le nostre sole parole, far conoscere veramente e integralmente una persona che amiamo. Descrivete questa persona, illustrate pure la vostra descrizione con tutte le fotografie che vorrete: non riuscirete mai a comunicare quel "qualche cosa" che fa di ogni persona un essere unico e incomunicabile, che non si comunica se non con la vista e con l'azione, in uno scambio di sguardi, in una comunanza di vita. Non si è mai finito di conoscere qualcuno...”. Adesso io vado in America; al ritorno cercherò di descrivervi quello che ho visto, cercherò di descrivervi le persone. Quando, poi, di qui a qualche mese, qualcuno di voi andrà in America dirà: "Sì, don Ottorino ci aveva descritto quel luogo, ma mi ero raffigurato un'altra cosa". Vi descriverò le persone: "Sì... quella persona, sì, ma... mi raffiguravo un'altra cosa". Quante volte mi sento dire anch'io: "Mi scusi; me l'ero raffigurato diverso". Giorni fa mi trovavo con delle persone che mi hanno detto: "Mi scusi; me l'ero raffigurato magro, un figura un po' ascetica, alta... Mi ero fatto un'altra idea". Chissà quante fotografie qualcuno avrà anche mostrato e chissà quante chiacchiere e bugie saranno state dette su di me: "Eppure di lei mi ero fatto un'altra idea. Ho sentito tanto parlare di lei, ma me ne ero fatto un'altra idea". Fratelli, se questo si dice degli uomini, che cosa dovremmo dire di Dio? Descrivere, descrivere, finché volete... però bisogna vedere: allora ci facciamo un'idea. Ed è quello che dobbiamo fare. “Non si è mai finito di conoscere qualcuno: che diremo allora quando questo Qualcuno è Dio stesso? Se vogliamo conoscere Dio nel suo proprio mistero non ci basterà ascoltare ciò che ce ne dice Gesù, non basterà nemmeno scrutare la vita di Gesù per scoprirvi il volto e il cuore di Dio: dovremo ancora seguire Gesù più da vicino e imitare la sua vita per conformare la nostra al volto e al cuore di Dio”. Questa è una espressione forte! Non basta neppure ascoltare quello che ci dice Gesù per avere un'idea di Dio; bisogna conformare la nostra vita a quella di Gesù e, allora, capiremo Dio. 2. L’imitazione di Gesù richiede di entrare a far parte della sua famigliaAUTOBIOGRAFIA viaggi
DIO
GESÙ
imitazione
MI84,5[03-08-1966]
5.“Un'altra cosa ancora vorrei sottoporre alla vostra riflessione: in Gesù e per mezzo di Lui noi siamo figli di Dio, figli adottivi. Ma la nostra filiazione divina non ha ancora raggiunto la sua piena maturità. Al presente siamo ancora in crescita e in tirocinio di vita divina. Questo è il paradosso della condizione cristiana, che noi per dono di Dio siamo figli in verità, ma che dobbiamo ancora divenire tali per la nostra libera accettazione di questo dono, per la nostra libera e consapevole risposta alle premure divine, e per la nostra collaborazione alle trasformazioni che la grazia vuole operare in noi. Dobbiamo vivere da figli di Dio la nostra vita di uomini. Ma come procedere? Come potremo trattare con Dio da figli e comportarci come tali? Qui è ancora Gesù che risponde alle nostre difficoltà perché Egli è il nostro "fratello maggiore" a più di un titolo e in un senso che non approfondiremo mai abbastanza. Primogenito di ogni creatura e della umanità novella, Egli ci ha acquistato, a prezzo del suo sangue, la nostra filiazione adottiva: rileggete per esempio l'inizio della lettera ai Colossesi. Nella nostra filiazione adottiva noi gli siamo così strettamente legati che non potremmo rivolgerci a Dio come nostro Padre senza passare per lui e senza dimorare in lui. Ed è da lui che dobbiamo imparare a comportarci da figli di Dio: Verbo fatto carne per noi e per la nostra salvezza, egli ha vissuto umanamente e fra noi il proprio mistero di Figlio unico del Padre eterno. Tutto l'insegnamento e tutta la vita di Gesù, quali ci sono riportati nel Vangelo, costituiscono per noi una "pedagogia divina" nel senso proprio della parola. Nuova ragione d'imitare Gesù. Ma non si tratta di una imitazione puramente esteriore della sua vita: bisogna andare più avanti, fino ad aver parte alle sue preoccupazioni, ai suoi desideri, alle sue gioie, alle sue pene”.Era l'ente parastatale che gestiva i giochi a concorso, come il totocalcio.
