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Meditazione ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell’Immacolata durante le vacanze natalizie ad Asiago (VI). Don Ottorino, prendendo lo spunto da “Il libretto bianco”, parla con entusiasmo della vita comunitaria in apostolato, ricordando però che anche la Comunità religiosa è composta di uomini con pregi e difetti, bisognosi di calore umano e di comprensione. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 35’. 1. IntroduzioneIl riferimento è all’Istituto San Gaetano di Asiago (VI) dove abitualmente si trascorrevano le vacanze natalizie perché la casa era adeguatamente attrezzata ospitando durante l’anno scolastico i ragazzi orfani delle scuole medie, che poi sarebbero passati alla sede di Vicenza per continuare i corsi professionali.
Anche per questa meditazione don Ottorino prende spunto dal libretto Pia Società San Gaetano, nel quale si tratta della Comunità religiosa alle pagine 15-16, anche se in realtà si lascia trasportare dal proprio entusiasmo e non legge neppure una parola.
Cfr. Meditazione del 30.12.66 sulla castità del Religioso.
L’assistente Vinicio Picco era il responsabile dell’infermeria della Casa dell’Immacolata.
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1.Adesso facciamo mezz’oretta di meditazione e dopo la meditazione, con un po’ di buona volontà, dedicheremo una mezz’oretta per mettere a posto la casa meglio che sia possibile. I cari fratelli che sono qui ad Asiago presenteranno le scuse ai ragazzi se proprio qualche cosina non andasse bene. Voi cercate di mettere a posto più che sia possibile; voi, però, cari fratelli di Asiago, metteteci un po’ di olio perché, per quanta buona volontà ci si metta, è difficile che non ci sia una scarpa storta... Dopo la pulizia, come ho sentito da don Guido, vi è stato concesso ancora di andare a sciare: avete, però, la proibizione di farvi male all’ultima ora! Mi pare che il pranzo sia a mezzogiorno e tre quarti e poi partiremo per Vicenza. Quelli che devono scendere con me sappiano che, dopo cinque minuti dalla fine della meditazione, la macchina parte... Qualche altra notizia da dare? Vi pregherei, quando partite per andare giù, di passare in cucina a ringraziare le donne; scusatemi se vi dico questo. Non volete accettare quello che vi avevo proposto ieri sera, cioè di fermarvi qui un’altra settimana e di finire questo libro. Avete visto come siamo stati costretti ieri sera a fare in fretta sul più bello che stavamo scaldandoci un pochino. Pazienza; che cosa volete fare? Bisogna fare la volontà del Signore che viene espressa attraverso i suoi ministri. 2. La comunità religiosa è una comunità di uomini con i loro pregi e i loro difetti Stamattina meditiamo su : “La comunità religiosa”. È una paginetta, una paginetta... Stamattina mi è venuta la distrazione di fare la meditazione come ieri mattina , ma questa pagina è così bella che sarebbe un delitto non commentarla. Volevo partire con un esempio, che però non può essere scritto. Quando il nostro caro Vinicio si trova con un ammalato che, per esempio, ha male al fegato ed è fiacco, il mal di fegato dice: “Niente mangiare certe cose”, mentre la fiacchezza direbbe: “Un pollo, un paio di bicchieri di vino, eccetera, eccetera”. Ci sono delle malattie in contrasto qualche volta fra di loro: una chiede da mangiare e, invece per esempio, il diabete dice: “Niente tante cose...”; una vorrebbe una cosa e l’altra vorrebbe quell’altra! Questo capita in medicina: voi che siete pratici di medicina. Nelle nostre comunità, invece, è tutto diverso, perché il cibo che va bene per uno va bene per tutti: siamo insieme, siamo insieme, radunati dallo stesso Signore, per le stesse finalità e diretti allo stesso posto. Non ci può essere società più bella! Nelle società umane, nelle unioni umane, tutto va bene, ma alla fine ognuno cerca i suoi interessi; di solito vanno d’accordo per un po’, ma dopo cominciano gli interessi e uno si lamenta: “Tu lavori di meno, io lavoro di più... e io questo e io quello...”. Invece la nostra è una società fatta in modo tale che se uno lavora di più prende di più, perché la paga è data dal Signore, e poi è fatta in modo tale che è impossibile non andare d’accordo.DOTI UMANE
COMUNITÀ
conduzione comunitaria
VOLONTÀ
di DIO
CONSACRAZIONE vita religiosa
ESEMPI vita religiosa
CONGREGAZIONE carisma
COMUNITÀ
fraternità
Il seminario minore era il gruppetto dei ragazzi delle scuole medie inferiori, che avevano come assistenti i giovani Religiosi che già studiavano teologia in seminario: ad esempio Angelo Brugnolo e Luigi Smiderle, che vengono nominati di seguito.
