In quei giorni, con un’azione militare fulminea, chiamata la guerra dei sei giorni, gli Israeliani conquistarono parecchi territori arabi: la penisola del Sinai, il territorio di Gaza, la Cisgiordania, le alture del Golan. I Palestinesi che vivevano in quei territori si rifugiarono soprattutto nel Libano e in Giordania. Cominciò così lo stato continuo di belligeranza fra Israele e i paesi arabi confinanti, che ogni tanto esplode in attentati e rappresaglie.
Il riferimento è a don Pietro Martinello, che in quegli anni aveva lavorato come segretario di don Ottorino e che insieme con don Graziano Celadon, e gli assistenti Antonio Ferrari, Mirco Pasin e Antonio Zordan stava preparandosi per la prima missione nel Chaco (Argentina), e precisamente nella diocesi di Presidencia Roque Sáenz Peña, della quale era vescovo S. E. mons. Italo Severino Di Stefano.
Don Ottorino equivoca: fu Giosuè, e non Gedeone, ad ottenere da Dio il prodigio del sole rimasto ‘fermo’ nel cielo per permettere che la vittoria contro gli Amorrei che avevano assalito Gabaon città alleata di Israele fosse definitiva. Il fatto è narrato nel libro di Giosuè 10, 12-14.
Si stava costruendo il Villaggio San Gaetano a Bosco di Tretto (VI), ma a causa anche del tempo inclemente, e dell’abituale ritardo di tutte le opere di don Ottorino, sembrava difficile poter terminare per le vacanze estive.
L’assistente Giuseppe Filippi, che era anche geometra, era l’incaricato dei calcoli delle costruzioni.
Modo di dire popolare benevolo senza riferimenti offensivi. Il rospo è una bestiola inoffensiva, anche se di aspetto sgradevole.
Pio Greselin era un vicino della contrada di Bosco.
MI187,1 [06-06-1967]
1 Vi chiedo tre cose. Primo: pregate per la pace. Io ho celebrato la Messa in modo particolare perché il Signore dia pace al mondo, perché metta la pace nella sua terra. Ho detto: “Signore, la tua terra ancora una volta è inzuppata di sangue”. Dobbiamo sentire sempre il dolore per la guerra: quella della Corea, del Vietnam, ma questa è più vicina a noi, non solo perché il territorio della Palestina è più vicino all’Italia, ma perché ognuno di noi dovrebbe avere un po’ di cuore nella Terra Santa, sentendo che è la terra di Gesù. Ebbene, proprio dove è avvenuta la nostra redenzione, stanno massacrandosi gli uni gli altri in questo momento. Perciò preghiamo, per favore, preghiamo perché il Signore abbia pietà di tante povere donne, di tanti poveri bambini, di tante creature innocenti che sono sotto l’incubo dei bombardamenti: feriti, morti... Fratelli, preghiamo! Secondo: il nostro caro segretario, don Pietro , ieri sera aveva trentanove di febbre. Abbiate pietà, ditegli una ‘Requiem aeternam’ perché guarisca presto, e perché arrivino i documenti dall’Argentina, che lo faranno guarire immediatamente. Ieri è arrivata una lettera di monsignor Di Stefano il quale dice che ha già inoltrato le pratiche e che spera che il ventiquattro di questo mese, quando verrà in Italia il suo vicario generale, ci possa portare notizie concrete. Quando don Pietro, poverino, ha visto la lettera dell’Argentina ha esclamato: “Oh, finalmente è arrivata!”. Quando però ha letto - io non gli avevo detto che cosa c’era scritto dentro - lo hai visto cascare giù e scommetto che gli è ritornata la febbre. Qualcuno, caro Antonio, è interessato in causa. Terzo, e poi partiamo con la meditazione. Non è stato Gedeone che quella volta ha fermato il sole? Beh, qui, bisognerebbe che le giornate si allungassero se vogliamo andare dentro nella casa , i novizi in luglio e i religiosi in agosto... altrimenti entreremo l’anno prossimo. Bisogna muoversi e far presto. I pannelli interni, i primi quattro, sono stati gettati ieri sera: ci vorrebbero ventisei giorni perché il cemento faccia presa completa. Non è vero, Filippi ? Tiriamoli via dopo quindici giorni, gli altri li faremo in piedi: alla fine di questo mese bisognerebbe che fossero già montati, dipinti e tutto quanto a posto. Comunque i nostri cari novizi hanno molto spirito di adattamento, ed eventualmente ci sono le minicase o ci sono le tende: andremo con le tende a dormire a Bosco. Eh, rospi , vi arrangiate! In un modo o nell’altro non vi perdete di coraggio. O vi perdete di coraggio? Possiamo risolvere il problema con un paio di minicase e un po’ di tende. L’unica cosa che possiamo concedervi sono i servizi per lavarvi: basta collegare un pezzo di canna di gomma al ‘fontanon’ e attaccare dei rubinetti. L’unica cosa che vi concediamo è questa: un paio di servizi igienici... però li metteremo al di là della casa di Pio.PREGHIERA