Nel testo registrato c’è a questo punto un intervento di don Luigi Furlato, maestro dei novizi.
Nel testo registrato, a questo punto, interviene ancora don Luigi Furlato proponendo prima un incontro comunitario e poi incontri per gruppi.
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6.È necessario che noi entriamo nell'intimo di Gesù; bisogna che, a un dato momento, realizziamo queste cose: "... aver parte alle sue preoccupazioni, ai suoi desideri, alle sue gioie, alle sue pene". Quando si forma una nuova famiglia, che cosa succede? Una figliola entra in una casa e dice: "Dove tu Caio, io Caia". E da quel momento tutte le preoccupazioni del marito sono le preoccupazioni della moglie. Se il marito vince alla Sisal , la moglie è contenta; se le cose vanno male, se gli affari vanno male, se succede un disguido, la moglie piange con il marito. Consideriamo una famiglia formata bene: se il figlio fa bene, papà e mamma sono contenti. C'è una disgrazia? Papà e mamma piangono. A un dato momento queste due creature, unite dal sacramento del Matrimonio hanno preso insieme un fardello e lo portano insieme e sono preoccupate entrambe, ciascuna nel suo compito, per fare andare avanti la famiglia, per educare i figlioli. Qualcosa di simile deve avvenire fra noi e Gesù. A un dato momento io ho scelto Gesù come porzione della mia vita, mi sono donato a Lui e Lui si è donato a me; io penso a Lui e Lui mi dice: "Tu pensa a me e io penserò a te, e insieme pensiamo agi altri". Ecco l'unione che deve avvenire con Gesù! Allora i miei desideri sono i desideri di Gesù e i desideri di Gesù sono i miei desideri; le mie preoccupazioni sono sue e le sue sono mie; i miei programmi sono suoi e i suoi programmi sono i miei. Allora, senza accorgermi, piano piano, comincerò a parlare come Lui, a camminare come Lui, ad agire come Lui: comincerò, a un dato momento, ad essere Lui. “San Paolo lo ricorda espressamente: "Provate i sentimenti medesimi che furono di Gesù Cristo" (Filippesi 2,5), e questo ci potrà condurre molto lontano, se non ci accontenteremo di ascoltare la parola di Gesù, ma vorremo davvero imitare Gesù”. Se avete qualcosa da osservare vi lascio aprire un po' di discussione e ci fermiamo qui, altrimenti c'è un altro capitolo: "Essere disponibili all'amore di Gesù", dopo il quale viene: "Seguire Gesù sulle sue strade", e quindi partiremo sulla strada di Gesù, andremo in giro seguendoLo sulle sue strade. Tutto quanto abbiamo detto è ancora come una prefazione prima di cominciare le vere e proprie camminate sulla traccia di Gesù. Volete che intavoliamo un po' di discussione? Volete che terminiamo questi due brevi capitoli, dato che poi, per due giorni, non faremo la meditazione insieme, in modo che portiate via con voi il libro, e arriviamo così al capitolo intitolato i "Misteri di Gesù" leggendo questa paginetta e mezza? Dopo vi masticate il tema da soli come meditazione, dato che ci sono anche i libri disponibili. Domani, finché voi sarete a passeggio, si cercherà di buttare giù alcuni schemi di quello che è stato detto, un piccolo schema; poi lo passeremo perché possiate prenderne visione, e poi, venerdì sera o domenica o lunedì vedremo di intavolare un po' di discussione su quello che vi è stato detto. Che cosa vi pare? Allora andiamo avanti. 3. La disponibilità all’amore di GesùGESÙ
unione con...