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2.Adesso la descriveremo. Però, prima di leggere questo, vorrei dirvi quello che ho detto ieri riguardo alla castità: non dimentichiamoci che restiamo uomini! Ho detto ieri di mettere in preventivo: uomini consacrati, ma uomini! Ora diciamo che siamo uomini uniti insieme, con lo stesso ideale, consacrati alla stessa causa, consacrati a Cristo e alla salvezza delle anime, ma restiamo uomini! Ricordate la storia del ragno che una mattina si è alzato di cattivo umore e, gira, gira, gira, alla fine dice: “Che cosa ci sta a fare questo filo?”. Pum! Ha tagliato il filo ed è cascato il palco. Ecco, come uomini possiamo alzarci qualche volta di cattivo umore, o qualche volta possiamo vedere nero, torbido. E allora, anche sul piano umano, si ha una giornata difficile: “Oggi sono fiacco...Vado a buttarmi a letto un’ora”. Portiamo con noi il nostro corpo, figlioli! Sapeste quanto influisce qualche volta il nostro corpo anche nello spirito! Portiamo il corpo e portiamo tutta le semenze del male. Ecco allora una giornata in cui il cuore di quel Religioso si fa sentire in modo particolare: sente il vuoto, sente che gli manca qualche cosa... È chiaro che in quella giornata quel Religioso deve lottare... Facciamo un altro esempio. Supponiamo che il seminario minore sia una comunità: dieci, dodici ragazzi. Uno dei due nuovi assistenti: Brugnolo, tanto per non offendere Smiderle, poverino, un giorno è andato a scuola e, come sia o come non sia, pretendeva di prendere dieci e invece ha preso solo nove. Allora torna a casa un po’ avvilito, perché aveva studiato come un disperato... e ha preso nove! All’altro suo amico, invece, che aveva studiato molto meno di lui, è andata bene e ha preso dieci: insomma è una cosa che si fa fatica mandar giù. Vedi il tuo confratello che non studia, e accidentalmente gli domandano una cosina che se l’avessero chiesta a te avresti preso undici facilmente, e tu che hai studiato come un disperato prendi nove. Capitemi, invece di nove mettete otto, sette, insomma, mettete quello che volete. Queste cose possono capitare: uno ce la mette tutta e prende un brutto voto, mentre quell’altro prende le lodi. Ed allora torna a casa con una mezza luna e lo si vede in quella situazione.CONSACRAZIONE
APOSTOLO salvezza delle anime
COMUNITÀ
unità
nella carità
ESEMPI vari
CREATO corpo
ESEMPI consacrazione
L’assistente Pietro Simonetto era una vocazione adulta e, completato il corso del magistero, lavorava nel laboratorio di falegnameria.
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3.Bisogna che metta in preventivo che è un uomo e dinanzi a un fatto di questo genere, per quanta santità abbia, è difficile che la natura umana non si faccia sentire. Vorrei dire: è quasi impossibile che lui sia contento del caso, che non traspaia proprio niente, neanche un filo: una mamma, almeno, lo vedrebbe quel filo e direbbe: “Tu non sei come ieri!”. “Si, sì, sono come ieri!”. “No, hai qualcosa”. Tu hai proprio questa sofferenza. Si cercherà di soffocarla per dimostrare esternamente che non importa e per mostrare il sorriso, ma dentro, dentro... vivaddio, niente da fare; per quanto santi si sia, quelle cose pesano! Pietro Simonetto , che cosa ne dici? Tu sei fuori da quelle cose, ma pesano, pesano! Una preferenza fatta a uno pesa all’altro: vivaddio, pesa! Ora, anche se cominceremo a fare miracoli, queste cose le sentiremo; anche se fate miracoli, anche se siete santi tanto da andare in estasi ogni mattina quando ascoltate la Messa o celebrate la Messa, anche se avete le visioni... quando vi capita una cosa di quel genere la sentite, la sentite! 3. La comunità religiosa richiede comprensione reciproca e sostegno fraternoFAMIGLIA mamma
CONSACRAZIONE santità
COMUNITÀ
unità
Don Erasmo De Poli era all’epoca il direttore del semiconvitto Ferdinando Rodolfi.