EUCARISTIA S.Messa
MONDO
SOCIETÀ
avvenimenti
GESÙ
redenzione
CONGREGAZIONE storia
FAMIGLIA papà
MISSIONI
COMUNITÀ
conduzione comunitaria
CONGREGAZIONE Case della Congregazione
Anche per questa meditazione don Ottorino si serve dell’articolo di DOMENICO MONDRONE, Don Edoardo Poppe. Un modello insigne del clero d’oggi, in La civiltà cattolica del 15 aprile 1967, anno 118, quaderno 2804, pagine 127-141. Le citazioni, prese dalle pagg. 133-135, vengono riportate in corsivo senza ulteriori richiami.
Il riferimento è a Luciano Bertelli o a Luciano Rizzi, che all’epoca stavano completando il 3° anno del corso teologico.
Don Poppe giunse ad essere ordinato sacerdote dopo le vicissitudine della Iª guerra mondiale che non risparmiò neppure il Belgio neutrale, il 1° maggio 1916.
Dino Porto stava completando all’epoca il corso liceale, mentre don Luigi Smiderle, nominato subito dopo, era sacerdote novello dal mese di marzo di quell’anno 1967.
“Sarache” è uno dei vocaboli con cui nel dialetto veneto si descrive la parola italiana “bestemmia”.
Renato Novello stava completando, all’epoca, il 2° anno del corso teologico.
Don Luigi Mecenero si trovava in Brasile dal mese di febbraio di quell’anno 1967.
Don Guido Massignan era all’epoca segretario generale della Congregazione e direttore della Casa dell’Immacolata.
MI187,2 [06-06-1967]
2 Fratelli, questa mattina c’è un tema interessante ; mi dispiace solo che don Luciano abbia sonno. “Don Poppe vi giunse carico di esperienze. Tra esse, quelle raccolte dal modo di parlare di antichi compagni già lanciati nel ministero”. Caro Dino , le esperienze preziose sono quelle positive e quelle negative. Tu trovi un compagno, un vecchio compagno di ministero che è già andato fuori; per esempio, un domani, fra un paio d’anni torna qui don Smiderle e, magari, bestemmia: è un’esperienza anche questa, negativa per lui, ma può diventare positiva per te nel ricercare le cause per cui ha cominciato a bestemmiare, da dove è partito a tirar giù ‘sarache’... si tratta di bestemmie, perché ci sono tanti modi di bestemmiare. “Uno gli aveva confidato che il suo fervore era svanito e anche la devozione alla Madonna era pressoché dimenticata.”. Non confondete l’aridità verso la Madonna o verso le cose sante; quella non centra. La devozione non è sentimento. Ecco Smiderle che dice: “Io non ho più entusiasmo per niente. La Madonna? A volte recito anche la corona”. E allora don Poppe ha detto: “O mia Regina, sussultò Edoardo, anziché diventare un prete che ti dimentica, avrei preferito non diventar mai prete”. Piuttosto che diventare un prete che dimentichi la Madonna, meglio non diventare prete... Caro Luigi, dice così. Ci sarebbe da fermarci su questa frase, ma ce ne sono di più belle più avanti. “Altri che aveva giudicato più forti, li trovò già infetti dal mostro dell’attivismo”. Renato , stai attento al morbo dell’attivismo. Eppure bisogna muoversi, lavorare, fare, ma non cadere nel morbo dell’attivismo. “I bisogni attuali esigono un mucchio di opere...”. I bisogni attuali esigono... Una volta il prete, figlioli, alle otto, macchè alle otto, alle sei della mattina aveva già terminato, perché diceva Messa alla mattina presto perché gli altri dovevano andare a lavorare in campagna. Pensate che una volta andavano fuori con i buoi alle due o alle tre di notte per lavorare la terra. Perciò, alla mattina, alle quattro e mezza o alle cinque c’era Messa, e lui alle sei e mezza o sette aveva finito tutto. Dopo andava in ufficio parrocchiale, leggeva, fumava la pipa... faceva quattro passi. Le macchine non c’erano e bisognava restare in parrocchia: insomma, la vita era comoda. Ma oggi, figlioli, se uno vuole fare un po’ di apostolato, non si salva più. Il nostro caro don Luigi Mecenero ha scritto una lettera ieri: “La canonica è finita ed è già stata consegnata, e adesso cominciamo a mettere a posto la chiesa...”