ESEMPI vari
FAMIGLIA
CONSACRAZIONE
GESÙ
centro
Il riferimento è all’assistente Girolamo Schiavo, che aveva comunicato con entusiasmo l’esperienza vissuta durante una Mariapolis con i Focolarini, della quale don Ottorino aveva già parlato nella meditazione precedente.
Indimenticabile figura di sacerdote creata dalla fantasia di Giovanni Guareschi che nel suo libro "Mondo piccolo" narra con sottile e divertente ironia le lotte tra il sindaco comunista del paese, Peppone e, appunto, don Camillo, il parroco. Ispirandosi alle vicende dei due eroi di Guareschi il cinema italiano ha prodotto alcuni film di grande successo, dovuto anche alla grande arte dei due interpreti principali Fernandel e Cervi. Durante un'ennesima sfida tra i due, Don Camillo, che sta per compiere un'azione di vendetta nei riguardi di Peppone, passando davanti al crocifisso appeso alla parete, lo gira verso il muro perché Gesù non veda le sue malefatte!
MI84,7[03-08-1966]
7.“Essere disponibili all’amore di Gesù. Qui, in questa cappella di Béni-Abbès, il Padre de Foucauld ha passato ore e notti con Gesù, in una intimità così piena d'amore che non saremmo capaci di esprimere. È qui che egli ha capito a poco a poco, lasciandosi lavorare dallo Spirito di Gesù, quale doveva essere la sua vocazione di completa disponibilità all'amore”. Sottolineerei queste parole: "... qui egli ha capito a poco a poco...". Non vogliate pretendere di capire tutto in un istante; cerchiamo di avere l'umiltà di accettare questo sforzo, lento, continuo, però sapendo che capiremo il Signore a poco a poco, come padre de Foucauld l'ha capito poco a poco, lasciandosi lavorare dallo Spirito Santo, come dicevamo questa mattina. Anche noi capiremo a poco a poco il Signore, finché, a un dato momento, lo capiremo sul serio, a condizione che ci lasciamo lavorare dallo Spirito Santo e non che obblighiamo lo Spirito Santo ar correrci dietro, ma che lasciamo lavorare Lui, che facciamo silenzio, che ascoltiamo Lui. E allora, lasciandoci lavorare dallo Spirito Santo, a un dato momento ci metteremo a completa disposizione dell'Amore. “Qui un ideale di vita religiosa - fino allora troppo rigidamente definito da un regolamento e troppo legato ad una particolare impostazione - si è progressivamente trasformato in una imitazione sempre più fedele di Gesù, e per ciò stesso molto più sottomessa alle esigenze dell'amore del prossimo e ai contraccolpi di una vita che entra risolutamente in contatto con gli uomini suoi fratelli”. Ieri sera il nostro caro Girolamo diceva: "Dobbiamo vedere Gesù". Io direi di farci anche un'altra domanda: "Io devo essere Gesù: come si comporterebbe Gesù in questo momento? Che cosa farebbe Gesù?". È la stessa cosa, ma per giovani come voi forse è molto più facile; è una scalata molto più facile: dobbiamo arrivare sopra lo stesso monte. Forse vi è più facile domandare a voi stessi: "Che cosa farebbe Gesù in questo momento? Lascerebbe la parte più buona all'amico e si prenderebbe l'altra meno buona; Gesù non risponderebbe male; Gesù porterebbe pazienza...". Ecco, bisogna proprio domandarsi: "Che cosa farebbe Gesù al mio posto?". Se sapeste quante volte ci si morsica la lingua e non si dicono certe cose quando si pensa che dobbiamo rappresentare Gesù. Se per un istante solo potessimo fare come don Camillo e girare il crocifisso dall'altra parte! Chi ha orecchi da intendere intenda. E invece no! Io rappresento Gesù e devo dire tutto e solo quello che direbbe Gesù, altrimenti non rappresento più Gesù.VIRTÙ
umiltà
DIO Spirito Santo
CONSACRAZIONE disponibilità
CARITÀ
amore al prossimo
Monsignor Luigi Volpato (1891-1943) fu il padre spirituale del seminario di Vicenza durante gli anni di formazione di don Ottorino.