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4.Perciò, caro Brugnolo, metti in preventivo che quel giorno sarai un po’ nero; tu vedrai tutto nero e avrai bisogno di essere compreso e compatito. Il fratello che ti è vicino deve comprenderti e dirti una parola buona: “Be’, va là... Ho visto! Quelle cose capitano anche a me!”. Ci vuole il fratello che capisca anche se tu non dici niente. Fa’ vedere a tuo fratello, povero disgraziato, che hai capito la sua situazione: “Quell’altro ha preso una bella classificazione e tu... Ma, non importa: è il Signore quello che dà il voto rotondo; che cosa vuoi che sia...!”, e allora quell’altro capisce: “Sì, sì, per carità”. Ma quella parolina detta all’amico: “Guarda, povero Angelo, che cosa ti è capitato stamattina a scuola!” è importante. Quell’altro, quello stesso che ha fatto bella figura, potrebbe dire: “Guarda, a me che sono stato un lazzaroncello, che ho studiato poco, è andata bene e a te, povero figliolo, che hai studiato...”. Ecco, ci vuole questa parola... da una parte o dall’altra. Il tuo fratello deve comprenderti, dirti un parola, ma deve anche compatirti, perché Angelo potrebbe non essere talmente virtuoso da saper mandar giù questo boccone amaro e dirti: “Sì, sì, va’ là, va’ a farti benedire!”. Tu gli proponi: “Ehi, Angelo, oggi andiamo a passeggio?”, e lui: “Fate quello che volete!” perché non ha ancora digerito quel boccone e se ne esce in escandescenze. Ecco la comprensione. Noi restiamo uomini, e restando uomini può uscire una giornata in cui hai mangiato un boccone che fai fatica a digerire, e anche se lo digerisci, ti resta qualcosa sullo stomaco. E, poiché la superbia l’abbiamo tutti... Caro don Erasmo : vai all’Esternato, e viene il preside e ti rimprovera, dopo che hai lavorato come un disperato, perché c’è un pezzetto di carta per terra. Ti verrebbe voglia di dire: “Ti venissero i pidocchi sul...!”. Siamo sinceri, è così, è così! State buoni: guardate che è così! Quando veniamo feriti nel nostro io, al primo momento siamo come accecati, come quando si passa in macchina e c’è un rovescio d’acqua, nei primi istanti non ci vedi più; dopo il tergicristallo pulisce, ma, intanto, nei primi istanti non ci vedi più. Questo è anche dei più grandi santi! In quel momento abbiamo bisogno di vincere noi stessi, ma gli altri devono sapere che “hodie mihi, cras tibi!”; gli altri devono sapere questo: oggi tocca a me, domani tocca a te; perciò io avrò bontà e comprensione per te. Perciò gli altri devono tener presente questo: l’io viene ferito, e perciò bisogna avere bontà e comprensione verso i fratelli.COMUNITÀ
fraternità
CONSACRAZIONE
VIZI superbia
VIRTÙ
trasparenza, sincerità
COMUNITÀ
unità
Don Luigi Smiderle frequentava l’ultimo anno del corso teologico e quindi era alla vigilia dell’ordinazione sacerdotale.
Don Venanzio Gasparoni era stato ordinato prete il 26.5.65, mentre don Erasmo De Poli l’11.4.66.
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5.Bisogna ricordare un’altra cosa: restiamo uomini, restiamo uomini! Ecco Smiderle che sogna il sacerdozio, sogna la prima Messa; prepara i suoi bei santini con la sua fotografia... No, no, no, lui prepara bene: pone il crocifisso! Poi sogna quando farà il suo trionfo per le strade del paese, i regali, la bambola che gli regaleranno, eccetera; sogna tutto! E il giorno arriva! Passa un mese, due mesi, comincia ad andare a confessare, comincia il terribile quotidiano. Lui sogna di andare chissà dove e te lo mandano nell’Italia meridionale, a Crotone, e incomincia il terribile quotidiano. Durante il suo primo mese a Crotone arrivano lettere: “Conversioni... Un altro Savonarola è arrivato giù...”. Dopo un mese, due, tre mesi, incomincia a sfiatarsi. Lo mandano a fare scuola nelle Magistrali, e lui va a fare scuola... ma di giorno in giorno, di giorno in giorno la pressione atmosferica esternamente va diminuendo. I confratelli gli chiedono: ”Che cosa c’è?!”, e lui: “Niente!”. “Don Luigi, che cos’hai? Stai poco bene, ti conferisce poco l’aria?”. “No, no, sono contentissimo, va bene!”. “Come ti trovi a scuola?”. “A scuola? Benissimo, va tutto bene!”. E un bravo educatore comincia a capire, perché un giorno: “Non capisco perché proprio la seconda A abbia fatto vacanza!”. “Senti, Smiderle: hai piacere che cambiamo... si potrebbe cambiare la scuola”. “No, no, no, per carità”. “Se fai un po’ di fatica con le Magistrali, vuoi andare all’Istituto Chimico?”. “No, no, no, per carità: sto così bene là!”. “Ma, sai, per evitare le ragazze grandi...”. “No, no... ebbene io non parlo...”. Eh, figlioli, figlioli... tante storie... Quando parti, miri verso l’alto; dopo, a un dato momento, ti appiattisci un pochino: bisogna vincere quel momento e poi parti in tromba e non hai più paura di niente, se sei tutto di Cristo. Ma, quel momentino verrà, può essere già venuto... Per don Venanzio può darsi che venga fra otto giorni; per don Erasmo può darsi che sia già venuto o che venga fra quindici giorni : ma verrà. E allora vedi Smiderle bisognoso di tanta comprensione e di tanto compatimento perché è uomo: cominciando ad essere prete restò vero uomo, con tutte le sue doti e le sue miseriole.ESEMPI prete
PASTORALE giovani
CONVERSIONE
CONSACRAZIONE
L’assistente Antonio Zordan aveva lavorato per alcuni anni nella Comunità di Crotone.