. E allora è già preoccupato, è diventato un costruttore. Scriveremo subito che gioiamo grandemente nel sentire che è diventato un costruttore, che è inquinato ‘dal mal della pietra’, perché dopo la canonica vuole anche l’oratorio. Ha già cominciato a lavorare con alcuni giovanotti. Non so se avete letto la lettera che ha scritto a don Guido ; leggerete e vedrete. Sembra un altro don Luigi, mi pare un altro, e sono appena quattro mesi che è andato là...FAMIGLIA papà
SACERDOZIO
PECCATO tradimento
CROCE aridità
MARIA devozione a ...
PREGHIERA
APOSTOLO entusiasmo
SACERDOZIO prete
APOSTOLO attivismo
SOCIETÀ
lavoro
EUCARISTIA S.Messa
PASTORALE parrocchia
PASTORALE
APOSTOLO
Don Ottorino legge dall’articolo di padre Mondrone alcune frasi che don Poppe sentiva da sacerdoti già in ministero, presi dall’attivismo.
Ai tempi di don Ottorino ragazzo era usuale dare da bere ai fanciulli gracili le uova fresche di giornata, oppure battute con lo zucchero con l’aggiunta di qualche sorso di Marsala fine a mo’ di zabaione.
MI187,3 [06-06-1967]
3 “L’uomo di preghiera di una volta si è trasformato nell’uomo di azione... Che la vita interiore ne risenta è naturale, ma bisogna essere del proprio tempo”. La meditazione? Una bella teoria”. Appena escono dal seminario alcuni tralasciano subito la meditazione perché la ritengono una pratica da seminario. Questo me lo sono sentito dire da preti giovani che erano fuori da qualche anno: “Meditazione? Quando sei prete ti passa!”, però ho visto dopo un po’ che cosa hanno fatto loro senza meditazione. “La lettura spirituale? Te ne accorgerai. L’esame di coscienza? No lo fa più nessuno. Il breviario? Lo recito come tutti gli altri. Altro la stanzetta del seminario, altro la vita pratica!”. Ecco che cosa si va dicendo: “Non capisci niente. Sei sempre stato in seminario, non se mai uscito fuori, e queste cose non le capisci; tu sei prete e certe cose non le comprendi”. La meditazione: una bella teoria! Lettura spirituale: te ne accorgerai! L’esame di coscienza: non lo fa più nessuno! Il breviario: lo recito come tutti gli altri! Altro è la stanzetta del noviziato, altro la vita pratica. “Mio Dio, pensava Edoardo, che razza di teorie! Che vita per un sacerdote! Che disastro! Come! Vedere preti che non pregano più, che dimenticano Dio per un’attività puramente naturale! O che vivono come semplici funzionari il quali, prestato il loro servizio, non pensano più che a riposare e a divertirsi! E quando biascicano il divino ufficio o strapazzano la Messa, dicano quel che vogliono, ma essi non ci credono più a quel che dicono. E si possono chiamare ancora sacerdoti?... E le opere? La prima opera è la fedeltà eroica all’orazione...”. Fratelli miei, ecco la prima opera del prete. In tutte le cose, in tutte le cose c’è una graduazione. In una casa, quando una mamma ha soltanto le centomila lire che ha portato a casa il marito, ha una certa graduazione nelle spese. Che cosa compra anzitutto? Se il bambino è ammalato, compra le medicine per il piccolo; se il bambino ha bisogno di un uovo, le compra l’ovetto... per prima cosa una dieta a base di uova , il bambino è ammalato e bisogna comprargli l’ovetto. Dopo... “Piano, Giuseppe, piano; guarda che questo mese c’è il pizzicagnolo da pagare. Eh, sì, prima paghiamo il pizzicagnolo”. Se alla fine sono avanzate mille lire c’è ancora una graduatoria. Ma se il bambino ha bisogno dell’ovetto, bisogna compragli l’ovetto. C’è una graduatoria...FORMAZIONE
PREGHIERA meditazione, contemplazione
SACERDOZIO prete
PECCATO mediocrità
PECCATO omissioni
PECCATO
PREGHIERA
EUCARISTIA S.Messa
Il riferimento è, forse, ad Adriano Conocarpo che frequentava all’epoca il 1° anno di corso del magistero.