Don Ottorino nomina Vittorio Venturin, che aveva completato il 3° anno del corso teologico ed era stato consacrato suddiacono il 19 giugno di quell’anno 1966.
MI84,8[03-08-1966]
8.Le nostre buone mamme ci hanno insegnato queste cose: "Guarda che fai dispiacere a Gesù... La Madonna non è contenta... Gesù non farebbe così". Saranno cose puerili, ma monsignor Volpato , nostro padre spirituale, ci aveva raccomandato, quando avevamo tredici o quattordici anni, di imitare Gesù ragazzo nella casetta di Nazaret. Ricordo che ci era abbastanza familiare, allora, portarci nella casetta di Nazaret assieme all'amico Gesù della nostra stessa età. A mano a mano che si cresceva in età, facevamo crescere anche Lui un pochino, ma sempre immaginando di lavorare insieme nella casetta di Nazaret alla presenza della Madonna. Quando non avevi voglia di studiare e, senza che il prefetto se ne accorgesse, prendevi un libro di lettura invece che un libro di studio, l'immagine della Madonna che era nello studio sembrava ti dicesse: "Gesù non farebbe così; non andiamo d'accordo. Qui ho un Gesù buono e uno cattivo, ho un Gesù che obbedisce e un Gesù che disobbedisce...", e allora, letta una riga, chiudevi il libretto e lo mettevi da parte. Dopo un pochino senza accorgertene ti dimenticavi i buoni propositi e ritiravi fuori il libro, si dava un'altra occhiata alla Madonna che diceva: "Che cosa hai fatto? Hai aspettato che voltassi l'occhio! E l'altro Gesù dov'è?". Erano cose infantili, se volete, ma credo che se ci mettessimo alla presenza della Madonna insieme con Gesù nostro fratello e ci sforzassimo di imitare Gesù sarebbe più facile fare quello che si diceva questa mattina. Il nostro caro don Vittorio diceva: "È difficile! Come si fa?". È difficile se viviamo così, ragionando soltanto, senza fede; ma se ci sforziamo di metterci alla presenza del Signore, con la nostra buona mamma la Madonna sempre vicina di giorno e di notte, con Gesù sempre vicino di giorno e di notte, sapendo che il nostro dovere è quello di imitare Gesù, di essere simili a Gesù, possiamo riuscirci. Se vai davanti allo specchio e ti vedi tutto sporco e unto, che cosa fai? Corri a lavarti. Quante volte si vedono questi giovincelli, anche nella Casa dell'Immacolata, con lo specchio davanti e con il pettine, che al mattino si mettono in ordine, che si fanno un ciuffetto artistico...! Se ci mettessimo più spesso davanti ad un altro specchio e prendessimo l'abitudine di portarlo sempre con noi, diverremo molto presto simili a Gesù.FAMIGLIA mamma
AUTOBIOGRAFIA seminario
GESÙ
amico
MARIA
DOTI UMANE studio
MARIA maestra, guida
VIRTÙ
fede
MARIA la nostra buona mamma
MI84,9[03-08-1966]
9.“Il Piccolo Fratel Carlo si lascia guidare, senza restare attaccato ad alcuna idea preconcetta, ad alcuna formula di vita”. Quante volte andiamo dal Signore a chiedere l'autorizzazione di fare quello che abbiamo già progettato di fare, e non lasciamo che Lui stracci tutti i nostri progetti e ce ne dia degli altri contrari! Eppure, noi dobbiamo fare il nostro bel programma, metterci tutta la nostra parte di intelligenza e tutta la nostra personalità, ma poi dobbiamo portarlo davanti a Gesù, disposti e contenti che Lui lo stracci e che ce ne dia un altro da eseguire... e che ci stracci anche quello e che per tutta la vita continui a stracciarci i programmi. Quello che importa è che noi lavoriamo per