Nel testo registrato si ascolta a questo punto una voce che dice: “Parole sante”.
Cfr. Marco 9,2 e 14,33.
Don Ottorino sceglie per il suo esempio Antonio Zordan, Umberto Manzardo, Alberto Baron Toaldo e don Erasmo De Poli.
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6.E allora ecco la Comunità, figlioli: bisogna essere mamma a tutti; papà e mamma verso i confratelli. Bisogna dare ai confratelli quel calore che darebbero i figli, che darebbe la moglie in famiglia; non sdolcinature, ma quel po’ di calore in modo che il cuore non senta bisogno di qualcos’altro fuori di casa. Antonio , dico la verità o dico bugie, caro? Tu te ne intendi di queste cose qua perché sei stato apostolo missionario! La comunità ricca di calore umano è un bisogno naturale. L’aveva anche Gesù con i tre amici prediletti: “Andiamo...”. Gesù, insomma, sentiva anche lui il bisogno della parte umana, un appoggio umano! Dico male, figlioli? Allora, bisogna tener presente che siamo tra uomini, che siamo uomini, che trattiamo con uomini e che restiamo uomini. E allora ci vuole bontà, comprensione; bisogna saper compatire. Perché ha quegli scatti? È proprio quello il momento in cui, poverino, ha più bisogno, proprio in quel momento ha bisogno di comprensione. Supponiamo che siamo io e Antonio; prendiamo anche Berto o Alberto? Va bene Alberto, e allora mi metterai assieme ad un altro prete, a don Erasmo che è tuo amico; sì, don Erasmo. Bene, siamo insieme noi quattro. Viene a casa Antonio e lo vedi abbattuto; allora vuol dire che ha bisogno di aiuto. “Ehi, Antonio... Io dovrei andare fino a Roma; vieni con me, per piacere? Ti dispiacerebbe?”. È importante trovare un pretesto, e non dire: “Ma, la povertà...!”. Lascia perdere la povertà! Quando hai perso Antonio, hai perso molto di più. Vale la pena creare la necessità di un viaggio o di qualche cosa per distrarre, per stare insieme. Manco di povertà? Bisogna averle queste vedute, figlioli, bisogna averle! Se non le hanno quelli che saranno superiori un domani, ditemelo: finché sono vivo io, penso io a tirar loro il collo. Ma tutti, anche gli altri hanno il dovere da buoni fratelli di illuminare. Il superiore è don Erasmo? E va bene, Alberto dirà: “Senti, don Erasmo. Scusami se ti dico questo, ma, ti sei accorto che Antonio è un po’ giù? C’è quella Teresina! Scusa se... Mi sembra un pochino... Non sono cose da dire, poverino, perché, altrimenti si avvilisce. Per me sarebbe il caso, forse, di dargli un po’ di soddisfazione perché, in fondo in fondo, lui ha rinunciato, ma bisogna che il Signore gli dia qualcosina attraverso i superiori”. “È vero!”. “Alla sera quando vai a bere le bottiglie, sempre tu e l’altro, chiama anche Antonio; una volta chiama anche lui, poverino!”.COMUNITÀ
unità
nella carità
COMUNITÀ
fraternità
GESÙ
uomo
ESEMPI comunità
COMUNITÀ
Don Luigi Mecenero e l’assistente Gianni Sgarbossa insieme con don Lino Dal Moro erano destinati alla missione in terra brasiliana. Nell’esempio don Ottorino scherza perché don Luigi era destinato ad essere parroco nel rione chiamato Paradiso.