MI187,4 [06-06-1967]
4 Anche nella vita apostolica c’è una graduatoria. In tutte le azioni che dobbiamo compiere c’è una graduatoria. Adesso tu, Antonio, vai nel Chaco: sappi che c’è una graduatoria. “Ci sono tante cose da fare!”. Sì, quali sono queste cose? Prendi un pezzo di carte e scrivile giù: “Ci sono da piantare le piante di fico... C’è da mettere a posto i laboratori... C’è... c’è... c’è anche da pregare”. Beh, comincia da quest’ultima cosa. Metti come numero uno: pregare. Si tratta di metterle al loro giusto posto le cose da fare; ma poiché, se io non prego, nessuno viene a dirmi niente, allora si potrebbe essere tentati di passare la preghiera all’ultimo posto nella graduatoria. Per un giorno, Adriano ? Ma il giorno dopo di nuovo... “No, sopra ogni altra cosa, la ferma volontà della mia santificazione personale mediante la preghiera e il sacrificio”. Dunque la prima cosa è pregare. Sembrerebbe, a prima vista, tempo perso in una giornata piena di attività, piena di movimento. Prendete, per esempio, Adone Maltauro, che è stato qui giorni fa per parlare della palestra. Mi diceva: “Sono così sotto pressione che non trovo più il tempo neanche di respirare. Le dico la verità...”. Nell’industria è così: uno non ha più tempo neanche di respirare, preso dentro dagli affari. Qualcosa di simile può capitare anche a noi quando cominciamo ad andare in luogo di missione e c’è tutto da fare: bisogna cominciare con la costruzione della casa... Ora, fratelli miei, state attenti. Se disgraziatamente tralasciamo le pratiche di pietà e non le aumentiamo per spiritualizzare le attività, a un dato momento diventiamo degli affaristi, dei mestieranti. Perciò dobbiamo essere fedeli alla mezz’ora di meditazione, che non deve essere studio perché quello non è meditazione e non ti alimenta l’anima. La meditazione deve essere una occasione di incontro con Dio, uno sforzo per incontrarti con il Signore, per parlare con il Signore, anche se tu dirai solo una parola, anche se tratterai una sola riga del santo Vangelo. Fare meditazione è uno sforzo... Per esempio, se io dovessi fare meditazione da solo, mi fermerei e comincerei a parlare con il Signore: “Vedi, Signore, benedetto...”.APOSTOLO
MISSIONI
PREGHIERA
APOSTOLO vita interiore
APOSTOLO attivismo
SOCIETÀ
lavoro
PREGHIERA pratiche di pietà
PREGHIERA meditazione, contemplazione
CREATO
PAROLA DI DIO Vangelo
MI187,5 [06-06-1967]
5 Dunque la prima cosa che dobbiamo curare è la preghiera, la meditazione: “Signore mio, ho lavorato, va bene, ho lavorato, mi sono interessato per Bosco, mi sono interessato per le costruzione, per i pannelli... ma ce l’ho messa tutta, Signore? Dimmi un pochino: quella volta... quella volta...”. La meditazione deve essere una conversazione con Dio, deve essere un lavoro di me con lui e di lui con me, non soltanto un lavoro per vedere, per studiare... No, no, deve essere un dialogo fra me e lui, e lui mi illumina, mi corregge e mi dà la forza per diventare più buono, mi spiritualizza. È un vedere la verità: io mi specchio dinanzi alla verità, lui mi è vicino e mi dice che cosa devo fare: “Parla, Signore, dimmi, Signore, che cosa devo fare!”. Figlioli se la meditazione non porta a questo, non porta a niente. Nella vita apostolica più avanti andiamo più ci sarà da fare. E io vi dico: più pregherete, più vi unirete con Dio e più cose farete. Non è vero che farete meno cose: farete di più, perché quando un uomo è unito a Dio si trova nella situazione intima spirituale per agire con maggior giudizio, con maggior criterio, con maggiore calma, per cui non perderà tempo, non farà il ‘giro dell’oca’ per arrivare, arriverà per la via più breve. Ma ci sarebbe da dire anche qualcosa sul piano umano: il fermarsi un momentino dà forza in più e dà la possibilità di realizzare di più. Ma lasciamo stare il piano umano e restiamo sul piano soprannaturale: qui si tratta di capire che la nostra opera è principalmente un’opera soprannaturale e perciò bisogna che ci sia l’unione con Dio.PREGHIERA meditazione, contemplazione