Gesù. “Una cosa sola importa: imitare Gesù, imitare Gesù a Nazaret, essere consacrato interamente all'amore di Gesù, dell'Eucaristia, dei poveri, di tutti gli uomini. La sua anima è sempre più libera e la sua attività esteriore totalmente disponibile. Tuttavia la sua vocazione profonda non è cambiata, e pur non avendo più la rigidezza che le imponeva una forma esteriore di vita, conserva tutta l'originalità di una vocazione particolare, ma vissuta dal di dentro, in una imitazione di Gesù piena di amore: "La tua regola: seguirmi... Fare quello che io farei. Domandati in ogni cosa: che avrebbe fatto Nostro Signore?, e fallo. È la tua unica regola, ma è la tua regola assoluta"”. Se nella Congregazione restasse solo questo ideale: “In ogni azione domandati che cosa farebbe Gesù e poi agisci”, avremmo già trovato il punto di appoggio per farci tutti santi. Se ognuno di noi si chiedesse per ogni azione: in questo momento, che cosa farebbe Gesù? Facciamo un momento di silenzio e lasciamo parlare lo Spirito, e Dio risponderà: ebbene, fa’ quello che ti ha detto. Invece troppo spesso noi non ci facciamo questa domanda e poi ci mordiamo le unghie.VOLONTÀ
di DIO
VOLONTÀ
di DIO abbandono alla...
DOTI UMANE personalità
CONSACRAZIONE disponibilità
SLOGANS unione con Dio
APOSTOLO ideale
CONGREGAZIONE spiritualità
MI84,10[03-08-1966]
10.La santità è fatta dell’ascolto di due o tre parole che fanno impressione: le scolpisci in testa e sono la forza per tutta la vita. Basterebbe che uno di voi, questa sera, avesse capito queste parole: "In ogni azione devo domandarmi: che cosa farebbe Gesù?". Se questo giovane partisse di qui, questa sera, con il fermo proposito di domandarsi questo in ogni azione, - naturalmente lo farà per alcune volte, finché non prenderà l'abitudine, e ci vorrà del tempo per prendere questa abitudine - e se lo imponesse: "Io devo, devo riuscire a prendere questa abitudine, la ferma abitudine di domandare a me stesso in ogni azione: “Che cosa farebbe Gesù?”, e lo voglio fare”, noi avremmo trovato il modo per farci santi. Se uno, questa sera, partisse da questo prato con questa idea, vi assicuro che questo giovane, in brevissimo tempo, arriverebbe alla santità. “Fratel Carlo è pronto a tutto per seguire Gesù, "ad andare fino in capo al mondo, a vivere fino al giorno del giudizio", ma resta sempre il piccolo fratello, poverissimo, di Gesù di Nazaret. Anche noi non dobbiamo aver paura di guardare in faccia alle esigenze della chiamata di Gesù. Piccoli fratelli, nella misura stessa in cui saremo totalmente fedeli a questa intimità d'imitazione e di unione nell'amore, bisogna non aver più paura di spezzare le formule troppo strette di vita, le definizioni troppo rigide. Le nostre anime hanno sete di Gesù, hanno sete di seguirlo nella sua concreta povertà, hanno sete di realizzare in noi ciò che Egli ha beatificato sulla montagna di Galilea, sete di amarLo, di guardarLo, di contemplarLo in una preghiera incessante, sete di amare tutti gli uomini nostri fratelli, specialmente i più poveri, di amarli per amicizia, per se stessi, ognuno come se fosse solo al mondo, senza cercare né risultati né successi apostolici, ma anche senza misurare col contagocce le nostre attività, senza tentare perpetuamente di confrontarle confrontarle con uno stato di vita definito in astratto”. 5 agosto 1966CONSACRAZIONE santità
APOSTOLO ideale
COMUNITÀ