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7.Guardate che non abbiamo delle macchine in mano, figlioli! Non è come i vigili del fuoco che hanno quattro o cinque macchine, basta un autista e via! Abbiamo degli uomini che hanno abbandonato la famiglia, hanno abbandonato tutto per amore di Dio, e a questi uomini bisogna dare un cuore. A volte per la gente abbiamo un cuore tanto grande e per quei poveri tapini che sono in casa niente: devono mangiare gli ossi che prima sono stati mangiati dal cane. È sbagliato? Il primo dovere è lì, la prima carità è lì, il primo sangue da dare è lì! Lasciate stare le Figlie di Maria e restate con i figli di Gesù, con i fratelli di Gesù! Figlioli, è un dovere, è un dovere, è un dovere! Fra dieci ammalati tu prima vai dal più grave, vai da quello che da trent’anni non si confessa. Gli ammalati più gravi, quelli che hanno più bisogno, sono i tuoi fratelli che sono in casa. Avete il dovere di pregare? Sissignori! E io vi dico: se avete tre corone da dire, piuttosto di non stare insieme dieci minuti con i vostri fratelli, ditene una ma state insieme dieci minuti o un quarto d’ora con i vostri fratelli; quel quarto d’ora è preghiera! Basta, cominciamo. Io sono fatto così... Capitemi che questi non sono scherzi. Avete obiezioni da fare? Antonio, dimmi, dimmi... Tutti abbiamo bisogno di un po’ di attenzioni umane. Adesso andate al Chaco... Dov’è don Lino? Oh, dov’è? Giovanni, dove sei? Domani può capitare che don Luigi Mecenero sia in Paradiso; tu Giovanni e don Lino in Purgatorio. E che cosa succede? Succede che a un dato momento don Lino esce, va con quelli che sono di fuori, al Limbo, e tu resti in Purgatorio. A un dato momento risulta che siete andati tutti all’Inferno. Perché dal Paradiso celeste esce il paradiso terrestre, dal Purgatorio con uno scivolone si va finire in fondo e dal Limbo - adesso nella Chiesa si discute se ci sia o non ci sia il Limbo - si cade più in giù. Poiché un po’ di calore umano ci vuole, ci vuole, non puoi pretendere che uno viva contro natura: uno isolato completamente è per me contro natura. Può essere una vocazione particolare, ma il Signore ci ha creati per vivere in società, per vivere insieme. 4. La comunità religiosa è il primo campo di apostolato del Religioso e il centro dei suoi interessi umaniCOMUNITÀ
confratelli
COMUNITÀ
unità
nella carità
COMUNITÀ
CROCE sangue
PASTORALE malati
PREGHIERA
COMUNITÀ
fraternità
Don Ottorino si lascia prendere dall’entusiasmo e dalla foga. Qui nomina dapprima Giancarlo Farina, che all’epoca era ancora novizio, e l’assistente Livio Adessa, che stava frequentando il 1° anno del corso teologico.
Amia = zia. È forma dialettale veneta antica usata soprattutto negli ambienti popolari più rozzi.
“Introduzione alla vita devota”: opera ascetica di San Francesco di Sales, stampata per la prima volta a Lione nel 1609. L’opera, più volte rimaneggiata dall’autore, ebbe un successo grandissimo; ancora vivente l’autore ebbe, solo in Francia, ben 40 ristampe!
Don Ottorino vede la Comunità religiosa in apostolato come il centro della comunità parrocchiale, gli uomini ai quali Dio affida la custodia e la salvezza delle anime di quella parrocchia. Perciò rovinando la Comunità, di conseguenza si rovinano tutte le anime affidate da Dio a quella Comunità di consacrati.
Probabilmente don Ottorino si riferisce a quei meccanismi di sicurezza che servono a tenere sotto controllo le apparecchiature.
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8.Il campo di apostolato è importante, ma siate attenti a non creare nel campo dell’apostolato il centro dell’affetto umano. Pur volendo bene a tutte le anime, pur essendo pronti a morire per tutte le anime, il centro dell’affetto umano, della comprensione umana, la famiglia, figlioli, è sempre nella comunità religiosa. Lo so anch’io che, se si vuole, non c’è mai tempo, perché dobbiamo dedicarci alle anime, ma a un dato momento, cercando solo le anime vi incontrate con i corpi e... nascono i bambini! Ecco la storia: parliamoci chiari, moltiplichiamo i bambini! Scusate se parlo troppo chiaramente; forse Farina era troppo giovane per venire in mezzo a noi, ma pazienza, pazienza! Adessa, che cosa dici, caro Livio? Parlo troppo forte? La Comunità, figlioli, la Comunità va coltivata come il fiore più bello: bisogna viverla, bisogna viverla. Ci saranno certe giornate, come Pasqua e Natale, in cui non sarà possibile, ma bisogna sentire il bisogno di stringersi insieme, e non soltanto per bere un bicchiere, ma anche per pregare insieme. Nelle famiglie cristiane dicono la corona in compagnia; solo noi non possiamo dire una corona in compagnia, alla sera? Perché non dire: “Aspetta, suvvia, diciamo la corona in compagnia stasera; stasera la diciamo in compagnia; preghiamo almeno come una famiglia cristiana”. Nella famiglia del Papa Paolo VI c’era una zia, una amia , che ogni sera leggeva “La Filotea” di