PREGHIERA unione personale con Dio
APOSTOLO vita interiore
FAMIGLIA papà
APOSTOLO
DIO rapporto personale
DOTI UMANE criterio
VIRTÙ
Don Ottorino nella foga del discorso riferisce con una certa imprecisione l’episodio narrato in 1 Re 18, 20-40.
Cfr. Luca 7, 36-50. Secondo l’esegesi più aggiornata la donna peccatrice non può essere identificata né con Maria di Betania, la sorella di Marta (cfr. Giovanni 12,2 ) né con Maria di Magdala come fa don Ottorino (cfr. Luca 8,2).
L’assistente Livio Adessa frequentava all’epoca il 1° anno del corso teologico.
MI187,6 [06-06-1967]
6 “... sopra ogni altra cosa, la ferma volontà della mia santificazione personale mediante la preghiera e il sacrificio. Una sola parola di un santo è più efficace di cento bei discorsi preparati con cura”. Figlioli, si tratta di credere a queste verità: una sola parola di don Calabria, di padre Uccelli, di Pio XII, di Papa Giovanni, un sola parola detta da un’anima che è in contatto con Dio, brucia. Centomila parole dette da uno che le ha preparate bene, che si è preparato bene, ma che non si è preoccupato di avere la prima preparazione che è il contatto con Dio, quelle centomila parole sono come i secchi d’acqua che buttavano i sacerdoti di Baal sopra il Carmelo alla presenza di Elia. Dopo aver gettato i secchi d’acqua loro invocavano Baal, ma dal cielo non scendeva niente; invece alle invocazioni di Elia è venuto giù il fuoco dal cielo. Voi dovete essere uomini che vivono in contatto con Dio, e dopo vi preparerete bene. Ma, ricordatevi, che tra le due cose, se avete un’ora sola per preparare una predica, quell’ora passatela davanti al Signore, o mezz’ora con il Signore e mezz’ora con i libri. Ma se ho dieci minuti soltanto e non so come devo fare, come scegliere: devo mettermi a guardare un libro e prepararmi o stare dieci minuti davanti al Signore? Sono da preferire i dieci minuti davanti al Signore. Presi dalla necessità, fra le due cose non lasciate la prima, per carità, non lasciate la prima: fate di tutto per averle tutte e due, ma se si deve scegliere la prima è di necessità assoluta. Altrimenti fate a meno di andare a predicare, fate a meno di fare una missione alle anime. Andresti in mutande per la città, Filippi? Bene, uno che va a predicare, a parlare in nome di Dio, se non è in contatto con Dio, è in una situazione ancora peggiore. Don Poppe ci avverte: “Una sola parola di un santo è più efficace di cento bei discorsi preparati con cura”. Un’anima che è in contatto con Dio dice una parola, non sa neppure di averla detta, e quella parola è come uno scoppio; lui butta fuori una parola che è una palla di fuoco, lui non s’accorge di averla detta, ma quella parola parte e dopo cent’anni c’è ancora l’effetto di quella parola che va in giro di qua e di là. L’uomo che è in contatto con Dio lascia un incendio dove passa, come Gesù che una volta va pranzo e dopo lancia quelle famose parole: “Simone, ho qualcosa da dirti”, perché era arrivata la Maddalena. Sì, caro Adessa , con questo non distruggo niente del resto.FAMIGLIA papà
PAROLA DI DIO
PREGHIERA unione personale con Dio
APOSTOLO F.A.
ESEMPI apostolo
APOSTOLO predicazione
EUCARISTIA adorazione
PREGHIERA
APOSTOLO ambasciatore di Dio
DIO
CONSACRAZIONE santo
Cioè si deve mediare tra l’eccessiva mondanizzazione che porta a privilegiare l’aspetto orizzontale dell’apostolato, e l’eccessiva clericalizzazione che si accontenta di gestire le pecorelle docili secondo il diritto canonico senza preoccuparsi di andare in cerca della pecorella smarrita.
Zeno Daniele stava completando all’epoca il 1° anno del corso teologico.
“Fischia il sasso” era il titolo della canzone dei Balilla durante il regime fascista. Don Ottorino sottolinea la lentezza con l’aria verdiana di “Va’ pensiero” e la velocità con la canzone dei Balilla.
Cioè quello suggerito dal vicario a don Poppe.
MI187,7 [06-06-1967]
7 “Ma mentre don Edoardo si corazzava contro questi preti aggiornati, vogliosi di lavorare, di prodigarsi molto, dando, però, prova di aver perduto il senso dell’ascetica cristiana, nemmeno sospettava di dover presto aver che fare con un’altra categoria di preti: quelli che sono tutto ordine, puntualità, fedeltà assoluta agli statuti diocesani, e per i quali basta questo per essere buoni pastori”. Cioè bisogna stare attenti alle due cose. “Ah, piano! È l’ora di fare la meditazione... Fino alle nove non si riceve nessuno, perché il parroco sta facendo le pratiche di pietà”. Ad esempio, don Zeno dice che fino alle nove non si riceve nessuno, ma solo alle nove, alle nove e un minuto... puntualità, esattezza. Farlo neanche apposta don Poppe è andato a finire con un parroco che era fatto così. Potete immaginare come si trovò lui, uomo di Dio, perché l’uomo che è veramente unito con Dio è un terremoto nelle azioni; quando va fuori non è sull’aria di ‘Va’ pensiero’, ma di ‘Fischia il sasso’ , fa fischiare i sassi a destra e sinistra. Don Poppe era proprio un uomo così: teneva tremendamente all’unione con Dio, ma poi, quando c’era da agire, si muoveva con impeto. “Il Poppe ne fece la conoscenza l’indomani della sua ordinazione, appena inviato come cappellano alla parrocchia di Santa Coletta, a Gand, alle dipendenze del parroco, don Van der Mijinsbrugge, stato un sergente dell’esercito, fedele ai doveri del suo stato con una puntualità militare, tutto per gli statuti: “uno di quegli uomini, dice il Lekeux, di cui si suol dire che hanno inghiottito un orologio”. Ma nulla al di là di questa linea. Il vicario, nel comunicargli quella destinazione, gli aveva raccomandato due cose: “Ubbidisci al tuo parroco in tutto ciò che riguarda il tuo lavoro parrocchiale. Sei fortunato, del resto, di avere un parroco buono, che non ti lascerà mancare utili consigli. Secondo, tieni a mente questa norma: va’ pure in tutte le case dei parrocchiani, ma non ti fermare in alcuna”. Questa è una paroletta che forse varrebbe la pena sottolineare. Per necessità apostolica un domani voi vi troverete nella parrocchia: guardate che voi siete persone pubbliche, non private. La persona privata nella parrocchia di Araceli può andare da un amico come un amico che va a trovare un altro amico; la persona privata può farlo, può andare anche ogni sera e nessuno può dirgli niente perché è una persona privata. Se un domani io sono amico di una persona e vado a visitarla, chi può dirmi qualcosa se sono una persona privata? Ma se voi siete in una parrocchia dove lavorate, bisogna adottare quel principio : non c’è niente da fare! Io ne ho sentito, per esempio, nella città di Vicenza, di cotte e di crude contro qualche parroco perché di sera va in qualche casa, o perché è andato due o tre volte all’anno in altre case per giocare le carte. La gente vuole che venga adottato questo principio. “Va’ pure