San Francesco di Sales, un pezzo insieme! Perché non mettere insieme una frase, e dire: “Ragazzi, oggi ho letto questo”, e farne il commento; discutere insieme una frase della Bibbia, qualcosa, un pensierino in compagnia, almeno ogni tanto, almeno una volta alla settimana? Figlioli, per conto mio - guardate che dico una bestemmia... ormai ne ho detto tante! - mancate di più se mancate nel coltivare la Comunità che non nell’abbandonare un ammalato che sta per morire. Capite che parlo della Comunità nel suo insieme: uno che abbandonasse la Comunità, per conto mio, fa peggio che non abbandonare un ammalato che sta per morire, perché abbandonando la Comunità manda in sfacelo gli apostoli. Mentre là rovini un’anima, qui rovini un gruppo di anime, rovini delle anime consacrate, rovini tutte le anime, danneggi tutto. Sarebbe come lasciare una centrale termica senza controlli, senza cellule , senza niente: ad un dato momento salta tutto per aria, e quanto più forte è la centrale termica tanto più grave è il pericolo.APOSTOLO salvezza delle anime
CONSACRAZIONE religioso
COMUNITÀ
unità
nella carità
PREGHIERA
FAMIGLIA
PREGHIERA meditazione
ESEMPI comunità
Il riferimento è a Giorgio Girolimetto, studente di filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana, che prima di passare con la Comunità di Monterotondo aveva trascorso un periodo nella casa dei Religiosi di don Calabria a Primavalle (Roma).
Il riferimento è a Giorgio Pieropan, morto il 12.11.66.
Il Costo è il nome della statale che da Piovene porta ad Asiago con un dislivello di quasi 800 metri, e che in giornata doveva essere percorsa per scendere a Vicenza. Non è particolarmente pericolosa, ma va affrontata, come tutte le strade di montagna, con prudenza e con il mezzo meccanico efficiente.
Don Giovanni Calabria, il fondatore dei Poveri Servi della Divina Provvidenza, considerato un santo ancora da vivo, era morto a Verona nel 1954.
Il riferimento è a Mario Bianco, giovane novizio, che proveniva da Crotone.
Don Marcello Rossetto era il superiore della Comunità di Crotone, mentre don Antero Speggiorin e l’assistente Vittoriano Rossato erano alla loro prima esperienza pastorale in quella Comunità.
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9.Io mi domando, figlioli: perché dobbiamo avere paura, perché dobbiamo tremare se un domani don Guido parte butta via la veste e se ne va con una donna? Perché questa cosa? Perché dobbiamo avere paura di questo? Perché non ci siamo fidati di chi ci ha guidati e non abbiamo usato quei mezzi che dovevamo usare, perché a due anime consacrate che vivono unite insieme è impossibile che il demonio faccia qualche cosa. Uno cade perché va cercando fuori di casa una goccia di affetto umano; un uomo che vuole bene a sua moglie, che vive con sua moglie, non fa porcherie fuori di casa. Tutto ciò mi fa paura, e vedete che grido forte. Giorgio , manco se dico quello che mi hai detto ieri? Lo dico senza mormorare. I Religiosi di don Calabria, che hanno una ventina circa di Religiosi in America Latina tra preti, fratelli e chierici, hanno avuto due sacerdoti che nello stesso giorno hanno buttato via la veste per andare insieme con una donna. Mi diceva don Carlo, il vicario generale, che l’anno scorso è capitato a un altro prete; mi ha detto che non molto tempo prima un altro prete ha buttato via la veste. Quando è morto Giorgio mi ha telefonato e mi ha detto: “Venti giorni fa è morto un nostro prete in un incidente”. Benedetti dal Signore, che Egli vi faccia morire tutti in un incidente, giù con la corriera dal Costo , piuttosto, vi riduca a pezzettini... vengo io poi a raccattarvi, se volete! Figlioli, non bisogna scherzare! Guardate che ogni Congregazione ha le sue disgrazie. Quella di don Calabria - è appena morto un santo e c’è la causa di canonizzazione inoltrata a Roma - è nel fervore della vita religiosa, e guarda che cosa succede! E perché? Il Concilio, dirà qualcuno... Giorgio, che cosa hai detto? Apertura conciliare? È vero, Giorgio... Bisogna essere preoccupati dell’apertura conciliare... bisogna essere aperti... perché il Concilio ha aperto, ha aperto, anche troppo! E le ragazze, allora? Per apertura s’intende che non c’è più il peccato originale; il peccato originale non c’è più! Per apertura s’intende che l’agnello e il lupo vanno a passeggio in compagnia. Aspettate un pochino fuori della siepe dell’ovile, e vedrete che cosa fa il lupo. Figlioli, sono le ragazze che provocano, sono le ragazze. Alcune ragazze a Crotone - senza offendere adesso il caro Mario - hanno detto: “Se non ci fosse don Marcello che ci fa paura, che ci terrorizza, don Antero e Vittoriano sarebbero già nostri”. Capito? Siccome c’è l’orso bianco o nero, hanno paura! Capito?CONSACRAZIONE fedeltà
SACERDOZIO
CONGREGAZIONE storia
CHIESA Concilio
PECCATO
Gli assistenti Antonio Ferrari e Mirko Pasin stavano preparandosi per la prima missione in Argentina.