in tutte le case dei parrocchiani, ma non ti fermare in alcuna”. Come norma: ci sono gli ammalati? E allora si visita tutti gli ammalati; bisogna essere informati di tutti gli ammalati, perché, dopo, osservano: “Si è ammalata la Maria e ogni giorno era là; si è ammalata quell’altra, poveretta, e perché ha settant’anni non è mai andato una volta a trovarla. Si è ammalata la Teresina e ogni tre giorni era all’ospedale a portarle le caramelle; si è ammalata la Luigina e perché ha ottantanove anni non è mai andato a trovarla, povera vecchia che da tre anni si trova al ricovero”. Guardate che il popolo è attento a queste cose e ha ragione. Il popolo su questo punto è tremendo; non vi salvate, perché loro immediatamente dicono: “È innamorato di quella ragazza!”; è inutile che diciate diversamente, perché loro dicono: “È innamorato di quella ragazza!”.PREGHIERA meditazione, contemplazione
PASTORALE parroco
PREGHIERA pratiche di pietà
APOSTOLO uomo di Dio
APOSTOLO F.A.
APOSTOLO vita interiore
APOSTOLO
PASTORALE parrocchia
APOSTOLO testimonianza
VIRTÙ
prudenza
PASTORALE
MI187,8 [06-06-1967]
8 Guardate che vi contano i minuti che state dentro il confessionale, il tempo che state dentro nelle case che visitate: “Eh, va per trovare la... Abbiamo osservato... eh, eh!”. Se parlo così è perché potrei dirvi nomi e cognomi, casi... decine di casi che conosco. Può capitare in parrocchia che il prete vada a trovare il vecchio Vinicio, e il vecchietto don Ottorino, e un bel giovanotto: va a visitarli tutti e tre e la gente sa dire che con questo è stato dentro cinque minuti, con quell’altro dieci minuti e con il giovanotto è rimasto un’ora e mezza. Questo accade una prima e una seconda volta, e tutto il paese lo sa. “Eh, va a trovare le belle ragazze! Le belle ragazze giovani piacciono anche ai preti.... Per esempio, don Antonio va a trovare le ragazze: quando va dai vecchietti fa presto, quando va dalle ragazze invece... si sa che hanno dei problemi, poverine!”. Questi, sono i commenti che fanno all’osteria. Voi ridete, ma i casi sono seri. E in confessionale ti segnano i minuti, e non vi salvate neanche per sogno, neanche per sogno! Quando io ero ad Araceli come cappellano, c’erano monsignor Fanton e monsignor Miotti che confessavano e il parroco, tutti e tre persone abbastanza distinte. La gente sapeva che il parroco aveva due ragazze che gli volevano bene, che monsignor Fanton ne aveva una, e che monsignor Miotti ne aveva tre. Perché? Perché quando quella arrivava restava nel confessionale una misura doppia del tempo concesso alle altre: misuravano il tempo. Tutti e tre c’erano cascati dentro. Quando sono andato ad Araceli ho sentito il bisogno di avvisare monsignor Fanton: “Stia attento perché in giro dicono così”. Poveretta, era una maestra che andava per la direzione spirituale, e andava con santa semplicità. State attenti che vi segnano il tempo: non c’è niente da fare, vi segnano il tempo, il tempo che state in confessionale, il tempo che state in una casa, per cui abbiate giudizio, giudizio. Siamo persone messe sul piedistallo. Se fossimo dei privati ci sarebbe una morale, ed è quella cristiana; noi non siamo delle persone private e perciò c’è un’altra morale che è quella del dovere di dare il buon esempio. E sul piedistallo, ve l’ho detto tante altre volte, si vedono anche le calze rotte!PASTORALE
VIRTÙ
prudenza
APOSTOLO testimonianza
CONSACRAZIONE santità
ESEMPI testimonianza
PASTORALE parroco
AUTOBIOGRAFIA Araceli
GRAZIA Confessione
FORMAZIONE direzione spirituale
La parrocchia di Monterotondo (Roma) era il punto di appoggio per i religiosi che andavano a studiare nelle università pontificie.
L’assistente Filippi era il responsabile, essendo geometra, di firmare i progetti delle case prefabbricate ed era ‘famoso’ per il suo largheggiare sui calcoli delle portate dei materiali che venivano usati per la costruzione.
MI187,9 [06-06-1967]
9 “Don Edoardo - che, secondo la comune persuasione e sua, si aspettava di essere destinato ad insegnare filosofia in seminario, ebbe un trauma - tuttavia si prese appena il tempo di fare la valigia, e prima di mezzogiorno era già alla canonica. “Ecco il servitore del parroco”, disse alla domestica”. Sarebbe come se, un domani, un certo don Giuseppe che sogna di andare a finire a Monterotondo a studiare pedagogia e, laureato in pedagogia, viene a casa, si aspetta di andare ad insegnare pedagogia, e sul più bello: “Ecco uno che andrebbe bene per il Chaco”. Ovvero il nostro caro assistente Filippi torna a casa tutto contento con il titolo di ingegnere e sente: “Adesso, caro Filippi, parti e vai nel Mato Grosso”. Lì comincia coll’impiantare una baracca con quattro pali, facendo i calcoli giusti: “Ehi, Giuseppe, ha detto Vinicio che li impianteresti grossi così , però ti mandiamo da solo in modo che i pali te li seghi da solo. Non ti mandiamo Ferrari in compagnia, in modo che se devi fare da solo il primo lo segherai grosso, ma poi il secondo sarà più fino perché devi portarlo fino a casa, e ti domanderai chi ti fa fare un lavoro del genere”. “Due sacerdoti si trovarono a fronte: l’uno, un buon uomo, generoso, pio, ma tutto autorità e statico “regolamentarismo”; l’altro tutta sottomissione, ma carico d’una spinta incontenibile verso le anime, ricco di un fuoco da appiccare e da diffondere. La parrocchia non era fiorente. Rari i buoni cristiani, scarse le pratiche religiose e per compenso v’imperava il socialismo alieno da tutto ciò che è cristiano: un campo d’azione ideale per il nuovo cappellano. Cosicché la consegna del parroco fu categorica: “Prima di tutto non fatevi illusioni. La parrocchia è difficile. Tanta miseria, e la guerra ha fatto il resto. Religione poca. I più sono socialisti. Niente da fare da quella parte”. Dunque tenersi lontano dai lontani. Se a don Edoardo non scoppiò il cuore fu un miracolo. Fedelissimo a tutte le incombenze ricevute, nelle ore disponibili si mise a girare il quartiere. Quando gli operai uscivano dalle fabbriche cercava di camminare in modo da averli di fronte per salutarli e sorridere anche a chi non lo guardava. Prese ad affacciarsi nelle case più miserabili. Quanta miseria! Fu allora che la sua sete di povertà lo travolse. Cominciò dallo stipendio: una parte per la mamma, l’altra, ed era la maggiore, per i poveri, per sé niente. A poco a poco si persuase che non ci voleva molto per prendere contatto coi peccatori, con gli increduli, coi socialisti. La semplicità, la trasparente benevolenza, la generosità con cui s’arrabattava ad aiutare tutti fece capir loro che egli li amava. Davanti alla bontà certi pregiudizi anticlericali cadevano. - È la storia di papa Giovanni: eccola qui! - Nella roccaforte dei lontani si apriva a poco a poco una breccia: era quel tanto per passarvi e così avviare un dialogo con quanti stavano dall’altra parte. Parlava di Gesù Cristo, del suo amore per gli uomini, della religione. Gli ascoltatori ne erano presi. Li vedeva farglisi vicini. I loro cuori si aprivano, e il suo si gonfiava di speranze. Ma un giorno si vide bloccato in quest’azione di ricupero da un improvviso altolà!”. Che cosa è successo? Lo vedremo domani mattina.ESEMPI Volontà
di Dio
VIRTÙ
umiltà
APOSTOLO F.A.
PASTORALE
APOSTOLO
APOSTOLO predicazione
APOSTOLO salvezza delle anime