Marco Pinton frequentava all’epoca il 1°anno del corso liceale. Dotato di efficace e arguta comicità, era insuperabile nel raccontare le barzellette e nelle scenette, sapeva dare ai personaggi che interpretava un taglio particolarmente comico: in uno di questi interpretava la figura di un cantante lirico alle prese con l’aria del Nabucco di Verdi “Va’ pensiero...”.
Girolamo Venco, allievo all’epoca del 3° anno del corso teologico, era appasionato della fotografia e usava con arte e passione la cinepresa.
Nel testo registrato si ascoltano a questa battuta di don Ottorino risate e commenti.
Piergiorgio Paoletto, all’epoca novizio, era giunto alla Casa dell’Immacolata dal seminario diocesano.
Il riferimento è, forse, a Paolo Baron, novizio come Piergiorgio Paoletto.
Parola dialettale per indicare il tarassaco o soffione: verdura primaverile molto apprezzata nella cucina popolare. Viene molto usato anche in erboristeria per le sue proprietà depurative.
Fiore di zucca: fiore giallo, molto vistoso. Quelli non fecondati vengono usati nella cucina popolare per preparare frittate e per essere impanati e fritti.
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10.Figlioli, bisogna avere paura, tanta paura! Se voi vivete la vostra consacrazione e vivete la Comunità, io non ho paura, ma vi mando in mezzo ai pericoli, in tutto il mondo, e sono sicuro che non vi capiterà niente perché, in fondo, avete Dio con voi: chi è che vi può fare qualcosa? È impossibile che un sacerdote o un assistente cadano, abbiano da cadere in quelle porcherie, abbiano da perdere la testa: è impossibile se continuano a vivere la loro consacrazione e stanno stretti fra loro e non vanno cercando consolazioni fuori. È meno difficile di quello che credete; per conto mio non è difficile conservarsi buoni. È quando ci si sente sicuri del proprio io, sicuri di se stessi e si va per altre strade: “Ma, io vado a sciare per conto mio! Ma io, io, io...”, che ti rompi le gambe! Vorrei pregarvi in nome della Madonna: state uniti, state uniti insieme! Antonio Ferrari, Mirko: state uniti insieme! Avete bisogno di sfogarvi? Sfogatevi in casa. Avete bisogno di ubriacarvi? Non fatelo, eh! Ma ubriacatevi in casa. Avete bisogno di cantare? Chiamate Marco : chissà che non vi faccia cantare! Ho detto a Venco di girare un film di Marco che fa quelle scenette e dopo lo mandiamo in giro, in modo che, quando avete le paturnie... 5. Conclusione Scusatemi se mi sono scaldato, Antonio caro, ma finché abbiamo tempo, finché abbiamo tempo, è meglio parlarsi chiaramente. Piergiorgio caro, in seminario non ti sgridavano così; là erano più austeri... che cosa vuoi farci! Qui bisogna che vi abituiate a tutto, sapete: sai, caro Paolo... “ad omnia paratus”, anche di andare giù a Vicenza a piedi, se fosse il caso. Vi prego proprio, figliolini miei, vi prego; capite quanto io sia contento nel vedervi che siete così, perché vi dico che per me è una consolazione vedere che siete uniti insieme, che vi volete bene, che avete lo stesso ideale, che conservate lo stesso spirito. Ieri sera vi ho detto: “Dite sempre di sì, continuate a dire di sì, conservandovi come Dio vi ha creati”. Mi piacete per questo: siete donati al Signore, ma non vi siete imbottigliati, non avete la testa tutti a destra o a sinistra; ognuno conserva il suo colore ed è bello così, è bello così! Uno che è stato creato “pissacan” resta “pissacan”; uno che è stato creato “fior de suca”...COMUNITÀ
fraternità
CONSACRAZIONE fedeltà
MARIA
COMUNITÀ
unità
nella carità
CONGREGAZIONE
Modo di dire popolare ironico per persone che vogliono strafare: sta per afflosciarsi, non riuscire nell’impresa tentata, e anche tirare le cuoia, morire.
Giorgio Girolimetto studiava filosofia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma.
MI131,11[31-12-1966]
11.Conservatevi come Dio vi ha creati, perché quella volta che il pavone ha voluto cantare ha fatto cheo. Se domani uno se la cava bene nelle cerimonie o come maestro dei novizi, e sentendo quell’altro che canta bene volesse anche lui cantare per fare bella figura... no, caro. Il Signore a te ha dato il dono dell’estasi, ma non ti ha dato quello della voce: che cosa vuoi farci? Accontentati come faccio io: a me ha dato il dono di gridare. Ognuno stia contento dei doni che ha ricevuto da Dio; cerchi di svilupparli, con questo denominatore comune: offrire a Dio tutto, darsi a Dio tutto. Ecco quello che è bello in questa Casa! Ognuno è quello che è, però tutti stiamo correndo verso la stessa meta: uno con la carriola, uno in bicicletta, uno con gli sci, uno con la macchina... Dio ve la dà, Dio ve la dà. Agite a seconda dei doni che avete ricevuto da Dio, però tutti siamo diretti verso la stessa meta. Allora uno aiuta l’altro: si ferma una macchina e uno dà una mano, l’altro attacca un gancio e si tira... C’è questa collaborazione, però ognuno resta quello che è stato creato da Dio. Questo, proprio questo è bello, e questo nella nostra Comunità c’è; ringraziamo il Signore! Però ho paura, ho tanta preoccupazione nel lanciarvi lontano. Sarebbe diverso se fossimo qui, a due passi... Se fosse a Crotone, posso scappare giù in macchina, prendo Antonio e gli do due legnate, a destra e a sinistra, come ha fatto ieri Mario: “E adesso va’ con le ragazze! Ti metto a posto io!”. Dico Antonio o qualche altro, non è vero? C’è Giorgio , e sento un domani che va in giro per Roma a destra e a sinistra: vado là io, gli levo la veste. Ma dal Chaco... fanno ora ad arrivare i figlioli della seconda generazione!CONSACRAZIONE
COMUNITÀ
unità
nella carità
COMUNITÀ
uniti nella diversità
DIO
COMUNITÀ
corresponsabilità
Cfr. Salmo 132, 1.
Tipica bevanda popolare delle fredde serate invernali di festa, che si fa scaldando il vino con spezie (chiodi di garofano, cannella, bacche di ginepro), scorza di limone e zucchero; le varianti alla ricetta sono molte e estemporanee!
Don Ottorino era famoso per gli scherzi, a volte ironici, con i quali teneva allegra la Casa dell’Immacolata.
MI131,12[31-12-1966]
12.C’è qui Vinicio che scuote la testa... Vi dico questo almeno: guardate che il nostro noviziato non è fatto così. Avete visto che ho parlato chiaro; se un domani capita qualcosa dovete fare così, perché le cose ve le ho dette. I pericoli ci sono, però non ci sono, cioè, si vincono se state uniti fra voi e se volete bene al Signore. Infatti gli stessi pericoli che ci sono là ci sono anche qui, perché ormai, confessando, si vedono quelli che sbagliano di qua e quelli che sbagliano di là. Gli stessi pericoli ci sono per i vostri papà e le vostre mamme. Voi avete i vostri papà e le vostre mamme che si sono mantenuti a posto: perché? Perché credono in Dio, alla fedeltà coniugale e alla loro famiglia; hanno la loro casa e vivono nella loro casa. Anche voi avete offerto la vostra vita a Dio e vivete nella vostra casa, e questo, ricordatevi, vi darà sulla terra quel centuplo che il Signore vi ha promesso, e a un dato momento non direte: “Uh, che brutta cosa la vita comune...”, ma: “Quam bonum et quam jucundum habitare fratres in unum!”. A un dato momento sentirete la gioia di offrirvi al Signore, di esservi offerti al Signore. Ieri sera ad Asiago chissà quanti gruppi si saranno radunati per far festa, forse per ballare in qualche parte, forse al cinema, forse in qualche ristorante, in qualche albergo, ma credo che non ci sia stato nessuno che abbia avuto uno spettacolo come il nostro con Mario. Che cosa vi pare? Credo che una allegria così piena, così gioiosa - anche con il nostro caro “vin brulè” davanti -, così serena che ha riempito l’anima, così senza peccati, con la gioia di essere in grazia di Dio, di essere un gruppo di giovani tutti in grazia di Dio, tutti quanti che cantano lo stesso inno, che scherzano, che ridono, ma con nostro Signore... Il Signore non vuole che siamo musoni e voi sapete che io sono il primo che se posso farla a qualcuno e a farlo stare sulle spine, lo faccio... E così sia! 1966CROCE
COMUNITÀ
unità
nella carità
DIO amore a Dio
VIRTÙ
fede
CONSACRAZIONE offerta totale